VELIATEATRO 2013 – L’intervista al protagonista Area archeologica di Elea-Velia – Ascea (Sa) Mercoledì 28 agosto ore 21 «Le Rane» di Aristofane La Bottega del Pane Regia di Cinzia Maccagnano La XVI edizione di VeliaTeatro si chiude con una commedia antica densa di significati, «Le Rane» di Aristofane. Opera che l’autore greco rappresentò ad Atene per la prima volta nel 405 a.C. e che si caratterizza come una parodia della decadenza politica e culturale della città, espressa attraverso il viaggio nell’oltretomba del dio del teatro Dioniso alla ricerca di un autore degno da riportare in vita per salvare la tragedia dal declino. A portarla in scena mercoledì 28 agosto nell’ultima serata dell’edizione 2013 del festival di teatro antico sull’acropoli dell’area archeologica di Elea-Velia (Sa), è la compagnia «La Bottega del Pane», con la regia e la drammaturgia di Cinzia Maccagnano, che figura anche tra gli interpreti della messinscena e risponde ad alcune domande sulla scelta di dedicarsi a questa rappresentazione. Qual è a suo avviso il valore attuale di questa commedia? Siamo in un periodo di crisi di valori oltre che economica. Anche il teatro è specchio della decadenza della società e «Le Rane» traduce bene questa immagine. Dioniso è un dio squinternato, una sorta di attore bravo che non trova gli autori giusti che scrivano per lui. Magari esistono, ma non si trovano più, perché il teatro è in stato di abbandono come il resto del panorama culturale. Confuso con il banale intrattenimento, mentre dovrebbe essere qualcosa di più: una funzione di coscienza, oltre che uno spunto di riflessione e infine un antidoto al dilagante e diffuso disagio esistenziale. Dioniso tra i defunti cerca Euripide, poi trova anche Eschilo e tra i due scatta l’agone per decidere chi è il migliore dei poeti tragici. Quando entrambi i tragediografi citano l’opera altrui si coglie la presenza, all’epoca, di un pubblico edotto e di riferimento per ognuno di loro. Cosa che oggi si riscontra poco o per niente. E quel modo di prendere in giro e criticare i versi dell’altro è segno della responsabilità che deve avere l’intellettuale nella società, fattore che oggi pare si stia perdendo. Alla fine Aristofane fa vincere Eschilo, campione dei valori integri del passato. Personalmente non avrei scelto nessuno dei due, salvando in un certo senso entrambi. Euripide è «colpevole» di essersi avvicinato troppo al popolo dando parola nelle sue opere anche a umili o scandalosi personaggi. Eschilo incarna la conservazione per eccellenza. Si vede che di fronte a una degenerazione morale e culturale, alla luce di una visione sconsolata del suo presente, il commediografo ha preferito la scelta di un passato più lontano per ricominciare, ritenendo migliore la chiarezza assoluta rispetto a uno spostamento in avanti a rischio di ambiguità. Perché l’autore diede alla commedia questo titolo in apparenza bizzarro: «Le Rane»? Le rane nell’opera quasi non ci sono. Si tratta semplicemente di un incontro vocale in cui si imbatte il protagonista Dioniso durante il suo viaggio. Nello Stige, punto di transito alle soglie dell’Ade, ascolta il loro canto. La mia interpretazione è che le rane rappresentano per Aristofane la poesia, abbandonandosi alla quale soltanto si è in grado di compiere il viaggio, di assopirsi e iniziare a sognare. Così la rana e il suo gracidare, simbolo del passaggio tra la vita e la morte e del potere della poesia, assume quella rilevanza tale da comparire nell’intestazione. L’appuntamento. Nella settima e ultima serata di VeliaTeatro 2013, mercoledì 28 agosto (ore 21) sull’acropoli dell’area archeologica di Elea-Velia, ad Ascea (SA), va in scena «Le Rane», commedia di Aristofane rappresentata dalla compagnia «La Bottega del Pane», con la regia di Cinzia Maccagnano. Lo spettacolo è preceduto dall’incontro «Menzogna, arte e verità» con la filosofa Franca D’Agostini che trae spunto dal suo più recente libro «Menzogna» (Bollati Boringhieri). Ufficio Stampa VeliaTeatro Bartolomeo Ruggiero: [email protected] – [email protected] – 329 3267300