Teoria dello scambio File

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COMPORTAMENTISMO
Alla base della Teoria dello Scambio vi è il
comportamentismo.
Il comportamentismo psicologico si prefigge di scoprire in che
modo impariamo a eseguire tale genere di comportamento
operativo.
Lo Schema di base è Stimolo-Risposta (S-R)
Il comportamento si forma in base all’apprendimento, che
avviene secondo due schemi:
- condizionamento classico: un riflesso incondizionato
può essere condizionato, ovvero portato a prodursi in base
ad uno stimolo di altra natura collegato allo stimolo non
condizionato
- condizionamento operante: l’organismo opera in modo
da ottenere qualcosa di positivo.
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IL CONDIZIONAMENTO CLASSICO (PAVLOV)
STIMOLO INCONDIZIONATO
Di fronte ad uno stimolo come il cibo il cane presenta un
aumento di salivazione (risposta). Tale stimolo è definito
“stimolo incondizionato” in quanto è in grado di produrre una
risposta in maniera automatica.
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Nell’esperimento di Pavlov veniva presentato al cane uno
stimolo neutro (es. suono di un campanello) contiguo e
precedente alla presentazione dello stimolo incondizionato
“cibo” per un periodo abbastanza lungo.
Si verificò che nel cane, la risposta di salivazione veniva
elicitata dalla sola presentazione dello stimolo neutro (suono)
ora “stimolo condizionato”.
Tale reazione fu definita “riflesso condizionato”.
Due stimoli contigui producono un fenomeno associativo
(apprendimento) attraverso cui uno stimolo prima neutro
(ovvero non in grado di produrre la risposta automatica
prodotta dallo stimolo adeguato) può produrre gli stessi effetti
di uno stimolo incondizionato.
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Il condizionamento operante (studiato maggiormente da
B.F. Skinner) ha come caratteristica la risposta ad operazioni
che il soggetto compie sull’ambiente, per mezzo di rinforzi
(positivi o negativi).
Un animale può imparare a premere una leva se da qui gli deriva
del cibo
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Ma sullo sfondo della teoria della Scelta Razionale vi sono altre 2
concezioni.
1) Individualismo metodologico;
2) Utilitarismo
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INTERAZIONE
Homans, come ha già fatto Weber distingue tra azione e
azione sociale.
La sociologia per Homans è lo studio delle relazioni sociali.
Le relazioni sono azioni reciproche.
1) La reazione dell’interlocutore avviene non solo nei
confronti dell’azione, ma anche delle intenzioni (assumere
il ruolo dell’altro); l’interazione, cioè, è adattamento
reciproco;
2) Alcune possibili interazioni (o scambi sociali) sono:
a) Comunicazione;
b) Potere;
c) Cooperazione;
d) Conflitto;
e) Mercato;
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f) Sentimenti.
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I TIPI DI AZIONE
Weber individua 4 forme di agire:
a) razionale rispetto allo scopo;
b) razionale rispetto al valore;
c) affettivo;
d) tradizionale.
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Gli elementi fondamentali dell’azione
[Parsons, La struttura dell’azione sociale, 1937]
- Un attore;
- Uno scopo;
- Una situazione: a. mezzi (controllabili); b. condizioni
(non controllabili);
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AZIONE SOCIALE IN PARSONS
a) L’azione sociale consiste di 4 dimensioni: a) almeno due
attori interagenti (o più); b) un insieme di regole relazionali;
c) una relazione processuale fra gli elementi; d) un
ambiente costituito da elementi fisici od oggetti culturali
(relazione conoscitiva, catettica, valutativa)-
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COME NASCONO, SI MANTENGONO E MUOIONO LE
INTERAZIONI: HOMANS
[G.C. Homans, Le forme elementari del comportamento
sociale, 1961]
La spiegazione del sociale poggia su cinque asserzioni di
portata generale sulla psicologia e il comportamento
umani:
1) Principio del successo: Quanto più spesso entro
un determinato periodo di tempo l'attività di un
individuo ricompensa l'attività di un altro individuo,
tanto più spesso quest'ultimo svolgerà tale attività (i
rinforzi positivi: una carezza, denaro, approvazione);
2) Principio dello stimolo: Se in passato il verificarsi
di una particolare situazione è coincisa con lo
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svolgersi di una attività di un attore sociale che è
stata ricompensata, allora quanto più la situazione
presente è simile a quella passata, tanto più è
probabile che l’attore svolga tale attività, o un'attività
ad essa simile (Se ho vinto in un bar in una giornata
di pioggia, gioco nelle stesse situazioni; la
superstizione);
3) Principio del valore: quanto più un attore attribuisce
valore a un'azione compiuta da un altro attore
sociale, tanto più spesso egli darà vita ad un'azione
che indurrà l’altro a compierla (rapporto di coppia);
- Il principio della razionalità (Combinazione della
1 e della 3). Nella scelta tra azioni alternative, una
persona opterà per quella in cui, secondo una sua
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percezione della situazione, il valore - V - del
risultato, moltiplicato per la probabilità - p di
ottenerlo, è più alto.
4. Principio di privazione sazietà: quanto più spesso
un attore sociale ha ricevuto nel recente passato
un'attività ricompensante da un altro attore sociale,
tanto meno valore avrà per lui un'ulteriore unità di essa
(utilità marginale);
5. Il Principio di aggressione-approvazione
- Quando l’azione di un individuo non riceve la
ricompensa attesa o ottiene un castigo
inaspettato,
l’individuo
assumerà
più
probabilmente un comportamento aggressivo e
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giudicherà più validi i risultati di un simile
comportamento.
- Quando l’azione di una persona riceve la
ricompensa attesa, e in particolare una ancor
maggiore, oppure quando non viene inflitta una
punizione attesa, la persona ne resta compiaciuta
e terrà più probabilmente un comportamento di
approvazione e i risultati di tale comportamento
assumeranno maggior valore ai suoi occhi.
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La teoria della scelta razionale è, in primo luogo, un
metodo per spiegare e prevedere l'azione sociale, basato
sull'idea che gli esseri umani sono agenti capaci di
calcolo che si comportano alla luce di un decision making
strategico.
I teorici del conflitto, la scuola di Francoforte, hanno
contrapposto un concetto ristretto di razionalità ad uno
assoluto, tipico degli economisti. Anche Simon
(Admistrative Behaviour) è convinto che gli esseri umani
abbiano una razionalità limitata.
Si sono identificate, così, 3 diverse situazioni di scelta:
1. Scelta senza rischi. L'agente è consapevole
dell'ordine gerarchico delle sue preferenze, sa
come conseguirle e conosce gli effetti dell'azione;
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2. Scelta rischiosa. L'agente è consapevole
dell'ordine gerarchico delle sue preferenze e sa
come conseguirle. Ma non è certo degli effetti
3. Scelta incerta. L'agente è incerto riguardo
all'ordine delle sue preferenze, alla sua capacità
di conseguirle e ai relativi effetti.
Alla luce di questa teoria, tutte le interazioni sociali
possono essere interpretate come giochi. Tale modello
offre una cornice per fare previsioni sul comportamento di
due o più "giocatori", i cui interessi possono in varia
misura confliggere tra loro.
Il modello ideale è il gioco “il dilemma del prigioniero”.
L'idea sottesa al dilemma del prigioniero è che ci
troviamo tutti in situazioni dove la nostra scelta su come
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agire è determinata dal valore relativo che attribuiamo al
risultato dell'azione.
Le critiche si sono appuntate su alcuni aspetti
fondamentali:
- in primo luogo, l'esplicito individualismo metodologico,
in base al quale ci si concentra largamente su fattori
che influenzano il processo decisionale individuale;
- in secondo luogo, l'evidente inadeguatezza ad
affrontare il problema delle dinamiche di potere nelle
relazioni sociali.
- un terzo problema è quello dello scambio ingiusto, in
cui uno dei due ottiene e l’altro no, non trattato dalla
Teoria.
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