LF - Antologia della critica. Eraclito

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LF - Antologia della critica. Eraclito
Il Logos in Eraclito
È intraducibile in italiano, nel senso che non esiste un termine che possa rendere la complessità del valore semantico di questa parola
nel contesto della filosofia antica. In Eraclito ha una pluralità di significati connessi tra loro:
- indica la ragione profonda delle cose, la forza che le fa essere ciò che sono, la legge del loro accadere, del divenire secondo contesa
e necessità;
- indica la ragione dell'uomo, l'intelligenza che è forza vivente che comprende;
- indica la parola, il discorso umano che esprime secondo verità la legge dell'accadere: la parola che i dormenti non intendono
neppure quando la sentono.
Ma come può uno stesso Logos appartenere all'anima dell'uomo e alle cose? Come può la stessa ragione essere nell'uomo pensiero,
nelle cose forza che le fa essere ciò che sono? Ed anzi forza vivente, perché ogni realtà è mossa dalla stesa forza che muove l'uomo e
ogni animale. Ogni cosa è ?vivente? (è la concezione dell'ilozoismo tipica dei primi filosofi greci). Ragione oggettiva delle cose,
intelligenza soggettiva, parola che esprime l'una e l'altra: come queste tre realtà possano formare l'unità di un concetto non è
semplice da comprendere. Eppure la filosofia sin dalla sua origine non ha avuto dubbi: questa unità va cercata. Comprendere il
Lógos significa risvegliarsi alla saggezza.
?In Eraclito il cuore umano è il centro paziente-agente, appassionatamente sensitivo, dove s'incontrano i raggi di tutte le forze del
cosmo. La legge universale nel suo imperio [?] Egli sa che tutto ciò che egli dice o fa non è che l'effetto di tali forze in lui, sebbene
la maggior parte degli uomini non sappia d'essere mero strumento nelle mani di un ordinamento superiore. [?] Il Lógos di Eraclito è
una conoscenza dalla quale sgorgano parola e azione [?]. Il lógos deve dunque dare una nuova vita consapevole. Esso abbraccia tutta
la sfera dell'umano? [W. Jaeger, Paideia].
Eraclito: tre anelli concentrici
Come nella polis, così nel Tutto esiste una legge. [?] La legge, che Eraclito chiama divinità, è colta soltanto dal Logos; di essa ?si
nutrono tutte le leggi umane?. Il Logos eracliteo è lo spirito quale organo di senso cosmico. [?]
Così l'uomo, dopo che la filosofia pre-eraclitea aveva scoperto il cosmo, è inserito da Eraclito nel nuovo edificio dell'universo quale
un'entità di carattere totalmente cosmico. Per svolgere la sua vita come ente siffatto, esso ha bisogno della conoscenza e del rispetto
volonterosi della norma della legge cosmica. [?] Rispetto ai pensatori anteriori, Eraclito appare il primo antropologo filosofo. La sua
filosofia dell'uomo è, per così dire, quello interno dei tre anelli concentrici, nei quali si può raffigurare la sua filosofia: l'anello
antropologico è avvolto dal cosmologico, e questo dal teologico. Questi anelli, peraltro, non vanno invero disgiunti l'uno dall'altro;
non si può, soprattutto, pensare l'anello antropologico come indipendente dal cosmologico e dal teologico. L'uomo di Eraclito è parte
del cosmo, sottostà come tale alla legge del tutto, come ogni altra parte.
Ma, recando consapevolmente in sé, in virtù dello spirito che gli è proprio, la legge eterna della vita totale, può partecipare alla
somma sapienza, dal cui consiglio sorge la legge divina. La libertà dell'uomo greco consiste nel suo subordinarsi, quale suo membro,
alla totalità della pólis e alla sua legge. [?]
La libertà filosofica, cui assurge il pensiero d'Eraclito, rimane fedele affatto all'indole dell'uomo greco, legato alla pólis, nel sentirsi
egli quasi membro d'una ?comunità? universale di tutti gli esseri e nell'assoggettarsi al nómos di essa. Il senso religioso cerca il
reggitore personale di questo Tutto; così anche Eraclito.
(Werner Jaeger, Paideia)
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