ESERCITAZIONI DI PSICOLOGIA DELLA PERSONALITA’ (Pubblicato sulla Rivista “Sociologia della Comunicazione” – Anno XIII n. 25 1997) Recensione su Loredano Matteo Lorenzetti – Emanuele Russo – Fabio Leonardi Un libro, epistemologicamente, tra Popper, da un lato, e Russel e Carnap, dall’altro. Insomma, tra la nozione di “falsicabilità” e quella di “corrispondenza”. Loredano Matteo Lorenzetti e i suoi collaboratori Emanuele Russo e Fabio Leonardi si pongono due obiettivi: la ricerca tenace degli eventi dalla cui constatazione scaturirebbe la falsità delle loro teorie e quella, allo stesso modo tenace e alla fine prevalente, dei modi e dei termini di collegamento tra regole teoriche e dati dell’esperienza. Il loro Esercitazioni di Psicologia della Personalità risulta così un manuale agilissimo e utilissimo, per studenti e forse ancor più per docenti, di una materia che allarga sempre più i suoi confini agli altri settori della psicologia. Scrivono gli autori: “Questa ricerca è da intendersi nei termini di un work in progress, utile ai docenti per un miglioramento continuo rispetto al proprio fare ed essere valutatori; probabilmente utile agli studenti perché i criteri per la messa a punto degli strumenti valutativi non restino oscuri, incomprensibili e, quindi, impensabili”. Il testo trascura, volutamente, la definizione di psicologia della personalità, lasciando che essa scaturisca, implicitamente ed individualmente, dai risultati e dalla valenza didattica e di approfondimento dei questionari che rappresentano il quadro di riferimento e insieme la sintesi delle esercitazioni sulla materia. Il libro nasce, dunque, da una ricerca - verifica cominciata nell’Università di Urbino nell’anno accademico 1993 e proseguita fino al 1996. Essa approda al risultato che la prova d’esame sulla materia deve mirare a quattro obiettivi di fondo: 1) l’acquisizione del linguaggio proprio della disciplina; 2) la conoscenza dei suoi concetti e nozioni basilari; 3) un sufficiente orientamento tra teorie, metodi e relativi autori; 4) una minima capacità di ragionamento sulla disciplina. La formulazione degli item del questionario, a risposta multipla, predilige l’ultimo punto. In un primo tempo essa prevedeva 45 domande, poi 36, quindi 24 e infine 18. Gli item sono ordinati in tre parti ( “generale”, “teorie”, “autori” ). Il fine è di permettere allo studente di esercitarsi, secondo le individuali modalità di applicazione, per aree argomentali e per quesiti di diversa difficoltà. Ogni parte è organizzata per successivi tre livelli di difficoltà. Un primo gruppo di quesiti di più facile soluzione, un secondo gruppo di media difficoltà, un terzo gruppo più impegnativo. Gli item sono posti in maniera volutamente confusa all’interno di ogni parte, sia pure suddivisi in tre parti e ordinati per grado crescente di impegno. Ciò facilita l’agilità tra le conoscenze, l’orientarsi fra teorie e autori diversi o appartenenti alla stessa corrente di pensiero, l’utile esercizio di “riordinare il disordine” appositamente creato. In una parola, il questionario mira ad abituare lo studente a congruità di linguaggio e di pensiero nell’ambito della disciplina, in modo da facilitargli al massimo l’esame orale. Non solo, ma, ciò che più conta ai fini formativi, gli autori puntano a sedimentare nel discente l’affezione per la materia e a fornirgli gli stimoli giusti per i collegamenti e i raffronti con le altre discipline. Si potrebbe dire, maliziosamente, che essi hanno scoperto l’uovo di Colombo. Ma il merito maggiore del libro è proprio questo, quello, cioè, di un richiamo non paludato, ma vissuto insieme con gli studenti, ai principi fondamentali della didattica e dell’apprendimento, che soprattutto nelle Università più affollate vengono frequentemente disattesi. Ed è proprio questo il punto di partenza, e di arrivo, del manuale. Ma Lorenzetti va ancora oltre quando afferma: “Ritengo che lo studio non sia da reputare soltanto una modalità di preparazione alla professione, una fondamentale opportunità di formazione a un sapere da esercitare, un modo di ragionare su quelle imprescindibili conoscenze che stanno alle spalle della pratica lavorativa, ma una vera e propria operazione di messa in forma di sé in una crescita progressiva in quello speciale ascolto poetico di tutto il reale che è possibile ottenere attraverso il potenziamento di quella sensibile e delicata attitudine all’avvertire e praticare una personale dimensione estetica dell’esistenza; dimensione - questa - che nulla ha a che fare con alcun genere di inganno rivolto a sé e agli altri”. Qual è l’attuale dimensione estetica dell’esistenza ? Riferendosi al mondo universitario, Lorenzetti la individua nel “Kitsch comandato e telecomandato da stili preconfezionati uniformanti - a qualsiasi costo sbalordenti - che fanno moda”. E ancora, citando Kundera: “Il Kitsch è la stazione di passaggio tra l’essere e l’oblio”. Ma i viaggi si fanno anche a ritroso, soprattutto quando al pessimismo della ragione subentra l’ottimismo della volontà, che deve essere la regola del mondo universitario, all’insegna dell’autocritica e della capacità di rinnovarsi. Ed è questa la “lezione” più attuale del libro