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LA malattia
Questo opuscolo è stato ideato e pubblicato da A.F.P.G., Associazione
Francese dei Pazienti affetti da Gist per i suoi associati. E’ stato tradotto in
lingua italiana, a titolo di volontariato, da Anna Maria Bocchi e Barbara
Teggi, a cui va il sentito ringraziamento di A.I.G. Associazione Italiana Gist.
Ringraziamo cordialmente anche l’associazione dei pazienti francesi per
aver condiviso queste informazioni
[email protected]
www.ensemblecontrelegist.org
A.F.P.G. « Ensemble contre le GIST »
Membre du Global GIST-Network
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Association Française des Patients du GIST
« Ensemble contre le GIST »
Prefazione del Dott. Axel Le Cesne
Istituto Oncologico Gustave Roussy, Villejuif , Francia
BENVENUTI
L’esplorazione scientifica del microcosmo della carcinogenesi fino all’applicazione
terapeutica sull’uomo non trova migliore esempio che nella scoperta quasi simultanea di
una anomalia molecolare e causale di un tumore maligno (GIST o tumore stromale gastrointestinale) e della cura specifica di questa anomalia molecolare (Imatinib/Glivec).
Questa scoperta tanto attesa ha aperto nuove prospettive nel campo dell’oncologia
medica. L’Imatinib ha rivoluzionato la prognosi e il trattamento dei Gist localmente
avanzati inoperabili e/o metastatici. Si tratta del più grande progresso terapeutico in 30
anni nel settore di un tumore solido avanzato e del primo tumore solido dove il concetto
“anomalia molecolare specifica” legata a “trattamento specifico efficace” si applica in
oncologia.
I Gist restano contemporaneamente una malattia “orfana” tenuto conto della loro incidenza
relativamente bassa e ancora largamente sconosciuta nella comunità scientifica.
Le
strategie e gli esperimenti terapeutici sono in costante evoluzione.
La creazione di una associazione di pazienti (Ensemble contre le GIST) e di un sito
internet su questa patologia rara permette di ottimizzare la presa in cura dei pazienti che
ne sono affetti in Francia. Attraverso una migliore conoscenza di questa patologia, un
costatante aggiornamento degli studi clinici in corso, degli effetti secondari dei farmaci e
degli scambi proficui di informazioni tra i pazienti stessi, questa brochure e il sito internet
“Ensemble contre le GIST” costituiscono degli strumenti fondamentali per tutti i pazienti
coinvolti. Senza la volontà, il desiderio costante di progredire e il grande ottimismo di
Estelle Lecointe, questo lavoro non avrebbe visto la sua realizzazione. Grazie alla vostra
interattività, ai vostri scambi e alle vostre riflessioni, “Ensemble contre le GIST” apre nuovi
orizzonti a tutti i pazienti affetti da questa patologia.
Dott. Axel Le Cesne
Istitut Gustave Roussy
Villejuif, France
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SOMMARIO
CONOSCERE LA MALATTIA:
1. GIST: definizione
2. Le origini dei GIST
3. I GIST nella popolazione
4. Sintomi dei GIST
5. Diagnosi dei GIST
6. I GIST metastatici
7. I casi particolari
8. Prognosi dei GIST
9. Controllo dei GIST
10.GIST e Imatinib
11.Gli effetti collaterali
12.Controindicazioni
13.Le risposte a Imatinib
14.GIST e chirurgia
15.Resistenza ai trattamenti o cure
16.Trattamenti contro la resistenza
17.Domande e risposte
18.Glossario
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1. GIST DEFINIZIONE
Gist è l’acronimo inglese utilizzato per definire i “Tumori Stromali GastroIntestinali”.
E’ un tumore digestivo raro appartenente a una categoria di tumori maligni chiamati
“Sarcomi”.
Più specificatamente, i Gist appartengono alla famiglia dei “Sarcomi dei tessuti molli
e dei visceri”.
I Gist rappresentano da 10 a 15% dei Sarcomi e meno dell’1% dell’insieme dei
tumori digestivi.
Questi tumori possono svilupparsi in una qualsiasi parte del tubo digerente:
dall’esofago fino al retto.
ATTENZIONE: il Gist non è un cancro digestivo come gli altri. Le sue origini , i suoi
meccanismi e la sua cura sono particolari e non possono in alcun caso essere
accomunati ad altri tumori digestivi più diffusi, come il carcinoma dello stomaco o
del colon.
2. LE ORIGINI DEI GIST
Le origini dei Gist sono ancora sconosciute. A tutt’oggi nessuno studio permette di
evidenzare il carattere ereditario di questi tumori. Sappiamo che essi si sviluppano
partendo dalle cellule di “Cajal” che sono situate nelle pareti del tubo digerente e
permettono la sua contrazione autonoma.
Nel 1998 alcuni ricercatori giapponesi scoprirono sulla superficie di queste cellule la
presenza di una proteina della famiglia dei ricettori di “tyrosine kynase” : la proteina
“KIT” o “CD117” chiamata anche “c-kit”. Questa scoperta ha segnato una svolta
decisiva nella storia dei GIST, poiché gli studi dimostrano che la proteina “KIT” è
attiva in modo anormale nella maggior parte dei pazienti affetti da GIST.
Nella maggioranza dei casi, questa proteina è attivata a seguito di una mutazione
spontanea, di informazioni genetiche contenute nel suo gene chiamato ugualmente
“KIT”. Questa evoluzione imprevista si chiama una “mutazione”.
I pazienti non mostrano la stesse mutazioni: queste variano da un individuo all’altro,
secondo la parte del gene sulla quale essa sopraggiunge.
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Una volta attivata, la proteina trasmette all’interno della cellula cancerogena una serie
di informazioni che inizieranno la sua moltiplicazione, faciliteranno la sua crescita e
favoriranno la sua propagazione nell’organismo.
3. I GIST NELLA POPOLAZIONE
Essendo molto recente la diagnosi del Gist, nessuno studio è ancora in grado di
quantificare con precisione il numero dei pazienti affetti da Gist in Francia o nel
mondo.
Tuttavia la stima attuale registra un’incidenza di 15 nuovi pazienti su 1 milione
all’anno, cioè circa da 800 a 900 nuovi casi per anno in Francia.
La proporzione maschi-femmine è equivalente.
4. SINTOMI DEI GIST
I Gist possono svilupparsi in un periodo di molti mesi, addirittura di alcuni anni. I
sintomi sono sovente molto rari sia in uno stadio precoce della malattia, sia con un
tumore localmente avanzato.
La scoperta dei Gist è spesso casuale: può avvenire a seguito di un esame di routine o
di un intervento chirurgico. Sopraggiunge in un contesto d’urgenza quando il tumore
subisce una rottura e provoca un’emorragia digestiva.
Nondimeno, certi sintomi posso essere rivelatori di un tumore GIST e devono, di
conseguenza, essere oggetto di un consulto medico:
 Anemia
 Affaticamento
 Malessere
 Disturbi digestivi
 Massa addominale palpabile
 Fastidio o dolore addominale ripetuto
 Vomito di sangue
 Presenza di sangue nelle feci.
Questi sintomi sono quelli di tutti i tumori digestivi. Essi non sono specifici ai Gist.
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5. DIAGNOSI DEI GIST
Se la presenza dei tumori è spesso rilevata da esami radiologici, come la TAC o
l’ecoendoscopia, solo l’analisi patologica del tumore permette di formulare la
diagnosi di Gist con certezza. E’ una tappa fondamentale della diagnosi.
Realizzato da un medico patologo, essa si effettua sui tessuti tumorali raccolti durante
un intervento chirurgico o attraverso la biopsia.
L’obiettivo dell’analisi patologica è di identificare la presenza della proteina “KIT”
sulla superficie delle cellule tumorali al fine di stabilire la diagnosi di Gist. Essa si
sviluppa in due tempi:
 ANALISI ISTOLOGICA delle cellule tumorali: osservazione delle cellule al
microscopio.
Nel caso dei Gist le cellule possono presentare due forme:
A) cellule epitelioidi (che appaiono rotonde e poligonali,
B) cellule miste di tipo sia “a fuso” che epitelioidi
 ANALISI IMMUNO-ISTOCHIMICA: ricerca della proteina “KIT”.
Il medico patologo applica degli anticorpi CD117 sui campioni di tessuto tumorali.
Per il 95% dei pazienti, gli anticorpi si fissano sul loro bersaglio.
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La colorazione bruna dei tessuti tumorali indica che la proteina KIT è
presente. Si dice allora che il tumore è KIT positivo.
La diagnosi del GIST è confermata.
Per il 5% dei casi gli anticorpi non si fissano
I tessuti tumorali non si colorano, questo indica che la proteina KIT è
assente. Si dice allora che il tumore è “KIT negativo” cioè “Senza
mutazione del gene KIT, in questo stadio la diagnosi di Gist non è ancora
confermata.
Questo particolare profilo avvierà allora la ricerca sistematica di altre eventuali
mutazione “KIT” o “PDGFR” per confermare o meno la diagnosi di Gist.
6. I GIST METASTATICI
Come la maggior parte dei tumori, i Gist presentano un rischio metastasi.
La metastasi definisce il processo attraverso il quale le cellule cancerogene del
tumore iniziale, dette “primarie”, o “primitive” vanno a propagarsi nell’organismo
per attaccare uno o più organi e formare dei nuovi tumori chiamati “metastasi” o
lesioni secondarie”.
In generale, i Gist metastatizzano soprattutto a livello del fegato o della cavità
peritoneale, molto raramente nei polmoni (meno del 5% dei pazienti) e nelle ossa.
Attenzione: i Gist che presentano delle metastasi al fegato non sono “tumori del
fegato”, anche se il tumore primario localizzato su un altro organo è stato
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completamente asportato. Solamente la localizzazione del tumore primario fa testo ai
fini della definizione di malattia metastatica.
La valutazione del rischio di metastasi sta principalmente sul potenziale di malignità
del tumore, il quale si stima a partire dai seguenti criteri:
 Dimensione della lesione primaria
 Localizzazione
 Numero di divisioni cellulari o “mitosi”
7. I CASI PARTICOLARI
Benché siano già rari all’origine, i Gist si differenziano ugualmente in forme ancora
più inusuali, con meccanismi di funzionamento che restano ancora sconosciuti,
come i seguenti.
I GIST PEDIATRICI
I casi pediatrici sono eccezioni. Certi studi tendono a dimostrare che i Gist pediatrici
sviluppano dei meccanismi di funzionamento e di risposta ai trattamenti diversi da
quelli osservati sui Gist adulti. E’ una rarità all’interno di una malattia rara.
Tuttavia certe caratteristiche hanno potuto essere evidenziate:
 Predominanza femminile
 Frequente localizzazione del tumore primitivo nello stomaco
 Molti noduli
 Cellule di forma epitelioide o cellule miste
 Assenza di mutazione del gene KIT e/o PDGFRa (detto Wild Type)
I GIST FAMILIARI
Se nessuno studio ha permesso di stabilire a tutt’oggi il carattere ereditario dei Gist,
esistono comunque dei rarissimi casi familiari nel mondo. Questi casi restano
un’eccezione (meno del 1%)
LA TRIADE DI CARNEY
Questa è una sindrome estremamente rara che comprende i tre seguenti tumori:
 GIST
 Condromi polmonari
 Paraganglioma extra surreale
LA NEUROFIBROMATOSI DI TIPO 1
La neurofibromatosi figura tra le malattie genetiche più frequenti. Essa costituisce
uno dei primi fattori di predisposizione familiare conosciute per i Gist.
Si stima che il 5% dei pazienti affetti da Neurofibromatosi di Tipo 1 svilupperanno
probabilmente un Gist nel corso della loro vita.
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8. LA PROGNOSI DEI GIST
La potenziale evoluzione di un tumore dipende da un insieme di fattori che variano
da un paziente all’altro:
 La localizzazione del tumore primario (stomaco, intestino, altro)
 La dimensione del tumore
 Il numero delle moltiplicazioni cellulari o mitosi
 La forma delle cellule tumorali
 La natura della mutazione dei geni KIT o PDGFRa
 La presenza o meno di metastasi
 La possibilità o meno di essere operato
 L’età e lo stato generale del paziente, ecc..
Per questo motivo non è dunque possibile definire un valore pronostico
applicabile all’insieme degli individui.
I due fattori pronostici più significativi nei GIST localizzati operati sono quelli che
permettono di valutare i rischi di ricaduta, cioè:
 La dimensione del tumore
 Il numero delle divisioni cellulari (mitosi)
9. IL CONTROLLO DEI GIST
La presa in carico dei pazienti affetti da Gist implica l’attuazione di un follow-up
rigoroso, attento non solo a osservare l’attività tumorale, ma anche a valutare la
risposta al trattamento.
Conformemente al consenso relativo alla presa in carico dei Gist, definito da un
gruppo di esperti europei, questo decorso articola soprattutto attorno a tre fasi:
 Analisi del sangue: per valutare la tolleranza dell’organismo al trattamento
 Esame clinico: per raccogliere informazioni sullo stato generale del paziente,
l’impatto dei diversi trattamenti proposti e/o effettuati, e valutare i sintomi
clinici rapportati alla malattia
 Diagnostica per immagini: per valutare la risposta al trattamento, ma anche per
poter scoprire eventuali segni di recidiva.
Tecniche di elaborazione computerizzata dell’immagine:
 TAC: per il controllo del trattamento o la pianificazione d’un intervento
chirurgico
 Risonanza Magnetica alternativa alla TAC: controllo dei Gist rettali e metastasi
al fegato
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 Eco-doppler, endoscopia: per il controllo dei piccoli tumori dello stomaco e/o
dell’esofago
 TAC PET: in caso di sospetto di metastasi o per valutare la risposta al
trattamento in previsione di un intervento chirurgico.
La risposta positiva alla cura provoca talvolta:
 Sanguinamenti intra-tumorali che provocano un aumento del volume del
tumore.
 Il perdurare delle lesioni residue sotto trattamento, ma non aventi più attività
tumorale
ATTENZIONE: la lettura della TAC richiede una buona conoscenza dei Gist e
del trattamento per evitare che alcuni segnali di risposte positive al trattamento
siamo invece interpretati come dei segnali di progressione della malattia, in
ragione di un aumento del volume tumorale.
Inoltre vi raccomandiamo di invitare il vostro radiologo a mettersi in contatto con
uno dei centri specializzati nel trattamento dei Gisti affinché possa raccogliere le
informazioni necessarie a una buona interpretazione delle immagini.
10. GIST e IMATINIB
Nel 2000, un farmaco elaborato partendo da una molecola chiamata “imatinib
mésylate”, è stato inizialmente concepito per trattare i casi di CML (leucemia
mieloide cronica); successivamente è stato anche somministrato con successo ai
pazienti Gist: il suo nome commerciale e GLIVEC.
La sua scoperta ha letteralmente rivoluzionato la presa in carico dei Gist
tradizionalmente noti per la loro alta resistenza alla chemioterapia citotossica
tradizionale e ha permesso ai pazienti inoperabili e/o metastatici di prolungare
considerevolmente le loro aspettativa di vita.
Se oggigiorno l’Imatinib non sembra esser sufficiente a guarire i Gist, questa
molecola offre, grazie la sua capacità di inibizione di crescita sulle cellule
cancerogene, delle nuove prospettive di cura.
MODALITA’ D’USO
Questo farmaco si presenta sottoforma di compresse da assumere durante il pasto con
un bicchiere di acqua naturale, per ridurre i rischi di irritazione gastro-intestinale.
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La dose iniziale prescritta è di 400mg al giorno, ma può aumentare fino a 800mg al dì
se il vostro medico lo ritiene necessario.
L’Imatinib può essere prescritto per:
 I Gist inoperabili e/o metastatici
Nella maggior parte dei casi, l’oncologo o il gastroenterologo prescrive l’Imatinib
allo scopo di:
 Diminuire il volume del tumore prima di un intervento chirurgico
 Bloccare il progredire della malattia
La somministrazione di questo trattamento deve obbligatoriamente essere associato a
un controllo medico rigoroso che includa esami specifici (TAC PET RM) e esami del
sangue periodici.
 Prevenire la ricaduta della malattia
Si tratta di trattamento adiuvante.
Questa prescrizione particolare dell’Imatinib è diretta solo a quelle persone che hanno
subito una completa rimozione del tumore e non presentino alcun segno visibile della
malattia (non metastasi, nè segni di recidiva), in base anche al grado di rischio di
recidiva.
Durata del trattamento
La durata necessaria del trattamento adiuvante è ancora in corso di studio.
11. EFFETTI INDESIDERATI
L’Imatinib non è una chemioterapia classica, ma un trattamento oncologico che
colpisce solo le cellule maligne. Per questo esso è poco tossico per l’organismo. I
suoi effetti indesiderabili sono di solito ben tollerati e permettono al paziente di
condurre una vita vicino alla normalità.
Importante dettaglio: non comporta la perdita dei capelli.
Gli effetti più frequenti riportati sono:
 affaticamento
 anemia
 edema peri-orbitale
 crampi muscolari
 nausea
 disturbi digestivi
 irritazioni cutanee
Essi tendono generalmente ad attenuarsi o a scomparire nel tempo.
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Attenzione: La loro presenza deve comunque essere segnalata al medico che potrà, se
necessario, prescrivere trattamenti adatti a renderli meno fastidiosi.
Più raramente, si possono osservare disturbi più importanti:
 insufficienza epatica, renale o cardiaca
 emorragie
 modificazioni significative del valore ematologico.
Attenzione: al sopraggiungere di uno di questi disturbi gravi o di una grave tossicità
qualsiasi essa sia, si impone un consulto urgente. Se non riuscite a contattare
rapidamente il medico che vi ha in cura, la cosa migliore è di interrompere
momentaneamente la cura affinché questi effetti cessino in attesa del consulto.
12. LE CONTRO INDICAZIONI
L’Imatinib non è compatibile con:
 una gravidanza, a causa dei rischi maggiori che rappresenta per lo sviluppo del
feto
 l’allattamento
L’Imatinib non è assolutamente compatibile con i due farmaci seguenti:
 Paracetamolo in somministrazione continua o semi-continua
 Gli anticoagulanti orali del tipo “anti – vitamina K”
Attenzione: alcuni farmaci sono suscettibili di interferenza nell’efficacia
dell’Imatinib. Per questo è preferibile evitare tutte le pratiche di auto-medicazione e
di parlare col proprio medico curante prima di associarvi qualsiasi altro farmaco.
L’assunzione di succo di pompelmo è proibita durante tutta la durata della cura a
causa di una forte difficoltà di assorbimento del farmaco.
13. LE RISPOSTE ALL’IMATINIB
Si possono osservare due tipi di risposte all’Imatinib:
La necrosi tumorale
L’Imatinib blocca la divisione cellulare e distrugge le cellule che presentano la
proteina “KIT”.
Nell’ipotesi di un’ottimale efficacia, si potranno allora osservare le seguenti reazioni:
1) una liquefazione del tumore, risultante dalla necrosità tumorale e dalla
devascolarizzazione del tumore,
2) la riduzione progressiva, limitata o importante, del suo volume (permettendo
eventualmente di rimuovere le lesioni residue tramite intervento chirurgico o
di radiofrequenza).
Raramente si verifica la scomparsa completa delle lesioni.
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La mancata riduzione del volume del tumore non è in sè indice di peggioramento
perché la prognosi resta la stessa per le tre eventualità seguenti che corrispondono
tutte a una risposta oggettiva al trattamento:
 Scomparsa completa del tumore
 Riduzione oggettiva del volume tumorale (superiore al 50%)
 Stabilizzazione della malattia
14.GIST E CRIRURGIA
La chirurgia resta il primo trattamento curativo dei GIST e fa parte integrante della
presa in carico terapeutica del paziente.
La scelta della tecnica operatoria si basa su diversi criteri:
 La localizzazione
 L’accessibilità
 La dimensione
 Lo stato generale del paziente
Trattamento chirurgico dei tumori primari
Quando l’intervento è realizzabile, l’asportazione completa del tumore é il primo
obiettivo e rimane ad oggi il trattamento principale dei tumori (primari) e costituisce
un fattore di buona prognosi per il paziente.
Per il GIST allo stomaco
La superficie da togliere dipende principalmente dalla dimensione del tumore.
Il chirurgo effettua principalmente una gastrectomia parziale o atipica.
Questo tipo di operazione consiste nel prelevare il tumore nella sua totalità, così
come un contorno di tessuto sano intorno alla massa per limitare i rischi di diffusione
di eventuali cellule nel resto dell’organo e prevenire quindi il rischio di ricaduta nello
stesso perimetro.
Se il tumore risulta troppo voluminoso, il chirurgo può decidere di effettuare una
gastrectomia totale, vale a dire che asporterà totalmente lo stomaco.
Le piccole lesioni, inferiori ai 3 cm, possono ugualmente essere asportate in
laparoscopia, ma questo metodo deve essere impiegato in centri specializzati in
quanto è molto elevato il rischio di rottura del tumore, con conseguente
disseminazione cellulare nella cavità addominale.
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Per il GIST dell’intestino tenue
L’asportazione della porzione di intestino nella quale è localizzato il tumore, scelta
con un margine di sicurezza che va da 2 a 5 cm intorno alla massa, è generalmente
sufficiente.
Contrariamente ad altri tipi di tumore gastrici, non è necessario effettuare una pulizia
gangliare poiché i gangli sono casi eccezionali o addirittura anche mai raggiunti nel
caso dei GIST.
Trattamento chirurgico delle metastasi epatiche
In caso di ricaduta metastatica (nell’addome, metastasi epatiche o entrambi) il
trattamento da praticare diventa farmacologico.
Il ruolo della chirurgia, in particolare nelle metastasi epatiche, non è chiaramente
sancito nei trattamenti (sistemici). Non è ancora dimostrato che la chirurgia delle
lesioni visibili, anche se completa, sia più benefica di un trattamento farmacologico
di lungo termine.
La chirurgia delle metastasi epatiche è quindi da preferire quando le lesioni sono
poco numerose, accessibili sul piano chirurgico e più o meno ben controllate con i
trattamenti farmacologici.
L’opzione chirurgica deve essere discussa caso per caso da un team multidisciplinare.
La resezione del fegato
La particolarità del fegato sta nella sua facoltà di rigenerazione. Per questo il chirurgo
ha la possibilità di togliere tra il 50 e il 60% dell’organo, che si ricostruirà
naturalmente nel giro di qualche settimana o qualche mese. Tuttavia alcuni casi non
permettono al malato di poter beneficiare di questo intervento, già di per sé pesante, e
rendono di fatto l’intervento impraticabile:
 Presenza di metastasi in diverse parti del fegato che richiederebbero
l’asportazione dell’organo oltre il 60 o 70%
 Sorgere di nuove metastasi epatiche dopo un primo intervento
 Metastasi localizzate su parti vitali del fegato
 Paziente colpito da altra affezione grave
 Paziente che presenta problemi cardiaci
 Cattivo stato generale del paziente
L’asportazione per radiofrequenza (RFA)
L’asportazione per radiofrequenza è una scelta terapeutica possibile per i pazienti non
operabili, refrattari ai trattamenti farmacologici o recidivanti a seguito di intervento
chirurgico. Trattasi di una tecnica meno invasiva che permette al medico di esercitare
un controllo locale del tumore.
Questo metodo consiste nell’inserire all’interno della massa tumorale un elettrodo
che emette corrente elettrica alternativa ad alta frequenza per distruggere la lesione.
Si mostra particolarmente efficace nei tumori di piccole dimensioni.
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Per questo la radiofrequenza è generalmente consigliata per trattare:
 Una metastasi di diametro non superiore ai 4 cm.
 Varie lesione, ciascuna delle quali non superiore ai 3 cm
I rischi di complicanze gravi per il paziente sono nettamente inferiori a quelli incorsi
con una chirurgia epatica tradizionale.
La maggior parte di tumori trattati con RFA tende a non recidivare. Tuttavia, se
nonostante tutto, dovessero riapparire delle lesioni, si potrebbero prospettare altri
cicli di trattamento per radiofrequenza.
Decorso post-operatorio
L’elevato potenziale di recidiva è una delle caratteristiche principali dei tumori
stromali gastrointestinali, soprattutto per i GIST ad alto rischio di ricaduta (tumori
superiori a 10 cm o più di 5 -10 mitosi/50HPF). Di conseguenza, un intervento
chirurgico, anche riuscito, non è per nulla sinonimo di remissione completa.
I pazienti in trattamento prima dell’intervento debbono assolutamente proseguire la
loro terapia medica poiché l’abbandono dei trattamenti espone il paziente ad un
rischio più elevato di ricaduta o di ripresa evolutiva.
E’ necessario introdurre un decorso post operatorio rigoroso e regolare. Se si riesce a
togliere o a distruggere completamente il o i tumori con RFA, il controllo si attua
generalmente con TAC realizzate ad intervalli regolari:
 Ogni 3 mesi per i primi 2 anni
 Ogni 6 mesi per i 3 anni successivi
 Ogni anno per tutta la durata in vita del paziente
15.LE RESISTENZE ALLE CURE
Se l’Imatinib si dimostra molto efficace per una grande maggioranza di pazienti,
alcuni di loro presentano tuttavia dei segnali di progressione della malattia. Questi
segni rivelano un meccanismo di resistenza e possono ugualmente notarsi nei pazienti
GIST sottoposti ad altri trattamenti.
Si notano due tipi di resistenza:
Resistenza “primaria”
Il progredire della malattia avviene nei primi 6 mesi che seguono l’inizio del
trattamento. I casi di resistenza primaria sono relativamente rari in quanto colpiscono
solo il 5% dei pazienti.
Resistenza “secondaria”
Il progredire del male sopraggiunge dopo il periodo di sei mesi dal trattamento.
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Questa resistenza può essere:
“Parziale”
apparizione di un nodulo all’interno di una massa più voluminosa.
Generalmente la resistenza parziale è l’inizio di una resistenza generale.
“Generale”
progredire simultaneo di parecchi o della totalità dei tumori e/o apparizione di
numerose lesioni.
In queste situazioni è importante non perdere la speranza in quanto la ricerca lavora
attivamente per combattere contro questi meccanismi di resistenza.
16.I TRATTAMENTI CONTRO LA RESISTENZA
A seconda dei casi, due sono i trattamenti che il vostro medico può adottare:
 L’aumento della dose inizialmente prescritta
Aumento a 600 o 800 mg al giorno
 L’introduzione in un altro protocollo di studio clinico
In caso di resistenza a imatinib, il trattamento secondario più frequentemente
utilizzato è il sunitinib, meglio conosciuto con il nome di “SUTENT”.
Questa nuova molecola dimostra una certa efficacia nei pazienti refrattari al
“GLIVEC”.
Altri trattamenti attualmente agli studi potrebbero esservi proposti.
17.DOMANDE E RISPOSTE
Si può scoprire un tumore GIST con Hèmocult?
In teoria si, ma non si conosce l’efficacia di questa procedura per questo tipo di
tumore.
Posso consumare alcool durante il mio trattamento?
Si, con moderazione.
Debbo seguire una dieta particolare durante il mio trattamento?
Non assumere succo di pompelmo durate tutto il trattamento. Nessun’altra particolare
raccomandazione alimentare.
Posso programmare una gravidanza durante il mio trattamento?
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No, in base alle conoscenze attuali i rischi di morte precoce e di malformazione per il
feto sono reali. Si raccomanda di assumere contraccettivi durante il trattamento.
In caso di gravidanza durante il trattamento, consultare assolutamente un
oncologo e un ginecologo/ostetrico specializzato.
Ci sono rischi di sterilità per gli uomini?
Mancano informazioni su un gran numero di pazienti, tuttavia è possibile che la
fertilità sia ridotta durante il periodo di trattamento.
Ho delle metastasi epatiche, un trapianto di fegato è fattibile?
Un trapianto epatico non è una procedura standard poiché la terapia farmacologia
necessaria per evitare il rigetto potrebbe favorire il proliferare delle metastasi nel
fegato e/o nella cavità peritoneale.
Posso trasmettere il mio GIST ai miei figli?
No, salvo in casi estremamente rari. I tumori GIST non sono ereditari.
In caso di dimenticanza, debbo raddoppiare la terapia la volta successiva?
No, se vi accorgete di questa dimenticanza il giorno successivo. Prendete la vostra
terapia come al solito, senza modificare il vostro dosaggio.
Invece, se dovevate prenderla quello stesso giorno (mattino o mezzogiorno) e l’avete
dimenticata, potete spostarla alla sera.
In caso di vomito debbo riprendere una nuova dose?
No, se il vomito sopraggiunge dopo mezz’ora dall’assunzione della terapia.
La terapia mi provoca malessere, posso suddividere il dosaggio nella giornata?
Si, si può suddividere il dosaggio in due. Per limitare i rischi di disturbi digestivi,
come i riflussi acidi, prendete la terapia a metà pasto con un gran bicchiere di acqua
naturale, senza agrumi ne’ bevande gasate.
Paracetamolo e imatinib sono compatibili?
No, poiché il paracetamolo favorisce l’aumento di tossicità dell’imatinib. Consultate
il vostro medico.
E’ possibile vaccinarsi dall’influenza durante la terapia?
Si, non ci sono controindicazioni particolari al riguardo.
Ci si può fare vaccinare contro le malattie tropicali?
Si per tutti i vaccini con agenti infettivi morti o inattivati. Per gli altri, con agenti
infettivi vivi o attenuati, chiedere all’oncologo.
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18.GLOSSARIO
ABLAZIONE
Operazione che mira a togliere una parte o la totalità di un organo, di un tumore o di un arto.
ANALISI ANATOMO-PATOLOGICA
Analisi dei tessuti tumorali che permette di confermare la diagnosi. Realizzata da un medico
patologo, comprende 3 differenti tipi di analisi:
 Analisi microscopic: esame ad occhio nudo dei prelievi chirurgici
 Analisi istologica: esame al microscopio dei prelievi bioptici o operatori
 Analisi immunoistochimica: (indispensabile nei casi GIST) ricerca e identificazione delle
proteine prodotte dalle cellule tumorali.
ANEMIA
Quantità insufficiente di globuli rossi. L’anemia si manifesta generalmente con pallore, fatica,
affanno, e può provocare vertigini e difficoltà digestive.
ANTICORPI
Proteine presenti nel sangue e prodotte dal sistema immunitario. Gli anticorpi rivelano e agiscono
contro i batteri e i virus presenti nell’organismo.
AUTO-CURA
Comportamento di un individuo che tenta di curarsi consumando medicinali senza aver prima
consultato un medico.
CAVITA’ PERITONEALE
Cavità dell’addome tappezzata da una membrana chiamata “peritoneo”, comprende lo stomaco, il
fegato, gli intestini e la milza.
PULIZIA GANGLIARE
Metodo chirurgico consistente nel prelevare dei frammenti di gangli per individuare la presenza di
cellule cancerogene nei tessuti.
ECOGRAFIA
Tecnica di immagini mediche che permette di visualizzare gli organi, come il fegato, la milza, i reni
o l’apparato genitale femminile con l’aiuto di ultrasuoni.
ENDOSCOPIA
Tecnica di immagini mediche che permette di visualizzare l’interno di una cavità del corpo come lo
stomaco o l’intestino. Questo esame si effettua con un endoscopio, piccolo tubo flessibile munito di
una telecamera che il medico introduce nella cavità da osservare.
GANGLIO
Piccoli noduli localizzati in certe parti del corpo, lungo i vasi linfatici. I gangli filtrano la linfa ed
hanno un ruolo importante nella protezione dell’organismo contro le infezioni e le cellule
cancerogene.
GENE
Porzione di DNCA contenente le informazioni genetiche necessarie per la produzione di una
proteina specifica.
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GENE KIT
Nome del gene contenente le informazioni necessarie all’attivazione della proteina KIT.
GUARIGIONE
In oncologia la guarigione è caratterizzata dalla scomparsa definitiva del tumore per tutta l’esistenza
del paziente. E’ generalmente determinata al termine di un lungo periodo di controllo senza
ricaduta.
INIBIZIONE
Diminuzione dell’attività di un enzima (“Kit” per es.)
RM (Risonanza Magnetica)
Tecnica radiologica che permette di ottenere immagini precise del corpo o degli organi esponendo il
paziente ad un potente campo magnetico, senza radiazioni.
LAPAROSCOPIA
Tecnica chirurgica che permette di osservare lo stato degli organi dell’addome senza ricorrere alla
classica chirurgia /laparotomia.
MESENTERE
Tessuto “d’imballo” o di sostegno dell’intestino tenue.
MUTAMENTO
Modifica spontanea o non spontanea di una parte delle informazioni genetica del DNA
NECROSI TUMORALE
Degradazione dei tessuti tumorali che porta alla morte cellulare del tumore.
NODULO
Formazione anormale, generalmente arrotondata, benigna o maligna, che forma una piccola
tumefazione all’interno o alla superficie di un organo.
PDGFRa
Proteina responsabile della regolazione del processo di crescita e di divisione cellulare.
TAC PET
Nome anglosassone utilizzato per designare la Tomografia per Emissione di Positoni (PET).
La Tac Pet è una tecnica d’immagini medica che necessita dell’assunzione di un prodotto
radioattivo la cui degradazione nell’organismo permette di identificare la presenza di tessuti malati
del corpo.
AGO ASPIRATO
Chiamata anche puntura “citologica”. Questo esame consiste nell’introdurre un ago in una parte del
corpo per prelevare delle cellule.
PROGRESSIONE
Evoluzione della malattia caratterizzata da un aumento di volume del o dei tumori, un aumento del
numero di lesioni e/o un’invasione di altri organi.
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PROTEINA
Componente organica delle cellule e dei tessuti del nostro corpo. Esistono diverse migliaia di
proteine come l’emoglobina, gli anticorpi o gli enzimi.
PROTEINE TYROSINE KINASE
Enzima implicato nella comunicazione intracellulare.
RECETTORE
Proteina situata generalmente nella superficie delle cellule, che riconosce e ritrasmette messaggi
chimici ad altre cellule causando reazioni specifiche nell’organismo.
RIGENERAZIONE
Ricostruzione naturale.
REMISSIONE
Diminuzione, o addirittura scomparsa completa dei segni e dei sintomi del tumore a seguito di un
trattamento.
RESEZIONE
Sinonimo di ablazione.
SARCOMA
Varietà rara di tumore maligno.
TAC
La tac o TDM (tomografia assiale computerizzata) è una tecnica di immagine medica che utilizza i
raggi X per identificare eventuali anomalie come le lesioni tumorali, gli edemi o anche gli ematomi.
La TAC permette di ottenere immagini di sezioni del corpo.
TRATTAMENTO ADIUVANTE
Trattamento complementare prescritto per limitare i rischi di ricaduta. Nel caso dei GIST, un
trattamento adiuvante è proposto a seguito di un intervento chirurgico che ha permesso
l’asportazione completa del tumore.
TRATTAMENTO DI PRIMA LINEA
Trattamento proposto dopo la diagnosi
TRATTAMENTO DI SECONDA LINEA
Seconda opzione terapeutica proposta dal medico allorché il primo trattamento si dimostra
inefficace o insufficiente.
TUMORE
Escrescenza di tessuti derivante dal proliferare anarchico delle cellule di certi organi. I tumori
possono essere benigni o maligni.
TUMORE MALIGNO
Tumore cancerogeno suscettibile di invadere gli organi vicini e/o altre parti del corpo per formare
delle metastasi.
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