Shneiderman:
“Old computing is about what computers can
do, new computing about what humans can
do”.
Donald A. Norman:
“People are required to conform to technology.
It’s time to reverse this trend, time to make
technology conform to people”.
COSTI SOCIALI ED ECONOMICI DELL’ESCLUSIONE
Prima di fornire alcuni dati statistici, precisiamo il concetto di “esclusione”. Il termine è usato
come contrapposizione alla nozione di e-inclusion, indicando la situazione generalizzata di
emarginazione tecnologica della popolazione anziana e disabile. Questa situazione di estromissione
ha dei cospicui riflessi economici e sociali: la tecnologia, potenzialmente può ridurre, se non
annullare, molti costi di assistenza, grazie alle sue ripercussioni nell’autonomia dell’elderly people e
dei disabili. I servizi sanitari sono molto importanti per l'integrazione della popolazione disabile ma
richiedono grandi risorse economiche e strutturali. Ecco alcuni dati:
•
Le persone disabili vanno dal dottore 3 volte più spesso rispetto ai non disabili, e sono
ricoverati in un rapporto di 4 a 1.
•
il 19,1% dei disabili con età inferiore ai 25 anni dice di essere abbastanza in salute,
mentre il 68,7% di essi dice di essere in ottima forma. Il rapporto si inverte in disabili con
età superiore ai 25 anni.
•
il 19,3% della popolazione ultra-sessantacinquenne è disabile e rappresenta il 63% della
popolazione disabile.
•
il costo di riabilitazione, integrazione e assistenza residenziale per disabili mentali o fisici
è di circa 2.789 milioni di euro nel 2001, circa il 4,4% della spesa sanitaria.
Parlando di integrazione sociale dei disabili occorre includere nella discussione il contesto
familiare in cui essi vivono. Il ruolo della famiglia è fondamentale sotto vari aspetti della vita del
disabile. Ecco alcuni dati che offrono importanti riflessioni:
•
il 28% delle persone disabili vive da solo, rispetto all'8% delle persone non disabili. Molti
di essi sono donne. L'età media dei disabili che vivono da soli è di 76 per gli uomini e di
80 per le donne.
•
Le donne disabili e anziane possono contare sulla presenza dei loro figli che vivono nelle
vicinanze (82% dei casi).
•
La famiglia rimane il punto di riferimento essenziale per i disabili: il 74% di essi riceve
aiuto da familiari.
Figura 1: Situazione familiare della popolazione anziana, EU15
L'integrazione sociale è una grande sfida per la popolazione disabile, Essi non si interfacciano
solamente con i problemi derivanti dalle loro disabilità, ma anche in un contesto culturale diverso.
•
il 18% dei disabili sotto i 44 anni legge un giornale ogni giorno (25% i non disabili)
•
circa il 67% dei disabili tra i 18 e i 44 anni ascolta radio, e il 90% vede la televisione ogni
giorno
•
il 39% segue la politica italiana
•
il 22% dei disabili sotto i 44 anni è andato al cinema, teatro o a vedere qualche tipo di
spettacolo negli ultimi 12 mesi.
•
il 19% legge libri
•
il 24,9% dei disabili pratica un'attività sportiva. Di questi il 51,7 % hanno un età
compresa tra i 6 e 44 anni.
•
dal 1989 al 1997 c'è stato un aumento del 5,3% dei membri appartenenti alla Federazione
Sport per Disabili.
•
l'84% dei disabili è soddisfatto dei propri rapporti familiari
Esiste una piccola differenza tra disabili e non disabili circa il loro grado di soddisfazione in
merito alle attività del tempo libero: il 56% dei disabili è soddisfatto contro il 64% dei non disabili.
Questa panoramica di dati statistici ci aiuta a capire l’entità delle problematiche con cui i disabili
e gli anziani si confrontano ogni giorno. Essa offre spunti di riflessione anche per quanto riguarda
l’esoso impegno statale nelle tematiche di assistenza sociale, consentendoci di addurre quanto
segue: i costi sociali ed economici dell’esclusione tecnologica di anziani e disabili ci esortano a
progettare le nuove interfacce in modo più appropriato e sempre meno laboriose.
Tabella 1: Disabili in Italia (oltre i 6 anni di età) - Anno 2000
Disabili per classi di età
6-15
15-24
25-44
45-64
65-74
>75
Totale
389.000
894.000
Uomini 40.000 27.000 81.000
153.000 204.000
Donne 40.000 32.000 82.000
209.000 323.000 1.035.000 1.721.000
Uomini
e donne
80.000 59.000 163.000 362.000 527.000 1.424.000 2.615.000
Tabella 2: Disabili in Italia, tipo di disabilità - Anno 2000
Uomini
Donne
Totale
Confinamento individuale
344.000
809.000
1.153.000
Disabilità funzionale
516.000
1.039.000
1.555.000
Disabilità motoria
383.000
821.000
1.204.000
Disabilità sensoriale
245.000
355.000
600.000
Totale(*)
894.000
1.721.000
2.615.000
(*) il totale non corrisponde alla somma delle singole voci in quanto
un disabile può essere affetto da più di un tipo di disabilità.
Tabella 3: Tipo di disabilità, popolazione con più di 65 anni di età, Anno 2000
Disabili over 65
Uomini
Totale
Donne
Totale
14,25%
22,89%
19,33%
5,89%
11,01%
8,90%
A letto
1,35%
2,20%
1,85%
Su una sedia
1,38%
2,45%
2,01%
A casa
3,17%
6,37%
5,05%
Disabilità funzionale
8,68%
15,02%
12,40%
Disabilità motoria
6,71%
11,49%
9,52%
Disabilità sensoriale
3,80%
4,74%
4,36%
Confinamento
individuale
Figura 2: Distribuzione della popolazione anziana nei prossimi 50 anni
Tabella 4: Tecnologie domestiche in Italia. Fonte: L'Italia dell'e-family 2004
1995
1997
1999
2001
2003
PC
14%
21%
27%
41%
51%
Stampante
9%
16%
20%
34%
45%
Scanner
-
0,8%
2%
4%
7%
Modem
0.3%
6%
9%
30%
38%
Accesso
Internet
0.2%
2%
5%
25%
34%
Telefono
cellulare
7%
25%
61%
79%
86%
Tabella 5: Spese annue per tecnologie. Fonte: rapporto Federcomin- ANIE 2004
1995
2002
2003
milioni di euro
milioni di euro
milioni di euro
Telefoni cellulari
600
9650
10800
PC
1500
2700
3700
Accesso Internet
20
2100
2670
Pay-TV
270
1300
1260
Totale
2450
15750
18430
IL PROBLEMA DELL’ACCESSIBILITA
A differenza degli altri media, Internet si caratterizza per il
carattere
“attivo”
che
ciascun
utente
assume
nel
processo
di
interazione e di scambio dell’informazione.
Proprio
per
questo
però,
esso
rischia
di
evolvere
in
un
semplice canale di trasmissione al servizio dei media tradizionali, a
causa di retaggi comunicativi preesistenti.
Per affrontare e sconfiggere le asimmetrie culturali che esso
tende, “naturalmente” ma involontariamente, a creare, si rende
necessaria una progettazione di servizi e dispositivi che renda agli
utenti la vita più semplice. Sicuramente Internet è tanto flessibile
da configurarsi come lo strumento adatto a questo scopo.
In questo caso il “semplice” prende il nome di accessibilità e
usabilità, inteso come rappresentazione astratta dell’insieme dei
requisiti essenziali che forniscono un accesso agevole ad Internet, e
contribuiscono a rendere l’esperienza dell’utente che naviga, la
migliore possibile.
Le istituzioni pubbliche nazionali ed internazionali non sono
rimaste indifferenti a questo dibattito, hanno anzi dato segnali
chiari di quale sia la via da intraprendere.
Parlare
di
accessibilità,
infatti,
significa
parlare
di
diritto
universale all’informazione e alla conoscenza, significa analizzare e
combattere l’emarginazione sociale causata dal divario digitale fra
chi ha le facoltà per accedere alle nuove tecnologie e le fasce deboli
della popolazione (disabili e anziani) che senza adeguate politiche
di alfabetizzazione / sensibilizzazione ne rimangono “naturalmente”
escluse.
Non solo per principi di senso civico ed equità sociale, ma per
non dover pagare costi socioeconomici pesantissimi, quando tra
qualche decina d’anni la stragrande maggioranza degli utenti del
servizio saranno persone anziane che soffrono di patologie che
limitano i movimenti, la vista e la memoria.
IL WORLD WIDE WEB CONSORTIUM
Per
diffondere
la
cultura
dell’accessibilità
nella
comunità
mondiale dei web designer, Berners-Lee, il padre del World Wide
Web, fonda nel 1994 il W3C, World Wide Web Consortium, un ente
internazionale preposto alla standardizzazione dell’HTML e nato per
facilitare l’interoperabilità del Web. Nel 1999 il W3C pubblica quello
che
è
ritenuto
il
più
importante
documento
in
materia
di
accessibilità, ovvero le 14 linee guida denominate WCAG 1.0 (Web
Content Accessibility Guidelines).
Berners-Lee sceglie volutamente il termine “linee guida” per
sottolineare
il
carattere
non
coercitivo
delle
norme;
si
tratta
piuttosto di un invito ad aderire a degli standard internazionali alla
cui stesura hanno contribuito migliaia di web designer esterni al
consorzio, con la consapevolezza di lavorare per una rete futura in
cui le macchine saranno capaci di creare connessioni e deduzioni.
TECNOLOGIE ASSISTIVE
Tecnologie
dispositivi
per
assistive
è
l’assistenza
un
termine
alle
varie
generico
tipologie
che
di
include
disabilità,
dispositivi adattivi e per la riabilitazione. Essi permettono alle
persone
con
disabilità
di
eseguire
azioni
fornendo
supporti
o
meccanismi alternativi all’utilizzo di tecnologie necessarie per la
loro esecuzione.
Alcuni di questi dispositivi per l’assitenza sono accompagnati
dalla dicitura “Design for All”, che significa che essi permettono un
uso eccellente da parte di persone diversamente abili.
Dispositivi
che
fanno
uso
di
tecnologie
molto
diffuse
consentono di risolvere i problemi di disabilità di grado inferiore per
la maggior parte di disabili.
Al contrario, per le condizioni di disabilità più forti sono necessari
strumenti specializzati di alta tecnologia. Inoltre questo è anche
vero (in una certa misura) per le fasce di popolazione più anziane.
HEAD TRACKER
Originariamente nati per le simulazioni e la realtà virtuale,
sono costituiti da un caschetto e da un ricetrasmittore montati,
rispettivamente, sulla testa dell’utente e sul bordo superiore del
monitor o display.
Questi due elementi comunicano tra loro per ricavare la posizione
della dell’utente ed intraprendere un’azione conseguente (l’uso più
comune
è
quello
che
permette
di
muovere
il
puntatore
sullo
schermo esattamente come si muove la testa). Gli head tracker più
precisi
(e
più
impressionante:
costosi)
riescono
possono
a
raggiungere
percepire
un’accuratezza
movimenti
al
decimo
di
millimetro e rotazioni del capo di due centesimi di grado
EYE TRACKER
Similarmente
ad
un
head
tracker,
un
eye
tracker
è
un
dispositivo per misurare la posizione e il movimento degli occhi.
Il
sistema
di
funzionamento
più
diffuso
prevede
la
memorizzazione di una serie di immagini con cui comparare quella
raccolta in ogni istante dall’occhio dell’utente, dal quale (confronto)
si ricava la effettiva posizione della pupilla. Altri metodi si basano
sul differente grado di riflessione che il colore della pupilla ha
rispetto al colore del resto del globo oculare. I vari tipi di eye
tracker
disponibili
in
commercio
si
possono
dividere
in
tre
categorie.
Il primo tipo sfrutta il contatto tra l’occhio ed una speciale
“lente a contatto” che può fungere da “specchio” o da sensore
magnetico, e la rilevazione si basa sull’assunzione che essa non si
sposta troppo dal centro dell’occhio quando questo si muove.
Misure
fatte
con
“lenti”
molto
aderenti
hanno
prodotto
registrazioni del movimento oculare molto precise, mentre quelle
con sensori magnetici sono più imprecise ma vengono usate dagli
psicologi per studiare le dinamiche sottostanti al movimento oculare
notturno durante il sonno.
Il secondo tipo non si basa su contatto diretto con l’occhio. Un
fascio di luce, tipicamente infrarossa, viene inviata verso l’utente,
riflessa dagli occhi e catturata da una video camera o un qualche
sensore speciale.
L’informazione ottenuta viene poi analizzata per dedurre la
rotazione dell’occhio dal cambiamento di riflessione.
Tipicamente
mentre
eye
si
sfrutta
tracker
più
la
capacità
sensibili
riflettente
usano
il
della
riflesso
cornea,
proveniente
dall’interno dell’occhio, prodotto dai capillari sanguigni all’interno
del globo oculare.
Questi metodi, detti “ottici” sono i preferiti e i più usati in
qualsiasi applicazione di tracciamento oculare per la loro natura non
invasive e il relativamente basso costo.
Il
terzo
metodo
usa
dei
potenziali
elettrici
misurati
con
elettrodi applicati in prossimità degli occhi, sfruttando il fatto che
l’occhio ha un certo potenziale elettrico: la cornea ne ha uno
positivo, mentre la retina ne ha uno negativo.
Tuttavia questo potenziale non è costante, e le sue variazioni
rendono
l’elettro-oculagramma
(cosi
viene
chiamato)
piuttosto
inaffidabile, specialmente per la registrazione di movimenti molto
lenti o in caso di staticità della pupilla.
Al contrario, l’elettro-oculogramma è molto utile per la misurazione
dei
movimenti
cosiddetti
“saccadici”,
cioè
movimenti
bruschi
dell’occhio che vengono spesso dopo una pausa ed è il metodo più
diffuso per misurare la durata della fase REM (non a caso, Rapid
Eye Movement, Movimenti Rapidi degli Occhi) durante il sonno
TASTIERE SPECIALI
Le tastiere speciali offrono la possibilità di accesso al computer
anche a coloro che avendo difficoltà motorie agli arti superiori non
potrebbero operare sulla tastiera standard.
Ne esistono di tutti i tipi: tastiere semplificate con pochi tasti
grandi e colorati, tastiere scudate dalle diverse misure, tastiere
espanse
dai
utilizzate
tasti
anche
grandi
con
il
e
ben
separati
caschetto,
o
tastiere
ridotte
per
controllabili
essere
tramite
puntatore laser o con modalità di scansione, tastiere da utilizzare
con una sola mano, tastiere programmabili con lettere, numeri e
disegni, etc.
Tastiere
quindi
qualunque
estremamente
sistema
operativo
personalizzate
PC
e
con
atti
a
per
operare
qualsiasi
in
programma
applicativo.
MOUSE SPECIALI
Esistono
numerosi
dispositivi
sostituire
in
ogni
suo
aspetto un mouse tradizionale. Di seguito una breve descrizione di
ciascun tipo.
Il mouse da testa utilizza emissioni radio o a onde infrarosse
per
tramutare
il
movimento
della
testa
in
un
corrispondente
movimento sullo schermo del cursore del mouse. Questo ausilio e'
costituito
da
un
supporto
che
va
applicato
sulla
testa
per
trasmettere al calcolatore i movimenti dal capo.
Per sostituire i pulsanti si impiega un rilevatore collocato
all'altezza
della
bocca,
che
puo'
essere
attivato
soffiando,
emettendo un suono, o esercitando una pressione su di esso. Anche
le funzioni di doppio click e di trascinamento del mouse vengono
effettuate tramite questo rilevatore/interruttore. 1
I mouse Joystick sono ausili sostitutivi del mouse costituiti da
un'asta o una manopola (Joystick). Ne esistono diversi tipi, che
possono essere utilizzati con le mani oppure con la testa o il mento.
Le funzioni associate ai pulsanti si effettuano anche in questo caso
con rilevatori addizionali attivabili con il soffio, la pressione o il
suono. 2
Per quanto riguarda invece i mouse a tastiera, si tratta di
programmi che configurano il tastierino numerico situato alla destra
delle normali tastiere per computer, in modo che ad ogni tasto
corrisponda una precisa direzione di spostamento del cursore del
mouse. È un ausilio indicato per utenti che non hanno problemi
nell'utilizzo della tastiera, ma che trovano difficoltà nell'eseguire i
movimenti necessari per il funzionamento del mouse.
La funzione di "doppio click" può essere realizzata in questo
caso con la pressione di un unico tasto. Un'altra funzione utile e'
quella di blocco/sblocco del trascinamento del mouse, che assegna
ad un tasto del tastierino numerico la funzione di "interruttore di
trascinamento",
pulsante
del
evitando
mouse
per
di
tenere
trascinare
continuamente
e
spostare
premuto
oggetti
da
il
una
finestra all'altra. 3
Nel caso in cui un utente non sia in grado di utilizzare la
tastiera
come
dispositivo
di
accesso
al
calcolatore,
ma
sia
in
condizioni di operare su cinque o più pulsanti indipendenti, e'
possibile adoperare un mouse a pulsanti, con funzioni simili a quelle
descritte per il "mouse a tastiera", che in questo caso non vengono
realizzate
1
2
3
attraverso
il
tastierino
numerico
Sito della Olografix, http://www.olografix.org/gubi/smau/mani2.htm
Sito della Olografix, http://www.olografix.org/gubi/smau/mani2.htm
Sito della Olografix, http://www.olografix.org/gubi/smau/mani2.htm
del
computer,
ma
attraverso i pulsanti di questo dispositivo esterno. I pulsanti devono
essere scelti in modo che abbiano le dimensioni più adatte per il
tipo di mobilità dell'utilizzatore.
Anche la posizione dei pulsanti e la pressione richiesta per la
loro
attivazione
devono
tenere
conto
del
livello
di
mobilità
posseduto dall'utente che farà uso di questo particolare tipo di
mouse. La funzione di trascinamento degli oggetti e' realizzata
attraverso degli interruttori che bloccano e sbloccano il "click" dei
pulsanti, e anche la funzione di "doppio click" può essere assegnata
ad un apposito pulsante. 4
Alcuni sistemi di riconoscimento della voce forniscono invece un
sistema di emulazione del mouse simile a quello descritto per il
"mouse
impartiti
a
tastiera"
attraverso
con
la
delle
differenza
istruzioni
che
vocali
i
comandi
anziche'
vengono
tramite
il
tastierino numerico del computer
STRUTTURA STABILIZZATRICE
Per rendere accessibile l'utilizzo del mouse a utenti che hanno
dei movimenti delle mani bruschi, molto ampi o tremolanti sono
state realizzate delle strutture speciali che offrono un alto grado di
resistenza al movimento.
Collocando
una
mano
all'interno
di
questi
dispositivi
i
movimenti bruschi e il tremolio vengono frenati, ed e' possibile
muovere il mouse con un buon grado di fermezza e di precisione.
L'impiego di questo tipo di ausili va tuttavia valutato caso per caso
in base alle caratteristiche degli eventuali utilizzatori.
4
Sito della Olografix, http://www.olografix.org/gubi/smau/mani2.htm
SWITCHER
Si tratta di dispositivi adatti a chi ha forme di disabilità
estremamente serie, tali da rendere possibile soltanto l’uso, ed
anche limitato, di un dito.
Possono essere installati sul bordo del tavolo su cui si trova il
personal computer e presentano un’unica leva che invia un comando
alla
sua
attivazione.
Non
permettono
da
sole
di
risolvere
il
problema di disabilità ma sono da usare in congiunzione con un
emulatore per mouse e tastiera esclusivamente a scansione.
SOFFIATORI
Nel funzionamento sono molto simili ad uno switcher (vedi
paragrafo precedente) ma sono costituiti da una cannula in cui
l’utente soffia per specificare il comando.
DISPOSITIVI BRAILLE
Le
tastiere
Braille,
infine,
sono
si
dividono
in
due
categorie:
tastiere per la lettura, che riproducono su una banda
perforata le lettere dell’alfabeto braille, grazie a dei pistoncini
mobili posti al loro interno che fuoriescono dai fori soprastanti.
Tastiere per la scrittura, che presentano sei tasti (tre per ciascuna
mano) rappresentanti i sei puntini che, componendosi, formano le
lettere dell’alfabeto Braille.