Ockham, Cartesio 22 February 2017 Processo di risoluzione della scolastica (teologi francescani inglesi), XIII e XIV secolo fine (o fallimento) del progetto di conciliazione di fede e ragione possibilità di utilizzare le categorie della metafisica greca al fine di esporre le verità fondamentali de cristianesimo divaricazione tra ragione filosofica (con i tratti dell’empirismo e dello scetticismo) e fede (incomprensibile alla ragione umana) Guglielmo di Ockham (frate francescano inglese), XIV sec. dissolvimento della scolastica: riferimento costante alla scrittura, richiamo all’autorità dei filosofi precedenti (tipico della scolastica) anticipazioni della filosofia moderna assunto radicalmente empirista: (in linea con l'aristotelismo della scolastica) primato dell’esperienza (in particolare dell’intuizione) rispetto alla conoscenza sovrasensibile primato dell’individuale rispetto all'universale intuizione: contatto immediato dei sensi possiamo arrivare alla conoscenza degli universali solamente dopo esser passati attraverso l'intuizione l'unica realtà che essa (l’intuizione sensibile) ci può far conoscere è la realtà individuale - critica all’universale critica di Tommaso (da aristotelico) al realismo platonico degli universali egli tuttavia si distingue anche dai nominalisti: ritiene che l’universale sia un concetto mentale (concettualismo tomista) la condizione affinché l’universale stia nella nostra mente è che esso esista anche nella realtà l’universale è sia post-rem che in-rem [antologia, p.118] critica di Ockham al concettualismo tomista: l’universale non è nelle cose neppure potenzialmente, è un semplice concetto mentale (fictum) conoscere l’universale è utile per raggruppare più elementi (exemplar) critica all’argomento ontologico di Anselmo: l’esistenza non può essere dedotta concettualmente, deve essere scoperta tramite esperisce sensibile a priori non è possible dimostrare l'esistenza di alcunché (anticipazione della critica kantiana) Noi non facciamo mai esperienza diretta di una sostanza; noi vediamo solamente gli accidenti non conosciamo il fuoco in sé, ma casomai il suo calore radicalizzazione dell’aspetto della fede: trascendenza di Dio rispetto al mondo differenza tra l’essere di Dio e l’essere del mondo (= Tommaso) accettazione per fede dell’onnipotenza divina, che dovrebbe essere secondo Ockham il credo fondamentale del Cristianesimo assoluta libertà della volontà divina rispetto al mondo Dio non può essere compreso, e non si potrà quindi mai dare una prova apoditticamente certa della sua esistenza [p.124] critica alle prove tomiste a posteriori Ockham: non è irrazionale risalire all’infinito della ricerca delle cause e si può imaginare che qualcosa sia in movimento senza che qualcosa lo abbia mosso l’unica prova che dobbiamo accertare a sostegno dell’esistenza di Dio è che dobbiamo ammettere un primo conservatore dell'universo è necessario rigettare la tesi di un’infinità di cause conservanti [p.122] - se si andasse all’infinito, il mondo non si conserverebbe come lo conosciamo è impossibile l’infinito temporale, non quello attuale radicale contingenza del mondo: il mondo ha bisogno di qualcosa che lo conservi (con i Greci, invece, le cose sussistono di per sé, non hanno bisogno di qualcosa d’altro per sussistere) tuttavia, Ockham prosegue, non abbiamo nessuna prova per ricondurre il primo conservatore con il Dio della Scrittura le leggi della natura sono totalmente dipendenti dalla libera volontà di Dio le leggi sono decreti divini la legge di causa-effetto è tale perché Dio l’ha voluta (anticipazione teologica della critica humeana, con passaggio per Cartesio e Malebranche) la filosofia moderna comincia daccapo, con il dubbio CARTESIO, sec XVII principio del soggetto, pensiero come soggettività individuale -> cogito impostazione soggettivistica che è destinata ad entrare in conflitto con l’oggettivismo ontologico del concetto di sostanza tentativo di conciliare soggettività e sostanza (Cartesio, Spinoza, Leibniz) per poi sfociare a una vittoria del principio del soggetto, verso la critica alla metafisica Meditazioni Metafisiche, 1641 Cartesio perviene a questo nuovo principio tramite lo scetticismo: è necessario dubitare di tutto (prima meditazione) [p.128] è possibile immaginare un demone maligno ingannatore metodo scettico: dubitare di tutto non significa dire che tutto sia falso; è un metodo che dobbiamo usare per arrivare eventualmente al di vero in prima battuta, tutto è dubitabile la ricerca cartesiana è rivolta all’indubitabile (seconda meditazione) ricerca negativa: l’indubitabile non può essere dimostrato "non posso dubitare di esistere” la mia esistenza è la condizione del mio dubbio e se il demone mi ingannasse, esisterei necessariamente [p.131] non vi è una dimostrazione positiva dell’esistenza; l’esistenza viene mostrata come condizione necessaria del dubbio (confutazione della tesi: “io non esisto”) lo scetticismo viene usato contro lo scetticismo, riformulazione dell’impossibilità del dubbio assoluto la scoperta del cogito non elimina il dubbio in generale, lo elimina a livello dell’esistenza individuale Cartesio trova una base che ci consenta di continuare a dubitare il sum è la condizione del cogito nel cogito trovo la condizione che mi fa pensare (o dubitare) NB: non si tratta di dedurre il sum dal cogito! la proposizione “io non esisto” è necessariamente contraddittoria l’esistenza è un orizzonte in-oltrepassabile; nel metterla in discussione, sono costretto a presupporla (da Kant in poi, verrà detta trascendentale) Dire che “io esisto” non significa che io abbia un corpo, etc. (di questo dobbiamo continuare a dubitare) non è possibile dubitare del mio pensiero “io esisto”; la possibilità del pensiero viene dedotta dall’indubitabilità del cogito se esiste il pensiero, come può esistere senza un corpo (=cervello)? il pensiero è una res (= sostanza) -> “io sono una sostanza che pensa" il cogito è uil risultato di un'argomentazione logica; il cogito è una condizione di possibilità logica, non sostanziale argomento cartesiano: “penso, dunque sono” = “penso, dunque sono una sostanza” (anima) sostanza per Cartesio significa una cosa (res) che esiste in tal modo da non aver bisogno che di se medesima per esistere sostanzialità del pensiero significa indipendenza del pensiero - non ha bisogno di nient’altro per esistere (piano ontologico) la confutazione logica attesta un’indubitabilità ontologica by Alessandro Veneri www.kumarproject.com