APOPTOSI E NECROSI Per necrosi si intende la morte cellulare accidentale, che coinvolge contemporaneamente gruppi più o meno estesi di cellule, facenti parte di un tessuto o di un organo. Le cause sono di vario tipo: •Traumi •Anossia •Ischemia •Ipertermia •Esposizione al calore •Azione di veleni o tossine A seconda della natura dell’agente lesivo, la necrosi interviene: •per massicce variazioni osmotiche, •per arresto dell’apporto di ossigeno o di sostanze nutritive, •per denaturazione di proteine (strutturali ed enzimatiche) Tuttavia la necrosi può essere preceduta da un danno subletale quando l’intensità degli stimoli è al di sotto di una certa soglia, che varia da tessuto a tessuto e che a sua volta può evolvere in tre direzioni: adattamento, necrosi apoptosi ADATTAMENTO Entro certi limiti, eccessive stimolazioni fisiologiche o alcuni stimoli patologici possono innescare varie forme di adattamento cellulare, morfologico o fisiologico/funzionale, grazie alle quali le cellule acquisiscono nuove caratteristiche che, seppure anomale, ne preservano la vitalità e ne modulano la funzione ad un dato stimolo. SE i limiti di una risposta adattativa vengono superati oppure se in qualche modo l’adattamento non è possibile si verificano una serie di eventi genericamente chiamati DANNO CELLULARE. Il danno cellulare è reversibile fino ad un certo punto, ma se lo stimolo persiste oppure è grave fin dall’inizio la cellula raggiunge un punto di non ritorno e va incontro al danno cellulare irreversibile e alla morte cellulare. RISPOSTE CELLULARI AL DANNO A.Danno subletaleadattamento cellularedi tipo variomorfologico e fisiologico: •adattamenti metabolici •adattamenti strutturaliriguardano modificazioni della crescita, delle dimensioni e del differenziamento cellulare; •iperplasia:aumento del numero delle cellule in un dato tessuto o in un organo •ipertrofia: aumento delle dimensioni delle cellule(ipoplasia) •atrofia(ipotrofia): diminuzione delle dimensioni e della funzione cellulare •metaplasia: alterazione del differenziamento cellulare;Risposte adattative reversibili: cessano dopo la rimozione dello stimolo.B. Danno letaleNECROSI O APOPTOSI Le cellule necrotiche esplodono, riversando il loro contenuto sulle cellule adiacenti e scatenando una risposta flogistica a carico dell’area occupata dai detriti delle cellule morte. In seguito subentra il richiamo chemiotattico dei leucociti che ha come scopo un duplice effetto: da un lato la fagocitosi dei detriti, dall’altro il rilascio da parte di esse di enzimi lisosomiali che agiscono sulle cellule morte, facilitandone la dissoluzione. Perdita della capacità omeostatica: assorbimento di acqua e ioni,aumento delle dimensioni cellulari e mitocondriali, dissoluzione nucleare.Rottura della membrana plasmatica,rilascio di enzimi proteoliticiche provocano Infiammazione. Meccanismi di azione del danno intracellulari particolarmente vulnerabili:integrità delle membrane cellulari; respirazione aerobia; sintesi proteica; integrità correlate che, indipendentemente dal preciso punto di attacco, il danno in una sede porta ad un Meccanismo di azione del dannoPer alcuni agenti dannosi i siti biochimici di attacco sono ben definiti (tossine batteriche, cianuro inibisce la citocromo ossidasi) ma in generale le cause precise che portano a morte cellulare non sono conosciute. In generale si può dire che la glicolisi, il ciclo dell’acido citrico e la fosforilazione ossidativa sono particolarmente vulnerabili. Indipendentemente dall’agente scatenante le maggiori cause di morte sono:A.deplezionedi ATP(prodotto dalla fosforilazione ossidativa e dalla glicolisi) e la diminuita sintesi di ATP sono conseguenze comuni del danno ischemico e tossico;B.ossigeno e radicali liberi derivati dall’ossigeno; questi si formano durante la riduzione dell’ossigeno molecolare ad acqua;C.calcio intracellularee dei mitocondri e reticoloendoplasmaticodaATPasiassociate alla membrana. Interruzione di ATP o aumento non specifico dellapermiabiltàdi membrana fanno aumentareCa intracellulare.Qsattiva numerosi enzimi (fosfolipasi; proteasi,ATPasi,endonucleasi)D.Difetti della permeabilità di membranaE. I meccanismi d'azione con cui le varie cause di necrosi cellulare agiscono sulla cellula possono essere diversi, ma sono sostanzialmente riconducibili a danni diretti sulle strutture di membrana o alterazioni degli enzimi coinvolti nel metabolismo energetico, che si riflettono sulla permeabilità selettiva della membrana cellulare. •Si verifica entrata di Na+e fuoriuscita di K+. La ridistribuzione cationica è accompagnata da spostamento di liquidi e rigonfiamento cellulare •Il mancato funzionamento delle pompe cationiche o i danni diretti sulla membrana provocano un aumento soprattutto di Ca+ +intracellulare che entra nella cellula mosso da un alto gradiente di concentrazione. •L'aumento del Ca+ +citosolico attiva le fosfolipasi di membrana che degradano i fosfolipidi della membrana aumentando il danno cellulare. •Le idrolasi rilasciate dai lisosomi(autolisi) producono una rapida accelerazione della distruzione cellulare •Il DNA viene esposto all'azione delle desossiribonucleasi lisosomiali dalla digestione proteolitica degli istoni APOPTOSI Il concetto che le cellule morissero durante il loro sviluppo naturale era già stato ipotizzato più di 200 anni fa. Già nel XVII secolo Harveyaveva osservato il rimodellamento del cuore di un embrione mentre nel XVIII secolo R.Hookaveva constatato che alcune cellule del tronco della quercia erano sottoposte a quello che lui interpretò essere una sorta di morte fisiologica. Il primo scienziato ad osservare e descrivere la morte cellulare nel sistema nervoso di embrioni di rospo fu Carl Vogtnel XIX secolo (1842). Ancora nello stesso secolo (anno 1889) va collocata una pietra miliare delle scoperte che hanno indirizzato verso il concetto di morte programmata. In quell’anno August Weismannpubblicò infatti un trattato sull’eredità si cominciava a prendere atto che l’organismo contenesse un’ informazione che ne programmava il tempo di vita più lungo rispetto ad altre. Il concetto di morte cellulare naturale fu riscoperto intorno agli anni ’50 con le scoperte di Saunders(1948) che mostrò che esisteva un tipo di morte naturale scandito da stimoli intrinseci e precisi tempo-dipendenti o di Rita Levi Montalcini e Hamburgernel 1949 che avrebbero portato alla consapevolezza che molti neuroni vengono persi nel corso della normale neurogenesi, o ancora si ricordi l’importantissima pubblicazione di Glucksmann nel 1951 che sottolineava l’esistenza di un processo di eliminazione naturale di strutture non più utili da parte degli organismi. Nel 1965 Lockshin e Williams, lavorando sulla metamorfosi degli insetti, estesero il concetto e introdussero il termine “morte programmata”. Intorno al 1977 J. Sulstone H.R.Horvitzfornirono una prima comprensione del fenomeno dal punto di vista genetico dallo studio del nematode C.Elegansche inizialmente genera 1090 cellule somatiche per poi perderne 131 durante lo sviluppo. Nel 1988 David Vouxe colleghi identificarono un componente fondamentale del sistema (Bcl-2) negli invertebrati. La biologia di questo gene venne studiata a fondo da Stanley Korsmeyere colleghi. Il primo elemento di riconoscimento del fenomeno apoptotico che non avesse a che fare con la morfologia si presentò di pari passo con l’osservazione che la morte cellulare fosse accompagnata solitamente dalla rapida attivazione di endonucleasi(H.Wyllie, 1980). Confronti tra aspetti morfologici e anatomici di vertebrati e invertebrati erano stati fatti fin dal 1969, ma solo nel 1992 venne reso noto che il gene Bcl-2umano poteva inibire la morte cellulare nel nematode. Si ricordano inoltre le scoperte di Yuan del 1993 e di Newmeyere Reeddel 1994 i quali scoprirono che l’esecuzione dell’apoptosi è mediata dai mitocondri. Nel 1999 Lodish, Desaghere Martinouparlarono di come l’apoptosi poteva essere innescata dall’estrusione del citocromo c nel citoplasma. Recentemente le conoscenze riguardo alla morte cellulare si sono moltiplicate e più il campo di ricerca si estende, prima verranno proposti nuovi agenti terapeutici capaci di trattare quelle malattie legate ad un inappropriato controllo del complesso fenomeno della morte cellulare programmata. La parola deriva dal greco -da , -cadere giù fu utilizzato per la prima volta dal Prof. James Cormack(Dipartimento di Greco, Università di Aberdeen). A differenza della necrosi l’apoptosi è un processo attivo, durante il quale la cellula stessa accende uno specifico programma che ne determina la morte, una sorta di suicidio. Il processo apoptotico, sebbene abbia nei vari modelli caratteristiche comuni, sicuramente non é un fenomeno univoco, può essere spontaneo o indotto da agenti di diverso genere. Nel corso dell’apoptosi: il DNA si frammenta il citoscheletro collassa la cromatina si condensa la cellula si contrae formando una Importante normalmente in processi fisiologici e di sviluppoperché elimina cellule non funzionali o strutturalmente inutiliinterviene: •NELLO SVILUPPO: maturazione sistema immune, morfogenesi, embriogenesi •NELL’ADULTO: DNA danneggiato e riparazione delle ferite serie di bolle (BLEBS) che, separandosi dalla cellula, formano i corpi apoptoci, i quali vengono fagocitati da circolanti professionali o da cellule epiteliali contigue (fagociti occasionali) Aspetti morfologico funzionali dell'apoptosi Modificazione delle dimensioni cellulari: la condensazione citoplasmatica provoca una contrazione cellulare. Modificazioni della membrana plasmatica: cambia la distribuzione dei fosfolipidi di membrana. Durante lo stimolo apoptotico la fosfatidilserina(PS) trasloca dalla parte citoplasmatica alla parte extracellulare della membrana plasmatica. Distruzione della fisiologia mitocondriale: depolarizzazione del potenziale di membrana mitocondriale e alterazione della permeabilità della membrana mitocondriale esterna con conseguente rilascio di citocromo-cnel citosol. Modificazioni citoplasmatiche: il rilascio di citocromo-c dai mitocondri provoca l’attivazione delle caspasi in grado di tagliare diversi substrati citoplasmatici e nucleari. Modificazioni nucleari: la firma biochimica dell’apoptosi è la regolare frammentazione del DNA dovuta al taglio fra le unità nucleosomali. Famiglia di proteasi che hanno una cisteina (c-) nel sito attivo etagliano proteine bersaglio a livello di residui di acido aspartico (-asp-). Sono formate da due subunità che formano un eterodimero e due di questi dimeri si uniscono per formare il tetramero attivo. Le caspasi attive generano reazione a catena:CASCATA DELLE CASPASICASPASI INIZIATRICI:pro-caspasi che operano all’inizio, sono attivate da:-stimoli extracellulari (capsasi-8 e caspasi-10)-rilascio citocromo c nel citosol (caspasi-9)CASPASI EFFETTRICI:Caspasi-3,-6,-7: sono responsabili della rottura proteolitica di importanti substrati citoplasmatici e nucleari Si può dire che l’apoptosi abbia inizio all’attivazione delle caspasi in conseguenza a segnali di diverso tipo che indicano tutti la necessità che una determinata cellula venga eliminata per apoptosi. L’attivazione delle caspasi è resa possibile dall’innesco di una cascata di eventi molecolari che possono essere indotti in modi differenti. Le fasi in cui può essere suddivisa l’apoptosi sono quindi due: e le caspasi agiscono per causare la vera e propria morte cellulare. L’attivazione delle caspasi è dovuta a due meccanismi che di per sé sono separati, ma che convergono entrambi al medesimo scopo. La due vie possibili sono dette: Via estrinseca e via intrinseca Alla base di esse vi sono fenomeni molecolari profondamente diversi, ma non si deve dimenticare che le due vie possono interconnettersi a più livelli. La via estrinseca si basa su un sistema classico di interazione recettore-ligando che, una volta attivato, determina l’interazione di più pro-caspasi con alcune proteine attivatrici. Questi recettori di morte appartengono ad una famiglia genica che comprende recettori simili al TNF-R (Recettore per il Tumor Necrosis Factor) tra i quali il più studiato in termini di segnalazione apoptotica è il Fas. Il Fas è costituito da: •un dominio extracellulare interazione con ligando specifico •un dominio trans-membrana •dominio di morte (DD) regione citoplasmatica organizzata in a-eliche Il Fas è presente sulla membrana plasmatica di tutte le cellule, mentre il suo ligando, FasL, è espresso solo da tipi cellulari specifici. FasL induce l’aggregazione del recettore, successivamente la proteina FADD si lega al dominio di morte del recettore mediando il reclutamento del proenzima Caspasi-8 presso il recettore. L’avvicinamento di più Pro-Caspasi-8 stimola la dimerizzazione di due pro-enzimi con il conseguente cambio conformazionale richiesto per l’innesco dell’attività proteolitica. La via intrinseca è sotto il diretto controllo del mitocondrio e viene innescata in seguito al rilascio di specifici componenti mitocondriali. La caspasi regolativa è la Caspasi-9, che contiene un pro-dominio regolativo contraddistinto da una serie di a-eliche denominato CARD (CaspaseActivationand RecruitmentDomine), il quale media le interazioni proteina-proteina riconoscendo un altro dominio CARD presente su altre proteine. Nell’uomo, il gene che rappresenta il punto cruciale della cascata che attiva le caspasi è Apaf1(ApoptoticProteaseActivatingFactor-1), che contiene un dominio CARD, che può interagire con il CARD della caspasi-9. L’evento che promuove il legame tra Apaf-1e caspasi-9 consiste nell’arrivo nel citoplasma di un terzo componente, il citocromo c normalmente presente nel mitocondrio, che determina un cambiamento conformazionale in Apaf-1consentendo il riconoscimento e l’interazione del suo dominio CARD con quello della caspasi-9; si forma così una ruota proteolitica detta apoptosoma, formata da sette dimeri di caspasi-9 che interagiscono con sette monomeridi Apaf-1. Il meccanismo di funzionamento di questa via si basa sull’equilibrio che si viene a stabilire tra la presenza di molecole pro-eantiapoptoticheche regolano la permeabilità mitocondriale e il rilascio di induttori di morte sequestrati all’interno dei mitocondri REGOLAZIONE DELLA VIA INTRINSECA Le proteine Bcl2 dei mammiferi regolano la via intrinseca dell’apoptosi controllando il rilascio del citocromo c e di altre proteine mitocondriali. Le Bcl2si dividono in: BH123(Baxe Bak) e le BH3; gruppo appartiene Blc2stessa e BclXL (prodotto dello splicingalternativo diBclX); La fase terminale dell’apoptosi è mediata da una cascata proteolitica verso cui convergono i vari meccanismi di innesco. Le caspasi di inizio infatti mediano l’attivazione delle caspasi effettrici, che una volta attivate clivano le proteine citoscheletriche e quelle della matrice nucleare, distruggendo quindi il citoscheletro e portando alla frammentazione del nucleo. Nel nucleo i bersagli dell’attivazione delle caspasi comprendono proteine coinvolte nella trascrizione, nella replicazione e nella riparazione del DNA. In particolare, l’attivazione della caspasi 3attiva una DNasi citoplasmatica (CAD), clivando un inibitore dell’enzima (ICAD). Nel caso dell’apoptosi mediata dai linfociti T citotossici (CTL), è possibile saltare le fasi di inizio e passare subito alla fase effettrice. Questi infatti, una volta riconosciuta la cellula bersaglio, attraverso specifici segnali da questa appositamente esposti sulla membrana, secernono perforina. Questi contengono una serina proteasi chiamata granzima B che fa le veci di una caspasi effettrice e taglia le proteine a livello dei residui di acido aspartico attivando così una grande quantità di caspasi. In definitiva i CTL uccidono la cellula bersaglio passando direttamente alla fase effettrice dell’apoptosi. Non appena la cellula intraprende la via dell’apoptosi, essa secerne anche dei fattori solubili in grado di reclutare i fagociti. Il reclutamento dei fagociti consente una rapida eliminazione delle cellule apoptotiche, prima che esse vadano incontro al rilascio del loro contenuto cellulare in modo da evitare una conseguente risposta infiammatoria. E’ importante comunque ricordare che i fagociti si comportano differentemente nei confronti delle cellule apoptotiche di quanto non facciano rispetto ai batteri per esempio, cercando di minimizzare la produzione di citochine pro-infiammatorie. Il riconoscimento della cellula apoptotica da parte del fagocita è facilitata da molecole marcatrici che le cellule stesse espongono sulla loro membrana permettendo il riconoscimento. Le cellule apoptotiche possono inoltre essere opsonizzate per la fagocitosi attraverso il legame di sostanze secrete appositamente dai fagociti stessi. Il processo fagocitario è così efficiente che le cellule morte scompaiono senza lasciare la minima traccia e l’infiammazione è praticamente assente. Gli inibitori dell’apoptosi (IAP) sono stati identificati per la prima volta in certi virus di insetto, codificano proteine che impediscono alle cellule del virus di suicidarsi per apoptosi. Tutti gli IAP hanno uno o più domini BIP (baculovirus IAP repeat)che permettono loro di legarsi alle caspasi attivate e di inibirle, stabiliscono infatti una soglia inibitrice che le caspasi attivate devono superare per scatenare l’apoptosi. In Drosophilaquesta barriera inibitrice può essere neutralizzata da proteine anti-IAP, che sono prodotte in risposta a vari stimoli apoptotici. L’apoptosi interviene in processi fisiologici L’apoptosi ha un ruolo complementare, ma opposto a quello della mitosi e della proliferazione cellulare nella regolazione delle popolazioni cellulari. Si stima che per mantenere l’omeostasi in un corpo umano adulto sia necessaria la sintesi di circa 10 miliardi di nuove cellule ogni giorno per bilanciare la perdita di quelle che muoiono per apoptosi. Questo numero può inoltre crescere significativamente quando si ha un aumento di apoptosi durante il normale sviluppo e invecchiamento o in caso di malattia. Da ricordare che un ruolo molto importante nel mantenimento dell’omeostasi numerica è svolto dai fattori di crescita, che hanno sia la funzione di indurre le cellule bersaglio alla proliferazione, sia quella di svolgere il ruolo di “fattori di sopravvivenza”. Tra cui l’impianto dell’ovocita, l’organogenesi, l’involuzione di strutture durante lo sviluppo e la metamorfosi. Ne è un esempio la perdita delle membrane interdigitali e l’apertura della rima palpebrale durante lo sviluppo del sistema nervoso e immunitario. Distruzione delle cellule endometriali durante il ciclo mestruale, l’atresia dei follicoli ovarici nella menopausa, la regressione della mammella dopo lo svezzamento. •NELL’ELIMINAZIONE DELLE CELLULE CHE PERDONO ACCIDENTALMENTE CONTATTO CON IL TESSUTO D’ORIGINE(ANOIKIS):Si tratta del programma apoptotico che viene attuato quando la cellula perde contatto con le cellule circostanti. E’ una prima forma di protezione degli organismi multicellulari nei confronti della possibilità che delle cellule vadano in sedi improprie. •MORTE DELLE CELLULE DELL’OSPITE CHE HANNO ESAURITO LA LORO UTILITA’:E’ questo il caso dei neutrofili durante la risposta infiammatoria acuta e i linfociti al temine di una risposta immunitaria. In queste situazioni le cellule vanno incontro ad apoptosi in quanto private dei necessari segnali di sopravvivenza. •NEL DANNO CELLULARE O NELL’INFEZIONE:Molte sostanze tossiche, farmaci, radicali liberi dell’ossigeno e radiazioni ionizzanti causano danni al DNA o gravi stress al reticolo endoplasmatico o ai mitocondri: tutte queste condizioni, qualora superino una certa soglia, possono indurre la morte per apoptosi. L’apoptosi può essere determinata anche dall’accumulo di proteine non correttamente folded, nel qual caso si ha stress del reticolo endoplasmatico, evento scatenante la morte cellulare. Le infezioni virali fanno anch’esse scattare nella cellula un meccanismo a livello del sistema immunitario che tende a indurre apoptosi, anche in questo caso per difendere l’organismo intero dalla propagazione virale. A livello del sistema immunitario l’apoptosi è in particolare indotta dai linfociti citotossici, proprio come difesa contro virus e tumori per eliminare le cellule infettate e quelle neoplastiche (lo stesso meccanismo è responsabile del rigetto cellulare nei trapianti). DIFETTO APOPTOSINon consente un turn-over sufficientemente veloce delle cellule anormali, che non possono perciò venire adeguatamente sostituite in quanto la loro sopravvivenza è prolungata. CANCRO tumori con mutazioni di p53 oneoplasie ormonodipendenti(es. carcinomi di mammella, prostata e ovaia) MALATTIE AUTOIMMUNIche insorgono in seguito alla mancata eliminazione dei linfociti autoreattividopo l’incontro con gli antigeni self. DIABETE DITIPO I AUMENTO APOPTOSI In queste malattie si ha una perdita notevole di cellule normali o di cellule con funzione difensiva. MALATTIE NEURODEGENERATIVE •Atrofia Muscolo Spinale (SMA) •Sclerosi Laterale Amiotrofica(SLA) •Malattia di Alzheimer •Malattia di Parkinson DANNO ISCHEMICO MORTE DELLE CELLULEINFETTATE DA VIRUS DIFETTO APOPTOSICANCROCELLULE CANCRO DISATTIVAZIONE PUNTI CELLULE DANNEGGIATECONTROLLO CICLO CELLULARE EVITANO APOPTOSIINTERFERONI –a e –b INDUCONO TRASCRIZIONE GENE p53AUMENTO PROTEINE p53ONCOSOPPRESSORI •L. Yang ha riportato in un articolo del 2003, il risultato del lavoro svolto riguardo il segnale di morte difettoso in un tipo di cancro delle cellule polmonari (NCI-H460): La proteina XIAP(inibitrice dell'apoptosi X-linked) è sovra-espressa nelle cellule H460.Le XIAP legano la forma attivata della caspasi-9, e sopprimono l'attività dell'attivatore apoptotico citocromo c. La via apoptotica è stata trovata altamente ripristinata nelle cellule H460 che presentavano un peptide Smacche lega le IAP (proteine inibitrici l'apoptosi). •La sovraespressionedell'inibitore di apoptosi Bcl-2è frequente nel linfoma follicolare. •Un interessante caso di riutilizzo dei prodotti dell'apoptosi è stato presentato da M. L. Albert in un articolo: egli descrive come le cellule dendritiche fagocitino le cellule tumorali apoptotiche; dopo la maturazione, queste cellule dendritiche presentano l'antigene ai linfociti T killer, che poi diventano specifici per distruggere le cellule che stanno subendo una trasformazione maligna. Questa via apoptosi-dipendenteper l'attivazione dei linfociti T non è presente durante la necrosi ed ha aperto interessanti possibilità nella ricerca sull'immunità tumorale. DIFETTO APOPTOSIMALATTIE AUTOIMMUNIL'apoptosi può giocare un ruolo importante nelle malattie autoimmuni sotto due diversi aspetti: •DIFETTI REALIZZAZIONE APOPTOSI:persistenza e proliferazione di linfociti autoreattiviche possono scatenare una risposta di natura autoimmune e contemporaneamente dar vita a linfoproliferazionenon maligna. •ECCESSIVA MORTALITA’ DIUN TESSUTO:manifestazioni di ipersensibilità secondarie e determinate da uno stato di infiammazione cronica.Diabete di tipo I:difetti nel funzionamento di Fas a carico delle isole pancreatiche.Mutazioni genetiche come causa di difetti apoptotici nel sistema immunitario ha finora ottenuto risultati positivi solo per quanto riguarda il sistema Fas/FasL.Sia nei modelli murini che nell'uomo tali mutazioni sembrano essere associate prevalentemente a sindromi linfoproliferativedi tipo autoimmune.Sebbene ciò indichi una stretta correlazione tra Fas e autoimmunità la ricerca di mutazioni nei pazienti non ha finora fornito i risultati attesi.La stessa linfoproliferazionenon è necessariamente legata all'insorgenza delle malattie autoimmuni.Sebbene la perdita della tolleranza sia considerata la principale causa di tali patologie i dati in nostro possesso ci permettono di formulare ipotesi solo sulla base di fattori di rischio potenziali ECCESSO DIAPOPTOSIMALATTIE NEURODEGENERATIVELa graduale perdita di neuroni in diverse parti del cervello caratterizza gran parte delle patologie neurodegenerative. Dato che il sistema nervoso centrale (SNC) durante lo sviluppo è sede di un’intensa attività apoptotica e che nel periodo adulto la sopravvivenza cellulare dipende dall’espressione di geni antiapoptoticiquali Bcl-xLsi è ipotizzato che esso sia un tessuto particolarmente suscettibile ai difetti dei pathwayapoptotici. Tale ipotesi è avvalorata da numerose evidenze sperimentali che mostrano un coinvolgimento dell’apoptosi nello sviluppo di diverse malattie dell’SNC. •ATROFIA MUSCOLO SPINALE (SMA) :degenerazione dei motoneuroni spinali causata da delezionedel gene SMA che normalmente promuove l’attività della proteina antiapoptoticaBcl-2; •MALATTIA DIALZHEIMERè associata a diverse mutazioni in geni che codificano per proteine coinvolte più o meno direttamente nel processo apoptotico. Come la presenilina2, che sembra agire a valle di Fas. Se la presenilina2 è mutata questa inibizione non avviene e FasL viene iperespressoinducendo l’apoptosi nei neuroni dopaminergici. Il coinvolgimento del processo apoptotico nella malattia di Alzheimer è stata osservata anche a livello delle placche beta amiloidi, aggregati proteici insolubili caratteristici della patologia che, accumulandosi nel tessuto cerebrale, causano la necrosi di intere aree del cervello. In linee cellulari neuronali si è infatti osservato che i peptidi delle placche beta amiloidi sono in grado di inibire la trascrizione dei geni antiapoptotici(Bcl-2) e di stimolare invece quella di geni proapoptotici(Bax), rendendo i neuroni più suscettibili alla morte, soprattutto in risposta allo stress ossidativo. •SCLEROSI LATERALE AMIOTROFICA (SLA):progressiva perdita di motoneuroni spinali. Il fatto che proteine antiapoptotichepossano rallentare la malattia in modelli animali suggerisce un importante ruolo dell’apoptosi; •MALATTIA DIPARKINSON: ruolo dell’apoptosi nel determinare la progressiva perdita dei neuroni dopaminergicinigrostriatali. In particolare si è scoperto che la selegilina, farmaco storico utilizzato nel trattamento della malattia esercita il suo effetto neuroprotettivoalterando l’espressione, tra gli altri, dei geni antiapoptoticiBcl-2 e Bcl-xL.•ISCHEMIA CEREBRALE: Sebbene nell’ischemia grave il cuore della lesione sia prevalentemente formato da tessuto necrotico, nelle zone circostanti prevale il processo apoptotico, accompagnata da iperespressionedelle caspasi, soprattutto della caspasi 3. Facendo iperesprimereagli animali proteine antiapoptoticheo inibitori specifici di caspasi si è osservato un danno cerebrale più ridotto dopo induzione di ischemia. • 11 Caspasi nell’uomo - 6 apoptotiche3 Caspasi iniziatrici (Casp-8, -9, -10) hanno grossi domini di attivazione (129-219 aa.), contengono DED e CARD per il legame agli adattatoriattivatori e per il reclutamento • 3 Caspasi effettrici (Casp-3, -6, -7) svolgono compiti esecutivi nell’apoptosi vera e propria, degradano proteine ... • 5 Caspasi coinvolte nell’attivazione di citochine (interleukin converting enzymes ...) I substrati delle caspasi • Proteine del citoscheletro • Proteine del nucelar envelope • Fattori di trascrizione • Proteine della regolazioen del ciclo cellulare • Proteine della trasduzione del segnale • Replicazione del DNA • Circa 60 targets diversi Approfondimento L’apoptosi è la morte programmata cellulare ed è un meccanismo intrinseco di autodistruzione della cellula. Si tratta di un fenomeno molto importante durante l’embriogenesi (es. nella regressione delle pliche interdigitali); nella metamorfosi e durante la vita dell’adulto (es. per il mantenimento dell’omeostasi numerica tissutale; nella selezione clonale negativa dei linfociti T autoreattivi; in presenza di atrofia dovuta ad assenza di stimolazione; nella distruzione di quelle cellule il cui DNA risulta danneggiato o mutato). L’apoptosi, la cui prima descrizione morfologica risale al 1842 da parte di Vogt, ha inizio con la perdita dei microvilli e delle giunzioni intercellulari, la riduzione del volume cellulare e alterazioni morfo-funzionali del nucleo (addossamento della cromatina) e termina con la frammentazione della cellula in corpi apoptotici. Si tratta di un processo attivo che richiede energia, trascrizione genica e sintesi proteica e risulta dal bilancio tra i segnali di morte e di sopravvivenza. Per quanto riguarda le caratteristiche biochimiche, la morte programmata è caratterizzata dall’esternalizzazione della fosfatidilserina ad opera della flippasi e dall’attivazione di enzimi come le caspasi, cistein-proteasi iniziatrici ed effettrici, attivate in seguito ad auto-clivaggio e responsabili, a loro volta, del clivaggio di substrati a valle; le transglutaminasi, che creano legami molto forti tra le proteine per formare uno scaffold protettivo nella membrana cellulare per la resistenza ad agenti litici; le endonucleasi, che degradano la cromatina in frammenti caratteristici tutti multipli di 200 pb (ladder pattern). L’apoptosi può essere innescata tramite due vie: la via estrinseca o recettoriale e la via intrinseca o mitocondriale. La prima via passa attraverso l’attivazione di specifici recettori (Fas, CD95, Killer/DR5), i cui domini di morte (death domain o DD) nella porzione intracellulare sono in grado di reclutare specifiche molecole adattatrici, come FADD, i cui domini effettori di morte (death effector domain o DED) sono, a loro volta, in grado di reclutare i DED domain di specifiche caspasi iniziatrici come la caspasi 8: a questo punto, due caspasi 8 vengono a trovarsi vicine e si auto-clivano secondo la logica trans e danno origine a un tetramero attivo, con attività cistein-proteasica nei confronti di caspasi effettrici e di altri specifici substrati a valle (Fig 1B). La via intrinseca, invece, è innescata, da una parte, tramite l’attivazione di specifiche proteine pro-apoptotiche come Bid, Bad, Bak e Bax e dall’altra, tramite l’inattivazione di proteine anti-apoptotiche come Bcl-2 e Bcl-XL. Il bilancio tra le prime e le seconde proteine determina il prevalere dell’apoptosi o della sopravvivenza cellulare. Quando nella cellula prevalgono le proteine pro-apoptotiche, si ha un aumento della permeabilità mitocondriale e il conseguente rilascio del citocromo c, che attiva e fa assumere una conformazione distesa ad Apaf-1, i cui CARD domain sono in grado di interagire con i CARD domain di caspasi iniziatrici, come la caspasi 9 (Fig 1A). Fig.1 Le due vie apoptotiche sono strettamente correlate e dipendenti l’una dall’altra: l’attivazione della via estrinseca, e quindi della caspasi 8, porta al clivaggio della proteina pro-apoptotica Bid, dando origine alla forma tronca tBid, che agisce direttamente a livello mitocondriale sulle proteine Bax e Bak, inducendo la loro oligomerizzazione. Gli oligomeri di Bax e Bak, che si sono così formati, danno origine alla formazione di veri e propri pori sulla membrana esterna del mitocondrio, favorendo l’aumento della permeabilità mitocondriale e il conseguente rilascio del citocromo c, dell’endonucleasi G, di Smac/Diablo (proteina che lega e inibisce le XIAP, cioè le proteine che inbiscono l’apoptosi), di AIF (il fattore che induce apoptosi) e di altri fattori apoptotici (Fig.2). Fig.2 P53 E L’APOPTOSI: p53 è un oncosoppressore essenziale per prevenire una proliferazione inappropriata delle cellule e per mantenere l’integrità del genoma in seguito all’attivazione di specifici oncogeni o in seguito a vari stimoli di stress genotossici. I livelli di p53 sono tenuti bassi dal suo normale turnover di proteolisi da parte dell’ubiquitina ligasi MDM2. Una volta attivata, p53 può indurre, a seconda delle circostanze, l’arresto del ciclo cellulare o l’apoptosi. Ma da cosa dipenda l’attivazione dell’uno o dell’altro fenomeno non è ancora chiaro. Ci sono diversi modelli che danno possibili spiegazioni riguardo l’azione di p53 nell’induzione di questi fenomeni; due di questi modelli sono: “p53 dumb” e “p53 smart” (K.H.Vousden, Cell 2000). Secondo il primo modello, l’induzione da parte di p53 dei geni per l’arresto del ciclo cellulare e dei geni apoptotici è la stessa in tutte le condizioni. In base al modello “p53 smart”, invece, l’espressione differenziale delle due categorie di geni sarebbe causata da p53 stessa: in particolare, è stato visto che alti livelli di p53 attivano preferenzialmente i geni apoptotici, i cui promotori, infatti, sono legati da p53 a bassa affinità. Inoltre, modificazioni post-traduzionali di p53, ad esempio, la fosforilazione sul residuo di serina 46, favorirebbero la trascrizione dei geni apoptotici: questo sarebbe dovuto al fatto che tali modificazioni alterano la specificità di legame di p53 ai promotori apoptotici e a co-attivatori specifici per l’apoptosi (Fig.3). Fig.3 Tra i co-attivatori specifici per l’apoptosi vi sono: ASPP1, p63, p73 e STAT1; perché le cellule vadano in apoptosi, p21, ossia l’inibitore delle chinasi, cicline-dipendenti, deve essere inibito, altrimenti si avrebbe l’arresto del ciclo cellulare e non apoptosi. E’ importante che p21 e la proteina 14-3-3σ siano inattive. A questo proposito, e’ stato visto che c-Myc porta all’apoptosi inibendo l’arresto del ciclo cellulare. Questa proteina è , infatti, reclutata da Miz-1 per sopprimere in modo specifico il promotore di p21. Anche hDaxx è in grado di reprimere p21. Il bilancio tra p21 e PUMA, che interagisce con Bcl-2 e promuove la traslocazione al mitocondrio e la multimerizzazione di Bax, sembra essere decisivo nel determinare la risposta dell’attivazione di p53. Inoltre, l’arresto del ciclo cellulare potrebbe, in qualche modo, inibire la risposta apoptotica. La prevalenza di arresto del ciclo Fig.4 cellulare o di apoptosi dipende, inoltre, dall’interazione del pathway di p53 con altri pathway cellulari: infatti, l’attivazione dei target apoptotici da sola, non è sufficiente a indurre apoptosi in alcune cellule, e a prevenire l’induzione di p21: altri regolatori del ciclo cellulare sono necessari per guidare le cellule verso l’apoptosi. (Fig. 4) (J.Yu e L.Zhang, Molecular Cell Biochemical and Biophysical Research Communications, 2001). L’induzione dell’apoptosi da parte di p53 può avvenire in modo trascrizione dipendente e trascrizione indipendente, tramite un diretto reclutamento di p53 sulla membrana mitocondriale (Fig.5) (U.M.Moll, Letters 2001). Fig.5 Per quanto riguarda l’induzione dell’apoptosi in modo trascrizione dipendente, p53 attiva la trascrizione dei recettori di morte (DR5, CD95,Fas); di proteine proapoptotiche della famiglia BH3 –only (Bax, PUMA, NOXA, Bid); di adattatori apoptotici come Apaf-1; della proteina PIG-3 che induce stress ossidativo e causa un aumento dei radicali reattivi dell’ossigeno; di IGF-BD (insulin growth factor-binding protein), che compete per il legame con l’IGF1R, bloccando la via di trasduzione dei segnali di sopravvivenza trasmessi da questo recettore in presenza dell’IGF1. Inoltre, p53 reprime la trascrizione di proteine anti-apoptotiche come Bcl-2 e Bcl-XL (Fig.6) (R.V. Sionov, Oncogene 1999). Fig.6 Quindi, p53 promuovendo la trascrizione dei propri target, attiva indirettamente sia la via estrinseca che la via intrinseca dell’apoptosi. Nell’articolo “PUMA, a novel proapoptotic gene, is induced by p53”, pubblicato sulla rivista Molecular Cell da Nakano e Vousden nel 2001, viene descritto il modo in cui è stato identificato PUMA (p53 upregulated modulator of apoptosis). Sono stati effettuati dei microarray per comparare i pattern di espressione in cellule con o senza p53. Con questo approccio, sono stati identificati diversi geni la cui espressione è attivata in risposta all’induzione di p53. Tra questi, era stato trovato un gene, la cui sequenza era omologa ad un parziale cDNA riportato nel database GenBank, che potenzialmente codificava una proteina contente il dominio BH3. Con maggior frequenza, sono state poi identificate due sequenza correlate che sembrano due varianti di splicing alternativo dello stesso trascritto (PUMA α e PUMAβ). Con diversi Northen Blot, usando una sonda specifica dell’esone 4 di questi trascritti, è stato confermato che PUMA è indotto da p53. Tramite esperimenti di immunofluorescenza, è stato visto che PUMA localizza al mitocondrio. Questa proteina inibisce la formazione di colonie in vitro e induce apoptosi, legando Bcl-2 e inducendo così il rilascio del citocromo c e l’attività delle procaspasi 3 e 9. L’inibizione dell’espressione di PUMA, con specifici oligonucleotidi anti-senso, riduce l’apoptosi mediata da p53 . Per quanto riguarda l’induzione dell’apoptosi trascrizioneindipendente, ci sono diversi modelli riguardo l’azione di p53 a livello mitocondriale. In base al primo modello, p53 si lega alle proteine anti-apoptotiche Bcl-2 e Bcl-XL ed è successivamente spiazzata dalla proteina PUMA, la cui trascrizione è attivata da p53 stessa. In questo modo p53 sarebbe attivata, e quindi, potrebbe andare a legare le proteine Bax e Bak, inducendo la loro oligomerizzazione, con il conseguente aumento della permeabilità mitocondriale e il rilascio del citocromo c (Fig.9) (D.R.Green, Trends in genetics 2003). Fig.9 In base al secondo modello, p53 è in grado di legare solo Bcl-2 e Bcl-XL; questo legame permetterebbe a Bak e Bax di sganciarsi da Bcl-2 e Bcl-XL, dalle quali sono tenute inattive in cellule in condizioni normali. L’azione di p53 è proprio quella di inattivare Bcl-2 e Bcl-XL, in modo tale che Bak e Bax possano a questo punto essere attivate dalla forma tronca di Bid (tBid), uno degli attivatori dell’apoptosi che induce la loro oligomerizzazione, con conseguente Fig.10 formazione dei pori sulla membrana mitocondriale esterna (Fig.10) (B.M Polster, Journal of neurochemistry 2003). Concludendo, quindi, secondo il primo modello p53 si comporterebbe come un attivatore dell’apoptosi, al pari di Bid e Bim, in quanto in grado di legare direttamente Bax e Bak; in base al secondo modello, invece, p53 si comporterebbe come un sensibilizzatore dell’apoptosi, al pari di Bad e Bik, in quanto in grado di legare direttamente solo Bcl-2 e Bcl-XL e, quindi, in grado di attivare solo indirettamente Bak e Bax (Fig.11). Fig.11 In uno degli articoli pubblicati da Mihara et al. sulla rivista Molecular Cell nel 2003, “P53 has an apoptogenic Role at the Mithocondria”, viene dimostrato il ruolo di p53 come sensibilizzatore dell’apoptosi e, quindi la validità del secondo modello. In timociti in coltura irradiati con radiazioni γ, p53 localizza, in tempi molto brevi, a livello mitocondriale (Fig. 12B), dove interagisce con Bcl2 e Bcl-XL (Fig.12C) ma non con Bax e Bak (Fig.12D). Le interazioni di p53 sono state studiate effettuando nel primo caso un’immunoprecipitazione con Bcl-XL e un blot anti-p53; nel secondo un’immunoprecipitazione con p53 e un blot anti-Bax.