ISC - Istituto di Studi sul Capitalismo 'Per Eraclito la lotta è la suprema giustizia. Essa, dà al divenire il suo alimento inesauribile' DE-RUGGIERO Guido, Storia della filosofia. I. La filosofia greca. Volume primo. Dalle origini a Platone. EDITORI LATERZA. BARI. 1963 pag 406 8° elenco opere autore avvertenza alla terza edizione introduzione note; DE-RUGGIERO Guido, Storia della filosofia. I. La filosofia greca. Volume primo. Dalle origini a Platone. EDITORI LATERZA. BARI. 1963 pag 406 8° elenco opere autore avvertenza alla terza edizione introduzione note; Biblioteca di cultura moderna; '[Eraclito] è il creatore della dialettica greca; e la sua stessa fisica acquista un migliore significato quando è considerata in dipendenza della dialettica, come una esemplificazione rapida e sommaria di una legge di contrasto e di armonia che domina tutta la realtà. Da questo punto di vista, si spiega il profondo disprezzo di Eraclito per tutto il sapere precedente che, a suo giudizio, vagava alla superficie delle cose senza penetrarne l'intimo significato. «Polistoria» è il caratteristico nome di cui egli si serve per bollare la presunta sapienza dei poeti e dei filosofi: «la polistoria non insegna a ragionare. Se no, avrebbe insegnato qualcosa a Esiodo, a Pitagora, a Senofane e a Ecateo» (74). E i suoi frammenti rivelano un costante sforzo di evitare ogni dispersione mentale e di concentrarsi in un foco unico, da cui ogni cosa s'illumina. (...) Per Anassimandro la lotta era un'ingiustizia che i contrari si facevano a vicenda e di cui dovevano scontar la pena, col riconfluire nell'unità indeterminata; per Eraclito, invece, la lotta è la suprema giustizia. Essa, dà al divenire il suo alimento inesauribile; quindi non è meramente distruttiva, ma continua creatrice di vita. Tutto ciò che nel mondo avviene, si fa per tensioni opposte, come nella lira e nell'arco; v'è dunque un'intima concordia nell'apparente discordia, un'armonia segreta, che vince la disarmonia dei contrasti (83). In ultima istanza, c'è una razionalità intima delle cose, che si dissimula alla vista ma si attua nel profondo, perché «la natura ama celarsi». Noi ci lasciamo colpire dalle parvenze esterne, secondo le quali la lotta è distruzione e dissipazione di forze, ed amiamo perciò immaginare, come uno stato felice, il dominio incontrastato del solo termine positivo: così una giustizia senza ingiustizia, una verità senza errore, una luce senza tenebre, ci sembrano più feconde nel loro spiegamento pacifico. Invece, se questo stato potesse realizzarsi, esse sarebbero soggette a inerzia e a dissipazione; ciò che le alimenta è l'antitesi, che continuamente rinasce, dell'ingiustizia, dell'errore, delle tenebre (84). E' proprio qui la razionalità che si cela nella più riposta natura degli esseri, e che Eraclito eleva a dignità di Dio e di Logo' (pag 114, 118-119) [(74) Eraclito, Fr. 40; (83) Fr. 8, 51, 54; (84) Fr. 23: Non si riconoscerebbe la parola giustizia se non esistesse l'ingiustizia. Fr. 111: La malattia fa dolce la salute, il male il bene, il riposo il moto] [ISC Newsletter N° 79] ISCNS79TEC [Visit the 'News' of the website: www.isc-studyofcapitalism.org] http://www.isc-studyofcapitalism.org/jmla Realizzata con Joomla! Generata: 10 June, 2017, 03:50