Serie Franco Rampazzo October 2, 2009 1 Spazi metrici Deο¬nizione 1.1 Sia π un insieme non vuoto. Una distanza (o metrica) su π eΜ una applicazione π × π → β che veriο¬ca le seguenti proprietaΜ: β π(π₯, π¦) ≥ 0 ∀π₯, π¦ ∈ π ; β π(π₯, π¦) = 0 se e solo se π₯ = π¦ (attenzione: vale anche il ”solo se”!) β π(π₯, π¦) = π(π¦, π₯) ∀π₯, π¦ ∈ π ; β π(π₯, π¦) ≤ π(π₯, π§) + π(π§, π¦) ∀π₯, π¦, π§ ∈ π ; Esempi di spazi metrici(veriο¬care caso per caso): . 1) Sia π intero positivo, π sottinsieme qualunque di βπ , e π(π₯π¦) = β£π₯ − π¦β£. π Allora (π, π) eΜ spazio metrico. In particolare β eΜ uno spazio metrico. Identiο¬cando (solo per questo scopo) βπ con β2π , anche βπ risulta uno spazio metrico. . 2) π = β, π(π₯, π¦) = 1 se π₯ β= π¦, e π(π₯, π₯) = 0 per ogni π₯, π¦ ∈ β. (distanza discreta) 3) Sia M un qualsiasi sottoinsieme di πΆ([0, 1]). Allora le seguenti π1 , π2 , π∞ sono distanze: ∫ 1 . π1 (π, π) = β£π (π‘) − π(π‘)β£ππ‘ 0 . π2 (π, π) = 1 (∫ )1/2 β£π (π‘) − π(π‘)β£ ππ‘ 2 0 . π∞ (π, π) = sup{β£π (π‘) − π(π‘)β£ β£ π‘ ∈ [0, 1]} 4) PiuΜ in generale, se πΎ eΜ un compatto di βπ e π ⊂ πΆ(πΎ, β) (funzioni continue da πΎ in β) allora si hanno le distanze: ∫ . π1 (π, π) = β£π (π₯) − π(π₯)β£ππ₯ πΎ 1 . π2 (π, π) = (∫ 2 )1/2 β£π (π₯) − π(π₯)β£ ππ₯ πΎ . π∞ (π, π) = sup{β£π (π‘) − π(π‘)β£ β£ π₯ ∈ πΎ} Deο¬nizione 1.2 Sia π, π uno spazio metrico. Una successione ππ a valori in π si dice di Cauchy se per ogni π > 0 esiste un numero π tale che ogni qualvolta π, π ≥ π si ha che π(ππ , ππ ) ≤ π Teorema 1.3 Ogni successione convergente eΜ di Cauchy. Dimostrazione: DM o appunti lezione. Osservazione 1.4 Non vale il viceversa! Ad esempio se si prende π = β e . π la distanza usuale, la distribuzione ππ = (1 + 1/π)π eΜ di Cauchy (essendo corvergente in β) ma non eΜ convergente (percheΜ?). Deο¬nizione 1.5 Uno spazio metrico (π, π) si dice completo se ogni successione di Cauchy eΜ convergente. Per l’Osservazione precedente, β (con la distanza usuale) non eΜ completo. Com’eΜ noto, β eΜ completo. Provare per esercizio quanto segue: ˜ sono completi, allora munendo π × π ˜ , π) ˜ della Lemma 1.6 Se (π, π),(π distanza . √ ˆ π₯, π¦˜), π((π₯, π₯ ˜), (π¦, π¦˜)) = π2 (π₯, π¦) + π2 (˜ ˆ risulta completo. ˜ , π) lo spazio metrico (π × π Dal precedente risultato si ricava che βπ , e quindi βπ , eΜ completo. Vediamo dei casi di spazi di funzioni: Teorema 1.7 Sia πΈ un insieme qualunque di βπ e sia π΅(πΈ) la famiglia delle funzioni π : πΈ → β limitate. Allora π΅(πΈ), munito della distanza π∞ eΜ completo Vogliamo ora dimostrare Teorema 1.8 . Se πΎ eΜ un compatto di βπ , allora lo spazio delle funzioni reali continue deο¬nite su πΎ, πΆ(πΎ) eΜ completo. CioΜ eΜ conseguenza dei due seguenti risultati, che sono importanti di per seΜ: Teorema 1.9 Sia (π, π) uno spazio completo e πΆ ⊂ π . Il sottospazio metrico (πΆ, π)eΜ completo se e solo se eΜ chiuso 2 Dimostrazione. Sia πΆ chiuso, e sia (ππ ) una successione di Cauchy in πΆ. In particolare, essa eΜ una successione di Cauchy anche in π , percheΜ la distanza eΜ la stessa. Essendo π completo, la successione (ππ ) converge ad un limite π ∈ π . Basta dunque mostrare che π ∈ πΆ: ma cioΜ eΜ certamente vero, essendo πΆ chiuso (si ricordi che un sottoinsieme πΆ ⊂ π eΜ chiuso se e solo se per ogni successione (ππ ) in πΆ convergente ad un limite π, si ha π ∈ π ). Viceversa, sia πΆ completo e sia (ππ ) una successione convergente (in π ) ad π ∈ π . Allora essa eΜ di Cauchy in π e dunque anche in πΆ. Per l’assunta completezza di πΆ si ha allora che (ππ ) converge πΆ, e, per l’unicitaΜ del limite, il limite di (ππ ) non puoΜ che essere π. Dunque π ∈ πΆ, il che mostra che πΆ eΜ chiuso. Teorema 1.10 Rispetto alla distanza π∞ , πΆ(πΎ) eΜ un sottoinsieme chiuso di π΅(πΎ). Dimostrazione. L’enunciato del teorema si puoΜ anche dire cosΔ±Μ: se ππ sono funzioni continue su πΎ e la funzione (limitata) π eΜ il loro limite uniforme (cioeΜ per π∞ ), allora π eΜ continua. CioΜ eΜ dimostrato in [DM, Th. 1.5.10] (oltre ad essere stato dimostrato a lezione). Chiaramente, mettendo insieme i Teoremi 1.9 e 1.10 si ottiene il Teorema 1.8. Esercizio. Si denoti con πΆ 1 ([π, π]) l’insieme delle funzioni π reali deο¬nite in [π, π] continue, derivabili in ]π, π[, e tali che la derivata π ′ sia continua e abbia limiti sinistro e destro, rispettivamente, in π e π. Si mostri con un esempio che πΆ 1 ([π, π]) non eΜ chiuso in πΆ 0 ([π, π])(= πΆ([π, π])), sempre rispetto alla distanza della convergenza uniforme (cioeΜ π∞ ). Deο¬nizione 1.11 Sia π uno spazio vettoriale. Uno norma eΜ un’applicazione β₯ ⋅ β₯ : π → β tale che β β₯π£β₯ ≥ 0 ∀π£ ∈ π ; β β₯π£β₯ = 0 se e solo se π£ = 0; β β₯ππ£β₯ = β£πβ£β₯π£β₯ per ogni π ∈ β e ogni π£ ∈ π ; β β₯π£ + π€β₯ ≤ β₯π£β₯ + β₯π€β₯ per tutti i π£, π€ ∈ π . Uno spazio vettoriale π dotato di una norma si dice spazio normato. Osservazione 1.12 Ogni spazio normato (π, β₯⋅β₯) eΜ uno spazio metrico, quando si consideri la distanza . π(π€, π£) = β₯π€ − π£β₯ 3 Deο¬nizione 1.13 Uno spazio normato completo si dice spazio di Banach. 1 Esercizi. β Si veriο¬chi la precedente osservazione. β Si riconoscano quali tra i precedenti spazi metrici sono spazi normati. β Si osservi che uno spazio metrico non eΜ in generale uno spazio vettoriale, mentre uno spazio normato eΜ vettoriale per deο¬nizione. D’altra parte un sottoinsieme di uno spazio normato eΜ certamente uno spazio metrico, ed eΜ anche normato se e solo se eΜ un sottospazio vettoriale. (Per esempio, nel piano, una retta per l’origine eΜ uno spazio normato, mentre una circonferenza, o anche un cerchio, o qualsiasi altro insieme che non sia una retta per l’origine sono metrici ma non normati). β Lo spazio π (π × π) delle matrici di π righe e π colonne eΜ uno spazio normato quando lo si identiο¬chi con βππ con la norma euclidea. Vale a dire che se per ogni matrice π΄ = (π΄π,π ) si pone v uπ =1,....π . u ∑ β£π΄ππ β£ β₯β£π΄β₯β£ = β· π=1,...,π allora β₯β£ ⋅ β₯β£ eΜ una norma π (π × π). Chiaramente (π (π × π), β₯β£ ⋅ β₯β£) eΜ completo, cioeΜ eΜ uno spazio di Banach. 1.1 Norme e distanze equivalenti Deο¬nizione 1.14 . Sia π uno spazio vettoriale, e siano β₯⋅ β₯1 , β₯⋅ β₯2 due diverse norme su di esso. Si dice che β₯ ⋅ β₯1 e β₯ ⋅ β₯2 sono norme equivalenti se esistono due costanti π΄, π΅ > 0 tali che π΄β₯vβ₯1 ≤ β₯π£β₯2 ≤ π΅β₯π£β₯1 ∀π£ ∈ π (che eΜ ovviamente lo stesso che esistano due costanti πΆ, π· > 0 tali che π·β₯vβ₯2 ≤ β₯π£β₯1 ≤ π·β₯π£β₯2 ∀π£ ∈ π Basta prendere πΆ = . . . , π· = . . . Deο¬nizione 1.15 Analogamente, se πΈ eΜ un insieme , e siano π1 , π2 sono due diverse distanze su di esso. Si dice che π1 e π2 sono norme equivalenti se esistono due costanti π΄, π΅ > 0 tali che π΄π1 (π£, π€) ≤ π2 (π£, π€) ≤ π΅π2 (π£, π€) 1 Stefan Banach, grande matematico http://en.wikipedia.org/wiki/Stefan Banach 4 ∀π£, π€ ∈ π polacco, 1892-1945, v. (che eΜ ovviamente lo stesso che esistano due costanti πΆ, π· > 0 tali che πΆπ1 (π£, π€) ≤ π2 (π£, π€) ≤ π·π2 (π£, π€) Basta prendere πΆ = . . . , π· = . . . Esercizio Provare che se β₯ ⋅ β₯1 e β₯ ⋅ β₯2 sono norme (su uno spazio vettoriale π ) e π1 , π2 sono le corrispondenti metriche, allora β₯ ⋅ β₯1 e β₯ ⋅ β₯2 sono equivalenti come norme se e solo se π1 e π2 sono equivalenti come distanze. Esercizio Provare che π1 , π2 , π∞ su πΆ([0, 1], β) sono distanze NON equivalenti. Riconoscere anche che tutte provengono da norme. Esercizio. Sullo spazio vettoriale delle matrici π (π × π) deο¬nire . β₯π β₯ = max β£π π£β£, β£π£β£=1 intendendo il massimo su tutti i vettori π£ ∈ βπ di norma euclidea uguale a uno. (Se π = 2 sono quelli del cerchio di raggio 1). Provare che β₯ ⋅ β₯ eΜ una norma, e che eΜ equivalente a quella precedentemente deο¬nita. 2 Prodotto scalare Deο¬nizione 2.1 Sia π uno spazio vettoriale (reale). Si chiama prodotto scalare una applicazione < ⋅, ⋅ >: π × π che veriο¬ca le seguenti proprietaΜ: β < π₯, π¦ >=< π¦, π₯ > ∀π₯, π¦ ∈ π ; β < ππ₯ + ππ¦, π§ >= π < π₯, π¦ > +π < π¦, π§ > β < π₯, π₯ >≥ 0 ∀π₯ ∈ π ∀π₯, π¦, π§ ∈ π, ∀π, π ∈ β; and < π₯, π₯ >= 0 ↔ π₯ = 0. Osservazione 2.2 In virtuΜ della prima e seconda proprietaΜ si ha anche < π§, ππ₯ + ππ¦, >= π < π§, π₯ > +π < π§, π¦ > ∀π₯, π¦, π§ ∈ π, ∀π, π ∈ β. Deο¬nizione 2.3 Sia π uno spazio vettoriale provvisto di un prodrotto scalare <, >. La funzione su π . √ β₯π₯β₯ = < π₯, π₯ > eΜ detta la norma associata al prodotto scalare <, >. Esercizio 2.4 Veriο¬care che la funzione β₯ ⋅ β₯ eΜ eο¬ettivamente una norma. Deο¬nizione 2.5 Uno spazio vettoriale munito di prodotto scalare che sia completo rispetto alla norma corrispondente si dice uno spazio di Hilbert. 2 Esempi-esercizi. Veriο¬care che i seguenti insiemi sono eο¬ettivamente degli spazi vettoriali, che le applicazioni <, > sono prodotti scalari, e deο¬nire esplicitamente le corrispondenti norme: 2 David Hilbert, 1862-1943, tedesco, uno dei piuΜ grandi matematici dei secoli diannovesimo e ventesimo, v. http://en.wikipedia.org/wiki/David Hilbert 5 . ∑π β π = βπ , < π₯, π¦ >= π=1 π₯π π¦ π . β π = βπ , < π₯, π¦ >= π₯† π΄π¦, dove π΄ eΜ una matrice quadrata deο¬nita posi3 tiva , dove i vettori sono pensati come vettori colonna e † indica trasposizione. ∑∞ ∑∞ . 2 β π = β2 = {(ππ )π∈β π=1 (ππ ) < +∞} con < (ππ ), (ππ ) >= π=1 ππ ππ . π2 eΜ detto lo spazio vettoriale delle successioni a quadrato sommabile (Veriο¬care primariamente che si tratta di uno spazio vettoriale). . . ∫π β π = πΆ([π, π]) e < π, π >= π π (π‘)π(π‘)ππ‘; In questo caso per la norma si usa il simbolo β₯ ⋅ β₯2 , e la si chiama norma πΏ2 (vedi punto successivo) β <, > come nel punto precedente ma π = πΏ2 [π, π]. Non possiamo a questo punto dare una deο¬nizione rigorosa dello spazio πΏ2 [π, π]. Per farlo, avremmo bisogno della teoria dell’integrazione alla Lebesgue (v. ad es. DM). Accontentiamoci di dire che πΏ2 [π, π] contiene le funzioni π : [π, π] → β continue a tratti e a quadrato sommabile, tali cioeΜ che esiste un numero ο¬nito di punti π < π‘1 , . . . , π‘π < π tali che 1) π eΜ continua in ]π‘π , π‘π+1 [ per ogni π = 1, . . . , π + 1; ∫π 2) π π 2 (π‘)ππ‘ < +∞ (dove l’integrale eΜ da intendersi in senso generalizzato ) Va detto inoltre che due funzioni sono in πΏ2 [π, π] due funzioni sono considerate equivalenti se esse coincidono per ogni π‘ ∈ [π, π]βπ© , dove π© ha misura nulla. (Pur non avendo dato la deο¬nizione di insieme a misura nulla, ricordiamo che ogni insieme numerabile 4 ha misura (di Lebesgue) nulla.) β Se π ∈ πΆ([π, π] eΜ una funzione positiva, allora anche . < π, π >= ∫ π π ππππ‘ π eΜ un prodotto scalare su π = πΏ2 ([π, π]. β generalizzare i precedenti esempi a π > 1, sostituendo l’intervallo [π, π] con un unsieme compatto πΎ ⊂ βπ . π§ † π΄π§ > 0 se e solo se π§ β= 0. insieme (inο¬nito) πΈ si dice numerabile se esiste una corrispondenza biunivoca tra πΈ ed β. Detta male: πΈ eΜ numerabile se ha tanti elementi quanti ne ha β. Ricordiamo che β€, β, e l’insieme dei numeri pari positivi sono tutti numerabili. β non eΜ numerabile, e, dunque neppure πΆ([0, 1]) 3 CioeΜ 4 Un 6 Proposizione 2.6 (Disuguaglianza di Cauchy-Schwarz) Sia π uno spazio vettoriale provvisto di un prodrotto scalare. Allora, per ogni π₯, π¦ ∈ π , vale la disuguaglianza di Cauchy-Schwarz β£< π₯, π¦ >β£ ≤ β₯π₯β₯ ⋅ β₯π¦β₯. (1) Inoltre il segno l’uguaglianza vale se e solo se π¦ = ππ₯, π ∈ β. Dimostrazione. I casi in cui π₯ = 0 o π¦ = 0 sono banali, percΔ±Μo possiamo assumere π₯ β= 0 e π¦ β= 0. Consideriamo la funzione π : β → [0, +∞[, . π(π) =< ππ₯ + π¦, ππ₯ + π¦ >= π2 β₯π₯β₯2 + 2π < π₯, π¦ > +β₯π¦β₯2 Se ππ₯ + π¦ β= 0 per alcun π, allora π(π) > 0 per ogni valore di π. PercioΜ . Δ/4 = β£ < π₯, π¦ > β£2 − β₯π₯β₯2 β₯π¦β₯2 < 0. . Se invece esiste π ˜ tale che π(˜ π) = 0 allora π ˜π₯+π¦ = 0 cioeΜ , posto π = −˜ π, valgono l’uguaglianza π¦ = ππ₯ e 0 = β£< π₯, π¦ >β£ = β₯π₯β₯ ⋅ β₯π¦β₯. β Scriviamo la disuguaglianza di Cauchy-Schwarz per alcuni casi importanti: β (Disuguaglianza di Cauchy-Schwarz per βπ ): π ∑ π₯π π¦ π ≤ β£π₯β£β£π¦β£ (2) π=1 β (Disuguaglianza di Cauchy-Schwarz per π2 ): ( ) 21 ) 21 ( ∞ ∞ ∞ ∑ ∑ ∑ π 2 π π π 2 (π¦ ) π₯π¦ ≤ (π₯ ) π=1 π=1 (3) π=1 β (Disuguaglianza di Cauchy-Schwarz per πΏ2 ([π, π])): ∫ (∫ ) 21 (∫ ) 21 π π π π πππ‘ ≤ π 2 ππ‘ π 2 ππ‘ π π π (4) Come esempio di applicazione della disuguaglianza di Cauchy-Schwarz dimostriamo che su πΆ([π, π]) la norma β₯ ⋅ β₯1 eΜ dominata dalla norma β₯ ⋅ β₯2 . Proposizione 2.7 Per ogni π ∈ πΆ([π, π]) si ha β₯π β₯1 ≤ (π − π)β₯π β₯2 (5) Dimostrazione Applicando la disuguaglianza di Cauchy-Schwarz allle funzioni π e π = 1 si ottiene ∫ π β₯π β₯1 = (1 ⋅ β£π (π‘)β£)ππ‘ ≤ β₯1β₯2 β₯π β₯2 = (π − π)β₯π β₯2 π 7 3 Serie Sia (π, β₯ ⋅ β₯) uno spazio normato (quindi metrico) e sia (ππ ) una successione a valori in π . Deο¬nizione 3.1 La successione (π π ) delle somme parziali, deο¬nite, per ogni π ∈ β, da π . ∑ π π = ππ , π=1 eΜ detta la serie associata alla succesiione (ππ ), e viene indicata con il simbolo ∞ ∑ ππ . π=1 ππ eΜ detto il termine generico della serie. ∑∞ Deο¬nizione 3.2 Si dice ∑ che la serie π=1 ππ converge ad π ∈ π , o anche che ∞ π eΜ la somma della serie π=1 ππ , se lim π π = π In tal caso, si scrive 5 ∞ ∑ ππ = π π=1 EΜ ben noto il seguente fatto, almeno nel caso in cui π = β. La dimostrazione nel caso generale eΜ identica. Teorema 3.3 Il termine generico di una serie convergente eΜ inο¬nitesimo. In altre parole, se esiste π tale che ∞ ∑ ππ = π π=1 allora lim ππ = 0. ∑ innoquo abuso di notazione: in generale la notazione ∞ π=1 ππ indica l’ oggetto serie, che non eΜ altro che la successione delle somme parziali; d’altra parte, con la stessa notazione stiamo indicando la somma della serie (supposta quindi convergente!). Il contesto chiarisce, in ogni caso, il vero signiο¬cato. L’importante eΜ che la distizione sia peroΜ chiara a chi legge (...e deve fare l’esame) 5 Con 8 EΜ noto che il viceversa eΜ falso: la serie armonica ∞ ∑ 1 π π=1 eΜ divergente. PoicheΜ una serie eΜ una successione (di somme parziali), vi si trasporta in particolare la nozione di condizione di Cauchy. Traducendo dalla deο¬nizione per le successioni, si ottiene Deο¬nizione 3.4 Una serie soddisfa la condizione di Cauchy se per ogni π > 0 esiste un numero π tale che per ogni π, π per cui π > π ≥ π si ha π ∑ ( ) ππ = β₯ππ+1 + . . . + ππ β₯ ≤ π π=π+1 Per quanto visto sulle successioni, la condizione di Cauchy eΜ necessaria per la convergenza di una serie, mentre l’aο¬ermare che essa eΜ anche suο¬ciente eΜ equivalente a dire che lo spazio in questione eΜ completo. Veniamo ora ad una nozione speciο¬ca per le serie: quella di convergenza totale (o normale), detta anche convergenza assoluta nel caso lo spazio π coincida con β. ∑∞ Deο¬nizione 3.5 Diciamo totalmente convergente una serie π=1 ππ per cui risulti convergente la serie ∞ ∑ β₯ππ β₯ π=1 Una serie puoΜ essere convergente senza ∑∞ essere totalmente convergente. Un esempio elementare, in β, eΜ dato da π=1 (−1)π π1 . Al contrario, in uno spazio completo, la totale convergenza implica la convergenza, come stabilisce il seguente risultato: ∑∞ Teorema 3.6 Sia (π, β₯⋅β₯) uno spazio normato completo. Se una serie π=1 ππ eΜ totalmente convergente allora essa eΜ convergente. Dimostrazione. Dire che la serie eΜ totalmente convergente signica dire che la serie delle norme eΜ convergente. Ma allora la serie delle norme eΜ di Cauchy, cioeΜ ∀π > 0 ∃π tale che per π > π ≥ π si ha β₯ππ+1 β₯ + . . . + β₯ππ β₯ ≤ π. 9 Dalla disuguaglianza triangolare otteniamo che β₯ππ+1 + . . . + ππ β₯ ≤ β₯ππ+1 β₯ + . . . + β₯ππ β₯ ≤ π, ∑∞ vale ∑∞ a dire, la serie π=1 ππ eΜ di Cauchy. Poiche π eΜ completo ne segue che π=1 ππ eΜ convergente. 4 Serie di funzioni Se specializziamo la nozione di totale convergenza al caso dello spazio πΆ([π, π]) con la norma del sup β₯ ⋅ β₯∞ , allora il Teorema 3.6 diviene: ∑∞ Teorema 4.1 Sia π=1 ππ (⋅) una serie di funzioni appartenenti∑a πΆ([π, π]). ∞ Allora, se essa converge totalmente –vale a dire la serie numerica π=1 β₯ππ β₯ eΜ convergente– allora, per il Teorema 3.6, essa converge anche uniformemente. Esercizio. Studiare la convergenza uniforme in [0, 1] della serie di funzioni ∞ ( ∑ π=1 ) 1 sin ( ) arctan(ππ‘ + π‘). π 2 Soluzione. Sia ππ ∈ πΆ([0, 1]) il suo termine generico. Si ha, per ogni π‘ ∈ [0, 1] e ogni numero naturale π, π β£ππ (π‘)β£ ≤ 2 , 2π da cui π β₯ππ β₯ ≤ 2 . 2π ∑∞ ∑∞ PoicheΜ la serie π=1 ππ2 converge, anche π=1 β₯ππ β₯ converge, vale a dire, la nostra serie di partenza converge totalmente. Dunque, essa converge anche uniformemente. Consiglio:PoicheΜ la convergenza totale eΜ una convergenza di serie numeriche a termini positivi, saraΜ utile ripassare quest’ultime... 4.1 Passaggio al limite sotto il segno di integrale(Ovvero, per le serie: integrazione termine a termine)(v. DM §1.6) Sia π½ un intervallo limitato di β e π ∈ πΆ(π½). Fissato π ∈ π½, si consideri la funzione integrale ∫ π₯ . πΌπ (π )(π₯) = π (π‘)ππ‘. π 10 L’operatore πΌπ : πΆ(π½) ∩ π΅(π½) → πΆ(π½) ∩ π΅(π½), che manda la funzione π (⋅) nella funzione πΌπ (π )(⋅), eΜ chiaramente lineare (cioeΜ: πΌπ (πΌπ + π½π) = πΌπΌπ (π ) + π½πΉπ (π)). Il seguente teorema dice che esso eΜ anche continuo, quando su dominio e codominio di consideri la norma β₯ ⋅ β₯∞ . (Detto in breve: se π e π sono vicine nella norma β₯ ⋅ β₯∞ , allora lo sono anche le loro funzioni integrali) Teorema 4.2 (Passaggio al limite sotto il segno di integrale) L’operatore πΌπ eΜ continuo rispetto alle convergenze uniformi. In altre parole, se (ππ ) eΜ una successione di funzioni deο¬nite in π½, continue e limitate,e tali che lim = π uniformemente, π→∞ allora la successione delle funzioni integrali converge uniformemente alla funzione integrale di π : lim πΌπ (ππ ) = πΌπ (π ) uniformemente π→∞ (6) La tesi eΜ (6) talvolta scritta nel seguente modo, forse piuΜ espressivo: ∫ π₯ ∫ π₯( ) lim ππ (π‘)ππ‘ = lim ππ (π‘) ππ‘ uniformemente π→∞ π π π→∞ Per la dimostrazione, v. ad esempio DM, Proposizione 1.6.1 (dove eΜ scritto πΆπ (π½) al posto di πΆ(π½) ∩ π΅(π½)). Sia π < π, e si consideri ora il funzionale reale ”Integrale su [π, π]” πΌ : πΆ([π, π]) → β che possiamo denominare ”Integrale su [π, π]”. Corollario 4.3 Il funzionale πΌ eΜ (lineare e ) continuo. Altrimenti detto: se (ππ ) eΜ una successione di funzioni deο¬nite in [π, π], e continue, e tali che ππ → π uniformemente, lim πΌ(ππ ) → πΌ(π ). π→∞ La tesi (7)eΜ talvolta scritta nel seguente modo, forse piuΜ espressivo: ∫ lim π→∞ π ∫ ππ (π‘)ππ‘ = π π 11 π ( ) lim ππ (π‘) ππ‘ . π→∞ (7) Esercizio 1. Con un esempio, mostrare che l’ipotesi di limitatezza dell’intervallo π½ nel Teorema 4.2 eΜ essenziale. (Suggerimento: una piramide (s’intende disegnata, bidimensionale, un triangolo insomma) sempre piuΜ bassa ma sempre piuΜ larga –quanto piuΜ larga?– richiede la stessa quantitaΜ di materiale da costruzione) Esercizio 2. Mostrare che il Teorema 4.2 non vale con la sola assunzione di convergenza puntuale.(Suggerimento: piramidi sempre piuΜ strette e alte che si muovono verso un estremo di dell’intervallo π½....) Esercizio 3 Enunciare il Teorema 4.2 e il Corollario per le serie. 6 4.2 Passaggio al limite sotto il segno di derivata(Ovvero, per le serie: derivazione termine a termine) Vediamo ora come si comportano le successioni (e quindi le serie) rispetto alla derivazione. . Esempio 4.4 (in cui le cose vanno male.) Se ππ = π−1 sin(ππ₯), ππ ∈ πΆ 1 ([0, 1]) ∞ (in realtaΜ ππ ∈ πΆ ([0, 1])), e lim ππ = 0, π→∞ π uniformemente in [0, π]. Tuttavia, la successione ππ ππ₯ non solo non converge alla ππ derivata di ππ₯ ≡ 0 – ma non converge ad alcuna funzione, neppure puntualmente. Esempio 4.5 (in cui le cose vanno meglio (percheΜ?)) . ππ = π−2 sin(ππ₯) Vale invece il seguente teorema di passaggio al limite sotto il segno di derivata, che eΜ in realtaΜ una sorta di riformulazione del Teorema 4.2. Teorema 4.6 (Passaggio al limite sotto il segno di derivata) Sia (ππ ) una successione di funzioni ππ ∈ πΆ 1 ([π, π]) e si supponga che: i) la successione delle derivate (ππ′ ) converga uniformemente a una funzione π ∈ πΆ([π, π]); ii) esista π ∈ [π, π] tale che la successione reale (ππ (π)) sia convergente. 6 Soluzione in breve: ∞ ∑ ππ = π unif. ⇒ π=1 e ∞ ∑ π=1 ∞ ∫ ∑ π=1 ππ = π unif. ⇒ π₯ ∫ π₯ ππ (π‘)ππ‘ = π ∞ ∫ ∑ π=1 π (π‘)ππ‘ unif. π π π ∫ π ππ (π‘)ππ‘ = π (π‘)ππ‘. π Enunciare rigorosamente queste due implicazioni, dette genericamente integrazione termine a termine. 12 Allora: a) la successione (ππ ) converge uniformemente a una funzione π ; b) per ogni π₯ ∈ [π, π] si ha π ′ (π₯) = π(π₯) ( ) = lim ππ′ . 7 π→+∞ In particolare π ∈ πΆ 1 ([π, π]). Riferito alle serie il teorema diventa: Teorema 4.7 (Derivazione termine a termine) Sia (βπ ) una successione di funzioni appartenenti a πΆ 1 ([π, π]) e si supponga che: i) esista una funzione (continua) π tale che, si abbia, uniformemente, ∞ ∑ β′π = π; π=π ii) esista π ∈ [π, π] tale che ∞ ∑ βπ (π) < +∞ π=1 (cioeΜ la serie reale ∑∞ π=π βπ (π) sia convergente). Allora, esiste una funzione (continua) β tale che: a) Si ha ∞ ∑ βπ = π, π=π uniformemente; b) La funzione β eΜ derivabile per ogni π₯ ∈ [π, π], β′ (π₯) = π(π₯) . 8 In particolare β ∈ πΆ 1 ([π, π]). In modo suggestivo9 , si puoΜ esprimere b) scrivendo (∞ )′ ∞ ∑ ∑ βπ = β′π π=π π=π f’(a) = g(a) signiο¬ca qui limπ₯→π+ π ′ (π₯) = π(π); in modo analogo si deve interpretare = π(π). 8 Vale un’osservazione analoga a quella delle successioni per gli estremi π e π 9 Suggestivo rispetto al sogno del matematico pigro: trasportare le proprietaΜ degli insiemi ο¬niti a quelli inο¬niti. 7 Naturalmente π ′ (π) 13