L’autostima
Che cos’è e come si sviluppa
A cura della dott.ssa Simona Milani- psicologa psicoterapeuta – cell.348/8230973 –
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L’autostima è la valutazione che diamo a noi stessi, il modo in cui ci
percepiamo nella nostra quotidianità ed in relazione al raggiungimento degli
obiettivi che ci poniamo. Dato che su tale argomento sono stati scritti numerosi
libri ed articoli, si potrebbe ritenere che l’autostima sia un costrutto complesso.
In realtà esso è piuttosto semplice e personale: è la risposta che diamo alla
domanda “Che cosa penso di me?”.
Avere una buona autostima vuol dire avere una visione realistica di sé e delle
proprie caratteristiche (qualità e difetti), cioè non valutarsi troppo
negativamente per questi ultimi, né troppo positivamente per i pregi.
Generalmente si fa riferimento a problemi di autostima quando c’è
un’elevata discrepanza tra “come ci vediamo” e “come vorremmo essere”,
soprattutto sulla base di modelli ideali. Tanto più "come ci percepiamo" è
lontano da “come vorremmo essere”, tanto più ci si sente persone di poco
valore e si prova insoddisfazione verso se stessi.
Le dimensioni dell’autostima
Alcuni studi più recenti mostrano come la nostra autostima derivi da più
dimensioni: una “globale” (cosa pensiamo di noi stessi e come ci sentiamo con
noi stessi in generale) ed altre “specifiche” (cosa pensiamo di noi stessi e come
ci sentiamo in ruoli particolari, ad esempio come professionisti, come genitori,
come sportivi etc). Maggiore è l’importanza che attribuiamo ad un dominio
specifico dell’ autostima, maggiore sarà la sua influenza sulla nostra autostima
globale. Per esempio, giocare una pessima partita di tennis non ci danneggerà
molto se per noi il tennis non è così importante, ma creerà potenzialmente una
grave ammaccatura nella nostra autostima globale se siamo giocatori di tennis
professionisti.
Lo sviluppo dell’autostima
L’autostima inizia a svilupparsi nell’infanzia, attraverso il rapporto con le figure
genitoriali di riferimento, proseguendo in adolescenza ed in età adulta.
Sin dai primi anni di vita l’individuo comincia a formarsi delle immagini di sé
derivanti dalle risposte che riceve dagli altri. In particolare, saranno i genitori a
ricordare al bambino se è stato buono, obbediente e degno d’amore e se sono
soddisfatti o delusi da lui. La mancanza di una propria visione personale
dal parte del bambino fa sì che l’autostima sia inizialmente
“rispecchiata” dai genitori, ovvero il bambino si giudica con gli occhi di chi
si occupa di lui.
Fin da molto piccoli non sentirsi amati e riconosciuti nei propri bisogni e nelle
proprie capacità ci priva del “terreno fertile” su cui mettere radici per la
costruzione di una sana autostima.
In seguito, questo delicato processo può venire ostacolato anche da
aspettative e critiche esterne eccessive che ci spingono ad essere come gli altri
ci vogliono e non come siamo realmente in base alle nostre potenzialità. Se, ad
esempio, dai genitori ci arrivano messaggi molto richiedenti, di perfezionismo e
di successo, esagerati rispetto alle nostre reali capacità, potremmo formare un
Sé Ideale (l’immagine della persona che vorremmo essere) molto discrepante
dal nostro Sé Reale Percepito (costituito dalla percezione delle nostre reali
potenzialità). Da adulto, l’individuo, in questo caso, potrebbe sviluppare
problemi di autostima in quanto si pone obiettivi irrealistici e troppo lontani
dalle sue effettive capacità, obiettivi che sente di dover assolutamente
raggiungere e che inevitabilmente fallisce.
Le persone con bassa autostima tendono ad avere pensieri negativi su sé
stessi ed a focalizzarsi sui propri sbagli. Hanno difficoltà a vedere le proprie
capacità, si autosvalutano e hanno bisogno dell’approvazione altrui. Temendo
l’insuccesso e fermamente convinti dei loro limiti, tendono ad evitare le
esperienze o a profondere minor impegno in esse, alimentando un circolo
vizioso di fallimento e di autovalutazione negativa.
Tuttavia, anche avere un’autostima troppo elevata non è necessariamente
un aspetto positivo. Le persone affette da disturbi narcisistici di personalità
tendono ad avere una percezione di sé stessi estremamente elevata, tuttavia
la loro autostima è anche fragile e instabile. Anche gli insulti più piccoli
possono far sentire il narcisista profondamente ferito e procurargli un grave
malessere psicologico. Le persone che hanno un’autostima ragionevole e
stabile, invece, sono maggiormente capaci di comprendere i loro punti di forza
e di riconoscere le situazioni in cui un errore può diventare un’opportunità di
crescita/miglioramento o, in caso contrario, vedere il fallimento come la
conseguenza di un evento fortuito indipendente dalle loro capacità.
Sviluppare una sana autostima significa saperti prendere cura di te.
Spesso, quando si è stati a lungo svalutati e denigrati dagli altri è molto
difficile amarsi; si tende inconsciamente a screditarsi ed a confermare le
vecchie convinzioni, ricascando nel circolo vizioso dell’autosvalutazione. Per
questa ragione è importante non chiudersi in se stessi e pensare di farcela
da soli, ma saper accettare un valido aiuto per intraprendere un
percorso psicoterapeutico di scoperta di se stessi e delle proprie
potenzialità.
Vi lascio con questa frase di L. Sepulveda, tratta dal libro “Storia di una
gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”: “Vola solo chi osa farlo”
(Zorba il gatto).