capitolo Ledate e i fatti 1852 Primo grande magazzino a Parigi 1873-96 Fase di depressione economica 1875 Fondazione della socialdemocrazia tedesca 1878 Gli stati europei iniziano ad assumere misure di protezione dei mercati 1878 A Londra viene installato il primo centralino telefonico 1881 La Francia stabilisce il proprio protettorato sulla Tunisia 1889 Inaugurazione della torre Eiffel a Parigi 1889 Fondazione della Seconda internazionale 1891 Enciclica Rerum novarum 1892 Fondazione del Partito socialista italiano 1899-1902 Guerra degli inglesi contro i boeri in Sudafrica 1900 Rivolta xenofoba dei boxers in Cina 1900 Murri fonda il movimento della Democrazia cristiana 1900-14 Fase di crescita dell'economia mondiale 1903 Ford fonda l'omonima casa automobilistica 1904 Guerra russo-giapponese per il controllo sulla Cina 1908 Commercializzazione della vettura Ford "modello T W o Capitolo 18, Celà dell'impelialismo e la socielà di massa Una crisi economica generale I nuovi caratteri del colonialismo Viene coniato il termine "imperialismo" per indicare la nuova forma in cui si esercita il primato degli stati europei sul resto del mondo Nel 1902 apparveln Inghilterra il saggio di un noto economista, John Atkinson Hobson, dal titolo Impelialism. A 5tudy Per la prima volta veniva utilizzato un temline destinato ad avere una grande fortuna e a definire un'epoca della storia mondiale. Il lavoro di Hobson si sforzava di.analizzare quello che ai suoi occhi appariva come il fenomeno saliente del suo tempo, vale a dire la creazione di imperi coloniali che attraversavano i continenti sotto il dominio degli stati-nazione europei. Questa "corsa alle colonie" rispondeva a finalità molto diverse da quelle che avevano dato impulso al colonialismo sette-ottocentesco, fondato essenzialmente sul mero controllo degli scambi commerciali tra paesi ricchi, produttori di beni di consumo e di tecnologie, e paesi poveri, fornilori di materie prime. Questi imperi coloniali erano basati su di un nuovo fenomeno che Hobson chiamò il "cosmopolitismo del capitale", la tendenza, cioè, del capitale industriale e finanziario, accumulatosi all'interno dei grandi paesi industrializzati, a cercare costantemente nuovi spazi e nuovi mercati d'investimento per allargare il mercato inlerno, creando aree economiche protette, nelle quali far circolare le merci al liparo dalla concorrenza internazionale. Questo avveniva nel tentativo di sfuggire a un nuovo "spettro" che aveva cominciato ad aggirarsi in Europa, la crisi economica da sovrapproduzione. Il nuovo colonialismo era di tipo imperialistico perché mirava alla conquista militare del terri.Lorioe al dominio delle società colonizzate, per trasformarle in entità poliliche direttamente assoggettate alla madrepatria. La ricerca st01ica, nonostante abbia fallO grandi progressi da quando uscì il libro di Hobson, non ha smentito il carattere epocale di quel processo di spartizione del mondo tra le grandi potenze industrializzate e la centralità che esso assunse nell'evoluzione storica tra la fine del XIX secolo e !'inizio di quello successivo. Il boom speculativo del 1871-73 e lo scoppio della crisi economica La creazione degli imperi coloniali rappresenta una risposta alla gravissima depressione seguita a un ventennio di sviluppo RICORDA CHE La guerra vittoriosa della Prussia contro la Francia del 1870-71 segnò la nascita dell'Impero tedesco J risarcimenti di guerra versati dalla Francia alla Germania alimentano un'ondata di speculazioni, che si conclude con un crollo borsistico Come si è detto, la creazione di immensi domini coloniali da parte delle nazioni sviluppate costituiva innanzitutlo una risposta.a una sfida del tutto nuova che nasceva nella sfera economica: l'esplosione di una gravissima depressione dopo un ventennio di straordinario sviluppo, di cui immediatamente gli osservatori e l'opinione pubblica percepirono l'originalità e la profondità, che la rendevano diversa rispetto agli alni periodi di congiuntura sfavorevole che già avevano colpito l'economia europea nel corso dell'Ottocento (1816, 1825, 1839, 1846-47, 1857, 1866) La Clisi del 1873, come molte che l'avevano preceduta, ebbe una causa congiunturale: il boom speculativo provocato dalla conclusione della guerra franco-pmssiana del 1870-71. In economia possiamo parlare di "speculazione" quando alcuni operatori sono in grado di prevedere di quanto potrà aumentare nel futuro il prezzo di un bene rispetto al prezzo corrente, al fine di realizzare un guadagno spesso molto rilevante. Una speculazione diventa illecita se chi ha interesse al rialzo del prezzo ha anche la possibilità di influenzarne l'andamento, portando lo oltre il livello di effettivo equilibrio di mercato: è un comportamento questo che non danneggia solo l'acquirente malaccorto, ma che può avere conseguenze molto gravi per l'intero sistema economico. Lorigine dei fenomeni speculativi che si diffusero in Europa si può far risalire alla pace dellO maggio 1871 fra la Germania e la Francia, che aveva imposto a quest'ultima il pagamento di un'indennità di 5 miliardi di franchi-oro e aveva subordinato a questa condizione il ritiro delle tmppe di occupazione ledesche. Il pagamento dell'indennità avvenne in tempi molto più rapidi del previsto e nei diciolto mesi successivi alla pace la Francia fece affluire nelle banche tedesche un'enorme quantità di denaro Questa massa di capitali entrò nel circuito finanziario europeo, rendendo possibili ingenti investimen717 UdA 6, lmperi, masse, nazioni ti nei settori più disparati: ferrovie, carbone, ferro, edilizia. MaggiOliinvestimenti, se opportunamente collocati, sviluppano l'attività economica, producono una maggiore ricchezza complessiva e maggiori profitti. Nelle Borse europee la prospettiva dei profitti futuri creò un'ondata di speculazioni basate sulla tendenza al rialzo del prezzo dei titoli. Si trattava però di fenomeni speculativi che non trovavano pieno liscontro negli andamenti dell'economia reale: il prezzo dei titoli azionari era troppo superiore alloro effettivo valore Nel maggio 1873 alcune banche austriache, particolarmente implicate nella speculazione, fallirono e i titoli borsistici austriaci e tedeschi cominciarono a cadere. Iniziò una reazione a catena: le imprese finanziariamente più deboli vennero trascinate nel fallimento facendo così aumentare la disoccupazione; maggiore disoccupazione significa mino li redditi e, di conseguenza, minore domanda di beni di consumo. A questo punto la crisi toccò anche le industlie leggere e divenne generale. La Borsa valori La crisi del 1873 dimostrò il ruolo ormai centrale assunto dalle Borse nella vita economica, che erano in grado di influenzare profondamente con le loro crisi. Ma che cosa è una Borsa, e come funziona? La Borsa valori è il luogo dove si contrattano, cioè si acquistano e si vendono, i titoli azionari, i titoli obbligazionari e quelli di debito pubblico, secondo regole in genere determinate dall'autorità pubblica. Le sue origini risalgono a quei luoghi, già fiorenti nel Quattrocento, nei quali i banchieri europei contrattavano alcune merci particolarmente significative per l'economia internazionale, come i prodotti tessili e i grani. li suo nome deriva appunto da una grande famiglia di mercanti-banchieri, i Van der Burse, che stimolarono nella loro città natale, Bruges, la creazione di una delle più importanti Borse merci di tutta l'Europa. Dalla transazione delle merci a quella dei titoli Il passaggio dalle transazioni delle merci a quelle effettuate su valori azionari fu molto lento e attraversò tutta l'età moderna. Esso è legato allo sviluppo delle società per azioni, che si affermarono pienamente soltanto alla metà del secolo scorso, e in particolare al grande boom economico del ventennio 718 1850-70, nel quale il dispiegarsi della rivoluzione industriale richiese una mobilitazione di capitali su vastissima scala. Questo salto di qualità nella massa degli investimenti era reso possibile dalla concentrazione dei capitali e dei risparmi dei singoli nelle società per azioni. È in questo momento che la Borsa assunse un ruolo centrale nella vita economica, perché divenne il luogo nel quale si svolgevano i processi di redistribuzione della proprietà delle grandi e medie industrie attraverso la negoziazione dei pacchetti azionari. A questo punto è bene addentrarsi nei concreti meccanismi di funzionamento della Borsa. Azioni, obbligazioni, titoli di debito pubblico Come abbiamo visto, i titoli azionari sono le quote di comproprietà delle società per azioni, il cui valore è detenninato dal numero di azioni emesse in rapporto al capitale della società. Questo valore, denominato valore nominale, non è detto che sia equivalente al prezzo con cui in un determinato momento un singolo titolo può essere venduto o acquistato in Borsa. Il prezzo, cioè la "quotazione di Borsa" di un titolo, può modificarsi per molte ragioni, come vedremo fra poco. Prima occorre brevemente chiarire che cosa rappresentino le obbligazioni e i titoli di debito pubblico che costituiscono una parte rilevante delle contrattazioni di Borsa. Entrambi sono titoli di credito, emessi da una società privata o da un ente pubblico come lo stato, allo scopo di ottenere un prestito in denaro, rimborsato ai singoli creditori a una scadenza prefissata, con l'aggiunta di un modesto tasso di interesse pagato periodicamente. Chi acquista questi titoli vuole effettuare un investimento senza rischi e dall'esito garantito: sa cioè quando gli verrà restituito e quale ricavo realizzerà dal pagamento degli interessi. La loro quotazione in Borsa ha oscillazioni minime rispetto al valore nominale, tranne quando vengano emessi titoli concorrenti a più alta rimunerazione, cioè con un maggiore tasso di interesse, come è accaduto generalmente in periodi di forte inflazione. Il titolo azionario è invece sottoposto a maggiori oscillazioni, spesso legate alle attese di'alto guadagno di chi investe; vediamo, in generale, come avviene. Il valore dei titoli azionari Le attese di chi acquista azioni fra le società quotate in Borsa sono assai diverse e mirano in genere ad alti guadagni, legati alle forli oscillazioni di prezzo cui sono sottoposti i titoli azionari, soprattutto nelle fasi di intenso sviluppo economico. Questo tipo di operatore economico si orienta all'acquisto di azioni di quelle società che realizzano alti profitti e che quindi sono in grado di distribuire maggiori dividendi per ogni azione posseduta. Se il dividendo distribuito aumenta, aumenta parallelamente anche il valore dell'azione; questo fenomeno ha immediate ripercussioni sulla quotazione di Borsa di quel titolo, perché l'innalzamento della domanda determina necessariamente un conseguente aumento del prezzo di vendita di quel titolo azionario. Allora può risulta- Capitolo 18, Cetà dell'imperialismo e la società di massa Le cause strutturali n ~mre furroviMio, tr.ùnm~ per lo sviluppo induslrlale, esauri~ la sua crescita, plO\"OOmdo UJla O"ÌSÌ ~~e della crisi La depressione che durò dal 1873 al 1896 ebbe però delle cause assai più profonde. Il settore leader dello sviluppo nella plima metà dell'Ottocento era stato quello fenoviario. Nella seconda metà del secolo si manifestarono alcune contraddizioni tra lo sviluppo delle ferrovie e quello degli altri settori indusniali. Le ferrovie avevano svolto un ruolo trainante nello sviluppo industriale: avevano consentito la formazione dei mercati nazionali, avevano favorito il trasporto e la commercializzazione dei beni di consumo, avevano tenuto alta la domanda di matoiale rotabile e di carbone sostenendo quindi le industrie meccanica, siderurgica ed estrattiva. La ferrovia, inoltre, aveva provocato una netta riduzione dei costi di trasporto che, a sua volta, aveva determinato la riduzione dei prezzi di vendita dei prodotti. Verso il 1870 i paesi più industrializzati avevano praticamente messo a punto la propria rete ferrovimia; restavano da allestire le linee più difficili da un punto di vista tecnico e re conveniente vendere, per realizzare il cospicuo guadagno costituito dalla differenza fra il maggiore prezzo di vendita rispetto a quello d'acquisto. Il capitale così aumentato potrà essere investito in nuove acquisizioni di quei titoli azionari che si ritiene aumenteranno presto di valore. Ma qui l'investimento in Borsa può presentare gli aspetti speculativi più rischiosi. Che cosa avviene, infatti, quando un titolo "buono" - cioè quello il cui valore è in crescita per l'andamento positivo della società che lo ha emesso - è molto richiesto? Come abbiamo visto, si mette in moto il meccanismo tipico del mercato: un bene molto richiesto aumenta di valore, cioè di prezzo. Un titolo azionario che aumenta molto velocemente di prezzo si segnala presso gli investitori, che accorreranno in gran numero ad acquistarlo, determinando così un ulteriore e accelerato aumento di prezzo. n prezzo dell'azione si dovrebbe fermare quando chi investe valuta che il rapporto fra il prezzo del titolo e il futuro dividendo è soddisfacente rispetto ad altre opportunità. Questa valutazione però risulta molto soggettiva ed è influenzata in gran parte proprio dalla velocità con cui un titolo aumenta di valore. Quindi un titolo può risultare, alla fine di questa corsa al rialzo, "gonfiato", cioè non remunerativo. La speculazione in Borsa La Borsa in questo caso si trasforma in un gioco speculativo dove l'interesse di chi investe non è più riferito al rapporto fra il valore reale del titolo e il di- Transazioni alla Borsa di Parigi alla fine del XIX secolo. videndo, ma al veloce guadagno che si ottiene acquistando e vendendo un titolo, indipendentemente da quel rapporto. Quando affluiscono ingenti capitali, gestiti da potenti gruppi finanziari, la grande richiesta di titoli in Borsa determina il rialzo dei prezzi, che può essere governato da abili ed esperti speculatori. Questi stessi infatti acquistano e vendono un titolo fino a farlo "gonfiare", per attirare su quel titolo l'interesse di altri investitori meno accorti, salvo poi ritirarsi dalla competizione in tempi opportuni, realizzando ingenti guadagni. È il meccanismo di rialzo della Borsa che, se non controllato con opportuni accorgimenti, dà luogo ai crolli successivi, spesso disastrosi per l'intera economia. La negoziazione di Borsa, di per sé legittima, diventa irresponsabile speculazione quando innesca corse al rialzo che portano il valore di singoli titoli oltre il livello delle effettive possibilità di guadagno dell'impresa. Le manovre speculative diventano poi illegali quando alcuni operatori si avvantaggiano di informazioni riservate, ignote alla maggioranza, che provengono dall'interno dell'azienda, per prevederne gli andamenti futuri, acquistando o vendendo per tempo il titolo. Altrettanto illegale è il comportamento di chi propaga ad arte informazioni false o tendenziose sull'andamento di certi titoli azionari: in quest'ultimo caso si è in presenza dello specifico reato di aggiotaggio, purtroppo difficilmente identificabile e perseguibile penalmente. Per riflettere -+ -+ A quale periodo storico risale la definitiva affermazione della Borsa come cuore del sistema economico? Attraverso quale meccanismo si verificano i fenomeni speculativi? 719 UdA 6, Imperi, masse, nazioni le operazioni di carico del cotone sui battelli a vapore lungo la riva del Mississippi nel XIXsecolo. A causa della diffusa carenza di manodopera l'attività agricola statunitense conobbe ben prima dell'Europa la meccanizzazione. la diffusione dei piroscafi, allargando i confini del mercato nordamericano, consentì ai prodotti di questa avanzata agricoltura di esercitare una temi bile concorrenza in tutto il mondo occidentale. Contemporaneamente, fagricoltura europea è messa in crisi dalle importazioni di grano dagli Stati Uniti [aumento del numero dei paesi produttori di manufatti industriali causa una crisi di sovrapproduzione 720 meno redditizie dal punto di vista economico, e questo accadeva proplio in una fase in cui i salari lendevano a salire. Le ferrovie, che avevano avuto un ruolo trainante nella fase di ascesa, lo ebbero anche in quella di discesa l'arresto degli investimenti nel settore ferroviario provocò un rallentamento degli inveSlimenti negli altri settori e dello sviluppo economico generale. Un'altra causa stllJtturale della depressione del 1873-96 fu la Clisi che colpì, negli anni settanta, l'agr"icoltura europea. Vediamo come si sviluppò la crisi agraria La cresci la industriale aveva consentito agli Stati Uniti di creare un'agricoltura estensiva e meccanizzata, caratterizzata da cosli di produzione assai ridotti. Nelle pianure americane scarsamente popolate, le macchine agricole si erano potute diffondere più facilmente che altrove, senza incontrare gli ostacoli che in Europa opponevano a volte la natura e, più spesso, le antiche strutture sociali delle campagne Va aggiunto che l'agricoltura americana non era gravata, come quella europea, dal peso della rendita fondiaria, perché le numerose terre vergini dell'ovest erano state messe a coltura di recente da contadini che erano anche proprietari dei fondi. Lagricoltura americana, insomma, produceva a costi nettamente inferiori rispetto a quelli europei. Quando i piroscafi a vapore e le ferrovie consentirono di trasportare con costi meno elevati i cereali dall'America all'Europa, l'agricoltura europea cominciò a subire l'irresistibile concorrenza di quella americana. Il prezzo del grano americano era notevolmente inferiore a quello del grano europeo: molte aziende agricole del Vecchio continente furono così messe fuori dal mercato. In generale, l'agricoltura in Europa assunse un rilievo molto minore sia rispetto al sistema economico europeo, sia rispetto al sistema agricolo mondiale La Clisi si manifestò in modo grave anche nel settore industriale. La prima fase dell'indusnializzazione era stata guidata all'inizio dall'lnghilterra e, successivamente, da pochi paesi indusnializzati, tutti europei. Lequllibrio dell'intero sistema era dato dal [atto che alcune grandi nazioni, come la Cina, l'lndia, la Russia, gli stati meridionali degli Stati Uniti, servivano da mercati per le merci europee e, soprattutto, da grandi fornitori di materie prime per l'industria europea. CapiLOlo 18, Lelà dell'imperialismo e la socielà di massa Nella seconda melà dell'Ottocento, invece, alcuni nuovi paesi come gli Stati Uniti, il Giappone e in parte anche la Russia, cominciarono a produrre autonomamente i tessuti, i macchinari, l'acciaio che prima importavano dall'Europa. A questo punto il fragile equilibrio su cui si basavano gli scambi si era spezzato. In ambito europeo, l'avvento di una nuova potenza indusniale come la Gennania costituì un ulteriore elemento di squilibrio, in quanto accresceva il numero dei paesi produttOli di manufatti, bisognosi quindi di nuovi mercati. Agricoltura e industria furono così coinvolte in una generale crisi di sovrapproduzione. Il mercato, infaLti, era troppo ristretto per accogliere e consumare lutte le merci prodotte. In molti settori produttivi, come in quelli cerealicolo in agricoltura, tessile, siderurgico, meccanico nell'industria, il crollo delle vendite fu tale da causare il dissesto e il fallimento di moltissime imprese. nessi La grande depressione Fine del boom speculativo degli anni 1871-73 t Crisi finanziaria Calo deg li i nvesti menti ferroviari l. Crisi di sovrapproduzione Diffusione del modello industriale J Rivoluzione dei trasporti ~ Concorrenza dei cereali nordamericani Il protezionismo e la concentrazione monopolistica Gli stati europei abbandonano la politica di non intervento in economia, adottando tariffe doganali protezionistiche e sostenendo le industrie belliche [agricoltura europea reagisce in modo differenziato alla concorrenza d'oltreoceano Per fronteggiare la drammatica diminuzione dei prezzi, agricoltOli e industriali di tutta Europa invocarono l'adozione di ~ tariffe doganali protettive. Per difendere la produzione nazionale, essi chiedevano cioè l'imposizione di dazi sull'importazlone di merci. Le pressioni esercitate sui governi ottennero gli effetti sperati: con l'eccezione dell'Inghilterra, tra il 1878 e il 1882 le maggiori nazioni europee adottarono le misure protettive richieste. Stava quindi ormai definitivamente tramontando il principio caro ai liberali dell'Ottocento, secondo il quale lo stato non doveva intervenire nella vita economica, perché la licchezza delle nazioni dipendeva esclusivamente dalla libertà degli scambi. Ogni stato ora si assumeva il compiLOdi regolare gli squilibli dello sviluppo industriale proteggendo l'industria nazionale dalla concorrenza degli altri paesi. Gli stati cominciarono a sostenere in maniera molto più forte che in passato le industrie siderurgiche, diventando i principali clienti dei produttori di acciaio e fornendo il loro aiuto finanziario nei momenti di difficoltà Con il nuovo rapporto instaurato tra siderurgia e stato, le industrie belliche, e specialmente la cantieristica, divelmero l'elemento essenziale della politica anticrisi. Quanto all'agricoltura, alla grande depressione si reagì in maniera molto diversa nei vari paesi: in Inghilterra si andò verso la sua liquidazione e il paese diventò sempre più dipendente dalle importazioni alimentari. In altri paesi, come la Danimarca, ci si orientò sulle produzioni più pregiate e legate alla traSf0l111azioneindustriale (allevamento di bovini, latle) In Italia un protezionismo cerealicolo assai spi11l0consentì a una cerealicoltura molto arretrata di evitare la sfida del rinnovamento tecnologico e sociale e rese ancora più drammatico il sottosviluppo delle regioni meridionali. 721 VdA 6, Imperi, masse, nazioni I &.D.imentidovuti alla crisi tà.VOlÌscono la concentrazione delle industrie in grandi monopoli o Quali sono 1873? Con la crisi si trasformò profondamente anche il sistema industriale delle maggiori nazioni europee. Le industrie fallite vennero acquistate a prezzi bassissimi da poche grandi imprese, che si assicurarono in tal modo il controllo di interi settori produttivi. Nacquero così i monopoli, gigantesche concentrazioni industriali dotate di enormi capitali, in grado di produrre una quantità ancora più considerevole di merci e di controllare i prezzi di mercato. Era ormai aperta la strada che doveva condurre alla nascita di quelle che, nei diversi paesi, vennero chiamate trusts, Konzeme, holdings, ossia grandi società finanziarie che controllavano i pacchetti azionari di maggioranza di un notevole numero di imprese, collocate magari in diversi paesi e in molteplici comparti produttivo-merceologici. In Inghilterra si ebbero grandi fusioni nel settore chimico e tessile. Ben 655 imprese tra il 1880 e il 1914 furono assorbite in unità produttive più ampie, investendo per queste fusioni oltre 100 milioni di sterline. Per superare la crisi non bastava però questo processo di concentrazione dei capitali, che di fatto sottoponeva il mercato allo stretto controllo di pochi grandi operatori economici. Era anche indispensabile procedere alla costante estensione del mercato interno e internazionale per allargare il numero dei consumatori e acquisire fattori fondamentali della produzione a costi sempre più bassi. Solo così si potevano controbilanciare le tendenze alla sovrapproduzione latenti. Per questa ragione si rendeva necessario trovare nuovi sbocchi di mercato e di investimento. Le principali potenze europee si lanciarono così in una gara alla conquista di quelle zone del mondo, come l'Asia e l'Africa, che non si erano ancora sottomesse alloro dominio. i caratteri del fenomeno che Hobson definisce "imperialismo"? e Quale fu la causa scatenante della grave crisi del El Quale fu invece la causa profonda della lunga fase di depressione? O A che cosa si dovette la crisi agraria europea conco- mitante con la depressione industriale? e Con quali misure i governi europei risposero alla crisi? Cl) Quali effetti ebbe la crisi sul- l'organizzazione del tessuto industriale europeo? gLossario Tariffe doganali Tasse imposte dallo stato per l'importazione di merci dall'estero. Oltre che fonti della finanza pubblica, le tariffe sono uno strumento per diminuire le importazioni allo scopo di proteggere la competitività del prodotto interno, alzando artificiosamente i prezzi delle stesse merci quando sono importate. Colonialismo e imperialismo I paesi industrializzati e la «corsa alle colonie~ tlnghìhma, già dominatrice di un vasto impero, dà inizio all'accaparramento di tmitori in Asia 22 Le conquiste coloniali costituirono un mezzo efficace per superare la crisi di sovrapproduzione che attanagliava le economie dei paesi industriali. I territori occupati, infatti, servirono a creare nuovi collocamenti ai prodotti e a garantire rifornimenti costanti di materie prime a basso costo, che i progressi nelle comunicazioni mettevano a disposizione in quantità sempre maggiori e che erano indispensabili per far funzionare il sistema produttivo. Ad avviare il nuovo processo di colonizzazione fu l'Inghilterra, già da un secolo dominatrice di un vasto impero. Spinto dalle necessità dello sviluppo industriale e dalle conseguenze della generale crisi economica degli anni settanta, il governo britannico avviò una nuova fase di espansionismo, che portò l'Inghilterra, agli inizi del XX secolo, a possedere circa un quarto delle terre emerse. Trust Il settore siderurgico e i grandi impianti industriali si imposero, nel corso della seconda rivoluzione industriale, come gli aspetti trainanti dell'attività economica nazionale. Il legame fra stato e impresa era ulteriormente rinsaldato dalla natura dei prodotti siderurgici, in gran parte indirizzati alle forniture degli eserciti, indispensabili nel quadro di una forte competizione politica internazionale. iii Veduta degli stabilimenti Krupp a Essen nel XIX secolo. L'interno delle acdaierie Krupp a Essen. Un esempio particolarmente rappresentativo dei colossi industriali costituiti si nella seconda metà dell'Ottocento può essere considerata l'acciaieria tedesca Krupp. Fondata nel 1811 a Essen, nel cuore del bacino carbonifero della Ruhr, l'azienda non co- nobbe nei primi tempi grande successo. Solo con il successore del fondatore Friedrich Krupp, Alfred, che introdusse il convertitore Bessemer, la ditta iniziò ad assumere dimensioni e importanza nazionali. La rilevanza strategica delle acciaierie Krupp fu tale che, durante la Prima guerra mondiale, esse furono in grado di esercitare il monopolio sulle forniture militari al Reich. Riconvertita a produzioni civili dopo la sconfitta tedesca, l'azienda fu nuovamente impiegata a scopi militari dalla dittatura hitleriana, tanto che i suoi dirigenti furono coinvolti nei processi contro le gerarchie naziste. Per breve tempo requisita dagli alleati, l'azienda rimase controllata dalla famiglia Krupp fino al 1968, quando la società divenne pubblica. Nel 1999 la Krupp si fuse con il suo principale competitore, la Thyssen, e la nuova società così formatasi rappresenta ancora oggi una delle più grandi aziende siderurgiche del mondo. UdA 6 Per quanto di ispirazione repubblicana e progressi sta, il ministro francese Jules Ferry fu uno dei più decisi sostenitori dell' espansionismo coloniaLe, soprattutto in Africa, individuando l'accaparramento di materie prime a buon prezzo e di mercati di sbocco per la manifattura naziona- · I le come uno strumento indispensabile I zamento I per ['avaneconomico della Francia e la sua perma- nenza fra le nazioni industriali già I domini inglesi, consolidati in Asia, si estendono a larga parte dell'Africa RICORDA CHE Il canale di Suez era stato costruito tra il1859 e il 1869 con capitali francesi La corsa alle colonie viene intrapresa anche dalla Francia, dall'Italia e dalla Germania 724 evolute. Alcune colonie inglesi erano state quasi completamente popolate da bianchi: Canada, Australia, Nuova Zelanda. Più spesso, però, la minoranza inglese dominava la maggioranza indigena, tenendo la in uno stato di pesante soggezione e privandola di ogni diritto politico e sociale. Alla fine del secolo i possedimenti inglesi in Asia comprendevano la Birmania, la Malesia, Hong Kong e i territori dell'India e del Pakistan. In Africa gli inglesi avevano occupato da tempo i paesi dell'area del golfo di Guinea: Nigeria, Costa d'Oro, Sierra Leone e Gambia. Nella seconda metà dell'Ottocento essi assunsero il controllo di una larga fascia di territori che andava dal Mediterraneo al capo di Buona Speranza. Nel 1882 occuparono l'Egitto, creando una forte tensione con la potenza coloniale concorrente, la Francia, che considerava quest'area come un suo protettorato e vi aveva compiuto cospicui investimenti di capitali, in particolare nella costruzione del canale di Suez. LInghilterra ottenne un controllo quasi completo del paese, inserendosi con un commissario all'interno dell'amministrazione egiziana. Successivamente gli inglesi occuparono il Sudan, l'Uganda, il Kenya, la Rhodesia, mentre nell'Africa australe erano già insediati dall'inizio del XIX secolo nella Colonia del Capo; le zone più interne del Transvaal, ricche d'oro e di diamanti, erano invece occupate dai ~boeri, coloni di origine olandese. Dal 1899 al 1902 gli inglesi combatterono una durissima guerra contro i boeri, che alla fine furono costretti a cedere i loro ricchissimi territori; si costituì così l'Unione sudafricana, uno stato autonomo, ma sottoposto al controllo inglese. La Francia, che già possedeva in Africa il Senegal, l'Algeria e la Costa d'Avorio, stabilì nel 1881 il proprio protettorato sulla Tunisia. Da qui estese successivamente il suo impero sul Congo occidentale, il Dahomey e il Sudan occidentale, impadronendosi di un immenso territorio che si affacciava sia sul Mediterraneo sia sull'Atlantico. Nel 1895 anche il Madagascar entrò a far parte del vasto impero francese. Nell'Estremo Oriente, ai territori precedentemente conquistati, i francesi aggiunsero l'Annam e il Laos, raggruppati nel 1887 nell'Unione indocinese. Tra le ultime a spingersi nella gara all'accaparramento delle colonie furono la Germania e l'Italia. LItalia, come vedremo più avanti, realizzò una faticosa conquista dell'Eritrea e di parte della Somalia. 18, Lelà dell'impeJialismo Capilolo \ r . MAROCCO C anafle ... ~ \)~ T~" , un!sl~"'" o', TU,NISIA <;!, MARO.çep-=-""" -0'SPAGNOffin,,~"'Algeri Rabato ". "- lEON~. T EGITTt\ \\ .> In Africa si crearono due grandi imperi coloniali: quello francese e quello inglese. I possedimenti francesi formavano un blocco compatto nell'area nord-occi- \ ~l -,-_ '\ , SUDA~ ~ Khar(u~R7A E~~Z~;~Y(\ S lA cosr~~AMERUN LlBE,R '[YQRO GUINEA SPAGNOLA ,~j U IAddis Abgba ~ dentale del continente, con l'aggiunta del Madagascar, conquistato nel 1895. L'Inghilterra invece concentrò la sua attenzione sull'area orientale (Corno d'Africa e mar Rosso), con l'intenzione di proteggere i propri traffici verso l'India, e sull'Africa meridionale, dove \ . ~ ':J Lagos .. SòM;t(UA BRIT; . ETIOPIA ""' .. \' /sO. /M(IA UGA~DA ,1:fA'lIANA CONGO ..{'KENYA Sié!zzaville BELGA °0 >' Cabindcio [eopoldville..., ì Luandao I - ANGOLA / \ ( \ AfRICA SUD OGGID. " ,---.,/ A;~ICA ORiENTALE \ TEDE?CA çV.j.,.~ANG"'~IGA ( ' '-J;/VO i ";) RI;!ODESIA D~ i4eR9-~ BHODESIA tff b~L SUD ~ TED~SCA .~ ~~JTOlAND UNIONE SUDAF~ICANA /' J if _ I _...... Tananaqvé " O;; I.. \ MAD4ASC;:AR U vinse la resistenza dei boeri (1899-1902), discendenti degli antichi colonizzatori olandesi, creando l'Unione sudafricana e la Rhodesia. Imperi minori erano quelli belga in Congo, portoghese in Angola e Mozambico e tedesco in Camerun e Togo. L'Italia cercò di conquistare il Corno d'Africa, ma non riUScl a vincere la resistenza dell'Etiopia e si dovette accontentare dell'Eritrea, di parte della Somalia (conquistate nel 1889-90) e della Libia (1912). ~.sWAZllAND e Francesi e Inglesi D 'o~ Città del Capo deLL'Africa ':r I \~, \\"'" ALGERIA Isrdill ":=:. ~ Capo Verde AFRICA OCCIDENTALE AFRICA 8ak ò ,.ar ~R'ANCESE ;aUATORIAlE ~c;oAMBIA ~, FRANCESE GUI~:A P/O T. , ",..OGO \NIGERIA -" ~. la spartizione -1I-CaiJR,~ - SIERRA" e la società di massa e Portoghesi Spagnoli ~ Italiani eSelgi e Tedeschi Stati e indipendenti La Germania, a partire dalla metà degli anni ottanta, stabilì rapidamente il suo dominio in territori dislocati in vari punti dell'Africa (Togo, Camerun, Africa sud-occidentale tedesca, Africa Olientale tedesca), costituendo il terzo grande impero coloniale dopo quelli di Francia e Inghilterra. La spartizione deIrMrica tra le potenze europee La spartizione delfAfrica viene attuata a tavolino fra le potenze europee, e non incontra effettiva resistenza da parte delle popolazioni del continente La conquista dell'Africa fu un'impresa abbastanza semplice grazie alla superiorità tecni.ca e militare degli europei. In questo cOl1linentetutte le potenze europee operarono come se si trovassero in tenitori "vuoti"; nello stesso tempo, però, utilizzarono (con accordi anche formali) parte delle slrutture delle organizzazioni sociali indigene per esercitare con maggtore efficacia il dominio coloniale. La spartizione del territOlio africano fra le potenze europee, basata su considerazioni strategtche e in funzione degli equilibri politici e mihtali di quesli stati, avvenne in molti casi in modo quasi pacifico, e non diede luogo a particolari forme organizzate di resistenza da parte delle popolazioni locali. La suddivisione dei tenitori f1.1fatta, quindi, sulle carte geografiche, senza tenere conto degli insediamenti umani preesistenti e creando separazioni traumatiche, le cui conseguenze si risentono ancora oggi Gran parte delle lotte tribali, negli attuali stati dell'Aflica, affondano infatti le loro radici nelle divisioni tra le vaÙe etnie create allora dal colonialismo europeo. Questa spartizione avvenne senza trovare un'effettiva resistenza nelle gt-acilistrutture statuali indigene, che non riuscirono a coalizzare forze sufficienti per difendere l'indipendenza del continente. Questo non significa negare che si velificarono numerose rivolte anticoloniali, come quella dei nyabingi ugandesi, degli shona o degli zulu rhodesiani, animati dalla volontà di difendere l'identilà e l'autonomia delle tribù dalla subordinazione coatta al potere militare bianco. Esse, però, non furono in grado di impedire la conquista dell'Africa e vennero spazzate via dalla superiOlità incommensurabile sul piano tecnico e militare delle forze colonizzatrici. Si sarebbe dovuto aspettare il nuovo secolo perché cominciassero a prendere forma movimenti indipendentistici che non professavano un 725 UdA 6, Imperi, masse, nazioni semplice ritorno al passato precoloniale, ma accettavano il nuovo assetto statuale delle colonie e si proponevano l'obiettivo di costituire dei moderni stati indipendenti, in nome di un nazionalismo africano che fu la matrice di tutti i movimenti anticolonialisti fino alla definiliva decolonizzazione del continente, avvenuta nel secondo dopoguerra. La difficile conquista dell'Asia Le ambizioni europee in Asia si devono confrontare con quelle di Russia, Stati Uniti e Giappone La resistenza della Cina alla penetrazione straniera induce ad accettare la politica delle "porte aperte" Ben diversa fu, invece, la penetra zione nel continente asiatico, dove le potenze europee dovettero affrontare società più sviluppate e complesse di quelle africane, nonché la concorrenza di altre tre potenze assenti nella spartizione dell'Africa: la Russia, gli Stati Uniti e il Giappone. Dopo la colonizzazione della Siberia, l'espansione della Russia verso l'area del Pacifico e la Cina divenne una delle tendenze fondamentali della politica estera dello zar Alessandro III e dei gruppi indusniali più influenti. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, l'intervento in Asia era conseguente a una politica espansiva, che li aveva spinti ad allargare la propria influenza su tutto il territorio americano. Nel 1898 gli Stati Uniti diedero inizio anche all'ampliamento della loro influenza nel Pacifico ottenendo il possesso di Guam, dell'arcipelago delle Hawaii e delle Filippine. La Cina, con i suoi immensi tenitOli, costituiva poi il naturale polo di attrazione per una giovane potenza come il Giappone, che vedeva in questo enorme paese sprovvisto di industrie un mercato nel quale far confluire la propria produzione eccedente. Proprio fra Giappone e Russia esplose una guerra (1904) la cui posta in gioco era il predominio economico sulla Cina, che finì per sanzionare il ruolo del Giappone come potenza di plimo piano. Contemporaneamente, accanto ai conflitti armati fra le potenze concorrenti, esplosero anche le ribellioni delle popolazioni locali contro la penetrazione straniera; la più nota fu quella scoppiata in Cina nel 1900, chiamata la "rivolta La rivolta dei boxers La completa dominazione coloniale della Cina non poté essere raggiunta, non solo per i disaccordi fra le grandi potenze (fra le quali gli Stati Uniti difendevano l'autonomia del paese), ma anche per il precoce organizzarsi di movimenti popolari xenofobi, decisi a combattere contro la supremazia politica ed economica degli europei e in difesa della cultura cinese. • La spartizione della Cina e la nascita di un movimento xenofobo A fine Ottocento, la suddivisione in aree di influenza economico-politica dei territori del "Celeste impero" era cosa compiuta. 726 La Cina, strangolata dall'indebitamento con le banche occidentali e reduce dalla disastrosa sconfitta della guerra con il Giappone (1894-95), cui aveva dovuto cedere la Corea e Formosa, non era più in grado di contrastare la penetrazione delle grandi potenze europee. I.:Inghilterra esercitava la sua influenza militare e commerciale nel sud, la Russia in Manciuria, la Francia in Indocina, il Giappone nel Fukien, la Germania nello Shandong e l'Italia nel porto di Tientsin. I.:esistenza di queste aree di influenza costituiva il primo passo verso lo smembramento coloniale di questo immenso paese. Solo gli Stati Uniti si opponevano alla perdita dell'unità territoriale e politica della Cina, in quanto miravano a espandersi in questo immenso mercato giudicato capace di assorbire una grande quantità di merci americane. In questo contesto il rischio di una riduzione della Cina a colonia aveva suscitato nel paese la formazione di un ampio schieramento conservatore e na- zionalista, orientato alla restaurazione e all'allontanamento con la forza dal suolo cinese dei "diavoli stranieri". Si venne così sempre più radicando, sia a livello dei ceti intellettuali, sia a livello di opinione popolare, la tesi dell'equivalenza tra straniero e nemico, tra straniero e colonizzatore senza scrupoli. In altre parole si andò costituendo un ampio e diffuso movimento d'opinione a carattere xenofobo che identificava nella cacciata degli stranieri dal suolo cinese la condizione fondamentale della restituzione alla Cina della sua dignità di paese libero e della sua autonomia culturale. • L'insurrezione dei boxers Di questo desiderio di rivalsa si fecero interpreti, a partire dal 1898, diverse società segrete che diedero vita a un movimento insurrezionale su vasta scala finalizzato a compiere atti di sabotaggio contro le forze militari e le istituzioni commerciali straniere. Tra queste società la più importante fu quella i cui membri usavano l'appellativo di yihequan, perché affiliati all'antica società Capitolo 18, Cetà dell'impelialismo e la società di massa dei boxers" (boxer era il nome dato dagli europei agli aderenti alla società segreta ~ xenofoba che diresse la rivolta). Essa raggiunse dimensioni tali da sconvolgere il corso del nuovo espansionismo europeo in Cina. Dopo la libellione dei boxers, infatti, gli europei e gli stessi giapponesi capirono che una spartizione della Cina sulla falsariga di quella africana sarebbe stata troppo difficile e probabilmente fallimentare. Europei, russi e giapponesi finirono con l'accettare la politica delle "porte aperte" caldeggiata dagli Stati Uniti: riconobbero cioè l'indipendenza del paese, mantenendo però il territorio cinese (tramite il controllo dei porti e l'installazione di basi militari) aperto al libero scambio delle merci europee e americane. Due differenti modelli di colonialismo I paesi europei adottano differenti modelli per famministrazione delle loro c.olonie La diversa storia dell'espansione del colonialismo in Africa e in Asia determinò differenti caratteristiche della struttura coloniale costruita dagli europei nei due continenti. In Africa gli inglesi istituirono, sulla base di una forte emigrazione di coloni bianchi, colonie di popolamento che godevano di una certa autonomia amministrativa, mentre le colonie con prevalente popolazione africana erano governate da Londra senza alcun tipo di indipendenza. I francesi, invece, non fecero distinzioni e mantennero le loro colonie totalmente dipendenti dalla burocrazia di Paligi. La colonia belga costituita nel bacino del Congo fu in un primo tempo gestita come una grande azienda moderna, di proprietà personale del re Leopoldo II I tedeschi, invece, costruirono un impero africano pensando più agli equilibri militari europei che all'utilità economica o strategica dei territOli di cui si impossessavano. Nel continente asiatico, come abbiamo prima accennato, le mire colonialistiche dei governi europei non trovarono un ambiente così favorevole come in Africa; non si costruirono vere e proprie colonie di popolamento e poco spazio trovarono le imprese fi- ginnica e di arti marziali dei "Pugni della giustizia e dell'armonia", da cui derivò il termine inglese boxer. Il movimento era, agli inizi, fortemente nazionalista, anticristiano e contrario alla dinastia regnante, i Qing mancesi. Il moto insurrezionale si estese rapidamente, con sanguinose aggressioni ai missionari e ai·convertiti, dall'originario Shandong sino alla capitale Pechino (1900), dove il governo imperiale cercò di deviarne la violenza contro gli europei re- si denti nella capitale, assediando le loro legazioni (20 giugno-14 agosto) e dichiarando guerra alle potenze straniere le quali, dal canto loro, avevano già occupato i forti di Dagu nei pressi di Tianjin. • Una durissima repressione Il corpo di spedizione internazionale inviato subito in Cina al comando del generale tedesco von Waldersee, di cui faceva parte anche un contingente italiano, ebbe rapidamente il sopravvento sulle truppe cinesi e sulle bande dei boxers. Entrato a Pechino, si abbandonò a feroci quanto indiscriminati massacri e devastazioni (compreso l'incendio del palazzo imperiale) con la distruzione o la dispersione di un vastissimo patrimonio culturale e artistico. Con il protocollo del 190 1 la Cina fu costretta a nuove concessioni e al pagamento di un'indennità di 450 milioni di dollari. I profondi disaccordi politici tra gli occidentali impedirono tuttavia, ancora una volta, la spartizione coloniale della Cina e la caduta della dinastia Qing, che riuscì a sopravvivere fino al 1911. I combattimenti di Pechino in una stampa dell'epoca. Per riflettere ~ ~ A quali circostanze dovettero il loro nome i boxers? Quale ispirazione dominava il loro tentativo di rivolta? 727 UelA 6, Imperi, masse, nazioni Il Sud-est asiatico agLi inizi deL Novecento ghilterra e, in direzione della Cina, con il MONGOLIA IMPERORUSSO PortArthur Pechlnoo~ q...oo'"~ ffi AFGHANISTAN Kabulo 8 /r\ britannici britannici CI Possedimenti francesi CI Possedimentitedeschi D Possedimenti <ìJ .----:.) ~OkYO \ ~ 5I'é Nagasak'iòì"Kyo o Nanchln°o ~ ~Shanghai oce an o Pacifico lingpo ° 1 INDOClrilA SIAM dt.lué OBan kok , 9 I ~iMBOGI~ I C E'll,J3 N Protettorati \.-....\ ~ ,Cì ~ISOLE A 'ì~JFILIPPINE ~~ f"'i :.l__ ::;='= Q ~ """r~' oceano Indiano olandesi americani I.:occupazione coloniale è alle radici dei movimenti nazionalistici deIrAfrica e deIrAsia IJ Manila SARAWAI4.' Possedimentiportoghesi Possedimenti a ~ L..J -/ " CI Possedimentigiapponesi CI <:'GIAPPONE EA O G \, Rangoo\o oa \. \ , Madras Mahé'ç> dPondlcherry '\ S]Kankal [QJ Q Hong KOQg D HanOI~O" \jTAIWAN o acao oVlentlan'{ Diu'<iJ../I Surat~ BombaF bJ Possedimenti t5 ~---s:-- Seui\ I M P E RO C I N E S E TIBET o X,'aw Cl. lahore Lh sa . BELUCISTAN D~lhi NEPAl \\__ ~ BUTHAN. L::""t<arachi,\ '( Benareso DgII ~ Giappone, presente in Corea e a Taiwan. Dopo il 1880 i francesi estesero il loro dominio sull'Indocina, gli olandesi mantennero il controllo dell'Indonesia, mentre gli Stati Uniti conquistarono le Filippine. Inghilterra, Olanda e Francia furono le principali protagoniste della spartizione dell'Asia. Le mire espansionistiche russe, invece, si scontrarono, nell'Asia centrale, con l'In- ... r? /1 ~STRALI;"""" i:!ì ' nalizzate a occupare territOli per aumentare il prestigio degli stati maggiori delle capitali europee. La tipologia delle colonie europee in Asia fu meno variegata e si uniformò al modello inglese del direct mie C'governo diretto"), applicato in India. Un dato accomuna l'esperienza dell'imperialismo tanto in Africa quanto in Asia, nonostante queste diversità nelle modalità di penetrazione e di gestione dell'amministrazione è solo a partire dal dominio europeo e dall'opposizione a questo che ebbero origine le prime [orme di nazionalismo fra i popoli colonizzati. Se furono proprio gli esasperati nazionalismi europei e la loro volontà eh dominio e potenza a detelluinare il fenomeno imperialistico, fu poi lo Slesso imperialismo, quasi per ironia della sorte, a suscitare l'affermarsi di nuove forme di nazionalismo nei continenti dell'Aflica e dell'Asia. [ideologia della conquista La missione civilizzatrice ed evangelizzatrice deIruomo bianco viene adottata come giustificazione ideologica dell'imperialismo 728 La politica di conquista aveva però bisogno di giustificazioni agli occhi dell'opinione pubblica. Così, l'espansione coloniale in Africa venne propagandata come una missione che la superiore civiltà europea doveva compiere presso le popolazioni "selvagge", in possesso di una cultura considerata inferiore ed estranea al secolare sistema di idee e valori elaborato in Occidente. La diffusione dell'ideologta della conquista vide !'intervento e la partecipazione di numerosi intellettuali che, attraverso opere letterarie di vmio genere, divulgarono l'idea che all'Europa fosse assegnato il compito stOlico di civilizzare i nuovi "barbari" dell'Asia e dell'Africa. Quest'idea, però, a differenza che in occasione della conquista delle Ameri- Capitolo 18, Cetà dell'imperialismo e la società di massa che nel Cinquecento, trovò giustificazione non tanto nella missione evangelizzatrice dell'Europa, e dunque nella sua superiorità morale, quanto piuttosto nel benessere economico e nel progresso civile di cui le potenze colonizzatrici si sentivano portatrici. Lo scrittore inglese Rudyard Kipling (1865-1936), autore di romanzi d'avventura come libro della giungla (1894) o Kim (1901), costituì il prototipo dell'intellettuale militante a favore della causa colonialista. Nei suoi scritti si miscelavano l'ideale, intriso di razzismo, della superiorità dell'uomo bianco sulle altre razze "colorate" e la convinzione che le grandi potenze coloniali, e in particolare l'Inghilterra, fossero portatrici di un ideale morale e di una finalità riformatrice, volti al benessere economico e civile dei popoli africani e asiatici. Il colonizzatore, forte delle sue conoscenze tecniche, dei suoi prodigi industriali, della sua superiore cultura politica, si faceva promotore del progresso universale. Il richiamo alla religione cristiana servì comunque, in molte occasioni, a giustificare l'intervento militare e le annessioni territoriali che fecero seguito, in alcune circostanze, alle violenze subìte da piccoli gruppi di missionari durante la loro opera di evangelizzazione. Nella maggior parte dei casi la conquista si basò su un'utilizzazione strumentale della capillare opera di esplorazione scientifica, geografica e antropologica che anticipò e accompagnò la penetrazione politica. Già tra il 1827 e il 1828 il francese René Caillié si era spinto nella regione del fiume Niger e, seguendo il suo corso, era riuscito ad arrivare, primo fra gli europei, fino a Timbuctu. Gli inglesi David Livingstone ed Henry M. Stanley, fra gli anni cinquanta e settanta, percorsero da oriente a occidente il continente africano. Il tedesco Gustav Nachtigal, tra il 1871 e il 1874, attraversò le regioni del fiume Ciad. Gli obiettivi che questi esploratori si ponevano non erano però esclusivamente scientifici. Spesso, per conto dei loro governi, negoziavano trattati di amicizia con i capi indigeni, che, in un secondo momento, sarebbero serviti a legittimare l'occupazione militare da parte degli stati europei. Oltre alla missione civilizzatrice, altre motivazioni vennero addotte per giustificare le conquiste. Fra le più diffuse vi era quella secondo la quale l'enorme crescita della popolazione europea non era contenibile all'interno dei confini naturali del Vecchio continente e imponeva l'accaparramento di nuovi territori per l'insediamento stabile della popolazione in eccesso. In realtà gli europei che emigrarono nelle terre africane e asiatiche non furono mai in numero tale da rendere credibile questa giustificazione. La stragrande maggioranza degli emigranti, inglesi, tedeschi, francesi, polacchi, russi, italiani, che abbandonarono l'Europa nell'ultimo trentennio dell'Ottocento e nel primo decennio del Novecento, si diresse infatti soprattutto verso l'America del Nord, che fu invasa da oltre 60 milioni di europei in cerca di lavoro e di benessere. n La conquista è preceduta e accompagnata da esplorazioni scientifiche, geografiche e antropologiche La sovrappopolazione dell'Europa, adottata come giustificazione delle conquiste, non corrisponde alt effettiva emigrazione nelle colonie verifica breve o Qual era la funzione economica dei territori coloniali? f) In quali aree si attuò la politica coloniale inglese? si estesero le mire coloniali di Francia, Germania e Italia? europee? e Quale strategia O Quale fu e A quali territori la reazione delle popolazioni indigene africane alle conquiste adottò in via definitiva la penetrazione coloniale degli stati europei e del Giappone in Cina? li forme venne organizzato dagli stati europei il governo delle colonie? O Quali furono 0 In qua- le motivazioni ideologiche delle conquiste coloniali? I gLossario I Boeri Sono i discendenti dei coloni olandesi insediatisi nell'Africa australe in seguito alla fondazione di Città del Capo nel 1652 da parte della Compagnia olandese delle Indie orientali. Contadini di religione riformata, accolsero dopo il 1685 gli ugonotti francesi. Xenofobia Il termine deriva dal greco xénos, "straniero", e phobia, "paura". La xenofobia è l'atteggiamento di ostilità e discriminazione nei confronti degli stranieri, ovvero di chi si distingue per lingua, cultura e appartenenza politica dalla maggioranza degli abitanti di uno stato. 729 UelA 6, Imperi, masse, nazioni 1900-14: un nuovo ciclo di espansione economica Le cause della crescita economica mondiale Alla fine del XIX socolo Verso la fine degli anni novanta la crisi iniziata nel 1873 poteva dirsi conclusa. Si avviò un nuovo ciclo di espansione, che durò, seppur turbato da fluttuazioni congiunturaÙÙÙll un nuovo ciclo dì li, fino alla vigilia della Prima guerra mondiale. espansione economica, favorito daDa crescita Le cause della crescita dell'economia mondiale tra il 1900 e il 1914 vanno cercate in didemografica e della versi fenomeni. Innanzitutto la flessione del tasso di mortalità favorì la crescita demodomanda dì beni . grafica e questa, a sua volta, ebbe l'effetto di allargare il mercato e, in particolare, la dodì consumo manda di beni di consumo. Inoltre, prese avvio un intenso sfruttamento di nuovi giacimenti auriferi portati alla luce soprattutto nelle regioni del Sudafrica. Questo fece lievitare la disponibilità di oro, che si tradusse in maggiore quantità di moneta, fornendo quindi un più ampio supporto alle transazioni internazionali di beni, servizi e capitali. Va aggiunto poi che la rivoluzione dei trasporti, causa prima della crisi del 1873-96, La rivoluzione non si arrestò e dischiuse anzi nuove strade allo sviluppo economico, ampliando a didei trasporti prosegue, smisura i mercati. Nell'Europa continentale tra il 1890 e il 1914 si passò da 22S 000 a ampliando ulteriormente imercati 340 000 chilometri di ferrovie. Nel settore marittimo l'introduzione degli scafi in metallo e della navigazione a vapore, cui successe presto il motore a turbina, abbreviò enormemente i tempi delle traversate oceaniche, rendendo più semplice e sicura la navigazione. Inoltre, un ruolo non secondario nella definizione di nuovi assetti commerciali svolsero le recenti infrastrutture stradali e i trafori. I prodotti dei paesi industriali e le materie prime di quelli meno sviluppati poterono essere trasportati anche su lunghissime distanze con notevole risparmio di tempo e a costi decisamente inferiori che in precedenza. L'andamento della popoLazione mondiaLe '" c U Popolazione in milioni di abitanti 420 1870 390 1910 315 241 '" "iii '" 'C ;E V> :::l o:: (1J C 147 ::l ....'" (1J c o cc- '"E VI 97 92 (1J ....'" V> es'" c..:> 64,9 :::l « 54 33 730 c ~ "C ....'" Cl C 'c'" :;; ..c 35,9 '" Cl f! '"c ~ c..:> 49,5 31,6 45,2 'v'" C ...~ 37 39,6 ~'" o!:: 26,8 Capitolo 18, Letà dell'imperialismo e la società di massa Il palazzo dell'Elettricità con Le sue cascate luminose all'Esposizione universale del 1900 a Parigi. la nuova fonte di energia rivoluzionò le abitudini dell'epoca, consentendo di illuminare in modo efficiente le vie cittadine e i locali di ritrovo, oltre a prestarsi, come in questo caso, a spettacoLarigiochi di luce. r Nuove fonti di energia: elettricità e il petrolio La fase economica è segnata dalla diffusione di nuove fonti di energia. prima fra tutte f elettricità RICORDA CHE Il telefono venne brevettato nel 1871 dall'italiano Meucci e nel 1876 dallo statunitense BelI, che ne curò anche la commercializzazione I.:energia elettrica modifica la distribuzione geografica degli insediamenti industriali Sì diffonde anche fimpiego del petrolio come fonte energetica. grazie all'adozione del motore a scoppio Ma il processo di sviluppo del primo Novecento affondò le proprie radici in una profonda trasformazione delle tecnologie e, soprattutto, nella scoperta di due nuove fonti di energia: il petrolio e l'elettricità. Se ferro e carbone erano stati alla base della prima rivoluzione industriale, l'energia elettrica, il nascente settore chimico, l'acciaio e il petrolio furono spie di una nuova fase che stava maturando. In seguito alle scoperte scientifiche di Michael Faraday e Thomas Edison, una nuova forma di energia, l'elettricità, si diffuse rapidamente, aprendo una nuova era. Da una parte, infatti, produrre elettricità, servendosi dei grandi bacini idrici delle montagne, divenne una nuova attività industriale che richiese quantità crescenti di capitali, dall'altra, la nuova energia venne rapidamente applicata nelle industrie in sostituzione del vapore. Dagli usi industriali essa passò presto anche agli usi civili. Le ferrovie cominciarono a essere mosse dall'elettricità invece che dal carbone; le città cominciarono a essere stabilmente illuminate elettricamente e la scoperta della lampadina accelerò l'uso domestico dell'elettricità in sostituzione del petrolio. Tra il 1897 e il 1899 taxi mossi da motori elettrici fecero la loro comparsa nelle strade di Londra. Nel 1878 Londra ebbe anche il suo primo centralino telefonico e l'uso del telefono cominciò a diffondersi in Europa e negli Stati Uniti già nei primi anni del Novecento. Le conseguenze della diffusione dell'energia idroelettrica furono molteplici; essa, per esempio, consentì anche a paesi poveri di carbone, come l'Italia, di procedere più speditamente lungo la strada dello sviluppo industriale. Inoltre, lo sfruttamento dell'energia idroelettrica e la costruzione di elettrodotti per trasportare a bassi costi l'energia stessa spalancarono nuove possibilità e introdussero logiche differenti nella distribuzione territoriale delle imprese industriali. Si rese così possibile un ulteriore decentramento industriale che influenzò, tra l'altro, la crescita urbana. Nel ventennio prebellico ben una settantina di città si aggiunse infatti alle centoventi circa che alla fine dell'Ottocento già avevano superato la soglia dei 100000 abitanti. Ma la crescita economica fu sorretta sul versante energetico anche dall'utilizzazione del petrolio, che affiancò e gradualmente sostituì il carbone. Già noto ai tempi degli imperi mesopotamici, fino alla seconda metà dell'Ottocento il petrolio era stato usato solo per l'illuminazione. Ma, con l'espansione dell'industria automobilistica nei primi anni . del Novecento e con l'applicazione dei motori a scoppio alle navi e ad altri macchinari, il suo consumo si diffuse enormemente. Il petrolio e i suoi derivati furono poi utilizza731 UcLA 6, Imperi, masse, nazioni ti, oltre che per l'illuminazione, anche per il riscaldamento domestico. Le prime stufe a ~ cherosene fecero la loro comparsa all'Esposizione universale di Parigi del 1878 e, nei decenni successivi, la produzione di cherosene fu notevolmente incrementata per rispondere alla continua richiesta. Gli Stati Unili, che avevano cominciat.o con largo anticipo sugli altri paesi i primi esperimenti di trivellazione (857), divennero presto il maggiore produttore mondiale di petrolio I progressi delYindustria chimica e la rivoluzione delYacciaio Nuove scoperte si affermano nell'industria chimica e nella metallurgia, con il perfezionamento della produzione di acciaio Oltre all'industria elettrica, anche quella chimica compì nei primi anni del NovecenlO un grande balzo, soprattutto quando, grazie alle scoperte del belga Ernest Solvay sulla soda e sull'acido solfOlico, si rese possibile l'applicazione delle sostanze chimiche aLl'agricoltura, utilizzandole come fertilizzanti, in sostituzione dei tradizionali concimi organicl Altre scopert.e chimiche consentirono poi la produzione industriale dell'alLuminio, che divenne una merce a basso prezzo, utilizzata nella produzione di massa. La scoperta dei coloranti artificiali, adatti a tingere sia la lana sia il cotone, diede grande impulso all'industria tessile, soprattutto tedesca, che non ebbe più bisogno di importare dall'estero i principali elementi coloranti naturali. Con l'elettricità e la chimica, l'acciaio fu una delle principali leve della crescita inclusniale: l'uso di questa lega di ferro e carbonio ebbe un enorme sviluppo negli ultimi quarant'anni dell'Ottocento, quando l'inglese Bessemer nel 1856 scoprì che la ghisa (95% di ferro, 4% di carbonio, 1% di altri elementi) poteva essere trasformata in ac- La mondializzazione dello spazio umano Tra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo si verifica un primo processo di globalizzazione, con l'esplorazione deUe zone ancora poco note del mondo e !'integrazione delle economie mondiali in una fittissima rete di scambi di merci e di capitali. La nuova percezione planetaria Quando nel 1914 scoppiò la Grande guerra, nella coscienza della società civile europea emerse con chiarezza la dimensione mondiale di questo drammatico evento. Sulle trincee dei fronti europei si trovarono schierati, insieme con i francesi, i tedeschi o gli italiani, soldati americani e indiani, australiani e africani: ormai ciò che per gli uomini e le donne di quel tempo rappresentava il "mon- 732 do", vale a dire la più estesa dimensione spaziale che poteva essere soggettivamente controllata dal sistema delle informazioni in loro possesso, cominciava a coincidere con il pianeta, nella sua effettiva dimensione fisica. Jl mondo, come mappa mentale, equivaleva adesso al globo terracqueo. Questo era l'esito definitivo di un lungo processo di dilatazione degli spazi umani che aveva avuto le sue tappe salienti nell'integrazione fra Oriente e Occidente nel Medioevo, nella scoperta delle Americhe agli inizi dell'età moderna, nell'ampliamento della rete degli scambi commerciali tra Atlantico e Pacifico nel Settecento; infine, nell'estensione mondiale dei mercati, determinata dall'industrializzazione e dalla rivoluzione dei trasporti. Ma ancora negli anni settanta del XIX secolo rimanevano esterne ed estranee alla coscienza europea porzioni consistenti della Terra: il continente africano subsahariano ed equatoriale, ancora sostanzialmente inesplorato; il Giappone, chiuso nel suo isolamento plurisecolare; l'Australia, nella quale la colonizzazione era iniziata da pochi anni sotto la spinta della corsa all'oro; lo stesso immenso f-òr West degli Stati Uniti, nel quale restavano ampie fasce territoriali ignote. Lo sviluppo del commercio internazionale Nel giro di poco più di un trentennio questo vuoto venne colmato e l'intero globo integrato nel sistema delle relazioni economiclle e politiche internazionali. A partire da quest'epoca, ogni evento che si fosse verificato in un angolo del mondo avrebbe riverberato la sua influenza su scala planetaria e si sarebbe dispiegata appieno la mondializzazione dei fenomeni salienti dell'organizzazione sociale. Il fattore che contribuì con maggiore intensità ad accelerare questo processo fu certamente l'imperialismo. Il capitalismo, nel suo sforzo di superare le tendenze alla stagnazione e alla sovrapproduzione, fu spinto a modellare un sistema di valorizzazione del capitale che implicava una scala compiutamente mondiale. Innanzitutto va osservato che, secondo le elaborazioni statistiche di due storici anglosassoni, Alan S. Milward e S. Berrik Saul, il commercio mondiale ttiplicò tra il 1880 e il 1914, nonostante il ritorno al protezionismo, con ritmi decennali superiori al 40%. «Da che cosa derivava - si sono chiesti gli autori - questa straordinaria espansione del commercio?" La risposta, secondo loro, è in parte tecnologica. «Progressi di questo genere offriva- CapiLOlo 18, Lelàdell'imperialismo e la societàdi massa ciaio eliminando pane del carbonio e aggiungendo precise quantità eli altri. elementi, tramite l'immis~ione forzata di aria nel metallo fuso. Lacciaio divenne un materiale di primaria importanza: fu sottoposto a continue trasformazioni che ne aumentarono la produzione e la qualità, tanto che divenne più vantaggioso utilizzarlo al posto del ferro nella costruzione di binari, navi, caldaie, locomotive, case, fabbliche e cannoni, giganteschi ponti, torri. La torre Eiffel, inaugurata a Parigi nel 1889, alta 300 meni, tutta in acciaio, può essere presa a simbolo della rivoluzione tecnologica eli questo periodo. Una nuova divisione mondiale del lavoro I traffici internazionali si infittiscono e le esportazioni dell'Europa crescono più deIrimportazione di materie prime I processi espansivi che si sono delineati in precedenza ebbero dimensioni tali da determinare una riorganizzazione complessiva del sistema economico a livello planetario La prima riorganizzazione riguardò la divisione inlernazionale del lavoro l:espansione del settore produttivo ebbe come conseguenza l'infittirsi della trama dei traffici, dei rapporti finanziari e dunque, più in generale, delle relazioni internazionali. Da principio le due potenze emergenti, Stati Unill e Giappone, ebbero nell'interscambio mondiale un ruolo abbastanza marginale; ciò era dovuto all'elevato aumento demografico, che assorbiva buona pane degli incrementi della produzione nazionale, lasciando all'esportazione solo eccedenze marginali. Anche se l'lnghilterra rimase fino al 1914 il "direttore d'orchestra" dell'economia mondiale, ormai non era più la massima potenza industriale. Slali Uniti, Germania e Francia l'avevano superata in più di un settore: acciaio, automobili, petrolio. no possibilità di specializzazioni, creavano nuovi prodotti per il commercio, riducevano i costi e con ciò accrescevano la domanda. Gli sviluppi nell'ambito dei trasporti avevano grande innuenza nell'incoraggiare questo flusso di merci e questo processo di specializzazione." In questa espansione i paesi europei giocarono la parte del leone soltanto Francia, Gran Bretagna e Germania detenevano nel 1913 oltre il 68% delle esportazioni mondiali, concentrate quasi esclusivamente nei prodotti manifatturieri. Tra il 1876 e il 1890 il traffico nel canale di Suez tl'iplicò, riversando sui mercati europei i prodotti coloniali provenienti dall'Asia, primo fra tutti il tè; cresceva inoltre la domanda di cacao e di caffè provenienti dall' America latina, mentra l'Argentina si affermava come la principale esportatrice di carne a livello mondiale, dopo che furono inventate le celle refrigeranti installabili sulle navi. Il movimento mondiale dei capitali Insieme alle merci cominciarono a uscire anche i capitali. Anzi, il movimento internazionale dei capitali assunse un ruolo centrale nella configurazione del sistema economico capitalistico. Quasi due quinti dei risparmi degli inglesi e la metà circa di quelli francesi lasciarono il suolo patrio per essere impiegati all'estero. Complessivamente, quando scoppiò la Grande guerra, ammontavano a oltre 40 miliardi di dollari gli investimenti a lungo termine piazzati nei circuiti internazionali. La destinazione di questi capitali, che facevano capo alle plincipali banche d'affari europee, era costituita dalle grandi infrastrutture per i trasporti, per la fornitura di gas e per l'illuminazione urbana, o dalle grandi imprese. Gli investimenti francesi dominavano la produzione degli armamenti in Russia, insieme a quelli tedeschi e inglesi, mentre contribuivano alla costruzione dei maggiori porti bulgari e turchi; la Dresdner Bank creò la Società elettrica delle cascate Vittoria in Africa; le principali banche olandesi, insieme a quelle tedesche, si impegnarono nella costruzione delle imprese petrolifere di Romania e Russia, che rappresentavano i principali paesi produttori di questa nuova fonte di energia. Le stesse centrali finanziarie europee si impegnarono nello sfruttamento delle miniere del Congo e del Sudafrica o dei giacimenti petroliferi del Venezuela, nell'avventura del caucciù brasiliano, come nella valorizzazione delle ricchezze forestali della Manciuria. Parallelamente, prendeva corpo l'espansionismo commerciale statunitense nell' America latina e nel Pacifico, qui in diretta concorrenza con quello giapponese, volto a fare di quell'oceano uno spazio economico integrato con il proprio mercato interno insulare. Poco conta in questo contesto chiedersi, come hanno fatto lungo tutto il corso del xx secolo alcuni storici ed economisti, quale sia stato il peso effettivo di ogni colonia nell'economia degli stati nazionali: quel che conta è che la conquista dei "possedimenti d'oltremare" abbia rappresentato uno degli stimoli più efficaci perché il mondo diventasse la base materiale di una nuova espansione del capitalismo. Per riflettere -+ -+ In quale periodo si verifica la prima globalizzazione dell' orizzonte politico ed economico? Quale fu il ruolo in questo processo della riorganizzazione del capitale nell'età dell'imperialismo? 733 UelA 6, Imperi, masse, nazioni ... Fabbrica di automobili agli inizi del Novecento. È possibile osservare le caratteristiche della catena di montaggio, che prevede che il manufatto scorra attraverso un percorso lungo il quale squadre di operatori compiono le fasi successive del montaggio, dal telaio alla vettura finita. L'adozione di queste modalità produttive consentì una drastica riduzione dei costi di produzione, consentendo, negli Stati Uniti, la diffusione di massa dell'automobile. Tra il 1900 e il 1914 il commercio internazionale dei prodotti industriali raddoppiò, mentre quello delle materie Plime aumentò appena del 65%. Era il segno di un'inversione dei flussi di scan1bio rispetto a un passato che aveva visto l'Europa attingere a piene mani e a costi modesti dai mercati delle materie prime d'America, d'Asia e d'Africa Per la plima volta illitmo delle esportazioni europee sopravanzò quello delle importazioni. Ciò voleva dire che il resto del mondo non era più un mero serbatoio di risorse, ma era diventato un'immensa area capace di assorbire l'eccesso di offerta e verso la quale venivano dirottati cospicui investimenti di capitali. Alla base della ripresa economica vi fu quindi anche il colonialismo, che aveva fatto dell'Asia, dell'Africa e dell'America latina degli immensi mercati aperti alle potenze imperialiste. La fabbrica meccanizzata e il taylorismo Nei grandi gruppi industriali forganìzza.zione del lavoro evolve verso la standardizzazione e la mecGUÙZZaZÌone 734 Il secondo importante mutamento legato all'espansione economica interessò direttamente l'organizzazione del lavoro nella grande fabbrica, che era diventata ormai sempre più meccanizzata, e coinvolse in prima persona l'enorme massa di operai che popolava i paesi industrializzati. Il nuovo ciclo espansivo risultò profondamente segnato dai cambiamenti che la crisi aveva determinato, soprattutto nella natura e nel sistema delle imprese La nuova fase di sviluppo economico fu infatti sorretta e guidata dai grandi gruppi industriali monopolistici: le imprese che appartenevano a questi gruppi, a differenza di quelle dell'Ottocento, erano infatti in grado di effettuare un controllo complessivo del ciclo produttivo. Alloro interno si verificò quindi una radicale riorganizzazione del lavoro finalizzata a razionalizzare i processi produttivi per aumentare il rendimento. Con l'uso sistematico delle macchine e la standardizzazione della produzione, la fabblica, da unità produttiva semplice, divenne un sistema complesso, formato da un gran numero di "processi meccanici interconnessi", ognuno dei quali doveva essere sincronizzato e reso funzionale agli altri. Capilolo 18, Lelà dell'impelialismo e la società di massa Siaffernm lorganinazìone scientifica dcl.lavoro, basata sulh ~edelle competente e su una rlgidapi~ delle manSÌOlÙ Data la complessità tecnologica e organizzativa di tale sistema, esso non poteva essere conosciuto, controllato e diretto da singoli uomini; tutte le funzioni dovevano essere svolte da un'organizzazione impersonale formata da tecnici rigorosamente selezionati e con competenze specifiche, definite in base a una rigida divisione del lavoro. Peraltro, a mano a mano che cresceva il numero degli operai concentrati nella medesima unità produttiva, che il lavoro diventava maggiornlente dipendente dalla macchina e che le operazioni si facevano tra loro più interdipendenti, il problema della disciplina della forza-lavoro diventava cruciale. In questo quadro si affermò lo scientific management, l'organizzazione scientifica del lavoro induslriale, introdotta, teorizzata e diffusa dall'ingegnere americano Fredelick W Taylor, da cui prese ilnome; questo nuovo sistema di organizzazione del lavoro venne infatti successivamente chiamato "taylorismo" Esso mirava a ottenere un basso costo della manodopera e a mantenere, allo stesso tempo, un alto livello dei salari, e si prefiggeva di raggiungere questi due obiettivi attraverso una maggiore produttività. Per questo motivo Taylor iniziò a impiegare sistematicamente nelle sue officine alcuni sistemi di lavoro già esistenti, che utilizzavano la divisione delle operazioni complesse compiute da un operaio in segmenti di operazioni a tempo fisso, e giunse alla conclusione che aumentavano di molto la produttività. Diventava essenziale, allora, perfezionare lo studio dei tempi di lavoro (con il cronometraggio delle diverse operazioni semplici che concorrono alla produzione di un pezzo finito), al fine di sostituire a operazioni complesse e differenziate - che implicavano da parte degli operai spreco di fatica e di attenzione - movimenti elementari, da ripetersi sempre nello stesso modo. A una manodopera che diventava così a buon mercato, anche per i lavori più complicati (poiché non le si richiedeva più di essere qualificata), si affiancavano i controllori del lavoro che - muniti di apposite schede contenenti le operazioni di lavoro scomposte - procedevano alla registrazione dei ritmi effettivi tenuti dagli operai. Attraverso queste riorganizzazioni si sarebbe ottenuta la massima ottimizzazione dei processi produttivi e, quindi, maggiori profitti; parallelamente si sarebbero velificati, però, la scomparsa dei mestieri operai e la formazione di una classe lavoratrice dequalificata e spersonalizzata, facilmente intercambiabile, maggiormente controllabile: resa idonea, cioè, a integrarsi in un sistema produttivo dominato dalle macchine e da tecnologie sempre più sofisticate L'industria tayLorista nessi Semplificazione delle mansioni Sta nda rdizzazione dei prodotti Concentrazione industriale L Aumento della produttività ...... . -----.--- ____ ~~u~~~~~ ,. la razionalizzazione della produzione: dal taylorismo al fordismo La produzione dì massa seamdo criteri sòentifiò. viene potenziata dalla catena dì montaggio A fronte della nuova organizzazione del lavoro si affacciava la necessità di standardizzare i beni prodotti, cioè di semplificare al massimo la vmietà e il tipo degli oggetti da mettere in commercio, in modo da poter sfruttare la maggiore velocità di produzione che questa organizzazione offriva. 735 UclA 6, lmpen, masse, nazioni Il modello fordista, attraverso gli innalzamenti dei salari, consente un allargamento del mercato La compiuta razionalizzazione del lavoro è conosciuta sotto 11nome di fordismo Henry Ford (1863-1947), il pioniere dell'industria americana dell'automobile, applicò nella sua azienda, fondata nel 1903, i princìpi per i quali sarebbe diventalo famoso: all'interno della fabbrica, un'efficiente organizzazione che portasse il lavoro all'operaio invece di far spostare l'operaio verso il lavoro; l'applicazione della scomposizione tayloristica dei gesti complessi in gesti semplici; il calcolo esatto dei tempi di lavoro; la produzione in selie e di massa. La catena di montaggio, che univa le varle fasi della lavorazione di un prodotto senza comportare spostamenti nello spazio e sprechi di energia, era la macchina essenziale della nuova fabbrica. Il fordismo non fu un fenomeno limitato alla produzione: esso rappresentò anche una concezione più ampia del lavoro industriale, una filosofia complessiva della società e dei rapporti sociali, un credo etico. Era ferma convinzione di Ford che esistesse un nesso stretto fra prosperità industriale (aumento della produzione) e allargamento del mercato attraverso l'innalzamento del livello di vita: l'operaio diventava consumatore attraverso gli alti salari e assorbiva quella cultura dell'abbondanza che si anelava diffondendo nell'epoca della produzione di massa. Si spiega anche in questo modo il fatto che il successo di Ford fosse legato a una macchina utilitmia (il celebre "modello T"), dal disegno semplificato al massimo per poter essere realizzata più facilmente, velocemente, con minori costi e in grandi quantilà. La IImostruosa" società di Taylor e di Ford Taylorismo e fordismo assumono nella cultura del loro tempo significati assai più ampi di quelli legati alla semplice organizzazione scientifica del lavoro o alla razionaUzzazione dei processi produttivi, prendendo, specie nelle rielaborazioni letterarie, il volto di una dittatura delle macchine sulla vita umana. Automatismo e spersonalizzazione del lavoro Taylorismo e fordismo circolano, travisati in parte e certamente allargati nel significato, in una cultura più ampia, passando anche attraverso le caricature e le deformazioni del romanzo. I due termini vengono a significare l'automatismo del lavoro e la sua spersonalizzazione, la meccanizzazione della vita, il controllo totale dell'esistenza (nel lavoro e anche al di fuori del lavoro), il conformismo dei comportamenti, la standardizzazione di consumi, movimenti, sogni e idee, l'omologazione dei gusti, illi- 736 delle differenze, la pianificazione delle esistenze, e dunque, in definitiva, l'emergere di una dittatura anonima che basava la sua forza non sul carisma di un qualche tiranno, ma su procedure impersonali, rigide e meccaniche, di funzionamento della vita sociale. Un esempio tra i più suggestivi e pregnanti di questa tendenza letteraria è rappresentato dal Viaggio al termine deJla notte (1932) dello scrittore francese Louis-Ferdinand Céline (1894-1961), che viene universalmente considerato uno dei romanzi fondamentali del Novecento. vellamento Il lavoro alle Officine Ford di Detroit «E ho visto infatti - scriveva Célinegrandi costruzioni massicce e vetrate, della specie di acchiappa-mosche senza fine, in cui si vedevano degli uomini muoversi, ma muoversi appena, come se si dibattessero solo debolmente contro un non so che d'impossibile. Era quello Ford? E poi tutt'intorno e al di sopra sino al cielo un rumore pesante e multiplo e sordo di torrenti d'apparecchi, duro, l'ostinazione dei meccanismi nel girare, roteare, gemere, sempre in procinto di rompersi ma che non si rompono mai. "È dunque qui, - mi san detto .. - Non è eccitante." Era persin peggio di lutto il resto. Mi san avvicinato di più, sin alla porta dove c'era scritto su una lavagna che si cercava del personale [...] Ed io avevo paura che mi rifiutassero a causa delle febbri d'Africa, se ne sarebbero subito accorti, se per caso mi avessero tastato il fegato' Invece parevano averci l'aria contenta nel trovare degli sfessati e degli infermi nel nostro gr·uppo. "Per quel che farete qui, non ha importanza come siete rovinatE" m'ha assicurato subito il medico esaminatore. "Tanto meglio - gli ho risposto - ma sapete, signore, ho dell'istruzione io e ho persino cominciato degli studi di medicina. " Di colpo m'ha guardato con occhio brutto. Ho sentito che avevo commesso una gaffe di più a mio danno. "Non vi serviranno a nulla i vostri studi qui, ragazzo mio' Voi non siete venuto qui per pensare, ma per fare i gesti che vi si comanderà d'eseguire ... Non abbiamo bisogno d'immaginativi nell'officina. L'è di scimpanzè che abbiamo bisogno ... Un consiglio ancora. Non parlate mai più della vostra intelligenza 1 Ci saranno altri che penseranno per voil Tenetevelo per detto." Aveva ragione d'avvertirmi. Era meglio che sapessi come regolarmi sulle abitudini della casa. Di stupidaggini, n'avevo già abbastanza al mio attivo e per' dieci anni almeno. Ci tenevo a passare ormai per un essere insignificante. Una volta rivestiti, fummo divisi in file che si strasci- Capilolo 18, Celàdell'imperialismoe la societàdi massa Convinto che il progresso generale della società si realizzasse attraverso il progresso lecnico applicalO alla produzione, Ford lo identificò con la diffusione sempre piÙ ampia dei beni industriali, e con la loro larga accessibilità il progresso, insomma, consisteva nel consumo messo alla portata di tutti. verifica breve o Quali furono e Quali nuove i fattori della crescita economica con cui si inaugurò il XXsecolo? tecnologie caratterizzarono que- 9 In quali settori industriali si registrarono i maggiori progressi? O Come si modificò la divisione internazio- sta fase economica? nale del lavoro? Cl) Quali modelli organizzativi assunsero i grandi gruppi industriali? Cl) Quali furono i princìpi fondamentali dell'or- G Quali erano le caratteristiche del modello fordista? ganizzazione scientifica del lavoro? gLossario cavano, i 150 e i 25rc. È composto da una miscela di idrocarburi che lo rendono un buon combusti- Cherosene Rappresenta la frazione del petrolio che distilla a una temperatura compresa fra per gruppi esitanti inviati di bile, sia per il riscaldamento, sia per l'impiego con motori. contro gli altri e certi così violenti che si rinforzo verso quei luoghi da cui arrivava scatenano il fracasso enorme dei meccanismi. cie di silenzi che vi fanno un po' di bene tremava nell'immenso edificio noi dai piedi alle orecchie Tutto e anche posseduti da intorno a sé come delle spe- [ ...]. di far tutto il piacere possibile alle macchine vi e dal pavimento e dalla ferraglia, vibrante disgustano, dall'alto macchine andato, come per quelli qui, a far passare i bulloncini fianco di chi li calibrava, Gli operai curvi e preoccupati quel tremore, le scosse venivano dai vetri in basso. Si diventava mie ore, il resto del mio tempo, tutto se ne sarebbe nell'atto di passare i bulloni bulloncini, di alla cieca a lui, da anni, i sempre gli stessi. E l'ho subito fatto molto mi si rimproverò male. Non per nulla, solo dopo tre al calibro e dei bulloni ancora, anziché fi- giorni da quel lavoro iniziale, fui trasferi- per forza e con tutta la propria carne an- nirlo una volta per sempre, con quell'o- to, dopo quel fiasco, a trascinare cor tremante dore d'olio, con quei vapori che bruciano rello pieno di dischetti, quello che faceva enorme che prendeva il di dentro e il giro i timpani cabotaggio della testa e più in basso agitava le trippe verso la gola. Non è la vergogna a far loro e risaliva agli occhi in leggeri colpi preci- chinar la testa. Si cede al rumore come si cinque pitati, infiniti, cede alla guerra. Non esistevo più se non per una specie in quel rumore di rabbia continui. A misura che s'a- vanzava, perdevamo dei compagni. e l'interno delle orecchie attra- Ci s'abbandona alle da una macchina Là ne lasciavo soltanto. macchine con le tre idee che rimangono a di esitazione vacillare su in alto dietro la fronte. È fini- Nulla aveva importanza come se tutto quel che succedeva fosse to. Dovunque nuità frastornante pura cortesia. Non si poteva più né parla- mano tocca, è duro ora. Si faceva loro un sorrisetto lasciandoli re né sentire. Ne rimanevano tre o quattro intorno ogni volta della propria S'è diventati d'un solo colpo vorrebbe poter arrestare riflettere e sentire facilmente, sostanza, noi si gira dentro con le macchine la terra. Tutti insieme' i piloni e e con E le mille rotelle e che non casca n mai e con essi dei rumori che vi schiacciano vecchi la vita ciaio, qualcosa di utile. Non la si amava ma ormai non è più possibid'acciaio oscenamente Occorre abolire dal di fuori, farne anche di essa dell'ac- le. Non può più finire. È come una catascatola L.-E Céline, notte, a in sé il cuore battere strofe quell'infinita come il ferro e si tutto per poter gli uni tra l'ebetudine e il delirio. fuorché la conti- Il dei mille e mille stru- menti che comandavano non c'è più gusto nel pensare. "Si resiste lo stesso, s'ha dirficoltà laggiù mi parlava. agli uomini." E tutto quel che si riesce a ricordare ancora un po' è indurito ad una macchina." La lotta impari tra uomo e macchina disgustarsi si guardi, tutto quel che la all'altra. tre, qui dodici; Nessuno il car- abbastanza così com'era, Milano 1933, pp 234- 238 Per riflettere l'è per questo. Bisogna farne un oggetto, dunque, qual- -+ cosa di solido, l'è la Regola. Cercai di parlargli l'orecchio, all'assistente ha grugnito nel- come un porco per tutta lisposta e con dei gesti soltanto m'ha spiegato, pazientemente, plicissima manovra eseguire per sempre. che ormai la semdovevo l miei minuti, Viaggio al termine della trad. di A. Alexis, Dall'aglio, -+ In base a quale precetto dell' organizzazione scientifica del lavoro il medico avverte Céline dell'inutilità della sua cultura? In che termini Céline descrive l'asservimento dell'uomo alla macchina? le 737 l UdA 6, Imperi, masse, nazioni La società di massa [espansione dei consumi e la nascita del consumatore moderno rallargamento del mercato per i prodotti industriali si traduce in crescita dei consumi presso tutte le classi sociali raumento dei salari delle classi lavoratriò contribuisce alfespansione del mercato interno Come abbiamo visto, l'allargamento del mercato costituì una delle componenti essenziali della ripresa economica di fine Ottocento e del lungo ciclo espansivo dell'economia industriale nel primo decennio del Novecento. La conseguenza sul piano sociale di questa scelta fu la crescita dei consumi presso classi e ceti che in precedenza ne erano rimasti esclusi o che vi potevano fare ricorso solo parzialmente, perché i loro redditi erano troppo bassi per accedere stabilmente al mercato. Le masse proletarie e la piccola borghesia urbana e rurale erano state costrette per tutto l'Ottocento a consumi frugali. Con i loro redditi, infatti, difficilmente erano in grado di superare il soddisfacimento dei bisogni primari (alimentazione, abbigliamento, alloggio); il proletariato, soprattutto agricolo, in molti casi aveva conosciuto situazioni di miseria spaventosa, che gli avevano impedito di varcare stabilmente la soglia della sopravvivenza fisica. Grazie all'innovazione tecnologica e alla riorganizzazione della produzione (organizzazione taylOlista del lavoro) questi gruppi sociali cominciarono ad accedere alla fruizione del beni, che l'impresa moderna era in grado di fornire su scala sempre più larga é a prezzi tendenzialmente più bassi. Se gli strati più alti della borghesia avevano già inizi.ato a usufruire di beni di consumo prodotti industrialmenle fin dalla metà del secolo, è solo alla fine dell'Ottocento che anche la piccola e la media borghesia possono accedere all'universo del comfort prodotto in selie. A ciò si deve aggiungere l'aumento dei salari delle classi lavoratrici generato dalla cliffusione dell'industrializzazione e dallo sviluppo dei sindacati, che riuscirono a garantire una più equa disnibuzione dei redditi. Un'economia basata sul consumo di massa pOlé quindi affermarsi Ciò significava non solo produrre per l'esportazione, ma anche realizzare una quantità maggiore di prodotti per un mercato interno in espansione È in quest'epoca, infatti, che il livello di vita aumenta in maniera sensibile, che il commercio mondiale si intensifica, che la tecnica rende i manufatti più a buon mercato, che la scoperta di nuove fonti di derrate alimentari e di materie prime riduce i prezzi di base Un pubblico dall'ampiezza sconcertante lispetto al passato poté avvicinarsi a consumi e comportamenti talvolta nuovi in assoluto, talvolta finalmente disponibili, dopo essere stati propri soltanto dei ceti sociali più elevati. Grandi magazzini, stadi e cinema Nasce la grande distribuzione dei prodotti, che adotta a suo supporto la pubblicità 738 La trasformazione del mercato non liguardò soltanto la produzione, ma implicò un cambiamento radicale anche nei sistemi di dislribuzione, fino ad allora basati sulla rete delle botteghe, sul commercio ambulante e sullo scambio in natura tra artigiani, contadini e lavoratori manuali. Già nella seconda metà dell'Ottocento, nelle grandi citlà, prime fra tutte Londra, PaÙgi e New York, erano comparsi l "grandi magazzini", grandi fabbricati a più piani dove era possibile trovare di tutto dal1'abbigharnento ai prodotti per la casa, dai mobili agli articoli per il cucito, dai libri e i rotocalchi ai materiali per scrivere, ai generi ali.mentari Il primo grande magazzino fu aperto a Parigi nel 1852 con il nome emblematico di Bon Marché, e ad esso ne seguirono altri, destinali a diventare il simbolo di questo nuovo modo di vendere e di comperare, nel quale era scomparso ogni rapporto diretto tra acquirente e venditore: Harrod's, La[ayette, che ancora oggi sono attivi. Capitolo 18, CeLàdell'imperialismo e la società di massa Affissione pubblicitaria ritraente i magazzini Crespin e Dufayel. Colpisce l'eleganza degli ambienti, dove tuttavia sono poste in vendita merci adatte per ogni categoria di acquirenti. Oltre all'introduzione della grande distribuzione, i grandi magazzini segnano ['inizio di un nuovo modo di impiegare il tempo libero, girellando fra i banconi e distraendosi con la varietà delle merci in mostra, in un vero e proprio rito del consumo. La pubblicità favorisce la diffusione della stampa quotidiana e periodica Il mutamento dei consumi coinvolge anche la sfera del tempo libero La distribuzione su larga scala richiedeva però la creazione di nuovi sistemi informativi per avvicinare una massa crescente e dispersa di consumatori a una quantità enormemente più ampia di prodotti. Nacque così la pubblicità, cioè un insieme di messaggi fatti di disegni, di fotografie e di slogan, inseriti a pagamento su giornali, rotocalchi, ma anche esposti su tram e mezzi pubblici, oppure su grandi cartelloni affissi ai muri, volti a stimolare gli acquisti. La pubblicità servì inoltre come strumento per favorire la diffusione della stampa quotidiana e periodica perché consentiva di abbassare i costi di produzione; si innescò così un circolo virtuoso poiché più la stampa aumentava i propri lettori più raccoglieva pubblicità, ma più era elevata la raccolta pubblicitaria più cresceva la possibilità di aumentare il pubblico dei lettori, soprattutto man mano che la diffusione della scolarizzazione faceva lievitare il numero delle persone capaci di leggere. Nacquero così i grandi quotidiani d'opinione, i settimanali d'informazione, la stampa per i ragazzi, i rotocalchi femminili, sulle cui pagine comparvero i primi "romanzi d'appendice", a puntate, antesignani del fotoromanzo, diffusosi a partire dagli anni trenta, e della soap opera televisiva. Erano questi i mezzi di comunicazione di massa che dagli anni dieci del Novecento si arricchirono di una straordinaria invenzione: la radio. Lo sviluppo del mercato toccava dunque anche il tempo libero, oltre che i generi di prima necessità; anzi, fu proprio in questo ambito che la diffusione dei consumi si trasformò in una vera e propria rivoluzione delle abitudini e dei comportamenti collettivi. A cavallo tra Ottocento e Novecento si svilupparono infatti i grandi sport di massa come il calcio, l'automobilismo, l'atletica e il ciclismo, parallelamente alla nascita del cinema: l'autodromo, il velodromo, la sala cinematografica, lo stadio divennero i nuovi spazi dove le masse passavano la domenica e le festività, affiancandosi o addirittura sostituendo la chiesa, l'osteria e la piazza che avevano rappresentato i luoghi pubblici dell'Ottocento. Mentre ilbenessere toccava gli strati più bassi e si diffondeva, incominciava l'imitazione dei modelli di comportamento un tempo appannaggio dell'alta borghesia: iniziavano le vacanze estive al mare e il turismo di massa, che fu notevolmente accelerato dalla diffusione dell'automobile "utilitaria"; infatti, se il "modello T" di 739 UdA 6, lmpen, masse, nazioni Ford uscì nel 1908, la "Zero" italiana, prodotta dalla Fiat (Fabbrica italiana automobili Torino, nata nel 1899), apparve nel 1912 le visite compiute da Agnelli in America e alle Ofhcine Ford gli avevano fatto comprendere che l'azienda avrebbe potuto decollare solo grazie alla produzione di massa. La diffusione della stampa confronti Anno di riferimento Gran Bretaona Stati Uniti Francia Italia Russia Giappone 1905 1910 1913 1913 1913 1915 Popolazione lin milioni) Copie lin milioni) 40 92 39 36 Abitanti per copia 8 3,8 6,5 12 58 12 24,2 173 52 4,3 verifica breve o Quali furono i fattori della crescita dei consumi nei primi decenni del XXsecolo? la diffusione dei consumi? e Quali furono le conseguenze e Quali strumenti furono ideati a supporto del- della crescita dei consumi sulle abitudini nel tempo libero? La crisi dello stato liberale ringresso delle masse nella vita civile Le masse entrano a far parte della vita politica delle nazioni La partecipazione alla vita politica attraverso il suffragio si allarga 740 Grazie allo sviluppo dei consumi masse crescenti di popolazione vennero integrate nel mercato. A questo fenomeno corrispose una nuova domanda di partecipazione politica avanzata da questi soggetti sociali che, fino ad allora, erano stati esclusi dalla vita civile, soprattutto perché non erano depositari del diritto di voto, che, nello stato liberale, costituiva il fondamento della sovranità. I sistemi politici degli stati liberali aUavigilia della grande crisi erano caratterizzati da alcuni tratti comuni: i sistemi elettorali erano fondati sui collegt uninominali (in ogni circosClizione si eleggeva un solo deputato), a maggioranza semplice (lisultava vincitore il candidato che otteneva ilmaggior numero di voti), a uno o due turnl; il diritto di voto era limitato ai cittadini maschi, cui si aggiungevano altre limitazioni di nalura censitaria; le competizioni elettorali erano listrette a pochi notabili locali, che avevano rapporti diretti con i propri, pochi eleuori, e che non erano organizzati in partiti veli e propli, anche se nei parlamenti erano riconoscibili due raggruppamenti, uno moderato conservatore, e l'altro liberal-progressista o democratico. Nel quarantennio 1870-1910 l'Europa industriale conobbe una profonda trasfonnazione del suo sistema politico, sull'onda di un fenomeno saliente: il progressivo ingresso delle masse nella vita politica delle nazioni. Negli anni cruciali dei quali ci stiamo occupando, la fisionomia istituzionale delle nazioni europee, rette in genere da monarchie costituzionali (nel 1870 solo la Francia era una repubblica parlamentare), rappresentava illisultato di un processo iniziato negli anni trenta. In questo periodo si assistette a un ampliamento della partecipazione alla vita politica da parte di strati sempre più larghi di cittadini. Nel 1830, nei regimi politici più aperti, come la monarchia orléanista o il parlamemarismo inglese, il voto era un diritto acquisito da pochissime persone, generalmente coincidenti con i ceti proprietari, la borghesia commerciale manifatturiera e le alte proCessioni:in Francia riguardava lo 0,55% della popolazione, in Gran Brelagna il2.15%. Capitolo 18, Letà dell'imperialismo e la società di massa Già nel 1832, in Inghilterra, una riforma elettorale aveva esteso il numero dei votanti a poco più del 3% della popolazione, affidando lo sviluppo della partecipazione politica alla crescita dei redditi individuali, che nel frattempo l'industrializzazione stava promuovendo. La monarchia inglese e i governi liberali che si alternarono in quegli anni respinsero le pressioni provenienti dal ~ movimento (artista, fondato nel 1836 da William Lovett, che rivendicava il suffragio universale maschile. In ogni caso tra il 1832 e il 1867, anno nel quale venne approvata una nuova legge di riforma elettorale, il diritto di voto era raddoppiato, raggiungendo il 5% della popolazione. Dopo il 1867 si verificò un ulteriore balzo in avanti: in Inghilterra e in Scozia circa un terzo dei cittadini maschi ottenne il diritto di voto. La situazione della Francia rappresentava un'anomalia in Europa; dopo il 1848, infatti, fu l'unico paese a inserire nel suo sistema politico il suffragio universale maschile, che costituiva il retaggio storico più profondo della rivoluzione del 1789, ma che consentì a Luigi Bonaparte, il futuro imperatore Napoleone III, di legittimare la propria dittatura. In questo quadro la legge elettorale italiana si contraddistinse per essere particolarmente restrittiva: nel 1861, gli iscritti nelle liste elettorali non raggiungevano il mezzo milione, meno del 2% della popolazione. In Germania, dopo il 1871 la Costituzione che sanciva il potere della monarchia e del governo sul parlamento, ne stabiliva invece l'elezione a suffragio universale maschile, seppure con i limiti imposti dal livello del reddito. ! confronti ' ~ ., ,. l'estensione deLsuffragio maschile 1900-10 1870-80 Paese Austria Belqio Danimarca Finlandia Francia Germania Inqhilterra Irlanda Italia Norveqia Olanda Svezia Svizzera totale elettori 1249000 107000 279000 126000 10631000 7656000 2553000 227 000 572 000 81000 104000 256000 639000 24480000 % pop. tot, 10,6 3,7 26,5 8,3 43,7 33,0 14,9 7,7 3,6 8,5 5,0 10,2 38,7 1920 % pop. tot. elettori - 1473000 461000 1269000 11342000 13 353 000 7265000 37,7 29,8 74,9 43,7 38,3 28,5 2541000 447000 753000 432000 780000 40116000 13,5 35,2 24,4 14,0 37,4 - elettori % pop. tot. 85,9 45,5 70,0 74,1 43,4 95,1 74,8 77,5 52,5 86,9 80,7 96,3 40,3 3752000 2227000 1274000 1439000 11446000 35950000 21392000 1430000 11477 000 1351000 3300000 3223000 983000 99244000 Fanno la loro comparsa nuovi movimenti politici, come i partiti socialisti, promossi anche dal diffondersi dei sindacati g g pp pagn p p 741 UelA 6, Imperi, masse, nazioni Una sostenitrice del suffragio femminile manifesta le sue opinioni. Il movimento per ilvoto alle donne, diviso nelle due tendenze delle legalitarie suffragiste e delle piu radicali suffragette, si diffuse in particolare in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Soprattutto Lesuffragiste inglesi nusdrono ad animare un vasto movimento di opi. nione, che ricorreva a forme clamorose di manifestazione. Iniziano a manifestarsi anche movimenti femministi, che rivendicano il diritto di voto per le donne 742 l ultimo, nel 1898, venne fondato il Partito socialdemocratico russo. Lavvicinamento alla partecipazione politica di grandi masse di lavoratori fu stimolato anche dallo sviluppo dei sindacati, che in quegli anni conobbero un notevolissimo incremento dei loro iscritti e una penetrazione capillare nelle fabbriche e nelle campagne. Un contributo altrettanto notevole all'estensione della partecipazione politica e, per conseguenza, alla dissoluzione del sistema politico liberale fu dato dai vari movimenti femministi; tali movimenti fecero del diritto di voto un obiettivo d'importanza decisiva per la conquista dell'emancipazione della donna, che nella società borghese era tenuta ancora in una condizione di notevole subordinazione. I primi movimenti si svilupparono negli Stati Uniti con la creazione, nel 1866, di due associazioni, una progressista e una moderata, che si proponevano di ottenere l'estensione dei diritti elettorali alle donne. Lanno seguente, in Inghilterra, venne fondata la Società nazionale per ilvoto femminile che ottenne, due anni dopo, l'estensione alle donne del voto amministrativo. Nel 1870, in Francia, nacque l'Associazione per i diritti di voto delle donne. Anche in Italia sorsero organismi per l'affermazione dei diritti politici e sociali delle donne: nel 1881 Anna Maria Mozzoni fondò la Lega promotrice degli interessi femminili, che si proponeva di combinare la battaglia per il diritto al voto con quella per l'estensione delle tutele sindacali al lavoro femminile. Questi movimenti non ebbero risultati immediati: infatti, solo dopo la Prima guerra mondiale le donne cominciarono a ottenere il diritto al suffragio (da qui il nome di "suffragette" dato alle donne impegnate nei movimenti femministi). Ciò non toglie che le lotte di massa delle donne favorirono il processo di estensione della base elettorale negli stati liberali, che si avviarono a diventare autentiche democrazie parlamentari: la riforma elettorale inglese del 1884-85, pur rifiutando il principio del suffragio universale, assicurò il diritto di voto a circa il 65% della popolazione maschile; anche in Italia la nuova legge elettorale, promulgata nel 1882 dal governo della Sinistra, aumentò di circa quattro volte il numero degli aventi diritto al voto. Capitolo 18, Cetà dell'imperialismo e la società di massa Verso la democrazia dei partiti I sistemi elettorali uninominali vengono sostituiti da sistemi proporzionali, nei quali svolgono un ruolo cruciale i moderni partiti di massa I partiti politici assumono la loro fisionomia di forme organizzative stabili e basate sul consenso di massa La trasformazione in senso democratico delle monarchie parlamentari fu accelerata dal superamento dei sistemi elettorali uninominali che si verificò, quasi dappertutto, alla svolta del nuovo secolo. Il sistema uninominale non solo rischiava di dare la maggioranza in parlamento a un partito che era minoritario dal punto di vista del numero reale dei suffragi ottenuti, ma riduceva anche la lotta politica a due sole formazioni antagoniste, impedendo in questo modo la creazione di un articolato sistema di partiti. Già l'introduzione dell'elezione a doppio turno in Francia, combinata con il correttivo della maggioranza assoluta al primo turno, andava nella direzione di allargare la rappresentanza politica; ma solo l'introduzione di ampi collegi plurinominali, nei quali potevano essere eletti più candidati, come era previsto dai sistemi proporzionali, poteva consentire di superare quella forma di lotta politica fondata sullo scontro di notabili locali, propria degli stati liberali, e consegnarla a grandi partiti di massa, espressione delle classi sociali attive nella nazione. Nel passaggio dallo stato liberale allo stato democratico va collocata, dunque, la nascita dei moderni partiti di massa. Nella storia europea, già dagli inizi dell'Ottocento, la vita politica delle nazioni più progredite appare dominata dai partiti, cioè da libere associazioni che si prefiggono di raggiungere determinati obiettivi di interesse pubblico, primo fra tutti il mantenimento o il cambiamento delle istituzioni politiche. È stato il liberalismo l'ambito politico e culturale nel quale si sono venuti formando i partiti: i partiti liberali, però, erano raggruppamenti di notabili che avevano la loro genesi nel parlamento, senza strutture organizzative diffuse sul territorio, perché il sistema uninominaIe favoriva i rapporti diretti tra gli elettori e i loro rappresentanti. A mano a mano che cresceva il numero degli elettori e si diversificava la base sociale degli aventi diritto al voto, con l'inserimento di vasti settori della piccola borghesia, dei ceti medi urbani e rurali e soprattutto delle classi lavoratrici, diventava però sempre più difficile controllare gli elettori attraverso i saltuari rapporti personali dei singoli candidati. Divenne indispensabile dunque dotarsi di strutture organizzative stabili, seppur modeste, capaci di organizzare la mobilitazione attorno ai programmi e ai candidati durante le campagne elettorali. In questa direzione si mosse l'evoluzione dei partiti inglesi, dei partiti repubblicano e democratico negli Usa, di buona parte dei partiti liberali moderati europei a partire da quello italiano, fino al Partito repubblicano francese al potere nella Terza repubblica. I partiti socialisti, i cattolici e i movimenti reazionari La spinta aIrorganizzazione dei partiti nasce dapprima in campo socialista RICORDA CHE LaPrima internazionale, prima forma di organizzazione del movimento socialista, aveva operato dal 1864 al 1876 La forma del partito di massa si estende al mondo cattolico La riorganizzazione dell'attività politica si impose soprattutto per fronteggiare l'avanzata dei partiti socialisti, che si dotarono di una struttura diversa da quella dei "partiti elettorali" di origine liberale. I movimenti socialisti, infatti, poiché nacquero all'esterno dei parlamenti e del sistema di potere dei notabili, diedero vita a complesse macchine organizzative, fortemente insediate a livello sociale tra i lavoratori che intendevano rappresentare, e strettamente collegate ad altri momenti organizzativi del proletariato, come i sindacati e le associazioni cooperative Si svilupparono così grandi partiti di massa con migliaia di iscritti, capaci di promuovere un'attività costante di organizzazione politica presso i propri aderenti, attraverso una capillare struttura di funzionari che svolgevano il "mestiere" del politico di professione. Nel 1889 i partiti socialisti europei diedero vita a un organismo internazionale, la Seconda internazionale, per coordinare a livello europeo la loro azione politica ed elaborare strategie comuni. Nel conflitto tra i liberali moderati, alla guida dei governi di tutti i paesi industrializzati, e i partiti socialisti, soprattutto in Italia e in Germania, presero corpo i partiti cattolici: il Zentrum tedesco, che sostenne, tra il 1870 e il 1875, la battaglia contro il tentativo di Bismarck di sottoporre la chiesa cattolica a un rigido controllo statale e che ebbe un peso decisivo nel sistema dei partiti in Germania fino all'avvento del nazismo nel 743 UdA 6, lmperi, masse, nazioni Dipinto di Robert Koehler, Il socialista. L'organizzazione del movimento operaio portò con sé la nascita della figura del quadro di partito, impegnato nell'organizzazione dei lavoratori e in attività di propaganda, come l'oratore qui ritratto. Il ruolo di questi personaggi fu importantissimo, come pure l'impegno delle varie organizzazioni socialiste per la diffusione di una maggiore preparazione politica e culturale delle masse, fino ad allora ai margini di ogni opportunità di formazione. La rappresentanza politica dei ceti contadini rappresenta uno dei problemi più complessi della scena politica Contemporaneamente alla nascita dei partiti socialisti sorgono grandi movimenti di carattere reazionario e nazionalista 744 1933; il movimento della Democrazia cristiana fondato da Romolo Murri nel 1900, da] cui alveo nel 1919 sarebbe nato il Partito popolare italiano, primo partito cattolico eh massa in Italia Una delle grandi questioni irrisolte, che altraversò la storia dei movimenti socialisti, fu la questione contadina, vale a dire l'individuazione di una stralegia politica capace di aggregare la massa dei contadini, soprattutto quelli poveri, alle lotte e all'iniziativa politica del movimento operaio. In effetti, i processi attraverso i quali i contadini entrarono a far parte della vita politica furono assai più complessi e meno lineari di quelli seguiti dagli operai di fabbrica residenti nei grandi centri urbani. In alcuni paesi, come la Francia e la Germania, essi non riuscirono a esprimersi autonomamente e fornirono una base di massa a partiti egemonizzati dalla grande proprietà terriera conservatrice e reazionaria In altri paesi, per esempio in ILalianell'area padana, dove si erano sviluppate forme capitalistiche di produzione agricola, i contadini aderirono largamente al movimento operaio divenendone una componente costitutiva. Anche i movimenti e le organizzazioni di ispirazione cattolica si livolsero alle masse contadine per darsi una base di consenso e di azione politica. Le forze cattoliche, che a lungo erano rimaste estranee alla politica per la fiera opposizione della chiesa allo stato liberale, rientravano in gioco sulla spinta dell'enciclica Rerum novarW11 (1891), promulgata da Leone XIII, che sarebbe diventata il punto di liferimento del pensiero sociale cristiano. Solo negli Stati Uniti il ceto dei piccoli e medi proprietari terrieri diede vita a un partito autonomo, il People's Party, che elaborò un programma di difesa degli interessi contadini e tentò di svolgere, ma senza successo, un ruolo nella vita politica americana. La formazione di movimenti di massa non interessò solamente il mondo operaio e quello contadino Parallelamente a questi processi, l'Europa fu percorsa da grandi movimenti di carattere reazionario, nei quali confluirono, oltre alle classi dominanli, anche straLlsociali più bassi, di estrazione piccolo borghese e popolare. Quesli movimenti presentavano caralteristiche abbastanza diverse; i fattori che comunque li accomuna- Capilolo 18, L:età dell'imperialismo e la socielà di massa vano tutti, dall'Actionjrançaise, fondata da Charles Maurras, alla Lega dell'arcivescovo Michele in Russia, erano un nazionalismo esasperato e un violento antisemitismo Nazionalismo e razzismo si combinavano poi a un furore antidemocratico, a un odio per la massa e per i suoi progetti di emancipazione e al rifiuto di una società sempre più caratterizzata dalla presenza attiva dei ceti popolari. Il modello cui tendevano questi movimenti era una società rigorosamente gerarchica, sottoposta alla volontà dei capi, nella quale fosse cancellato il contrasto degli interessi di classe, tipico di ogni sistema politico rappresentativo. verifica breve o Quale tendenza sero i movimenti ma all'inizio si attua in questo politici? e Quale periodo obiettivo del XX secolo? Cl) Attraverso to operarono in particolare le nascenti per quanto quale strumento associazioni la partecipazione i primi movimenti i partiti cattoliche? Cartismo Movimento politico e sociale inglese (18361839) che prese nome dalla gLossario riguarda si proponevano socialisti O Quali si coordinarono erano i tratti People's Charter ("Carta del popolo"), un programma di riforme del sistema elettora- delle masse? f) Quale nuova forma assun- politica femministi? O Quale tipo di sistema a livello internazionale? distintivi dei movimenti elettorale Cl) In quale ambi- reazionari le in senso democratico, cui si aggiungevano alcune richieste di carattere sociale si affer- di massa? che anticipavano le rivendicazioni del nascente movimento socialista. l La nazionalizzazione del movimento operaio La scelta legalitaria del socialismo internazionale Il movimento operaio si "nazionalizza" Nelle nuove formazioni politiche la strategia riformistica e legalitaria prevale sulle aspirazioni rivoluzionarie Nel paragrafo precedente abbiamo messo in evidenza come l'immissione delle masse operaie nel sislema politico fosse avvenuta essenzialmente attraverso le grandi organizzazioni sindacali e, soprattutto, attraverso i partiti socialisti, che tra il 1875 e il 1898 si formarono in quasi tutti i paesi europei La fomlazione di partiti socialisti di massa a livello dei singoli stati, che potremmo definire la nazionalizzazione del movimento operaio, risulta fortemente connessa alla siluazione economico-sociale nella quale le organizzazioni dei lavoratOli si trovarono a operare nei decenni a cavallo tra Ottocento e Novecento: se l'internazionalismo era stato il frutto dell'internazionalizzazione del mercato mondiale nell'epoca del liberismo, la formazione dei sindacati e dei partiti nazionali si configurò come l'espressione della frammentazione del mercato deternlinata dal protezionismo e dai vincoli sempre più stretti tra l'economia e lo stato nazionale Questo processo coincise con la definitiva scelta legalitaria del socialismo internazionale, che individuò nel parlamento e nelle elezioni gli strumenti principali attraverso cui realizzare i propri obiettivi di trasformazione sociale. Ciò significò l'allontanamento della prospettiva rivoluzionaria che rimase più un orizzonte ideale che una slrategia politica effettiva, perseguita soltanto da listrette minoranze prevalentemente concentrate in alcune situazioni nazionali, come in Russia, dove la vita democratica era completamente assente. I gll.lppi dirigenti si concentrarono invece sul "programma minimo", cioè su una strategia riformista, volla a conseguire risultati concreti all'interno del sistema politico ed economico esistente. In questo periodo, però, i partiti socialisti e i sindacati dovettero affrontare, pur nella 745 UeIA 6, Imperi, masse, nazioni 'A8. \,Calendario deL lavoratore del 1896, diffuso l '~_.,i' dai socialisti dopo le elezioni del 1895, con Ca- I le effigi dei nuovi eletti nelle fila del partito. '/lendari, stampa popolare e almanacchi furono gli strumenti favoriti della propaganda ideologica . socialista, che si proponeva come una risposta complessiva e coerente ai bisogni culturali delle classi lavoratrici, promuovendone ['identità di classe e la consapevolezza dei propri diritti. specificità delle diverse realtà nazionali, problemi comuni. Innanzitutto, la lotta contro le tendenze autoritarie che accomunarono la Germania di Bismarck, l'Italia di Crispi e la Francia, percorsa dalla pressione dei gruppi reazionari, il cui esito fu una dura legislazione antisocialista che fece ripiombare in alcuni momenti il movimento nell'illegalità. In questo quadro le lotte per una più ampia vita democratica, nella quale i partiti operai e i sindacati avessero piena cittadinanza, si saldarono a quelle per ottenere una legislazione sociale che tutelasse il lavoro (riduzione degli orari, legislazione di difesa del lavoro in fabbrica, assicurazioni contro le malattie e gli infortuni). Sul tronco di questa omogeneità di situazioni maturarono le condizioni di una ripresa dell'internazionalismo, inteso però come creazione di organismi sovranazionali, che coordinassero l'attività e il dibattito teorico dei singoli partiti nazionali. La Seconda internazionale Attraverso la Seconda internazionale viene in parte ripristinata una forma di collaborazione internazionale dei partiti socialisti 746 Momento saliente di questo processo, che prese le mosse agli inizi degli anni ottanta, fu il congresso dei partiti marxisti che si tenne a Parigi nel 1889, nel quale i massimi dirigenti del movimento operaio europeo, sotto la spinta di quelli tedeschi e francesi, convennero sulla necessità di riprendere l'attività internazionale attraverso congressi da tenersi periodicamente. Il primo di questi congressi, tenuto a Bruxelles nel 1891, segnò l'inizio della Seconda internazionale. Le chiusure nazionali, che erano fortemente radicate in tutti i partiti, impedirono però, per oltre un decennio, la costituzione di strutture permanenti e autonome: solo nel 1900, infatti, venne istituito il Bureau socialiste intemational, che costituì il vero centro propulsivo della Seconda internazionale. I temi che vennero affrontati nei congressi internazionali furono estremamente vari, ma fra essi alcuni ebbero un carattere prioritario. Innanzitutto, la definitiva accettazione del parlamentarismo, che, fino al congresso di Londra del 1896, sollevò notevolissime opposizioni e perplessità pratiche e teoriche da parte di numerose componenti del movimento operaio. Alle tesi favorevoli al parlamentarismo, sostenute dagli esponenti dei massimi partiti socialisti, che proprio in quegli anni cominciavano a conseguire successi elettorali notevoli e ad inviare forti de- Capitolo 18 Emilio Longoni, L'oratore dello scioL'artista riproduce con taglio quasi fotografico un'immagine rappresentativa del nuovo clima politico, nel quale si manifestano per la prima volta cortei e manifestazioni dei lavoratori. È un primo avviso dell'irrompere delle masse sulla scena politica, un fenomeno che sfoderà nelle grandi battaglie ideologiche deUa prima metà del XXsecolo. I:indirizzo anarcosindacalista rifiuta il tatticismo dei partiti socialisti nel nome delf"azione diretta" dei lavoratori legazioni di deputati al parlamento, si contrapponevano sia i gruppi che facevano riferimento al "tradeunionismo" inglese, da sempre ostili alla formazione di partiti politici autonomi della classe operaia (tanto è vero che il Partito laburista si costituì solo nel 1906), sia gli anarchici; si contrapponeva soprattutto una nuova componente cresciuta nelle lotte sindacali, il cui maggior esponente era Georges Sorel. Questa tendenza, chiamata appunto sindacalismo rivoluzionario o anarcosindacalismo, puntava sull'''azione diretta" del proletariato, svincolata da ogni sudditanza alle strategie dei partiti, giudicate opportunistiche e troppo invischiate con le alchimie e i compromessi dei giochi parlamentari. Il sindacalismo rivoluzionario si affermò soprattutto là dove i sindacati erano più deboli, come in Italia, in Spagna e in Francia, dove trovò la sua base più forte nella Confederazione generale del lavoro francese, fondata nel 1895. Non va dimenticato poi che questa corrente, attraverso gli Iww (IndustriaI Worhers oJ the WorId), quella parte del movimento sindacale che, negli Usa, mirava alla solidarietà fra tutti i lavoratori, fu una delle componenti essenziali del movimento operaio americano. All'interno del gruppo egemone, di orientamento marxista, emersero poi altri contrasti sulla strategia da seguire. Essi si manifestarono in realtà come divergenze interne alla socialdemocrazia tedesca, ma, dato il peso che essa ricopriva a livello europeo, si imposero nel dibattito internazionale. Il riformismo di Eduard Bernstein Bernstein teorizza, rivedendo le previsioni marxiane, la necessità di seguire una linea riformista di correzione, e non di superamento, del capitalismo Alla base di questo scontro politico vi furono le teorie di un dirigente socialdemocratico, Eduard Bernstein, che implicavano una revisione complessiva del pensiero di Marx e di Engels. Sulla base di quanto stava accadendo in tutto l'Occidente industrializzato agli inizi del Novecento, dove stava prendendo corpo una nuova fase di slancio economico, Bernstein contestò la teoria marxiana dell'ineluttabilità del superamento del capitalismo, destinato a crollare per le sue stesse contraddizioni. Il superamento della crisi - secondo Bernstein - aveva invece dimostrato che il capitalismo possedeva al suo interno notevoli e insospettate capacità di autoregolazione che gli garantivano 747 VelA 6, Imperi, masse, nazioni [indirizzo riformista prevale nella prassi politica dei vari partiti socialisti confronti possibililà di sopravvivenza forse inesauribili. Lindustlializzazione, poi, non aveva prodOllOla polarizzazione sociale CimprenditOli da un lato, proletaliato dall'altro) preconizzata da Karl Marx, bensì la crescita delle classi medie e un relativo benessere dei lavoratori. La classe operaia avrebbe dovuto, quindi, orientare la sua azione non per impadronirsi del pOlere con la livoluzione, ma per riformare lo stato, riplasmandolo sempre piÙ in senso democratico. Nel congresso di Amsterdam del 1904, la Seconda internazionale respinse le teorie di Bernstein e i marxisti ortodossi, capeggiati da Karl Kautsky, massimo teOlico della Spd e discepolo di Engels, ebbero il sopravvento Sopravvento piÙ formale che sostanziale, però, perché in realtà, nonostante le petizionl di principio, il riformismo bernsteiniallo divenne la strategia reale seguita dai grandi partiti operai Questa scelta, se condusse alla conquista di significative garanzie sociali e politiche per ilmovimento dei lavoratori, determinò una progressiva subordinazione dei partiti socialisti alle strategie delle diverse borghesie nazionali Ciò emerse con chiarezza a proposito del colonialismo, nei confronti del quale la Seconda imernazionale tenne una posizione ambigua, che spinse alcuni suoi dirigenti a teorizzare persino un "colonialismo socialista". Era l'esempio piÙ evidente di quale peso avesse nei gruppi dirigenti dei singoli partiti l'adesione alle scelte politiche dei diversi stati e di quale penetrazione avessero avuto certi fermenti ideologici come il colonialismo e il razzismo, che onllai attraversavano la società, toccando tutti i gruppi sociali Di fronte a queste tendenze, l'internazionalismo mostrava i suoi limiti e allo scoppio della Prima guerra mondiale, nonostante tutte le a[[ermazioni antimilitariste che erano state approvale nei congressi della Seconda imernazionale, i singoli partiti socialisti, a cominciare dalla Spd e con la sola eccezione del Psi, votarono nei rispettivi paesi i crediti di guerra, indispensabili per avviare la mobilllazione della macchina bellica. Ortodossia marxista e revisionismo Previsione sulle sorti del capitalismo Obiettivo Strategia Marxismo Dissoluzione per contraddizioni interne Supera mento della proprietà privata Rivoluzionaria Revisionismo Capacità di evoluzione e adattamento Riforme attraverso lo stato Parlamentare verifica breve o Quale strategia ternazionale? prevalse nei partiti socialisti nazionali nati fra il 1875 e il 1898? e Quali correnti si opponevano alla piena accettazione del parlamentarismo? nismo di Bernstein? Cl) Quale linea politica prevalse nell'Internazionale? 748 e Quali organi di attività Cl» A quali O Quali tesi si dette la Seconda in- caratterizzavano il revisio- criteri si ispirava la prassi dei partiti socialisti?