OCKHAM DISSOLUZIONE PROBLEMA SCOLASTICO un netto rifiuto del problema scolastico fin nella sua impostazione. Poiché l'unica conoscenza possibile è l'esperienza e poiché l'unica realtà conoscibile è quella che l'esperienza rivela, cioè la natura, ogni realtà che trascenda ^esperienza non può raggiungersi in via naturale ed umana. Scienza e fede non possono sussistere insieme. Logica (III, I): «Gli articoli djede non sono princìpi di dimostrazione né onclusioni e non sono neppure probabili, giacché appaiono falsi a tutti o ai più o ai sapienti: intendendo per sapienti quelli che si affidano alla ragione naturale, giacché solo in tal modo si intende il sapiente nella scienza e nella filosofia Il problema scolastico è così dichiarato da Ockham insolubile e svuotato di ogni significato. La teologia cessa di essere scienza ». Le stesse prove dell'esistenza di Dio non hanno, per Ockham, valore dimostrativo. la conoscenza intuitiva di Dio non è data all'uomo viator (= viandante su questa terra). L’uomo in verità non conosce né l’esistenza né l’essenza di dio. La prova ontologica è respinta. Non ha valore dimostrativo la prova cosmologica di Aristotele. Non è vero in senso assoluto che tutto ciò che si muove è mosso da altro: l'anima e l'angelo si muovono da sé e così il peso che tende al basso. . Quanto alla prova desunta dal principio causale egli non ritiene dimostrabile che Dio sia causa efficiente, totale o parziale, dei fenomeni e che non bastino a spiegare i fenomeni le sole cause naturali. L’azione di Dio nel mondo è così un semplice postulato della fede, sprovvisto di valore razionale. Non un unico dio ma una pluralità di cause prime con unanime accordo. Neppure si può dimostrare l'immutabilità di Dio, né l'onnipotenza né l’infinità. . Di Dio non si può avere se non un concetto composto di elementi desunti per astrazione dalle cose naturali. CRITICA ALLA FISICA TRADIZIONALE Ockham considera la natura come il dominio proprio della conoscenza umana. i corpi celesti e i corpi sublunari sono formati della stessa materia: il principio metodologico . dell'economia vieta di ammettere la diversità delle sostanze. Ockham ammette e difende la possibilità di più mondi. Un mondo diverso dal nostro avrebbe un altro centro, un altro alto e basso. Persuade ad ammettere la pluralità dei mondi anche l'infinità della potenza divina. Ma la pluralità dei mondi implica la possibilità dell'infinito reale. Ogni grandezza continua è infinitamente divisibile e non esistono entità indivisibili. Ockham ammette e difende la possibilità che il mondo sia stato prodotto ab aeterno. l'eternità del mondo implica la sua necessità. La pluralità dei mondi, la loro infinità ed eternità sono dunque possibilità, che si aprono alla ricerca filosofica. ANTROPOLOGIA l'impossibilità di risalire dalla varietà degli stati psichici ad una sostanza permanente è affermata da Ockham sulla base dell’esperienza. Nessuna funzione potrebbe avere l'intelletto attivo che pertanto è inesistente. La volontà umana è libera. La vita morale dell'uomo consiste nel sottoporsi al comando divino. PENSIERO POLITICO Ockham mira a rivendicare contro l'assolutismo papale la libertà della coscienza religiosa e della ricerca filosofica. La legge di Cristo è legge di libertà. Al papato non appartiene il potere assoluto né in materia spirituale né in materia politica. l'essenza dell'opera politica di Ockham più che soffermarsi a difendere l'imperatore, contrappone la Chiesa al papato e difende i diritti della Chiesa stessa contro l'assolutismo papale che pretende erigersi ad arbitro della coscienza religiosa dei fedeli. Il papa può errare e cadere in eresie; anche il Concilio, che è formato di uomini fallibili. Lo stesso interesse per la chiesa può richiedere che il papa sia eletto dall’imperatore o da altri laici. Rasoio di Ockham è l'espressione con la quale si denomina il principio detto anche della "economia del pensiero", secondo cui «entia non sunt moltiplicanda praeter necessitatem ». In base a questo principio Ockham sostiene nella filosofia della natura che non si devono affermare entità che non siano suffragate dall'esperienza, e in logica che non si deve affermare la realtà metafisica degli universali, quando ne basta affermare la realtà concettuale; infatti l'universale è un segno naturale delle cose particolari non entità a sé stanti e nemmeno frutto di una convenzione arbitraria. Per Ockham, l'universalità non caratterizza la realtà, che è solo individuale, ma solo i concetti, che - per la loro capacità di «stare per una molteplicità di oggetti individuali» (supposizione) - possono dirsi universali.