PALERMO. Una nuova tecnica per curare l`aritmia cardiaca. All

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PALERMO. Una nuova tecnica per curare l’aritmia cardiaca. All’Ospedale Civico è stata
realizzata la prima procedura in Sicilia di crioablazione cardiaca. E’ stata eseguita dai medici del
Laboratorio di Elettrofisiologia dell’Unità Operativa di Cardiologia, diretta dal professor Amerigo
Stabile.
Il paziente di 37 anni era affetto da fibrillazione atriale parossistica ricorrente,
refrattaria alla terapia farmacologica.
La crioablazione in cardiologia è una tecnica all'avanguardia che serve per curare le
aritmie, tra cui la fibrillazione atriale: in Italia sono ancora pochi i centri che la
utilizzano. La cura attualmente più diffusa per la fibrillazione atriale è quella farmacologica, a
base di anticoagulanti ed antiaritmici. Tuttavia, in molti casi, la terapia farmacologica,
da sola, non si dimostra efficace, o presenta importanti effetti collaterali.
In questi casi, la procedura di ablazione, che viene effettuata attraverso cateteri
introdotti per via venosa, può rivelarsi una strategia risolutiva per il controllo
dell’aritmia, anche perché, episodi ripetuti e frequenti di fibrillazione atriale, provocano
modificazioni permanenti dei tessuti del cuore, rendendo meno probabile la guarigione del paziente
L’ablazione della fibrillazione atriale si basa sull’isolamento elettrico delle vene polmonari che
sboccano nell’atrio sinistro, impedendo così che gli impulsi elettrici ripetitivi si diffondano agli atri,
innescando l’aritmia. Rispetto alla tecnica tradizionale di ablazione con energia a radiofrequenza, la
crioablazione riduce i tempi dell’intervento, abbassando al contempo gli effetti collaterali.
Inoltre, l’uso del “freddo”, può consentire la reversibilità degli effetti, garantendo così una maggiore
sicurezza.
“La crioablazione della fibrillazione atriale – sottolinea il direttore Amerigo Stabile - consiste
nell’introdurre nell’atrio sinistro del cuore un palloncino di circa 30 mm di diametro, dentro il quale
scorre un liquido refrigerante. Il palloncino viene applicato all’imbocco delle vene polmonari, e in
pochi minuti il tessuto che è a contatto con esso subisce una cicatrizzazione dovuta alla bassissima
temperatura (intorno ai - 40 gradi) ottenendo così l’isolamento elettrico delle suddette vene.”
La procedura di ablazione con il “freddo” (crioablazione), rappresenta dunque, una valida
alternativa all’uso del “caldo” (ablazione con radiofrequenza), rientrando così a pieno titolo tra le
metodiche più efficaci a disposizione di un moderno laboratorio di Elettrofisiologia”. Il paziente è
stato dimesso 48 ore dopo l’applicazione della tecnica.
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