La Prima Guerra Mondiale

annuncio pubblicitario
La Prima Guerra Mondiale
Nel 1914 erano in molti a pensare che in Europa sarebbe scoppiata una nuova guerra. I rapporti
fra le potenze europee erano tesi e difficili per diversi motivi. Anche il nazionalismo, l’esasperato
sentimento di orgoglio nazionale, alimentava le rivalità. I movimenti nazionalisti, forti e numerosi,
speravano nella guerra. Al contrario, i socialisti continuavano ad opporsi ad ogni tipo di scontro.
Essi ritenevano che la lotta del proletariato non poteva avere confini, e che la classe operaia non
doveva combattere per difendere gli interessi di stati capitalisti e colonialisti.
I motivi di ostilità fra gli stati avevano in qualche caso origini lontane. La Francia aspirava a
riprendere il possesso dell’Alsazia e della Lorena, due regioni che aveva dovuto cedere alla
Germania. Da quel tempo la Repubblica francese era tornata ad essere una grande potenza,
puntando soprattutto sullo sviluppo dell’industria e sull’espansione coloniale in Africa e in
Indocina.
L’Inghilterra intendeva mantenere la supremazia navale e coloniale, ed era preoccupata
dall’aggressiva concorrenza economica dell’impero germanico. In particolare gli inglesi
consideravano un atto ostile la creazione di una potente flotta da guerra tedesca. Nella penisola
balcanica, infine, l’annessione della Bosnia-Erzegovina all’Austria aveva suscitato l’ostilità del
regno di Serbia. Anche la Russia mirava da secoli a espandersi nei Balcani per conquistare uno
sbocco diretto nel mare Mediterraneo.
Le alleanze che legavano le potenze europee erano nate per mantenere la pace, ma vincolavano
gli stati all’aiuto reciproco in caso di guerra. Erano sempre alleanze contro qualcuno. Fin dal 1882
la Germania, l’impero austro-ungarico e l’Italia facevano parte della Triplice Alleanza: l’accordo
impegnava ciascuno dei tre stati ad intervenire in difesa degli altri se fossero stati attaccati.
C’erano però aspre tensioni fra l’Austria e l’Italia, con quest’ultima che aspirava a completare,
dopo la guerra del 1866, l’unità nazionale liberando il Trentino e la Venezia Giulia. La Francia,
l’Inghilterra e la Russia si erano alleate firmando, nel 1907, il patto della Triplice Intesa, per
contrastare soprattutto la Germania, che consideravano il nemico più aggressivo.
La scintilla per la guerra scoppiò il 28 giugno 1914, quando l’arciduca Francesco Ferdinando, erede
al trono austriaco, fu ucciso a Sarajevo da uno studente slavo, membro di un’organizzazione
indipendentista. Il governo austriaco accusò la Serbia di aver appoggiato gli attentatori.
Il 23 luglio l’impero austro-ungarico, con l’approvazione della Germania dichiarò guerra alla Serbia.
Una catena di dichiarazioni di guerra estese rapidamente il conflitto all’intera Europa. Lo zar di
Russia ordinò la mobilitazione generale, che per gli accordi dell’Intesa, comportava l’intervento
della Francia al suo fianco. La Germania dichiarò guerra alla Russia e alla Francia e si mosse con
rapidità: il 4 agosto i reparti tedeschi invasero il Belgio, paese neutrale, e puntarono su Parigi.
Questo provocò l’immediato intervento della Gran Bretagna a fianco di Francia e Russia. Nello
stesso mese, anche il Giappone dichiarò guerra alla Germania e occupò alcune isole tedesche
nell’oceano Pacifico.
Al fianco dei tedeschi, invece, nell’ottobre 1914 entrò in guerra l’impero ottomano. I piani di
guerra tedeschi si basavano su una rapida guerra di movimento, intendevano infatti costringere la
Francia alla resa mirando a Parigi, e proprio per questo motivo invasero il Belgio neutrale, le cui
frontiere non erano fortificate. L’esercito tedesco fu fermato nella grande battaglia della Marna, e
da quel momento, il conflitto si trasformò in una logorante guerra di posizione. A est i tedeschi
riuscirono a bloccare i russi nelle battaglie di Tannenberg e dei Laghi Masuri, ma i russi sfondarono
a sud, in Galizia, contro l’Austria.
Gli imperi centrali si trovavano dunque accerchiati. L’Inghilterra inoltre aveva il dominio dei mari e
organizzò un blocco navale contro la Germania, per impedirle di ricevere rifornimenti e rinforzi.
Per raggirare il blocco i tedeschi decisero ben presto di fare uso di una nuova arma, il
sommergibile. Dopo il periodo delle guerre napoleoniche, i conflitti armati erano stati, in Europa,
pochi e brevi. Una guerra lunga avrebbe distrutto quantità di materiali che l’industria del tempo
non poteva rimpiazzare. Ora nel nuovo secolo la moderna industria siderurgica e meccanica era in
grado di fornire alla guerra risorse quasi illimitate. Armamenti di ogni genere, ma anche motori,
navi e vagoni ferroviari per trasportare materiali e truppe.
L’industria alimentare metteva al servizio della guerra le più avanzate tecniche di conservazione
dei cibi, e con i mezzi a disposizione, si poteva pensare di condurre il conflitto fino alla distruzione
del nemico. Anche se combattuta soprattutto in Europa, la guerra raggiunse ben presto
dimensioni mondiali, perché fu condotta da potenze che avevano interessi economici in tutto il
mondo.
Gli accordi della Triplice Alleanza prevedevano che ciascun paese entrasse in guerra in caso di
aggressione subita da uno dei membri. Poiché era stata l’Austria a dichiarare guerra alla Serbia, e
la Germania aveva aggredito il Belgio, il governo italiano considerò sciolti i patti e non si sentì
obbligato a intervenire al fianco degli imperi centrali. Gran parte dei socialisti erano contrari alla
guerra, anche i cattolici erano neutralisti per principio. I liberali con Giolitti, consideravano l’Italia
troppo debole per partecipare al conflitto, e speravano di ottenere concessioni dall’Austria in
cambio di neutralità.
Favorevoli alla guerra erano invece i nazionalisti e i socialisti rivoluzionari, che con la guerra
avrebbero aperto la strada alla rivoluzione: fra loro c’era Benito Mussolini, che fondò il Popolo
d’Italia per sostenere l’intervento. Infine gli irredentisti volevano che l’Italia entrasse in guerra
contro l’Austria per concludere la lotta per l’unità d’Italia nazionale, riconquistando il Trentino e la
Venezia Giulia.
Poiché l’Austria si opponeva a concessioni territoriali, il governo italiano, con un patto firmato a
Londra all’insaputa del parlamento, s’impegnò nel conflitto al fianco dell’Intesa: in caso di vittoria,
il Trentino, il Tirolo del sud, Trieste, l’Istria e la Dalmazia sarebbero diventati italiani. Il parlamento
cedette per evitare un contrasto con il re, schierato per l’intervento.
Il 24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra contro l’Austria, che era già da tempo preparata ad un
possibile scontro con l’Italia e aveva predisposto una serie di fortificazioni ben armate lungo il
fronte (di 700 chilometri), dal Trentino alle Alpi Carniche e, a est, lungo il fiume Isonzo.
Il comandante dell’esercito italiano, Luigi Cadorna, lanciò fra il giugno e il dicembre 1915 quattro
attacchi nel settore orientale (le battaglie dell’Isonzo). Fu una grande guerra combattuta in
condizioni difficilissime, in cui migliaia di soldati morirono per il freddo e per le valanghe. Anche
sul fronte italiano, dunque, iniziò quasi subito una guerra di posizione. Sul fronte occidentale, i
tedeschi cercarono di risolvere la guerra nel 1916 sferrando una possente quanto inutile offensiva,
che durò da febbraio ad agosto a Verdun, in Lorena.
La Germania decise di scatenare una guerra sottomarina indiscriminata, cioè di affondare senza
preavviso tutte le navi, anche quelle neutrali, che si fossero avvicinate alle coste dei paesi in
guerra. L’offensiva tedesca spinse il presidente degli Stati Uniti, il democratico Woodrow Wilson, a
decidere l’entrata in guerra del suo paese (aprile 1917) a fianco dell’Intesa. Con l’intervento
diretto degli Stati Uniti, la superiorità di risorse degli alleati divenne enorme e la sconfitta degli
imperi centrali iniziò ad apparire sempre più probabile.
Il primo paese a pagare le conseguenze per lo sforzo bellico fu tuttavia la Russia, il più arretrato tra
i grandi stati europei, sia dal punto di vista economico, sia da quello sociale e di conseguenza il più
indebolito dalla guerra. Una rivoluzione, nel febbraio e nell’ottobre 1917, abbatté la monarchia
zarista. Il nuovo governo socialista firmò una pace separata con Austria e Germania, a BrestLitovsk nel marzo 1918. Anche per l’Italia il 1917 fu un anno durissimo. Nell’ottobre un’offensiva
austro-tedesca a Caporetto, sull’Isonzo, sfondò le linee italiane.
La Germania e l’Austria non avevano più forze per continuare la guerra. Nel luglio 1918 una grande
offensiva degli anglo-franco-americani sul fronte occidentale obbligò i nemici a una rapida ritirata.
Sul fronte italiano gli austriaci furono sconfitti a Vittorio Veneto, nell’ottobre 1918, e l’esercito
imperiale si dissolse. La Germania e l’Austria si arresero e la Prima Guerra Mondiale segnò il crollo
dei loro imperi.
Le condizioni di pace furono discusse dai paesi vincitori alla Conferenza di Parigi. Con il trattato di
Versailles i vincitori posero ai tedeschi sconfitti, condizioni durissime. La Germania dovette cedere
alla Francia l’Alsazia e la Lorena, e abbandonare i territori polacchi che erano sotto il suo dominio.
La Polonia divenne uno stato indipendente. Il governo tedesco dovette anche impegnarsi a
risarcire i danni provocati dal conflitto e ridurre al minimo le forze armate. Condizioni altrettanto
dure furono imposte con i trattati di Saint-Germain all’Austria e del Trianon all’Ungheria.
Scarica