PROVA DI PEDAGOGIA Quesito svolto - n. 3) Nell’affermazione proposta dalla pedagogista contemporaneo traccia lo J.S. Bruner psicologo e rileva il ruolo fondamentale dell’educazione come momento di trasformazione della società, soprattutto in tempi in cui il progresso scientifico e incessante e tecnologico completamente favorisce innovativa un’evoluzione rispetto alla tradizione culturale di una collettività. La rapidità di tali mutamenti, che tocca in modo particolare l’ambito dell’informazione, costituisce da un lato una fonte di ricchezza, che permette modo diffuso e ridotto a in tempo reale “villaggio globale”, di comunicare in all’interno di come ha un mondo sottolineato il sociologo Mc Luhan, ma, dall’altro lato, può rappresentare un fattore di destabilizzazione ed incertezza, come rileva Z. Bauman nei suoi testi La solitudine dell’uomo globale e La società dell’incertezza. L’eccesso di informazione può condurre l’individuo a dover riaggiustare in continuazione le proprie strutture cognitive e l’orientamento ad agire, ponendo continuamente in discussione conoscenze e competenze consolidate. Se è vero, come afferma Bruner, che l’educazione è uno strumento fondamentale di “trasformazione della società”, allora l’intervento continuum tra pedagogico passato, presente deve e collocarsi futuro, in perché un ogni progetto volto a configurare lo scenario futuro su basi razionali non può non fondarsi sulla memoria storica e culturale di un Paese. Giova ricordare che, sul punto, Bruner evidenzia anche l’importanza del mito come origine della storia dell’uomo e della psicoanalisi quale via per lo svelamento dell’inconscio, tutti elementi del nostro passato individuale e collettivo che, rielaborati a livelli diversi, concorrono a determinare il nostro presente. Un problema legato al vantaggio della diffusione di massa e in tempo quasi, reale di delle informazioni rielaborare i dati, è che l’impossibilità, possono così o essere comunicati o interpretati in modo errato, come avvenne ad esempio nell’87, quando un banale errore materiale della Borsa giapponese condizionò negativamente l’economia mondiale. Se quindi l’educazione vuole assumere un ruolo attivo, deve fornire, più che conoscenze per compartimenti stagni e stimoli sparsi, mezzi di comprensione e interpretazione del reale. Tali strumenti educativi, per Bruner, sono dati dalla attività di categorizzazione (creazione di classi di equivalenza che comprendono eventi, dati, idee affini), utili per semplificare dalla acquisizione la delle complessità strutture degli stimoli, fondamentali e delle diverse discipline scolastiche. In questo modo l’individuo potrà crearsi una serie di mappe cognitive, a loro volta collegate in reti, alle quali “agganciare”, rielaborandola, ogni nuova informazione. Un sistema siffatto si dimostra più utile per comprendere la complessità del reale, cogliendola anche nelle sue trasformazioni, ed evita allo stesso tempo il decadimento delle singole informazioni isolate. Compito della scuola che non voglia registrare un ritardo culturale rispetto all’evoluzione sociale è quindi quello di saper fornire i mezzi di contestualizzazione delle conoscenze in un quadro unitario e flessibile, che, pur nei limiti dati dall’impossibilità di prevedere lo sviluppo scientifico e tecnologico, possa aiutare a inferire scenari futuri, che in tal modo non saranno soltanto subìti, ma anche orientati in modo consapevole. a) Sul punto della diffusione delle società contemporanea, possiamo accennato rapidità, nell’introduzione simultaneità e informazioni aggiungere a che accesso nella quanto già caratteristiche di massa ai di dati si coniugano spesso con la loro incerta credibilità; possono valere come Welles, che esempi gettò l’esperienza nel panico radiofonica una buona di Orson parte della popolazione americana, oppure i dubbi sollevati da parte della stampa e della cinematografia sullo sbarco americano sulla luna. D’altra parte, ricorda il già citato Mc Luhan, che il controllo dell’informazione rappresenta una sorta di quarto potere accanto a quelli classici (Montesquieu), che orienta l’opinione pubblica con precisi scopi economici e/o politici. Il rischio è anche quello di avere due piani dell’informazione, uno di massa e particolarmente scadente sia nei contenuti sia nel linguaggio, destinato a un pubblico meno scolarizzato – ricordiamo qui la proposta del filosofo Popper di una patente per fare TV in Cattiva maestra televisione – che ha come obiettivo soprattutto l’aumento prodotti dell’audience, pubblicizzati finalizzato sui giornali al o consumo nei dei programmi televisivi, mentre, dall’altro lato, si costituirebbe la nicchia della cultura d’élite, riservata agli strati sociali più elevati (Bourdieu parlava della scuola come di un luogo di riproduzione delle differenze sociali e di genere) dotati di mezzi culturali più idonei a districarsi nelle varie reti informative. b) Per poter seguire l’evoluzione sociale e, di più, per poterla anche orientare, per lo meno in alcuni contesti, la scuola non può più essere concepita solo come luogo di trasmissione, che confermi orientamenti culturali, valori e idee del passato, comprensione del ma non presente può per neppure cercare limitarsi di alla progettare il futuro, perché si verrebbe così a configurare quella che il pedagogista Corallo ha definito, in una critica a J. Dewey, “la scuola della contingenza”. Una formazione scolastica limitata al presente, pur con uno sguardo al futuro, rischia secondo alcuni teorici la mancanza di fondamenti e la perdita della tradizione. La scuola deve invece coniugare le origini, l’attualità e l’evoluzione futura in uno scenario sinergico. A questo proposito De Rita richiamava recentemente la continuità tra Anchise, Enea e Ascanio – che spesso non ricordiamo - come simbolo della connessione storica e culturale tra le generazioni. Per quanto riguarda i curricula scolastici si potrebbero affiancare a una base formativa costituita da materie che valorizzano storia e diversi, tradizione l’educazione eventualmente flessibili esempio la e più classica, artistica, gestiti orientati all’informatica o al anche come il ambiti per temi la disciplinari moduli presente. a latino, Si unitari, pensi d’attualità per da rivedere e aggiornare in tempi brevi. c) Relativamente alle strategie educative per un corretto uso dell’informazione, sarebbe opportuno introdurre nelle scuole l’educazione all’informazione, che può articolarsi su tre livelli: primo, la conoscenza tecnico-pratica dei nuovi mezzi di comunicazione attraverso un corso di informatica; secondo, la conoscenza dell’ambiente simbolico dei mass media, con l’acquisizione di competenze atte a comprendere e comunicazione; interpretare e, da i diversi ultimo, la linguaggi conoscenza della delle ripercussioni psicologiche e delle implicazioni pedagogiche per quanto riguarda l’uso dei mezzi informativi, soprattutto per ciò che concerne l’infanzia. E’ utile qui ricordare che lo stesso Bruner sottolinea la prevalenza delle rappresentazioni simboliche – corrispondenti allo stadio delle operazioni formali di J. Piaget - in una società dominata dall’informazione, e la necessità di acquisirne le categorie specifiche; degna di nota è anche la posizione dello psicologo Petter, che esorta genitori ed educatori alla funzione di filtro, che essi devono svolgere nella rielaborazione delle informazioni. di Carla Pellifroni e Batilde Bacci, Istituto Virgilio, Milano