IO E LA MIA SQUADRA: UN MERAVIGLIOSO ED INDIVISIBILE PUZZLE Ansia. Ansia che ti sale dallo stomaco e arriva in gola, ansia piacevole, ansia che ti logora, ansia che solo uno sportivo può provare prima di una gara importante. E’ proprio grazie al mio stomaco e ai suoi “subbugli” che ho capito che per me la pallavolo è tutto. Ho avuto molte sconfitte quest’ anno, anzi, devo dire che è stata proprio una pessima stagione. Devo ammettere che mi è anche balenata in testa la folle idea di appendere le ginocchiere al chiodo. Poi, però, ripenso a come sto prima, durante e dopo una partita, ripenso alla mia seconda famiglia: la mia squadra e mi accorgo che senza le emozioni che mi da questo sport non potrei vivere. Devo tanto alla pallavolo: mi ha insegnato il rispetto, ho capito che le ragazze che sono aldilà della rete sono esattamente come me, con le stesse ambizioni e gli stessi sogni, solo che hanno la divisa di un altro colore. Mi ha insegnato che con impegno e dedizione si possono raggiungere obiettivi importanti. Mi ha insegnato a non arrendermi e a dare il massimo sempre. Mi ha insegnato a non confondere la determinazione con la superbia: credere in sé stessi e nelle proprie capacità non significa credere di essere migliori degli altri. Ho imparato a stare all’interno di un squadra nella quale io sono solo una piccola casella di un meraviglioso puzzle. Senza le altre sono praticamente inutile, ma è proprio questo il bello: io dipendo da te, tu dipendi da me. Anche se dovessi cadere un milione di volte, un milione di volte mi rialzerei. L’amore per questo sport va oltre ogni tipo di delusione, è la mia valvola di sfogo, il mio divertimento, la mia più grande passione. Io, quindi, non posso che confermare le parole del grande Lorenzo Dallari: “La pallavolo è un virus che si inocula nel DNA e dal quale non si guarisce più.”