TOKEN ECONOMY L’APPRENDIMENTO: IMPARIAMO AD INSEGNARE Esistono varie strategie che favoriscono l'apprendimento di abilità e di modificazione dei comportamenti. Le utilizziamo tutti, spesso in modo spontaneo e inconsapevole, senza sapere che hanno dei nomi e che il loro impiego è stato studiato in modo sperimentale. A volte basta un po’ di buon senso, o il confronto con altri genitori, o qualche lettura in materia. Insomma, siamo tutti, più o meno consapevolmente abili nell’educare. In alcune situazioni, però, è opportuno pianificare l’utilizzo di varie tecniche di apprendimento in modo più strategico e strutturato, insegnare ai genitori il metodo e supervisionare l’andamento dei processi di modifica dei comportamenti o di acquisizione di nuove abilità. Ci sono varie psicopatologie in cui è più probabile trovare comportamenti problematici: Ritardo Mentale / Disturbi Pervasivi dello Sviluppo, in particolare Disturbo Autistico / Disturbi da Deficit dell’Attenzione e da Comportamento Dirompente / Disturbo da Deficit dell’Attenzione/Iperattività / Disturbo Oppositivo Provocatorio / Disturbo della Condotta / Disturbi della sfera emozionale / Disturbi d’Ansia / Disturbi dell’Umore / Altre condizioni non patologiche / Condizioni legate a situazioni di svantaggio o di disagio . Occorre sempre ricordare che ogni comportamento problematico è un segnale. Più che punito, va osservato, analizzato e compreso. Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro PROMPTING E FADING - TECNICA DELL'AIUTO E DELL’ATTENUAZIONE DELL'AIUTO PROMPTING AIUTI VERBALI AIUTI GESTUALI AIUTO FISICO I SUGGERIMENTI VERBALI RAPPRESENTANO GLI AIUTI GESTUALICONSISTONO IN IL GENITORE GUIDA IL BAMBINO DEGLI AIUTI MOLTO NATURALI CHE PARTICOLARI GESTI CHE IL GENITORE NELL'EFFETTUAZIONE DI UN’AZIONE. VENGONO SEMPREUTILIZZATI DAI GENITORI UTILIZZA PER FAVORIRE L’ATTUARSI DI PER FACILITARE L’ATTUARSI DI UN’AZIONE COMPORTAMENTI DESIDERATI O LA O DI UNA PERFORMANCE. RIDUZIONE DI COMPORTAMENTI INADEGUATI. ESEMPIO: DIRE “ADESSO FERMATI” ESEMPIO: PRENDERE LE MANI DEL BAMBINO E GUIDARLE NELL’AFFERRARE I QUANDO IL BAMBINO CHE STA CORRENDO ESEMPIO: INDICARE CON UN DITO LA SI DEVE FERMARE. DIREZIONE CHE IL BAMBINO DEVE GIOCHI DA METTERE A POSTO. PERCORRERE. FADING RIDURRE IL NUMERO DI PAROLE (AD DIMINUIRE L’AMPIEZZA DEL GESTO O RIDURRE GRADUALMENTE L'AREA DEL ESEMPIO “STOP”) E PRONUNCIARLE CON SOSTITUIRLO CON UNO MENO CORPO TOCCATA (DALLA MANO A UN UN TONO DI VOCE PIU’ BASSO. APPARESCENTE (AD ESEMPIO LO DITO), LA PRESSIONE ESERCITATA SULLA SGUARDO). PARTE DEL CORPO (DA UNA STRETTA AD UN TOCCO) E SPOSTARE LA PRESA A ZONE PIU’ DISTANTI (DALLA MANO AL GOMITO). La tecnica dell'aiuto consiste nel fornire all'individuo uno o più stimoli sotto forma di aiuti o prompt. I prompt sono di solito sintetici, evidenti e vengono proposti al momento esatto in cui dovrebbe verificarsi l’azione desiderata (o risposta).Quando il comportamento desiderato è appreso e stabilizzato, l’aiuto va attenuato e poi tolto, attraverso un processo denominato fading, che consiste nel ridurre gradualmente l’aiuto. Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro MODELING -TECNICA DELL’APPRENDIMENTO PER IMITAZIONE QUANDO AVVIENE L’APPRENDIMENTO PER IMITAZIONE MODELLO OSSERVATORE IL MODELLO È UNA PERSONA AUTOREVOLE, STIMATA L’OSSERVATORE HA ADEGUATE CAPACITA’ ATTENTIVE, È DISPONIBILE, DALL’OSSERVATORE OPPURE CHE HA IMPORTANTI LEGAMI AFFETTIVI CURIOSO, MOTIVATO, INTERESSATO O DIVERTITO DA CIÒ CHE CON LUI. OSSERVA. CONSEGUENZE DEL COMPORTAMENTO IMITATO QUANDO LE CONSEGUENZE DEL COMPORTAMENTO IMITATO DALL’OSSERVATORE SONO POSITIVE (RINFORZI), L'OSSERVATORE CONTINUA A MANIFESTARE IL COMPORTAMENTO, IN CASO CONTRARIO TENDE AD INIBIRLO. La tecnica del modellamento consiste nella promozione di esperienze di apprendimento di abilità e comportamenti attraverso l'osservazione di un soggetto che funge da modello. Spesso si verifica in modo spontaneo cioè il modello può non avere alcuna intenzione di insegnare e l'osservatore di imparare, ma si trova ad apprendere a livello latente. E può utilizzare le sue osservazioni anche molto tempo dopo averle effettuate. SHAPING O MODELLAGGIO-TECNICA DELL’APPRENDIMENTO PER APPROSSIMAZIONI PREDISPORRE UN PROGRAMMA DI MODELLAGGIO 1 2 3 4 INDIVIDUARE IL SELEZIONARE UN DELINEARE UNA SERIE DI PREDISPORRE PROGRAMMI DI COMPORTAMENTO META CIOÈ COMPORTAMENTO GIÀ APPROSSIMAZIONI SUCCESSIVE, RINFORO IN MODO CHE L’ABILITÀ CHE SI DESIDERA PRESENTE NEI REPERTORI DEL CIOÈ COMPORTAMENTI CHE IL BAMBINO POSSA COSTRUIRE. BAMBINO CHE ABBIA QUALCHE PARTENDO DA QUELLO INIZIALE PROGRESSIVAMENTE ATTINENZA CON IL SI AVVICININO SEMPRE PIÙ A PADRONEGGIARE I VARI COMPORTAMENTO-META. QUELLO META. COMPORTAMENTI FINO A RAGGIUNGERE QUELLO META. Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro Il modellaggio consente di costruire di nuove abilità (motorie, cognitive, linguistiche, di autonomia…) e comportamenti. Occorre rinforzare quei comportamenti attuati dal bambino che si avvicinano al comportamento desiderato o comportamento meta. CONCATENAMENTO O CHAINING – TECNICA DELL’ APPRENDIMENTO STEP BY STEP PREDISPORRE UN PROGRAMMA DI CONCATENAMENTO 1 2 3 4 SUDDIVIDERE L'ABILITÀ COSTRUIRE LA CATENA PREDISPORRE UN CONCATENARE LE ABILITA’ PARZIALI COMPLESSA (COMPORTAMENTO COMPORTAMENTALE PROGRAMMA DI CON IL RINFORZO META) IN COMPONENTI (TASK- ABILITA’ PARZIALE 1 RINFORZO ABILITA’ PARZIALE 1→RINFORZO 1 ANALYSIS) ABILITA’ PARZIALI ABILITA’ PARZIALE 2 RINFORZO 1 ABILITA’PARZIALE 1+2→ RINFORZO 2 ABILITA’ PARZIALE 3 RINFORZO 2 ABILITA’ PARZIALE 1+2+3 → RINFORZO 3 … RINFORZO 3 ….. …. Il concatenamento si usa per insegnare abilità complesse costituite da sequenze di comportamenti ben delineabili (come le autonomie o le abilità professionali). In concreto si delinea la sequenza di un'abilità complessa in diverse abilità parziali (per esempio: per fare i compiti occorre stare seduti, prendere il diario, prendere il materiale…; per vestirsi occorre infilare mutandine, calzini, maglietta...). Ogni abilità parziale viene rinforzata finché non risulta appresa. Allora si passa a quella successiva, che viene rinforzata solo se il comportamento previsto viene emesso insieme a quello precedente: una volta che le prime due componenti sono apprese e concatenate, si passa alla terza abilità parziale, fino a raggiungere il comportamento meta. Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro PROGRAMMI DI RINFORZAMENTO IL RINFORZO Rinforzo può essere definito come qualsiasi stimolo o evento che produce un aumento nella probabilità di comparsa dell’azione(o risposta)che lo ha preceduto. Un po’ di esempi molto semplici. Un topo abbassa una levetta (azione) e subito dopo riceve del cibo (rinforzo). Un cane obbedisce a un comando (azione) e riceve delle carezze (rinforzo). Il bambino in fasce piange (azione) e la madre accorre al suo lettino (rinforzo). Il bambino inizia a pronunciare le sue prime parole (azione) e gli altri le ripetono (rinforzo). L'allievo esegue correttamente un'operazione di aritmetica (azione) e prende un bel voto (rinforzo). Il ragazzo riordina la camera (azione) e viene lodato dai genitori (rinforzo). La ragazza fa fare i compiti al vicino di casa (azione) e riceve un piccolo compenso (rinforzo). Il ragazzo cambia taglio di capelli (azione) e riceve complimenti dall’amica (rinforzo). Il professore fa la sua prima lezione (azione) e riceve consenso dagli allievi (rinforzo). La signora va a fare la spesa in un discount (azione) e riceve dei punti da accumulare per avere un regalo (rinforzo). Il paziente descrive alcuni particolari imbarazzanti (azione) e il terapeuta gli da’ cenni di assenso e di incoraggiamento (rinforzo). Un esempio più complesso sulla circolarità dei comportamenti. Il bambino piange (azione) perché vuole andare in edicola a comprare le figurine. La mamma deve fare delle commissioni e gli dice che non è possibile. Il bambino continua a lamentarsi e la mamma accondiscende e lo porta in edicola (rinforzo). APPRENDIMENTO: la mamma ha insegnato al bimbo a piangere a lungo per ottenere ciò che vuole. Il bambino ha insegnato alla mamma che portarlo in edicola fa quietare il bambino che smette di lamentarsi (rinforzo). Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro In ognuno di questi esempi abbiamo: un soggetto (persona o animale) 1. che fa un’azione (o risposta) 2. che è seguita da una ricompensa 3. che aumenta la probabilità che l’azione si ripeta in situazioni simili Un rinforzo è qualsiasi cosa (lode, oggetto, alimento…) aumenti la probabilità che in situazioni analoghe compaia quella determinata risposta che è stata emessa nell'episodio originario. Tutto il processo (1,2,3)è definito RINFORZAMENTO. Solo la conoscenza del soggetto ci permette di sapere, a priori, cos’è per lui un rinforzo e se uno stimolo ha proprietà rinforzanti per il comportamento emesso. Altrimenti dobbiamo osservare il comportamento, presentare uno stimolo e vedere se aumenta le probabilità che quel comportamento originario ricompaia. Quindi: per capire se uno stimolo può essere definito come rinforzo dobbiamo OSSERVARE CON ATTENZIONE. Esistono vari tipi di rinforzatori: o rinforzatori materiali (oggetti, cibi …) o rinforzatori sociali (approvazione verbale) o rinforzatori sensoriali (approvazione fisica) o rinforzatori simbolici (simbolo di qualcos'altro) o rinforzatori informazionali (feed-back sulla qualità della prestazione) Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro RINFORZI POSITIVI (+) E NEGATIVI (-) Tutti gli esempi riportati in precedenza riguardano un tipo di rinforzo detto POSITIVO (+), dove cioè aggiungiamo qualcosa (una lode, una ricompensa, un premio). Si parla invece di rinforzo NEGATIVO (-) quando andiamo a togliere qualcosa: d’innanzi ad una situazione di disagio (o aversiva) viene attuata una azione che provoca la cessazione del disagio. Un po’ di esempi molto semplici. Un topo e' situato all'interno di una gabbia, il cui pavimento e' percorso da corrente elettrica piuttosto intensa. Casualmente il topo abbassa una levetta (azione) che mette fine al passaggio della corrente elettrica (rinforzo negativo). In situazioni analoghe aumentano le probabilità che il ratto abbassi la levetta. Il bambino ha dolori alla pancia e piange (azione); la madre accorre e lo massaggia (rinforzo negativo). In situazioni analoghe il bambino piangerà per assicurarsi l’arrivo della mamma. La ragazza ha mal di testa (stimolo), prende un farmaco che la fa stare meglio (rinforzo). In situazioni analoghe la ragazza curerà il suo mal di testa con quel farmaco. I genitori si rivolgono ad uno psicoterapeuta per il figlio (azione); il terapeuta adotta ed indica alcune strategie che modificano un comportamento problematico del bambino (rinforzo). I genitori torneranno dal terapeuta in situazioni analoghe Nello stesso modo possiamo parlare anche di punizioni positive (+) o negative (-). Un esempio. Il bambino si lamenta e strilla mentre gioca con la sua macchinina preferita perché non vuole fare i compiti, non ascolta le richieste del genitore e continua a dirgli “no”. Il genitore, innervosito, gli da una sculacciata (punizione +). Il genitore, innervosito, gli toglie la macchinina (punizione -). Se un rinforzo positivo comporta il dare qualcosa di positivo, una punizione positiva comporta il dare qualcosa di negativo. Se un rinforzo negativo comporta la sottrazione di qualcosa di sgradevole, una punizione negativa comporta la sottrazione di una cosa gradita. Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro FREQUENZA DEL RINFORZO Gli studi sul meccanismo del rinforzo hanno messo in evidenza che è più efficace un rinforzo intermittente piuttosto che un rinforzo continuo. RINFORZO A TASSO FISSO (CONTINUO) Premio il bambino (con lodi, gesti, oggetti …) ogni volta che per ottenere qualcosa chiede “per favore”, oppure ogni volta che ripone i suoi giochi in ordine, oppure ogni volta che va a dormire da solo nel lettino, oppure ogni volta che finisce il suo pasto senza protestare. Uso sempre il rinforzo. RINFORZO A TASO VARIABILE (INTERMITTENTE) Premio il bambino in modo discontinuo, a volte sì a volte no. L’intermittenza pur producendo un apprendimento più lento, lo rende più resistente all'estinzione, consente di rendere il processo meno automatizzato e prevedibile e permette al bambino di eseguire i comportamenti meta con l’aspettativa e la curiosità di capire se sarà o meno premiato e con il desiderio di migliorare la performance. Ovviamente è fondamentale che la variabilità sia studiata in modo efficace e funzionale, perché se troppi comportamenti in successione non venissero premiati, si rischierebbe di scivolare verso l’estinzione del comportamento. Sta al nostro buon senso capire cosa, come e quanto dobbiamo usare il rinforzo, a seconda del tipo di comportamento o abilità che desideriamo insegnare e delle caratteristiche del bambino. La variabilità, infine, vale solo per il rinforzo; non per le punizioni. Se variamo le punizioni, il bambino impara che in alcune situazioni può emettere comportamenti negativi senza che succeda nulla e tale consapevolezza diventa rinforzante, cioè aumenta la probabilità che il bambino riproduca simili comportamenti negativi. Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro TEMPI DEL RINFORZO Qui gioca un ruolo fondamentale la dimensione del tempo: premio il bambino a intervalli di tempo costanti oppure variabili. RINFORZO A INTERVALLO FISSO 1.Ogni 10 minuti che Marta sta seduta per fare i compiti ottiene una ricompensa. 2.Ogni 5 minuti che il Damiano gioca con il fratello ha una ricompensa. RINFORZO A INTERVALLO VARIABILE 1.Marta sta seduta per fare i compiti e ottiene una ricompensa dopo 5 minuti, oppure dopo 12 minuti… 2.Damiano ha una ricompensa dopo 2minuti oppure dopo 10 minuti… OSSERVARE: QUALE RINFORZO E QUALE PUNIZIONE Ogni programma di rinforzo va creato come un vestito perfetto per il bambino che lo deve indossare. Ciò che ha potere rinforzante per un bambino non necessariamente può averlo per un altro. Facciamo un esempio partendo da una situazione abbastanza frequente: un bambino, durante le ultime ore di una lezione scolastica tenuta da un supplente, tende a distrarsi facilmente, si alza dalla sedia, infastidisce i compagni, rifiuta di fare le esercitazioni che la maestra propone. La maestra lo richiama più volte, poi, vedendo che non smette, decide di punirlo ancora mandandolo dal preside. La maestra è convinta che i richiami (punizione +) sono utili per contenere quel bambino. Ma se quel bambino fosse stato annoiato Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro ed in cerca di attenzioni? Cos’ha fatto l’insegnante? Gli ha dato esattamente quello che desiderava, non una punizione+ ma un rinforzo+, che, come tale, aumenterà la frequenza del comportamento disturbante del bambino. Ed allora diventa necessario mandarlo dal preside. Ma siamo sicuri che per quel bambino annoiato uscire dalla classe sia una punizione-? Per un altro certamente sì, ma per lui? Solo se i compagni e la maestra non gli prestano più attenzione il comportamento può estinguersi. Occorre sapere che nei primi tempi della sottrazione del rinforzo il comportamento non sparisce, anzi inizialmente si verifica un aumento. Poi pian piano inizia a diminuire fino ad estinguersi definitivamente. RINFORZI AMBIENTALI È cosa comune che i bambini facciano senza problemi ciò che viene loro proibito. Perché accade? Come fare? Sono i bambini ad essere dispettosi ed indisponenti o c’è qualche cosa che ci sfugge? A volte per un bambino è l’ambiente ad avere proprietà rinforzanti, proprietà che aumentano il verificarsi del comportamento nonostante le punizioni o i richiami dei genitori. Un esempio: pensiamo ad un bambino che si arrampica in una sedia per poter guardare dalla finestra. Ogni volta che i genitori lo vedono allontanano la sedia (punizione-) e lo sgridano alzando la voce (punizione +), dicendo che è pericoloso. Ma il bambino non se la smette, anzi, come percepisce che i genitori sono lontani, prende la sedia e si piazza davanti alla finestra. È forse un dispetto? Lo fa appositamente per far arrabbiare i genitori? Se non è un bimbo che cerca la loro attenzione la risposta è “No” (anche perché lo farebbe in loro presenza). Succede che ogni volta che non ci sono i genitori il bimbo si arrampica e il suo comportamento viene rinforzato dall’ambiente: dalle macchine che passano, dalle persone che camminano, dai colori percepiti, dalle luci e dal movimento. Se non ci fosse il rinforzo esercitato dall’ambiente il comportamento si sarebbe estinto con le punizioni dei genitori. Ma il problema è che i genitori non sono sempre presenti e Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro quindi il bambino continua ad arrampicarsi (rinforzo intermittente). Quando all’arrampicarsi corrisponderà sempre e solo una punizione, allora il comportamento si estinguerà. RINFORZO POSITIVO Fin qui abbiamo citato anche le punizioni ma occorre sempre ricordare che il rinforzo positivo è lo strumento più adeguato a modellare il comportamento. Orientare l’attenzione ai comportamenti positivi e rinforzarli, ignorare quelli negativi mostrando indifferenza è sempre la strategia migliore per favorire gli apprendimenti. Nella vita di tutti i giorni basta pensare alle lotterie, al lotto, ai gratta e vinci al superenalotto, a tutti i giochi in cui la vincita è poco probabile, in alcuni casi veramente impossibile. Eppure si continua a giocare, talvolta anche a livello patologico, perché questi sistemi erogano rinforzi (molto appetibili) a tasso ed intervallo variabile: quindi offrono un’altissima resistenza all’estinzione! Tornando ai nostri bambini, occorre ricordarsi qualche principio guida: o rinforzare immediatamente dopo l'emissione di un comportamento o variare i rinforzi, o passare da schemi di rinforzo costante a schemi di rinforzo intermittente e variabile. All'inizio dobbiamo rinforzare ogni successo nelle prestazioni ricercate, anche se il bambino lo fa in modo casuale. Se vogliamo che l'apprendimento entri a far parte del bagaglio di abilità del bimbo dobbiamo poi passare a schemi di rinforzo intermittente e a intervallo variabile, che sono molto più naturali perché simili a ciò che accade normalmente: nell'ambiente i comportamenti non vengono mai rinforzati in maniera continua, ma secondo schemi il più delle volte del tutto casuali. Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro GENERALIZZARE GLI APPRENDIMENTI Il nostro obiettivo è che il comportamento rinforzato si mantenga nel tempo e si generalizzi in contesti differenti da quello in cui è stato appreso. Come procediamo? Talvolta è un esito naturale del programma educativo, in altre situazioni (quando lavoriamo con bambini affetti da gravi patologie, va ricercato. Qualche tecnica specifica per favorire la generalizzazione: o estendere l'intervento ad altre condizioni o usare rinforzi il più possibile disponibili nell’ambiente sociale del bambino o usare contingenze di rinforzo difficilmente identificabili, come il rinforzo intermittente Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro LA TOKEN ECONOMY La T.E. è un modello di intervento convalidato da una lunga prassi sperimentale e educativa, efficace con il singolo bambino e con il gruppo. E’ un programma di rinforzo che utilizza inforzi secondari (o condizionati), cioè stimoli intermediari che acquisiscono funzione rinforzante in quanto associati a stimoli o situazioni che hanno già questa proprietà. In altri termini un rinforzo secondario è uno stimolo o una situazione che ha acquisito la sua funzione di rinforzo dopo l'abbinamento con uno stimolo che funziona come rinforzo. In parole semplici, un gettone o un simbolo come una stellina hanno proprietà rinforzanti dal momento che stabiliamo che a un numero di gettoni o stelline corrisponde un premio. La T.E. produce cambiamenti comportamentali in modo rapido rispetto ad un sistema basato solamente sulle lodi. I cambiamenti persistono anche dopo l’interruzione del sistema. Non è un metodo complesso, infatti, genitori ed educatori utilizzano già sistemi di ricompensa in modo naturale, associando ad elogi anche ricompense tangibili. L’unica cosa da introdurre con la T.E. è la sistematicità ed un metodo di conteggio che permette di verificare quando il bambino si è guadagnato il suo premio. Obiettivi della T.E. Stabilire un sistema ufficiale di ricompense. Incrementare l’attenzione dei genitori ed il rinforzo di obbedienza e condotte sociali appropriate. Ridurre arbitrarietà della concessione di privilegi al bambino. Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro Vantaggi della T.E. Consente ai genitori di utilizzare ricompense più potenti e ottenere miglioramenti più rapidi. Permette di adottare un approccio più sistematico ed organizzato per la gestione dei comportamenti. Impedisce di negare ricompense a seconda degli umori dei genitori. Esclude arbitrarietà e permette ai genitori di fare fronte comune. Aiuta a spostare l’attenzione sui comportamenti appropriati. Insegna che privilegi e ricompense vanno guadagnati. Stabilire il programma Scegliere la tipologia di punti (i token). Si possono usare gettoni disegnati, fiches o anche solo metodi di registrazioni di punteggi. I tokens consentono di “acquistare” beni (un pacchetto di figurine, un giocattolo…) o accedere ad attività piacevoli (giocare nel giardino, andare in bicicletta….). Fare una lista dei rinforzi. La lista dei rinforzi è la lista dei premi o delle ricompense. In linea di massima possiamo affermare che 1/3 devono essere ricompense a breve termine (guardare la televisione, andare in bicicletta, giocare con i videogiochi…), 1/3 devono essere ricompense a medio termine(attività allettanti), 1/3 devono essere ricompense a lungo termine(comprare un gioco, andare al cinema….). Fare una lista di comportamenti target. Ogni comportamento deve essere descritto in modo molto preciso, in modo che sia evidente a tutti quando va premiato o meno (stare seduto a tavola mentre si mangia, vestirsi da solo, non Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro dire parolacce…). Spiegare al bambino il programma. I bambini accettano ben volentieri la T.E. ed è molto utile coinvolgerli nella costruzione del programma. E’ bene far loro capire che l’obiettivo del lavoro è il desiderio di premiare i comportamenti positivi: solo su questi viene posta l’attenzione e, in linea di massima, sono bandite le punizioni. Decidere quanti punti vengono guadagnati per ogni comportamento target. All’inizio è utile premiare i bambini per le più semplici buone condotte per aumentare la motivazione e far capire il funzionamento della T.E.. Ogni comportamento positivo permette al bambino di guadagnare un numero di token proporzionale alla difficoltà e alla frequenza del comportamento in questione. Più esigiamo e maggiore sarà il guadagno del bambino. Costruire un contenitore per punti o un cartellone. E’ bene dare attenzione alla costruzione del cartellone o del contenitore porta-token e dedicargli un posto centrale dentro la casa o la classe. Stabilire le regole Assegnare punti appena il bambino emette un comportamento target I punti non vanno mai dati prima, ma sempre e solo dopo l’esecuzione del comportamento desiderato. Inizialmente anche l’intervallo di tempo tra l’assegnazione dei punti e il loro scambio con un rinforzatore tangibile deve essere ridotto. Elargire il premio quando il bambino se lo è guadagnato, senza accumulare premi o posticipare. Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro QUALCHE RILUTTANZA? Accade spesso di parlare con genitori non troppo convinti dell’uso del metodo della T.E., ma che, se riescono ad affidarsi, appaiono poi molto stupiti dall’efficacia della procedura. Molto spesso citano il famoso proverbio del “bastone e della carota”, come se il bambino fosse un asino, o anche una scimmia da addestrare, o, peggio ancora, una cavia da laboratorio. La T.E. non è una tecnica di addestramento ma uno strumento per orientare l’attenzione ai comportamenti positivi, per valorizzare e sostenere atteggiamenti adeguati e funzionali. Non è previsto l’uso di punizioni, perché tutto si basa sul rinforzo positivo. La T.E. aiuta genitori ed educatori a mettere a fuoco i problemi e gli obiettivi costruendo un fronte comune di fronte al bambino. Troppo spesso accade che comportamenti problematici sono semplicemente l’esito di strategie educative discordanti. Non è una tecnica dispendiosa, non implica spese straordinarie perché ciò che diamo come premio è semplicemente ciò che già diamo al bambino. Infine, riduce i ricatti, i circoli viziosi della rabbia e i giochi di potere tra adulto e bambino, offrendo una regolarità che dovrebbe essere la unico vero grande principio dell’educare. NO A RICATTI E RABBIA SI’ A RITI, RITMI E REGOLE Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro ESEMPIO DI CARTELLONE A PUNTI (PER MOTIVI DI PRIVACY I CONTENUTI VENGONO RIPORTATI POCO LEGGIBILI) LISTA DEI COMPORTAMENTI TARGET. IN QUETO ESEMPIO PER OGNI COMPORTAMENTO E’STATO STABILITO UN EQUIVALENTE IN STELLINE CHE ANDRANNO DISEGNATE NELLO SPAZIO SOTTOSTANTE. QUI SONO SEGNATE LE REGOLE DEL CARTELLONE, CIOE’ CHI ASSEGNA LE STELLINE, CHI E QUANDO LE DISEGNA … QUESTO SPAZIO E’ DEDICATO A PICCOLI E GRANDI PREMI, DI CUI SONO STATE ATTACCATE LE IMMAGINI. ANCHE QUESTI SONO PREMI, MA ANZICHE’ TRATTARSI DI OGGETTI, SI TRATTA DI ATTIVITA’ PIACEVOLI. Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro OGNI CASELLA E’ NUMERATA. IN OGNI CASELLA VA DISEGNATA UNA STELLINA. SE GUADAGNO 5 STELLE DOVRO’ DISEGNARE 5 STELLINE. IN ALCUNE CASELLE SONO RIPORTATI I PREMI. SE HO DECISO CHE UN PACCHETTO DI FIGURINE VALE 8 PUNTI, NELLA CASELLA NUMERO 8 TROVO SCRITTO “PACCHETTO DI FIGURINE” E COSI’ VIA. Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro Dott.ssa Caterina Fucili Psicologo Psicoterapeuta Fano e Pesaro “Queste parole rivelano l’intimo bisogno del bambino: aiutami a fare da solo”. (M Montessori)