tutte le forme dell`epica

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VALERIO MASSIMO MANFREDI: TUTTE LE FORME DELL'EPICA
Comunicato n.43 - 12 maggio 2007
Valerio Massimo Manfredi inizia la lectio magistralis sull’epica rivolgendosi ai giovani in
sala: “Seguite i vostri studi al massimo, approfittate della vostra mente finché siete
giovani, perché il magma che si crea oggi riaffiorerà costantemente nel corso della vostra
vita”.
In greco epos significa “racconto, narrazione” e per lo scrittore l’epica – forma di
narrazione fondamentale per l’uomo e presente in tutte le culture umane – rappresenta
un confine in più sensi, un confine tra l’infanzia dell’umanità e l’età adulta: forma letteraria
tipica dell’infanzia dell’umanità, vira lentamente verso un’autocoscienza che diverrà, in
seguito, scienza e filosofia.
Manfredi è convinto che se non si riuscirà a ritrovare questa “età della formazione” non
sarà possibile vivere da adulti: “Potenza della memoria e della capacità di trasmettere, il
racconto epico è sempre fuori scala. È un’esigenza del genere umano: la nostra mente è
molto più grande della nostra vita, ecco perché abbiamo sviluppato un sistema di
produzione di storie che ci permette di vivere molto più di quello che la vita ci ha
riservato. La mente di fatto non ha confini, così come non ne ha la capacità creativa”. Lo
scrittore individua il senso dell’epica in “una storia che continueremo a ricordare, perché
continua a darci emozioni; una vita priva di emozioni non avrebbe senso, l’emozione è
indispensabile come il pane che mangiamo. Tutto quello che è veicolato dall’emozione
diventa patrimonio stabile”.
Ma per l’autore l'epica rappresenta anche il confine tra parola parlata e parola scritta,
dato che inizialmente i racconti epici venivano narrati da poeti viandanti: “Fu una grande
intuizione capire che l’Iliade e l’Odissea erano la trascrizione di un secolare patrimonio
orale. Altrettanto importante è stato scoprire la tecnica sottostante a questi racconti: il
poeta orale non imparava a memoria il racconto, ma lo componeva dal vivo di volta in
volta, con una tecnica sofisticatissima che si poteva trasmettere solo da maestro a
discepolo. I poeti, inoltre, battevano il ritmo coi piedi per aiutarsi, perché il ritmo della
musica aiuta a pensare i versi”.
L’epica oggi è cambiata e, sotto l’influenza della società contemporanea, si scrive in
un’altra forma; l’individuo è sempre più compresso, fa sempre più fatica a emergere,
un’esigenza che Manfredi considera invece naturale e che non andrebbe repressa: “I
poeti rispondevano all’esigenza più profonda dell’essere umano: vivere altre vite, perché
una sola non basta”.
Sala Gialla, ore 10.30, 11 maggio 2007
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