IL RE DEGLI OGM È NUDO Il rapporto globale dei cittadini sullo Stato degli OGM - False promesse e fallaci tecnologie - INTRODUZIONE a cura della Dott.ssa Vandana Shiva Le persone che sottolineano la superficialità e la falsità delle pretese dei potenti e delle istituzioni sono spesso paragonate al bambino della favola di Hans Christian Andersen che ingenuamente dice che il re non ha vestiti. Ci è stato ripetutamente detto che le colture geneticamente ingegnerizzate (di seguito abbreviato in GI o GM, da geneticamente modificato) salveranno il mondo aumentando i raccolti e producendo più cibo. Salveranno il mondo tenendo sotto controllo i parassiti e le erbacce. Salveranno il mondo riducendo l’uso dei prodotti chimici in agricoltura. Salveranno il mondo con semi GI tolleranti la siccità e con altri semi modificati in grado di resistere al cambiamento climatico. Tuttavia, il re GI (Monsanto) è nudo! Tutte queste affermazioni si sono dimostrate false in anni di esperienze portate avanti in tutto il mondo. Il rapporto globale dei cittadini "Il re OGM è nudo” raccoglie sia le prove sulla Monsanto che quelle sulle false promesse dell’industria e sui fallimenti della tecnologia. La mancata resa Invece di nutrire il mondo come aveva affermato, l'ingegneria genetica non ha aumentato il rendimento di una sola coltura. Il centro di ricerca Navdanya, in India, ha dimostrato che, contrariamente a quanto sostenuto dalla Monsanto sulle rese di 1.500 kg per ettaro delle produzioni di cotone Bt, il rendimento reale è, in media, di 400-500 kg per ettaro. Nonostante la campagna pubblicitaria della Monsanto in India riportasse un aumento del 50% del rendimento del suo cotone Bollgard, un sondaggio condotto dalla Fondazione di Ricerca per la Scienza, la Tecnologia e l’Ecologia ha rivelato che, in tutti i terreni esaminati, le rese sono state inferiori alle promesse dell’azienda. Il fallimento della Bollgard, nel garantire rese più elevate, è stato documentato in tutto il mondo. Il Consiglio Arbitrale delle Sementi del Mississippi ha stabilito che, nel 1997, il cotone “Roundup Ready” della Monsanto non è riuscito a ottenere il rendimento pubblicizzato ed ha chiesto il risarcimento di quasi 2 milioni di dollari a tre produttori di cotone che avevano subito gravi perdite. Il rapporto della Union of Concerned Scientists degli Stati Uniti, dal titolo “La mancata resa”, ha affermato che l'ingegneria genetica non ha contribuito ad aumentare la resa di nessuna coltura. Secondo questo rapporto, gli aumenti dei raccolti negli Stati Uniti sono dovuti alle caratteristiche delle colture convenzionali e non all'ingegneria genetica. Anche le ricerche australiane dimostrano che le colture convenzionali battono quelle OGM. Confronto sulla resa dei campi di Canola (colza) GI: - prove effettuate in Australia nel 2001 Resa convenzionale 1144 Round up 1055 (con due applicazioni di “Round up”) Ready GI 977 (con una applicazione di “Round up”) (Fonte: Monsanto, come riportato in Foster (2003) http://www.non-gm-farmers.com/documents/GM Canola report-full.pdf ) - prove effettuate nel New South Wale nel 2001 In Vigor (GI) Hyola (convenzionale) 109 120 (Fonte: Sito web di Bayer Crop Science) Nonostante la Monsanto abbia aggiunto il gene “Roundup Ready” alle “varietà d'élite”, i migliori esperimenti australiani sulla Canola (colza) Roundup Ready hanno fruttato solo 1,055 t / ha, almeno il 16% al di sotto della media nazionale di 1,23 t / ha (http://www.non-gm- non sono riuscite a controllare né i parassiti né le erbe infestanti ma, al contrario, hanno creato super parassiti e super infestanti. Come segnalano Marc Lappé e Britt Bailey, nel loro rapporto “Against the Grain”, i semi di soia resistenti agli erbicidi producono da 36 a 38 bushel per ettaro, mentre i semi di soia tradizionali producono 38,2 bushel per ettaro. Secondo gli autori, questo indica la possibilità che la modifica genetica possa svantaggiare la crescita se non vengono utilizzati degli erbicidi. "Se ciò è vero, dati come questi mettono in dubbio l’affermazione principale della Monsanto, ovvero che l’ingegneria genetica è neutrale dal punto di vista botanico ed ambientale", scrivono gli autori. (Marc Lappé Le sementi GI tolleranti gli erbicidi (Roundup Ready) sono state prodotte per frenare le erbe infestanti, mentre le sementi Bt sono state pensate per tenere sotto controllo i parassiti. Anziché controllare le infestanti o i parassiti, le sementi GI hanno portato all’emergenza delle super erbacce e dei super parassiti. Negli Stati Uniti, le colture “Roundup Ready” hanno prodotto erbe infestanti resistenti al Roundup. Circa 15 milioni di acri sono ormai invasi da “super infestanti” resistenti al Roundup e, nel tentativo di fermare la diffusione di queste erbacce, la Monsanto ha iniziato ad offrire agli agricoltori uno "sconto", fino a 6$ per acro, sull'acquisto e l'utilizzo di altri erbicidi più letali. Queste riduzioni compensano circa dal 25 al 35% del costo sull’acquisto degli altri erbicidi. farmers.com/documents/GM Canola report full.pdf ). e Britt Bailey, Against the Grain: Biotechnology and the Corporate Takeover of Your Food, Monroe, ME: Common Courage Press, 1998). Nonostante l'aumento della produttività alimentare sia l'argomento utilizzato per promuovere l'ingegneria genetica, quando viene sollevata la questione del potenziale impatto economico sugli agricoltori, l'industria biotecnologica stessa sostiene che l'ingegneria genetica non comporta tale aumento. Robert Shapiro, amministratore delegato della Monsanto, riferendosi a Posilac (l’ormone della crescita bovina della Monsanto), in “Business Ethics”, ha affermato che, da un lato, "Non c'è necessità di raddoppiare la produttività agricola, né quella dei latticini, per nutrire tutte le persone che verranno; quindi, penso che questo sia inequivocabilmente un buon prodotto." Ciò nonostante, quando gli è stato chiesto dell'impatto economico del prodotto sugli agricoltori, ha affermato che il prodotto "avrebbe un ruolo relativamente modesto nella crescita della produttività dei prodotti caseari”. In venti anni di commercializzazione di colture GI, solo due caratteristiche genetiche sono state sviluppate su scala significativa: la tolleranza agli erbicidi e la resistenza agli insetti (coltivi Bt). Il fallimento della tecnologia: le colture GI In India, il cotone Bt, venduto con il nome commerciale "Bollgard", avrebbe dovuto controllare il verme parassita del cotone (Bollworm). Oggi, il verme è diventato resistente al cotone Bt e la Monsanto ha messo sul mercato “Bollgard II”, che contiene altri due geni tossici. In definitiva, sono sorti nuovi parassiti e gli agricoltori utilizzano sempre più pesticidi. Colture Bt: una ricetta contro i super parassiti Il Bt è un organismo naturale che produce una tossina: il “Bacillus thuringiensis”. Attualmente, le multinazionali stanno aggiungendo geni della tossina Bt a molte coltivazioni per rendere le piante in grado di produrre l’insetticida autonomamente. In Canada, la Monsanto vende le sue patate Bt come “Marchio Natura” e le descrive come una pianta che “grazie allo sfruttamento del sole e dei nutrienti dell'aria e del suolo, è in grado di produrre una proteina biodegradabile che colpisce solo un determinato parassita e solo gli insetti che realmente attaccano le piante". La descrizione truffaldina di una coltura transgenica nasconde molti degli impatti ecologici delle coltivazioni GI. L'illusione della sostenibilità si ottiene attraverso le seguenti distorsioni della realtà: 1. La pianta Bt non si limita a usare “il sole, l’aria e le sostanze nutritive del terreno”. Le colture Bt sono transgeniche e hanno il gene di un batterio, chiamato Bacillus thuringiensis (Bt), che produce il Bttoxin. Inoltre, questo è dotato di geni resistenti agli antibiotici e geni che vanno dai virus ai promotori. 2. La cosiddetta “proteina biodegradabile” in realtà è una tossina che il gene produce continuamente all’interno della pianta. Questa proteina è stata trovata nel sangue delle donne incinte e nei loro feti. 3. Parassiti che, come il Bollworm, distruggono il cotone, possono effettivamente sviluppare una resistenza allo stesso a causa del continuo rilascio della tossina e quindi diventare “super parassiti”. 4. Il raccolto Bt non interessa “solo uno specifico parassita”. Gli insetti utili, quali le api e le coccinelle, possono subire gravi danni. Uno studio dell’Università di Cornell ha dimostrato che la tossina Bt ha colpito la farfalla Monarca. Le ricerche di Navdanya hanno dimostrato che anche i microrganismi del suolo sono influenzati negativamente. La giustificazione principale per l'uso dei geni Bt geneticamente modificati nelle colture è che questo ridurrebbe l'uso degli insetticidi. Il cotone Bt è tra i prodotti “miracolosi”, pubblicizzati da società come la Monsanto come soluzione alla crisi dei pesticidi. Una delle brochure della Monsanto, con una foto di un paio di vermi, diceva: "Li vedrete nei vostri campi di cotone ma va tutto bene, non spruzzate!". Tuttavia, in Texas, la Monsanto ha dovuto affrontare una causa aperta da 25 agricoltori, i quali avevano seminato cotone Bt su 18.000 ettari e avevano subito danni dal verme del cotone, dovendo quindi ricorrere all’uso di pesticidi, contrariamente a quanto affermava la propaganda. Nel 1996, negli Stati Uniti, sono stati coltivati due milioni di ettari con il cotone transgenico Bollgard della Monsanto. Ebbene, in Texas i vermi del cotone hanno infestato migliaia di coltivazioni di cotone GI. Non solo il cotone geneticamente modificato non è sopravvissuto all'attacco del verme del cotone, ma c’è anche il timore che questa strategia creerà “super vermi” inducendo i parassiti alla resistenza al Bt. La questione non è tanto se si creeranno super parassiti, quanto come fare quando questi diventeranno dominanti. Il fatto che l’Agenzia per la Protezione Ambientale degli Stati Uniti richieda che si coltivino aree di cotone non GI vicino alle coltivazioni di piante ingegnerizzate, denuncia la realtà della creazione di ceppi di parassiti resistenti. L'uso diffuso di colture contenenti Bt potrebbe accelerare lo sviluppo di parassiti resistenti al Bt, il quale, paradossalmente, viene utilizzato per il controllo biologico dei parassiti. Sono già otto le specie di insetti che hanno sviluppato una resistenza alle tossine Bt, sia in campo che in laboratorio, tra cui le falene DPM –diamondback moth, la Plodia interpunctella, il Budworm del tabacco, lo scarabeo delle patate del Colorado e due specie di zanzare. Un nuovo super parassita che è diventato resistente al mais geneticamente modificato. Le colture Bt GI presentano la tossina Bt durante tutta la stagione della crescita. La lunga esposizione alle tossine Bt promuove lo sviluppo della resistenza nelle popolazioni degli insetti; questo tipo di esposizione potrebbe portare alla selezione della resistenza in tutte le fasi di vita dei parassiti, su tutte le parti delle piante e per l'intera stagione. A causa di questo rischio di resistenza ai parassiti, l’Agenzia per la Protezione Ambientale degli USA permette solo la registrazione condizionale e temporanea delle varietà che producono Bt. L'Agenzia richiede che il 4% della superficie di ciascuna coltivazione di cotone Bt sia coltivato secondo il modo convenzionale e senza la tossina Bt. Questa parte costituisce “un rifugio” per gli insetti, dove sopravvivere e riprodursi, permettendo quindi che il livello complessivo di resistenza nelle popolazioni rimanga basso. Nonostante questo 4%, la resistenza degli insetti si evolverà, anche se in maniera ridotta, nei prossimi tre o quattro anni. Colture resistenti agli erbicidi: una ricetta per le erbe super infestanti Le colture resistenti agli erbicidi, come il cotone Roundup Ready, possono creare il rischio che si sviluppino erbe “super infestanti" resistenti agli erbicidi, trasferendo alle piante infestanti la resistenza al diserbante. La Monsanto ha confermato che una famigerata pianta infestante australiana, il loglio, ha sviluppato tolleranza all’erbicida Roundup, rendendo così l'ingegneria genetica, che produce colture resistenti agli erbicidi, una strategia inutile. Nel 1994, in Danimarca, dei ricercatori avevano documentato e provato che una pianta da semi oleosi di colza, geneticamente modificati per essere tolleranti agli erbicidi, aveva trasmesso il suo transgene a un’erba selvatica naturale, la Brassica campestris ssp. Campestris. Questo meccanismo di trasferimento può insediarsi nella pianta in appena due generazioni. In Danimarca, la B. campestris è una pianta infestante molto comune nei campi di colza e la sua eliminazione con erbicidi selettivi è ormai divenuta impossibile. Il parente selvatico di questa erbaccia cresce un po’ in tutto il mondo. Un modo per valutare il rischio della coltivazione di colza transgenica è quello di misurare il tasso d’ibridazione naturale con B. campestris, perché alcuni transgeni potrebbero fare, della sua parente, un'erbaccia più aggressiva e ancora più difficile da controllare. Sebbene gli incroci con B. campestris siano stati utilizzati per la coltivazione di colza, in natura, gli incroci interspecifici con i semi oleosi sono ritenuti generalmente rari. Gli incroci artificiali, effettuati con l'impollinazione manuale in un progetto di valutazione dei rischi nel Regno Unito, sono stati documentati come dei fallimenti. Tuttavia, alcune sperimentazioni sul campo hanno registrato casi d’ibridazione spontanea tra la colza e le specie parentali di B. campestris. Già dal 1962, si sono misurati tassi d’ibridazione fra la colza ed esemplari selvatici di B. campestris con percentuali dallo 0% al 88%. I risultati del team danese hanno mostrato che in campo possono avvenire alti livelli d’ibridazione. I loro test di campo hanno rivelato che tra il 9 e il 93% dei semi ibridi sono stati prodotti in condizioni diverse.(Jorgensen, R.B and Anderson, B., (1994), Spontaneous Hybridization between oilseed rape (Brassica Napus) and weedy B.Campestriz (Brassicaceae): A risk of growing genetically modified oilseed rape, American Journal of Botany). Gli scienziati avvertono che, poiché è probabile che il gene della resistenza agli erbicidi venga trasferito alle infestanti, questa strategia erbicida diverrà inutile dopo pochi anni. Come molte altre piante infestanti, la B. campestris è caratterizzata dalla dormienza e dalla longevità dei suoi semi. Quindi, la B. campestris con transgeni derivati dalla colza può perdurare per molti anni, rendendo vani gli sforzi per eliminarla. In conclusione, i ricercatori affermano che la B. campestris con questi transgeni tolleranti agli erbicidi può costituire un rischio economico per gli agricoltori e l'industria biotecnologica. Infine, anche gli ecosistemi naturali possono risultarne colpiti. Gli altri scienziati consultati hanno aggiunto che il potenziale di diffusione del transgene è davvero ampio perché la colza è impollinata dagli insetti e le api, com’è noto, volano su grandi distanze. L'esistenza delle specie selvatiche parenti della B. campestris in gran parte del mondo costituirà un grave rischio una volta che la colza transgenica sarà commercializzata. A seguito delle scoperte fatte in Danimarca, il governo danese e quello norvegese hanno limitato la commercializzazione di piante GI; al contrario, il governo del Regno Unito ne ha approvato il commercio. In Europa, a partire dagli anni 70, le barbabietole selvatiche sono diventate un grosso problema per la produzione di barbabietole da zucchero. Questo tipo di erbe selvatiche nasce da semi provenienti da impollinazioni casuali fra la barbabietola coltivata ed esemplari di barbabietole selvatiche nelle zone di produzione del seme. L'esistenza di scambio di geni, via semi e polline, tra le barbabietole selvatiche e quelle coltivate dimostra come le barbabietole da zucchero modificate geneticamente siano resistenti agli erbicidi e possano diventare “super infestanti”. In questo caso, l'efficacia di colture resistenti agli erbicidi sarà totalmente compromessa (P. Bondry, M. Morchen, P.-Laprade, Ph. Veernat, H.Van Dyk, The origin and evolution of weed beets: Consequences for the breeding and release of herbicide resistant sugar beets: Theor-Appl Genet, (1993), 87:471-78). infestanti all’Università dello Stato di Iowa, ha avvertito: "Siamo di fronte ad una evoluzione darwiniana rapidissima”. A causa di questa resistenza delle infestanti, gli agricoltori sono costretti a utilizzare più erbicidi per combattere le erbacce. Come dice Bill Freese, del Centro per la sicurezza alimentare di Washington D.C.: "Il settore delle biotecnologie sta rendendo l'agricoltura sempre più dipendente dai pesticidi, mentre avremmo bisogno di andare nella direzione opposta". Il problema delle "super infestanti" è così grave che il Congresso degli Stati Uniti ha organizzato un’udienza apposita dal titolo "Le super infestanti sono la conseguenza della politica biotecnologica del Dipartimento per l’Agricoltura degli Stati Uniti”. (http://westernfarmpress.com/management/super-weedsputusda-hotseat) Indagini in corso rivelano che quasi il 20% dei produttori degli Stati Uniti ha trovato infestanti resistenti al glifosato (resistenti al Roundup) nelle proprie coltivazioni. (http://farmindustrynews.com/cropprotection/diversificationprevents-weed-resistanceglyphosate). Il Presidente dell’Associazione per la Conservazione del Distretto dell’Arkansas, Andrew Wargo III, riferendosi alle infestanti resistenti al Roundup, ha dichiarato: “È la più grande minaccia per l'agricoltura produttiva che abbiamo mai visto”. (William Neuman & Andrew Pollack, Farmers Cope with Round-Up Resistance Weeds, New York Times, 4 Maggio 2010). Attualmente, ci sono già dieci specie resistenti, in almeno 22 Stati, che infestano milioni di ettari ed in particolare le coltivazioni di soia, cotone e mais. Alcune delle infestanti resistenti al Roundup sono il chenopodio bianco, l’ambrosia e la Lactuca canadensis. Oggi, negli Stati Uniti, le colture Roundup Ready rappresentano il 90% delle coltivazioni di soia e il 70% di quelle di mais e cotone. Mike Owen, uno scienziato specializzatosi in Super infestanti in un campo di mais geneticamente modificato Nella sua testimonianza, Roy Troush, un agricoltore dell'Indiana, ha dichiarato: "Nel 2005 abbiamo iniziato a riscontrare problemi con la resistenza al glifosato in entrambe le nostre coltivazioni di soia e mais. Nonostante avessimo le prove per documentare che le erbacce tolleranti al glifosato fossero diventate un problema significativo, i consulenti della Monsanto hanno sostenuto che la resistenza esisteva già e mi hanno consigliato di aumentare la frequenza di applicazione. L'aumento di applicazione è risultato inefficace. Nel 2008, siamo stati costretti a includere nel nostro programma l'uso di 2,4-D e di residui di AIS. Come la maggior parte degli agricoltori, siamo molto sensibili alle questioni ambientali e siamo stati molto riluttanti a tornare a utilizzare la lavorazione del terreno ed erbicidi ancora più tossici per il controllo delle infestanti. Tuttavia, non vi erano, né allora né oggi, altre soluzioni per eliminare il problema causato dell’aumento della resistenza delle infestanti al glifosato". Quando il seme di soia Roundup Ready della Monsanto sarà introdotto in Cina, Taiwan, Giappone, Corea e nell’Ex Unione Sovietica, regioni in cui i parenti selvatici della soia sono diffusi, questo potrà trasferire i geni resistenti agli erbicidi alle specie selvatiche causando nuovi problemi con le infestanti. Infatti, la ricca biodiversità nativa del Terzo Mondo aumenterà i rischi ambientali se le specie geneticamente modificate verranno introdotte. introdotto il cotone Bt. • Uno studio recentemente pubblicato sulla Rivista di Studi Agrari ha segnalato anche che la spesa in pesticidi chimici dei piccoli agricoltori è più alta per il Cotone Bt che per le altre coltivazioni. (Are there Benefits from the Cultivation of Bt cotton?, Review of Agrarian Studies Vol 1(1) Gennaio - Giugno 2011, Madhura Swaminathan e VikasRawal) • Le popolazioni di parassiti non bersaglio sono aumentate a dismisura nei campi di cotone Bt, il che probabilmente intaccherà e contrasterà ogni riduzione dell'uso di pesticidi (Glenn Davis Stone, Field versus Farm in Warangal: Bt cotton, Higher Yields, and Larger Questions, World Development, 2011; 39 (3): 387) Il miracolo dell'ingegneria genetica è quindi messo in dubbio dagli agricoltori stessi. Eppure, in India, le informazioni sui pericoli e i rischi non sono presenti nella campagna pubblicitaria delle colture geneticamente modificate. Né la falsa promessa del miracolo “biotech” è accompagnata dall’informazione che l'era dell'ingegneria genetica nella coltivazione comporta anche la schiavitù degli agricoltori nei confronti della tecnologia “high-tech”. Le false promesse 1. L'uso ridotto dei prodotti chimici Nonostante si affermasse che gli organismi geneticamente modificati (OGM) avrebbero abbassato i livelli di utilizzo delle sostanze chimiche (pesticidi e diserbanti), questo non si è verificato. Questo costituisce una grande preoccupazione sia per gli impatti negativi di queste sostanze chimiche sugli ecosistemi e gli esseri umani, sia perché vi è il pericolo che un maggior utilizzo di sostanze chimiche provochi lo sviluppo di forme di resistenza, da parte dei parassiti e delle erbacce, che richiederanno ancora più sostanze chimiche per il loro controllo. In India: • Un sondaggio, condotto da Navdanya in Vidharbh, ha dimostrato che l'uso dei pesticidi è aumentato di 13 volte da quando è stato In Cina, dove il cotone Bt viene ampiamente coltivato: • Dal 1997, le popolazioni di insetti mirid, parassiti che in precedenza costituivano solo un problema minore, sono aumentate di 12 volte. Uno studio del 2008, pubblicato sulla Rivista Internazionale di Biotecnologia, ha evidenziato che i benefici finanziari delle piantagioni di cotone Bt erano stati intaccati dal crescente uso di pesticidi necessari per combattere i parassiti non bersagliati. (Benefits of Bt cotton elude farmers in China, GM Watch, http://www.gmwatch.org/latest-listing/1-news-tems/13089). Negli Stati Uniti, a causa dell’uso diffuso dei semi Roundup Ready: • Stando al rapporto 2009, pubblicato dal Centro Organico, l’uso degli erbicidi è aumentato del 15% (318 milioni di sterline in più) dal 1994 al 2005, con un aumento medio di ¼ di libbra per ogni ettaro seminato con semi geneticamente modificati. (http://www.organiccenter.org/science.pest.php?action=view&report_id=159) • Lo stesso rapporto ha rilevato che, nel 2008, ogni ettaro coltivato con OGM ha richiesto il 26% in più di pesticidi rispetto agli ettari coltivati con varietà convenzionali e prevede che questa tendenza proseguirà con la diffusione delle infestanti resistenti al glifosato. (http://www.organiccenter.org/science.pest.php?%20action%20=%20view%20& %20report_id%20=%20159) • Inoltre l'aumento di infestanti resistenti al glifosato (l'erbicida del Roundup) ha reso necessario l'impiego di altri erbicidi, spesso ancora più tossici. Questa tendenza è stata confermata dal report 2010 del Dipartimento per l’Agricoltura degli USA, che mostra un utilizzo in impiccata del glifosato, accompagnato da tassi costanti o crescenti di uso di altri diserbanti più tossici. (Despite Industry Claims, Herbicide Use Fails to Decline with GM Crops, GM Watch. http://www.gmwatch.org/latest-listing/1-newsitems/13089) • Inoltre, l'introduzione di mais Bt negli Stati Uniti non ha avuto alcun impatto sull'uso degli insetticidi. Così, mentre il cotone Bt è associato ad una diminuzione nell'uso degli insetticidi in alcune aree, l’uso di insetticidi in Alabama, dove il cotone Bt è ampiamente coltivato, è raddoppiato tra il 1997 e il 2000. (Benbrook, Charles. Do GM Crops Mean Less Pesticide Use?, Pesticide Outlook, Ottobre 2001. http://www.biotechinfo.net/benbrook_outlook.pdf). Roundup Ready nel 1999: • A livello generale, l'uso del glifosato è più che triplicato rispetto al 2005. Un rapporto del 2001 ha rilevato che, in Argentina, gli agricoltori che seminavano la soia Roundup Ready utilizzavano più del doppio di erbicidi rispetto ai coltivatori di soia convenzionale. (Who Benefits from GM Crops? Feed the Biotech Giants, Not the World’s Poor, Friends of the Earth International, 02/2009: http://www.foei.org/en/resources/publications/pdfs/2009/gmc rops2009exec.pdf) • Nel 2007, è stata segnalata la presenza di un tipo di erba di Johnson (considerata una degli infestanti più difficili al mondo) resistente al glifosato su più di 120.000 ettari di terreno agricolo di prima qualità - una conseguenza dell'aumento dell'uso del glifosato (Ibid). Ne è derivata la raccomandazione agli agricoltori di usare un mix di erbicidi diversi dal glifosato (spesso più tossici) per combattere le infestanti resistenti e si stima che saranno necessari ulteriori 25 litri di insetticidi ogni anno per controllare le infestanti resistenti (Ibid). In Brasile, che dal 2008 è il più grande utilizzatore di pesticidi al mondo: (Use of Pesticides in Brazil continues to Grow, GM Watch, 18 Aprile 2011. http://www.gmwatch.org/latest-listing/1news-items/13072-use-of-pesticides-inbrazil-continues-togrow). • Le colture OGM sono diventante legalmente disponibili nel 2005 e oggi costituiscono il 45% di tutte le sementi piantate in Brasile, percentuale destinata a crescere. (Brazilian Farmers are Rapidly Adopting Genetically Modified Crops, Soybean and Corn Advisor, 10 Marzo 2010. http://www.soybeansandcorn.com/news/Mar10_10-BrazilianFarmers-Are-Rapidly-Adopting-Gentically-Modified-Crops) • La superficie coltivata a soia è aumentata del 71% ma l'uso dei pesticidi è aumentato del 95%. (BioWatch South Africa, 16 Maggio 2011. May 16 2011. http://www.sacau.org/hosting/sacau/ SacauWeb.nsf/SACAU 2011_Biowatch- GM agriculture Promises or problems for farming in South Africa.pdf) • Delle diciotto specie segnalate di erbe infestanti resistenti agli erbicidi, cinque sono resistenti al glifosato. (Use of Pesticides in Brazil continues to Grow, GM Watch, 18 Aprile 2011. http://www.gmwatch.org/latest-listing/1-news-items/13072use-of-pesticidesin-brazil-continues-to-grow) In Argentina, dopo l'introduzione della soia • Nel 2009, l'uso di sostanze attive di erbicidi è stato maggiore del 18,7% nelle colture GI rispetto a quelle convenzionali. (GM Crops: Global socioeconomic and environmental impacts 1996- 2009, Graham Brookes and Peter Barfoot. PG Economics Ltd. UK. 2011). 2. La resistenza al clima La Monsanto ha sostenuto che, attraverso l'ingegneria genetica, sarebbe stato possibile produrre colture tolleranti la siccità e i cambiamenti climatici. Questa è una promessa falsa. Come ha dichiarato il Dipartimento per l’Agricoltura degli USA, nella sua bozza di valutazione ambientale sulle nuove sementi di mais resistenti alla siccità: “Varietà di mais prodotte attraverso il metodo tradizionale sono ugualmente comparabili e facilmente reperibili nelle statistiche produttive di mais irrigato”. (USDA Looks to Approve Monsanto’s Draught-Tolerant Corn, The New York Times, 11 Maggio 2011) Helen Wallace di Gene Watch UK mette in guardia: "Il settore delle biotecnologie deve cessare i suoi tentativi cinici di manipolare l'opinione pubblica facendo credere che le coltivazioni GI siano necessarie per sfamare il mondo". (GeneWatch UK press release, Draught-Tolerant GM Corn Will Not Feed the World, 13 Maggio 2011). Anche altre industrie biotecnologiche sostengono falsamente che stanno inventando geni resistenti ai cambiamenti climatici. Come scrive Ram Kaundiya, amministratore delegato di Advanta, India, e presidente di Biotech Led Enterprises - Agricolture Group: "Sono in cantiere geni che creano molte aspettative. Ad esempio, un gene che consente un uso efficiente dell'acqua e che ridurrà notevolmente il fabbisogno idrico delle colture, aiutando un gran numero di agricoltori americani che coltivano con la pioggia più di 100 milioni di ettari. Allo stesso modo, un gene che fa uso efficiente di azoto consentirà di ridurre di circa il 30% l'uso di fertilizzanti azotati. Un altro gene, in attesa dietro le quinte, è quello che tollera il sale, che potrà aiutare gli agricoltori a coltivare nei terreni salini, che ammontano ad oltre 20 milioni di ettari in India”. Ci sono oltre 1600 brevetti di colture resistenti ai cambiamenti climatici. (Biopiracy of Climate Resilient Crops: Gene Giants Steal Farmers Innovation of Drought Resistant, Flood Resistant and Soil Resistant Varieties, Navdanya/ RFSTE, Giugno 2009 & www.etcgroup.org). Tuttavia, tutti questi caratteri genetici sono già stati selezionati in modo tradizionale dai contadini indiani. La collezione di semi di Navdanya ha varietà tolleranti la siccità (quali Nalibakuri, Kalakaya, Atia, Inkiri, ecc.), varietà tolleranti le inondazioni (quali Nalidhulia, Ravana, Seulapuni, Dhosarakhuda, ecc.) e varietà tolleranti la salinità (quali Bhundi, Kalambank, Lunabakada, Sankarchin, ecc.). I legumi e i fagioli sono naturalmente capaci di fissare l'azoto. Nessuno di questi tratti è stato "inventato" dall'ingegneria genetica. Gli agricoltori li copiano dalla natura. 3. Sicurezza per la salute umana Nel mentre, il re degli OGM non ha vestiti – per es., i coltivi GI non sono in grado di nutrire il mondo ma hanno il potenziale per danneggiare e schiavizzare il mondo. Tra le false affermazioni fatte dalla Monsanto e dall'industria della biotecnologia, vi è quella che i cibi GI sono sicuri per la salute umana. Tuttavia, ci sono abbastanza studi indipendenti che dimostrano che gli alimenti transgenici possono provocare danni alla salute. Esperimento di Irina Ermakova: l’i n f l u e n z a d e l l a s o i a G I (Roundup Ready) su ratti stessa età: testimone a sinistra e trattato a destra, di piccole dimensioni e peso. Per esempio, la ricerca del Dott. Arpad Pusztai ha dimostrato che le cavie alimentate con patate GI avevano il pancreas ipersviluppato, il cervello ristretto e la risposta immunitaria danneggiata. Le ricerche del Dott. Eric Seralini hanno dimostrato che possono verificarsi danni agli organi interni. Il Comitato di Ricerca e Informazione Indipendente sull’Ingegneria Genetica (CRIIGEN) e le Università di Caen e Rouen sono riusciti, per ordine del Consiglio Europeo, ad ottenere i dati originali degli esperimenti della Monsanto del 2002 sull’alimentazione delle cavie e li hanno pubblicati nel 2005. I ricercatori hanno scoperto che le cavie alimentate con le tre varietà autorizzate del mais GI – il Mon 863, prodotto insetticida, il Mon 810 e gli erbicidi Roundup Ready - hanno sofferto danni agli organi interni. Secondo il Dott. Gilles Eric Seralini, biologo molecolare presso l'Università di Caen, i dati "evidenziano chiari impatti negativi su reni e fegato, organi di disintossicazione, così come danni in misura diversa al cuore, alle ghiandole surrenali, alla milza e al sistema ematopoietico". (A Comparison of the Effects of Three GM Corn Varieties on Mammalian Health, Joel Spiroux de Veu de Mois, Francois Roullier, Dominique Cellise, Gilles Eric Serelini, International Journal of Biological Sciences, 2009, 5: 706-726). L'industria delle biotecnologie ha attaccato i Dott. Pusztai e Seralini e tutti gli scienziati che hanno condotto ricerche indipendenti sugli OGM. Gli OGM non possono coesistere con l'indipendenza e la libertà della scienza. Uno studio canadese ha rilevato tracce della tossina Bt, proveniente dal mais Bt della Monsanto, nel sangue del 93% delle donne e nell’80% dei loro cordoni ombelicali e sangue fetale. (Aris A., Leblanc S., Maternal and fetal exposure to pesticides associated to genetically modified foods in Eastern Township of Quebec, Canada,Reproductive Toxicology, 31 Maggio 2011 (4) 526-33, Epub 2011 Feb/8). Per sostenere l’argomento che la tossina Bt nelle colture geneticamente modificate non rappresenta alcun pericolo per la salute umana, la Monsanto utilizza la flasa affermazione che la proteina si rompe all'interno dell'intestino umano. Al contrario, lo studio canadese dimostra che la tossina Bt sopravvive nel sangue delle donne incinte ed è rilevata anche nel sangue fetale. Si sono raccolte alcune prove di tossicità epatica e renale alimentando topi in laboratorio con una varietà di mais OGM accreditato (Mon 863) (Seralini GE, Cellier D. & Spironx de Vendomois, J, 2007, New analysis of rat feeding study with a GM Maize, Archives of Environmental Contamination and Toxicology, 10, 1007, S 00244-006-01495). Effetti simili sono stati osservati quando la Monsanto ha nutrito delle cavie con la sua varietà di colza GT-73 Roundup Ready. I topi hanno mostrato un aumento del peso del fegato variabile dal 12 al 16 per cento. (Greenpeace (2004), Greenpeace critique of Monsanto’s Roundup Ready Oilseed rape, GT-73, http://www.greenpeace.at/uploads/media/GT73_Greenpeace_ comments_Oct_2004_01.pdf). Nel 2005, la CSIRO ha abbandonato un progetto, che seguiva da dieci anni, di sviluppo di piselli GI dopo che i test avevano dimostrato che questi causavano danni polmonari di tipo allergico nelle cavie. (Young E. (2005), GM Pea causes allergic damage in Mice, New Scientist, http://www.newscientist.com/article/dn8347-gmpea-causes-allergic-damage-in-mice.html). Navdanya ha condotto un sondaggio in Vidharbha, in alcune aree di coltivazione di cotone Bt. Sono stati selezionati venticinque campi nei quali il cotone Bt era stato coltivato per tre anni, i dati delle analisi sono stati raffrontati con quelli di campi adiacenti, dove nello stesso periodo erano state coltivate altre varietà di cotone o altre colture. La ricerca ha interessato le aree tra Nagpur, Amravati, Wardha e altre aree adiacenti. Il risultato ha mostrato una riduzione significativa dell'attività acida della fosfatasi (26,6%), nitrogenasi (22,6%) e deidrogenasi (10,3%), nei campi coltivati con cotone Bt. Inoltre, si è osservata una leggera riduzione dell'attività dell'esterasi (7,6%) e dell’alcalino fosfatasi (0,7%) ma i risultati non sono statisticamente significativi. I risultati hanno chiaramente dimostrato che la coltivazione del cotone Bt influenza in modo significativo la salute biologica del suolo ed in particolare l'azione benefica di microrganismi (attinomiceti, batteri) ed enzimi (acido fosfatasi, nitrogenasi e deidrogenasi). (Effect on Soil Biological Activities due to Cultivation of Bt cotton, Navdanya, 2008). Altre affermazioni e studi scientifici relativi ai rischi del Bt per la salute umana confermano che: • In generale, le principali preoccupazioni per la salute sono legate alla tossicità e all’allergia. • Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) avverte che: “Molti organismi GM hanno geni diversi inseriti in modo diverso. Questo significa che i singoli alimenti geneticamente modificati e la loro sicurezza devono essere valutati caso per caso e non è quindi possibile fare dichiarazioni generiche sulla sicurezza degli alimenti geneticamente modificati”. (20 Questions on Genetically Modified Food, World Health Organization. http://www.who.int/foodsafety/publications/biotech/20questi ons/en/). • Molti studi hanno dimostrato che il Bt comporta potenziali rischi per gli insetti e gli animali, ma sono poche le ricerche sul suo impatto sulla salute umana. (Why GM Crops are Dangerous, People and Planet, 5 Febbraio 2009. http://www.peopleandplanet.net/?lid=29012&section=34&to pic=27). • Uno studio del 1999 di Nature ha mostrato effetti negativi, causati dal polline transgenico (originato dal mais Bt), sulle farfalle Monarca: le farfalle allevate su foglie di euforbia e spolverate con polline di mais Bt mangiavano meno, crescevano più lentamente e soffrivano di un più elevato tasso di mortalità. (J. Losey, LS. Rayor, M. E. Carter. Transgenic pollen harms monarch larvae, Nature, vol 399. 20 Maggio 1999). • La prova dei danni causati agli organi interni è data da uno studio del 1999 che ha dimostrato come le cavie nutrite con patate GI soffrissero danni ai tratti intestinali. (SWB Ewen, A. Puzstai, Effect of diets containing genetically modified potatoes expressing Galanthus nivalis lectin on rat small intestine, The Lancet, Vol 354 issue 9187, pg. 1353-1354, 16 Ottobre 1999). Inoltre, i topi alimentati con pomodori GI hanno sviluppato lesioni allo stomaco mentre quelli nutriti con un tipo diverso di patate GI avevano il fegato più piccolo e atrofizzato. Le cavie alimentate con mais Bt hanno presentato lesioni al fegato, mentre i conigli nutriti con soia transgenica hanno mostrato una produzione alterata di enzimi nel loro fegato e hanno registrato un aumento dell'attività metabolica. Infine, i topi alimentati con soia Roundup hanno mostrato cambiamenti strutturali al fegato. (C. Verma, S. Nada, R.K. Singh, R.B. Singh, e S. Mishra. A Review on Impacts of Genetically Modified Food on Human Health, The Open Nutraceuticals Journal, 2011, 4, 3-11) • Prove di allergia negli esperimenti sugli animali: le patate GI hanno causato una risposta più lenta del sistema immunitario dei topi; i piselli GI hanno causato una risposta infiammatoria nei topi, il che suggerisce che questi potrebbero causare reazioni allergiche mortali negli umani. (Ibid) • Le tossine Bt hanno ucciso molte larve di diverse specie di insetti. (Ibid) • Ci sono state segnalazioni, da parte di migliaia di contadini indiani, di reazioni allergiche verificatesi successivamente alla raccolta di cotone Bt. In AP, è stata registrata la morte di migliaia di pecore che avevano pascolato sul cotone Bt. (http:// www.gmwatch.org/latest-listing/1-newsitems/10585-whygm-crops-are-dangerous). • Uno studio del CDC, del 2001, ha rilevato 28 soggetti con reazioni allergiche verificatesi successivamente all'ingestione di mais GM. (Rapporto del CDC al FDA. Investigation of human illness associated with potential exposure to Cry9c, 11 Giugno 2001. http://www.cdc.gov/nceh/ehhe/cry9creport/pdfs/cry9creport.p df ). 4. Il mito dell'equivalenza sostanziale Il dibattito sulla sicurezza è stato ripetutamente soppresso dalla cattiva scienza. Una delle strategie non scientifiche utilizzata per estinguere il dibattito è stata il ricorso alla definizione tautologica che definisce un organismo o un alimento GM come “sostanzialmente equivalente” agli organismi e agli alimenti convenzionali. Tuttavia, i raccolti GI o gli alimenti che ne derivano sono diversi perché hanno geni provenienti da organismi estranei – quindi non possono essere assimilati agli organismi o ai cibi convenzionali. Infatti, per motivi di innovazione, l'industria biotecnologica, quando registra brevetti OGM, si autoattribuisce il termine di “equivalenza sostanziale”. I governi e le agenzie governative, quando, promuovendo l'ingegneria genetica, fanno riferimento alla “voce della scienza” che sta alla base delle loro decisioni politiche, stanno manipolando i dati e le ricerche scientifiche per promuovere gli interessi dell’industria biotecnologica, mettendo a rischio la salute dei cittadini e dell’ambiente. Il report degli scienziati dell'EPA, dal titolo "Gene Genetico: il rilascio commerciale prematuro di batteri geneticamente ingegnerizzati”, e il report di Andrew Christiansen, "Crescita bovina con l'ormone ricombinante. Test allarmante, approvazione infondata: la storia dietro la corsa per portare rBGH sul mercato", mostrano nel dettaglio come le agenzie regolatrici abbiano manipolato la questione della sicurezza. Le agenzie scientifiche sono state divise e polarizzate in due comunità: la comunità scientifica aziendale e la comunità scientifica pubblica. La comunità scientifica aziendale si distingue per l’arte di distorcere e manipolare la scienza. Fra le distorsioni della scienza aziendale c'è l'affermazione di “equivalenza sostanziale”, che è smascherata sia dalla ricerca effettuata dalla comunità scientifica pubblica che dalle stesse rivendicazioni dei diritti di proprietà intellettuale avanzate dalle industrie biotecnologiche. Quando le industrie vogliono evitare la valutazione dei rischi e la questione della responsabilità, ricorrono all’argomento che l'organismo geneticamente modificato è “sostanzialmente equivalente” a quello convenzionale. Invece, quando vogliono che gli siano riconosciuti i diritti di proprietà, gli stessi OGM diventano “una novità” o sostanzialmente non equivalenti agli organismi della stessa famiglia. Quando il settore dell'ingegneria genetica affronta il discorso dei diritti di proprietà intellettuale e quello della sicurezza, ciò che emerge è un atteggiamento non scientifico, un’incoerente struttura antidemocratica che richiede un totale controllo dei diritti assoluti di proprietà intellettuale, negando ed escludendo tutte le responsabilità. Questa schizofrenia ontologica è basata sulla, e porta alla, incoerenza, che è una caratteristica propria della cattiva scienza. La buona scienza si basa invece sulla coerenza. La consistenza e l'incoerenza tra il discorso dei diritti di proprietà e quello sulle questioni di sicurezza, contribuisce alla struttura antidemocratica, che non prevede meccanismi di protezione dei cittadini dall’irresponsabilità delle multinazionali. Un secondo concetto non scientifico utilizzato per ignorare le considerazioni sulla biosicurezza è costituito dall'uso della parola “significativo”. Infatti, l'EPA ha sostenuto che, poiché siamo circondati da batteri, il rischio di introdurre batteri patogeni attraverso il trasferimento genico non è “significativo”. L'EPA ha affermato che, poiché il problema della resistenza agli antibiotici è già presente, ogni nuovo rischio è del tutto insignificante. Quest’atteggiamento non scientifico, che tenta di ignorare i rischi o di sopprimere i dati scientifici che li sostengono, è un esempio concreto di cattiva scienza. Un'altra strategia utilizzata per sopprimere la buona scienza con quella cattiva è quella della progettazione di esperimenti e dell’estrapolazione dei dati dai contesti costruiti artificialmente agli ecosistemi reali. La strategia definitiva utilizzata è quella della distorsione della realtà, sfruttata più volte dal governo degli Stati Uniti per uccidere il Protocollo sulla bio-sicurezza previsto dalla Convenzione sulla Diversità Biologica, nonostante gli Stati Uniti non aderiscano alla stessa. Ciò nonostante, nel 2000, gli altri paesi del mondo hanno adottato il Protocollo di Cartagena sulla bio-sicurezza. La stessa strategia è stata applicata anche contro l'etichettatura dei cibi geneticamente modificati. Ma, il resto dei paesi ha accettato lo stesso l'obbligatorietà dell’etichettatura degli OGM attraverso il Codex Alimentarius. Nonostante il governo degli USA si riferisca costantemente alla scienza, esso promuove la cattiva scienza e così facendo promuove i rischi per la salute ecologica e umana. Anziché stimolare la comprensione scientifica degli impatti del trasferimento genetico, il governo degli USA promuove la deliberata ignoranza sugli stessi. “Non osservare - non vedere”. La strategia della “deliberata ignoranza” Il falso presupposto della “sostanziale equivalenza” degli OGM agli organismi non modificati, è alla base della promozione dell’ignoranza deliberata. Così, ignorare volutamente i rischi viene considerato una prova di sicurezza. Il “non osservare - non vedere” porta alla totale mancanza di informazioni sugli impatti ecologici dell'ingegneria genetica. Si è spesso affermato che, nelle oltre 500 ricerche fatte negli Stati Uniti, non sono state rilevate conseguenze negative. Tuttavia, il termine “ricerche” è del tutto fuorviante. Nonostante quegli sperimenti fossero generalmente test non scientifici, a scapito di preoccupazioni ecologiche reali, i “non-dati” di queste “non-ricerche” sono stati citati all’interno dei circuiti politici come “risultati di 500 vere e proprie ricerche che hanno assicurato gli scienziati del fatto che non ci sono preoccupazioni scientifiche legittime”. Recentemente e per la prima volta, i dati delle prove effettuate in campo dal Dipartimento per l’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) sono stati verificati per valutarne la validità. La Union of Concerned Scientists (UCS), che ha condotto la valutazione, ha verificato che i dati raccolti dall’USDA con test di piccola scala hanno poco valore relativamente alla valutazione del rischio commerciale. Addirittura, molti rapporti non menzionano – o lo fanno in misura minore - i rischi ambientali. Fra i rapporti che alludono ai rischi ambientali, la maggior parte si basa su visure scannerizzate di particelle di terreni per identificare le piante parassite o campi di prova isolati dalle sementi originali. L’Unione ha concluso che l'affermazione che “in quelle centinaia di test non è successo niente” indica ben poco. In molti casi, gli effetti negativi sono difficili da percepire e non possono essere registrati attraverso la scansione di un campo. In altri casi, la mancata evidenza del rischio era legata alle limitazioni delle prove stesse. Molte colture sperimentali erano sistematicamente isolate dai “parenti selvatici” e questa condizione ha garantito l'impossibilità di ibridazioni. L’Unione ha avvertito che "bisogna fare molta attenzione nel citare i risultati dei test di campo come prova evidente della sicurezza delle colture geneticamente modificate" (Jane Rissler & Margaret Mellon, The Ecological Risks of Engineered Crops, The MIT Press, 1996). Il mito della sicurezza dell'ingegneria genetica è volutamente costruito sulla deliberata ignoranza. La deliberata ignoranza sugli impatti non è prova di sicurezza ma garanzia per il disastro. La corruzione scientifica dell’industria biotecnologia e il sacrificio della sovranità della conoscenza sono iniziati nel 1992 con l'intruglio del falso principio di equivalenza sostanziale. La falsa assunzione dell’equivalenza sostanziale è stata introdotta, dal presidente George H. W. Bush, nella politica degli Stati Uniti avviata subito dopo il Summit sulla Terra, tenutosi a Rio de Janeiro, per attutire l'invito all’applicazione del regolamento per la bio-sicurezza. È stato poi formalizzato ed introdotto nel 1993 dall'OCSE (Organizzazione dell’ONU per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo), e successivamente approvato dalla FAO (Organizzazione dell’ONU per l’Alimentazione e l’Agricoltura) e dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità). Il documento dell'OCSE afferma: “L'approccio più pratico per la valutazione degli alimenti e dei componenti alimentari derivati da organismi ottenuti con l'applicazione delle biotecnologie moderne è quello di verificare, ove possibile, se siano sostanzialmente equivalenti ai prodotti alimentari analoghi. Il concetto di equivalenza sostanziale incarna l'idea che gli organismi esistenti utilizzati come alimenti, o come componenti del cibo, possano essere usati come base di confronto per valutare la sicurezza degli alimenti o dei componenti alimentari, nuovi o geneticamente modificati, per il consumo umano”. Oltre ad essere vaga, questa definizione è traballante. I cibi con i geni della tossina Bt non sono uguali agli stessi cibi senza questa tossina. Le colture resistenti agli erbicidi sono differenti dalle varietà esistenti perché contengono nuovi geni resistenti agli erbicidi. Un articolo di Marc Lappe e altri autori, pubblicato sul Journal of Medicinal Food (1999), ha stabilito che i semi di soia Roundup Ready della Monsanto cambiano i livelli di fitoestrogeni in una percentuale che va dal 12 al 14%. Trattare queste differenze come insignificanti quando si tratta di una questione di sicurezza e come rilevanti quando si tratta di brevettabilità, va assolutamente contro la scienza. Come affermano Millstone, Brunner e Mayer, in “Al di là dell’equivalenza sostanziale” (Nature, 7 ottobre 1999): "L'equivalenza sostanziale è un concetto pseudo-scientifico perché è un giudizio politico e commerciale mascherato come scientifico. Inoltre, è, intrinsecamente antiscientifico poiché è stato creato principalmente per fornire una scusa per non richiedere test biochimici o tossicologici. Dunque, questo concetto serve a scoraggiare e inibire la potenziale ricerca scientifica di informazioni". Il principio scientificamente falso dell’equivalenza sostanziale è stato messo in atto negli USA immediatamente dopo il Summit della Terra, per annullare gli articoli della Convenzione sulla bio-sicurezza e sulla diversità biologica. Il falso presupposto della "equivalenza sostanziale" degli OGM GI e degli organismi non ingegnerizzati, fonda le basi di una strategia di deliberata ignoranza. Dato che il transgenico non è mai stato valutato, l'ignoranza, non conoscenza, dei rischi viene considerata la prova della sua sicurezza. Il motto "non osservare, non vedere, non trovare" porta alla totale mancanza di informazioni sull'impatto ecologico dell'ingegneria genetica. "L'equivalenza sostanziale" contraddice anche la pretesa di brevettare le novità e le invenzioni. La Mahyco ha un brevetto per una melanzana Bt. Quando l'industria vuole evitare la valutazione dei rischi ed evadere ogni questione di responsabilità, l'argomento usato è che l'organismo geneticamente modificato è "sostanzialmente equivalente” all'organismo genitore non ingegnerizzato. Tuttavia, quando l'industria vuole i diritti di proprietà intellettuale e i brevetti, lo stesso OGM diventa “novello” o sostanzialmente non uguale all'organismo genitore. Questa è schizofrenia ontologica. Oltre all'impatto sulla salute, gli OGM hanno un grave impatto ecologico; il più significativo è costituito dalla contaminazione genetica. L’agricoltore canadese Percy Schmeiser ha perso le sue semenze di colza a causa della contaminazione da coltivazioni vicine di OGM. 5. La contaminazione genetica è inevitabile, la coesistenza non è possibile Oltre a causare danni alla salute pubblica e agli ecosistemi, i semi e le colture GI costituiscono la strada seguita dalle aziende per possedere i “propri” semi, attraverso brevetti e diritti di proprietà intellettuale (DPI). I brevetti forniscono diritti ai loro titolari e ai monopoli delle multinazionali. Questo si traduce in super-profitti per la Monsanto; ma significa debiti per i contadini. Per esempio, più di 250.000 contadini indiani sono stati spinti al suicidio nell'ultimo decennio e mezzo. La maggior parte dei suicidi si sono verificati nel settore della coltivazione del cotone, dove la Monsanto ha creato un monopolio delle sementi attraverso il cotone Bt. In una conferenza, a Washington D.C., sul futuro dell'agricoltura, il Segretario per l’Agricoltura degli Stati Uniti, Tom Vilsack, riferendosi all'agricoltura biologica e agli OGM ha detto: "Ho due figli, li amo entrambi e voglio che coesistano". La regista Debra Grazia ha risposto dalla platea: "ma uno dei tuoi figli è un bullo". Gli OGM contaminano le colture non ingegnerizzate. La contaminazione è inevitabile dal momento che l'impollinazione incrociata, all'interno della stessa specie o con parenti stretti, è inevitabile. Il caso più drammatico di contaminazione e di “inquinamento” genetico è quello di Percy Schmeiser, un produttore canadese di semi di colza, il cui raccolto è stato contaminato da colza Roundup Ready della Monsanto. La Monsanto, anziché risarcire Percy per i danni della contaminazione, rispettando il principio che "chi inquina paga", gli ha fatto causa per "furto di proprietà intellettuale". In Canada, la contaminazione della colza è così grave che il 90% dei campioni di semi di colza non-OGM certificata contiene materiale GI. (www.lynnmaclaren.org.au/media-release-majorgraintraders-reject-gm-colza). Come ha affermato Arnold Taylor, presidente del Fondo per la Protezione dell'Agricoltura Biologica: “In Canada, la colza biologica non esiste praticamente più perché tutti i semi sono contaminati…abbiamo perso tale coltura". (GM Canola ‘contaminated’, Canadian Farms, The Age.com. au, 5 Luglio 2011). In uno studio sull'agricoltura, effettuato in Canada, degli scienziati hanno rilevato che quasi la metà dei 70 campioni di sementi certificate era contaminata con il gene del Roundup Ready. Il 37% aveva il gene Liberty Link e il 59 % aveva entrambe le contaminazioni. campioni di semi di colza non-OGM e ne hanno trovato 32 contaminati con varietà GI – tra cui tre campioni con livelli di contaminazione superiori al 2% (Freisa L., Nelson, A. & Van Acker R., (2003), Evidence of contamination of pedigreed canola (brassica napus) seed lots in western Canada with genetically engineered herbicide resistance traits, Agronomy Journal, 95, 2003, pg. 1342 – 1347). Negli Stati Uniti, una ricerca ha rivelato che praticamente tutti gli esemplari di sementi di mais, soia e colza non-OGM erano stati contaminati da varietà GI (Mella M and Rissler J (2004), Gone to Seed: Transgenic Contaminates in the Traditional Seed Supply, Union of Concerned Scientists). Una ricerca condotta nel scoperto che la colza GI naturale fino ad oltre 26 attraverso l’impollinazione Regno Unito ha contamina quella km di distanza, incrociata (Ramsay G., Thompson C. e Squire G. (2004). Quantifying landscapescale gene flow in oil seed rape, Scottish Crop Research Institute and U.K Department of Environment, Food and Rural Affairs, (DEFRA), Ottobre 2004, p.4, www.scri.ac.uk/scri/file/EPI/Agroecology/Landscape_scale_ geneflow_in_oilseed_rape.pdf). Uno studio australiano ha scoperto che il polline con il gene di colza GI può spostarsi fin di tre chilometri grazie al vento o agli insetti. La distanza attuale d’isolamento, prevista in Canada tra la colza GI e quella non-OGM è di soli 100 metri. (Studies show gene flow in GE canola likely widespread, Ron Friesen, 4 Luglio 2002, http://monsanto.unveiled.info/canada/geneflow.htm). L’Unione Nazionale degli Agricoltori Canadesi, nel 2005, ha dichiarato: "Le colture GI sono incompatibili con le altre forme di agricoltura, non-OGM e biologiche, perché gli OGM contaminano e perché la segregazione è impossibile”. (http://www.non-gmfarmers.com/documents-GM-canola). Reuters, 19 Settembre 2011 Le super infestanti rappresentano una minaccia crescente per le colture degli Stati Uniti. L’agricoltore Mark Nelson strappa erbacce alte quattro piedi dal suo campo di soia Kansas. Torri di “waterhemp” crescono sui suoi fagioli, risucchiando l'umidità e i nutrienti del terreno, che i fagioli necessitano per crescere. “Durante la raccolta, i semi di questa erbaccia si diffonderanno ovunque”, dice lui. Sono circa 11 milioni gli ettari infestati da "super erbacce", alcune delle quali crescono diversi centimetri al giorno e sfidano anche l’erbicida più venduto al mondo, il Roundup, il cui principio attivo è il glifosato. I ricercatori canadesi hanno testato 33 Un rapporto dell'Istituto Giapponese per gli Studi Ambientali (JIES) ha confermato che le piante di colza geneticamente modificate e resistenti agli erbicidi si sono oramai diffuse negli ecosistemi giapponesi, partendo dai porti di navigazione principali e lungo tutta la costa. (http://www.greenpeace.org/international/en/publications/ reports/canola-report/). In un rapporto del 2007 della Network of Concerned Farmers, dal titolo "Economia della colza geneticamente modificata", si è valutato che se la colza GM venisse introdotta in Australia e fosse adottata dal 20% degli agricoltori, gli agricoltori non-OGM soffrirebbero perdite di 65,52 milioni di dollari a causa della contaminazione. In Australia, nel dicembre 2010, il contadino biologico Steve Marsh, ha perso il suo riconoscimento biologico perché il suo raccolto è stato trovato contaminato con canola (colza) Roundup Ready. (http://www.perthnow.com.au/news/specialfeatures/gmcontamination-of-organic-crop-confirmed/). Nell'agosto 2006, si è riscontrato che tracce del riso sperimentale GI Liberty Link della Bayer avevano contaminato il 30% delle risaie in Texas, Louisiana, Missouri, Arkansas e Mississippi. Le sperimentazioni sul riso GI erano state intraprese dalla Bayer e dall’Università Statale della Louisiana a Crowley, LA. In soli quattro giorni, la notizia della contaminazione ha portato a una diminuzione dei prezzi dei futures del 14%, con un costo per i coltivatori di 150 milioni di dollari. Le esportazioni sono diminuite perché l'Unione Europea, il Giappone e la Russia avevano interrotto l'importazione del riso coltivato negli Stati Uniti. Undici mila coltivatori di riso degli Stati Uniti hanno citato la Bayer per la contaminazione del loro riso e per aver rovinato le esportazioni. Il 1° luglio 2011, la Bayer ha accettato di pagare ai contadini 750 milioni di dollari per risolvere la vertenza. (Bayer settles with farmers over modified rice seeds, New York Times, 2 Luglio 2011. http://www.nytimes.com/2011/07/02/business/02rice.html). Nel 2001, D. Quist e I. Chapela, dell’Università del Messico, hanno pubblicato uno studio sulla rivista Nature dal titolo "DNA transgenico introdotto in alcuni terreni di coltivazione di mais tradizionale in Oaxaca, Messico” (Nature, 414, 6863, 29 Novembre 2001 p. 541-543). Il loro studio ha mostrato che il mais nativo era stato contaminato da quello GI. Questo è accaduto, nonostante in Messico sia illegale coltivare mais GI. Il Messico è il centro della biodiversità del mais. È lì che questo cereale è stato “addomesticato” e dove se ne registra la più alta diversità di tipi. Secondo il governo, la contaminazione ha avuto luogo quando gli agricoltori hanno coltivato mais importato dagli Stati Uniti, senza sapere che era geneticamente modificato. Nell'aprile 2002, il governo messicano ha confermato la contaminazione del mais nativo con quello GI. Come Jorge Soberon, Segretario della Commissione per la Biodiversità del Messico, ha dichiarato: "Questo è il peggiore dei casi di contaminazione da materiale geneticamente modificato al mondo, perché è successo nel luogo di origine di una coltura importante. È confermato. Non vi è alcun dubbio." (C. Clover, Worst ever GM crop Invasion, The Daily Telegraph, Londra, 19 Aprile 2002, P. Brown, Mexico’s Vital Gene Reservoir Polluted by Modified Maize, Guardian, Londra, 19 Aprile 2002). Nel 2003, in Messico, nei campi di mais negli Stati di Chihueha, Morelos, Durango, Stato del Messico, Puebla, Oaxace, San Luis Potosi, Tlaxcale e Veracruz, il mais nativo è risultato contaminato da varietà geneticamente modificate. L'analisi è stata effettuata da una coalizione di organizzazioni di agricoltori. In alcuni campioni, il grado di contaminazione ha raggiunto il 33%. La contaminazione del mais in Messico non è solo un fenomeno biologico. Essa ha implicazioni culturali. Come ha dichiarato Aldo Gonzalez, un contadino di Sierra Juarez di Oaxaca: "La contaminazione del nostro mais tradizionale debilita l'autonomia fondamentale delle nostre comunità autoctone e agricole, perché non si tratta semplicemente del nostro approvvigionamento alimentare; il mais è una parte vitale del nostro patrimonio culturale.” (ETC, Genetic Pollution in Mexico’s Center of Maize Diversity, Food First Backgrounder, Primavera 2002, Vol. 8, N.2) Nel 2000, il mais Starlink, una coltura Bt brevettata da Aventis (recentemente acquisita dalla Bayer) che non è stata approvata per il consumo umano, è stato trovato in prodotti da supermercato negli Stati Uniti durante delle ricerche sui prodotti con mais, fatte da una coalizione di gruppi ambientalisti. Sono stati ritirati oltre 70 tipi di patatine di mais e più di 80 tipi di tacos, con conseguenti gravi perturbazioni sui mercati degli Stati Uniti ed internazionali. in Uruguay. (GM Maize contaminates non-GM crops in La pacifica convivenza tra OGM e colture convenzionali è un mito: la contaminazione attraverso l'impollinazione incrociata, che implica una seria minaccia per la biodiversità, è inevitabile. • Il polline GM può potenzialmente contaminare, attraverso l'impollinazione incrociata, sia le colture non geneticamente modificate che le infestanti, creando potenziali super-infestanti resistenti ai pesticidi. Gli insetti e il vento possono trasportare il polline per chilometri e la situazione si aggrava se consideriamo che i semi possono rimanere nel terreno per anni prima di germinare. Inoltre, non esiste un metodo sicuro per prevenire gli errori umani o la piantagione illegale di semi GM. (GM Contaminations Briefing, Friends of the Earth, Gennaio 2006. http://www.foe.co.uk/resource/briefing_notes/gene_escape.pd f) La separazione dei campi di coltivazione GM da quelli non GM non è precauzione sufficiente: si possono rilevare bassi livelli di contaminazione anche a diverse centinaia di metri di distanza dalle colture ed è difficile tracciare un confine certo oltre il quale la contaminazione può essere impedita in modo sicuro. Uno studio australiano nel 2002 ha rilevato geni GM fino a 3 km dalla sorgente. Inoltre, non vi è un gradiente evidente di corrispondenza fra la contaminazione e la distanza dalla fonte: la contaminazione è imprevedibile. (Crop Pollen Spreads Further than Uruguay, Daniela Hirschfeld. Scidev.net. 9 Maggio 2011. http://www.gmwatch.eu/latest-listing/1-newsitems/13132gm-maize-contaminates-non-gm-cropsin-uruguay) • In Canada, sono stati segnalati numerosi casi di colza GM germinata dove non era stata piantata e i test hanno verificato la presenza di geni GM in oltre il 50% delle piante di colza. (Studies show gene flow in GM canola likely widespread, Ron Friesen. Manitoba Co-operator, 4 Luglio 2002. http://monsanto.unveiled.info/canada/geneflow.htm). Report simili arrivano dal Giappone, dagli Stati Uniti e dall’Australia. (Special Report: Genetically Modified Canola Contamination in Japan, Nishoren.org, 29 Ottobre 2010. http://www. nishoren.org/en/?p=888). • Si stima che oggi, negli Stati Uniti, il 50% dei semi di mais, il 50% dei semi di cotone e l'80% dei semi di colza contengano DNA GI, come riportato da uno studio fatto dalla Union of Concerned Scientists. (The Day the Sun Dies: Contamination and Resistance in Mexico, Silvia Reibeiro. GRAIN.org, Luglio 2004. http://www.grain.org/seedling/?id=292#_3). • Nelle Hawaii, il 30-50% delle coltivazioni di papaia è risultato essere contaminato da geni GM (Hawaiian Papaya: GMO Contaminated, Hawaii SEED, 2006. http://www.grain.org/ Contamination_Papaya.pdf). research_files/ • In Tailandia, nel 2004, le ricerche sugli OGM nei campi di papaia sono state fonte di una diffusa contaminazione genetica; e la contaminazione è risultata maggiore dopo che il Dipartimento di Agricoltura aveva affermato che tutte le coltivazioni OGM erano state sradicate. 2002. (http://www.greenpeace.org/international/en/news/features/ge - papaya-010606/). È stato documentato che il vento e gli insetti possono trasportare il polline anche per distanze di oltre 20 km (GM Contaminations • In Nuova Zelanda, nel 2005, 13.500 tonnellate di mais sono state contaminate da materiale GI durante i test di routine, si tratta del sesto incidente di questo tipo in tre anni. Expected, New Scientist, 27 Giugno http://www.newscientist.com/article/dn2471). Briefing. Friends of the Earth. Gennaio 2006. http://www.foe.co.uk/resource/briefing_notes/gene_escape.pd f). Nonostante la separazione delle colture, la (http://www.connectotel.com/gmfood/ nz270705.txt) contaminazione sfugge al controllo umano: nel marzo 2011, gli agricoltori hanno rilevato contaminazioni da semi GI trasportati nei loro campi dalle inondazioni. • In Giappone, nel 2005, coltivazioni GI (mais, soia) sono nate spontaneamente attorno ai porti a seguito di semi dispersi durante le operazioni di scarico e di trasporto. • Nel maggio 2011, un report ha rilevato delle piantine GI in tre campi di mais tradizionale • Un report del 2004 ha rilevato una (http://www.lifeissues.net/writers/mcc/mcc_01 geneticengin.html). contaminazione diffusa della soia in Brasile. (http://www.grain.org/research/ contamination.cfm?id=164). 6. I brevetti e i monopoli delle sementi Gli OGM sono intimamente legati ai brevetti dei semi. Infatti, la brevettazione dei semi è il vero obiettivo che spinge l'industria a promuovere gli OGM. Attraverso i brevetti, si stanno creando veri e propri monopoli sulle sementi, fusioni e accordi di licenze incrociate. Ora la Monsanto controlla la più grande società produttrice di semi del mondo, Seminis, che ha creato acquistando: Peto Seed, Bruinismo, Genecorp, Barhan, Horticere, Agroceres, Royal Suis, Choon Ang, Hungnong. Altre acquisizioni di aziende sementiere e joint venture della Monsanto sono: Asgrow, De Rinter, Monsoy, FT Sementes, Carma, Advanta Canola, China Seed, CNDK, ISG, Wertern, Protec, Calgene, Deltapine Land, Syngenta Global Cotton Division, Agracetus, Marneot, EID Parry Rallis, CDM Mandiyu, Ciagro, Renessan, Cargill, Terrazawa, Cargill International Seed Division, Hybritech, Jacob Hartz 1995, Agriprowheat, Cotton States, Limagrain Canada, Alypanticipacoes, First line, Mahyco, Corn States Intl, Corn States Hybrid, Agroeste, Seusako, Emergent Genetics, Mahendra, Indusem, Darhnfeldt, Paras, Unilever, Dekelb, Lustum, Farm Seed, Deklbayala, Ayala, Polon, Ecogen, PBIC. La Monsanto ha accordi di licenze incrociate con BASF, Bayer, Dupont, Sygenta e Dow. Queste multinazionali hanno accordi per condividere tra loro tratti di semi GI brevettati. I giganti delle aziende sementiere non sono in competizione tra di loro, ma lo sono con i contadini e gli agricoltori per il controllo della fornitura di semi. La Top Ten mondiale delle compagnie sementiere Compagnia Vendite di semi nel 2007 (valori in milioni di dollari USA) % di proprietà del mercato mondiale di semi 1 Monsanto (USA) $ 4694 23,00% 2 Dupont (USA) $ 3300 15,00% 3 Sygenta (Svizzera) $ 2018 9,00% 4 Groupe Linagrain (Francia) $ 1226 6,00% 5 Land Olakes (USA) $ 917 4,00% 6 KWS AG (Germania) $ 702 3,00% 7 Bayer Crop (Germania) $ 524 2,00% 8 Sahata (Giappone) $ 396 < 2% 9 DLF Trifolum (Danimarca) $ 391 < 2% 10 Takii (Giappone) $ 347 < 2% $ 14785 67% Totale delle Top Ten (ETC: Who owns Nature, http://www.etcgroup.org/upload/publication/707/01/etc_won_report_final_color.pdf). La combinazione di brevetti, contaminazione genetica e diffusione di monoculture è segnale del fatto che la società sta rapidamente perdendo il controllo della proprietà delle sementi e della libertà di scelta degli alimenti. Gli agricoltori stanno perdendo la loro libertà di detenere i semi e di poter produrre alimenti biologici senza la minaccia di contaminazione da colture GI. I cittadini stanno perdendo la libertà di sapere cosa stanno mangiando e di scegliere se mangiare, o meno, cibi senza OGM. Un esempio di monopolio del seme è costituito dal caso del cotone in India. In un decennio, la Monsanto ha ottenuto il controllo del 95% del mercato dei semi di cotone e il prezzo di questo seme è aumentato dell'8.000%. Il Tribunale indiano dell'AntiTrust, e in particolare la relativa Commissione sulle pratiche di commercio restrittivo e i monopoli, è stato costretto ad agire contro la Monsanto. Gli alti costi delle sementi e dei prodotti chimici hanno spinto al suicidio oltre 250.000 agricoltori e la maggior parte dei suicidi è avvenuta nel settore del cotone. La Monsanto non ha solo il controllo del seme attraverso i brevetti, ma esercita il suo potere anche attraverso la contaminazione. Dopo la diffusione della contaminazione genetica, la Monsanto ha fatto causa agli agricoltori, accusandoli di essere "ladri di proprietà intellettuale", com’è stato il caso di Percy Schmeiser. Questo ha spinto una coalizione di oltre 80 gruppi a fare causa alla Monsanto per impedirle di citare in giudizio gli agricoltori dopo avere contaminato i loro raccolti. (http:// www.pubpat.org/assets/files/seed/OSGATA-vComplaint.pdf) Monsanto- Il rifiuto delle norme sull'etichettatura costituisce una negazione dei diritti fondamentali dei consumatori “a sapere” e “a scegliere” Nel giugno 1997, Charlene Barshefshy, il rappresentante della Commissione per il Commercio degli USA, ha ammonito Franz Fischler, Commissario per l’Agricoltura dell'Unione Europea, a non avanzare proposte per richiedere l'obbligo di evidenziare in etichetta gli organismi geneticamente modificati o per escluderli dai prodotti regolamentari. Il rappresentante degli USA ha comunicato alla Commissione del Senato per l’Agricoltura che gli Stati Uniti non possono tollerare azioni che causino disagi maggiori alle esportazioni USA in Europa. Il Commissario dell’UE era sotto la pressione dei consumatori europei che chiedevano di etichettare i cibi OGM e rivendicavano il loro diritto democratico all'informazione e alla scelta. Tuttavia, i diritti dei consumatori sono stati definiti dal rappresentante commerciale degli Stati Uniti come regole "arbitrarie, politicizzate e scientificamente ingiustificate". Inoltre, si affermò che l'insistenza dei consumatori a perseguire "restrizioni scientificamente ingiustificate" avrebbe portato ad una "guerra commerciale di dimensioni maggiori". In una lettera al Segretario degli Stati Uniti, il 12 giugno 1997, le multinazionali americane dell'agrobusiness hanno dichiarato che norme specifiche per l'etichettatura degli OGM sarebbero state ingiustificate scientificamente e commercialmente irrealizzabili. Secondo l'industria statunitense, l'etichettatura degli alimenti viola l'accordo dell’OMC sul libero scambio. Le misure sanitarie e fitosanitarie dell’OMC sono quindi viste da parte dell'industria come poste a tutela dei loro interessi. Ma il diritto all'informazione è un diritto fondamentale della democrazia e i diritti democratici non possono essere sanzionati da arbitri tecnocratici e dai processi decisionali aziendali che definiscono che cosa è e non è scienza. Il rifiuto dell'etichettatura è solo una delle dimensioni delle strutture totalitarie associate all’introduzione dell'ingegneria genetica negli alimenti e nell'agricoltura. Navdanya ha aperto un caso in India richiedendo l'etichettatura degli alimenti geneticamente modificati, ma l'intervento diretto da parte dell’Ambasciata degli Stati Uniti ha impedito al Ministero della Sanità indiano di introdurre una legge sull'etichettatura. Il 5 luglio 2011, il Codex Alimentarius, l'agenzia mondiale per la sicurezza dei generi alimentari, ha riconosciuto il diritto dei paesi di etichettare i cibi OGM. Questa decisione ha messo fine a una discussione internazionale durata 20 anni. Come afferma l'Internazionale dei Consumatori: "Il nuovo accordo Codex significa che ogni paese che intende adottare l'etichettatura degli alimenti geneticamente modificati non dovrà più affrontare la minaccia di un'azione legale da parte dell’OMC. Questo perché le misure nazionali basate sulle linee guida o sugli standard previsti dal Codex non possono essere contestate come un ostacolo al commercio". (http://foodfreedom.wordpress.com/2011/07/05/codexalimentarius-adopts-labeling-ofgenetically-modified-foods/ ) Quello di cui ora abbiamo bisogno è iniziare a mettere in pratica questo principio del “diritto a sapere” e fare in modo che l’etichettatura degli OGM venga adottata in tutti i paesi. Gli Ogm sono una questione di “Sovranità Alimentare” È per questi motivi che gli OGM sono considerati un problema per la democrazia. Difendere la sovranità alimentare è un diritto e un dovere di tutti. Si ha la sovranità alimentare quando è possibile scegliere liberamente se utilizzare sementi o cibo liberi da OGM. Questa scelta è stata gravemente messa a rischio dalla comparsa delle sementi geneticamente modificate e brevettate, dal crescente controllo delle multinazionali sul sistema alimentare, dall’inquinamento chimico e dalla diffusione di una contaminazione genetica incontrollata, fattori che hanno reso il cibo non salutare. Ciascuno di noi deve difendere la propria sovranità alimentare e sollecitare il proprio governo affinché protegga i diritti dei cittadini e la smetta di sostenere il furto che le multinazionali fanno dei nostri semi e dei nostri cibi. Ognuno di noi è di vitale importanza per l’istituzione della sovranità alimentare. Pertanto, invitiamo tutti a partecipare alla nostra lotta per difendere la libertà più fondamentale: il nostro diritto a una libera alimentazione. *Vandana Shiva, distinta fisica ambientalista indiana e attivista per la sostenibilità e la giustizia sociale. Direttrice/fondatrice della Fondazione di Ricerca per la Scienza, la Tecnologia e l’Ecologia (RFSTE) e di Navdanya. È autrice di numerosi libri e ha ricevuto svariati premi e riconoscimenti, tra cui il “Right Livelihood Award” e, più recentemente, il “Sydney Peace Prize”.