conoscere LA malattia Questo opuscolo è stato ideato e pubblicato da A.F.P.G., Associazione Francese dei Pazienti affetti da Gist per i suoi associati. E’ stato tradotto in lingua italiana, a titolo di volontariato, da Anna Maria Bocchi e Barbara Teggi, a cui va il sentito ringraziamento di A.I.G. Associazione Italiana Gist. Ringraziamo cordialmente anche l’associazione dei pazienti francesi per aver condiviso queste informazioni [email protected] www.ensemblecontrelegist.org A.F.P.G. « Ensemble contre le GIST » Membre du Global GIST-Network 1 Association Française des Patients du GIST « Ensemble contre le GIST » Prefazione del Dott. Axel Le Cesne Istituto Oncologico Gustave Roussy, Villejuif , Francia BENVENUTI L’esplorazione scientifica del microcosmo della carcinogenesi fino all’applicazione terapeutica sull’uomo non trova migliore esempio che nella scoperta quasi simultanea di una anomalia molecolare e causale di un tumore maligno (GIST o tumore stromale gastrointestinale) e della cura specifica di questa anomalia molecolare (Imatinib/Glivec). Questa scoperta tanto attesa ha aperto nuove prospettive nel campo dell’oncologia medica. L’Imatinib ha rivoluzionato la prognosi e il trattamento dei Gist localmente avanzati inoperabili e/o metastatici. Si tratta del più grande progresso terapeutico in 30 anni nel settore di un tumore solido avanzato e del primo tumore solido dove il concetto “anomalia molecolare specifica” legata a “trattamento specifico efficace” si applica in oncologia. I Gist restano contemporaneamente una malattia “orfana” tenuto conto della loro incidenza relativamente bassa e ancora largamente sconosciuta nella comunità scientifica. Le strategie e gli esperimenti terapeutici sono in costante evoluzione. La creazione di una associazione di pazienti (Ensemble contre le GIST) e di un sito internet su questa patologia rara permette di ottimizzare la presa in cura dei pazienti che ne sono affetti in Francia. Attraverso una migliore conoscenza di questa patologia, un costatante aggiornamento degli studi clinici in corso, degli effetti secondari dei farmaci e degli scambi proficui di informazioni tra i pazienti stessi, questa brochure e il sito internet “Ensemble contre le GIST” costituiscono degli strumenti fondamentali per tutti i pazienti coinvolti. Senza la volontà, il desiderio costante di progredire e il grande ottimismo di Estelle Lecointe, questo lavoro non avrebbe visto la sua realizzazione. Grazie alla vostra interattività, ai vostri scambi e alle vostre riflessioni, “Ensemble contre le GIST” apre nuovi orizzonti a tutti i pazienti affetti da questa patologia. Dott. Axel Le Cesne Istitut Gustave Roussy Villejuif, France 2 SOMMARIO CONOSCERE LA MALATTIA: 1. GIST: definizione 2. Le origini dei GIST 3. I GIST nella popolazione 4. Sintomi dei GIST 5. Diagnosi dei GIST 6. I GIST metastatici 7. I casi particolari 8. Prognosi dei GIST 9. Controllo dei GIST 10.GIST e Imatinib 11.Gli effetti collaterali 12.Controindicazioni 13.Le risposte a Imatinib 14.GIST e chirurgia 15.Resistenza ai trattamenti o cure 16.Trattamenti contro la resistenza 17.Domande e risposte 18.Glossario 3 1. GIST DEFINIZIONE Gist è l’acronimo inglese utilizzato per definire i “Tumori Stromali GastroIntestinali”. E’ un tumore digestivo raro appartenente a una categoria di tumori maligni chiamati “Sarcomi”. Più specificatamente, i Gist appartengono alla famiglia dei “Sarcomi dei tessuti molli e dei visceri”. I Gist rappresentano da 10 a 15% dei Sarcomi e meno dell’1% dell’insieme dei tumori digestivi. Questi tumori possono svilupparsi in una qualsiasi parte del tubo digerente: dall’esofago fino al retto. ATTENZIONE: il Gist non è un cancro digestivo come gli altri. Le sue origini , i suoi meccanismi e la sua cura sono particolari e non possono in alcun caso essere accomunati ad altri tumori digestivi più diffusi, come il carcinoma dello stomaco o del colon. 2. LE ORIGINI DEI GIST Le origini dei Gist sono ancora sconosciute. A tutt’oggi nessuno studio permette di evidenzare il carattere ereditario di questi tumori. Sappiamo che essi si sviluppano partendo dalle cellule di “Cajal” che sono situate nelle pareti del tubo digerente e permettono la sua contrazione autonoma. Nel 1998 alcuni ricercatori giapponesi scoprirono sulla superficie di queste cellule la presenza di una proteina della famiglia dei ricettori di “tyrosine kynase” : la proteina “KIT” o “CD117” chiamata anche “c-kit”. Questa scoperta ha segnato una svolta decisiva nella storia dei GIST, poiché gli studi dimostrano che la proteina “KIT” è attiva in modo anormale nella maggior parte dei pazienti affetti da GIST. Nella maggioranza dei casi, questa proteina è attivata a seguito di una mutazione spontanea, di informazioni genetiche contenute nel suo gene chiamato ugualmente “KIT”. Questa evoluzione imprevista si chiama una “mutazione”. I pazienti non mostrano la stesse mutazioni: queste variano da un individuo all’altro, secondo la parte del gene sulla quale essa sopraggiunge. 4 Una volta attivata, la proteina trasmette all’interno della cellula cancerogena una serie di informazioni che inizieranno la sua moltiplicazione, faciliteranno la sua crescita e favoriranno la sua propagazione nell’organismo. 3. I GIST NELLA POPOLAZIONE Essendo molto recente la diagnosi del Gist, nessuno studio è ancora in grado di quantificare con precisione il numero dei pazienti affetti da Gist in Francia o nel mondo. Tuttavia la stima attuale registra un’incidenza di 15 nuovi pazienti su 1 milione all’anno, cioè circa da 800 a 900 nuovi casi per anno in Francia. La proporzione maschi-femmine è equivalente. 4. SINTOMI DEI GIST I Gist possono svilupparsi in un periodo di molti mesi, addirittura di alcuni anni. I sintomi sono sovente molto rari sia in uno stadio precoce della malattia, sia con un tumore localmente avanzato. La scoperta dei Gist è spesso casuale: può avvenire a seguito di un esame di routine o di un intervento chirurgico. Sopraggiunge in un contesto d’urgenza quando il tumore subisce una rottura e provoca un’emorragia digestiva. Nondimeno, certi sintomi posso essere rivelatori di un tumore GIST e devono, di conseguenza, essere oggetto di un consulto medico: Anemia Affaticamento Malessere Disturbi digestivi Massa addominale palpabile Fastidio o dolore addominale ripetuto Vomito di sangue Presenza di sangue nelle feci. Questi sintomi sono quelli di tutti i tumori digestivi. Essi non sono specifici ai Gist. 5 5. DIAGNOSI DEI GIST Se la presenza dei tumori è spesso rilevata da esami radiologici, come la TAC o l’ecoendoscopia, solo l’analisi patologica del tumore permette di formulare la diagnosi di Gist con certezza. E’ una tappa fondamentale della diagnosi. Realizzato da un medico patologo, essa si effettua sui tessuti tumorali raccolti durante un intervento chirurgico o attraverso la biopsia. L’obiettivo dell’analisi patologica è di identificare la presenza della proteina “KIT” sulla superficie delle cellule tumorali al fine di stabilire la diagnosi di Gist. Essa si sviluppa in due tempi: ANALISI ISTOLOGICA delle cellule tumorali: osservazione delle cellule al microscopio. Nel caso dei Gist le cellule possono presentare due forme: A) cellule epitelioidi (che appaiono rotonde e poligonali, B) cellule miste di tipo sia “a fuso” che epitelioidi ANALISI IMMUNO-ISTOCHIMICA: ricerca della proteina “KIT”. Il medico patologo applica degli anticorpi CD117 sui campioni di tessuto tumorali. Per il 95% dei pazienti, gli anticorpi si fissano sul loro bersaglio. 6 La colorazione bruna dei tessuti tumorali indica che la proteina KIT è presente. Si dice allora che il tumore è KIT positivo. La diagnosi del GIST è confermata. Per il 5% dei casi gli anticorpi non si fissano I tessuti tumorali non si colorano, questo indica che la proteina KIT è assente. Si dice allora che il tumore è “KIT negativo” cioè “Senza mutazione del gene KIT, in questo stadio la diagnosi di Gist non è ancora confermata. Questo particolare profilo avvierà allora la ricerca sistematica di altre eventuali mutazione “KIT” o “PDGFR” per confermare o meno la diagnosi di Gist. 6. I GIST METASTATICI Come la maggior parte dei tumori, i Gist presentano un rischio metastasi. La metastasi definisce il processo attraverso il quale le cellule cancerogene del tumore iniziale, dette “primarie”, o “primitive” vanno a propagarsi nell’organismo per attaccare uno o più organi e formare dei nuovi tumori chiamati “metastasi” o lesioni secondarie”. In generale, i Gist metastatizzano soprattutto a livello del fegato o della cavità peritoneale, molto raramente nei polmoni (meno del 5% dei pazienti) e nelle ossa. Attenzione: i Gist che presentano delle metastasi al fegato non sono “tumori del fegato”, anche se il tumore primario localizzato su un altro organo è stato 7 completamente asportato. Solamente la localizzazione del tumore primario fa testo ai fini della definizione di malattia metastatica. La valutazione del rischio di metastasi sta principalmente sul potenziale di malignità del tumore, il quale si stima a partire dai seguenti criteri: Dimensione della lesione primaria Localizzazione Numero di divisioni cellulari o “mitosi” 7. I CASI PARTICOLARI Benché siano già rari all’origine, i Gist si differenziano ugualmente in forme ancora più inusuali, con meccanismi di funzionamento che restano ancora sconosciuti, come i seguenti. I GIST PEDIATRICI I casi pediatrici sono eccezioni. Certi studi tendono a dimostrare che i Gist pediatrici sviluppano dei meccanismi di funzionamento e di risposta ai trattamenti diversi da quelli osservati sui Gist adulti. E’ una rarità all’interno di una malattia rara. Tuttavia certe caratteristiche hanno potuto essere evidenziate: Predominanza femminile Frequente localizzazione del tumore primitivo nello stomaco Molti noduli Cellule di forma epitelioide o cellule miste Assenza di mutazione del gene KIT e/o PDGFRa (detto Wild Type) I GIST FAMILIARI Se nessuno studio ha permesso di stabilire a tutt’oggi il carattere ereditario dei Gist, esistono comunque dei rarissimi casi familiari nel mondo. Questi casi restano un’eccezione (meno del 1%) LA TRIADE DI CARNEY Questa è una sindrome estremamente rara che comprende i tre seguenti tumori: GIST Condromi polmonari Paraganglioma extra surreale LA NEUROFIBROMATOSI DI TIPO 1 La neurofibromatosi figura tra le malattie genetiche più frequenti. Essa costituisce uno dei primi fattori di predisposizione familiare conosciute per i Gist. Si stima che il 5% dei pazienti affetti da Neurofibromatosi di Tipo 1 svilupperanno probabilmente un Gist nel corso della loro vita. 8 8. LA PROGNOSI DEI GIST La potenziale evoluzione di un tumore dipende da un insieme di fattori che variano da un paziente all’altro: La localizzazione del tumore primario (stomaco, intestino, altro) La dimensione del tumore Il numero delle moltiplicazioni cellulari o mitosi La forma delle cellule tumorali La natura della mutazione dei geni KIT o PDGFRa La presenza o meno di metastasi La possibilità o meno di essere operato L’età e lo stato generale del paziente, ecc.. Per questo motivo non è dunque possibile definire un valore pronostico applicabile all’insieme degli individui. I due fattori pronostici più significativi nei GIST localizzati operati sono quelli che permettono di valutare i rischi di ricaduta, cioè: La dimensione del tumore Il numero delle divisioni cellulari (mitosi) 9. IL CONTROLLO DEI GIST La presa in carico dei pazienti affetti da Gist implica l’attuazione di un follow-up rigoroso, attento non solo a osservare l’attività tumorale, ma anche a valutare la risposta al trattamento. Conformemente al consenso relativo alla presa in carico dei Gist, definito da un gruppo di esperti europei, questo decorso articola soprattutto attorno a tre fasi: Analisi del sangue: per valutare la tolleranza dell’organismo al trattamento Esame clinico: per raccogliere informazioni sullo stato generale del paziente, l’impatto dei diversi trattamenti proposti e/o effettuati, e valutare i sintomi clinici rapportati alla malattia Diagnostica per immagini: per valutare la risposta al trattamento, ma anche per poter scoprire eventuali segni di recidiva. Tecniche di elaborazione computerizzata dell’immagine: TAC: per il controllo del trattamento o la pianificazione d’un intervento chirurgico Risonanza Magnetica alternativa alla TAC: controllo dei Gist rettali e metastasi al fegato 9 Eco-doppler, endoscopia: per il controllo dei piccoli tumori dello stomaco e/o dell’esofago TAC PET: in caso di sospetto di metastasi o per valutare la risposta al trattamento in previsione di un intervento chirurgico. La risposta positiva alla cura provoca talvolta: Sanguinamenti intra-tumorali che provocano un aumento del volume del tumore. Il perdurare delle lesioni residue sotto trattamento, ma non aventi più attività tumorale ATTENZIONE: la lettura della TAC richiede una buona conoscenza dei Gist e del trattamento per evitare che alcuni segnali di risposte positive al trattamento siamo invece interpretati come dei segnali di progressione della malattia, in ragione di un aumento del volume tumorale. Inoltre vi raccomandiamo di invitare il vostro radiologo a mettersi in contatto con uno dei centri specializzati nel trattamento dei Gisti affinché possa raccogliere le informazioni necessarie a una buona interpretazione delle immagini. 10. GIST e IMATINIB Nel 2000, un farmaco elaborato partendo da una molecola chiamata “imatinib mésylate”, è stato inizialmente concepito per trattare i casi di CML (leucemia mieloide cronica); successivamente è stato anche somministrato con successo ai pazienti Gist: il suo nome commerciale e GLIVEC. La sua scoperta ha letteralmente rivoluzionato la presa in carico dei Gist tradizionalmente noti per la loro alta resistenza alla chemioterapia citotossica tradizionale e ha permesso ai pazienti inoperabili e/o metastatici di prolungare considerevolmente le loro aspettativa di vita. Se oggigiorno l’Imatinib non sembra esser sufficiente a guarire i Gist, questa molecola offre, grazie la sua capacità di inibizione di crescita sulle cellule cancerogene, delle nuove prospettive di cura. MODALITA’ D’USO Questo farmaco si presenta sottoforma di compresse da assumere durante il pasto con un bicchiere di acqua naturale, per ridurre i rischi di irritazione gastro-intestinale. 10 La dose iniziale prescritta è di 400mg al giorno, ma può aumentare fino a 800mg al dì se il vostro medico lo ritiene necessario. L’Imatinib può essere prescritto per: I Gist inoperabili e/o metastatici Nella maggior parte dei casi, l’oncologo o il gastroenterologo prescrive l’Imatinib allo scopo di: Diminuire il volume del tumore prima di un intervento chirurgico Bloccare il progredire della malattia La somministrazione di questo trattamento deve obbligatoriamente essere associato a un controllo medico rigoroso che includa esami specifici (TAC PET RM) e esami del sangue periodici. Prevenire la ricaduta della malattia Si tratta di trattamento adiuvante. Questa prescrizione particolare dell’Imatinib è diretta solo a quelle persone che hanno subito una completa rimozione del tumore e non presentino alcun segno visibile della malattia (non metastasi, nè segni di recidiva), in base anche al grado di rischio di recidiva. Durata del trattamento La durata necessaria del trattamento adiuvante è ancora in corso di studio. 11. EFFETTI INDESIDERATI L’Imatinib non è una chemioterapia classica, ma un trattamento oncologico che colpisce solo le cellule maligne. Per questo esso è poco tossico per l’organismo. I suoi effetti indesiderabili sono di solito ben tollerati e permettono al paziente di condurre una vita vicino alla normalità. Importante dettaglio: non comporta la perdita dei capelli. Gli effetti più frequenti riportati sono: affaticamento anemia edema peri-orbitale crampi muscolari nausea disturbi digestivi irritazioni cutanee Essi tendono generalmente ad attenuarsi o a scomparire nel tempo. 11 Attenzione: La loro presenza deve comunque essere segnalata al medico che potrà, se necessario, prescrivere trattamenti adatti a renderli meno fastidiosi. Più raramente, si possono osservare disturbi più importanti: insufficienza epatica, renale o cardiaca emorragie modificazioni significative del valore ematologico. Attenzione: al sopraggiungere di uno di questi disturbi gravi o di una grave tossicità qualsiasi essa sia, si impone un consulto urgente. Se non riuscite a contattare rapidamente il medico che vi ha in cura, la cosa migliore è di interrompere momentaneamente la cura affinché questi effetti cessino in attesa del consulto. 12. LE CONTRO INDICAZIONI L’Imatinib non è compatibile con: una gravidanza, a causa dei rischi maggiori che rappresenta per lo sviluppo del feto l’allattamento L’Imatinib non è assolutamente compatibile con i due farmaci seguenti: Paracetamolo in somministrazione continua o semi-continua Gli anticoagulanti orali del tipo “anti – vitamina K” Attenzione: alcuni farmaci sono suscettibili di interferenza nell’efficacia dell’Imatinib. Per questo è preferibile evitare tutte le pratiche di auto-medicazione e di parlare col proprio medico curante prima di associarvi qualsiasi altro farmaco. L’assunzione di succo di pompelmo è proibita durante tutta la durata della cura a causa di una forte difficoltà di assorbimento del farmaco. 13. LE RISPOSTE ALL’IMATINIB Si possono osservare due tipi di risposte all’Imatinib: La necrosi tumorale L’Imatinib blocca la divisione cellulare e distrugge le cellule che presentano la proteina “KIT”. Nell’ipotesi di un’ottimale efficacia, si potranno allora osservare le seguenti reazioni: 1) una liquefazione del tumore, risultante dalla necrosità tumorale e dalla devascolarizzazione del tumore, 2) la riduzione progressiva, limitata o importante, del suo volume (permettendo eventualmente di rimuovere le lesioni residue tramite intervento chirurgico o di radiofrequenza). Raramente si verifica la scomparsa completa delle lesioni. 12 La mancata riduzione del volume del tumore non è in sè indice di peggioramento perché la prognosi resta la stessa per le tre eventualità seguenti che corrispondono tutte a una risposta oggettiva al trattamento: Scomparsa completa del tumore Riduzione oggettiva del volume tumorale (superiore al 50%) Stabilizzazione della malattia 14.GIST E CRIRURGIA La chirurgia resta il primo trattamento curativo dei GIST e fa parte integrante della presa in carico terapeutica del paziente. La scelta della tecnica operatoria si basa su diversi criteri: La localizzazione L’accessibilità La dimensione Lo stato generale del paziente Trattamento chirurgico dei tumori primari Quando l’intervento è realizzabile, l’asportazione completa del tumore é il primo obiettivo e rimane ad oggi il trattamento principale dei tumori (primari) e costituisce un fattore di buona prognosi per il paziente. Per il GIST allo stomaco La superficie da togliere dipende principalmente dalla dimensione del tumore. Il chirurgo effettua principalmente una gastrectomia parziale o atipica. Questo tipo di operazione consiste nel prelevare il tumore nella sua totalità, così come un contorno di tessuto sano intorno alla massa per limitare i rischi di diffusione di eventuali cellule nel resto dell’organo e prevenire quindi il rischio di ricaduta nello stesso perimetro. Se il tumore risulta troppo voluminoso, il chirurgo può decidere di effettuare una gastrectomia totale, vale a dire che asporterà totalmente lo stomaco. Le piccole lesioni, inferiori ai 3 cm, possono ugualmente essere asportate in laparoscopia, ma questo metodo deve essere impiegato in centri specializzati in quanto è molto elevato il rischio di rottura del tumore, con conseguente disseminazione cellulare nella cavità addominale. 13 Per il GIST dell’intestino tenue L’asportazione della porzione di intestino nella quale è localizzato il tumore, scelta con un margine di sicurezza che va da 2 a 5 cm intorno alla massa, è generalmente sufficiente. Contrariamente ad altri tipi di tumore gastrici, non è necessario effettuare una pulizia gangliare poiché i gangli sono casi eccezionali o addirittura anche mai raggiunti nel caso dei GIST. Trattamento chirurgico delle metastasi epatiche In caso di ricaduta metastatica (nell’addome, metastasi epatiche o entrambi) il trattamento da praticare diventa farmacologico. Il ruolo della chirurgia, in particolare nelle metastasi epatiche, non è chiaramente sancito nei trattamenti (sistemici). Non è ancora dimostrato che la chirurgia delle lesioni visibili, anche se completa, sia più benefica di un trattamento farmacologico di lungo termine. La chirurgia delle metastasi epatiche è quindi da preferire quando le lesioni sono poco numerose, accessibili sul piano chirurgico e più o meno ben controllate con i trattamenti farmacologici. L’opzione chirurgica deve essere discussa caso per caso da un team multidisciplinare. La resezione del fegato La particolarità del fegato sta nella sua facoltà di rigenerazione. Per questo il chirurgo ha la possibilità di togliere tra il 50 e il 60% dell’organo, che si ricostruirà naturalmente nel giro di qualche settimana o qualche mese. Tuttavia alcuni casi non permettono al malato di poter beneficiare di questo intervento, già di per sé pesante, e rendono di fatto l’intervento impraticabile: Presenza di metastasi in diverse parti del fegato che richiederebbero l’asportazione dell’organo oltre il 60 o 70% Sorgere di nuove metastasi epatiche dopo un primo intervento Metastasi localizzate su parti vitali del fegato Paziente colpito da altra affezione grave Paziente che presenta problemi cardiaci Cattivo stato generale del paziente L’asportazione per radiofrequenza (RFA) L’asportazione per radiofrequenza è una scelta terapeutica possibile per i pazienti non operabili, refrattari ai trattamenti farmacologici o recidivanti a seguito di intervento chirurgico. Trattasi di una tecnica meno invasiva che permette al medico di esercitare un controllo locale del tumore. Questo metodo consiste nell’inserire all’interno della massa tumorale un elettrodo che emette corrente elettrica alternativa ad alta frequenza per distruggere la lesione. Si mostra particolarmente efficace nei tumori di piccole dimensioni. 14 Per questo la radiofrequenza è generalmente consigliata per trattare: Una metastasi di diametro non superiore ai 4 cm. Varie lesione, ciascuna delle quali non superiore ai 3 cm I rischi di complicanze gravi per il paziente sono nettamente inferiori a quelli incorsi con una chirurgia epatica tradizionale. La maggior parte di tumori trattati con RFA tende a non recidivare. Tuttavia, se nonostante tutto, dovessero riapparire delle lesioni, si potrebbero prospettare altri cicli di trattamento per radiofrequenza. Decorso post-operatorio L’elevato potenziale di recidiva è una delle caratteristiche principali dei tumori stromali gastrointestinali, soprattutto per i GIST ad alto rischio di ricaduta (tumori superiori a 10 cm o più di 5 -10 mitosi/50HPF). Di conseguenza, un intervento chirurgico, anche riuscito, non è per nulla sinonimo di remissione completa. I pazienti in trattamento prima dell’intervento debbono assolutamente proseguire la loro terapia medica poiché l’abbandono dei trattamenti espone il paziente ad un rischio più elevato di ricaduta o di ripresa evolutiva. E’ necessario introdurre un decorso post operatorio rigoroso e regolare. Se si riesce a togliere o a distruggere completamente il o i tumori con RFA, il controllo si attua generalmente con TAC realizzate ad intervalli regolari: Ogni 3 mesi per i primi 2 anni Ogni 6 mesi per i 3 anni successivi Ogni anno per tutta la durata in vita del paziente 15.LE RESISTENZE ALLE CURE Se l’Imatinib si dimostra molto efficace per una grande maggioranza di pazienti, alcuni di loro presentano tuttavia dei segnali di progressione della malattia. Questi segni rivelano un meccanismo di resistenza e possono ugualmente notarsi nei pazienti GIST sottoposti ad altri trattamenti. Si notano due tipi di resistenza: Resistenza “primaria” Il progredire della malattia avviene nei primi 6 mesi che seguono l’inizio del trattamento. I casi di resistenza primaria sono relativamente rari in quanto colpiscono solo il 5% dei pazienti. Resistenza “secondaria” Il progredire del male sopraggiunge dopo il periodo di sei mesi dal trattamento. 15 Questa resistenza può essere: “Parziale” apparizione di un nodulo all’interno di una massa più voluminosa. Generalmente la resistenza parziale è l’inizio di una resistenza generale. “Generale” progredire simultaneo di parecchi o della totalità dei tumori e/o apparizione di numerose lesioni. In queste situazioni è importante non perdere la speranza in quanto la ricerca lavora attivamente per combattere contro questi meccanismi di resistenza. 16.I TRATTAMENTI CONTRO LA RESISTENZA A seconda dei casi, due sono i trattamenti che il vostro medico può adottare: L’aumento della dose inizialmente prescritta Aumento a 600 o 800 mg al giorno L’introduzione in un altro protocollo di studio clinico In caso di resistenza a imatinib, il trattamento secondario più frequentemente utilizzato è il sunitinib, meglio conosciuto con il nome di “SUTENT”. Questa nuova molecola dimostra una certa efficacia nei pazienti refrattari al “GLIVEC”. Altri trattamenti attualmente agli studi potrebbero esservi proposti. 17.DOMANDE E RISPOSTE Si può scoprire un tumore GIST con Hèmocult? In teoria si, ma non si conosce l’efficacia di questa procedura per questo tipo di tumore. Posso consumare alcool durante il mio trattamento? Si, con moderazione. Debbo seguire una dieta particolare durante il mio trattamento? Non assumere succo di pompelmo durate tutto il trattamento. Nessun’altra particolare raccomandazione alimentare. Posso programmare una gravidanza durante il mio trattamento? 16 No, in base alle conoscenze attuali i rischi di morte precoce e di malformazione per il feto sono reali. Si raccomanda di assumere contraccettivi durante il trattamento. In caso di gravidanza durante il trattamento, consultare assolutamente un oncologo e un ginecologo/ostetrico specializzato. Ci sono rischi di sterilità per gli uomini? Mancano informazioni su un gran numero di pazienti, tuttavia è possibile che la fertilità sia ridotta durante il periodo di trattamento. Ho delle metastasi epatiche, un trapianto di fegato è fattibile? Un trapianto epatico non è una procedura standard poiché la terapia farmacologia necessaria per evitare il rigetto potrebbe favorire il proliferare delle metastasi nel fegato e/o nella cavità peritoneale. Posso trasmettere il mio GIST ai miei figli? No, salvo in casi estremamente rari. I tumori GIST non sono ereditari. In caso di dimenticanza, debbo raddoppiare la terapia la volta successiva? No, se vi accorgete di questa dimenticanza il giorno successivo. Prendete la vostra terapia come al solito, senza modificare il vostro dosaggio. Invece, se dovevate prenderla quello stesso giorno (mattino o mezzogiorno) e l’avete dimenticata, potete spostarla alla sera. In caso di vomito debbo riprendere una nuova dose? No, se il vomito sopraggiunge dopo mezz’ora dall’assunzione della terapia. La terapia mi provoca malessere, posso suddividere il dosaggio nella giornata? Si, si può suddividere il dosaggio in due. Per limitare i rischi di disturbi digestivi, come i riflussi acidi, prendete la terapia a metà pasto con un gran bicchiere di acqua naturale, senza agrumi ne’ bevande gasate. Paracetamolo e imatinib sono compatibili? No, poiché il paracetamolo favorisce l’aumento di tossicità dell’imatinib. Consultate il vostro medico. E’ possibile vaccinarsi dall’influenza durante la terapia? Si, non ci sono controindicazioni particolari al riguardo. Ci si può fare vaccinare contro le malattie tropicali? Si per tutti i vaccini con agenti infettivi morti o inattivati. Per gli altri, con agenti infettivi vivi o attenuati, chiedere all’oncologo. 17 18.GLOSSARIO ABLAZIONE Operazione che mira a togliere una parte o la totalità di un organo, di un tumore o di un arto. ANALISI ANATOMO-PATOLOGICA Analisi dei tessuti tumorali che permette di confermare la diagnosi. Realizzata da un medico patologo, comprende 3 differenti tipi di analisi: Analisi microscopic: esame ad occhio nudo dei prelievi chirurgici Analisi istologica: esame al microscopio dei prelievi bioptici o operatori Analisi immunoistochimica: (indispensabile nei casi GIST) ricerca e identificazione delle proteine prodotte dalle cellule tumorali. ANEMIA Quantità insufficiente di globuli rossi. L’anemia si manifesta generalmente con pallore, fatica, affanno, e può provocare vertigini e difficoltà digestive. ANTICORPI Proteine presenti nel sangue e prodotte dal sistema immunitario. Gli anticorpi rivelano e agiscono contro i batteri e i virus presenti nell’organismo. AUTO-CURA Comportamento di un individuo che tenta di curarsi consumando medicinali senza aver prima consultato un medico. CAVITA’ PERITONEALE Cavità dell’addome tappezzata da una membrana chiamata “peritoneo”, comprende lo stomaco, il fegato, gli intestini e la milza. PULIZIA GANGLIARE Metodo chirurgico consistente nel prelevare dei frammenti di gangli per individuare la presenza di cellule cancerogene nei tessuti. ECOGRAFIA Tecnica di immagini mediche che permette di visualizzare gli organi, come il fegato, la milza, i reni o l’apparato genitale femminile con l’aiuto di ultrasuoni. ENDOSCOPIA Tecnica di immagini mediche che permette di visualizzare l’interno di una cavità del corpo come lo stomaco o l’intestino. Questo esame si effettua con un endoscopio, piccolo tubo flessibile munito di una telecamera che il medico introduce nella cavità da osservare. GANGLIO Piccoli noduli localizzati in certe parti del corpo, lungo i vasi linfatici. I gangli filtrano la linfa ed hanno un ruolo importante nella protezione dell’organismo contro le infezioni e le cellule cancerogene. GENE Porzione di DNCA contenente le informazioni genetiche necessarie per la produzione di una proteina specifica. 18 GENE KIT Nome del gene contenente le informazioni necessarie all’attivazione della proteina KIT. GUARIGIONE In oncologia la guarigione è caratterizzata dalla scomparsa definitiva del tumore per tutta l’esistenza del paziente. E’ generalmente determinata al termine di un lungo periodo di controllo senza ricaduta. INIBIZIONE Diminuzione dell’attività di un enzima (“Kit” per es.) RM (Risonanza Magnetica) Tecnica radiologica che permette di ottenere immagini precise del corpo o degli organi esponendo il paziente ad un potente campo magnetico, senza radiazioni. LAPAROSCOPIA Tecnica chirurgica che permette di osservare lo stato degli organi dell’addome senza ricorrere alla classica chirurgia /laparotomia. MESENTERE Tessuto “d’imballo” o di sostegno dell’intestino tenue. MUTAMENTO Modifica spontanea o non spontanea di una parte delle informazioni genetica del DNA NECROSI TUMORALE Degradazione dei tessuti tumorali che porta alla morte cellulare del tumore. NODULO Formazione anormale, generalmente arrotondata, benigna o maligna, che forma una piccola tumefazione all’interno o alla superficie di un organo. PDGFRa Proteina responsabile della regolazione del processo di crescita e di divisione cellulare. TAC PET Nome anglosassone utilizzato per designare la Tomografia per Emissione di Positoni (PET). La Tac Pet è una tecnica d’immagini medica che necessita dell’assunzione di un prodotto radioattivo la cui degradazione nell’organismo permette di identificare la presenza di tessuti malati del corpo. AGO ASPIRATO Chiamata anche puntura “citologica”. Questo esame consiste nell’introdurre un ago in una parte del corpo per prelevare delle cellule. PROGRESSIONE Evoluzione della malattia caratterizzata da un aumento di volume del o dei tumori, un aumento del numero di lesioni e/o un’invasione di altri organi. 19 PROTEINA Componente organica delle cellule e dei tessuti del nostro corpo. Esistono diverse migliaia di proteine come l’emoglobina, gli anticorpi o gli enzimi. PROTEINE TYROSINE KINASE Enzima implicato nella comunicazione intracellulare. RECETTORE Proteina situata generalmente nella superficie delle cellule, che riconosce e ritrasmette messaggi chimici ad altre cellule causando reazioni specifiche nell’organismo. RIGENERAZIONE Ricostruzione naturale. REMISSIONE Diminuzione, o addirittura scomparsa completa dei segni e dei sintomi del tumore a seguito di un trattamento. RESEZIONE Sinonimo di ablazione. SARCOMA Varietà rara di tumore maligno. TAC La tac o TDM (tomografia assiale computerizzata) è una tecnica di immagine medica che utilizza i raggi X per identificare eventuali anomalie come le lesioni tumorali, gli edemi o anche gli ematomi. La TAC permette di ottenere immagini di sezioni del corpo. TRATTAMENTO ADIUVANTE Trattamento complementare prescritto per limitare i rischi di ricaduta. Nel caso dei GIST, un trattamento adiuvante è proposto a seguito di un intervento chirurgico che ha permesso l’asportazione completa del tumore. TRATTAMENTO DI PRIMA LINEA Trattamento proposto dopo la diagnosi TRATTAMENTO DI SECONDA LINEA Seconda opzione terapeutica proposta dal medico allorché il primo trattamento si dimostra inefficace o insufficiente. TUMORE Escrescenza di tessuti derivante dal proliferare anarchico delle cellule di certi organi. I tumori possono essere benigni o maligni. TUMORE MALIGNO Tumore cancerogeno suscettibile di invadere gli organi vicini e/o altre parti del corpo per formare delle metastasi. 20 21