Guida test d'ingresso Versione 18.02.2013 Introduzione La presente guida è in fase di sviluppo, nella sua stesura finale comprenderà alcuni sezioni sugli errori più comuni riscontrati nelle risposte ai quiz. Matematica I test d'ingresso universitario, per quanto riguarda i contenuti matematici, vertono prevalentemente su argomenti trattati nel quinquennio della scuola superiore, con particolare riferimento all'aritmetica, l'algebra, la teoria delle equazioni e disequazioni, la geometria razionale (euclidea), la geometria analitica, la goniometria, i logaritmi ed esponenziali, elementi di analisi. Le abilità richieste ai fini della loro risoluzione richiedono l'assimilazione dei concetti fondamentali che stanno alla base dei contenuti prima citati. Tale comprensione si esplica nel richiamo di formule fondamentali e della loro manipolazione da una parte, nella capacità di decidere in tempo rapido, la via più veloce e più semplice compatibilmente con le richieste del test proposto dall'altra. L'ARITMETICA include tutta la teoria dei numeri, vista sia a partire dalle loro proprietà elementari, sia dal punto di vista insiemistico, ricollegandosi perciò anche alle loro caratteristiche logiche più semplici. Lo studente deve perciò conoscere l'insieme dei numeri naturali con le sue proprietà, le quali devono includere in particolare le potenze e le operazioni tra di esse, i criteri di scomposizione dei numeri composti a partire dalle potenze dei numeri primi, i criteri di divisibilità, saper determinare il M.C.D. e il m.c.m. tra due numeri naturali, saper riconoscere la rappresentazione caratteristica di un sottoinsieme di numeri naturali. Queste conoscenze e competenze vanno poi estese a tutti gli interi dotati di segno e alle frazioni. È fondamentale saper effettuare inoltre il confronto tra frazioni ed essere in grado di manipolare le potenze ad esponente negativo, con particolare riferimento alle rappresentazioni decimali. Tutti questi argomenti devono infine essere spesso applicati nella semplificazione di espressioni numeriche composte. 1 A titolo esemplificativo facciamo i seguenti esempi: Il valore dell'espressione : è: − 31 b) 10 a) 1 c) 10 31 d) 0 e) -1 In questo caso lo studente sprovveduto potrebbe procedere alla risoluzione dell'espressione seguendo la via standard di risolvere prima ciò che sta dentro le parentesi. La risposta al quesito invece è immediata se si riflette sul fatto che la potenza di ciascun numero finito e diversa da zero ad esponente nullo deve dare sempre 1. Ovviamente la base della potenza non può mai essere nulla in quanto non compaiono sottrazioni tra numeri al suo interno! Questo semplice esempio dimostra come a volte le vie dettate dai metodi standard non sempre sono le più brevi! vale: L'espressione a) 0,03 b) 0,1 c) 0,003 d) 0,5 e) 0,301 Anche in questo caso lo studente inesperto sarebbe portato a cercare di risolvere l'espressione facendo uso delle operazioni tra i numeri decimali e addirittura provare a risolvere per via aritmetica la radice cubica di un numero. In realtà il calcolo dell'espressione diventa agevole se si fa uso delle varie conoscenze maturate nell'aritmetica delle frazioni, delle potenze e delle radici elementari. Basta infatti convertire i numeri presenti all'interno della potenza e del radicale da decimali a frazionari in base 10: 0,1= 1/10 e 0,027=27/1000 e rendersi conto, nel primo caso, che la potenza dà direttamente 1/1000= 0,001 e il radicale è ridotto alla radice cubica del cubo della frazione 3/10 e che è perciò un falso radicale visto che coincide con il suo contenuto 3/10= 0,300 per cui alla fine il calcolo dell'espressione si riduce alla somma 0,001 + 0,300 = 0,301 L'ALGEBRA include le conoscenze relative a monomi, polinomi, scomposizioni in fattori di polinomi non troppo complicati, frazioni algebriche, radicali ed equazioni. I quesiti su monomi, polinomi e frazioni algebriche si concentrano spesso nelle operazioni tra potenze di monomi, nelle semplificazioni di 2 espressioni polinomiali e delle frazioni algebriche medesime. I test sui polinomi necessitano sopratutto l'uso dei prodotti notevoli. Dei radicali occorre conoscere sia la rappresentazione per radici sia quella per potenze ad esponente razionale; tutte le proprietà delle operazioni tra numeri e loro potenze, monomi e loro potenze, polinomi e loro prodotti notevoli vengono estese e applicate ai radicali medesimi. Esempio. 6 Calcolare il rapporto a) -27x b) x + 9 2 3−x − x− 27 : c) 27 – x d) -x + 9 e) x + 27 Alcuni potrebbero risolvere direttamente la potenza di 3 e lasciare il segno negativo fuori dalla frazione, complicandosi la risoluzione del rapporto; è invece più semplice ricordare che: conviene quasi sempre che il segno dei monomi di grado più alto in entrambi i polinomi sia lo stesso, per cui la prima cosa da fare è eliminare il segno – fuori dalla frazione cambiando di segno il denominatore: 2 6 x −3 x − 27 2 successivamente si può osservare che 27 è il cubo di 3 per cui: 6 x −3 x− 33 e osservare infine che le potenze del binomio al denominatore sono entrambe 2 ad esponente pari ed in particolare che 36 = (3 3 ) da cui : 2 x 2 − (33 ) x− 33 che si semplifica rapidamente ricordando il prodotto notevole al numeratore per ricavare la soluzione esatta x + 27 LA TEORIA DELLE EQUAZIONI, oltre alle tecniche risolutive delle equazioni di I intere e frazionarie, dei sistemi di equazioni di I e delle equazioni di II complete e incomplete, necessita anche il saper risolvere equazioni di grado superiore al secondo facendo uso della scomposizione in fattori. A essa si aggiungono sistemi di II non troppo complessi (risolubili in genere applicando semplicemente il metodo di sostituzione). È inoltre importante sottolineare il fatto che essa si estende anche alle equazioni trascendenti: equazioni goniometriche, esponenziali e logaritmiche in genere semplici. 3 Ad essa generalmente, si affianca la teoria delle disequazioni, per quanto i quesiti in tal senso siano meno frequenti e siano incentrati prevalentemente sulle disequazioni algebriche di I e II, disequazioni frazionarie e sistemi di disequazioni non complessi. A titolo di esempio consideriamo un caso in cui si possono identificare le soluzioni corrette di una equazione di II senza dover necessariamente risolverla: L'equazione 2 5x − 8x+ 3= 0 a) 3/5 e 1 b) -1 e 3 c) 1 e -1 ha per soluzioni: d) -3/5 e 3/8 e) -2 e 2 Invece di perdere il tempo a cercare le soluzioni con la usuale formula per radicali, uno può semplicemente notare, grazie alla regola dei segni di Cartesio, che i segni dei coefficienti dell'equazione si alternano: +5, - 8, +3 che la risposta ammette sempre l'esistenza di due soluzioni distinte. A questo punto poiché la regola di Cartesio ci garantisce che, quando i segni dei coefficienti si alternano (in questo caso + - +) le soluzioni distinte, se esistono, devono essere entrambe positive, alla luce delle risposte possibili si possono scartare tutte le risposte tranne la prima, l'unica a soddisfare questa condizione. LA GEOMETRIA EUCLIDEA si concentra principalmente sulle proprietà delle figure geometriche piane, applicate sovente alla determinazione della misura di perimetri, aree, lati o angoli di una figura proposta. In tal senso sono particolarmente ricorrenti le figure dotate di alcune simmetrie o regolarità (quali ad es. i triangoli isosceli ed equilateri, i rettangoli, i rombi, i quadrati e i cerchi) e quelle che richiedono l'uso dei teoremi di Pitagora, Euclide e di Talete (con riferimento alle similitudini nel caso di quest'ultimo). Meno diffusi sono quelli di geometria solida e incentrati sopratutto nel calcolo della misura di superfici o volumi. Facciamo un esempio in cui si devono applicare delle proprietà di cui si fa poco uso nel corso dei propri studi o di cui si è persa la piena consapevolezza: Un triangolo ha un lato di 12m e un lato di 8m; individuare quale tra le seguenti, può costituire la misura del terzo lato: a) 20m b) 4m c) 22m d) 14m e) 3m Lo studente non consapevole delle proprietà geometriche che caratterizzano intrinsecamente la figura di un triangolo può farsi trarre in inganno e magari addirittura presupporre che ciascuna delle risposte sia accettabile. L'esaminando però ricordare che i lati di un triangolo non possono avere lunghezze qualsiasi ma devono stare tra loro in una relazione di diseguaglianza in cui ciascuno di essi, deve avere lunghezza inferiore alla somma delle lunghezze degli altri due e maggiore della differenza tra i medesimi: ne consegue che la a) e la c) vanno subito scartate perché la prima è uguale alla 4 somma delle altre due e la seconda è addirittura maggiore della medesima. Per ragioni opposte si scartano la b) e la e) in quanto la prima è uguale alla differenza delle altre due e la seconda è addirittura inferiore alla medesima, per cui può essere valida solo la d). LA GEOMETRIA ANALITICA dei test orienta la sua attenzione all'identificazione di una figura geometrica del piano cartesiano a partire dalla sua equazione algebrica scritta in forma esplicita o implicita: è necessario cioè essere in grado di capire a partire da una equazione, se essa esprime una retta o una conica e, in questo secondo caso, saper distinguere la conica in questione tra parabola, circonferenza, ellisse o iperbole. Spesso viene data già l'identità della figura in questione e si chiede di determinare direttamente i suoi parametri fondamentali o i suoi punti caratteristici (ad es. coeff. angolare e termine noto per una retta, centro e raggio per una circonferenza, vertici e fuochi per parabole, ellissi e iperboli). A volte si richiede di determinare l'equazione di una retta noti due suoi punti o la posizione di quest'ultima rispetto ad un'altra retta o ad una conica assegnata (saper dire cioè se una retta è parallela, incidente ed eventualmente perpendicolare rispetto da una seconda retta, saper riconoscere se una retta è esterna, tangente o secante rispetto ad una conica). Citiamo un esempio di test in cui lo studente può essere ingannato dalla forma con cui è rappresentata una conica: Il grafico rappresentato dalla seguente equazione è una: a) parabola b) circonferenza c) iperbole d) ellisse e) retta Generalmente gli studenti sono abituati a vedere una conica rappresentata o in equazioni in forma implicita o in equazioni in forma esplicita dove non compaiono però radicali. Invece di tracciare un grafico approssimato punto per punto che, oltre ad essere probabilmente incompleto richiederebbe non poco tempo, bisogna meditare bene sulle caratteristiche “algebriche” espresse dalle equazioni dei diversi casi possibili: l'equazione di una retta è caratterizzata dalla presenza di un polinomio di I in x e dunque và scartata in partenza; la parabola invece è espressa da un polinomio di II in x o in y a seconda che abbia asse parallelo all'asse orizzontale o verticale, per cui anche questa và esclusa; inoltre, trattandosi di una funzione irrazionale con radice ad indice pari, il suo campo di esistenza è dato dalle soluzioni della disequazione : 2 x 1− ≥ 0 4 verificata per valori interni al seguente intervallo : 5 ciò significa che il grafico della funzione è tutto contenuto in un intervallo chiuso e limitato, senza alcuna interruzione da un estremo all'altro. Questo fatto esclude l'iperbole che è una curva che si sdoppia in due rami separati che esistono solo in intervalli illimitati trattandosi di una curva aperta. A questo punto ricordando che i coefficienti dei termini quadratici in x e in y della circonferenza devono essere identici, ed essendo invece i coefficienti della curva in questione distinti , la curva in questione non può che essere una ellisse. Come si vede, si è arrivati alla risposta esatta risolvendo una semplice disequazione di II e facendo uso delle caratteristiche algebriche delle singole curve. Un modo alternativo, forse anche più veloce, è quello di eliminare il radicale a secondo membro elevando al quadrato entrambi i membri: 2 x2 x y = 1− + y 2 = 1 e riconoscere e spostare a sinistra il termine in x : 4 4 l'equazione canonica di una ellisse; questo procedimento può diventare più calcoloso a seconda dei coefficienti dei termini in x ed in y. 2 LA GONIOMETRIA abbraccia i contenuti alla determinazione dei valori delle funzioni circolari fondamentali (prevalentemente seno, coseno e tangente) in un arco notevole, quest'ultimo espresso in gradi o in radianti e di loro espressioni non complesse. È perciò utile saper convertire un angolo dalle unità di grado alle unità radianti e viceversa; compaiono inoltre espressioni algebriche sempre nelle funzioni circolari, da dover semplificare facendo uso delle relazioni basilari della goniometria, quali la relazione tra seno e coseno, la definizione algebrica di tangente goniometrica, le formule degli archi associati, di somma algebrica e di duplicazione degli archi. Bisogna inoltre saper identificare il grafico di appartenenza di una funzione circolare e la sua periodicità. Compaiono anche le applicazioni della goniometria ai triangoli, che in genere vertono principalmente nelle applicazioni del teorema dei seni, di Carnot e di quelli sulle proiezioni. Talvolta infine è richiesta la risoluzione di equazioni o disequazioni goniometriche elementari. LA TEORIA DEGLI ESPONENZIALI E DEI LOGARITMI spazia dalle loro proprietà, in relazione alle potenze e dunque alle operazioni tra di esse, alle equazioni prevalentemente di tipo elementare o comunque non complesso. È indispensabile in tal senso, conoscere e applicare le proprietà fondamentali degli esponenziali e dei logaritmi unitariamente a quelle delle operazioni tra di essi: in particolare bisogna saper determinare il logaritmo di un numero secondo una base assegnata, il logaritmo della potenza di un numero, il logaritmo del prodotto o rapporto tra due numeri; saper calcolare o semplificare il logaritmo di una espressione numerica o algebrica; essere in 6 grado di risolvere equazioni esponenziali elementari o non complesse, di determinare il campo di esistenza e le soluzioni di equazioni logaritmiche elementari o non complesse. Un esempio di quesito semplice ma insidioso è il seguente: x La soluzione dell'equazione a) x = -1 b) x = 0 x 2 +3 =2 c) x = 1 d) è data da: x =5 e) non esiste A prima vista, lo studente, vedendo che si tratta di una equazione esponenziale in cui compaiono esponenziali con basi diverse, può trovarsi scoraggiato e supporre di risolvere l'equazione per via logaritmica oppure pensare che l'equazione non abbia soluzioni. In realtà qui si deve pensare semplicemente a scomporre il secondo membro nella somma di due numeri che possono essere visti come casi particolari degli esponenziali che stanno al primo membro: 0 0 2 = 1 + 1 = 2 + 3 ; in sostanza bisogna sempre ricordare che gli esponenziali anche se di base diversa hanno sempre un punto in comune in x = 0 che rappresenta infatti la soluzione corretta dell'equazione. GLI ELEMENTI DI ANALISI includono la teoria generale delle funzioni e per casi semplici, quella dei limiti e delle derivate. Lo studente dev'essere perciò in grado di classificare la tipologia di funzione proposta (polinomiale, razionale, irrazionale, goniometrica, esponenziale o logaritmica) la quale può eventualmente essere data dalla composizione di più funzioni di natura diversa; assegnata la funzione deve saper determinare il suo campo di esistenza e la sua positività, oltre alle sue eventuali simmetrie (pari o dispari). In particolare gli aspetti funzionali dei logaritmi e degli esponenziali, inclusi i grafici ed i loro campi di esistenza, vengono ripresi in questa parte. La teoria dei limiti in genere si riduce al calcolo di limiti di funzioni razionali per valori della variabile finiti o infiniti o di limiti notevoli applicati alle altre tipologie di funzioni e alla determinazione dei loro eventuali asintoti in casi non complessi. La teoria delle derivate necessita il calcolo della derivata di potenze ad esponente reale o di funzioni di altro genere ma semplici quali funzioni goniometriche, esponenziali o logaritmiche elementari; sovente si chiede di saper applicare le conoscenze relative alle derivate ai fini della determinazione di alcune caratteristiche salienti di una funzione quali ad es. la eventuale crescenza o decrescenza e la eventuale presenza di un punto di massimo, minimo o di flesso. Un esempio di quesito che può creare qualche confusione, almeno in termini interpretativi delle risposte è il seguente: 7 2 La funzione a) d) x= ± 1 y= ± 2 y= 2x + 1 x 2 − 1 ha come asintoti le rette: b) x= ± 2 e) c) y= ± 1 x= 0 ; y= 0 In tale contesto la difficoltà può risiedere nel fatto che il quesito non specifica il tipo di asintoti in questione: il che significa che in teoria si dovrebbero prendere in considerazione gli asintoti orizzontali e/o verticali (e/o addirittura obliqui). Lo studente però deve sapere che gli asintoti verticali sono dati dagli zeri del denominatore della funzione quando questa è già semplificata; per questa ragione può essere certo che i valori della a) sono gli asintoti verticali, il che esclude automaticamente la risposta b) e la risposta e); inoltre gli asintoti orizzontali in una funzione razionale (come in questo caso specifico) sono dati direttamente dal rapporto dei coefficienti di grado più alto rispettivamente del numeratore e del denominatore, quando ovviamente il numeratore ed il denominatore sono polinomi dello stesso grado: ciò significa che esiste un solo asintoto orizzontale in y = 2, il che esclude la validità delle risposte c) e d) quest'ultima poteva ingannare maggiormente in quanto parzialmente corretta. LE COMPETENZE TRASVERSALI, ovvero quelle abilità in cui lo studente deve saper applicare le conoscenze di campi diversi della matematica per risolvere un quesito meritano un discorso a parte, in quanto sono quelle che più possono determinare eventuali trabocchetti, proprio per la tipologia mista dei contenuti coinvolti. Un classico esempio è quello in cui si chiedete di determinare una relazione tra alcuni numeri interi facendo uso delle regole dell'algebra polinomiale: in tal caso si incontrano le conoscenze relative all'aritmetica (teoria dei numeri) e all'algebra (linguaggio letterale e scomposizione in fattori); un altro esempio è dato da quei test in cui bisogna tradurre il quesito dal linguaggio naturale a quello formale per poi far uso delle equazioni o sempre dell'algebra e dell'aritmetica; si possono presentare anche quesiti in cui viene chiesto di determinare relazioni tra i numeri appartenenti ad una sequenza o ad un quadrato (in alcuni casi magico): in questo senso le abilità matematiche di diversi ambiti possono incrociarsi con quelle di tipo logico. Altri esempi che includono abilità trasversali ai vari argomenti si possono trovare ad es. nei quesiti di geometria in cui le conoscenze legate alle proprietà delle figura geometriche si uniscono a quelle di tipo algebrico o di tipo goniometrico o analitico. Ancora si possono trovare quesiti di applicazione delle conoscenze matematiche alla realtà circostante,relativi a fenomeni comuni presenti nella natura sia in seno alla fisica della terra sia in ambito biologico e botanico. 8 Infine si possono presentare quesiti in cui viene chiesto di determinare relazioni tra i numeri appartenenti ad una sequenza o ad un quadrato (in alcuni casi magico) in cui le abilità di tipo logico hanno pari dignità di quelle di tipo Consideriamo il seguente esempio: Una torre è alta 10m. L'altezza del sole sull'orizzonte è 300 . L'ombra della torre è lunga circa: a) 10m d) 30m b) 5m c) 17,5m e) non c'è ombra Il problema fondamentale consiste nell'interpretazione del quesito. Si deve ricordare che l'altezza sull'orizzonte espressa in forma di angolo non è altro che l'angolo formato dai raggi incidenti del sole con l'orizzonte. Il raggio perciò determina anche la proiezione della torre, sotto forma di ombra, nel suolo con un angolo rispetto all'orizzonte , pari all'angolo assegnato. Il sistema torre + lunghezza raggio (a partire dall'estremità della torre sino al suolo) + proiezione costituisce un triangolo rettangolo, essendo in genere una torre perpendicolare al suolo. Il rapporto tra l'altezza della torre e l'ombra non è altro che il rapporto tra cateto verticale ed il cateto orizzontale del triangolo rettangolo e deve coincidere, dal punto di vista trigonometrico, con la tangente goniometrica dell'angolo acuto alla base orizzontale. Indicando con l la lunghezza dell'ombra e con t la lunghezza della torre dev'essere: t = tg30 , relazione che invertita dà l 9 Fisica Per quanto riguarda la fisica i quesiti in genere si orientano prioritariamente lungo tre direttive fondamentali: • domande di accertamento di pura conoscenza dei contenuti • quesiti in cui viene richiesta la conoscenza di una formula e la capacità di saperla manipolare in contesti diversi o di interpretarla dal punto di vista matematico • test di puro ragionamento sui fenomeni fisici, legati sopratutto alla realtà quotidiana, in cui possono comparire delle “trappole” nella misura in cui l'intuizione non corroborata dalle conoscenze o alcuni luoghi comuni possono deviare dalla risposta corretta. Gli argomenti trattati vanno dai sistemi di unità di misura, alla cinematica, elementi di calcolo vettoriale, statica, dinamica, termodinamica, onde ed elettromagnetismo. Meno diffusi sono contenuti relativi all'ottica geometrica e alla fisica moderna. SISTEMI DI UNITÀ DI MISURA, per quanto possa apparir strano, possono creare non poche difficoltà per due ragioni: • l'elevato numero di unità di misura, le quali includono oltre quelle delle grandezze fondamentali, le misure relative alla grandezze derivate all'interno dei vari argomenti possibili e le unità di misure “particolari”, ovvero quelle unità progettate appositamente per descrivere una particolare grandezza fisica e che deviano dalle unità standard comunemente usate nel sistema S.I. A ciò si aggiunge la molteplicità dei suffissi adottati per le sottounità e le macrounità usate per i sottomultipli e i multipli delle unità di base. Questo implica non pochi problemi di memorizzazione • la presenza di unità di misura spesso simili tra loro che comporta la facilità di confondersi tra una unità di misura e l'altra La strategia migliore, nella maggior parte dei casi è di ricostruire le unità di misura a partire dalla formula che definisce la grandezza fisica corrispondente: in questo modo si può ottimizzare la memoria e ridurre la probabilità di confusione tra una unità e l'altra. 10 LA CINEMATICA include prevalentemente i moti rettilinei uniformi e uniformemente accelerati e, in minor frequenza i moti piani. In particolare è necessario saper manipolare le leggi orarie di posizione e velocità nel moto rettilineo uniforme e moto rettilineo uniformemente accelerato e saperle interpretare sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista matematico unitariamente ai concetti di velocità e accelerazione. Ciò significa saper riconoscere la rappresentazione rettilinea della legge oraria dello spazio nel moto rettilineo uniforme e della legge oraria della velocità in un moto rettilineo uniformemente accelerato, la rappresentazione parabolica della legge oraria dello spazio nel moto rettilineo uniformemente accelerato nel contesto del piano cartesiano. Sovente il moto rettilineo uniformemente accelerato è presentato nella forma della caduta di un grave in prossimità della superficie terrestre, il che necessita la capacità di applicare le leggi di tale moto a tale contesto particolare. La caduta di un grave sta alla base di domande a trabocchetto in cui si vuol determinare se lo studente è consapevole del fatto che l'accelerazione di gravità in prossimità della superficie terrestre sia in buona approssimazione costante e sopratutto indipendente dalla massa del corpo in caduta libera. Le grandezze da calcolare a volte richiedono l'inversione della formula nota o l'uso di un semplice sistema di equazioni di I in due incognite: quest'ultimo caso, nonostante la semplicità in senso matematico, implica una conoscenza più profonda dal punto di vista fisico in quanto, richiede di saper interpretare fisicamente il ruolo giocato dalle grandezze fisiche incognite ai fini della traduzione del problema proposto dal linguaggio naturale a quello formale e della sua comprensione finale. I moti piani invece sono limitati alla conoscenza della natura del moto di un proiettile in prossimità della superficie terrestre o allo sviluppo di un moto circolare uniforme. Il primo tipo di moto richiede la conoscenza della geometria analitica della parabola per la rappresentazione della sua traiettoria spaziale; il secondo tipo di moto necessita, oltre alle conoscenze elementari della geometria euclidea del cerchio, di saper rappresentare gli angoli nell'unità di misura radiante. Esempio: Un grave viene lanciato verso l'alto con una velocità iniziale di 4m/s in direzione verticale rispetto al suolo. Nel punto più alto della traiettoria la velocità vale: a) 4m/s b) 3m/s c) 2m/s d) 1m/s e) 0 m/s questo è il tipo quesito che non richiede alcun calcolo per fornire la risposta, a differenza di quanto potrebbe apparire: chi dovesse impostare le equazioni della cinematica del moto decellerato di salita di un corpo impiegherebbe un 11 tempo sensibilmente superiore a quello necessario. Il dato iniziale della velocità è perciò ridondante. Infatti basta ricordare che il punto di altezza massima raggiunto da un corpo lanciato verso l'altro è un punto di inversione del moto in cui la velocità dev'essere necessariamente nulla, dovendo in tale punto invertire la sua direzione e questo indipendentemente dal valore iniziale di questa. Dunque la risposta è immediata ed è la e) LA DINAMICA coinvolge i tre principi della dinamica e le loro applicazioni, il concetto di energia attraverso le sue forme di energia cinetica e potenziale. I quesiti relativi ai principi della dinamica in genere vertono sulla relazione tra forza e accelerazione e quindi sulle connessioni tra la dinamica e la cinematica; sono meno presenti quelli relativi alla dinamica rotazionale, in genere limitati all'uso della forza centripeta o centrifuga. Sono meno diffusi anche i test sulla quantità di moto, campo e potenziale gravitazionale. La tipologia di forze in genere tiene conto delle forze costanti, con particolare riferimento alla forza peso e all'attrito, forze di contatto ma lineari nella posizione quali la forza elastica, forze non lineari dipendenti sempre dalla distanza quali la forza gravitazionale universale. Lo studente perciò dev'essere in grado di manipolare e applicare le leggi della dinamica ai casi particolari, saper determinare grandezze cinematiche a partire da grandezze dinamiche e viceversa. Deve saper anche applicare le leggi della gravitazione universale in modo semplice nel caso di corpi celesti diversi da quello terrestre, come ad esempio la determinazione dell'accelerazione di gravità in prossimità di un corpo celeste in rapporto a quella di gravità terrestre, nota la relazione tra le masse dei due corpi. È bene anche rivedere il ruolo giocato dall'attrito in alcuni semplici contesti della dinamica. Per quanto concerne l'energia, i test si accentrano sopratutto nella definizione di lavoro dal punto di vista meccanico il che può generare a volte delle domande a trabocchetto in cui lo studente può essere portato ad applicare in ogni contesto una formula del lavoro valida solo sotto certe condizioni particolari: in tal caso la sua applicazioni fuori da queste condizioni sarebbe errata con conseguente deviazione dalla risposta corretta. Il lavoro in genere è associato ai trasferimenti di energia nell'unità di tempo (ovvero alla potenza). L'energia cinetica e l'energia potenziale compaiono sopratutto nelle formule di manipolazione o nel principio di conservazione dell'energia meccanica. Generalmente l'energia potenziale si limita a quella gravitazionale in prossimità della superficie terrestre o nel contesto della gravitazione universale,oltre a quella di tipo elastico. Dal punto di vista matematico è sufficiente saper interpretare le funzioni lineari nella posizione (rette in senso cartesiano), quadratiche nella posizione o nella velocità (parabole in senso cartesiano), inversamente proporzionali nella posizione o nel suo quadrato (iperboli o pseudoiperboli in senso cartesiano). A volte è necessario saper risolvere semplici equazioni fratte o di II. 12 Esempi: Un astronauta, sulla luna, ha un peso di 240N e una massa di 150Kg. L'accelerazione di gravità della luna è uguale a: a) 4,9 m/s2 b) 9,8 m/s2 c) 0 d) 1,6 m/s2 e) 2,8 m/s2 Il quesito comporta necessariamente la conoscenza del fatto che la forza peso dipende dal corpo celeste in cui ci si trova e dunque cambia quando ci si sposta in genere da un corpo celeste ad un altro. Ne consegue che anche l'accelerazione di gravità, per la seconda legge della dinamica deve cambiare e per determinare il suo valore è sufficiente applicare tale legge: g = P/m = (240/150) m/s2 = 1,6 m/s2 Un corpo viene lasciato cadere senza attrito con una velocità iniziale nulla da un'altezza di 10m rispetto al suolo. A quale quota dal suolo la sua energia cinetica uguaglia la sua energia potenziale? a) 10m b) 7,5m c) 5,0m d) 2,5m e) 0,0 m Il testo include sia conoscenze di tipo fisico, sia abilità di tipo matematico. Uno deve saper applicare il principio di conservazione dell'energia meccanica al caso di un grave in caduta libera e di conseguenza sapere che tale energia è pari all'energia potenziale immagazzinata dal corpo all'istante iniziale della sua caduta quando è inizialmente fermo: E = mgh con m massa del corpo, g accelerazione di gravità, h altezza dal suolo. Nel corso della caduta, sempre per il principio di conservazione, l'energia potenziale si riduce sempre di più a vantaggio dell'energia cinetica fino a ridursi a zero se si assume il suolo ad altezza nulla. Deve esistere allora un'altezza in cui le due energie si equivalgono e questa altezza y rappresenta l'incognita del problema. A quell'altezza la condizione si traduce in : (1/2)mv2 = mgy , mentre poiché l'energia meccanica deve mantenersi costante lungo il moto: dev'essere anche (1/2)mv2 + mgy = mgh, per cui sostituendo al posto di (1/2)mv2, nell'ultima equazione mgy si ricava: mgy + mgy =mgh da cui 2mgy = mgh ovvero y = h/2 = 5m. La c) è quella giusta. 13 Si osservi che i dati riguardanti massa e velocità non sono indispensabili: di fatto l'energia cinetica è servita solo per collegare le due “equazioni” del sistema in cui però le incognite erano l'energia cinetica e potenziale, ma essendo queste eguagliate consentivano di ottenere una equazione con una sola incognita applicando in modo elementare il metodo di sostituzione. LA STATICA in genere compare o in alcune semplici situazioni di equilibrio coinvolgenti due o più forze o all'interno della teoria dei fluidi. Nel primo dei due casi si tratta di applicare semplicemente il I principio della dinamica ad un punto soggetto a più forze per la determinazione delle sue condizioni di equilibrio e del tipo di equilibrio in atto (stabile o instabile). La difficoltà è sostanzialmente di tipo matematico, in quanto richiede l'uso delle nozioni basilari della geometria piana nella determinazione del baricentro di una figura e del calcolo vettoriale, quali le leggi di composizione dei vettori (con particolare rilievo a quelle di somma e differenza), le leggi di scomposizione dei vettori lungo le loro proiezioni rispetto a due assi, le regole di trigonometria che impiegano il seno ed il coseno di archi noti. Nel secondo dei due casi è necessario invece possedere il concetto di densità, di peso specifico di un corpo, di pressione esercitata da un fluido, il principio di Pascal, la legge di Stevino e la legge di Archimede applicati ai fluidi in equilibrio idrostatico. I test in tale contesto non presentano difficoltà matematiche, ma risultano più insidiosi dal punto di vista della fisica, in quanto possono indurre in errore lo studente quando ad esempio, non ha riflettuto in modo esauriente sul variare della spinta di Archimede al cambiare della densità del corpo o del fluido in cui è immerso o sulle ragioni che consentono ad un aereo di volare. Un esempio interessante di quesito è il seguente: Una sfera omogenea di densità d0 può galleggiare emergendo per metà volume in un liquido di densità 0,8 solo se: a) d0 = 1 b) d0 = 0,85 c) d0 = 1,6 d) d0 = 0,9 e) d0 = 0,4 Lo studente deve applicare il concetto di equilibrio statico combinando la forza peso con la spinta di Archimede: infatti un corpo immerso in un fluido è soggetto alla sua forza peso P = d0 V0 g(dove V0 indica il volume del corpo), diretta verso il basso e alla spinta di Archimede prodotta dal fluido e diretta verso l'alto, di intensità pari al peso del volume di fluido spostato. Il volume del fluido spostato è esattamente uguale alla metà del volume del corpo 14 (assumendo il fluido virtualmente incomprimibile) ed essendo m = dV la massa del fluido spostato, con d densità e V il volume del fluido spostato medesimo, la spinta di Archimede da esso esercitata sarà S = (dV0/2)g. La condizione di galleggiamento non è altro che la condizione di equilibrio di un corpo per la quale la risultante di tutte le forze applicate al suo baricentro deve essere nulla, il che si traduce imponendo che la forza peso del corpo per intensità deve uguagliare la spinta di Archimede a cui è soggetto: d0 V0 g = (dV0/2)g che fornisce la relazione tra le due densità: d0 = d/2 =0,4 LA TERMODINAMICA abbraccia un campo che và dalla calorimetria alla teoria cinetica dei gas, al I e II principio della termodinamica La calorimetria, per quanto semplice dal punto di vista matematico (in un contesto di scuola superiore), presenta non poche insidie in altre direzioni. Essa è infatti più legata alle esperienze del quotidiano vissuto, all'interno dell'ambiente che ci circonda o nel quale viviamo. Questo significa che spesso lo studente subisce l'influenza delle osservazioni che ha fatto nel corso delle sue esperienze passate senza però averne potuto maturare spesso le conoscenze per darne la giusta interpretazione, il che può diventare fonte di pregiudizi ed errori di varia natura. Le trappole si annidiano prevalentemente nei quesiti relativi ai passaggi di stato o nelle situazioni in cui la pressione varia al cambiare della temperatura. È indispensabile ripassare le leggi di dilatazione termica di solidi e fluidi, quelle della dipendenza della pressione di un fluido dalla temperatura, i passaggi di stato e il loro legame con la temperatura. A ciò si devono aggiungere i concetti relativi a capacità termica, calore specifico e temperatura assoluta. La teoria cinetica dei gas presenta dei quesiti in cui si richiede sopratutto di determinare una grandezza microscopica a partire da una grandezza macroscopica e viceversa. In tale contesto assumono particolare importanza il concetto di gas perfetto con la sua equazione di stato, la relazione tra energia cinetica o velocità di una singola particella e la temperatura del gas a cui appartiene. Le difficoltà maggiori qui riguardano la manipolazione di grandezze fisiche di diverso ordine di grandezza in quanto si deve relazionare il microscopico con il macroscopico: vengono chieste perciò abilità di calcolo aritmetico che un buon padroneggiamento delle potenze, delle operazioni tra di esse e dell'uso della notazione scientifica oltreché delle approssimazioni. La via più rapida consiste nel rappresentare tutti i numeri coinvolti sotto forma del prodotto tra un numero decimale con una sola cifra prima della virgola e una potenza di 10, che sarà positiva nel caso di grandezza macroscopica, negativa nel caso di grandezza microscopica; successivamente si faranno separatamente le operazioni tra i numeri decimali da una parte e le potenze di 10 dall'altra fino ad arrivare al risultato finale. A volte può far comodo trasformare a loro volta i numeri decimali sotto forma di frazioni rappresentabili a loro volta sotto forma 15 di combinazioni tra numeri interi e potenze di 10 da comporre poi con le altre potenze di 10 prima individuate. Si osservi che questa procedura risulta conveniente in molti altri settori della fisica o della matematica in cui si necessitano calcoli numerici elaborati senza poter far uso di una calcolatrice. I quesiti riguardanti il I principio sono in genere di natura teorica sulla relazione tra lavoro, calore ed energia interna. Compaiono spesso i quesiti in cui si richiede di calcolare il lavoro fatto lungo particolari trasformazioni termodinamiche di un gas perfetto: bisogna saper riconoscere le tipologie delle varie trasformazioni possibili di un gas perfetto insieme alle formule necessarie per il calcolo del lavoro lungo queste. Il II principio implica test o di tipo puramente teorico in cui si richiede di riconoscere una delle due forme con cui è enunciato, la definizione di entropia o di semplici applicazioni al calcolo del rendimento in un ciclo di Carnot. Vediamo il seguente esempio di test: Fate una stima in ordine di grandezza del numero di molecole di gas contenuto nella stanza in cui vi trovate. Si tratti l'aria come un gas perfetto con R = 8,31 Pa · m3 /mol · 0K, a pressione (1 atmosfera) e temperatura ambiente (25 0C), volume stanza V = 1000m3 a) compreso tra 103 e 1010 b) compreso tra 1010 e 1030 c) maggiore di 1050 d) minore di 103 e) compreso tra 1030 e 1040 Il quesito, di apparente difficoltà, si riduce a un paio di conversioni di unità di misura ed all'uso di una sola formula. Infatti poiché la costante R dei gas perfetti risulta espressa in Pascal e in Kelvin, occorre prima convertire la pressione 1 atm = 1,013 · 105 Pa e la temperatura in temperatura assoluta secondo la formula T = (t + 273) = (25+273) 0K =298 0K ;a questo punto bisogna richiamare l'equazione di stato dei gas perfetti pV = nRT con n = numero di moli del gas perfetto contenuto in un volume V. Da questa equazione si ricava il numero delle moli: pV n= RT 5 3 1,013 10 10 = 4 10 4 2 = 8,31 2,98 10 poiché infine in una mole ci sta un 16 numero di Avogadro NA = 6,02 · 1023 molecole alla fine si ottiene: N = n · NA = 2,46 · 1028 molecole ovvero la b). Osservate che la strategia adottata per un calcolo più rapido è stata di calcolare separatamente i numeri con una sola cifra prima della virgola da una parte e le potenze di 10 dall'altra, nel calcolo inoltre non si è fatto uso delle unità di misura ma si è usata unicamente l'unità di misura a fine di ogni calcolo. LE ONDE all'interno dei test, si presentano nella maggior parte dei casi, sotto forma di onde acustiche o luminose. Oltre ai quesiti di genere teorico, possono capire domande di semplici manipolazione di una formula o di calcolo elementare di una grandezza a partire da altre note. Bisogna perciò conoscere le caratteristiche fondamentali di un'onda, quali ad es. l'ampiezza di oscillazione, raggio e fronte d'onda, cresta, ventre, periodo, lunghezza , frequenza e pulsazione di un'onda. Particolarmente importanti e ricorrenti sono infatti le relazioni tra queste ultime quattro grandezze. A volte possono capitare quesiti di comprensione sulla tipologia di un'onda (longitudinale o trasversale) e sulla composizione delle onde (in relazione al fenomeno di interferenza). Esempio: Se la frequenza di una radiazione e.m. è di 1014 Hz, qual'è la sua velocità di propagazione nel caso in cui la lunghezza d'onda vale 3 · 10-6 m? a) 3 · 102 m/s b) 3 · 108 m/s c) 3 · 10-6 m/s d) 3 · 10-6 Km/s e) 3 · 106 m/s La risposta formalmente richiederebbe l'uso della relazione che intercorre tra velocità, frequenza e lunghezza d'onda per la quale occorrerebbe fare il calcolo v = λ · f = 3 · 108 m/s ovvero la b; in realtà se uno si ricorda che la radiazione elettromagnetica nel vuoto ha la stessa velocità della luce, ovvero 3000000 Km/s, convertendo i Km in m si otteneva subito la risposta corretta. L'ELETTROMAGNETISMO spazia dall'elettrostatica all'elettrodinamica insieme alla teoria elementare dei circuiti, ai fenomeni elettromagnetici sino ad arrivare alle onde elettromagnetiche. L'elettrostatica può apparire sia sotto forma di quesiti puramente teorici in cui compare la legge di Coulomb, la definizione di campo elettrico,linea di campo, potenziale elettrico, superficie equipotenziale, la definizione di flusso o l'enunciato del Teorema di Gauss, i conduttori e l'induzione elettrostatica, sia sotto forma di domande in cui si deve manipolare una formula per poter arrivare ad un risultato o saper determinare come cambia una grandezza al variare di una o più grandezze contenute nella formula con cui è espressa. Per quanto riguarda i calcoli compare spesso la determinazione del lavoro fatto dalle forze di un campo uniforme. 17 L'elettrodinamica è prevalentemente trattata insieme ai circuiti elementari: è necessario conoscere bene le grandezze fisiche fondamentali suscettibili di cambiamenti all'interno di un circuito quali la corrente, la differenza di potenziale, resistenza e la capacità e le relazioni che intercorrono tra queste nel caso puramente elettrico, il campo magnetico, la forza di Lorentz e l'induttanza nel caso di campi magnetici generati da correnti. I quesiti teorici, oltre alla definizione delle grandezze indicate, possono vertere sul moto di una carica elettrica sia in campo uniforme che radiale, sul moto di un carica elettrica in campo uniforme, sull'effetto Joule. I calcoli invece compaiono sopratutto in domande incentrate sui circuiti elementari. Ad es. si possono trovare test in cui si chiede di determinare la resistenza (o capacità) a partire da un insieme di resistenze (o capacità) in parallelo o in serie ecc. Per questa tipologia sono indispensabili le conoscenze relative alle leggi di Ohm e di Kirchoff. In ultima analisi, se si eccettua la maggior difficoltà concettuale intrinseca negli argomenti tipici dell'elettromagnetismo, i quesiti non presentano particolari situazioni ingannose o calcoli complessi. Faremo due esempi di test di natura puramente concettuale che possono però indurre in errore uno studente per la somiglianza delle risposte: Le linee di forza e le superfici equipotenziali in un campo elettrostatico: a) sono sempre parallele b) sono sempre perpendicolari c) possono essere sia perpendicolari che parallele d) formano angoli variabili nel tempo e) la presenza delle une esclude la presenza delle altre La domanda diventa ostica se non si ricordano le proprietà dei conduttori in equilibrio elettrostatico, che generano in prossimità della loro superficie un campo elettrostatico perpendicolare alla superficie medesima in quanto, in caso contrario, le cariche non potrebbero stare in equilibrio perché sarebbero soggette ad una componente del campo che ne determinerebbe il moto essendo questo legato alla presenza di una forza. Inoltre i conduttori in equilibrio elettrostatico sono tenuti rigorosamente a potenziale costante e dunque le loro superfici sono equipotenziali e questo giustifica il fatto che sono perpendicolari alle linee di campo dette anche linee di forza. 18 Un campo magnetico è prodotto da: a) una carica elettrica ferma b) una carica elettrica in moto c) una carica elettrica in una resistenza d) una carica elettrica in una induttanza e) una carica elettrica in un condensatore Le risposte possono indurre in errore se non si riflette su come si possa generare effettivamente un campo magnetico: essendo nella pratica generabile mediante fili attraversati da una corrente di cariche, la quale necessariamente non è altro che un insieme di cariche elettriche in moto ordinato. Ciò esclude automaticamente la a), ma esclude automaticamente anche tutte le altre eccetto la b) per la semplice ragione che le resistenze, induttanze e i condensatori possono anche non essere attraversati da correnti. 19