il re degli ogm è nudo

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IL RE DEGLI OGM È NUDO
Il rapporto globale dei cittadini sullo Stato degli OGM
- False promesse e fallaci tecnologie -
INTRODUZIONE
a cura della Dott.ssa Vandana Shiva
Le persone che sottolineano la superficialità e la falsità delle pretese dei potenti e delle istituzioni
sono spesso paragonate al bambino della favola di Hans Christian Andersen che ingenuamente
dice che il re non ha vestiti.
Ci è stato ripetutamente detto che le colture
geneticamente ingegnerizzate (di seguito
abbreviato in GI o GM, da geneticamente
modificato) salveranno il mondo aumentando
i raccolti e producendo più cibo. Salveranno il
mondo tenendo sotto controllo i parassiti e le
erbacce. Salveranno il mondo riducendo l’uso
dei prodotti chimici in agricoltura. Salveranno
il mondo con semi GI tolleranti la siccità e
con altri semi modificati in grado di resistere
al cambiamento climatico.
Tuttavia, il re GI (Monsanto) è nudo! Tutte
queste affermazioni si sono dimostrate false
in anni di esperienze portate avanti in tutto il
mondo. Il rapporto globale dei cittadini "Il re
OGM è nudo” raccoglie sia le prove sulla
Monsanto che quelle sulle false promesse
dell’industria e sui fallimenti della tecnologia.
La mancata resa
Invece di nutrire il mondo come aveva
affermato, l'ingegneria genetica non ha
aumentato il rendimento di una sola coltura. Il
centro di ricerca Navdanya, in India, ha
dimostrato che, contrariamente a quanto
sostenuto dalla Monsanto sulle rese di 1.500
kg per ettaro delle produzioni di cotone Bt, il
rendimento reale è, in media, di 400-500 kg
per ettaro. Nonostante la campagna
pubblicitaria della Monsanto in India
riportasse un aumento del 50% del
rendimento del suo cotone Bollgard, un
sondaggio condotto dalla Fondazione di
Ricerca per la Scienza, la Tecnologia e
l’Ecologia ha rivelato che, in tutti i terreni
esaminati, le rese sono state inferiori alle
promesse dell’azienda.
Il fallimento della Bollgard, nel garantire rese
più elevate, è stato documentato in tutto il
mondo. Il Consiglio Arbitrale delle Sementi
del Mississippi ha stabilito che, nel 1997, il
cotone “Roundup Ready” della Monsanto non
è riuscito a ottenere il rendimento
pubblicizzato ed ha chiesto il risarcimento di
quasi 2 milioni di dollari a tre produttori di
cotone che avevano subito gravi perdite.
Il rapporto della Union of Concerned
Scientists degli Stati Uniti, dal titolo “La
mancata resa”, ha affermato che l'ingegneria
genetica non ha contribuito ad aumentare la
resa di nessuna coltura. Secondo questo
rapporto, gli aumenti dei raccolti negli Stati
Uniti sono dovuti alle caratteristiche delle
colture convenzionali e non all'ingegneria
genetica. Anche le ricerche australiane
dimostrano che le colture convenzionali
battono quelle OGM.
Confronto sulla resa dei campi di Canola
(colza) GI:
- prove effettuate in Australia nel 2001
Resa convenzionale
1144
Round up
1055 (con due
applicazioni di “Round up”)
Ready GI
977 (con una
applicazione di “Round up”)
(Fonte: Monsanto, come riportato in Foster (2003)
http://www.non-gm-farmers.com/documents/GM
Canola
report-full.pdf )
- prove effettuate nel New South Wale nel
2001
In Vigor (GI)
Hyola (convenzionale)
109
120
(Fonte: Sito web di Bayer Crop Science)
Nonostante la Monsanto abbia aggiunto il
gene “Roundup Ready” alle “varietà d'élite”,
i migliori esperimenti australiani sulla Canola
(colza) Roundup Ready hanno fruttato solo
1,055 t / ha, almeno il 16% al di sotto della
media nazionale di 1,23 t / ha (http://www.non-gm-
non sono riuscite a controllare né i
parassiti né le erbe infestanti ma, al
contrario, hanno creato super parassiti e
super infestanti.
Come segnalano Marc Lappé e Britt Bailey,
nel loro rapporto “Against the Grain”, i semi
di soia resistenti agli erbicidi producono da 36
a 38 bushel per ettaro, mentre i semi di soia
tradizionali producono 38,2 bushel per ettaro.
Secondo gli autori, questo indica la possibilità
che la modifica genetica possa svantaggiare la
crescita se non vengono utilizzati degli
erbicidi. "Se ciò è vero, dati come questi
mettono in dubbio l’affermazione principale
della Monsanto, ovvero che l’ingegneria
genetica è neutrale dal punto di vista botanico
ed ambientale", scrivono gli autori. (Marc Lappé
Le sementi GI tolleranti gli erbicidi (Roundup
Ready) sono state prodotte per frenare le erbe
infestanti, mentre le sementi Bt sono state
pensate per tenere sotto controllo i parassiti.
Anziché controllare le infestanti o i parassiti,
le sementi GI hanno portato all’emergenza
delle super erbacce e dei super parassiti. Negli
Stati Uniti, le colture “Roundup Ready”
hanno prodotto erbe infestanti resistenti al
Roundup. Circa 15 milioni di acri sono ormai
invasi da “super infestanti” resistenti al
Roundup e, nel tentativo di fermare la
diffusione di queste erbacce, la Monsanto ha
iniziato ad offrire agli agricoltori uno
"sconto", fino a 6$ per acro, sull'acquisto e
l'utilizzo di altri erbicidi più letali. Queste
riduzioni compensano circa dal 25 al 35% del
costo sull’acquisto degli altri erbicidi.
farmers.com/documents/GM Canola report full.pdf ).
e Britt Bailey, Against the Grain: Biotechnology and the
Corporate Takeover of Your Food, Monroe, ME: Common
Courage Press, 1998).
Nonostante l'aumento della produttività
alimentare sia l'argomento utilizzato per
promuovere l'ingegneria genetica, quando
viene sollevata la questione del potenziale
impatto
economico
sugli
agricoltori,
l'industria biotecnologica stessa sostiene che
l'ingegneria genetica non comporta tale
aumento. Robert Shapiro, amministratore
delegato della Monsanto, riferendosi a Posilac
(l’ormone della crescita bovina della
Monsanto), in “Business Ethics”, ha affermato
che, da un lato, "Non c'è necessità di
raddoppiare la produttività agricola, né quella
dei latticini, per nutrire tutte le persone che
verranno; quindi, penso che questo sia
inequivocabilmente un buon prodotto." Ciò
nonostante, quando gli è stato chiesto
dell'impatto economico del prodotto sugli
agricoltori, ha affermato che il prodotto
"avrebbe un ruolo relativamente modesto
nella crescita della produttività dei prodotti
caseari”.
In venti anni di commercializzazione di
colture GI, solo due caratteristiche genetiche
sono state sviluppate su scala significativa: la
tolleranza agli erbicidi e la resistenza agli
insetti (coltivi Bt).
Il fallimento della tecnologia: le colture GI
In India, il cotone Bt, venduto con il nome
commerciale "Bollgard", avrebbe dovuto
controllare il verme parassita del cotone
(Bollworm). Oggi, il verme è diventato
resistente al cotone Bt e la Monsanto ha
messo sul mercato “Bollgard II”, che contiene
altri due geni tossici. In definitiva, sono sorti
nuovi parassiti e gli agricoltori utilizzano
sempre più pesticidi.
Colture Bt: una ricetta contro i super
parassiti
Il Bt è un organismo naturale che produce una
tossina:
il
“Bacillus
thuringiensis”.
Attualmente, le multinazionali stanno
aggiungendo geni della tossina Bt a molte
coltivazioni per rendere le piante in grado di
produrre l’insetticida autonomamente.
In Canada, la Monsanto vende le sue patate
Bt come “Marchio Natura” e le descrive come
una pianta che “grazie allo sfruttamento del
sole e dei nutrienti dell'aria e del suolo, è in
grado di produrre una proteina biodegradabile
che colpisce solo un determinato parassita e
solo gli insetti che realmente attaccano le
piante".
La descrizione truffaldina di una coltura
transgenica nasconde molti degli impatti
ecologici delle coltivazioni GI. L'illusione
della sostenibilità si ottiene attraverso le
seguenti distorsioni della realtà:
1.
La pianta Bt non si limita a usare “il
sole, l’aria e le sostanze nutritive del terreno”.
Le colture Bt sono transgeniche e hanno il
gene di un batterio, chiamato Bacillus
thuringiensis (Bt), che produce il Bttoxin.
Inoltre, questo è dotato di geni resistenti agli
antibiotici e geni che vanno dai virus ai
promotori.
2.
La
cosiddetta
“proteina
biodegradabile” in realtà è una tossina che il
gene produce continuamente all’interno della
pianta. Questa proteina è stata trovata nel
sangue delle donne incinte e nei loro feti.
3.
Parassiti che, come il Bollworm,
distruggono il cotone, possono effettivamente
sviluppare una resistenza allo stesso a causa
del continuo rilascio della tossina e quindi
diventare “super parassiti”.
4.
Il raccolto Bt non interessa “solo uno
specifico parassita”. Gli insetti utili, quali le
api e le coccinelle, possono subire gravi
danni. Uno studio dell’Università di Cornell
ha dimostrato che la tossina Bt ha colpito la
farfalla Monarca. Le ricerche di Navdanya
hanno dimostrato che anche i microrganismi
del suolo sono influenzati negativamente.
La giustificazione principale per l'uso dei geni
Bt geneticamente modificati nelle colture è
che questo ridurrebbe l'uso degli insetticidi. Il
cotone Bt è tra i prodotti “miracolosi”,
pubblicizzati da società come la Monsanto
come soluzione alla crisi dei pesticidi. Una
delle brochure della Monsanto, con una foto
di un paio di vermi, diceva: "Li vedrete nei
vostri campi di cotone ma va tutto bene, non
spruzzate!". Tuttavia, in Texas, la Monsanto
ha dovuto affrontare una causa aperta da 25
agricoltori, i quali avevano seminato cotone
Bt su 18.000 ettari e avevano subito danni dal
verme del cotone, dovendo quindi ricorrere
all’uso di pesticidi, contrariamente a quanto
affermava la propaganda. Nel 1996, negli
Stati Uniti, sono stati coltivati due milioni di
ettari con il cotone transgenico Bollgard della
Monsanto.
Ebbene, in Texas i vermi del cotone hanno
infestato migliaia di coltivazioni di cotone GI.
Non solo il cotone geneticamente modificato
non è sopravvissuto all'attacco del verme del
cotone, ma c’è anche il timore che questa
strategia creerà “super vermi” inducendo i
parassiti alla resistenza al Bt. La questione
non è tanto se si creeranno super parassiti,
quanto come fare quando questi diventeranno
dominanti. Il fatto che l’Agenzia per la
Protezione Ambientale degli Stati Uniti
richieda che si coltivino aree di cotone non GI
vicino
alle
coltivazioni
di
piante
ingegnerizzate, denuncia la realtà della
creazione di ceppi di parassiti resistenti.
L'uso diffuso di colture contenenti Bt
potrebbe accelerare lo sviluppo di parassiti
resistenti al Bt, il quale, paradossalmente,
viene utilizzato per il controllo biologico dei
parassiti. Sono già otto le specie di insetti che
hanno sviluppato una resistenza alle tossine
Bt, sia in campo che in laboratorio, tra cui le
falene DPM –diamondback moth, la Plodia
interpunctella, il Budworm del tabacco, lo
scarabeo delle patate del Colorado e due
specie di zanzare.
Un nuovo super parassita che è diventato resistente al mais
geneticamente modificato.
Le colture Bt GI presentano la tossina Bt
durante tutta la stagione della crescita. La
lunga esposizione alle tossine Bt promuove lo
sviluppo della resistenza nelle popolazioni
degli insetti; questo tipo di esposizione
potrebbe portare alla selezione della
resistenza in tutte le fasi di vita dei parassiti,
su tutte le parti delle piante e per l'intera
stagione.
A causa di questo rischio di resistenza ai
parassiti, l’Agenzia per la Protezione
Ambientale degli USA permette solo la
registrazione condizionale e temporanea delle
varietà che producono Bt. L'Agenzia richiede
che il 4% della superficie di ciascuna
coltivazione di cotone Bt sia coltivato
secondo il modo convenzionale e senza la
tossina Bt. Questa parte costituisce “un
rifugio” per gli insetti, dove sopravvivere e
riprodursi, permettendo quindi che il livello
complessivo di resistenza nelle popolazioni
rimanga basso. Nonostante questo 4%, la
resistenza degli insetti si evolverà, anche se in
maniera ridotta, nei prossimi tre o quattro
anni.
Colture resistenti agli erbicidi: una ricetta
per le erbe super infestanti
Le colture resistenti agli erbicidi, come il
cotone Roundup Ready, possono creare il
rischio che si sviluppino erbe “super
infestanti" resistenti agli erbicidi, trasferendo
alle piante infestanti la resistenza al
diserbante. La Monsanto ha confermato che
una famigerata pianta infestante australiana, il
loglio, ha sviluppato tolleranza all’erbicida
Roundup, rendendo così l'ingegneria genetica,
che produce colture resistenti agli erbicidi,
una strategia inutile.
Nel 1994, in Danimarca, dei ricercatori
avevano documentato e provato che una
pianta da semi oleosi di colza, geneticamente
modificati per essere tolleranti agli erbicidi,
aveva trasmesso il suo transgene a un’erba
selvatica naturale, la Brassica campestris ssp.
Campestris.
Questo
meccanismo
di
trasferimento può insediarsi nella pianta in
appena due generazioni.
In Danimarca, la B. campestris è una pianta
infestante molto comune nei campi di colza e
la sua eliminazione con erbicidi selettivi è
ormai divenuta impossibile. Il parente
selvatico di questa erbaccia cresce un po’ in
tutto il mondo. Un modo per valutare il
rischio della coltivazione di colza transgenica
è quello di misurare il tasso d’ibridazione
naturale con B. campestris, perché alcuni
transgeni potrebbero fare, della sua parente,
un'erbaccia più aggressiva e ancora più
difficile da controllare.
Sebbene gli incroci con B. campestris siano
stati utilizzati per la coltivazione di colza, in
natura, gli incroci interspecifici con i semi
oleosi sono ritenuti generalmente rari. Gli
incroci
artificiali,
effettuati
con
l'impollinazione manuale in un progetto di
valutazione dei rischi nel Regno Unito, sono
stati documentati come dei fallimenti.
Tuttavia, alcune sperimentazioni sul campo
hanno registrato casi d’ibridazione spontanea
tra la colza e le specie parentali di B.
campestris. Già dal 1962, si sono misurati
tassi d’ibridazione fra la colza ed esemplari
selvatici di B. campestris con percentuali
dallo 0% al 88%. I risultati del team danese
hanno mostrato che in campo possono
avvenire alti livelli d’ibridazione. I loro test di
campo hanno rivelato che tra il 9 e il 93% dei
semi ibridi sono stati prodotti in condizioni
diverse.(Jorgensen, R.B and Anderson, B., (1994),
Spontaneous Hybridization between oilseed rape (Brassica
Napus) and weedy B.Campestriz (Brassicaceae): A risk of
growing genetically modified oilseed rape, American Journal
of Botany).
Gli scienziati avvertono che, poiché è
probabile che il gene della resistenza agli
erbicidi venga trasferito alle infestanti, questa
strategia erbicida diverrà inutile dopo pochi
anni. Come molte altre piante infestanti, la B.
campestris è caratterizzata dalla dormienza e
dalla longevità dei suoi semi. Quindi, la B.
campestris con transgeni derivati dalla colza
può perdurare per molti anni, rendendo vani
gli sforzi per eliminarla. In conclusione, i
ricercatori affermano che la B. campestris con
questi transgeni tolleranti agli erbicidi può
costituire un rischio economico per gli
agricoltori e l'industria biotecnologica. Infine,
anche gli ecosistemi naturali possono
risultarne colpiti.
Gli altri scienziati consultati hanno aggiunto
che il potenziale di diffusione del transgene è
davvero ampio perché la colza è impollinata
dagli insetti e le api, com’è noto, volano su
grandi distanze. L'esistenza delle specie
selvatiche parenti della B. campestris in gran
parte del mondo costituirà un grave rischio
una volta che la colza transgenica sarà
commercializzata. A seguito delle scoperte
fatte in Danimarca, il governo danese e quello
norvegese
hanno
limitato
la
commercializzazione di piante GI; al
contrario, il governo del Regno Unito ne ha
approvato il commercio.
In Europa, a partire dagli anni 70, le
barbabietole selvatiche sono diventate un
grosso problema per la produzione di
barbabietole da zucchero. Questo tipo di erbe
selvatiche nasce da semi provenienti da
impollinazioni casuali fra la barbabietola
coltivata ed esemplari di barbabietole
selvatiche nelle zone di produzione del seme.
L'esistenza di scambio di geni, via semi e
polline, tra le barbabietole selvatiche e quelle
coltivate dimostra come le barbabietole da
zucchero modificate geneticamente siano
resistenti agli erbicidi e possano diventare
“super infestanti”. In questo caso, l'efficacia
di colture resistenti agli erbicidi sarà
totalmente compromessa (P. Bondry, M. Morchen,
P.-Laprade, Ph. Veernat, H.Van Dyk, The origin and
evolution of weed beets: Consequences for the breeding and
release of herbicide resistant sugar beets: Theor-Appl Genet,
(1993), 87:471-78).
infestanti all’Università dello Stato di Iowa,
ha avvertito: "Siamo di fronte ad una
evoluzione darwiniana rapidissima”.
A causa di questa resistenza delle infestanti,
gli agricoltori sono costretti a utilizzare più
erbicidi per combattere le erbacce. Come dice
Bill Freese, del Centro per la sicurezza
alimentare di Washington D.C.: "Il settore
delle biotecnologie sta rendendo l'agricoltura
sempre più dipendente dai pesticidi, mentre
avremmo bisogno di andare nella direzione
opposta".
Il problema delle "super infestanti" è così
grave che il Congresso degli Stati Uniti ha
organizzato un’udienza apposita dal titolo "Le
super infestanti sono la conseguenza della
politica biotecnologica del Dipartimento per
l’Agricoltura degli Stati Uniti”.
(http://westernfarmpress.com/management/super-weedsputusda-hotseat)
Indagini in corso rivelano che quasi il 20%
dei produttori degli Stati Uniti ha trovato
infestanti resistenti al glifosato (resistenti al
Roundup)
nelle
proprie
coltivazioni.
(http://farmindustrynews.com/cropprotection/diversificationprevents-weed-resistanceglyphosate).
Il Presidente dell’Associazione per la
Conservazione del Distretto dell’Arkansas,
Andrew Wargo III, riferendosi alle infestanti
resistenti al Roundup, ha dichiarato: “È la più
grande minaccia per l'agricoltura produttiva
che abbiamo mai visto”. (William Neuman &
Andrew Pollack, Farmers Cope with Round-Up Resistance
Weeds, New York Times, 4 Maggio 2010).
Attualmente, ci sono già dieci specie
resistenti, in almeno 22 Stati, che infestano
milioni di ettari ed in particolare le
coltivazioni di soia, cotone e mais. Alcune
delle infestanti resistenti al Roundup sono il
chenopodio bianco, l’ambrosia e la Lactuca
canadensis.
Oggi, negli Stati Uniti, le colture Roundup
Ready rappresentano il 90% delle coltivazioni
di soia e il 70% di quelle di mais e cotone.
Mike Owen, uno scienziato specializzatosi in
Super infestanti in un campo di mais geneticamente modificato
Nella sua testimonianza, Roy Troush, un
agricoltore dell'Indiana, ha dichiarato: "Nel
2005 abbiamo iniziato a riscontrare problemi
con la resistenza al glifosato in entrambe le
nostre coltivazioni di soia e mais. Nonostante
avessimo le prove per documentare che le
erbacce tolleranti al glifosato fossero
diventate un problema significativo, i
consulenti della Monsanto hanno sostenuto
che la resistenza esisteva già e mi hanno
consigliato di aumentare la frequenza di
applicazione. L'aumento di applicazione è
risultato inefficace. Nel 2008, siamo stati
costretti a includere nel nostro programma
l'uso di 2,4-D e di residui di AIS. Come la
maggior parte degli agricoltori, siamo molto
sensibili alle questioni ambientali e siamo
stati molto riluttanti a tornare a utilizzare la
lavorazione del terreno ed erbicidi ancora più
tossici per il controllo delle infestanti.
Tuttavia, non vi erano, né allora né oggi, altre
soluzioni per eliminare il problema causato
dell’aumento della resistenza delle infestanti
al glifosato".
Quando il seme di soia Roundup Ready della
Monsanto sarà introdotto in Cina, Taiwan,
Giappone, Corea e nell’Ex Unione Sovietica,
regioni in cui i parenti selvatici della soia
sono diffusi, questo potrà trasferire i geni
resistenti agli erbicidi alle specie selvatiche
causando nuovi problemi con le infestanti.
Infatti, la ricca biodiversità nativa del Terzo
Mondo aumenterà i rischi ambientali se le
specie geneticamente modificate verranno
introdotte.
introdotto il cotone Bt.
• Uno studio recentemente pubblicato sulla
Rivista di Studi Agrari ha segnalato anche che
la spesa in pesticidi chimici dei piccoli
agricoltori è più alta per il Cotone Bt che per
le altre coltivazioni. (Are there Benefits from the
Cultivation of Bt cotton?, Review of Agrarian Studies Vol
1(1) Gennaio - Giugno 2011, Madhura Swaminathan e
VikasRawal)
• Le popolazioni di parassiti non bersaglio
sono aumentate a dismisura nei campi di
cotone Bt, il che probabilmente intaccherà e
contrasterà ogni riduzione dell'uso di pesticidi
(Glenn Davis Stone, Field versus Farm in Warangal: Bt
cotton, Higher Yields, and Larger Questions, World
Development, 2011; 39 (3): 387)
Il miracolo dell'ingegneria genetica è quindi
messo in dubbio dagli agricoltori stessi.
Eppure, in India, le informazioni sui pericoli e
i rischi non sono presenti nella campagna
pubblicitaria delle colture geneticamente
modificate. Né la falsa promessa del miracolo
“biotech” è accompagnata dall’informazione
che l'era dell'ingegneria genetica nella
coltivazione comporta anche la schiavitù
degli agricoltori nei confronti della tecnologia
“high-tech”.
Le false promesse
1. L'uso ridotto dei prodotti chimici
Nonostante si affermasse che gli organismi
geneticamente modificati (OGM) avrebbero
abbassato i livelli di utilizzo delle sostanze
chimiche (pesticidi e diserbanti), questo non
si è verificato. Questo costituisce una grande
preoccupazione sia per gli impatti negativi di
queste sostanze chimiche sugli ecosistemi e
gli esseri umani, sia perché vi è il pericolo che
un maggior utilizzo di sostanze chimiche
provochi lo sviluppo di forme di resistenza,
da parte dei parassiti e delle erbacce, che
richiederanno ancora più sostanze chimiche
per il loro controllo.
In India:
• Un sondaggio, condotto da Navdanya in
Vidharbh, ha dimostrato che l'uso dei pesticidi
è aumentato di 13 volte da quando è stato
In Cina, dove il cotone Bt viene
ampiamente coltivato:
• Dal 1997, le popolazioni di insetti mirid,
parassiti che in precedenza costituivano solo
un problema minore, sono aumentate di 12
volte. Uno studio del 2008, pubblicato sulla
Rivista Internazionale di Biotecnologia, ha
evidenziato che i benefici finanziari delle
piantagioni di cotone Bt erano stati intaccati
dal crescente uso di pesticidi necessari per
combattere i parassiti non bersagliati.
(Benefits of Bt cotton elude farmers in China, GM Watch,
http://www.gmwatch.org/latest-listing/1-news-tems/13089).
Negli Stati Uniti, a causa dell’uso diffuso
dei semi Roundup Ready:
• Stando al rapporto 2009, pubblicato dal
Centro Organico, l’uso degli erbicidi è
aumentato del 15% (318 milioni di sterline in
più) dal 1994 al 2005, con un aumento medio
di ¼ di libbra per ogni ettaro seminato con
semi geneticamente modificati.
(http://www.organiccenter.org/science.pest.php?action=view&report_id=159)
• Lo stesso rapporto ha rilevato che, nel 2008,
ogni ettaro coltivato con OGM ha richiesto il
26% in più di pesticidi rispetto agli ettari
coltivati con varietà convenzionali e prevede
che questa tendenza proseguirà con la
diffusione delle infestanti resistenti al
glifosato.
(http://www.organiccenter.org/science.pest.php?%20action%20=%20view%20&
%20report_id%20=%20159)
• Inoltre l'aumento di infestanti resistenti al
glifosato (l'erbicida del Roundup) ha reso
necessario l'impiego di altri erbicidi, spesso
ancora più tossici. Questa tendenza è stata
confermata dal report 2010 del Dipartimento
per l’Agricoltura degli USA, che mostra un
utilizzo in impiccata del glifosato,
accompagnato da tassi costanti o crescenti di
uso di altri diserbanti più tossici. (Despite Industry
Claims, Herbicide Use Fails to Decline with GM Crops, GM
Watch.
http://www.gmwatch.org/latest-listing/1-newsitems/13089)
• Inoltre, l'introduzione di mais Bt negli Stati
Uniti non ha avuto alcun impatto sull'uso
degli insetticidi. Così, mentre il cotone Bt è
associato ad una diminuzione nell'uso degli
insetticidi in alcune aree, l’uso di insetticidi in
Alabama, dove il cotone Bt è ampiamente
coltivato, è raddoppiato tra il 1997 e il 2000.
(Benbrook, Charles. Do GM Crops Mean Less Pesticide
Use?, Pesticide Outlook, Ottobre 2001. http://www.biotechinfo.net/benbrook_outlook.pdf).
Roundup Ready nel 1999:
• A livello generale, l'uso del glifosato è più
che triplicato rispetto al 2005. Un rapporto del
2001 ha rilevato che, in Argentina, gli
agricoltori che seminavano la soia Roundup
Ready utilizzavano più del doppio di erbicidi
rispetto ai coltivatori di soia convenzionale.
(Who Benefits from GM Crops? Feed the Biotech Giants, Not
the World’s Poor, Friends of the Earth International, 02/2009:
http://www.foei.org/en/resources/publications/pdfs/2009/gmc
rops2009exec.pdf)
• Nel 2007, è stata segnalata la presenza di un
tipo di erba di Johnson (considerata una degli
infestanti più difficili al mondo) resistente al
glifosato su più di 120.000 ettari di terreno
agricolo di prima qualità - una conseguenza
dell'aumento dell'uso del glifosato (Ibid).
Ne è derivata la raccomandazione agli
agricoltori di usare un mix di erbicidi diversi
dal glifosato (spesso più tossici) per
combattere le infestanti resistenti e si stima
che saranno necessari ulteriori 25 litri di
insetticidi ogni anno per controllare le
infestanti resistenti (Ibid).
In Brasile, che dal 2008 è il più grande
utilizzatore di pesticidi al mondo:
(Use of Pesticides in Brazil continues to Grow, GM Watch,
18 Aprile 2011. http://www.gmwatch.org/latest-listing/1news-items/13072-use-of-pesticides-inbrazil-continues-togrow).
• Le colture OGM sono diventante legalmente
disponibili nel 2005 e oggi costituiscono il
45% di tutte le sementi piantate in Brasile,
percentuale destinata a crescere. (Brazilian
Farmers are Rapidly Adopting Genetically Modified Crops,
Soybean and Corn Advisor, 10 Marzo 2010.
http://www.soybeansandcorn.com/news/Mar10_10-BrazilianFarmers-Are-Rapidly-Adopting-Gentically-Modified-Crops)
• La superficie coltivata a soia è aumentata
del 71% ma l'uso dei pesticidi è aumentato del
95%. (BioWatch South Africa, 16 Maggio 2011. May 16
2011. http://www.sacau.org/hosting/sacau/
SacauWeb.nsf/SACAU 2011_Biowatch- GM agriculture
Promises or problems for farming in South Africa.pdf)
• Delle diciotto specie segnalate di erbe
infestanti resistenti agli erbicidi, cinque sono
resistenti al glifosato. (Use of Pesticides in Brazil
continues to Grow, GM Watch, 18 Aprile 2011.
http://www.gmwatch.org/latest-listing/1-news-items/13072use-of-pesticidesin-brazil-continues-to-grow)
In Argentina, dopo l'introduzione della soia
• Nel 2009, l'uso di sostanze attive di erbicidi
è stato maggiore del 18,7% nelle colture GI
rispetto a quelle convenzionali. (GM Crops:
Global socioeconomic and environmental impacts 1996-
2009, Graham Brookes and Peter Barfoot. PG Economics
Ltd. UK. 2011).
2. La resistenza al clima
La Monsanto ha sostenuto che, attraverso
l'ingegneria genetica, sarebbe stato possibile
produrre colture tolleranti la siccità e i
cambiamenti climatici. Questa è una
promessa falsa. Come ha dichiarato il
Dipartimento per l’Agricoltura degli USA,
nella sua bozza di valutazione ambientale
sulle nuove sementi di mais resistenti alla
siccità: “Varietà di mais prodotte attraverso il
metodo tradizionale sono ugualmente
comparabili e facilmente reperibili nelle
statistiche produttive di mais irrigato”. (USDA
Looks to Approve Monsanto’s Draught-Tolerant Corn, The
New York Times, 11 Maggio 2011)
Helen Wallace di Gene Watch UK mette in
guardia: "Il settore delle biotecnologie deve
cessare i suoi tentativi cinici di manipolare
l'opinione pubblica facendo credere che le
coltivazioni GI siano necessarie per sfamare il
mondo". (GeneWatch UK press release, Draught-Tolerant
GM Corn Will Not Feed the World, 13 Maggio 2011).
Anche altre industrie biotecnologiche
sostengono falsamente che stanno inventando
geni resistenti ai cambiamenti climatici.
Come scrive Ram Kaundiya, amministratore
delegato di Advanta, India, e presidente di
Biotech Led Enterprises - Agricolture Group:
"Sono in cantiere geni che creano molte
aspettative. Ad esempio, un gene che consente
un uso efficiente dell'acqua e che ridurrà
notevolmente il fabbisogno idrico delle
colture, aiutando un gran numero di
agricoltori americani che coltivano con la
pioggia più di 100 milioni di ettari. Allo
stesso modo, un gene che fa uso efficiente di
azoto consentirà di ridurre di circa il 30%
l'uso di fertilizzanti azotati. Un altro gene, in
attesa dietro le quinte, è quello che tollera il
sale, che potrà aiutare gli agricoltori a
coltivare nei terreni salini, che ammontano ad
oltre 20 milioni di ettari in India”. Ci sono
oltre 1600 brevetti di colture resistenti ai
cambiamenti climatici. (Biopiracy of Climate
Resilient Crops: Gene Giants Steal Farmers Innovation of
Drought Resistant, Flood Resistant and Soil Resistant
Varieties,
Navdanya/
RFSTE,
Giugno
2009
&
www.etcgroup.org).
Tuttavia, tutti questi caratteri genetici sono
già stati selezionati in modo tradizionale dai
contadini indiani. La collezione di semi di
Navdanya ha varietà tolleranti la siccità (quali
Nalibakuri, Kalakaya, Atia, Inkiri, ecc.),
varietà tolleranti le inondazioni (quali
Nalidhulia,
Ravana,
Seulapuni,
Dhosarakhuda, ecc.) e varietà tolleranti la
salinità
(quali
Bhundi,
Kalambank,
Lunabakada, Sankarchin, ecc.).
I legumi e i fagioli sono naturalmente capaci
di fissare l'azoto. Nessuno di questi tratti è
stato "inventato" dall'ingegneria genetica. Gli
agricoltori li copiano dalla natura.
3. Sicurezza per la salute umana
Nel mentre, il re degli OGM non ha vestiti –
per es., i coltivi GI non sono in grado di
nutrire il mondo ma hanno il potenziale per
danneggiare e schiavizzare il mondo. Tra le
false affermazioni fatte dalla Monsanto e
dall'industria della biotecnologia, vi è quella
che i cibi GI sono sicuri per la salute umana.
Tuttavia,
ci
sono
abbastanza
studi
indipendenti che dimostrano che gli alimenti
transgenici possono provocare danni alla
salute.
Esperimento di Irina Ermakova: l’i n f l u e n z a d e l l a s o i a G I
(Roundup Ready) su ratti stessa età: testimone
a sinistra e trattato a destra, di piccole
dimensioni e peso.
Per esempio, la ricerca del Dott. Arpad
Pusztai ha dimostrato che le cavie alimentate
con patate GI avevano il pancreas
ipersviluppato, il cervello ristretto e la
risposta immunitaria danneggiata. Le ricerche
del Dott. Eric Seralini hanno dimostrato che
possono verificarsi danni agli organi interni.
Il Comitato di Ricerca e Informazione
Indipendente
sull’Ingegneria
Genetica
(CRIIGEN) e le Università di Caen e Rouen
sono riusciti, per ordine del Consiglio
Europeo, ad ottenere i dati originali degli
esperimenti della Monsanto del 2002
sull’alimentazione delle cavie e li hanno
pubblicati nel 2005. I ricercatori hanno
scoperto che le cavie alimentate con le tre
varietà autorizzate del mais GI – il Mon 863,
prodotto insetticida, il Mon 810 e gli erbicidi
Roundup Ready - hanno sofferto danni agli
organi interni. Secondo il Dott. Gilles Eric
Seralini,
biologo
molecolare
presso
l'Università di Caen, i dati "evidenziano chiari
impatti negativi su reni e fegato, organi di
disintossicazione, così come danni in misura
diversa al cuore, alle ghiandole surrenali, alla
milza e al sistema ematopoietico". (A Comparison
of the Effects of Three GM Corn Varieties on Mammalian
Health, Joel Spiroux de Veu de Mois, Francois Roullier,
Dominique Cellise, Gilles Eric Serelini, International Journal
of Biological Sciences, 2009, 5: 706-726).
L'industria delle biotecnologie ha attaccato i
Dott. Pusztai e Seralini e tutti gli scienziati
che hanno condotto ricerche indipendenti
sugli OGM. Gli OGM non possono coesistere
con l'indipendenza e la libertà della scienza.
Uno studio canadese ha rilevato tracce della
tossina Bt, proveniente dal mais Bt della
Monsanto, nel sangue del 93% delle donne e
nell’80% dei loro cordoni ombelicali e sangue
fetale. (Aris A., Leblanc S., Maternal and fetal exposure to
pesticides associated to genetically modified foods in Eastern
Township of Quebec, Canada,Reproductive Toxicology, 31
Maggio 2011 (4) 526-33, Epub 2011 Feb/8).
Per sostenere l’argomento che la tossina Bt
nelle colture geneticamente modificate non
rappresenta alcun pericolo per la salute
umana, la Monsanto utilizza la flasa
affermazione che la proteina si rompe
all'interno dell'intestino umano. Al contrario,
lo studio canadese dimostra che la tossina Bt
sopravvive nel sangue delle donne incinte ed
è rilevata anche nel sangue fetale.
Si sono raccolte alcune prove di tossicità
epatica e renale alimentando topi in
laboratorio con una varietà di mais OGM
accreditato (Mon 863) (Seralini GE, Cellier D. &
Spironx de Vendomois, J, 2007, New analysis of rat feeding
study with a GM Maize, Archives of Environmental
Contamination and Toxicology, 10, 1007, S 00244-006-01495). Effetti simili sono stati osservati quando la
Monsanto ha nutrito delle cavie con la sua
varietà di colza GT-73 Roundup Ready. I topi
hanno mostrato un aumento del peso del
fegato variabile dal 12 al 16 per cento.
(Greenpeace (2004), Greenpeace critique of Monsanto’s
Roundup
Ready
Oilseed
rape,
GT-73,
http://www.greenpeace.at/uploads/media/GT73_Greenpeace_
comments_Oct_2004_01.pdf).
Nel 2005, la CSIRO ha abbandonato un
progetto, che seguiva da dieci anni, di
sviluppo di piselli GI dopo che i test avevano
dimostrato che questi causavano danni
polmonari di tipo allergico nelle cavie. (Young
E. (2005), GM Pea causes allergic damage in Mice, New
Scientist, http://www.newscientist.com/article/dn8347-gmpea-causes-allergic-damage-in-mice.html).
Navdanya ha condotto un sondaggio in
Vidharbha, in alcune aree di coltivazione di
cotone Bt. Sono stati selezionati venticinque
campi nei quali il cotone Bt era stato coltivato
per tre anni, i dati delle analisi sono stati
raffrontati con quelli di campi adiacenti, dove
nello stesso periodo erano state coltivate altre
varietà di cotone o altre colture. La ricerca ha
interessato le aree tra Nagpur, Amravati,
Wardha e altre aree adiacenti. Il risultato ha
mostrato
una
riduzione
significativa
dell'attività acida della fosfatasi (26,6%),
nitrogenasi (22,6%) e deidrogenasi (10,3%),
nei campi coltivati con cotone Bt. Inoltre, si è
osservata una leggera riduzione dell'attività
dell'esterasi (7,6%) e dell’alcalino fosfatasi
(0,7%) ma i risultati non sono statisticamente
significativi.
I risultati hanno chiaramente dimostrato che
la coltivazione del cotone Bt influenza in
modo significativo la salute biologica del
suolo ed in particolare l'azione benefica di
microrganismi (attinomiceti, batteri) ed
enzimi (acido fosfatasi, nitrogenasi e
deidrogenasi). (Effect on Soil Biological Activities due to
Cultivation of Bt cotton, Navdanya, 2008).
Altre affermazioni e studi scientifici relativi
ai rischi del Bt per la salute umana
confermano che:
• In generale, le principali preoccupazioni per
la salute sono legate alla tossicità e
all’allergia.
• Anche l'Organizzazione Mondiale della
Sanità (OMS) avverte che: “Molti organismi
GM hanno geni diversi inseriti in modo
diverso. Questo significa che i singoli
alimenti geneticamente modificati e la loro
sicurezza devono essere valutati caso per caso
e non è quindi possibile fare dichiarazioni
generiche sulla sicurezza degli alimenti
geneticamente modificati”.
(20 Questions on Genetically Modified Food, World Health
Organization.
http://www.who.int/foodsafety/publications/biotech/20questi
ons/en/).
• Molti studi hanno dimostrato che il Bt
comporta potenziali rischi per gli insetti e gli
animali, ma sono poche le ricerche sul suo
impatto sulla salute umana.
(Why GM Crops are Dangerous, People and Planet, 5
Febbraio 2009.
http://www.peopleandplanet.net/?lid=29012&section=34&to
pic=27).
• Uno studio del 1999 di Nature ha mostrato
effetti negativi, causati dal polline transgenico
(originato dal mais Bt), sulle farfalle
Monarca: le farfalle allevate su foglie di
euforbia e spolverate con polline di mais Bt
mangiavano meno, crescevano più lentamente
e soffrivano di un più elevato tasso di
mortalità. (J. Losey, LS. Rayor, M. E. Carter. Transgenic
pollen harms monarch larvae, Nature, vol 399. 20 Maggio
1999).
• La prova dei danni causati agli organi interni
è data da uno studio del 1999 che ha
dimostrato come le cavie nutrite con patate GI
soffrissero danni ai tratti intestinali. (SWB Ewen,
A. Puzstai, Effect of diets containing genetically modified
potatoes expressing Galanthus nivalis lectin on rat small
intestine, The Lancet, Vol 354 issue 9187, pg. 1353-1354, 16
Ottobre 1999). Inoltre, i topi alimentati con
pomodori GI hanno sviluppato lesioni allo
stomaco mentre quelli nutriti con un tipo
diverso di patate GI avevano il fegato più
piccolo e atrofizzato. Le cavie alimentate con
mais Bt hanno presentato lesioni al fegato,
mentre i conigli nutriti con soia transgenica
hanno mostrato una produzione alterata di
enzimi nel loro fegato e hanno registrato un
aumento dell'attività metabolica. Infine, i topi
alimentati con soia Roundup hanno mostrato
cambiamenti strutturali al fegato.
(C. Verma, S.
Nada, R.K. Singh, R.B. Singh, e S. Mishra. A Review on
Impacts of Genetically Modified Food on Human Health,
The Open Nutraceuticals Journal, 2011, 4, 3-11)
• Prove di allergia negli esperimenti sugli
animali: le patate GI hanno causato una
risposta più lenta del sistema immunitario dei
topi; i piselli GI hanno causato una risposta
infiammatoria nei topi, il che suggerisce che
questi potrebbero causare reazioni allergiche
mortali negli umani. (Ibid)
• Le tossine Bt hanno ucciso molte larve di
diverse specie di insetti. (Ibid)
• Ci sono state segnalazioni, da parte di
migliaia di contadini indiani, di reazioni
allergiche verificatesi successivamente alla
raccolta di cotone Bt. In AP, è stata registrata
la morte di migliaia di pecore che avevano
pascolato sul cotone Bt. (http://
www.gmwatch.org/latest-listing/1-newsitems/10585-whygm-crops-are-dangerous).
• Uno studio del CDC, del 2001, ha rilevato
28 soggetti con reazioni allergiche verificatesi
successivamente all'ingestione di mais GM.
(Rapporto del CDC al FDA. Investigation of human illness
associated with potential exposure to Cry9c, 11 Giugno 2001.
http://www.cdc.gov/nceh/ehhe/cry9creport/pdfs/cry9creport.p
df ).
4. Il mito dell'equivalenza sostanziale
Il dibattito sulla sicurezza è stato
ripetutamente soppresso dalla cattiva scienza.
Una delle strategie non scientifiche utilizzata
per estinguere il dibattito è stata il ricorso alla
definizione tautologica che definisce un
organismo o un alimento GM come
“sostanzialmente equivalente” agli organismi
e agli alimenti convenzionali. Tuttavia, i
raccolti GI o gli alimenti che ne derivano
sono diversi perché hanno geni provenienti da
organismi estranei – quindi non possono
essere assimilati agli organismi o ai cibi
convenzionali. Infatti, per motivi di
innovazione,
l'industria
biotecnologica,
quando registra brevetti OGM, si autoattribuisce il termine di “equivalenza
sostanziale”.
I governi e le agenzie governative, quando,
promuovendo l'ingegneria genetica, fanno
riferimento alla “voce della scienza” che sta
alla base delle loro decisioni politiche, stanno
manipolando i dati e le ricerche scientifiche
per promuovere gli interessi dell’industria
biotecnologica, mettendo a rischio la salute
dei cittadini e dell’ambiente. Il report degli
scienziati dell'EPA, dal titolo "Gene Genetico:
il rilascio commerciale prematuro di batteri
geneticamente ingegnerizzati”, e il report di
Andrew Christiansen, "Crescita bovina con
l'ormone ricombinante. Test allarmante,
approvazione infondata: la storia dietro la
corsa per portare rBGH sul mercato",
mostrano nel dettaglio come le agenzie
regolatrici abbiano manipolato la questione
della sicurezza.
Le agenzie scientifiche sono state divise e
polarizzate in due comunità: la comunità
scientifica aziendale e la comunità scientifica
pubblica. La comunità scientifica aziendale si
distingue per l’arte di distorcere e manipolare
la scienza. Fra le distorsioni della scienza
aziendale c'è l'affermazione di “equivalenza
sostanziale”, che è smascherata sia dalla
ricerca effettuata dalla comunità scientifica
pubblica che dalle stesse rivendicazioni dei
diritti di proprietà intellettuale avanzate dalle
industrie biotecnologiche.
Quando le industrie vogliono evitare la
valutazione dei rischi e la questione della
responsabilità, ricorrono all’argomento che
l'organismo geneticamente modificato è
“sostanzialmente equivalente” a quello
convenzionale. Invece, quando vogliono che
gli siano riconosciuti i diritti di proprietà, gli
stessi OGM diventano “una novità” o
sostanzialmente
non
equivalenti
agli
organismi della stessa famiglia.
Quando il settore dell'ingegneria genetica
affronta il discorso dei diritti di proprietà
intellettuale e quello della sicurezza, ciò che
emerge è un atteggiamento non scientifico,
un’incoerente struttura antidemocratica che
richiede un totale controllo dei diritti assoluti
di proprietà intellettuale, negando ed
escludendo tutte le responsabilità.
Questa schizofrenia ontologica è basata sulla,
e porta alla, incoerenza, che è una
caratteristica propria della cattiva scienza. La
buona scienza si basa invece sulla coerenza.
La consistenza e l'incoerenza tra il discorso
dei diritti di proprietà e quello sulle questioni
di sicurezza, contribuisce alla struttura
antidemocratica, che non prevede meccanismi
di protezione dei cittadini dall’irresponsabilità
delle multinazionali.
Un secondo concetto non scientifico utilizzato
per ignorare le considerazioni sulla biosicurezza è costituito dall'uso della parola
“significativo”. Infatti, l'EPA ha sostenuto
che, poiché siamo circondati da batteri, il
rischio di introdurre batteri patogeni
attraverso il trasferimento genico non è
“significativo”. L'EPA ha affermato che,
poiché il problema della resistenza agli
antibiotici è già presente, ogni nuovo rischio è
del tutto insignificante. Quest’atteggiamento
non scientifico, che tenta di ignorare i rischi o
di sopprimere i dati scientifici che li
sostengono, è un esempio concreto di cattiva
scienza.
Un'altra strategia utilizzata per sopprimere la
buona scienza con quella cattiva è quella della
progettazione
di
esperimenti
e
dell’estrapolazione dei dati dai contesti
costruiti artificialmente agli ecosistemi reali.
La strategia definitiva utilizzata è quella della
distorsione della realtà, sfruttata più volte dal
governo degli Stati Uniti per uccidere il
Protocollo sulla bio-sicurezza previsto dalla
Convenzione sulla Diversità Biologica,
nonostante gli Stati Uniti non aderiscano alla
stessa. Ciò nonostante, nel 2000, gli altri paesi
del mondo hanno adottato il Protocollo di
Cartagena sulla bio-sicurezza. La stessa
strategia è stata applicata anche contro
l'etichettatura
dei
cibi
geneticamente
modificati. Ma, il resto dei paesi ha accettato
lo stesso l'obbligatorietà dell’etichettatura
degli OGM attraverso il Codex Alimentarius.
Nonostante il governo degli USA si riferisca
costantemente alla scienza, esso promuove la
cattiva scienza e così facendo promuove i
rischi per la salute ecologica e umana.
Anziché stimolare la comprensione scientifica
degli impatti del trasferimento genetico, il
governo degli USA promuove la deliberata
ignoranza sugli stessi.
“Non osservare - non vedere”. La strategia
della “deliberata ignoranza”
Il falso presupposto della “sostanziale
equivalenza” degli OGM agli organismi non
modificati, è alla base della promozione
dell’ignoranza deliberata. Così, ignorare
volutamente i rischi viene considerato una
prova di sicurezza. Il “non osservare - non
vedere” porta alla totale mancanza di
informazioni
sugli
impatti
ecologici
dell'ingegneria genetica.
Si è spesso affermato che, nelle oltre 500
ricerche fatte negli Stati Uniti, non sono state
rilevate conseguenze negative. Tuttavia, il
termine “ricerche” è del tutto fuorviante.
Nonostante quegli sperimenti fossero
generalmente test non scientifici, a scapito di
preoccupazioni ecologiche reali, i “non-dati”
di queste “non-ricerche” sono stati citati
all’interno dei circuiti politici come “risultati
di 500 vere e proprie ricerche che hanno
assicurato gli scienziati del fatto che non ci
sono preoccupazioni scientifiche legittime”.
Recentemente e per la prima volta, i dati delle
prove effettuate in campo dal Dipartimento
per l’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA)
sono stati verificati per valutarne la validità.
La Union of Concerned Scientists (UCS), che
ha condotto la valutazione, ha verificato che i
dati raccolti dall’USDA con test di piccola
scala hanno poco valore relativamente alla
valutazione
del
rischio
commerciale.
Addirittura, molti rapporti non menzionano –
o lo fanno in misura minore - i rischi
ambientali. Fra i rapporti che alludono ai
rischi ambientali, la maggior parte si basa su
visure scannerizzate di particelle di terreni per
identificare le piante parassite o campi di
prova isolati dalle sementi originali. L’Unione
ha concluso che l'affermazione che “in quelle
centinaia di test non è successo niente” indica
ben poco. In molti casi, gli effetti negativi
sono difficili da percepire e non possono
essere registrati attraverso la scansione di un
campo. In altri casi, la mancata evidenza del
rischio era legata alle limitazioni delle prove
stesse. Molte colture sperimentali erano
sistematicamente
isolate
dai
“parenti
selvatici” e questa condizione ha garantito
l'impossibilità di ibridazioni. L’Unione ha
avvertito che "bisogna fare molta attenzione
nel citare i risultati dei test di campo come
prova evidente della sicurezza delle colture
geneticamente modificate" (Jane Rissler & Margaret
Mellon, The Ecological Risks of Engineered Crops, The MIT
Press, 1996).
Il mito della sicurezza dell'ingegneria
genetica è volutamente costruito sulla
deliberata ignoranza. La deliberata ignoranza
sugli impatti non è prova di sicurezza ma
garanzia per il disastro.
La corruzione scientifica dell’industria
biotecnologia e il sacrificio della sovranità
della conoscenza sono iniziati nel 1992 con
l'intruglio del falso principio di equivalenza
sostanziale.
La
falsa
assunzione
dell’equivalenza sostanziale è stata introdotta,
dal presidente George H. W. Bush, nella
politica degli Stati Uniti avviata subito dopo il
Summit sulla Terra, tenutosi a Rio de Janeiro,
per attutire l'invito all’applicazione del
regolamento per la bio-sicurezza. È stato poi
formalizzato ed introdotto nel 1993
dall'OCSE (Organizzazione dell’ONU per la
Cooperazione Economica e lo Sviluppo), e
successivamente approvato dalla FAO
(Organizzazione
dell’ONU
per
l’Alimentazione e l’Agricoltura) e dall’OMS
(Organizzazione Mondiale della Sanità). Il
documento dell'OCSE afferma:
“L'approccio più pratico per la valutazione
degli alimenti e dei componenti alimentari
derivati da organismi ottenuti con
l'applicazione delle biotecnologie moderne è
quello di verificare, ove possibile, se siano
sostanzialmente equivalenti ai prodotti
alimentari analoghi. Il concetto di
equivalenza sostanziale incarna l'idea che gli
organismi esistenti utilizzati come alimenti, o
come componenti del cibo, possano essere
usati come base di confronto per valutare la
sicurezza degli alimenti o dei componenti
alimentari, nuovi o geneticamente modificati,
per il consumo umano”.
Oltre ad essere vaga, questa definizione è
traballante. I cibi con i geni della tossina Bt
non sono uguali agli stessi cibi senza questa
tossina. Le colture resistenti agli erbicidi sono
differenti dalle varietà esistenti perché
contengono nuovi geni resistenti agli erbicidi.
Un articolo di Marc Lappe e altri autori,
pubblicato sul Journal of Medicinal Food
(1999), ha stabilito che i semi di soia
Roundup Ready della Monsanto cambiano i
livelli di fitoestrogeni in una percentuale che
va dal 12 al 14%. Trattare queste differenze
come insignificanti quando si tratta di una
questione di sicurezza e come rilevanti
quando si tratta di brevettabilità, va
assolutamente contro la scienza. Come
affermano Millstone, Brunner e Mayer, in “Al
di là dell’equivalenza sostanziale” (Nature, 7
ottobre 1999):
"L'equivalenza sostanziale è un concetto
pseudo-scientifico perché è un giudizio
politico e commerciale mascherato come
scientifico. Inoltre, è, intrinsecamente antiscientifico
poiché
è
stato
creato
principalmente per fornire una scusa per non
richiedere test biochimici o tossicologici.
Dunque, questo concetto serve a scoraggiare
e inibire la potenziale ricerca scientifica di
informazioni".
Il
principio
scientificamente
falso
dell’equivalenza sostanziale è stato messo in
atto negli USA immediatamente dopo il
Summit della Terra, per annullare gli articoli
della Convenzione sulla bio-sicurezza e sulla
diversità biologica.
Il falso presupposto della "equivalenza
sostanziale" degli OGM GI e degli organismi
non ingegnerizzati, fonda le basi di una
strategia di deliberata ignoranza. Dato che il
transgenico non è mai stato valutato,
l'ignoranza, non conoscenza, dei rischi viene
considerata la prova della sua sicurezza. Il
motto "non osservare, non vedere, non
trovare" porta alla totale mancanza di
informazioni
sull'impatto
ecologico
dell'ingegneria genetica.
"L'equivalenza sostanziale" contraddice anche
la pretesa di brevettare le novità e le
invenzioni. La Mahyco ha un brevetto per una
melanzana Bt. Quando l'industria vuole
evitare la valutazione dei rischi ed evadere
ogni questione di responsabilità, l'argomento
usato è che l'organismo geneticamente
modificato è "sostanzialmente equivalente”
all'organismo genitore non ingegnerizzato.
Tuttavia, quando l'industria vuole i diritti di
proprietà intellettuale e i brevetti, lo stesso
OGM diventa “novello” o sostanzialmente
non uguale all'organismo genitore. Questa è
schizofrenia ontologica.
Oltre all'impatto sulla salute, gli OGM hanno
un grave impatto ecologico; il più
significativo è costituito dalla contaminazione
genetica. L’agricoltore canadese Percy
Schmeiser ha perso le sue semenze di colza a
causa della contaminazione da coltivazioni
vicine di OGM.
5. La contaminazione genetica è
inevitabile, la coesistenza non è
possibile
Oltre a causare danni alla salute pubblica e
agli ecosistemi, i semi e le colture GI
costituiscono la strada seguita dalle aziende
per possedere i “propri” semi, attraverso
brevetti e diritti di proprietà intellettuale
(DPI). I brevetti forniscono diritti ai loro
titolari e ai monopoli delle multinazionali.
Questo si traduce in super-profitti per la
Monsanto; ma significa debiti per i contadini.
Per esempio, più di 250.000 contadini indiani
sono stati spinti al suicidio nell'ultimo
decennio e mezzo. La maggior parte dei
suicidi si sono verificati nel settore della
coltivazione del cotone, dove la Monsanto ha
creato un monopolio delle sementi attraverso
il cotone Bt.
In una conferenza, a Washington D.C., sul
futuro dell'agricoltura, il Segretario per
l’Agricoltura degli Stati Uniti, Tom Vilsack,
riferendosi all'agricoltura biologica e agli
OGM ha detto: "Ho due figli, li amo entrambi
e voglio che coesistano". La regista Debra
Grazia ha risposto dalla platea: "ma uno dei
tuoi figli è un bullo".
Gli OGM contaminano le colture non
ingegnerizzate.
La
contaminazione
è
inevitabile dal momento che l'impollinazione
incrociata, all'interno della stessa specie o con
parenti stretti, è inevitabile.
Il caso più drammatico di contaminazione e di
“inquinamento” genetico è quello di Percy
Schmeiser, un produttore canadese di semi di
colza, il cui raccolto è stato contaminato da
colza Roundup Ready della Monsanto. La
Monsanto, anziché risarcire Percy per i danni
della contaminazione, rispettando il principio
che "chi inquina paga", gli ha fatto causa per
"furto di proprietà intellettuale".
In Canada, la contaminazione della colza è
così grave che il 90% dei campioni di semi di
colza non-OGM certificata contiene materiale
GI.
(www.lynnmaclaren.org.au/media-release-majorgraintraders-reject-gm-colza).
Come ha affermato Arnold Taylor, presidente
del Fondo per la Protezione dell'Agricoltura
Biologica: “In Canada, la colza biologica non
esiste praticamente più perché tutti i semi
sono contaminati…abbiamo perso tale
coltura". (GM Canola ‘contaminated’, Canadian Farms,
The Age.com. au, 5 Luglio 2011).
In uno studio sull'agricoltura, effettuato in
Canada, degli scienziati hanno rilevato che
quasi la metà dei 70 campioni di sementi
certificate era contaminata con il gene del
Roundup Ready. Il 37% aveva il gene Liberty
Link e il 59 % aveva entrambe le
contaminazioni.
campioni di semi di colza non-OGM e ne
hanno trovato 32 contaminati con varietà GI –
tra cui tre campioni con livelli di
contaminazione superiori al 2% (Freisa L., Nelson,
A. & Van Acker R., (2003), Evidence of contamination of
pedigreed canola (brassica napus) seed lots in western
Canada with genetically engineered herbicide resistance
traits, Agronomy Journal, 95, 2003, pg. 1342 – 1347).
Negli Stati Uniti, una ricerca ha rivelato che
praticamente tutti gli esemplari di sementi di
mais, soia e colza non-OGM erano stati
contaminati da varietà GI (Mella M and Rissler J
(2004), Gone to Seed: Transgenic Contaminates in the
Traditional Seed Supply, Union of Concerned Scientists).
Una ricerca condotta nel
scoperto che la colza GI
naturale fino ad oltre 26
attraverso l’impollinazione
Regno Unito ha
contamina quella
km di distanza,
incrociata (Ramsay
G., Thompson C. e Squire G. (2004). Quantifying landscapescale gene flow in oil seed rape, Scottish Crop Research
Institute and U.K Department of Environment, Food and
Rural
Affairs,
(DEFRA),
Ottobre
2004,
p.4,
www.scri.ac.uk/scri/file/EPI/Agroecology/Landscape_scale_
geneflow_in_oilseed_rape.pdf).
Uno studio australiano ha scoperto che il
polline con il gene di colza GI può spostarsi
fin di tre chilometri grazie al vento o agli
insetti. La distanza attuale d’isolamento,
prevista in Canada tra la colza GI e quella
non-OGM è di soli 100 metri. (Studies show gene
flow in GE canola likely widespread, Ron Friesen, 4 Luglio
2002, http://monsanto.unveiled.info/canada/geneflow.htm).
L’Unione Nazionale degli Agricoltori
Canadesi, nel 2005, ha dichiarato: "Le colture
GI sono incompatibili con le altre forme di
agricoltura, non-OGM e biologiche, perché
gli OGM contaminano e perché la
segregazione è impossibile”. (http://www.non-gmfarmers.com/documents-GM-canola).
Reuters, 19 Settembre 2011
Le super infestanti rappresentano una minaccia crescente per
le colture degli Stati Uniti.
L’agricoltore Mark Nelson strappa erbacce alte quattro piedi
dal suo campo di soia Kansas. Torri di “waterhemp”
crescono sui suoi fagioli, risucchiando l'umidità e i nutrienti
del terreno, che i fagioli necessitano per crescere. “Durante
la raccolta, i semi di questa erbaccia si diffonderanno
ovunque”, dice lui. Sono circa 11 milioni gli ettari infestati
da "super erbacce", alcune delle quali crescono diversi
centimetri al giorno e sfidano anche l’erbicida più venduto al
mondo, il Roundup, il cui principio attivo è il glifosato.
I ricercatori canadesi hanno testato 33
Un rapporto dell'Istituto Giapponese per gli
Studi Ambientali (JIES) ha confermato che
le piante di colza geneticamente modificate e
resistenti agli erbicidi si sono oramai diffuse
negli ecosistemi giapponesi, partendo dai
porti di navigazione principali e lungo tutta la
costa.
(http://www.greenpeace.org/international/en/publications/
reports/canola-report/).
In un rapporto del 2007 della Network of
Concerned Farmers, dal titolo "Economia
della colza geneticamente modificata", si è
valutato che se la colza GM venisse introdotta
in Australia e fosse adottata dal 20% degli
agricoltori,
gli
agricoltori
non-OGM
soffrirebbero perdite di 65,52 milioni di
dollari a causa della contaminazione.
In Australia, nel dicembre 2010, il contadino
biologico Steve Marsh, ha perso il suo
riconoscimento biologico perché il suo
raccolto è stato trovato contaminato con
canola (colza) Roundup Ready.
(http://www.perthnow.com.au/news/specialfeatures/gmcontamination-of-organic-crop-confirmed/).
Nell'agosto 2006, si è riscontrato che tracce
del riso sperimentale GI Liberty Link della
Bayer avevano contaminato il 30% delle
risaie in Texas, Louisiana, Missouri, Arkansas
e Mississippi. Le sperimentazioni sul riso GI
erano state intraprese dalla Bayer e
dall’Università Statale della Louisiana a
Crowley, LA. In soli quattro giorni, la notizia
della contaminazione ha portato a una
diminuzione dei prezzi dei futures del 14%,
con un costo per i coltivatori di 150 milioni di
dollari. Le esportazioni sono diminuite perché
l'Unione Europea, il Giappone e la Russia
avevano interrotto l'importazione del riso
coltivato negli Stati Uniti. Undici mila
coltivatori di riso degli Stati Uniti hanno
citato la Bayer per la contaminazione del loro
riso e per aver rovinato le esportazioni. Il 1°
luglio 2011, la Bayer ha accettato di pagare ai
contadini 750 milioni di dollari per risolvere
la vertenza. (Bayer settles with farmers over modified
rice seeds, New York Times, 2 Luglio 2011.
http://www.nytimes.com/2011/07/02/business/02rice.html).
Nel 2001, D. Quist e I. Chapela,
dell’Università del Messico, hanno pubblicato
uno studio sulla rivista Nature dal titolo
"DNA transgenico introdotto in alcuni terreni
di coltivazione di mais tradizionale in
Oaxaca, Messico” (Nature, 414, 6863, 29
Novembre 2001 p. 541-543). Il loro studio ha
mostrato che il mais nativo era stato
contaminato da quello GI. Questo è accaduto,
nonostante in Messico sia illegale coltivare
mais GI.
Il Messico è il centro della biodiversità del
mais. È lì che questo cereale è stato
“addomesticato” e dove se ne registra la più
alta diversità di tipi. Secondo il governo, la
contaminazione ha avuto luogo quando gli
agricoltori hanno coltivato mais importato
dagli Stati Uniti, senza sapere che era
geneticamente modificato.
Nell'aprile 2002, il governo messicano ha
confermato la contaminazione del mais nativo
con quello GI. Come Jorge Soberon,
Segretario della Commissione per la
Biodiversità del Messico, ha dichiarato:
"Questo è il peggiore dei casi di
contaminazione da materiale geneticamente
modificato al mondo, perché è successo nel
luogo di origine di una coltura importante. È
confermato. Non vi è alcun dubbio." (C. Clover,
Worst ever GM crop Invasion, The Daily Telegraph, Londra,
19 Aprile 2002, P. Brown, Mexico’s Vital Gene Reservoir
Polluted by Modified Maize, Guardian, Londra, 19 Aprile
2002).
Nel 2003, in Messico, nei campi di mais negli
Stati di Chihueha, Morelos, Durango, Stato
del Messico, Puebla, Oaxace, San Luis Potosi,
Tlaxcale e Veracruz, il mais nativo è risultato
contaminato da varietà geneticamente
modificate. L'analisi è stata effettuata da una
coalizione di organizzazioni di agricoltori. In
alcuni campioni, il grado di contaminazione
ha raggiunto il 33%.
La contaminazione del mais in Messico non è
solo un fenomeno biologico. Essa ha
implicazioni culturali. Come ha dichiarato
Aldo Gonzalez, un contadino di Sierra Juarez
di Oaxaca: "La contaminazione del nostro
mais tradizionale debilita l'autonomia
fondamentale delle nostre comunità autoctone
e agricole, perché non si tratta semplicemente
del nostro approvvigionamento alimentare; il
mais è una parte vitale del nostro patrimonio
culturale.” (ETC, Genetic Pollution in Mexico’s Center of
Maize Diversity, Food First Backgrounder, Primavera 2002,
Vol. 8, N.2)
Nel 2000, il mais Starlink, una coltura Bt
brevettata da Aventis (recentemente acquisita
dalla Bayer) che non è stata approvata per il
consumo umano, è stato trovato in prodotti da
supermercato negli Stati Uniti durante delle
ricerche sui prodotti con mais, fatte da una
coalizione di gruppi ambientalisti. Sono stati
ritirati oltre 70 tipi di patatine di mais e più di
80 tipi di tacos, con conseguenti gravi
perturbazioni sui mercati degli Stati Uniti ed
internazionali.
in Uruguay. (GM Maize contaminates non-GM crops in
La pacifica convivenza tra OGM e colture
convenzionali è un mito: la contaminazione
attraverso l'impollinazione incrociata, che
implica una seria minaccia per la biodiversità,
è inevitabile.
• Il polline GM può potenzialmente
contaminare,
attraverso l'impollinazione
incrociata, sia le colture non geneticamente
modificate che le infestanti, creando
potenziali super-infestanti resistenti ai
pesticidi. Gli insetti e il vento possono
trasportare il polline per chilometri e la
situazione si aggrava se consideriamo che i
semi possono rimanere nel terreno per anni
prima di germinare. Inoltre, non esiste un
metodo sicuro per prevenire gli errori umani o
la piantagione illegale di semi GM. (GM
Contaminations Briefing, Friends of the Earth, Gennaio
2006.
http://www.foe.co.uk/resource/briefing_notes/gene_escape.pd
f)
La separazione dei campi di coltivazione GM
da quelli non GM non è precauzione
sufficiente: si possono rilevare bassi livelli di
contaminazione anche a diverse centinaia di
metri di distanza dalle colture ed è difficile
tracciare un confine certo oltre il quale la
contaminazione può essere impedita in modo
sicuro. Uno studio australiano nel 2002 ha
rilevato geni GM fino a 3 km dalla sorgente.
Inoltre, non vi è un gradiente evidente di
corrispondenza fra la contaminazione e la
distanza dalla fonte: la contaminazione è
imprevedibile. (Crop Pollen Spreads Further than
Uruguay, Daniela Hirschfeld. Scidev.net. 9 Maggio 2011.
http://www.gmwatch.eu/latest-listing/1-newsitems/13132gm-maize-contaminates-non-gm-cropsin-uruguay)
• In Canada, sono stati segnalati numerosi casi
di colza GM germinata dove non era stata
piantata e i test hanno verificato la presenza di
geni GM in oltre il 50% delle piante di colza.
(Studies show gene flow in GM canola likely widespread,
Ron Friesen. Manitoba Co-operator, 4 Luglio 2002.
http://monsanto.unveiled.info/canada/geneflow.htm).
Report simili arrivano dal Giappone, dagli
Stati Uniti e dall’Australia. (Special Report:
Genetically Modified Canola Contamination in Japan,
Nishoren.org,
29
Ottobre
2010.
http://www.
nishoren.org/en/?p=888).
• Si stima che oggi, negli Stati Uniti, il 50%
dei semi di mais, il 50% dei semi di cotone e
l'80% dei semi di colza contengano DNA GI,
come riportato da uno studio fatto dalla Union
of Concerned Scientists. (The Day the Sun Dies:
Contamination and Resistance in Mexico, Silvia Reibeiro.
GRAIN.org, Luglio 2004.
http://www.grain.org/seedling/?id=292#_3).
• Nelle Hawaii, il 30-50% delle coltivazioni di
papaia è risultato essere contaminato da geni
GM (Hawaiian Papaya: GMO Contaminated, Hawaii
SEED,
2006.
http://www.grain.org/
Contamination_Papaya.pdf).
research_files/
• In Tailandia, nel 2004, le ricerche sugli
OGM nei campi di papaia sono state fonte di
una diffusa contaminazione genetica; e la
contaminazione è risultata maggiore dopo che
il Dipartimento di Agricoltura aveva
affermato che tutte le coltivazioni OGM erano
state sradicate.
2002.
(http://www.greenpeace.org/international/en/news/features/ge
- papaya-010606/).
È stato documentato che il vento e gli insetti
possono trasportare il polline anche per
distanze di oltre 20 km (GM Contaminations
• In Nuova Zelanda, nel 2005, 13.500
tonnellate di mais sono state contaminate da
materiale GI durante i test di routine, si tratta
del sesto incidente di questo tipo in tre anni.
Expected,
New
Scientist,
27
Giugno
http://www.newscientist.com/article/dn2471).
Briefing. Friends of the Earth. Gennaio 2006.
http://www.foe.co.uk/resource/briefing_notes/gene_escape.pd
f). Nonostante la separazione delle colture, la
(http://www.connectotel.com/gmfood/ nz270705.txt)
contaminazione sfugge al controllo umano:
nel marzo 2011, gli agricoltori hanno rilevato
contaminazioni da semi GI trasportati nei loro
campi dalle inondazioni.
• In Giappone, nel 2005, coltivazioni GI
(mais, soia) sono nate spontaneamente attorno
ai porti a seguito di semi dispersi durante le
operazioni di scarico e di trasporto.
• Nel maggio 2011, un report ha rilevato delle
piantine GI in tre campi di mais tradizionale
• Un report del 2004 ha rilevato una
(http://www.lifeissues.net/writers/mcc/mcc_01
geneticengin.html).
contaminazione diffusa della soia in Brasile.
(http://www.grain.org/research/ contamination.cfm?id=164).
6. I brevetti e i monopoli delle
sementi
Gli OGM sono intimamente legati ai brevetti
dei semi. Infatti, la brevettazione dei semi è il
vero obiettivo che spinge l'industria a
promuovere gli OGM.
Attraverso i brevetti, si stanno creando veri e
propri monopoli sulle sementi, fusioni e
accordi di licenze incrociate.
Ora la Monsanto controlla la più grande
società produttrice di semi del mondo,
Seminis, che ha creato acquistando: Peto
Seed,
Bruinismo,
Genecorp,
Barhan,
Horticere, Agroceres, Royal Suis, Choon Ang,
Hungnong. Altre acquisizioni di aziende
sementiere e joint venture della Monsanto
sono: Asgrow, De Rinter, Monsoy, FT
Sementes, Carma, Advanta Canola, China
Seed, CNDK, ISG, Wertern, Protec, Calgene,
Deltapine Land, Syngenta Global Cotton
Division, Agracetus, Marneot, EID Parry
Rallis, CDM Mandiyu, Ciagro, Renessan,
Cargill, Terrazawa, Cargill International Seed
Division, Hybritech, Jacob Hartz 1995,
Agriprowheat, Cotton States, Limagrain
Canada, Alypanticipacoes, First line, Mahyco,
Corn States Intl, Corn States Hybrid,
Agroeste, Seusako, Emergent Genetics,
Mahendra, Indusem, Darhnfeldt, Paras,
Unilever, Dekelb, Lustum, Farm Seed,
Deklbayala, Ayala, Polon, Ecogen, PBIC.
La Monsanto ha accordi di licenze incrociate
con BASF, Bayer, Dupont, Sygenta e Dow.
Queste multinazionali hanno accordi per
condividere tra loro tratti di semi GI
brevettati. I giganti delle aziende sementiere
non sono in competizione tra di loro, ma lo
sono con i contadini e gli agricoltori per il
controllo della fornitura di semi.
La Top Ten mondiale delle compagnie sementiere
Compagnia
Vendite di semi nel 2007
(valori in milioni di dollari USA)
% di proprietà del mercato
mondiale di semi
1
Monsanto (USA)
$ 4694
23,00%
2
Dupont (USA)
$ 3300
15,00%
3
Sygenta (Svizzera)
$ 2018
9,00%
4
Groupe Linagrain
(Francia)
$ 1226
6,00%
5
Land Olakes (USA)
$ 917
4,00%
6
KWS AG
(Germania)
$ 702
3,00%
7
Bayer Crop
(Germania)
$ 524
2,00%
8
Sahata (Giappone)
$ 396
< 2%
9
DLF Trifolum
(Danimarca)
$ 391
< 2%
10 Takii (Giappone)
$ 347
< 2%
$ 14785
67%
Totale delle Top Ten
(ETC: Who owns Nature, http://www.etcgroup.org/upload/publication/707/01/etc_won_report_final_color.pdf).
La combinazione di brevetti, contaminazione
genetica e diffusione di monoculture è
segnale del fatto che la società sta
rapidamente perdendo il controllo della
proprietà delle sementi e della libertà di scelta
degli alimenti. Gli agricoltori stanno perdendo
la loro libertà di detenere i semi e di poter
produrre alimenti biologici senza la minaccia
di contaminazione da colture GI. I cittadini
stanno perdendo la libertà di sapere cosa
stanno mangiando e di scegliere se mangiare,
o meno, cibi senza OGM.
Un esempio di monopolio del seme è
costituito dal caso del cotone in India. In un
decennio, la Monsanto ha ottenuto il controllo
del 95% del mercato dei semi di cotone e il
prezzo di questo seme è aumentato
dell'8.000%. Il Tribunale indiano dell'AntiTrust, e in particolare la relativa Commissione
sulle pratiche di commercio restrittivo e i
monopoli, è stato costretto ad agire contro la
Monsanto. Gli alti costi delle sementi e dei
prodotti chimici hanno spinto al suicidio oltre
250.000 agricoltori e la maggior parte dei
suicidi è avvenuta nel settore del cotone. La
Monsanto non ha solo il controllo del seme
attraverso i brevetti, ma esercita il suo potere
anche attraverso la contaminazione. Dopo la
diffusione della contaminazione genetica, la
Monsanto ha fatto causa agli agricoltori,
accusandoli di essere "ladri di proprietà
intellettuale", com’è stato il caso di Percy
Schmeiser. Questo ha spinto una coalizione di
oltre 80 gruppi a fare causa alla Monsanto per
impedirle di citare in giudizio gli agricoltori
dopo avere contaminato i loro raccolti. (http://
www.pubpat.org/assets/files/seed/OSGATA-vComplaint.pdf)
Monsanto-
Il rifiuto delle norme sull'etichettatura
costituisce una negazione dei diritti
fondamentali dei consumatori “a sapere” e
“a scegliere”
Nel giugno 1997, Charlene Barshefshy, il
rappresentante della Commissione per il
Commercio degli USA, ha ammonito Franz
Fischler, Commissario per l’Agricoltura
dell'Unione Europea, a non avanzare proposte
per richiedere l'obbligo di evidenziare in
etichetta gli organismi geneticamente
modificati o per escluderli dai prodotti
regolamentari. Il rappresentante degli USA ha
comunicato alla Commissione del Senato per
l’Agricoltura che gli Stati Uniti non possono
tollerare azioni che causino disagi maggiori
alle esportazioni USA in Europa.
Il Commissario dell’UE era sotto la pressione
dei consumatori europei che chiedevano di
etichettare i cibi OGM e rivendicavano il loro
diritto democratico all'informazione e alla
scelta. Tuttavia, i diritti dei consumatori sono
stati definiti dal rappresentante commerciale
degli Stati Uniti come regole "arbitrarie,
politicizzate e scientificamente ingiustificate".
Inoltre, si affermò che l'insistenza dei
consumatori
a
perseguire
"restrizioni
scientificamente
ingiustificate"
avrebbe
portato ad una "guerra commerciale di
dimensioni maggiori".
In una lettera al Segretario degli Stati Uniti, il
12 giugno 1997, le multinazionali americane
dell'agrobusiness hanno dichiarato che norme
specifiche per l'etichettatura degli OGM
sarebbero state ingiustificate scientificamente
e commercialmente irrealizzabili.
Secondo l'industria statunitense, l'etichettatura
degli alimenti viola l'accordo dell’OMC sul
libero scambio. Le misure sanitarie e
fitosanitarie dell’OMC sono quindi viste da
parte dell'industria come poste a tutela dei
loro interessi. Ma il diritto all'informazione è
un diritto fondamentale della democrazia e i
diritti democratici non possono essere
sanzionati da arbitri tecnocratici e dai processi
decisionali aziendali che definiscono che cosa
è e non è scienza.
Il rifiuto dell'etichettatura è solo una delle
dimensioni delle strutture totalitarie associate
all’introduzione dell'ingegneria genetica negli
alimenti e nell'agricoltura. Navdanya ha
aperto un caso in India richiedendo
l'etichettatura degli alimenti geneticamente
modificati, ma l'intervento diretto da parte
dell’Ambasciata degli Stati Uniti ha impedito
al Ministero della Sanità indiano di introdurre
una legge sull'etichettatura.
Il 5 luglio 2011, il Codex Alimentarius,
l'agenzia mondiale per la sicurezza dei generi
alimentari, ha riconosciuto il diritto dei paesi
di etichettare i cibi OGM. Questa decisione ha
messo fine a una discussione internazionale
durata 20 anni. Come afferma l'Internazionale
dei Consumatori: "Il nuovo accordo Codex
significa che ogni paese che intende adottare
l'etichettatura degli alimenti geneticamente
modificati non dovrà più affrontare la
minaccia di un'azione legale da parte
dell’OMC. Questo perché le misure nazionali
basate sulle linee guida o sugli standard
previsti dal Codex non possono essere
contestate come un ostacolo al commercio".
(http://foodfreedom.wordpress.com/2011/07/05/codexalimentarius-adopts-labeling-ofgenetically-modified-foods/ )
Quello di cui ora abbiamo bisogno è iniziare a
mettere in pratica questo principio del “diritto
a sapere” e fare in modo che l’etichettatura
degli OGM venga adottata in tutti i paesi.
Gli Ogm sono una questione di “Sovranità
Alimentare”
È per questi motivi che gli OGM sono
considerati un problema per la democrazia.
Difendere la sovranità alimentare è un diritto
e un dovere di tutti. Si ha la sovranità
alimentare quando è possibile scegliere
liberamente se utilizzare sementi o cibo liberi
da OGM. Questa scelta è stata gravemente
messa a rischio dalla comparsa delle sementi
geneticamente modificate e brevettate, dal
crescente controllo delle multinazionali sul
sistema
alimentare,
dall’inquinamento
chimico e dalla diffusione di una
contaminazione genetica incontrollata, fattori
che hanno reso il cibo non salutare. Ciascuno
di noi deve difendere la propria sovranità
alimentare e sollecitare il proprio governo
affinché protegga i diritti dei cittadini e la
smetta di sostenere il furto che le
multinazionali fanno dei nostri semi e dei
nostri cibi. Ognuno di noi è di vitale
importanza per l’istituzione della sovranità
alimentare. Pertanto, invitiamo tutti a
partecipare alla nostra lotta per difendere la
libertà più fondamentale: il nostro diritto a
una libera alimentazione.
*Vandana Shiva, distinta fisica ambientalista indiana e attivista per la sostenibilità
e la giustizia sociale. Direttrice/fondatrice della Fondazione di Ricerca per la Scienza, la
Tecnologia e l’Ecologia (RFSTE) e di Navdanya. È autrice di numerosi libri e ha ricevuto svariati
premi e riconoscimenti, tra cui il “Right Livelihood Award” e, più recentemente, il “Sydney Peace
Prize”.
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