EDUCAZIONE ALIMENTARE: QUANDO L`AMORE PER IL CIBO SI

annuncio pubblicitario
EDUCAZIONE ALIMENTARE: QUANDO L'AMORE PER IL CIBO SI TRASFORMA IN ODIO.
Esiste un rapporto inestricabile tra cibo ed emozioni, tra i cibi assunti per bisogno fisiologico e quelli assunti come appagamento di un proprio piacere.
Il nutrimento è la prima forma di comunicazione che il bambino ha con un altro essere vivente: la madre, la quale può esprimere attraverso l'allattamento affetto, comprensione, amore, sicurezza e protezione ma anche paura, ansia, nervosismo e rifiuto.
Ed è cosi che il bambino accettando o rifiutando il cibo, accetta o rifiuta la madre, poiché si crea una relazione inconscia tra madre e cibo.
La madre, a causa della mancanza di tempo o perché non è in grado di decodificare i messaggi di disagio, confonde le idee al piccolo ricorrendo all'aiuto di qualche equivalente alimentare come il “succhiotto”, che in diverse fasi della vita può diventare per il bambino un surrogato simbolico di bisogni inconsci insoddisfatti. Crescendo si amplia e si differenzia lo spettro dei significati simbolici legati al cibo mettendo in scena associazioni inconsce che ognuno di noi crea mangiando.
IL CIBO E I SUOI SIGNIFICATI
Il cibo può avere molteplici significati:
1. Cibo come nutrimento: soddisfacimento di un bisogno fisiologico, come necessità di un organismo di assumere cibo
2. Cibo come premio: pensiamo ad esempio a quando viene promesso il cioccolatino o la caramello al bambino che porta a termine tutti i suoi compiti
3. Cibo come energia: quando nei momenti di debolezza fisica, quando si ha paura di non farcela in qualcosa e si ricorre al cibo come simbolo di protezione
4. Cibo come momento di socializzazione e ritrovo: è nostra consuetudine aggregare la famiglia a tavola
5. Cibo come approfondimento di un rapporto, poiché a tavola sia per un appuntamento di lavoro che per piacere si è più trasparenti e schietti
6. Cibo come comunicazione affettiva, di emozioni positive ma anche di sofferenza e disagio.
Il cibo quindi è una metafora e diventa per tale motivo simbolo di quelle immagini interne che gli psicoanalisti chiamano “oggetti interni”; il primo oggetto interno d'amore è la madre e questa prima relazione si carica di amore e conflitto, tali sentimenti possono poi influenzare i comportamenti e vissuti adulti.
TRA CIBO E PATOLOGIA: I DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE (DCA).
Le patologie legate al cibo di natura psicologica portano ai disturbi alimentari, che sono uno dei problemi di maggiore estensione negli ultimi decenni, infatti molti studi hanno rilevato che negli ultimi 40 anni l'incidenza dell'anoressia è raddoppiata.
La persona che soffre di disturbi alimentari soffre per la difficile relazione che ha con il cibo ma non riesce a cambiare atteggiamento, il cibo diventa un simbolo, un mezzo per comunicare i propri bisogni interni e il proprio disagio.
Il DSM IV distingue i DCA in tre grandi categorie:
Anoressia nervosa: criteri diagnostici (DSM IV)
A. Rifiuto di mantenere il peso corporeo al livello minimo considerato normale in rapporto all'età e alla statura o al di sopra di esso;
B. Intensa paura di aumentare di peso o di ingrassare, anche se sottopeso;
C. Disturbi nel modo di sentire il peso e le forme del proprio corpo, influenza indebita del peso e delle forme del corpo sulla valutazione di sé;
D. Nelle donne con menarca, amenorrea, cioè assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi.
Bulimia nervosa: Criteri diagnostici (DSM IV)
A. Episodi ricorrenti di abbuffate compulsive. Un'abbuffata compulsiva è definita dai due caratteri seguenti (entrambi necessari).
B. Mangiare, in un periodo di tempo circoscritto (per esempio nell'arco di due ore) una quantità di cibo che è indiscutibilmente maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo in circostanze simili.
C. Senso di mancanza di controllo sull'atto di magiare durante l'episodio.
D. Ricorrenti comportamenti di compenso volti a prevenire l'aumento di peso, come vomito autoindotto, abuso­uso improprio di lassativi, diuretici o altri farmaci, digiuno o esercizio fisico eccessivo.
E. Le abbuffate compulsive avvengono in media ameno due volte la settimana per tre mesi.
F. La valutazione di sé è inappropriatamente influenzata dalle forme e dal peso del corpo.
G. Il disturbo non si riscontra soltanto nel corso di episodi di anoressia nervosa.
Disturbo da Alimentazione Incontrollata o Binge Eating disorder: criteri diagnostici (DSM IV)
Episodi ricorrenti di abbuffate compulsive. Gli episodi di abbuffate compulsive sono associati ad almeno tre dei seguenti caratteri:
A. Mangiare molto più rapidamente del normale.
B. Mangiare fino ad avere una sensazione dolorosa di troppo pieno.
C. Mangiare grandi quantità di cibo pur non sentendo la fame.
D. Mangiare in solitudine a causa dell'imbarazzo per le quantità di cibo ingerite.
E. Provare disgusto per sé, depressione o intensa colpa dopo aver mangiato troppo
F. le abbuffate compulsive suscitano sofferenza e disagio. G. Le abbuffate compulsive avvengono, in media, almeno due giorni la settimana per almeno sei mesi.
Ad oggi sono stati presi in considerazione altre problematiche che riguardano il complesso rapporto tra corpo, cibo e mente e sono chiamati “Disturbi alimentari atipici”, così suddivisi:
1. L' Obesità. Contraddistinta da un anormale ed eccessivo ingrassamento, così ingente mettere in serio pericolo ed oggetto di gravi danni la salute psico­fisica generale.
2. Il Binge Eating Disorder. Caratterizzato da frequenti episodi di abbuffate compulsive, senza successive condotte compensatorie, come ad esempio vomito auto indotto o uso di diuretici e lassativi.
3. L'Ortoressia. Caratterizzata dall'ossessione psicologica per il mangiare sano.
4. La Night eating syndrome. Caratterizzata da ripetute abbuffate, fino ad un terzo delle calorie giornaliere, nel periodo serale ed in quello notturno.
5. La Drunkoressia. Caratterizzata dall'associazione di Anoressia e/o Bulimia e consumo eccessivo di alcol (alcune volte di Alcolismo). MUTIFATTORIALITÀ DEI DCA
I DCA solitamente portano le persone che offrono di questo disagio a spostare sul cibo quel controllo che pensano di non avere nella propria vita, personale, familiare, relazionale o lavorativa.
Le cause possono essere di diversa natura, individuale, psicologica, familiare e socioculturale.
1. Fattori individuali: anagraficamente ad essere più colpiti sono gli adolescenti, poiché è la fase di crescita, di passaggio dall'età infantile a quella adulta, di responsabilizzazione, di indipendenza, per cui la malattia diventa una regressione alla dipendenza infantile per la paura di non essere in grado di affrontare l'autonomia della fase adulta.
2. Fattori psicologici: l'immagine di sé è legata a fattori culturali e sociali di idealizzazione della magrezza, la quale diventa valore principale nella vita della persona che soffre di tale disagio. Colpisce per lo più donne che sono più vulnerabili ai giudizi altrui, ciò che le caratterizza è una bassa autostima, difficoltà relazionali e sociali.
3. Fattori familiari: l'anoressia è espressione di un disagio, solitamente accade a persone che vivono situazioni familiari di oppressione e invischiamento, dove i genitori prestano maggiore attenzione alla capacità fisiche e intellettive del figlio che non alle problematiche affettive ed emotive. In questo caso diventa per il figlio una modalità comunicativa di richiesta di attenzione. Paradossalmente l'invisibilità porta a una visibilità emotiva.
4. Fattori socioculturali: poiché i DCA colpiscono per lo più i paesi industrializzati, si potrebbe pensare che i modelli culturali riportati da questi paesi abbiano un'influenza potente sulle persone. Pensiamo ad esempio all'ideale della magrezza così esaltata nella società moderna e al significato che la “donna magra” ha nella nostra società, viene vista come simbolo di potere, indipendenza, intraprendenza e sensualità. Per tale motivo ad esserne colpite saranno soprattutto persone con una forte vulnerabilità ai condizionamenti esterni.
DIFFERENTI APPROCCI TERAPEUTICI PER I DCA
Proprio per la multifattorialità dei DCA, anche gli approcci ad oggi dovrebbero puntare ad un modello integrativo delle differenti teorie e tecniche psicoterapiche (terapia dinamica, sistemica, psicofarmacoterapia, di gruppo, cognitivo­comportamentale).
1. Approccio dinamico: si basa sulla ricerca dei bisogni inconsci non soddisfatti dell'individuo, alla consapevolezza di sé e alla capacità di porsi degli obiettivi.
2. Approccio sistemico familiare: ci sono delle caratteristiche comuni nelle famiglie di ragazze anoressiche. Minuchin parla di invischiamento ovvero mancanza di confini in queste famiglie e Bruch identifica la ragazza anoressica come “un passerotto in una gabbia dorata, troppo insignificante e semplice per la sua casa lussuosa e privata della libertà di fare quello che realmente avrebbe voluto”. Ciò che l'approccio sistemico cerca di fare è ristabilire gli equilibri familiari, di ruolo e di rendere adattiva la comunicazione tra i vari componenti della famiglia.
3. Approccio cognitivo ­ comportamentale: prevede una ristrutturazione cognitiva, affrontando i distorti meccanismi cognitivi alla base del DCA, oltre alla riabilitazione nutrizionale e alla psicoeducazione che offre ai pazienti nuove strategie per affrontare il disagio.
BIBLIOGRAFIA
•
American Psychiatric Association (1994). Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (Fourth Edition). Washington, D.C.: American Psychiatric Association.
Dalle Grave R., De Luca L., Oliosi M. (1997).
•
Eating attitudes and prevalence of eating disorders: a survey in secondaty schools in Lecce, southern Italy. Eating and Weight Disorder. 1, 34­37.
•
Fairburn, C.G, Bhon, K. (in press). Eating disorder NOS (EDNOS): An example of the troublesome “Not Otherwise Specified” (NOS) category in DSM­IV. Behaviour Research and Therapy.
•
Agostini S. (1995), Il tempo in/fame: per una lettera del disturbo anoressico, in “Il corpo e isuoi fantasmi”, Rivista di Psicologia Analitica, I5
•
Kouth H. (1996), La ricerca del sé, Boringhieri, Torino 1982
•
Minuchin S. (1977) Famiglie e terapia della famiglia, Roma; Astrolabio Ubaldini
•
Fairburn C.G. Cognitive Behavior Therapy and Eating Disorder, Guilford; 2008
•
Fairburn C.G. Come vincere le abbuffate. Positive Press, 2008
Silvia Bassi
dicembre 2013
Scarica