Modelli atomici Sistema periodico prof. Filippo Quitadamo 1 OBIETTIVI DI APPRENDIMENTO a) Spiegare che l’atomo è scindibile in particelle subatomiche e, quindi, citarle; b) Descrivere i primi modelli atomici; c) Spiegare i punti nodali del modello di Bohr d) Spiegare il dualismo onda corpuscolo; e) Definire il concetto di orbitale e discutere il modello atomico ad orbitali; f) Indicare e descrivere i vari tipi di orbitali atomici e l’ordine di riempimento g) Rappresentare la configurazione elettronica degli elementi secondo il modello atomico ad orbitali. 2 I modelli atomici sono stati ideati per spiegare ed interpretare in modo semplice dei fenomeni complessi, precisamente per visualizzare la disposizione delle particelle subatomiche dentro l’atomo. La descrizione di tali modelli atomici serve per capire l’evoluzione del pensiero scientifico che tende a raggiungere una conoscenza sempre più vicina alla realtà. prof. Filippo Quitadamo 3 All’inizio del XX secolo si verificò la caduta di una delle più antiche ed affermate idee del mondo scientifico: quella della indivisibilità dell’atomo. Il fenomeno della radioattività fu la chiave che permise di penetrare all’interno dell’atomo e dimostrare sperimentalmente che l’atomo si divide in particelle subatomiche. 4 PARTICELLE SUBATOMICHE o fermioni Si dividono in due classi: 1. LEPTONI (particelle leggere, elementari): -elettrone; - muone 2. ANDRONI (particelle complesse): a)MESONI o medie (protoni e neutroni) b)BARIONI o pesanti (quark) prof. Filippo Quitadamo 5 I fermioni ELETTRONI scoperti da J. Thomson nel 1897 PROTONI scoperti da J. Thomson nel 1914 NEUTRONI scoperti da Chadwich nel 1932. 6 I primi modelli atomici L’idea della materia costituita da atomi risale al greco Democrito Tale ipotesi è stata confermata da Dalton (1805) Infine, una volta accertato che la materia era costituita da atomi e che l’atomo non era indivisibile, rimaneva da stabilire come le particelle subatomiche fossero distribuite nell’atomo. prof. Filippo Quitadamo 7 MODELLI ATOMICI In ordine cronologico: -1898 J.J. Thomson (1856-1940) -1903 P.E.Lenard (1862-1947) -1904 Nagaoka (1865-1947). 1911 Rutherford (1871-1937) 1913 Bohr, [1885-1962] ……………………….. 8 Modello di Nagaoka Il modello del giapponese era una specie di microscopico sistema planetario con cariche positive riunite al centro ed elettroni ruotanti intorno. Tale modello non ebbe molta fortuna, anche se era più vicino alle attuali concezioni rispetto al modello di Thomson che aveva più autorità scientifica). prof. Filippo Quitadamo 9 Modello di THOMSON 1) Joseph THOMSON (fisico inglese, 1856-1940) nel 1898 (1904?) propose un primo modello atomico, compatto, per visualizzare la posizione delle particelle atomiche. Secondo Thomson l’atomo era da considerarsi come una sfera omogenea, compatta di elettricità positiva entro cui si trovavano anche elettroni mescolati alle cariche positive. 10 Modello a panettone di Thomson: gli elettroni sono come acini d’uva disseminati all’interno di un panettone. + - + + + + -+ + + + + -+ + + + - + + + + + + + + - + + + + - ++ - + + +- + + - + + - + + + + + + + - ++ Un simile modello spiegava bene la neutralità elettrica degli atomi e la loro “non neutralità” nel caso in cui fossero stati asportati elettroni. prof. Filippo Quitadamo 11 Rutherford Nel 1911 il neozelandese Ernest Rutherford (1871-1937) dimostrò che un simile modello era da scartare e che l’atomo non era una sfera compatta, di densità omogenea, bensì una piccola sfera vuota, con al centro (nucleo) particelle positive ed intorno ad esse gli elettroni, i quali, dotati di energia cinetica, egli suppose ruotassero intorno al nucleo, lungo traiettorie circolari (ORBITE), aventi un raggio a caso, cioè non necessariamente prefissato. 12 Rutherford Tali elettroni avrebbero mantenuto la loro traiettoria in quanto soggetti sia alla forza centrifuga sia alla forza centripeta, di attrazione elettrostatica del nucleo (modello planetario o nucleare). Questo modello atomico era simile ad un sistema solare in miniatura. L’atomo per R. era quasi vuoto perché nucleo ed elettroni avevano ed hanno dimensioni troppo piccole rispetto all’atomo stesso. prof. Filippo Quitadamo 13 elettrone + Nucleo + L’atomo di Rutherford 14 I meriti di Rutherford 1. 2. Il modello di R. fu il primo a spiegare alcuni aspetti fondamentali: Che normalmente l’atomo è elettricamente neutro Che il suo nucleo ha dimensioni piccolissime rispetto al volume atomico. 15 Critiche a Rutherford Tale ipotesi venne criticata e soppiantata. La critica era rivolta solo alla ipotizzata distribuzione degli elettroni e non nei riguardi del nucleo. a) tale modello non era sufficiente per spiegare l’emissione di energia da parte di elettroni, i quali (secondo la teoria elettromagnetica [seconda metà dell’ottocento] di Maxwell) nel loro movimento avrebbero dovuto perdere energia e cadere sul nucleo. La materia, quindi, dovrebbe essere instabile e gli atomi emettere continuamente energia, autodistruggendosi a causa della caduta degli elettroni sul nucleo. prof. Filippo Quitadamo 16 Critiche a Rutherford b)Il modello planetario di R. ha un’ulteriore incongruenza: se ogni elettrone è presente su un’orbita caratteristica, l’aumento di elettroni dovrebbe comportare un aumento indefinito del volume atomico e ciò non è vero. RESTA VALIDA L’IDEA CHE L’ATOMO E’ VUOTO. Il modello atomico di Rutherford ricorda quello di Nagaoka. prof. Filippo Quitadamo 17 prof. Filippo Quitadamo 18 Gli spettri atomici Un valido contributo all’esigenza di un nuovo modello atomico venne dato dallo studio degli spettri di emissione degli atomi. L’osservazione degli spettri di emissione oltre continui (Rutherford) anche a righe, quindi discontinui, mise in crisi definitivamente il modello di Rutherford. Tale modello non prevedeva alcuna limitazione all’energia e alla posizione dell’elettrone, che poteva assumere o perdere qualunque energia e posizione. prof. Filippo Quitadamo 19 Gli spettri atomici Questa libertà doveva trovare riscontro in uno spettro di bande continue. Il fatto che lo spettro si rivelasse discontinuo, a righe distinte, significava che le transizioni di energie di un atomo dovevano avvenire in modo discontinuo, secondo quantità discrete [variazione quantizzata, elettrone come una pallina che salta i gradini] e non mediante una variazione graduale e continua [elettrone come una pallina su un piano inclinato] prof. Filippo Quitadamo 20 -e E4 E3 -e E2 E1 ENERGIA CONTINUA (Rutherford) ENERGIA DISCONTINUA, Spettri a righe (Bohr) prof. Filippo Quitadamo 21 La Teoria dei quanti [atti elementari] Nel 1900 Planck [1858-1947] sostiene che l’energia, come la materia, è discontinua, non può venire emessa o assorbita in modo continuo, ma solo in quantità discrete o pacchetti di energia, quantità discontinue multiple intere del quanto di azione elementare h, quantità limite oltre la quale perde le sue qualità: h = 6.62 x 10 -34 J · s Cioè l’energia emessa o assorbita non può avere un qualsiasi valore, ma solo valori multipli interi del quanto di azione [h =J x s], mai frazioni di quanto. 22 La Teoria dei quanti La quantità minima di energia emessa o assorbita è: E = h x f [f = frequenza] Il prodotto h f è il granulo elementare, il quanto di energia La teoria dei quanti è il confine tra fisica classica e fisica moderna. Secondo Plank l’unità elementare in cui è divisibile l’energia è il quanto Secondo Einstein il fotone è l’atto elementare per la luce. 23 La Teoria dei quanti La fisica moderna afferma che le grandezze variano solo in modo discontinuo e non ci rendiamo conto perché un quanto di energia è troppo piccolo per manifestare i suoi effetti a livello macroscopico. Per questo , solo con la meccanica quantistica si può penetrare nel piccolissimo mondo degli atomi, che si sottrae alle leggi della fisica classica. prof. Filippo Quitadamo 24 Il quanto: definizione <<La più piccola porzione che può essere ottenuta dal processo di suddivisione dell’energia>> prof. Filippo Quitadamo 25 Il modello di Bohr-Sommerfeld Una sostanziale novità: <<la quantizzazione dell’energia>> 26 Il modello di Bohr-Sommerfeld Le orbite sono quantizzate: l’elettrone può orbitare solo su orbite prestabilite, dette quantizzate, non è consentito occupare spazi intermedi tra un’orbita e l’altra, solo certe orbite sono permesse. L’energia è quantizzata: l’elettrone possiede l’energia della sua orbita e non perde energia durante il suo moto rotatorio. 27 E4 E4 E3 E3 E2 E1 E2 -e L’elettrone si trova nello stato fondamentale E1 ∆E -e -e L’elettrone riceve energia e salta ad un’orbita esterna [stato eccitato] l’elettrone è come una pallina sui gradini: o sta su un gradino o sull’altro, prof. Filippo Quitadamo mai a metà strada. 28 E4 E3 E2 -e ∆E -e E1 L’elettrone torna nello stato primitivo, cedendo l’energia ricevuta. prof. Filippo Quitadamo 29 Concetto di quantizzazione [discontinuità]delle orbite Stadio di calcio (nucleo), gradinate (orbite), spettatori (elettroni) Ogni spettatore può scegliere il posto (modello di Rutherford) Modello di Bohr- Sommerfeld: stadio con gradinate non distribuite con uniformità, ma disposte a gruppi separati da spazi vuoti dove non è possibile ospitare spettatori (piani molto inclinati), cioè le orbite che gli elettroni possono occupare sono raggruppate in strati o livelli, tra i quali vi sono ampi spazi vuoti in cui non è consentito agli elettroni di orbitare [discontinuità]. 30 Concetto di quantizzazione orbite: non tutte le orbite sono permesse agli elettroni [discontinuità] Oppure l’esempio delle marce per le auto: o si ingrana la prima, o la seconda … non è possibile la mezza marcia … O ancora: l’elettrone come una pallina sui gradini, o sta su un gradino o sull’altro, mai a metà strada. prof. Filippo Quitadamo 31 L’idea di Bohr Lo scienziato danese Niels Bohr (1885-1962) nel 1913 propose un nuovo modello atomico, detto a “livelli o stati stazionari”. Egli ideò un modello atomico quantizzato in cui solo certe orbite erano permesse. Bohr giunse alle seguenti conclusioni: a) gli elettroni non possono ruotare su orbite qualsiasi come aveva ipotizzato R., ma sono costretti a ruotare su orbite circolari determinate e distinte tra loro, di raggio crescente dal nucleo, con r = n2 0.53 Å ; prof. Filippo Quitadamo 32 Bohr b) ad ogni orbita compete una certa quantità di energia, per cui gli elettroni che la percorrono mantengono questa energia indefinitamente, senza pericolo di perderla e senza cadere sul nucleo. Quindi, l’energia dell’elettrone viene quantizzata, nel senso che esso può assumere solo certi valori, solo l’energia della sua orbita; c) solo trovandosi su quest’orbita un elettrone può ruotare senza perdere energia, per cui la materia è stabile e le orbite stazionarie (orbite di parcheggio). prof. Filippo Quitadamo 33 Secondo Bohr l’elettrone delimita, intorno al nucleo, un livello o stato stazionario di energia. Essi vengono indicati con il simbolo n detto numero quantico (poi sarà principale), il cui valore è proporzionale al raggio delle orbite; n = 1, 2, 3, 4 …7. L’orbita più piccola (più vicina al nucleo) è indicata con n = 1. Le orbite permesse corrispondono ad altrettanti livelli energetici permessi [E1, E2, E3] distinti tra loro da differenze mai inferiori all’energia di un fotone. 34 dietro somministrazione di energia, gli elettroni eccitati possono saltare da un’orbita inferiore ad una superiore. Le orbite più lontane dal nucleo hanno maggior contenuto di energia perché n è maggiore (n ed energia sono direttamente proporzionali). Terminato l’effetto dell’eccitazione, l’elettrone ritornerà spontaneamente al suo stato energetico originario, detto stato fondamentale o stazionario, ma cedendo l’energia prima assorbita, sotto forma di luce, la cui frequenza dipende dalla differenza di energia delle due orbite interessate al salto, diviso la costante di Plank (h), detta anche costante d’azione = energia x tempo: ν = E2 – E1 / h prof. Filippo Quitadamo 35 E3 + h f = E4 [assorbimento] E4 - h f = E3 [emissione] Lo stato E1, quello a più basso contenuto di energia, viene detto stato fondamentale. prof. Filippo Quitadamo 36 Energia quantizzata significa, quindi, energia stabilita, determinata da “n”. Secondo Plank l’atomo può emettere o assorbire energia secondo quantità discrete, discontinue che chiamò “quanti” (fotoni secondo Einstein). Un atomo non può emettere radiazioni di ogni frequenza (cioè spettro continuo) ma solo radiazioni che corrispondono al salto energetico. Per Bohr agli elettroni non era consentito percorrere tutte le orbite possibili ma solo alcune ad energia quantizzata. Pertanto, la luce è figlia dell’atomo eccitato. prof. Filippo Quitadamo 37 l’energia totale dell’elettrone in una orbita e ad una certa distanza dal nucleo, è la somma dell’ energia cinetica, di movimento (Ec=mv2/2) e dell’energia potenziale dovuta alla posizione dell’elettrone, per cui l’energia è quantizzata, vincolata alla posizione. prof. Filippo Quitadamo 38 PERFEZIONAMENTI AL MODELLO DI BOHR prof. Filippo Quitadamo 39 1° perfezionamento Il modello atomico di Bohr si adattava bene all’atomo di idrogeno; ma una sua estensione ad atomi con più elettroni si mostrò insufficiente. Nel 1916 Sommerfeld (fisico tedesco, 18681951) perfezionò tale modello e suggerì che le orbite possibili fossero più numerose di quanto ammettesse l’ipotesi di Bohr, pensando che gli elettroni potessero ruotare intorno al nucleo non solo su orbite circolari, ma anche su orbite ellittiche (1° Perfezionamento). prof. Filippo Quitadamo 40 Sommerfeld: orbite anche ellittiche b a prof. Filippo Quitadamo 41 Sommerfeld Ma se per descrivere un cerchio basta il raggio, per descrivere un’ellisse c’è bisogno del semiasse maggiore e di quello minore. Pertanto, non è più sufficiente il numero quantico “ n “che ci dava informazioni sul raggio dell’orbita e sulla sua energia, ma è necessario un secondo numero quantico detto angolare o azimutale o secondario e simboleggiato con “l “, che indica il tenore specifico di energia dell’orbita e la sua forma, la sua eccentricità. 42 I valori di “ l “ sono compresi tra “0 ÷ n -1” e definisce una sott’orbita o sottolivello energetico così come “n” definisce un’orbita o un livello energetico. 1^ orbita n =1 per cui l = 0 cioè un sottolivello 2^ orbita n = 2 per cui l = 0 ed l = 1 due sottolivelli 3^ orbita n = 3 l = 0 ; l = 1 ; l = 2; tre sottolivelli In questo modo venivano aumentati: il N° dei sottolivelli il N° dei salti per gli elettroni. prof. Filippo Quitadamo 43 2° e 3° perfezionamento Nel 1925 GOUDSMIT ed UHLENBECK apporta rono ulteriori perfezionamenti al modello atomico di Bohr per interpretare per esempio l’effetto Zeeman, cioè il fatto che l’elettrone girando intorno al nucleo come una spira, generava un campo magnetico diffuso ed, inoltre, potendo girare intorno a se stesso come una trottola poteva generare un secondo campo magnetico (locale). 44 Perciò, vennero introdotti altri due numeri quantici e precisamente: numero quantico magnetico “ m “(2° perfezionamento) che indica l’orientamento delle orbite e i cui valori sono compresi tra “- l ÷ + l “ per cui : per n = 1 l = 0 ed m=0 per n = 2 l=0 m=0 l=1 m = - 1; 0; +1 prof. Filippo Quitadamo 45 numero quantico di spin “ms” che indica il senso di rotazione dell’elettrone ed ha valori di “ ±½ “ (3° perfezionamento). In definitiva l’orbita è definita dai primi tre numeri quantici, l’elettrone dalla quaterna quantica. prof. Filippo Quitadamo 46 PRINCIPIO DI PAULI (1925) in un atomo non possono esistere due elettroni descritti dagli stessi 4 numeri quantici, per cui solo due elettroni possono percorrere la stessa orbita ma con spin opposto. prof. Filippo Quitadamo 47 I livelli aventi n = 1; 2; 3; 4; 5; 6; 7 si indicano con K; L; M; N; O; P; Q I sottolivelli con “ l “ = 0; 1; 2; 3; 4 si indicano con “s – p - d – f – (g – h…)”. Il numero massimo di elettroni che possono occupare un livello oppure un’orbita è “ 2n2 ”mentre il numero di orbite per livello = n2 perciò si ha: se n = 1 ( K ) 2 x 12 = 2 elettroni [1° periodo 2 elementi] n = 2 ( L ) 2 x 22 = 8 elettroni [2° periodo 8 elementi] n = 3 ( M ) 2 x 32 = 18 elettroni [3° periodo 18 elementi] prof. Filippo Quitadamo 48 Dualismo onda corpuscolo prof. Filippo Quitadamo 49 L’elettrone non viene descritto più in termini fisici [posizione, velocità, energia] ma in termini statistici, cioè di probabilità; alle orbite certe, determinate, si sostituiscono gli orbitali indeterminati. prof. Filippo Quitadamo 50 Moderne vedute: meccanica ondulatoria I perfezionamenti al modello di Bohr furono ispirati dalla teoria quantistica e determinarono un nuovo modello atomico detto quanto-meccanico o quantistico. Questo modello fu presto criticato ed abbandonato perché se da una parte era innovativo in quanto considerava l’energia quantizzata, dall’altra continuava a considerare l’elettrone come un corpuscolo vale a dire avente ancora una fisionomia definita. Insomma, si ammetteva ancora di poter determinare in ogni istante sia la posizione sia la quantità di moto (velocità) dell’elettrone stesso. prof. Filippo Quitadamo 51 Moderne vedute: meccanica ondulatoria Mentre gli elettroni assieme proprietà corpuscolari e ondulatorie, di discontinuità e continuità Lo stesso succede alla luce, all’energia Il fattore che collega, come una cerniera, le proprietà di continuità e discontinuità, è la costante della microfisica, nota come costante di Plank (h). prof. Filippo Quitadamo 52 1924: Relazione di De Broglie [1892-1996] E=hν ν = c/ λ E = mc2 da cui: mc2 = h ν ; c 2 mc = h ; λ mc 2 h = c λ h h mc = ; λ = mc λ Tale relazione stabilisce la relazione tra massa di un elettrone e lunghezza d’onda associata (discontinuità e continuità dell’elettrone). prof. Filippo Quitadamo 53 PRINCIPIO DI PAULI (1925) Questo principio giustifica il fenomeno della impenetrabilità dei corpi. prof. Filippo Quitadamo 54 Nel modello planetario e in quello di Bohr gli elettroni sono considerati come cariche elettriche puntiformi, ruotanti attorno al nucleo in orbite planari [circolari o ellittiche]. Secondo la teoria ondulatoria ogni elettrone ha, invece, solo una certa probabilità di trovarsi in una certa porzione di spazio attorno al nucleo. Scompare il concetto di orbita: l’elettrone non è più considerato come un corpuscolo, ma come un’onda materiale che occupa una regione chiamata orbitale. prof. Filippo Quitadamo 55 Dualismo onda corpuscolo Nel 1926 il fisico austriaco Schrödinger (1887 – 1961) con la sua scuola superò il problema considerando l’elettrone anche come onda elettromagnetica (dualismo onda-corpuscolo). prof. Filippo Quitadamo 56 Ψ2 r CONCETTO DI ORBITALE Ψ è detta funzione d’onda, onda di probabilità di presenza dell’elettrone, possibile stato energetico di un elettrone. prof. Filippo Quitadamo 57 Funzioni d’onda Sono funzioni matematiche che descrivono gli elettroni in moto attorno al nucleo. Mentre le funzioni d’onda orbitali descrivono ogni singolo elettrone. L’elettrone è sia particella sia onda La funzione d’onda rappresenta la probabilità della presenza di un elettrone nello spazio attorno al nucleo. Essa si ottiene tramite un’equazione d’onda, che si risolve solo per valori caratteristici [autovalori] corrispondenti ai valori di energia permessa [quantizzazione] Ogni autovalore si ottiene variando il numero quantico principale: l’autofunzione corrispondente rappresenta i diversi tipi di orbitale. prof. Filippo Quitadamo 58 Nell’atomo di Schrödinger gli elettroni non sono più puntini materiali in moto su orbite circolari o ellittiche. Non si può parlare di precise orbite elettroniche, ma solo di maggiore o minore probabilità di presenza dell’elettrone. Al posto delle orbite vi sono delle zone di probabile presenza (orbitale) L’equazione di Schrödinger è il fondamento della meccanica quantistica. prof. Filippo Quitadamo 59 Il principio di indeterminazione Nel 1927 il fisico tedesco HEISENBERG (1901 – 1976) dimostrò che era impossibile determinare con certezza posizione e velocità di un elettrone orbitante e che, invece, era più appropriato parlare di “probabilità” di presenza dell’elettrone in un certo spazio e non di certezza (CONCETTO DI ORBITALE). L’indeterminazione è un limite che la natura stessa pone. prof. Filippo Quitadamo 60 Che cos’è un orbitale La regione spaziale perinucleare in cui la probabilità di trovare l’elettrone è massima [circa il 90%]. Tale probabilità di presenza decresce via via che dal nucleo ci si allontana. L’orbitale è una struttura tridimensionale, come una sfera. prof. Filippo Quitadamo 61 Numeri quantici Sono dei parametri numerici comuni al modello di Bohr e della meccanica ondulatoria, ma con significato diverso. Per Bohr servono a descrivere in termini fisici la dimensione, la forma e l’orientamento dell’orbita. Nel modello ondulatorio servono ad esprimere in termini matematici la dimensione, la forma e l’orientamento dell’orbitale. prof. Filippo Quitadamo 62 Numeri quantici Numero simbolo valori quantico Principale n 1 7 significato Raggio *, livello energia elettrone ed orbitale l 0 n-1 Forma (tipo) ed energia orbitale in un livello; sottolivelli s,p,d,f Magnetico m -l +l Orientamento orbitale, indica il n° orbitali in un sottolivello di spin ms ±½ Angolare Senso rotazione elettrone * Raggio, con una differenza: a ciascun livello non viene associata una distanza fissa nucleo-elettrone, come nel modello di Bohr. prof. Filippo Quitadamo 63 Livelli, sottolivelli ed orbitali Ad ogni livello energetico (1,2,3,4,5 oppure K,L,M,N ….)corrispondono dei sottolivelli di numero pari ad n I simboli per i primi quattro sottolivelli sono: s,p,d,f Ad ogni sottolivello corrisponde un tipo di orbitale con una certa forma [s = sferica; p = bilobata …] prof. Filippo Quitadamo 64 f 4 sottolivelli s,p,d,f; 16 orbitali, 32 elettroni. 3 sottolivelli s,p,d; 9 orbitali, 18 elettroni 2 sottolivelli s,p; 4 orbitali, 8 elettroni 1 sottolivello s; 1Filippo orbitale, 2 elettroni prof. Quitadamo 65 m =-2, -1; 0; +1, +2 m = -1; 0; +1 m =0 m = -1; 0; +1 m=0 prof. Filippo Quitadamom=0 66 Numero quantico di spin prof. Filippo Quitadamo 67 Rappresentazione schematica degli orbitali Possiamo schematizzare un orbitale con un quadratino: Orbitale vuoto, semipieno, pieno.. Gli orbitali sono diversi per dimensioni, energia, forma, orientamento. prof. Filippo Quitadamo 68 Tipi di orbitali: s; p; d; f s = sharp, acuto p = principal , principale d = diffuse, diffuso f = fundamental, fondamentale. Le stesse lettere in maiuscolo (S,P,D,F) vengono usate per classificare le righe degli spettri atomici. prof. Filippo Quitadamo 69 Tipi di orbitali: s; p; Gli orbitali con l = 0 si chiamano s [1s; 2s; 3s; …… 7s], indicati con un quadratino, perché per l = 0, m = 0, cioè ha un solo valore. s Gli orbitali con l = 1 si chiamano p, sono tre, indicati con tre quadratini px py pz Sono tre perché per l = 1, m = -1; 0; +1, cioè ha tre valori. Abbiamo 2p, 3p, 4p … non abbiamo 1p perché per n = 1, l non può essere 1. prof. Filippo Quitadamo 70 Tipi di orbitali: d; f Gli orbitali con l = 2 si chiamano d [3d; 4d; 5d …], indicati con 5 quadratini, perché per l = 2, m = -2; -1; 0; +1; +2, cioè ha 5 valori. Non abbiamo 1d, 2d perché quando n = 1 e 2, l non può essere 1 e 2. Gli orbitali con l = 3 si chiamano f, sono 7, indicati con 7 quadratini. Sono 7 perché per l = 3, m = -3, -2, -1; 0; +1, +2, +3, cioè ha 7 valori. prof. Filippo Quitadamo 71 Forma degli orbitali Un orbitale s è una nube elettronica sferica, di raggio 0,53 angstrom Un orbitale p ha una forma a pera, bilobata Gli altri orbitali hanno forma complessa. prof. Filippo Quitadamo 72 valore di l Lettera Massimo numero di elettroni nel guscio: 0 s 2 = 2x1 1 p 6 = 2x3 2 d 10 = 2x5 3 f 14 = 2x7 4 g 18 = 2x9 prof. Filippo Quitadamo 73 Energia degli orbitali L’energia di un elettrone negli orbitale dipende sia da n che da l: la regola per stabilire la sequenza energetica degli orbitali è n + l. I tre orbitali p, i cinque orbitali d, i sette orbitali f, che hanno lo stesso numero quantico principale, hanno la stessa energia. prof. Filippo Quitadamo 74 Energia degli orbitali Pertanto avremo la sequenza energetica degli orbitali, che poi è l’ordine di riempimento dei 56 orbitali: 1s 2s, 2p 3s, 3p 4s, 3d, 4p 5s, 4d, 5p 6s, 4f, 5d, 6p, 7s, 5f, 6d ……. s<p<d<f prof. Filippo Quitadamo 75 In tutto 56 orbitali in ordine crescente di energia. prof. Filippo Quitadamo 76 Ordine di riempimento orbitali 1. 2. Vediamo ora in quali orbitali si dispongono gli elettroni. Ci sono delle regole: L’elettrone si dispone nell’orbitale con minor energia, seguendo la successione energetica degli orbitali [principio di minima energia] Principio di esclusione di Pauli: ogni orbitale non contiene più di due elettrone e con spin opposto 3. 4. Principio di Hund o della massima molteplicità o della massima comodità Per ogni livello il numero massimo di orbitali è n2 e 2n2 quello degli elettroni. prof. Filippo Quitadamo 77 Livelli e sottolivelli Per n = 1 si ha il livello K Per n = 2 si ha il livello L Per n = 3 si ha il livello M Per n = 4 si ha il livello N ………………… prof. Filippo Quitadamo Per l = 0 si ha il sottolivello s Per l = 1 si ha il sottolivello p Per l = 2 si ha il sottolivello d Per l = 3 si ha il sottolivello f 78 prof. Filippo Quitadamo 79 La configurazione elettronica Ci dà l’esatta misura della reattività di un elemento, perché gli elettroni spaiati o di valenza, sono responsabili delle reazioni e della capacità di formare legami È la rappresentazione grafica della disposizione degli elettroni, tenendo conto di alcune regole: 1. 2. 3. 4. Principio di minima energia (ordine di successione energetica) Principio di Hund Principio di Pauli (un orbitale non contiene più di due elettroni) Per ogni livello il numero massimo di orbitali è n2 e 2 n2 elettroni. prof. Filippo Quitadamo 80 4Be 1s2 2s2 5B 1s2 2s2 2p1 Gruppo: s2 p1 prof. Filippo Quitadamo 81 6C 1s2 2s22p2 7N prof. Filippo Quitadamo 1s2 2s22p3 82 1s2 1s2 2s 2s22p1 1s2 2s22p2 1s2 2s22p4 1s2 2s22p5 1s1 1s2 2s2 1s2 2s22p3 1s2 2s22p6 1s2 prof. Filippo Quitadamo 83 prof. Filippo Quitadamo 84 Sistema Periodico degli elementi blocco “s” blocco “p” blocco “d” blocco “f” prof. Filippo Quitadamo 85 Diminuisce Volume atomico nella tavola periodica: scendendo nel gruppo il volume atomico aumenta perché aumenta n. Spostandoci nel periodo diminuisce, perché aumenta il numero dei protoni e quindi la forza attrattrice del nucleo verso gli elettroni [Campbell]. prof. Filippo Quitadamo 86 Potenziale di ionizzazione ed elettronegatività nella tavola periodica prof. Filippo Quitadamo 87