ARISTOFANE

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ARISTOFANE
Aristofane nacque intorno alla metà del V secolo a. C. L’autore è strettamente legato alla
vita politica di Atene: aveva visto lo splendore della polis che si espandeva, e poi il declino seguito
alla guerra del Peloponneso. Il suo teatro voleva contrastare questa caduta, attaccando politici e
personaggi secondo lui colpevoli della rovina della città. Il desiderio e la fantasia sono i punti
cardine su cui si sviluppano le trame. Lo schema è il medesimo per ogni commedia: l’eroe comico
cerca di salvare se stesso e la città da una situazione che lo sdegna. I suoi progetti sono folli ed egli
è solo nel perseguirli, ma la dimensione magica dello spettacolo ne permette la realizzazione.
Aristofane punta a un ritorno alla natura e all’etica originaria dell’uomo, lontano da ciò che Atene
sta diventando. Cibo e sesso sono rappresentati nelle opere aristofanee, che si rifà alle commedie
arcaiche e al ritorno al mitico passato.
Acarnesi vince nel 425. Narra del contadino Diceopoli che, unico favorevole alla pace,
manda un messaggero a Sparta. Scoperto il suo tradimento riesce comunque a difendersi e trova un
futuro glorioso, mentre il generale Lamaco va in guerra e torna sconfitto.
Nuvole venne rappresentato alle Grandi Dionise del 423 a. C. ma, visto l’insuccesso,
Aristofane riscrisse il testo giunto fino a noi, che però non fu messo in scena. Nella commedia
compare Socrate, con tratti lontani dalla figura storica (come le lezioni a pagamento). Strepiade
vuole imparare l’arte oratoria per correggere il figlio spendaccione. Non riuscendoci, manda il
giovane ad imparare come vincere col discorso quando è nel torto per confondere i creditori. Il
figlio apprende così bene la tecnica da arrivare a picchiare il padre facendogli credere di avere
ragione. Strepsiade brucia allora il Pensatoio di Socrate.
Alle Lenee del 422 Aristofane porta le Vespe. I personaggi si chiamano Filocleonte e
Bdelicleonte (amico e odiatore di Cleonte) che sono padre e figlio, a indicare il problema della
dialettica generazionale.
Pace è rappresentata nel 421 a. C., pochi giorni prima che finisca la guerra tra Sparta e
Atene. Il protagonista Trigeo, a bordo di uno scarafaggio, va dagli dèi quasi macchiandosi di hỳbris
per chiedere la pace. Scopre così che gli dèi se ne sono andati, disgustati dagli uomini, lasciando
solo Polemos (la Guerra) che ha imprigionato Eirene (la Pace). Trigeo riesce a liberare quest’ultima
e diventa infine eroe positivo. L’assenza degli dèi vuole dimostrare che sono gli uomini responsabili
della guerra. Nel dramma Aristofane accusa inoltre tutti quei cittadini che traggono profitto dalla
guerra.
Uccelli è del 414 a. C., quando la pace di Nicia sembra già sul punto di finire. Due ateniesi
vogliono andarsene dalla città alla ricerca di un luogo migliore. Vanno dal re tracio Tereo, che ora
vive nei boschi col nome di Upupa, per chiedere di vivere in quei luoghi tranquilli. Insieme e con il
coro di uccelli costruiscono una città aerea. L’utopica città di Nubicuculia sembra minacciata dalla
costruzione delle mura, che portano al parallelismo con Atene, ma il finale è da commedia.
Tesmoforiazuse (411. a. C.) porta sulla scena Euripide, presentato qui come un misogeno. Le
donne riunitesi per la festa a Demetra voglio vendicarsi del ritratto ingiurioso che il poeta ha dato di
loro nei suoi drammi ma infine le due parti si accordano e il tragediografo promette di non
descriverle più negativamente. Nella commedia di Aristofane, lo sdegno è dato non tanto dalle
offese fatte al genere femminile quanto dal fatto che, svelati i loro difetti, gli uomini ora sanno
difendersi.
Lisistrata (411 a. C.) è scritto in un periodo di guerra, ed è questa l’ambientazione del
dramma. Le donne di tutta la Grecia sono convocate dall’ateniese Lisistrata: solo lo sciopero del
sesso costringerà gli uomini a smettere la guerra. Ad aiutare la donna concorre una spartana,
Lampito. Occupaata l’acropoli e indetto lo sciopero, le donne alla fine ottengono l’agoniata pace. I
discorsi di Lisistrata verranno derisi dagli uomini e non l’orrore della guerra ma la difficoltà della
continenza li porterà a gettare le armi.
In Rane Dioniso va nell’oltretomba per riportare in vita Euripide. Qui trova il poeta che
litiga con Eschilo per contendersi il titolo di migliore tragediografo. A Dioniso spetta il compito di
decidere chi sia il primo e sceglie Eschilo perché può aiutare la città di Atene. La bellezza del
dramma portò a una seconda rappresentazione in via del tutto eccezionale.
Ecclesiazuse, rappresentata nel 392 o 391 a. C., viene scritta dopo la sconfitta di Atene nella
guerra del Peloponneso, in un contesto del tutto nuovo. La commedia, che racconta di Prassagora
alla guida delle donne per ottenere parità di poteri, è divisa in de parti scandite dal coro. I tratti
paradossali e comici in questa commedia sono più forti, persistono le critiche agli uomini e alla
società ma, di fatto, l’intento politico è molto più flebile che in precedenza.
Pluto (388 a. C.) non ha più aspetti politici ma solo etico-civili: Pluto è il dio della ricchezza
che, aiutato a riacquisire la vista da Cremilo, elargisce il suo dono a tutti creando poi in realtà
problemi di altro tipo. Ultima delle commedie di Aristofane, si sente il disagio che il poeta prova
nel nuovo teatro.
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