Introduzione a SCID-I Dott. Antonio Prunas SCID I (e II) è un’intervista strutturata per la diagnosi dei principali disturbi dell’Asse I (e II) del DSM-IV-TR. Storia Anni ‘70: diversi set di criteri diagnostici come quelli di Feighner o i Research Diagnostic Criteria con le relative interviste strutturate costruite per fare una diagnosi in accordo con questi sistemi; 1980: pubblicazione del DSM III; 1985: inizia il lavoro su SCID; 1990: pubblicazione di SCID per il DSM-III-R; 1996: pubblicazione di SCID per il DSM IV. Antenati di SCID… Diagnostic Interview Schedule - sviluppata a partire dal 1978 dal NIMH; - utilizzata come strumento diagnostico completo per studi epidemiologici su larga scala (ECA: oltre 20.000 persone coinvolte); - somministrabile da operatori senza solide competenze nell’ambito della salute mentale. Necessità di ridurre al minimo la soggettività servendosi di domande rigidamente strutturate con chiuse. L’intervista, basata sui criteri DSM III (1980), permetteva di valutare: la presenza e la significatività clinica di tutti i sintomi previsti dal DSM III; la loro organizzazione in termini temporali; se i sintomi si presentassero in assenza di circostanze ambientali che potessero farli considerare normali reazioni emotive agli eventi; se i sintomi fossero meglio spiegabili da una condizione medica generale o da altri fattori organici; la relazione temporale esistente fra più disturbi in comorbilità. Nessuna delle interviste fino ad allora disponibili permetteva di raccogliere tutte queste informazioni in modo affidabile. Punti di forza di SCID SCID includeva caratteristiche che non erano presenti negli strumenti precedenti: Rassegna anamnestica: si apre cioè con una sezione a domande aperte finalizzata a raccogliere informazioni che riguardano la malattia in atto ma anche la condizione medica generale, il funzionamento sociale e generale del paziente. Stile modulare che permette ai ricercatori di eliminare una o più classi diagnostiche non rilevanti per il loro studio. Peculiarità di SCID Struttura ad alberi decisionali; Permette di leggere i criteri DSM corrispondenti a ciascuna domanda formulata; Diagnosi di Asse I, II, IV (SCID IV) e V; Le domande devono essere formulate ad litteram ma al somministratore viene riconosciuta la possibilità di formulare qualsiasi altra domanda ritenga necessaria; Non finalizzata esclusivamente a valutare i criteri, ma indaga le dimensioni peculiari del sintomo invitando continuamente il paziente a descrivere la propria esperienza personale; E’ uno strumento in continua evoluzione Requisiti di competenza per la somministrazione L’intervista viene somministrata da un clinico adeguatamente addestrato, con buona familiarità con il sistema di classificazione e i criteri diagnostici DSM. Conoscenze preliminari all’uso di SCID sono: - Ottima conoscenza dello Strumento e di tutte le sue parti; - Ottima conoscenza del DSM; - Conoscenze basilari di psicofarmacologia. E’ indispensabile l’iniziale affiancamento di un professionista esperto nella somministrazione e una supervisione attenta. Soggetti idonei a SCID Pazienti psichiatrici; Pazienti di medicina generale; Non pazienti (sottoposti a indagine epidemiologica sulla salute mentale in comunità o tra i familiari di pazienti). Il linguaggio utilizzato rende SCID più adatta a soggetti adulti. Qualsiasi persona con licenza media inferiore è nelle condizioni di comprendere il linguaggio di SCID. Persone con deficit cognitivi gravi, agitazione psicomotoria, sintomi psicotici gravi possono non essere in grado di partecipare all’intervista. Possibili usi di SCID Clinica Ricerca Training Possibili usi di SCID Uso Clinico: una porzione di SCID può essere utilizzata per confermare una diagnosi sospetta; ad esempio, in un caso di sospetta fobia sociale, può essere somministrato il modulo “Disturbi d’Ansia” (Modulo F); SCID viene somministrata interamente in modo tale che vengano considerate tutte le aree dell’Asse I e dell’Asse II. Possibili usi di SCID Ricerca: Per selezionare una popolazione da studiare (inclusione /esclusione). Ad esempio, per testare l’efficacia di un nuovo farmaco, viene richiesto un campione di pazienti psichiatrici che rientri nei criteri DSM-IV-TR di Disturbo depressivo maggiore ricorrente e senza nessun’altra diagnosi di Asse I. Possibili usi di SCID Addestramento: può essere utile nel migliorare la capacità di intervistare pazienti da parte di studenti che frequentano servizi psicologici e psichiatrici; offre infatti un repertorio di domande utili per raccogliere informazioni da un paziente. Somministrando ripetutamente SCID, gli allievi acquistano familiarità con i criteri diagnostici DSM e allo stesso tempo con le domande da porre al paziente nel corso del colloquio clinico. Vantaggi di SCID Permette di formulare una diagnosi psichiatrica secondo criteri rigidamente definiti in modo tale da garantire la massima inter-rater reliability; Permette di evitare errori di “omissione”: l’intero spettro psicopatologico è passato in rassegna e si indaga la presenza di sintomi di disagio psichico sia nell’attualità che in una prospettiva lifetime. Fonti di informazione L’intervistatore dovrebbe utilizzare tutte le fonti di informazione disponibili (altri clinici, membri della famiglia o amici). Può essere necessario che l’intervistatore discuta con il paziente sulle eventuali discrepanze che possano essere emerse fra il suo resoconto e quello di altre persone. Struttura SCID-P (SCID Edizione Pazienti): è destinata all’uso di soggetti identificati come pazienti psichiatrici e contiene i seguenti moduli: Sommario di SCID-P Rassegna di SCID-P Screening A. Episodi dell’Umore B. Sintomi Psicotici e Associati C. Disturbi Psicotici (Diagnosi differenziale) D. Disturbi dell’Umore E. Disturbi correlati a Sostanze F. Disturbi d’Ansia G. Disturbi Somatoformi H. Disturbi dell’Alimentazione I. Disturbi dell’Adattamento J. Disturbi opzionali Copertura diagnostica Principali novità introdotte nella nuova versione di SCID I per DSM IV: - Due versioni: clinica (SCID CV) e ricerca. La prima contiene solo le diagnosi più comuni nella pratica clinica ed esclude la maggior parte degli specificatori e dei sottotipi previsti nella Versione Ricerca. - Criteri diagnostici e relative domande per la diagnosi dei disturbi mentali indotti da sostanze e disturbi mentali dovuti a una condizione medica generale; - Aggiunti i criteri per la diagnosi dei seguenti disturbi: Disturbo Bipolare tipo II; Disturbo d’ansia NAS; Disturbo da Dimorfismo Corporeo; Disturbo Post-traumatico da Stress Specificazioni per la Diagnosi di Disturbi dell’Umore; - Abbassamento della soglia per la diagnosi di disturbi alcol-correlati (se il soggetto riferisce di aver assunto fino a cinque drink nell’arco della stessa giornata, deve essere sottoposto a tutte le domande per Abuso di Alcol). - Oltre a queste differenze relative alle diagnosi formulabili, SCID CV si caratterizza per una diversa modalità di codifica dei criteri che prevede tre modalità di classificazione: +: corrispondente a 3 della precedente edizione di SCID -: corrispondente a 1 della vecchia edizione Somministrazione Generalmente SCID I viene somministrata in un’unica seduta della durata di 45-90 minuti a seconda: - della complessità della storia psichiatrica del paziente; - della capacità e dell’esperienza del clinico; - e dell’abilità del paziente di descrivere in poche parole la sua situazione psicopatologica. Con alcuni pazienti potrebbe essere necessario diluire la somministrazione di SCID I in due sedute. All’inizio dell’intervista il somministratore ottiene: Dati anagrafici e socio-demografici (nome, cognome, età, stato civile, titolo di studio, attuale situazione lavorativa); Descrizione sommaria della malattia in atto e dei precedenti psicopatologici (quando i sintomi hanno avuto inizio e decorso, storia di malattia; precedenti ricoveri e trattamenti psichiatrici e psicoterapeutici); Condizione medica generale ed eventuale uso di sostanze; Fattori socio-ambientali (Asse IV) e livello di compromissione del funzionamento globale (Asse V). N.B. Alla fine della Rassegna, l’intervistatore deve aver raccolto abbastanza informazioni per poter formulare un primo tentativo di diagnosi e ragionare in termini di diagnosi differenziale. Ordine di somministrazione Rassegna (Screening) Modulo A … … Modulo J. Sommario Il modulo di screening prevede domande che servono a “sondare il terreno” e a valutare la necessità o meno di proseguire nella somministrazione del modulo stesso e nella presentazione delle domande successive. Questa strategia permette di risparmiare del tempo anche se il paziente può presto rendersi conto che se risponde “NO” a tutte le domande presentate all’inizio di ognuno di questi moduli, l’esaminatore procede oltre. A questo punto si inizia la somministrazione del primo modulo presentando al soggetto (ad litteram!) le domande relative ai singoli criteri. Prima di iniziare l’intervista, ottenere la collaborazione del paziente e invitarlo a rispondere nella maniera più completa e sincera possibile e a riferire senza imbarazzo ogni elemento significativo: solo in questo modo sarà possibile avere un’idea chiara e precisa dei suoi problemi. Prestare attenzione ai particolari che il paziente riferisce nella prima parte dell’intervista in cui è invitato a parlare liberamente dei suoi problemi; L’intervista contiene molte domande non completate per incoraggiare i soggetti a descrivere i sintomi con le loro parole invece di rispondere solo “Sì” o “No”. L’intervistatore viene invitato a non utilizzare un gergo specialistico ma ad esprimersi in modo compatibile con il livello socio-culturale del paziente utilizzando le parole del soggetto per riferirsi ai fenomeni psicopatologici rilevati; Non si parlerà di “delirio” o di “mania” con un paziente che ha precedentemente descritto quei fenomeni come “idee strane” e “quando stavo bene” ma si continuerà ad utilizzare tali locuzioni. La sequenza delle domande riflette il processo logico seguito da un clinico esperto per formulare la diagnosi. L’ordine non dovrebbe essere alterato anche se non vengono posti limiti al numero di domande aggiuntive che l’esaminatore può porre al soggetto allo scopo di ottenere ulteriori informazioni utili. Layout dell’intervista SCID I è articolata su tre colonne. Domande Criteri Codifica Layout dell’intervista La colonna di sinistra: domande che devono essere poste e indicazioni per l’intervistatore. Le domande che non contenute tra parentesi devono essere formulate ad ogni soggetto (eccezione: l’informazione già nota). Le domande tra parentesi sono opzionali: non è necessario formularle se si conosce già la risposta. Molte domande includono al loro interno l’espressione “PAROLE DEL PAZIENTE” che sta ad indicare che l’intervistatore dovrebbe sostituire al termine specialistico la locuzione utilizzata spontaneamente dal soggetto per riferirsi a quel fenomeno psicopatologico. Inoltre, la colonna di sinistra riporta in neretto degli skipout cioè indicazioni a non proseguire ulteriormente nell’indagine sui disturbi di quel modulo (o sezione di modulo) per ripartire da sezioni successive dell’intervista. La colonna centrale contiene i criteri DSM collocati accanto alla rispettiva domanda sulla colonna di sinistra. In questa colonna compare spesso l’indicazione DESCRIVERE che indica la necessità di ottenere esempi o la descrizione del sintomo, a supporto della codifica di “3” al criterio corrispondente. Infine la colonna di destra di ogni pagine contiene le codificazione per la valutazione di ciascun criterio. Skip-out Quando appropriato, compaiono delle istruzioni per saltare dei criteri diagnostici che non appaiono rilevanti per un certo soggetto. Questo tipo di istruzione può essere espressa in tre differenti formati. All’inizio di una sezione. Ad esempio, il modulo Disturbi Psicotici si apre con la clausola che, se sono stati rilevati sintomi psicotici, e questi compaiono solo nel contesto di un episodio di alterazione del tono dell’umore, il modulo stesso può essere saltato e l’operatore può prendere in considerazione la diagnosi dei disturbi dell’umore. Sotto un codice di valutazione. Ad esempio, se un certo criterio viene codificato come “1” l’intervista suggerisce di saltare una sezione fornendo anche l’indicazione da dove riprendere. Questa informazione è riportata in un rettangolo posto sotto il codice corrispondente. Nelle colonne di sinistra e centrale. Codifica delle risposte Ogni criterio può essere codificato come segue: “1”= Assente o falso. “2”= Al di sotto della soglia. I criteri per la diagnosi sono quasi ma non completamente soddisfatti (ad esempio, il soggetto è stato depresso per una settimana invece delle due richieste). “3”= Al di sopra della soglia o vero. “?”= informazione inadeguata. Le informazioni disponibili non sono sufficienti per codificare il criterio come 1, 2 o 3. 1 2 3 Esempi: Un paziente nega di avere allucinazioni ma è stato osservato parlare da solo… Un soggetto non ricorda se ha avuto disturbi del sonno durante un precedente episodio di depressione… Quando delle informazioni acquisite successivamente permettono di ricodificare il criterio, il punto di domanda dovrebbe essere cancellato e sostituito dal codice appropriato; L’informazione può venire dal soggetto stesso più tardi nell’intervista ma anche da altre fonti: parenti, medico curante ecc. ecc.). N.B.: Anche se le domande sono strutturate, i punteggi assegnati devono riguardare i criteri diagnostici e non necessariamente la risposta del soggetto alla domanda. Qualora l’intervistatore sia convinto della presenza di un particolare sintomo, non deve modificare la propria opinione neanche di fronte alla negazione da parte del soggetto. Viceversa, se l’intervistatore dubita che un item sia presente anche se il soggetto lo descrive, l’item dovrebbe essere codificato come non presente. Alcuni item possono essere costituiti da due o più clausole. Nel caso in cui le clausole siano connesse dall’espressione “O/OPPURE” può essere assegnato il punteggio “3” se anche solo una delle due clausole risulta applicabile al paziente. Per le clausole connesse da “E”, l’item viene classificato “3” solo se entrambe le clausole sono vere. La stessa codifica viene anche utilizzata nel Sommario rispetto ai singoli disturbi: “?”= Informazioni insufficienti per fare o escludere una diagnosi del disturbo; “1”= Assente/Falso: vi è informazione sufficiente per giudicare che i criteri diagnostici per il disturbo non sono soddisfatti e che vi sono poche, se non nessuna, caratteristiche del disturbo. “2”= Al di sotto della soglia; i criteri non sono completamente soddisfatti ma clinicamente il disturbo sembra possibile (es. il soggetto presenta solo 4 dei 5 sintomi richiesti per una diagnosi di Disturbo Borderline di Personalità). “3”= Al di sopra della soglia/Vero: i criteri diagnostici sono pienamente soddisfatti. Cosa fare e cosa non fare Dare al soggetto una breve descrizione dello scopo prima di cominciare; Usare la Rassegna per conoscere l’impressione generale del soggetto sul disturbo; NON chiedere durante la rassegna informazioni su sintomi specifici già compresi nei moduli successivi dello SCID; Farsi un’idea globale del disturbo in atto all’inizio dell’intervista per cercare di capire il contesto in cui lo stesso si è sviluppato; Fare le domande così come sono formulate, eccetto quando è necessario introdurre minime modificazioni per prendere in considerazione quello che il soggetto ha già detto o per richiedere elaborazioni o chiarimenti; NON fare domande proprie pensando che questa sia una modalità migliore di ottenere le stesse informazioni; L’intervistatore si senta libero di fare ulteriori domande per chiarire la risposta del soggetto del tipo “Vuol dire che…?”, “Mi può dire qualcosa di più a questo proposito?”; NON accettare la risposta del soggetto come necessariamente valida, se vi sono indicazioni che vanno in senso contrario; Assicurarsi che il soggetto capisca quello che gli state chiedendo; Assicurarsi che voi e il soggetto stiate facendo riferimento allo stesso periodo di tempo; NON dare per scontato che i sintomi che il soggetto descrive si riferiscano allo stesso periodo di tempo; Concentrarsi per ottenere tutte le informazioni necessarie riguardanti il criterio considerato; Assicurarsi che ogni sintomo rilevato sia significativo dal punto di vista diagnostico; Fare attenzione alle doppie negazioni nei criteri di esclusione; NON codificare “1” per un criterio organico di esclusione quando il significato è che non vi è eziologia organica; Seguire accuratamente l’ordine dello SCID e non saltare mai una sezione senza compilarla perché siete sicuri che non sia applicabile al soggetto.