La Fondazione Svizzera di Cardiologia: con impegno contro le

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C o m u n i c a t o a i m e d i a - Berna, 16 febbraio 2010
Campagna sulla pressione arteriosa della Fondazione Svizzera di Cardiologia
Quando l’ipertensione fa perdere la memoria
L’ipertensione arteriosa non minaccia solo il cuore e la circolazione, ma può anche
favorire lo sviluppo di una demenza. Perciò secondo dei nuovi studi i medicamenti
antiipertensivi sono efficaci anche contro la perdita delle facoltà cognitive.
C’è un sorrisetto sul suo viso quando Rolf Erni viene accompagnato nel parco in sedia a
rotelle. Sembra godere il tiepido sole d’inverno sulla pelle. Ma non sa né il nome di chi lo
accudisce né il giorno giusto della settimana in cui siamo. Ha 82 anni ed è demente.
Circa sei anni fa Rolf Erni si riteneva ancora in piena salute. È vero che aveva la
pressione alta ma non ne sentiva conseguenze e quindi non prendeva nemmeno
medicamenti per curarla. L’ipertensione arteriosa è uno dei più importanti fattori di
rischio per malattie cardiovascolari. Erni non ha avuto un infarto cardiaco o un ictus
cerebrale, ma negli ultimi anni la pressione sanguigna troppo alta nelle sue arterie
cerebrali gli ha danneggiato irreparabilmente il cervello.
Dei mini-ictus fanno morire piccole zone di cervello
Anche nelle arterie cerebrali possono verificarsi delle alterazioni arteriosclerotiche che
impediscono il flusso del sangue e talvolta determinano persino l’occlusione di uno o più
piccoli vasi sanguigni cerebrali. Possono conseguirne dei mini-ictus, chiamati attacchi
ischemici transitori, che paralizzano e fanno morire piccolissime zone di cervello senza
che la persona interessata se ne accorga. A lunga scadenza ne deriva una diminuzione
dell’efficienza cognitiva del cervello (facoltà di percepire, di apprendere, di pensare e di
riconoscere) fino ad arrivare alla demenza, da cui è colpito circa un quinto della
popolazione ultraottantenne.
„Oggi sappiamo con certezza che l’ipertensione è una concausa della demenza“, dice il
professore Bernhard Waeber, Specialista dell’ipertensione all’Ospedale universitario di
Losanna. Per lungo tempo però gli scienziati, quando cominciarono a studiare la
relazione tra ipertensione e demenza, si trovarono di fronte ad un mistero, perché
constatarono un rapporto con la demenza sia in caso di pressione arteriosa troppo alta
che molto bassa. Studi che seguirono il decorso della malattia hanno apportato
chiarezza. Infatti, mentre fino alla comparsa della demenza la pressione è
effettivamente assai alta, nella fase ulteriore della malattia cala improvvisamente di
molto. „Presumibilmente le lesioni della sostanza bianca del cervello danneggiano
anche i regolatori della pressione arteriosa che vi si trovano, causando infine
un’ipotensione“ è la spiegazione del fenomeno data dal professore Waeber.
La relazione tra ipertensione e demenza mette in una nuova luce la diagnosi di
ipertensione arteriosa. Assieme ad altri fattori di rischio cardiovascolare, quest’ultima
non minaccia soltanto il sistema cardiocircolatorio ma anche la memoria,
l’apprendimento ed altre facoltà cognitive. Di ipertensione soffrono due terzi della
popolazione tra i sessanta ed i settant’anni. A causa dell’aumento dell’aspettativa di vita
ci saranno sempre più persone dementi.
I medicamenti antiipertensivi riducono il rischio di demenza
La domanda scottante per specialisti come il professore Waeber è quindi: i medicamenti
antiipertensivi, oltre alle malattie cardiovascolari, possono prevenire anche la demenza?
In una panoramica degli studi pubblicata nello Swiss Medical Forum il professore
Waeber riassume le conoscenze acquisite finora. Mentre gli studi di breve durata non
fanno presumere alcuna correlazione, studi pluriennali dimostrano chiaramente che gli
ipertesi trattati con medicamenti hanno un rischio di demenza ridotto in media del 13 %.
Uno studio in cui i partecipanti hanno assunto per dodici anni degli antiipertensivi ha
persino accertato un rischio di demenza inferiore del 60 % rispetto ad ipertesi non
trattati. Il loro rischio era quindi allo stesso livello di quello delle persone non ipertese.
„Per il momento non sappiamo ancora quale medicamento antiipertensivo offra la
miglior protezione dalla demenza“, dice il professore Waeber. Ma presumibilmente in
cima all’elenco ci sono i cosiddetti antagonisti del calcio ed i bloccanti della reninaangiotensina, seguiti dai diuretici e dai beta-bloccanti. Molto probabilmente però l’entità
della diminuzione della pressione ottenuta è più importante della scelta del
medicamento che l’ha provocata.
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Che cos’è una demenza?
„Demenza“ è la denominazione generale di malattie del cervello associate a perdita
delle capacità mnemoniche e di altre facoltà cognitive, emozionali e sociali. Circa metà
delle forme di demenza rientrano nella malattia di Alzheimer, in cui nel cervello si
depositano delle proteine patologicamente modificate e delle cellule cerebrali muoiono.
Pure frequente è la demenza vascolare, che costituisce un quinto delle forme di
demenza. In essa una ridotta irrorazione sanguigna del cervello, in diverse fasi, porta
alla morte di cellule cerebrali. Spesso ci sono delle forme miste. Le cause di una
demenza non sono ancora state chiarite esattamente. Fra i fattori di rischio più
importanti ci sono l’età, la predisposizione genetica ed altri fattori di rischio
cardiovascolari.
Fonte: Associazione Alzheimer Svizzera, www.alz.ch
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La Fondazione Svizzera di Cardiologia: con impegno contro le cardiopatie e l’ictus cerebrale
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