Ministero della Pubblica Istruzione UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE PER LA CAMPANIA Direzione Generale Via Ponte della Maddalena 55 - 80142 Napoli Segreteria Direttore Generale - 0815576624 - 356 – Fax 0815576569 <[email protected]> POLO QUALITÀ DI NAPOLI - istituito con D.M. 230/00 Sito internet www.qualitascuola.com e-mail [email protected] TEORIE DELL'APPRENDIMENTO 1 La conoscenza della psicologia dello sviluppo aiuta il docente a comprendere i turbamenti dell'allievo, le sue azioni ed il suo comportamento. Gli psicologi, nel tratteggiare le fasi evolutive del bambino si avvalgono del principio della crescita fisica, della maturazione e dell'apprendimento. Per crescita fisica si intendono tutti quei mutamenti che interessano il corpo, sia nella forma che nella dimensione, mentre per maturazione si suole definire lo sviluppo degli istinti e di qualsiasi altro comportamento non appreso. Questi due aspetti biologici sono influenzati dall'ereditarietà e dall'ambiente.. Per quanto concerne il periodo dell'apprendimento, esso risulta connesso non solo al condizionamento, che in tal caso non è altro che una modifica del comportamento, ma anche dagli effetti dell'istruzione scolastica e dall'influsso della realtà circostante. La psicologia dello sviluppo si è orientata nelle seguenti scuole di pensiero : 1) Comportamentismo. 2) Psicodinamico. 3) Cognitivimo. 4) Umanistico. Il comportamentismo definisce l'apprendimento una modifica del comportamento che deriva dall'esperienza. Esse si basano sul condizionamento classico o rispondente di cui il massimo rappresentante è Pavlov, e sul condizionamento operativo o strumentale, definito anche skinneriano. L'assunto centrale del condizionamento rispondente o classico è che l'associazione appresa tra un segnale di debole intensità ed uno di forte intensità sia sufficiente allo stimolo più debole che può così evocare le stesse risposte in origine controllate dallo stimolo più forte. Ne deriva, pertanto, che uno stimolo che genera una risposta riflessa viene definito incondizionato prima di essere appreso. Uno stimolo ripetuto, immediatamente successivo allo stimolo appreso, che ha la capacità di evocare una risposta, diviene uno stimolo condizionato. Nel condizionamento operativo o strumentale, di cui il maggiore esponente è Skinner, l'apprendimento è descritto solo "in relazione al comportamento osservabile". Il comportamento, quindi, può essere modificato organizzando forme di condizionamento progressivo. In campo didattico Skinner ha esplicitato la sua teoria del condizionamento strumentale elaborando un modello di istruzione programmata, secondo il quale, occorre suddividere le discipline in brevi unità didattiche che rendono più immediata la risposta dell'allievo. Tali sequenze rappresentano per l'allievo degli stimoli positivi e gli consentono di "autovalutare" il proprio iter di apprendimento nel momento in cui il docente interviene per correggere a caldo l'errore. Ne consegue, quindi, che l'insegnante deve essere un erogatore di stimoli positivi che aiutano il discente a regolare il proprio processo di apprendimento. Tale teoria didattica, in realtà, è un procedimento individualizzato attraverso il quale l'allievo acquisisce le conoscenze e matura la sua personalità secondo un ritmo di apprendimento adeguato alle sue possibilità. Il cognitivismo fonda i suoi studi sui processi mentali contrapponendo agli stimoli ambientali dei comportamentisti l'attività umana. Lo psicologo cognitivista considera la persona un generatore di informazioni, un sistema dinamico di potenzialità perché ogni essere umano è unico e di conseguenza lo stimolo della sua personalità non è 2 sottoposta a leggi comuni. La teoria sullo sviluppo cognitivo di Piaget, che può essere considerato il precursore della psicologia cognitiva di cui Bruner e Vygotsky rappresentano i maggiori esponenti, si articola in una successione rigida di quattro stadi ognuno dei quali, però, presenta una certa discontinuità. Questi stadi sono presenti in ogni bambino anche se non si susseguono con lo stesso ritmo. Secondo Piaget l'intelligenza è frutto dei processi di assimilazione e accomodamento attraverso i quali il bambino comprende ed interpreta le esperienze rapportandole a ciò che conosce (assimilazione) e, nel contempo, le esperienze modificano le sue conoscenze (accomodamento). Per assimilazione, si definisce l'uso che il bambino fa dell'ambiente in relazione alle proprie strutture cognitive, mentre per accomodamento si intende la modifica delle strutture mentali del soggetto che conosce l'ambiente. Piaget definisce lo sviluppo cognitivo “una successione di modifiche nelle operazioni mentali e di perfezionamenti nelle strutture figurative, oltre che nella riorganizzazione periodica di tutto il sistema di strutture." Nell'ambito del processo evolutivo, come è stato accennato, lo psicologo ginevrino individua 4 stadi: 1) Stadio dell'intelligenza senso-motoria, da 0 a 2 anni che si divide in: a) fase delle reazioni circolari primarie in cui il bambino prova piacere nel ripetere le azioni che attirano la sua attenzione; b) fase delle reazioni circolari secondarie dove ha inizio la causalità nel senso che il bambino determina delle azioni che causano altre azioni; c) fase della coordinazione di schemi secondari in cui si sviluppa la consapevolezza della permanenza dell'oggetto; d) fase delle reazioni circolari terziarie nella quale il bambino osserva ed esplora gli oggetti secondo varie angolazioni e si nota un comportamento per tentativi ed errori, simile al ragionamento. 2) Stadio dell'intelligenza pre-operatoria da 2 a 7 anni in cui si individua una fase preconcettuale (2-4 anni) e una fase del pensiero intuitivo. In questo periodo il bambino raggiunge una notevole padronanza del linguaggio, che usa, però, in modo opportuno, conta solo l'aspetto delle cose ed esprime le proprie idee in modo simbolico. 3) Stadio delle operazioni concrete dai 7 agli 11 anni circa in cui il bambino matura i processi del pensiero, spiega ed analizza gli eventi. 4) Stadio delle operazioni formali corrispondente all'adolescenza in cui si raggiunge il massimo livello di cognizione. Bruner sostiene, a differenza di Piaget, che l'esperienza e l'educazione sono cause di sviluppo. Egli, infatti, afferma che l'educazione e, quindi, il contesto culturale nel quale il bambino vive, ha una notevole influenza. Infatti, lo sviluppo cognitivo si esplica mediante tre diversi modelli di rappresentazione: esecutivo, iconico e simbolico. Nel primo periodo il bambino acquisisce il controllo degli eventi attraverso l'azione e lo sviluppo delle capacità motorie. Nel corso del secondo periodo, definito iconico, nel bambino si crea l’intuizione mentale degli oggetti, 3 mentre durante il terzo periodo si ha lo sviluppo del linguaggio. Bruner affida alla scuola un ruolo essenziale perché essa, quale luogo deputato all'educazione istruzione intenzionale e sistematica, deve consentire, attraverso l'elaborazione dei linguaggi, la produzione culturale e umana dell'allievo. La teoria dell'istruzione elaborata dallo psicologo americano indica le esperienze e le modalità che generano nell'allievo "la predisposizione ad apprendere". Essa secondo Bruner, consiste nell'approccio del soggetto a diversi contenuti attraverso un atteggiamento problematico e di "dubbio metodologico" che determinano un'attiva partecipazione dell'allievo e costituiscono il presupposto di ogni azione volta all'apprendimento . Infatti, il ragazzo che indaga sulle possibili soluzioni ad un problema attiva, conserva e dirige il suo apprendimento. "In altri termini l'esplorazione di possibili alternative richiede uno stimolo che la metta in moto, un interesse che l'alimenti ed, infine, un criterio che le impedisca di procedere alla cieca".1 L.Vygotsky, rifacendosi a Bruner, pone la centralità di fattori culturali nel processo dello sviluppo cognitivo. Egli afferma che nel bambino sono presenti due momenti di sviluppo: effettivo e potenziale. L'effettivo è "quel livello di sviluppo delle funzioni psico intelletive del bambino che è stato raggiunto come risultato di uno specifico processo di sviluppo già compiuto, mentre il potenziale è connesso al rapporto tra pensiero e linguaggio. Pertanto, i bambini devono essere sostenuti nel loro processo di evoluzione della personalità perché possano realizzarsi in modo autonomo.2 Gardner, discepolo di Bruner, sostiene che “tutti gli esseri umani sono capaci almeno di sette modi diversi di conoscere il mondo, ovvero sono dotati di sette intelligenze”. La teoria delle sette intelligenze multiple può trovare riscontro nella considerazione che nel nostro sistema scolastico, nell’istruzione obbligatoria, tutte le discipline, intese come forme di linguaggio interagiscono tra loro ai fini della formazione della personalità del discente. Gli studi di Piaget, Bruner e Vygotskji sono contributi fondamentali alle tesi dei cognitivisti. Nell' attuale elaborazione cognitivista si impongono due scuole: il modularismo, secondo cui la mente è organizzata per moduli specifici, a cui corrispondono intelligenze specifiche (per Garder sono sette: linguistica, musicale, spaziale, logico-matematica, corporeo-cinestetica, intrapersonale, interpersonale); il connessionismo, che postula la mente come un tutt'uno che funziona in parallelo. Viene rielaborato il concetto di schema (di origine piagetiana), intendendolo come organizzazione della conoscenza in relazione all'esperienza, cioè ricostruzione astratta della realtà. L'azione è legata anche a dimensioni sociali, serve per realizzare un collegamento esterno attivo, articolando tra loro processi mentali e processi sociali, attività cognitiva ed emozionale. Gli stati emotivi positivi favoriscono 1 BRUNER Verso una teoria dell'istruzione. Vygotsky: Pensiero e linguaggio, Bari, La Terza. 2 4 elaborazioni mentali più rapide. A livello di processo mentale è più funzionale la rapidità rispetto all'accuratezza. Il modello psicodinamico, di cui l’esponente più rappresentativo è S. Freud, si basa sul fatto che le azioni umane sono causate da pulsioni biologiche e sociali per cui il comportamento esteriore deve essere compreso solo in relazione a delle forze interiori. Freud individua nello sviluppo della personalità delle fasi psicosessuali che sono dominate da istinti non appresi e rivolti alla ricerca del piacere. L’individuo, quindi, giunge alla gratificazione, stimolando il proprio corpo. Le fasi evolutive sono così distinte : 1) fase orale (1 anno) in cui la bocca è per il bambino la fonte del piacere perché egli soddisfa il bisogno della fame e stabilisce i primi contatti con l’ambiente ; 2) fase anale (2° e 3° anno) nella quale il bambino prova piacere nel controllo degli sfinteri ; 3) fase fallica (3° e 4°anno) che è caratterizzata dall’esplorazione delle zone genitali in seguito alla scoperta della diversità sessuali ; 4) fase della latenza (6-11 anni) in cui gli impulsi sessuali sono mitigati dal crescere degli interessi sociali ; 5) fase genitale ove ha luogo la differenziazione sessuale. Attraverso questi stage i bambini si identificano nel proprio ruolo sessuale, superano la fase dell’amore per il genitore di sesso opposto ed intraprendono un’attività eterosessuale. Le teorie umanistiche si caratterizzano per la visione olistica della personalità che tende alla propria autorealizzazione. I maggiori esponenti sono A. Maslow e C. Rogers che hanno evidenziato come l’impulso fondamentale verso l’autorealizzazione sia ”un elemento organizzativo di tutte le varie forze, la cui continua interazione crea ciò che una persona è”. Maslow, che può essere considerato l’iniziatore di tale scuola, nel considerare che l’innata tendenza dell’uomo all’autorealizzazione è fragile, individua una motivazione da mancanza legata a bisogni fisico-logici e una motivazione da crescita connessa ai bisogni della sicurezza, della stima, della conoscenza ecc. Rogers, la cui teoria della personalità è centrata sulla persona, sul suo mondo personale e sul campo fenomenologico, ritiene che lo sforzo costante dell’individuo sia quello di realizzare il proprio potenziale innato. Dal punto di vista didattico egli delinea una teoria fondata sulla centralità dell’alunno, secondo la quale il docente deve aiutare l’allievo instaurando un clima di fiducia, proponendo contenuti finalizzati alla soluzione di problemi e adottando strumenti e metodi adeguati al fine di perseguire la maturazione globale della personalità del discente. 5