VELIATEATRO 2015 – L’intervista: Elisabetta Matelli Parco Archeologico di Elea-Velia – Ascea (Sa) Mercoledì 5 agosto ore 21 «Le Rane» di Aristofane Precede la rappresentazione un intervento della professoressa e drammaturga Elisabetta Matelli «Le Rane» di Aristofane, un’opera sognante e geniale con cui l’autore greco voleva esprimere la crisi di una città, l’Atene della fine del V sec. a.C. e la ricerca degli strumenti per invertire il declino di un’intera società. Questa commedia densa di momenti riflessivi è sul palco di VeliaTeatro, mercoledì 5 agosto (ore 21). Precede lo spettacolo un breve intervento di Elisabetta Matelli, direttrice drammaturgica della messinscena, docente di Storia del teatro greco e latino all’Università Cattolica di Milano e presidente dell’associazione «Kerkís. Teatro Antico In Scena» che presenta l’opera. A lei sono rivolte alcune domande. Aristofane: il messaggio principale che ancora trasmette questo straordinario autore antico? Aristofane insegna la catarsi della risata, laddove l’ambigua gravità dei problemi del vivere sociale, politico, economico nella dimensione privata e pubblica del suo tempo mostra una sorprendente universale attualità e prossimità con quanto accade anche oggi. Il poeta comico osserva i problemi e li affronta attraverso la leggerezza della risata, la capacità visionaria dell’utopia, il capovolgimento comico delle situazioni, la concretezza della deformazione caricaturale e paradossale, alternando pesanti volgarità a riferimenti colti e allusioni finemente ironiche e sottili. «Le Rane» ovvero il teatro come antidoto alla crisi. Rimedio valido ancora oggi? Il teatro, come ogni forma di poesia, permette innanzitutto l’esperienza di “altri mondi possibili”, ampliando e potenziando la nostra capacità di immaginazione rispetto a ciò di cui facciamo normalmente esperienza: possiamo così diventare potenzialmente più creativi. Per dare risposta ai problemi della città, nelle Rane, Dioniso vuol riportare ad Atene un grande poeta. Fino alla fine egli sarà incerto se la crisi del suo tempo possa essere superata più facilmente attraverso un poeta fedele alla tradizione oppure da uno moderno e innovatore (Euripide, ndr). La sua risposta finale sarà radicalmente conservatrice (sceglie Eschilo, ndr). Per noi – a distanza di duemilacinquecento anni – il dubbio permane. L’Università Cattolica è molto attenta, in particolare tramite il Corso di Alta Formazione Teatro Antico in Scena da lei diretto, al teatro antico. Può sintetizzare il valore di questa esperienza? La nostra sperimentazione cerca di coniugare la ricerca filologica, antiquaria e archeologica sul teatro antico con la ricerca di un metodo per la sua rappresentazione efficace sulla scena contemporanea, mettendo in dialogo due ambiti spesso separati e cercando di sciogliere due equivoci: da una parte negli ambienti accademici si respira un diffuso scetticismo secondo cui il teatro antico è così distante da non poter più essere rappresentabile (con l’effetto di ridurlo a oggetto soprattutto di studio filologico e letterario) e dall’altra parte, in molti teatri, oggi, si cede alla tentazione istrionica di far prevalere l’arte della messinscena su quella dell’interpretazione dei testi antichi, che facilmente possono venire stravolti, perdendo l’identità. Che ne pensa dell’abbinamento tra chi fa ricerca nel campo (l’Università) e un festival che porta in scena l’espressione antica, quale è ad esempio VeliaTeatro? Penso che VeliaTeatro proponga, in un luogo che di per sé è intriso di bellezza e storia, una combinazione di elementi assolutamente virtuosa, illuminata ed esemplare, capace di portare a un risultato superiore alla somma delle parti. Quando la seria ricerca scientifica in ambito umanistico (che per fortuna ha ancora spazio nelle università italiane!) riesce a tradurre i suoi risultati in esperienze fruibili da tutti attraverso il linguaggio immediato e universale dell’arte, questa combinazione può aiutare un paese come il nostro a succhiare linfa vitale dalle sue radici più profonde, aiutando tutti a essere persone più consapevoli, più attenti alla nostra identità culturale in un mondo globalizzato, e soprattutto più capaci di creatività e di speranza. L’appuntamento. Nella terza serata di VeliaTeatro 2015, mercoledì 5 agosto alle ore 21 sull’acropoli del Parco Archeologico di Elea-Velia, ad Ascea (SA), va in scena «Le Rane», commedia di Aristofane, rappresentata da «Kerkís. Teatro Antico In Scena», per la regia di Christian Poggioni e la direzione drammaturgica di Elisabetta Matelli. Precede lo spettacolo, l’intervento di Elisabetta Matelli, docente di Storia del teatro greco e latino all’Università Cattolica di Milano e presidente dell’associazione «Kerkís. Teatro Antico In Scena». Ufficio Stampa VeliaTeatro Bartolomeo Ruggiero: [email protected] - [email protected] - 329 3267300