La povertà in mezzo a noi (o forse dentro di noi)? La povertà è uno scandalo. Sostanzialmente è assenza di benessere. I poveri sono i “senza”: senza reddito, casa, lavoro, salute… Ogni essere umano ha diritto ad avere accesso ai mezzi necessari per vivere una vita decorosa, in particolare cibo, vestiti, alloggio, assistenza sanitaria, riposo e servizi sociali fondamentali. Ogni persona ha diritto a ricevere assistenza quando si trova in situazione involontaria di privazione. Le azioni di assistenza finora hanno colmato i “senza” riconoscendone però la scarsità come persone. La povertà è divenuta un grosso affare, o meglio è stata vista come un grosso affare dove si è investito su servizi “fantasma” o con criteri di accesso che hanno permesso clientelismo e favoritismi. Più che una campagna per fronteggiare la povertà oggi sarebbe necessario fare una campagna contro la ricchezza e il sistema di potere che la perpetua e la giustifica. Appare urgente rivedere la ‘griglia’ di lettura della presenza dei poveri ‘in mezzo a noi’.... I poveri rimarranno sempre poveri finché non si cercherà di cambiare le politiche sociali e il sistema del welfare. Per fare ciò non servono soldi, serve convincersi che assistenza non è assistenzialismo ma è considerare i deboli e i piccoli, gli svantaggiati, come oggetto di particolare cura in considerazione della loro fragile posizione; un prendersi cura di loro, dargli fiducia, lasciare che realizzino i loro progetti attraverso servizi trasformati che siano una guida capace a rendere autonoma ogni persona nella vita quotidiana. Il progresso sociale di un paese si misura in base al numero delle persone che costrette a vivere in condizioni di povertà, riescono ad uscirne. Laddove un numero di persone è obbligato a vivere in condizione di indigenza, aumentano i disagi e con esse le tensioni sociali. I poveri sono coloro che vengono “derubati” del diritto alla giustizia o, detto in altri termini, sui quali si sta perpetrando un’ingiustizia. I poveri sono coloro che hanno subito il furto della loro dignità di persone, sono in realtà degli...”impoveriti” , coloro cioè che sono derubati di tutto, persino della loro povertà! I poveri oltre alla mancanza permanente di risorse finanziare hanno altre limitazioni e restrizioni: soffrono frequentemente di cattiva salute, sono spesso e più a lungo disoccupati, vivono in condizioni di disagio abitativo, sono caratterizzati da un basso livello di istruzione e formazione professionale, relazioni familiari travagliate e residenza incerta. Le politiche sociali attuali rimangono incentrate sull’assistenza alle persone indigenti. Si tratta certamente di un intento lodevole, ma per sostenere davvero la lotta contro la povertà e l’esclusione sociale questo approccio non basta. La promozione umana e l’emancipazione delle persone dovrebbe essere un obiettivo primario di chi offre servizi. Prevenire l’indigenza è meglio che combatterla. Bisogna assicurarsi che la spirale della povertà non venga mai imboccata. A questo fine sono necessarie politiche sociali orientate agli investimenti, in grado, cioè di prendersi cura delle famiglie indigenti in una fase iniziale, di migliorare l’accesso alle strutture di assistenza all’infanzia e istituti scolastici. L’istruzione insufficiente ha pesanti conseguenze in quanto le persone con bassi livelli di istruzione sono ad elevato rischio di indigenza perché spesso disoccupate o perché incontrano maggiori difficoltà ad affrontare le situazioni di vita critiche. Il mondo però non si può governare guardando ciascuno al proprio giardino: occorre inserire il proprio giardino nel contesto più generale. Ed è in questo “contesto generale” che vediamo come la crescita della ricchezza mondiale va a vantaggio di un gruppo ristretto di persone. Negli ultimi anni il numero dei più ricchi è raddoppiato, mentre il numero dei più poveri è triplicato. Quando affermiamo che “povertà significa mancanza di dignità” non parliamo solo della dignità del povero. E’ la dignità di noi tutti che manca, la dignità della nostra società che non interviene, eppure, siamo la prima generazione ad avere i mezzi e le capacità per eliminare la povertà. Se questa è la realtà, allora non è esagerato dire che siamo ad un bivio e dobbiamo compiere una scelta: bisogna dare una risposta diversa ai problemi che ci stanno dinanzi. Siamo la prima generazione ad avere i mezzi e le capacità per eliminare la povertà ma stiamo attenti! Se continueremo a gestire il mondo in modo antiquato e inefficace, un giorno saremo chiamati a rispondere, non solo davanti alla “storia”, ma anche davanti ai nostri figli, delle responsabilità che ci saremo assunti nel non governare come si doveva la nostra società, per mancanza di lungimiranza, coraggio e immaginazione. C’è infine un ultimo punto che voglio toccare. Una questione che a me sembra ancora più importante: i valori. Uno dopo l’altro, stiamo distruggendo tutti i valori essenziali che hanno fondato la nostra società. I valori sono la cosa più preziosa da preservare e coltivare. E invece qual’ è il messaggio che trasmettiamo ai nostri figli? Oggi sembra reggere solo l’idea della competizione e la teoria dell’accumulo delle ricchezze: se sono ricco sono qualcuno, posso pretendere tante cose… Ma questo è il mio obiettivo nella vita? ………Ma cosa stiamo diventando? Delle belve? Non c’è società che regga senza valori essenziali: comuni e condivisi. L’uomo è diventato folla solitaria: manca il senso della comunità, il dialogo corale e partecipativo. Oggi tutti guardano i fatti del mondo passivamente, senza partecipazione concreta e con valori spesso contraddittori. Questa contraddizione tra i valori che cerchiamo di trasmettere e il nostro modo di gestire la società sta distruggendo la base della nostra società e gli stessi valori. E’ questa forse la ragione più importante per cui abbiamo tutti il “dovere” di fronteggiare la povertà, non solo quella che è in mezzo a noi ma soprattutto quella che è dentro di noi. Per preservare la sicurezza, espandere la prosperità, difendere la democrazia, fermare il terrorismo, arrestare l’invasione della droga, preservare l’ambiente, rigenerare le risorse naturali e combattere la disoccupazione dobbiamo fare degli investimenti che riguardino soprattutto un radicale cambiamento culturale. Una cultura più attenta alla ricchezza interiore! Assistente Sociale Dott. Grimaldi Carmela