Il Trecento e la crisi della Scolastica Il quadro cronologico Il dibattito sull’aristotelismo Alla fine del XIII secolo la Chiesa cerca di contrastare le forme di aristotelismo radicale in particolare viene respinto l’averroismo: nel 1270 e nel 1277 a Parigi vengono condannate le tesi filosofiche più vicine a questa dottrina, tra le quali quelle: • sull’unicità dell’intelletto • sull’eternità del mondo l’averroismo è diffuso soprattutto nella Facoltà delle Arti, dove si tende ad affermare l’autonomia della ricerca filosofica Duns Scoto: filosofia e teologia Durante il XIV secolo viene progressivamente abbandonata l’idea di un sistema filosofico-teologico unitario come quello aristotelico-tomista Giovanni Duns Scoto, nato in Scozia, insegna a Oxford e Parigi tentando una conciliazione tra aristotelismo e agostinismo, Scoto distingue filosofia e teologia la FILOSOFIA opera nel campo della ragione naturale la TEOLOGIA si basa sulla fede e ha un fine pratico perché indirizza l’uomo verso la salvezza Duns Scoto: l’essere La filosofia di Scoto si differenzia dal tomismo anche rispetto alla concezione dell’essere l’ente per Scoto è il concetto più indeterminato e generico, poiché può abbracciare tutta la realtà il concetto di ente è quindi comune a tutto ciò che esiste in questo senso la predicazione dell’essere non è analoga, cioè basata su un rapporto di somiglianza (come per Tommaso d’Aquino), ma univoca, cioè relativa ad un unico significato Duns Scoto: la libertà divina Il concetto univoco di ente, attribuibile indistintamente a tutto ciò che è, racchiude anche Dio per questo è possibile la teologia in quanto discorso razionale su Dio ma, mentre l’esistenza di Dio è dimostrabile razionalmente, la sua essenza, e con essa la sua onnipotenza, sfuggono a ogni determinazione umana la volontà divina opera come causa assolutamente libera Duns Scoto: l’individualità dell’ente L’esistenza delle singole creature è dovuta alla decisione libera di Dio il concetto universale esiste solo nell’intelletto si determina così un primato dell’individuale sull’universale nella realtà esistono solo le cose individuali volute da Dio Duns Scoto: la “questità” Qual è allora il fondamento che consente di predicare correttamente l’universale rispetto alla cosa individuale? la sostanza costituisce la natura comune a determinati enti ed è dunque ciò che consente la predicazione dell’universale la sostanza comune si concretizza in ogni ente attraverso la “questità”, l’elemento individualizzante che rende ogni ente “questo” ente Duns Scoto: la gnoseologia Dall’ontologia che privilegia l’individualità discende anche la teoria della conoscenza La conoscenza intuitiva: ha per oggetto le cose singolari e presenti Scoto distingue due tipi di conoscenza La conoscenza astrattiva: coglie le specie universali contrariamente al modello aristotelico, la conoscenza non è necessariamente legata all’astrazione dell’universale Guglielmo di Ockham: una vita movimentata Il francescano Guglielmo di Ockham rappresenta pienamente lo spirito e i fermenti del suo tempo nel 1326 alcune sue tesi ritenute eretiche vengono condannate dalla Chiesa nel 1328 deve fuggire da Avignone, sede papale, perché appoggia i francescani spirituali nella controversia con il papato Guglielmo di Ockham: la logica Le innovazioni che Guglielmo apporta alla riflessione filosofica si fondano sulla sua logica la riflessione di Ockham parte dai termini, considerati come segni delle cose i concetti, espressioni mentali dei termini, sono segni naturali delle cose: si riferiscono intenzionalmente a esse, cioè rimandano direttamente alle cose i concetti universali sono dei segni che si predicano di più cose particolari ma che esistono solo nella mente e non hanno nessun riferimento nella realtà Guglielmo di Ockham: il “rasoio” Secondo Ockham per spiegare la nostra modalità conoscitiva non c’è bisogno di supporre l’esistenza reale dei concetti universali l’esistenza dell’ente individuale non ha bisogno di essere giustificata attraverso forme o essenze universali non si devono introdurre nelle spiegazioni più entità di quante siano effettivamente necessarie questo principio è noto come RASOIO DI OCKHAM Guglielmo di Ockham: la teoria della supposizione I termini assumono il loro significato all’interno delle proposizioni per spiegare la funzione dei termini nelle proposizioni Guglielmo introduce la teoria della supposizione supposizione personale = il termine sta per la cosa significata: “Giuseppe sta leggendo” supposizione semplice = il termine è utilizzato come concetto: “L’uomo è una specie animale” supposizione materiale = il termine sta al posto di un altro termine: “Uomo” è un termine di 4 lettere Guglielmo di Ockham: la teoria della conoscenza Anche la teoria della conoscenza di Ockham si fonda sulla sua “ontologia del singolare” come Scoto, anche Ockham distingue due tipi di conoscenza la conoscenza intuitiva coglie direttamente l’esistenza dell’oggetto sensibile attraverso l’esperienza e ha per oggetto gli individuali la conoscenza astrattiva prescinde dalle caratteristiche attuali dell’oggetto e deve fondarsi su quella intuitiva riguardo a Dio, non è possibile alcuna conoscenza intuitiva, quindi Dio non appartiene al campo d’indagine della filosofia Guglielmo di Ockham: la teoria politica Il riconoscimento del valore dell’individuo e la separazione tra fede e razionalità conducono Ockam ad affermazioni innovative anche in campo politico la Chiesa è costituita dai singoli fedeli raccolti in comunità il potere del Papa non va inteso come dominio, ma come servizio l’Imperatore esercita il potere civile e amministra la giustizia ognuno dei due poteri è autonomo nella propria sfera di influenza Verso la fine del Medioevo Con le teorie di Ockham viene aperta la strada ad alcuni aspetti tipici della modernità l’attenzione all’esperienza evolverà verso una scienza sperimentale e slegata dalla teologia si affermano differenti interpretazioni dell’aristotelismo rispetto a quelle della Scolastica tomista l’attenzione alla logica e al linguaggio ridefinisce il concetto di verità la riflessione politica pone l’attenzione sul potere e sulla sua laicità