Qualcosa sulla fibrillazione atriale
L’attività di pompa del cuore avviene grazie alla trasmissione di stimoli elettrici che vengono
trasmessi alle fibre muscolari grazie ad un intricato sistema di fibre presenti nell’organo e che
viene definito Sistema di conduzione.
La struttura da cui origina l’impulso elettrico che poi è trasmesso in maniera uniforme a tutte
le cellule muscolari, si chiama nodo del seno.
E’ questo il motivo per cui il ritmo normale viene definito sinusale.
Il nodo del seno è pertanto responsabile:
1. Della frequenza cardiaca.
2. Del ritmo.
La frequenza cardiaca, intesa come il numero di battiti in un minuto, in un adulto sano a
riposo, è generalmente compresa tra i 60 e i 90 battiti ma può variare di molto durante le
attività quotidiane, in condizioni di stress fisico o mentale, durante il sonno.
Il ritmo è espresso dall’intervallo di tempo che intercorre tra un battito e l’altro. Se questo
intervallo è costante, il ritmo è regolare.
Questo concetto è espresso visivamente in un elettrocardiogramma di un paziente in ritmo
sinusale, dove si osserva che gli intervalli tra un battito e l’altro sono tutti uguali.
Le aritmie, altro non sono che una alterazione del normale ritmo cardiaco sinusale per cui
l’intervallo di tempo che intercorre tra un battito e l’altro varia in maniera più o meno
continua.
LA FIBRILLAZIONE ATRIALE
La fibrillazione atriale è uno degli esempi più evidenti di questa alterazione del ritmo.
I battiti cardiaci sono completamente irregolari e il tempo che intercorre tra essi varia
continuamente.
Rappresenta un importante problema di salute sociale perché interessa, in tutto il mondo,
molti milioni di persone.
I sintomi più comuni sono:
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Palpitazioni e sensazione di battito cardiaco irregolare
Stanchezza e affaticamento
Dispnea da sforzo o comunque difficoltà soggettiva a compiere le normali attività
quotidiane.
La fibrillazione atriale può avere durata differente in differenti persone o in diversi episodi
nella stessa persona.
E’ proprio sulla durata dell’aritmia che è formulata la sua classificazione.
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Fibrillazione atriale parossistica: la durata dell’aritmia è inferiore ai 7 giorni ed è a
risoluzione spontanea.
Fibrillazione atriale persistente: la durata dell’aritmia è superiore ai 7 giorni e il
ritorno al ritmo sinusale non è spontaneo ma richiede terapia farmacologica o elettrica.
Fibrillazione atriale permanente: non è possibile ottenere il ritmo sinusale mediante
terapia medica o cardioversione elettrica.
Quando nello stesso paziente si siano accertati 2 o più episodi, la fibrillazione atriale viene
definita ricorrente.
Fino a qualche decennio fa la fibrillazione atriale era considerata una aritmia benigna,
conseguenza dell’età avanzata e che, comunque, non era in grado di ridurre né l’aspettativa né
la qualità della vita. Per tale motivo non era curata in maniera appropriata.
Studi successivi hanno dimostrato che la fibrillazione atriale, se non curata in maniera
appropriata, può essere causa di:
1. Ictus cerebrale
2. Scompenso cardiaco
Durante la fibrillazione atriale gli atri non si contraggono in maniera completa ma sono
animati da contrazioni superficiali e parzialmente inefficaci a pompare sangue ai ventricoli.
Ciò determina un rallentamento del flusso ematico al loro interno e, di conseguenza la
possibile formazione di piccoli trombi.
E’ evidente a questo punto che se i trombi vengono pompati nel circolo si possono avere delle
embolie di cui, le più temibili sono quelle cerebrali.
Se un trombo raggiunge il cervello, può causare episodi ischemici transitori (TIA) o dei veri e
propri ictus cerebrali.
Il rischio di avere un ictus in un paziente in fibrillazione atriale, è stato calcolato 5 volte
superiore rispetto alle persone che hanno un ritmo sinusale.
La fibrillazione atriale non necessariamente comporta un aumento della frequenza cardiaca
ma in alcuni casi questa può raggiungere e superare i 100 battiti al minuto.
Una frequenza cardiaca molto elevata può recare danno al cuore riducendo la sua capacità di
contrazione e favorendo l’insorgenza di scompenso cardiaco.
Che cosa fare?
1. Cercare di ripristinare il ritmo sinusale ed eliminare l’aritmia.
2. Nel caso che questo non sia possibile cercare di ridurre la frequenza cardiaca e di
riportarla a valori normali compresi tra i 60 e i 90 battiti al minuto.
3. Prevenire la formazione dei trombi all’interno dell’atrio mediante l’assunzione di
farmaci anticoagulanti da assumersi sotto controllo medico.
Inutile dire che è di fondamentale importanza seguire scrupolosamente le indicazioni del
proprio medico di fiducia sia riguardo la strategia terapeutica da seguire sia riguardo il
controllo e il monitoraggio delle cure mediche.
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