FUOCO O GHIACCIO?
LE TERAPIE PER LA FIBRILLAZIONE ATRIALE, IL PIÙ DIFFUSO
DISTURBO DEL RITMO CARDIACO
Torna l’appuntamento con gli esperti dell’Istituto di Cura Città di Pavia che
insegnano la crioablazione
Pavia, 16 febbraio 2017 – Il 17 e il 18 febbraio l’Istituto di Cura Città di Pavia ospiterà
cardiologi da tutta Italia per un corso teorico e pratico, con casi in diretta dalla sala
operatoria, di ablazione della fibrillazione atriale tramite crioenergia. L’équipe guidata dal
dottor Cesare Storti è stata tra le prime nel nostro Paese a utilizzare questa metodica che
distrugge i tessuti cardiaci da cui origina l’aritmia cardiaca grazie all’energia del freddo,
contrariamente alla tecnica “classica” che utilizza la radiofrequenza, creando delle micro
bruciature sui tessuti.
Nella crioablazione un sottile catetere viene inserito nella vena femorale del paziente,
fino al cuore, nell’atrio sinistro. All’interno del catetere che funge da “guida” viene fatto
scorrere un piccolo palloncino gonfiabile che, una volta posizionato sui tessuti cardiaci
atriali responsabili dell’aritmia, viene ghiacciato a temperature di –40°/-50° per alcuni
minuti, creando una lesione che li elimina.
“Lo studio clinico internazionale “Fire and Ice”, recentemente presentato all American College of
Cardiology, conferma la nostra esperienza e aumenta ulteriormente le evidenze scientifiche a favore della
crioablazione. Questa tecnica è affidabile come la radiofrequenza “a caldo”, ma è un intervento che
genera meno complicanze, anche nel paziente anziano, che riduce il rischio di recidive e offre ai pazienti
ospedalizzazioni più brevi, con un conseguente risparmio di risorse. È importante sottolineare che i
migliori risultati, in termini di successo e sicurezza, si ottengono solo in centri specializzati e con
un’esperienza consolidata.” – spiega il dottor Cesare Storti, responsabile dell’unità di
Elettrofisiologia e Cardiostimolazione dell’Istituto di Cura Città di Pavia e
direttore del Corso.
La fibrillazione atriale è il disturbo del ritmo cardiaco più diffuso in assoluto: spesso
insorge con l’avanzare dell’età e si calcola che riguardi un anziano su dieci intorno agli 80
anni e una persona su 200 nella fascia d’età che va dai 50 ai 60 anni.
La malattia è caratterizzata da un battito cardiaco accelerato e irregolare che impedisce la
corretta funzione di “pompa” del cuore ed espone chi ne è affetto a un alto rischio di
trombosi. Il movimento scorretto e caotico del cuore di chi ha la fibrillazione atriale può
infatti generare un ristagno di sangue all’interno delle cavità cardiache, dove tendono a
formarsi dei coaguli che rischiano di essere poi immessi nella circolazione.
I soggetti con fibrillazione atriale hanno un rischio di ictus 5 volte superiore a quello
della popolazione generale e le forme di stroke durante questa aritmia tendono ad essere
molto gravi. I pazienti con fibrillazione atriale vengono sottoposti a una terapia con
farmaci anticoagulanti, per proteggerli quanto più possibile dal rischio di ictus ischemico.
La fluidificazione del sangue tuttavia presenta diversi inconvenienti ed espone i pazienti
a un rischio più alto di emorragie e ad alcune limitazioni nella vita quotidiana per evitare
l’esposizione a traumi.
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