Un libro, Dopo la Muraglia, aiuta a guardare alla Cina non più come “sorpresa”, “promessa”, “enigma”, o per le sue “straordinarie performance”, ma
come alla realtà economica e politica più importante del nuovo secolo. Per
Dopo la Muraglia: la Cina
protagonista del XXI Secolo
CINA 1
di Giovanni Andornino
questo è importante riflettere sulla sua politica internazionale, sulle sue alleanze, sui suoi obiettivi strategici. Naturalmente senza rimuovere le molte
contraddizioni che caratterizzano il modello sociale ed economico cinese
CINA 1
a grandiosa celebrazione dei Giochi
Olimpici di Pechino 2008, conclusisi in
definitiva con un netto successo organizzativo e mediatico per la Cina, conferma
la lettura che la maggior parte dei commentatori ha dato dell’evento: tanto il governo,
quanto la stragrande maggioranza del popolo
cinese ha davvero attribuito all’Olimpiade il
significato di uno spartiacque storico. Dopo
oltre centocinquant’anni di soggezione paracoloniale prima e marxista poi, la Cina si
affaccia sul XXI secolo con il piglio di una
grande potenza emergente. Una potenza economica, come già sapevamo, e ora anche una
potenza sportiva, se prendiamo per buono il
computo degli ori olimpici (pur ammettendo
un certo vantaggio dato dal giocare in casa).
La domanda che sorge spontanea, a questo
punto, è duplice: quando, e in che modo, si
trasferirà sull’agone politico internazionale
la crescente potenza di un popolo che è al
contempo assai produttivo e potenzialmente
amplissimo come mercato di sbocco? In altre
Grazia Neri_AFP
L
parole: se è vero, come si desume da una lettura accurata della retorica della leadership
cinese, che quello dello “sviluppo pacifico” è
un approccio tattico (la Cina non ha le forze
per rischiare derive antagonistiche né in
Asia orientale, né altrove nel mondo, per
ora) più che strategico, fino a che punto è
presumibile che le aspettative di Pechino
circa l’evoluzione dell’ordine internazionale
concordino con quelle dei Paesi che hanno
generato tale ordine, a partire dagli Stati
Uniti?
Dopo la muraglia è un libro di politica internazionale, pensato proprio per offrire spunti
di riflessione storici e analitici a quanti –
specialisti e non – desiderano affiancare alle
molte nozioni economiche e culturali che
circolano sulla Cina un piccolo arsenale di
strumenti politologici. È un libro rivolto in
particolare al pubblico italiano, che vive la
sfida/opportunità rappresentata dalla Cina
con maggiore fatica rispetto alla maggior
parte dei nostri partner europei.
Nel nostro Paese, tradizionalmente sinonimo
di piccola e media impresa, la prosperità
nazionale è in gran parte creata o dissipata
dall’imprenditorialità e dalle competenze del
singolo cittadino. Questo significa che, nel
contesto di un sempre più avanzato processo
di globalizzazione, in Italia la responsabilità
di interagire con profitto a livello internazionale ricade più facilmente su singoli cittadini
che su consolidati agglomerati socio-economici. È un peso gravoso da sopportare, ma
strategico. Di più: data la cronica difficoltà
del Paese a fare sistema, il percorso della formazione individuale permanente è quasi
obbligato. Esso tocca per primi ragazze e
ragazzi che si fanno strada tra scuole superiori e università. Anche loro, analogamente
ai cinesi, devono andare oltre un’antica
“muraglia”. È un limite metaforico ma tangibile, fatto di una certa arretratezza culturale nel guardare il mondo, di cui oltre alla
classe dirigente e ai media anche gli atenei
sono in parte responsabili. In pochi campi
questo è più visibile che negli studi internazionalistici e, in particolare, negli studi d’area, quasi del tutto assenti nel nostro Paese.
Persino una regione come l’Asia non fa eccezione, nonostante sia chiaro a tutti che una
competente interazione economica, politica e
sociale con Cina, India, Giappone e Russia
(solo per citare gli attori più rilevanti) è funzionale al benessere di entrambi gli interlo27
DOPO LA MURAGLIA: LA CINA PROTAGONISTA DEL XXI SECOLO
cutori, ma soprattutto dell’Italia.
Al contempo, in molte parti dell’Asia si
vanno forgiando generazioni di giovani che
vogliono eccellere per elevare la condizione
sociale propria e della propria famiglia. In
Cina, Paese ancora categorizzato tra quelli in
via di sviluppo, milioni di ragazze e ragazzi
sono spinti fin da bambini a ricercare il successo vincendo la dura selezione per l’ingresso nelle migliori università. Chi riesce a guadagnarsi l’accesso a uno dei dieci o quindici
atenei di punta ha la ragionevole certezza di
poter ambire a una carriera rapida e gratificante. Osservando la portata di questa dinamica di mobilità sociale che fa aggio sulla
formazione accademica, alcuni hanno parlato
della Repubblica popolare cinese (RPC) come
di uno Stato fondato su una forma di corporativismo meritocratico, almeno per quanto
concerne la classe dirigente. Non che ci sia
da stupirsi, d’altra parte, visto che è stato
l’impero cinese, sotto la dinastia Sui (581618 d.C.), a perfezionare il primo sistema di
reclutamento della burocrazia statale per
mezzo di esami di Stato.
L’arretratezza della Cina, quindi, è un concetto a dir poco relativo. Uno dei problemi
che complicano la reciproca comprensione
con l’Occidente è legato al fatto che pochi tra
noi sono consapevoli delle molte e antiche
glorie cinesi, e pertanto la maggior parte
considera l’ascesa cinese come una sorta di
“debutto” alla ribalta mondiale, non diverso
– se non per la dimensione dell’attore –
rispetto a quello delle Tigri asiatiche o del
Brasile. Ma pensare alla Cina in questi termini significa commettere un errore di prospettiva clamoroso, un po’ come guidare sul
lato destro della strada nel Regno Unito. C’è
la matematica certezza di uno scontro, perché tutti i cinesi ragionano nel senso opposto. Per loro la Repubblica popolare, pur con
tutte le sue criticità interne, sta tornando a
occupare la posizione di rilievo globale che le
spetta di diritto, avendola già (effettivamente) occupata per oltre duemila anni.
È per questa ragione che il libro si apre con
un inquadramento storico, volto a mettere in
luce gli aspetti fondamentali delle relazioni
internazionali intrattenute dall’impero cinese con i suoi vicini fino all’inizio del XX
secolo. Soltanto successivamente, nel secondo capitolo, vengono affrontate le questioni
epistemologiche e metodologiche che caratterizzano lo studio. Nell’arco di quattro
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Grazia Neri_sinopix
Grazia Neri_sinopix
CINA 1
paragrafi si alternano tematiche che vanno
dallo sviluppo della disciplina delle Relazioni
internazionali al ruolo critico e stimolante
giocato dall’esperienza cinese – per molti
versi sconosciuta o eterodossa rispetto alle
categorie cui siamo abituati.
Il terzo capitolo entra nel vivo del discorso
con la formulazione di un’analisi complessiva del sistema internazionale contemporaneo, il cui fuoco si sposta progressivamente
verso l’Asia orientale, il teatro d’azione
immediato della Repubblica popolare. È qui
che si evidenzia tutta la peculiarità di una
Cina che, in coerenza con un impianto filosofico correlativo-tattico radicalmente diverso dall’approccio teleologico-strategico tipico
dei Paesi di matrice giudaico-cristiana, tende
ad abbracciare un realismo anche cinico, con
predilezione per formule di cooperazione
transitorie, informali e fondate su rapporti
diretti e personali. L’Occidente, e gli Stati
Uniti in particolare hanno invece maturato
una visione più articolata della società internazionale, incentrata su accordi formali,
spesso riprodotti tramite strutture istituzionalizzate. Il terzo capitolo delinea, quindi, la
tensione esistente tra la tradizionale preferenza di Pechino per relazioni inter-statuali
bilaterali e l’inedito risalto che stanno assumendo politiche multilaterali sempre più
sofisticate. Per mantenere l’indagine teorica
ancorata ai fatti non manca un caso di studio
specifico, rappresentato dalla Shanghai
Cooperation Organization (SCO).
Istituzione internazionale giovanissima, ma
di crescente peso nella geopolitica dell’Asia
centrale e orientale, la SCO non è soltanto la
prima istituzione formale ideata e voluta
dalla Cina: essa ha sede a Pechino ed è stata
anche presieduta (a livello di segreteria
generale) da un diplomatico cinese.
Il potere politico della Cina nel sistema
internazionale contemporaneo costituisce
l’oggetto delle analisi contenute nei tre capitoli successivi, dedicati rispettivamente a ciascuna delle sue componenti costitutive: il
potere politico-diplomatico (esercitato nel-
_In Cina si accede alle migliori università tramite una dura selezione. Qui a fianco una folla di dimostranti a Taiwan protestano contro la Cina con un gigantesco pallone
con la scritta “contro l’invasione”
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DOPO LA MURAGLIA: LA CINA PROTAGONISTA DEL XXI SECOLO
(il ritorno di Taiwan alla sovranità cinese,
per intenderci), insieme con l’attenuazione
dell’influenza statunitense in Asia e la promozione di una forma di multipolarismo a
livello internazionale. Questo catalogo di
rivendicazioni essenziali è tutt’altro che
nuovo: di fatto, sotto diciture diverse, accompagna la RPC fin dalla sua fondazione nel
1949. La novità è che il recente e sempre più
sofisticato attivismo diplomatico di Pechino
suggerisce che esso si vada trasformando da
pia illusione in progetto politico, in attesa
che lo Zeitgeist consegni a Pechino strumenti e opportunità per tradurlo in pratica.
Intanto, sia la condotta cinese in occasione
dei voti al Consiglio di Sicurezza, sia la retorica ufficiale indicano il tentativo di accreditare la Cina come “interprete” autentica
della Carta delle Nazioni Unite, in alternativa alle tendenze “iper-progressiste” della
leadership statunitense
La sua abilità nel gestire un’impressionante
crescita economica, insieme con la scelta di
farsi paladina del principio di inviolabilità
della sovranità nazionale e di avviare una
politica di cospicui investimenti e aiuti allo
sviluppo, ha guadagnato alla RPC un note-
Olycom
l’ambito dell’istituzione internazionale cardine dell’ordine multilaterale contemporaneo, l’ONU), il soft power cultural-economico (fatto valere nei rapporti bilaterali tra
governi e mediante la diplomazia popolare),
e il potere militare di deterrenza e minaccia.
Il quarto capitolo esamina, dunque, la posizione della Cina nel Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite. La premessa fondamentale è che la Repubblica popolare cinese è
oggi il solo tra i principali attori del sistema
internazionale a esprimere documenti di
policy in cui si segnala la necessità di promuovere un nuovo ordine mondiale.
Contrariamente a quanto avvenuto in passato, non si tratta di una formula retorica volta
a guadagnare consensi d’immagine tra i
Paesi del Terzo mondo. Piuttosto, pare di
poter scorgere un’aspirazione per alcuni
versi simile a quella che nel XIX secolo animava la cosiddetta Dottrina Monroe. In Cina
esiste un discorso governativo ufficiale che,
con notevole coerenza, intende enfatizzare
fin da subito alcuni aspetti irrinunciabili
della politica cinese nel sistema internazionale. Punti centrali di tale discorso sono il
completamento dell’unificazione nazionale
CINA 1
_La Repubblica popolare cinese è il solo tra i principali
attori del sistema internazionale a segnalare la necessità
di promuovere un nuovo ordine mondiale. Sotto, il presidente cinese Hu Jintao e quello sudafricano Thabo Mbeki
nella storia africana – presenta luci e ombre
per gli abitanti del continente nero. La ritrovata centralità dell’Africa è positiva, così
come lo sono, per esempio, gli investimenti
cinesi in infrastrutture e i rapporti commerciali Sud-Sud. D’altro canto, l’invasione dei
mercati locali a opera delle più economiche
merci cinesi, la percezione delle comunità e
imprese cinesi come impermeabili e xenofobe, e l’aiuto accordato da Pechino a regimi
che vistosamente disprezzano i diritti umani,
destano più di qualche preoccupazione. Né
possono passare sotto silenzio la vendita di
armamenti e l’influenza che gli emissari di
Pechino esercitano in modo crescente in
molte capitali africane.
Da queste considerazioni emerge l’immagine
di una Cina che ambisce a integrarsi nel
sistema internazionale, ma non a tutti i
costi. In particolare, non al costo di dover
sacrificare le proprie rivendicazioni fondamentali e di perdere la sovranità sulle proprie politiche nazionali, anche quando queste
possano essere difformi (o persino antitetiche) rispetto alle scelte dell’Occidente. Si
inganna chi, magari camminando per le vie
di Shanghai, intravede nella Cina di oggi
Grazia Neri_AFP
vole consenso tra molti Paesi in via di sviluppo. I leader di questi Paesi vedono nella
crescita cinese tanto un modello, quanto
un’opportunità per ampliare i propri margini
di manovra politica rispetto all’Occidente. Il
quinto capitolo cerca di mettere a fuoco queste dinamiche, interpretandole come un inedito affacciarsi del soft power cinese in particolare nell’Africa sub-sahariana. Senza
lasciarsi andare a scenari da nuova Guerra
Fredda – gli Stati Uniti restano di gran lunga
il principale partner commerciale e investitore in Africa – è essenziale dare conto del
grande dinamismo di Pechino in questo continente. La crescente presenza finanziaria e
manifatturiera della Cina in Africa produce
inevitabilmente una diffusa percezione di
competizione con l’Occidente: questa tendenza – inedita dopo la fine della competizione tra USA e URSS, ma ben consolidata
DOPO LA MURAGLIA: LA CINA PROTAGONISTA DEL XXI SECOLO
una copia del Giappone post-MacArthur. Il
Partito comunista cinese persegue, tra le
altre, una politica di promozione di valori
nazionalistici attraverso cui la dirigenza
tenta di consolidare l’identità di un popolo
che nell’arco di cinquant’anni è stato costretto a re-immaginare se stesso più volte. La
stessa legittimità dei leader cinesi fa sempre
più perno su un diffuso nazionalismo, oltre
che sulla loro capacità di continuare a garantire la crescita economica. In questo quadro
la tutela dell’unità nazionale è strategica: ciò
significa prevenire ogni velleità autonomistica da parte delle province occidentali (Tibet,
Xinjiang, Mongolia interna), ma anche evitare che Taiwan proclami la propria indipendenza. Per mantenere la necessaria credibili-
nentali e questo nonostante (e, in parte,
attraverso) il sempre maggior accesso alle
nuove tecnologie. Le tensioni, però, sono
notevoli e non promettono di ridursi. Le
crisi internazionali che ogni Stato è chiamato ad affrontare possono avere significative ripercussioni sugli assetti interni di
quello Stato, ripercussioni che poi, a loro
volta, retroagiscono inevitabilmente a livello internazionale. Per questo è importante
integrare lo studio della politica cinese in
ambito internazionale con alcune considerazioni sulla situazione interna. La domanda che questo libro lascia senza risposta, ma
che non può evitare di proporre al lettore,
infatti, è la seguente: “Quali strumenti di
legittimazione verrebbero ricercati dalla
dirigenza di Pechino nel caso in cui il sistema entrasse in crisi a causa di una prolungata interruzione della crescita economica?”
Tanto una recrudescenza militaristica quanIl libro
to una deriva nazionalistica sono scenari
Edito da V&P, Dopo la
profondamente inquietanti e, purtroppo,
Muraglia di Giovanni
non inediti nel caso cinese.
Andornino è un libro di politica
Questo è un libro di Relazioni internazionainternazionale rivolto al
li. Come ogni testo che tratti di una branca
pubblico italiano, che vive con
della politica, esso contiene inevitabilmente
fatica la sfida/opportunità
un elemento – pur minimo – di normativirappresentata dalla Cina
smo. È onesto presentare al lettore anche
questo aspetto, oltre a quelli scientifici.
L’idea è che il libro possa rientrare nella
schiera dei lavori che si richiamano alla
tà politica, Pechino ha dovuto intraprendere vocazione originaria della disciplina, che nacun percorso di profonda ristrutturazione
que nel 1919 con l’obiettivo di contribuire –
delle proprie forze armate e della dottrina
mediante la ricerca accademica e lo stimolo
che le guida. Il sesto capitolo è dedicato pro- della coscienza civile – a creare le condizioni
prio all’approfondimento del potere militare per una pace internazionale solida e duratucinese, con l’obiettivo di fornire una sintesi
ra. In un mondo che si riscopre popolato da
tra le analisi di politica estera e politica di
narrative culturali eterogenee è importante
sicurezza che possa migliorare la nostra
enfatizzare la densità dell’interdipendenza
comprensione delle reali proporzioni dell’a- della vita umana. Studiare l’Altro con serietà
scesa cinese in Asia e nel mondo.
è essenziale per interagire a livello globale
Il settimo e ultimo capitolo, infine, contiene con uno spirito di ospitalità intellettuale che
una panoramica su alcune delle principali
non scivoli nell’irenismo o nel sentimentalidinamiche che riguardano la Cina al prosmo, ma sia pratica attiva di un razionale
prio interno. Un lavoro sul ruolo della Cina discorso cosmopolitico.
nelle relazioni internazionali del mondo
Con l’obiettivo di partecipare a questo sforpost-bipolare non può ritenersi completo in zo, le pagine di Dopo la muraglia cercano
assenza di un’analisi dei fattori di fragilità
appunto di temperare la ratio studiorum carintrinseci all’assetto istituzionale della
tesiana con un po’ di quella “fantasia” sugRPC. La leadership cinese ha tuttora salda- gerita da Giambattista Vico a quanti riflettomente in mano l’evoluzione socio-politica
no sui “molti differenti fini a cui gli uomini
ed economica del Paese. L’apparato del
possono aspirare restando pienamente razioPartito-Stato riesce a controllare in modo
nali, pienamente uomini e capaci di comcapillare una nazione di proporzioni conti- prendersi tra loro”.
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