Introduzione a Ockham

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ENIGMA-DIO:
LE PROVE DELL’ESISTENZA DI DIO?
NON HANNO FONDAMENTO!
Introduzione a Ockham
Ockham - francescano come Duns Scoto - arriva a posizioni ancor più radicali. Egli infatti
sostiene una totale eterogeneità tra scienza - che si fonda sull'unica realtà conoscibile che è
l'esperienza - e fede - i cui contenuti sono inaccessibili alla mente umana.
Ockham giunge a smontare le prove razionali dell'esistenza di Dio: non solo quella "ontologica"
(per lui l'esistenza di qualcosa è rivelata esclusivamente dall'esperienza), ma anche quella
cosmologica (che parte dal mondo). Ockham mette in dubbio il quod movetur ab alio movetur
(ciò che muta è mosso da altro) di aristotelico-tomistica memoria sostenendo che tale principio
non ha un valore assoluto in quanto l’anima, gli angeli e il peso (che tende al basso) si
muovono da sé, senza, cioè, essere mossi da altro.
La prova aristotelico-tomistica, quindi, può essere considerata probabile, ma priva di certezza
assoluta. Cosa ne dici?
Mi sembra una tesi poco seria. Innanzi tutto sappiamo che non é vero che il peso si muove da
sé (Ockham, ovviamente, non sapeva nulla della forza gravitazionale). In secondo luogo non è
detto che l’anima si muova da sé: Freud ha scoperto dei fattori inconsci che stanno alla base
delle nostre decisioni.
Osservazioni interessanti. Tieni, comunque, presente una possibile obiezione: forse che l’anima
– intesa come principio di vita – ha bisogno di un motore esterno?
Per Ockham non si possono dimostrare gli attributi essenziali di Dio: né la sua unità (non si
cadrebbe in alcuna contraddizione se si affermasse una pluralità di cause prime), né
l'immutabilità (un attributo che parrebbe in contrasto con l'incarnazione), né la Trinità (che un
Dio che ha una natura semplice – cioè non composta - sia costituita da tre persone distinte è
qualcosa che è al di sopra di ogni conoscenza razionale).
Ockham va anche oltre. Sostiene che in Dio non esiste alcuna distinzione (le distinzioni sono
solo nostre parole) tra intelletto e volontà: non vi sono, quindi, ragioni (non esiste alcun
progetto razionale) per cui Dio ha creato questo mondo e non un altro, certe norme morali e
non altre. Dio, cioè, è solo Volontà. E’ quello che si chiama "volontarismo teologico": ad
esempio, Dio non vuole ciò che è bene, ma è bene ciò che è voluto da Dio. Cosa dici di questo
"volontarismo"?
Mi sembra una dottrina più che giusta: non è Dio che stabilisce ciò che è bene e ciò che è
male?
Un punto di vista che ha una sua coerenza. Tiene presente, comunque, l’obiezione: come
potrebbe Dio stabilire che la guerra è un bene?
Dio, quindi, sceglie in modo arbitrario, senza parametri logici: avrebbe potuto, addirittura,
decidere di incarnarsi in una zucca o in una pietra. Radicale o no questo francescano? Senti: se
non esistono parametri logici alla base della creazione del mondo, ha senso cercare di scoprire
le cause del mondo?
Non credo: dato che la scelta di Dio è il prodotto di una Volontà insondabile da parte
dell'uomo, non si può scoprire nella natura nessuna regola razionale.
La tua è una risposta che ha una sua coerenza. Ockham, da parte sua, sostiene che uno spazio
di ricerca ci sia: l'uomo deve rinunciare a ricercare sia l'essenza che il fine delle cose (o dei
fenomeni) e limitarsi a studiare "come” tali fenomeni succedono.
Ti sembra “moderna” la tesi di Ockham secondo cui l’uomo deve rinunciare a cercare l’essenza
e il fine dei fenomeni e limitarsi a studiare “come” tali fenomeni avvengono?
A quanto mi risulta, sì: la scienza nasce proprio con questa autolimitazione.
E' vero: la scienza moderna esclude sia la ricerca dell'essenza sia quella dei fini. Si tratta di
una scelta metodologica che fa parte della natura stessa della "scienza".
Ockham arriva a negare addirittura ogni relazione reale, in primis il rapporto di causa ed
effetto. Per lui esistono solo gli individui: non esiste alcuna gerarchia, come non esiste alcun
ordine in quanto gerarchia e ordine non sono che parole che non hanno alcun contenuto nella
realtà), individui che non hanno relazioni reali tra loro (sono come delle "isole". Non vi è,
quindi, alcuna cosa che è causa di altro, come da nessun concetto si può dedurre come effetto
necessario un altro concetto.
Nessun rapporto causale, quindi, tra le cose, tra i fenomeni. Solo Dio - secondo Ockham - è
causa di tutte le cose e di tutti i fenomeni. Cosa ne dici?
Se così fosse, se cioè non vi fossero delle cause intermedie, anche l'uomo sarebbe in balia di
Dio: sarebbe un vero e proprio burattino che agisce perché mosso dall'unica causa che è Dio.
E', la tua, un'opinione legittima. Ma… ti si potrebbe obiettare: Dio non è Signore di tutto?
perché mai gli uomini non dovrebbero essere in balia di Dio?
Soffermiamoci un po’ a riflettere. Abbiamo già fatto delle considerazioni a proposito delle
conseguenze della concezione aristotelica di Dio. Visto che S. Tommaso riprende, nella prima
via, la concezione aristotelica, valgono anche per S. Tommaso quelle considerazioni.
Aggiungiamo, qui, qualche altro spunto. Supponendo che Dio sia il Motore Immobile
aristotelico-tomistico, che conseguenze si avrebbero sul Cristianesimo?
Sarebbe impensabile un Dio (Gesù Cristo) che soffre.
Il tuo discorso ha una coerenza. Se Dio è immutabile (in quanto Motore Immobile), non può
soffrire perché questo implicherebbe mutamento. Ti si può, però, obiettare, che Gesù Cristo è
insieme Dio e uomo ed ha sofferto in quanto uomo.
Siamo di fronte, indubbiamente, ad un problema delicatissimo dal punto di vista filosofico: se
Gesù Cristo è Dio, non può soffrire né morire in quanto Dio è immutabile; se a soffrire e a
morire è un uomo (un uomo distinto da Dio), allora è difficile pensare che un uomo con la sua
sofferenza e morte abbia potuto redimere l'umanità. Scaviamo ancora. Se Dio fosse
immutabile, sarebbe difficile - abbiamo detto - spiegare il fatto della Redenzione. Altre
conseguenze?
Non esisterebbe alcun peccato da redimere.
Mi sembra che tu abbia le idee chiare: se Dio fosse Motore Immobile – forse vuoi dire – l’uomo
non sarebbe libero, e, quindi, non ci sarebbe alcun peccato da redimere da parte di Gesù
Cristo.
La concezione di Dio come Motore Immobile porterebbe a negare la libertà umana: come
potrebbe l'uomo decidere liberamente, se ogni sua decisione - in quanto implica mutamento è mossa in definitiva da Dio? Senti. Sempre all'interno della stessa ottica (Dio=Motore
Immobile), come si spiegherebbe la Provvidenza divina?
Non si spiegherebbe affatto: Dio, infatti, se dovesse provvedere agli uomini, si
preoccuperebbe, ma il preoccuparsi non è degno della divinità (la divinità o è felice o non è ...
divina).
Hai utilizzato l'argomento di Epicuro. Se intendi utilizzare, invece, la concezione tomistica di
Dio (Dio come Motore Immobile), potresti dedurre da tale stessa concezione la difficoltà a
comprendere la provvidenza: il provvedere non comporterebbe mutamento?
Un Dio Motore Immobile con difficoltà, indubbiamente, si concilierebbe con la Redenzione, col
peccato umano, con la Provvidenza, col Dio-Amore. S. Tommaso è consapevole di questa
difficoltà tant'è che è convinto che noi conosciamo più che altro ciò che Dio "non è” e non la
sua vera natura (cioè, "ciò che è”).
Ti propongo una riflessione sulla concezione di Abelardo. Per lui tutto ciò che Dio ha fatto è
necessario, non avrebbe potuto, cioè, essere diverso da come l'ha fatto, perché, se avesse
potuto fare diversamente, non ci sarebbe una ragione per cui ha fatto una certa scelta invece
che un'altra. Cosa ne dici?
Mi sembra letteralmente paradossale: se fosse così, Dio non sarebbe libero, il che - nell'ottica
cristiana - sarebbe inconcepibile.
La tua è un'opinione legittima: ha infatti una sua coerenza e, quindi, una sua rispettabilità. Se
fosse così - dici - Dio non sarebbe libero, il che ti sembra inaccettabile.
Vediamo il discorso opposto di Ockham: secondo lui, come sai, Dio sceglie senza parametri
logici, senza "ragioni" (Dio è pura Volontà). Cosa ne dici?
Mi sembra profondamente anti-cristiana (e, sì, che Ockham è un francescano!): cosa fa l'uomo
di un Dio che sceglie senza alcuna ragione, di un Dio che è pura Volontà?
La tua è un'opinione legittima. Prova a riflettere, però, su una possibile obiezione: se Dio è
semplice - ed è semplice perché è spirito -, in lui non possono distinguersi l'intelletto e la
volontà.
ENIGMA-UOMO:
LA SOSTANZA SPIRITUALE? NON ESISTE!
Il "Dottore invincibile” Ockham arriva a negare l'esistenza stessa di una sostanza spirituale.
Come mai? Ti premetto che Ockham è un empirista: ritiene cioè che tutto quanto va oltre
l'ambito dell'esperienza non è conoscibile da parte dell'uomo.
Ci provo: se ciò che è oltre l'esperienza non è conoscibile, allora anche l'anima non è
conoscibile in quanto - proprio perché è definita spirituale – non è oggetto di possibile
esperienza.
E' quanto sostiene Ockham: per lui noi percepiamo le nostre percezioni, i nostri pensieri, ma
non conosciamo né conosceremo mai ciò che c'è dietro - il sostrato - di tali operazioni.
Ockham, sulla base del suo principio (chiamato "rasoio di Occam”) secondo cui è inutile
moltiplicare realtà, creare cioè realtà in numero superiore a quelle che devono essere spiegate)
arriva a negare la stessa esistenza dell'intelletto agente in quanto per lui non vi è nulla che
deve essere spiegato da tale intelletto.
Ma allora come si spiega l'astrazione? Per Ockham la conoscenza “astrattiva” - quella che ha
come oggetto i concetti - non è altro che il prodotto della conoscenza intuitiva. Per lui la
conoscenza intuitiva si ha quando appare con evidenza un oggetto concreto. La conoscenza
astrattiva, invece, ha come oggetto idee di qualcosa che non è apparso in maniera evidente: si
veda, ad esempio, l'idea di sostrato delle operazioni mentali di cui prima.
La conoscenza astrattiva, dunque, ha valore solo nella misura in cui si fonda sulla conoscenza
intuitiva, l'unica che può garantire che l'oggetto del concetto fa riferimento a qualcosa che è
percepito intuitivamente. Ma (riprendiamo il quesito di prima) e l'astrazione? Come la spiega?
Per Ockham l'universale - il concetto, l'idea astratta - non è altro che un "segno" che sta al
posto di una classe di cose individuali e concrete.
L'universale, in altri termini, è tale - cioè applicabile a più individui - non in sé, ma solo per la
sua funzione di "significare” più cose. Ti convince questa lunga analisi di Ockham?
Per nulla. Sono dell'avviso che i concetti, anche se considerati "segni" o simboli, sono sempre
astratti e, quindi, non possono che richiedere un intelletto che svolga la funzione di astrarre.
Non hai torto nel considerare i "segni" qualcosa di astratto - gli stessi stoici consideravano i
significati come delle realtà immateriali -. Da dove vengono questi simboli (segni, significati)?
Per Ockham tali segni non richiedono nessuna funzione astrattiva in quanto sono il prodotto
della stessa realtà significata. Si tratta, quindi, di segni "naturali”, non convenzionali come le
parole: i segni - per Ockham - significano la cosa come il fumo significa il fuoco.
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