Al Presidente dell’Agenzia Umbria Ricerche Al Presidente dell’Osservatorio sulle povertà in Umbria Mi spiace di non poter intervenire personalmente nel dibattito che accompagna la presentazione di questo Rapporto sulle povertà in Umbria. Avrei voluto innanzitutto ringraziare di persona i promotori e gli autori di questo studio. I poveri sono in gran parte invisibili. Il più delle volte preferiscono nascondersi e anche quando lo vorrebbero non hanno molti mezzi per farsi sentire. I poveri spesso neanche votano. Sono ininfluenti. Eppure sono incontenibili. Sono più di un terzo della popolazione del pianeta e continuano a crescere e ad espandersi dappertutto. Per questo una delle più grandi preoccupazioni dei ricchi di tutto il mondo è quella di costruire muri. Muri attorno alle proprie ville e ai propri quartieri, muri in cemento armato e muri di sorveglianza elettronica che hanno bisogno di essere continuamente innalzati e rafforzati. Muri che si innalzano alle frontiere della nostra ricca cittadella occidentale. Ma i poveri sono incontenibili. E il problema si ripresenta, nelle piazze, ai semafori delle nostre città o entrando direttamente nelle nostre case, nei luoghi e nei momenti più inopportuni. I diversi autori di questo Rapporto ci descrivono le dimensioni e il carattere di questa realtà mondiale entrando nelle sue pieghe umbre perché nessuno possa dire di non sapere. Per quanto il problema nella nostra regione sia meno grave che altrove, nessuno ha il diritto di sentirsi sollevato dalle proprie responsabilità per almeno tre ragioni. La prima: perché la società della ricchezza e dell’abbondanza, l’economia di mercato, le nuove tecnologie, il mondo della comunicazione, la democrazia parlamentare stanno fallendo l’obiettivo di costruire un mondo più giusto e pacifico per tutti. E il probabile mancato raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio finirà con alimentare nuova disperazione e nuove frustrazioni. La seconda ragione: perché le povertà che si vanno espandendo sono il segno della crisi profonda di un modello economico e sociale che produce più ingiustizie e disuguaglianze di quante non ne risani. In poche parole: dobbiamo scegliere se occuparci dei poveri e delle povertà di oggi oppure rischiare di diventarlo anche noi domani. La terza ragione: perché se vogliamo avere un futuro dobbiamo riordinare la scala dei valori che poniamo alla base della nostra società e della convivenza. Dobbiamo sostituire i valori dell’individualismo, dei soldi, del profitto, della competizione sfrenata, del mercato, del successo a tutti i costi con i valori della solidarietà, della giustizia sociale, dell’equità, dei diritti umani, della nonviolenza, della partecipazione, della tolleranza e del rispetto degli altri. Per riordinare questa scala dei valori c’è bisogno dell’impegno di tutti. Per questo il 7 ottobre abbiamo marciato ancora una volta in tantissimi da Perugia ad Assisi. Per questo invitiamo tutti a partecipare all’anno dei diritti umani. Quello che serve è un forte investimento culturale corale da parte delle istituzioni pubbliche, del mondo della cultura, della scuola, dell’informazione e dell’associazionismo. Contro la povertà servono nuove politiche economiche e sociali che mettano al centro le persone con i loro bisogni vitali che, non dimentichiamolo, sono i diritti umani. Ma serve anche costruire una società migliore. E per questo obiettivo nessuno può delegare niente a nessuno. Mi auguro che questo Rapporto possa essere portato nelle scuole e nei consigli comunali di tutti i piccoli e grandi centri dell’Umbria quale base di una nuova consapevolezza e di un nuovo impegno comune. Flavio Lotti Coordinatore nazionale della Tavola della pace Jejù, Corea del Sud, 28 ottobre 2007