CRISI DI FINANZA E CRISI DI FIDUCIA: Il ruolo delle Banche Centrali Università Roma Tre AA 2016/2017 a cura di Claudio Picozza 1 La moneta come merce “ Il patto tra gli uomini , suggellato dalla moneta , è la base dell’economia. Ecco perché quando il denaro diventa merce, il mondo entra in crisi” Giorgio Ruffolo :liquidità e felicità (art. L’Espresso) 2 L’economia di Totò Cameriere: mi avevate detto : domani vi pago Totò: e lo confermo : domani vi pago Cameriere : Ma domani è oggi Totò: Giovanotto non scherziamo : oggi è oggi e domani è domani 3 March Bloch e la teoria del debito perenne Il capitalismo è l’unico regima economico in cui i debiti non si pagano mai. “ritardare i pagamenti o i rimborsi e far accavallare perpetuamente gli uni sugli altri : questo sembra essere , in definitiva , il grande segreto del regime capitalistico moderno, la cui definizione più esatta potrebbe essere: un regime che morirebbe di una chiusura simultanea di tutti i conti.” 4 Le onde e …… 5 …la crisi John Kennet Galbrait : con la crisi gli sciocchi sono privati del loro denaro e gli incolpevoli lavoratori del loro lavoro 6 Il capitalismo fra Marx e Schumpeter Lo sviluppo capitalistico è alimentato dalla immaginazione degli imprenditori e la fiducia dei risparmiatori Il capitale, cioè la proprietà privata dei moderni mezzi di produzione, è appropriazione di lavoro umano non pagato 7 Voltaire: la moneta e l’avvicinamento tra i popoli L’uso della moneta come fiducia reciproca che supera le identità e le credenze 8 Circuito reale e finanziario Beni e servizi Consumi famiglie Imprese di produzione Salari, profitti e rendite Fattori della produzione (capitale e lavoro) Circuiti reali Circuiti monetari Fonte:Prof Munari -Economia del Sistema finanziario -Univ. di Parma 9 Saldi finanziari e necessità degli operatori FAMIGLIE IMPRESE PUBBLICA AMMINISTRAZIONE settore rappresentativo delle unità in surplus rappresentano il settore delle unità in deficit accumulano reddito e ricchezza in quantità superiore rispetto alle proprie necessità di spesa e investimento spendono e investono una quantità di risorse superiore a quelle effettivamente a propria disposizione hanno l’esigenza di impiegare profittevolmente risorse inutilizzate PA: necessitano di reperire le risorse necessarie al soddisfacimento del proprio fabbisogno IMPRESE: necessitano di reperire le risorse necessarie al finanziamento dell’attività d’impresa 10 Le regole e i mercati La trasformazione della moneta da mezzo di regolamento in merce La potenza l’instabilità l’euforia le bolle speculative l’inflazione finanziaria 11 La moneta come merce “La moneta non nasce come merce di scambio ma come istituzione: per regolare , per dare leggi alla spontanea reciprocità degli umani . La sua trasformazione in merce è una forzatura delle sue funzioni originarie e mette anche in questione la stessa idea della moneta come espressione di scambio” (Giorgio Ruffolo art Espresso cit) Se la moneta diventa merce quale è dunque il suo prezzo? In che modo possiamo fissare il valore di questa merce fittizia? Secondo Keynes gli uomini ad un certo punto della loro storia non avrebbero più scambiato merci e denaro ma le loro reciproche incertezze e le reciproche visioni del mondo , la loro reciproca incoscienza su ciò che ci riserverà il futuro. Il prezzo di questa incertezza è la nostra nozione del rischio e di come noi desideriamo mettere il futuro al servizio del presente. 12 La potenza Ricchezza finanziaria mondiale delle famiglie a fine 2015 ha superato i 250.000 miliardi di dollari . Il PIL mondiale è di circa 72.000 miliardi Quindi la ricchezza finanziaria è 3,5 volte il prodotto Secondo le stime di Credit Suisse la ricchezza globale delle famiglie nei prossimi cinque anni potrà addirittura raggiungere i 369.000 miliardi di dollari La diseguaglianza della ricchezza è aumentata proprio dal 2008 quando è scoppiata la crisi internazionale Solo in Italia la ricchezza finanziaria delle famiglie è pari 4117 miliardi di euro (2,5 volte il prodotto di un anno1,85 volte il debito pubblico) 13 L’instabilità e la perdita di fiducia nella moneta 14 GLI EFFETTI SUL CAMBIO E SULL’INFLAZIONE DELLE CRISI MONETARIE : ALCUNI ESEMPI La Germania nel 1921-1923 La Crisi Argentina degli anni 80 La Russia e la Corea alla fine degli anni 90 La svalutazione della lira del 1992 15 IL CAMBIO LIRA MARCO 1921 -1923 1 lira=2,57 marchi 1 lira = 6.750.000 marchi 16 CAMBIO LIRA –PESO ARGENTINO 1971 -1982 SVAL. 389.000 % Gen 1971 1Peso= 155,70 lire 6,42 pesos per 1000 lire Dic 1982 1 Peso = 0,040 lire 25.000 pesos per 1000 lire 17 CAMBIO EURO- RUBLO 1999-2012 18 CAMBIO WONG COREANO-DOLLARO USA 1971 -2012 19 CAMBIO LIRA MARCO 1992-1998 min :749,28 (11/03/1992) max :1274,75(17/03/1995) var% 70,13% 20 L’euforia e l’abbandono delle regole L’inflazione finanziaria e l’inflazione economica 21 I DATI DELLA CRISI 22 PREVISIONI MACROECONOMICHE 2008 - 2010 (FMI, aprile 2009 e luglio 2009 e OCSE, giugno2009) USA J Euro Area D F UK I PIL 2008 1.1 1.1 -0.7 -0.7 0.8 0.5 1.3 1.0 0.3 0.3 0.7 0.7 -1.0 -1.0 PIL 2009 -2.8, - 2.6 -2.8 -6.2, -6.0 -6.8 -4.2, -4.8 -4.8 -5.6, -6.2 -6.1 -3.0, -3.0 -3.0 -4.1, -4.2 -4.3 -4.5, -5.1 -5.5 PIL 2010 0.5, 0.8 0.9 1.7, 1.7 0.7 -0.4, -0.3 0.0 -1.0, -0.6 0.2 0.4, 0.4 0.2 -0.4, 0.2 0.0 -0.4, -0.1 0.4 23 Ogni punto di PIL mondiale vale 550 miliardi di dollari La crisi comporta nel triennio 2008-2010 un costo di circa 8 punti di PIL, quindi circa 4400 miliardi di dollari La ricchezza netta americana (attività finanziarie + immobili al netto dei debiti) è diminuita di 11 trilioni di dollari, pari a quasi il 70% del PIL americano La ricchezza finanziaria creata nell’arco di tredici anni è stata cancellata dalla caduta dei corsi finanziari Il conto delle perdite nel settore bancario e finanziario è stimato in circa 4 trilioni di dollari (20 volte la prima stima del FMI di settembre 2007) 24 RICCHEZZA FINANZIARIA NETTA FAMIGLIE (in % del PIL) 1995 2004 2007 2008 USA 222 239 257 186 UK 196 167 181 148 129 133 109 180 198 176 AREA EURO ITALIA 168 25 INTERPRETAZIONE DELLA CRISI E DEI FENOMENI CHE HANNO CARATTERIZZATO GLI ULTIMI ANNI 26 Nuove tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni 27 Arresto del declino della produttività degli Stati Uniti a partire dalla seconda metà degli anni 90 28 Grazie alle nuove tecnologie e all’aumento della produttività della “New Economy” i consumi delle famiglie USA sono sensibilmente aumentati 29 L’aumento della spesa è avvenuto a scapito del risparmio con tassi di incremento dell’indebitamento netto tendenzialmente crescente 30 L’incremento dell’indebitamento delle famiglie americane è stato concomitante all’incremento dei corsi azionari e quindi con incremento della ricchezza 31 L’aumento della domanda di beni e servizi negli USA ha prodotto una sensibile crescita delle importazioni statunitensi soprattutto dai paesi emergenti (Cina, India, Brasile) 32 A seguito di un tendenziale aumento dell’inflazione americana si è registrato un ritorno alla politica monetaria restrittiva, fin dagli inizi del 2000 33 La restrizione monetaria ha prodotto lo sgonfiamento della bolla azionaria sui titoli legati alla New Economy 34 Il timore di possibili effetti deflazionistici (già sperimentati in precedenza in Giappone) ha spinto la FED ad abbandonare la linea della restrizione monetaria 35 I tassi di interesse sono stati progressivamente ridotti, la politica fiscale e’ stata espansiva. CRESCITA DELLA LIQUIDITA’ 36 Ritorno al consumo delle famiglie con riduzione della propensione al risparmio ed accentuazione del deficit di bilancia dei pagamenti USA 37 L’aumento del deficit di bilancio USA ha favorito il surplus dei paesi emergenti e del Giappone, con conseguente forte aumento delle riserve ufficiali di tali paesi. Il surplus si e’ verificato anche nei paesi produttori di petrolio per l’aumento registrato nei prezzi 38 Fra il 2004 ed il 2007, l’aumento della liquidità internazionale derivante dagli squilibri crescenti di bilancia USA e dal mantenimento di bassi tassi di interesse ha favorito gli impieghi sui titoli a reddito fisso statunitensi con riduzione della volatilità nei mercati finanziari 39 La riduzione della volatilità ha ridotto progressivamente la naturale avversione al rischio ed ha spinto gli operatori finanziari verso forme di impiego con più marcato rapporto rischio/rendimento. E’ cresciuta di conseguenza l’offerta di prodotti finanziari strutturati 40 In un contesto dei prezzi delle abitazioni crescenti cui ha corrisposto un sensibile incremento dell’indebitamento per accensione di nuovi mutui, è stata favorita l’innovazione finanziaria 41 La crescita continua della domanda globale ha iniziato verso la fine del 2007 a produrre spinte inflazionistiche, cui ha fatto seguito da parte delle autorità monetarie un graduale aumento dei tassi di interesse, anche al fine di contrastare la crescita nei prezzi del petrolio e delle materie prime 42 All’aumento dei tassi di interesse ha fatto seguito un progressivo e deciso sgonfiamento della bolla immobiliare, che a sua volta si è riflessa (prima in modo graduale, poi in modo più deciso) sui corsi dei prodotti strutturati emessi in particolare a fronte dei mutui subprime, quelli cioè a maggior rischio di insolvenza 43 Nel caso dei mutui subprime i crediti venivano suddivisi in piccole quote e rivenduti insieme ai mutui più meritevoli. L’operazione poteva essere compiuta molteplici volte, sicché i pacchetti misti diventavano totalmente opachi 44 ABS impieghi USD 9,7 TRN Mutui 80% Carte Credito 4% Auto 2% Altre 14% EUR 1,3 TRN Mutui 79% Carte 2% Auto 3% Altre 16% 45 La discesa dei titoli legati ai mutui subprime contrattati su mercati non regolamentati (OTC) ha evidenziato notevoli criticità connesse al modello 46 Il trasferimento virtuale del rischio si è accompagnato all’incertezza ed alla incapacità di una valutazione reale dei titoli per l’assenza di mercati secondari. Si è preso atto che il rating attribuito all’emittente può differire in modo sensibile in relazione allo strumento di debito 47 GLI EFFETTI SONO STATI DEVASTANTI Nell’estate del 2007 si è innescata una grave crisi finanziaria che inizialmente partita dal settore bancario si è progressivamente spostata verso l’economia reale Date le strettissime interconnessioni fra mercati ed intermediari finanziari dell’intero pianeta, la crisi è rapidamente divenuta mondiale 48 Una volta esplosa la crisi, i mercati finanziari e creditizi si sono paralizzati, per l’incertezza di tutti sulle reali condizioni di salute di tutti gli altri intermediari 49 50 Le prospettive della economia mondiale per il 2016 Il FMI e la Banca Mondiale hanno stimato per il 2016 una crescita deludente ed incostante, di poco superiore a quanto registrato per il 2015. Secondo Christine Lagarde (Direttore Generale del FMI) anche le prospettive a medio termine dell’economia globale si sono indebolite, poiché la crescita potenziale è ostacolata da una bassa produttività, dall’invecchiamento della popolazione e dalle conseguenze della crescita finanziaria. 17/10/2016 51 Le prospettive della economia mondiale per il 2016 (2) Il debito elevato, i bassi investimenti e la debolezza del sistema bancario continuano a pesare sulle economia avanzate, mentre le economie dei paesi emergenti, visto il loro indebitamento estero, devono fare i conti con i previsti aumenti dei tassi negli USA, con l’apprezzamento del dollaro, con le prospettive della economia cinese e soprattutto, per i paesi produttori di materie prime, con la caduta del prezzo del petrolio e del gas naturale. 17/10/2016 52 La crisi ed il soccorso degli Stati e delle Banche Centrali 53 I signori della moneta Janet Louise Yellen Mario Draghi Haruhiko Kuroda 54 Zhou Xiaochuan 55 Quale ruolo delle BANCHE CENTRALI? • Scenari futuri :Inflazione o deflazione ? • Politiche restrittive o espansive? • Denaro a basso costo sempre e comunque , pur di non cadere in depressione ? • Cosa ha insegnato il caso del Giappone ? • Come comportarsi con un crescente debito degli Stati per far fronte alle crisi? • In altre parole…………….. 56 Is there life after debt? “Fare previsioni è molto difficile, specialmente quando riguardano il futuro” Niels Bohr, Premio Nobel per la fisica 57 Il Debito Pubblico in Europa, America, Giappone Paesi dell'euro Germania Francia Italia Spagna Paesi Bassi Belgio Austria Grecia Finlandia Portogallo Irlanda Lettonia Lituania Slovacchia Lussemburgo Slovenia Cipro Estonia Malta PIL in MLD di Euro % PIL sul totale Unione monetaria Debito pubblico in MLD di euro 5 74.9 95.6 132.3 99.3 68.2 106.7 84.2 178.6 59.3 130.2 107.5 40.6 40.7 47.1 23.8 52.5 74.3 5.7 71.4 9,549 100 86.8 2,184 8 Totale paesi euro Stati Uniti d'America Giappone Mondo 10,072 100 UNIONE EUROPEA 13,958 2,132 1,614 1,041 663 401 329 178 205 173 189 24 36 76 49 37 17 20 Rapporto debito /pil in % 22.9 21.3 22.4 10.8 4.7 4.5 2.9 3.3 1.3 2.4 2.1 0.1 0.2 0.4 0.1 0.3 0.2 0.0 0.1 28.9 21.2 16.0 10.3 6.6 4.0 3.3 1.8 2.0 1.7 1.9 0.2 0.4 0.8 0.5 0.4 0.2 0.2 0.1 2,916 % debito paesi sul totale Unione Monetaria 2,038 2,136 1,034 452 427 277 317 122 226 203 10 15 40 11 30 19 2 14,398 15,089 3,803 9,371 104.8 246.4 12,118 86.8 64,345 La risposta delle Banche Centrali: “whatever it takes” 59 Il ritorno a nuove regole (1) Maggiore regolamentazione Maggiore trasparenza Minore complessità nei prodotti finanziari Riduzione della leva finanziaria Riduzione della componente mutui in ABS Riforma delle agenzie di rating: indipendenza, superamento del conflitto di interesse, chiarezza delle metodologia applicate 60 … nuove regole (2) Incremento del capitale di vigilanza richiesto per le cartolarizzazioni Miglioramento dei sistemi di risk management Aumento della trasparenza soprattutto per gli strumenti a più alto rischio Standard contabili in linea con il contesto di mercato 61 La politica della FED • Obiettivi di mantenimento della stabilità dei prezzi e di sviluppo economico • Ampliamento della base monetaria in linea con gli obiettivi di crescita economica e di riduzione del tasso di disoccupazione. • Acquisto di titoli di stato americani e mantenimento del basso costo del denaro 62 Il denaro a basso costo e la trappola della liquidità 63 La FED In America la FED, dopo molti rinvii e dopo un lunghissimo periodo di stasi, ha iniziato a dicembre scorso la politica del rialzo dei tassi di interesse. Per il 2016 , dopo una previsione di quattro interventi che avrebbero portato il tasso dei FF oltrel1% a fine anno,l’ipotesi più accreditata è ora quella che la FED potrà limitare la propria azione a soli due interventi, mantenendo in tal modo i tassi non oltre lo 0,5%. 17/10/2016 64 La FED (2) Da questo punto di vista, come ha rilevato la Lagarde, nei prossimi mesi la FED deve cercare un difficile equilibrio tra due opposte tendenze: normalizzare la dinamica dei tassi di interesse e minimizzare il rischio di interruzione dei mercati. Non mancano coloro che pensano ad un radicale ripensamento con un ritorno all’indietro delle decisioni già assunte o al ripristino di un nuovo QE anche se di portata limitata.Queste ipotesi, pur valide da un punto di vista teorico, non sembrano particolarmente perseguibili in concreto a meno di gravissime conseguenze di carattere geopolitico o di pressioni esasperate sui mercati finanziari. 17/10/2016 65 BCE E SEBC Il Sistema europeo di banche centrali (SEBC) è composto dalla Banca centrale europea (BCE) e dalle banche centrali nazionali degli Stati membri dell’Unione europea (Art. 107 del Trattato di Maastricht). Le Banche Centrali Nazionali aderenti all’UE ma non all’UME non partecipano alle decisioni riguardanti la politica monetaria comune. Le attività del SEBC sono svolte ai sensi del Trattato istitutivo della Comunità europea (Trattato) e dello Statuto del Sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea (Statuto del SEBC). Il SEBC non ha personalità giuridica ed è governato dagli organi decisionali della BCE: il Consiglio Direttivo ed il Comitato Esecutivo ed il Consiglio Generale. 66 La situazione attuale • Stati membri dell’Unione europea che utilizzano l’euro (18): • Austria ,Belgio ,Cipro ,Estonia ,Finlandia,Francia, Germania, Grecia ,Irlanda,Italia ,Lettonia , Lussemburgo,Malta, Paesi Bassi ,Portogallo, Slovacchia ,Slovenia ,Spagna • Stati membri dell’Unione europea che non utilizzano l’euro (10): • Bulgaria, Croazia, Danimarca, Lituania, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Svezia e Ungheria. 67 Compiti del SEBC TRATTATO DI MAASTRICHT POLITICA MONETARIA ARTICOLO 105 I compiti fondamentali da assolvere tramite il SEBC sono i seguenti: definire e attuare la politica monetaria della Comunità; svolgere le operazioni su cambi in linea con le disposizioni dell’articolo 111; detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta estera degli Stati membri; promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento Inoltre: il SEBC contribuisce ad una buona conduzione delle politiche perseguite dalle competenti autorità (nazionali) per quanto riguarda la vigilanza prudenziale degli enti creditizi e la stabilità del sistema finanziario. 68 Obiettivo del Sistema Europeo di Banche Centrali MANTENIMENTO DELLA STABILITA’ DEI PREZZI (ART. 105)) Inoltre, e in misura compatibile SOSTIENE LE POLITICHE ECONOMICHE GENERALI DELLA COMUNITA’ (ART. 2) 69 Obiettivo del Sistema Europeo di Banche Centrali Definizione quantitativa dell’obiettivo di stabilità dei prezzi Crescita nei 12 mesi dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) inferiore al 2% Obiettivo di medio periodo 70 LA BASE MONETARIA Per comprendere il funzionamento della politica monetaria, occorre tenere conto che l’Eurosistema gode di una posizione di monopolio rispetto all’offerta della base monetaria (circolante e depositi presso la Banca Centrale), ossia la moneta nella forma più liquida in quanto: (a) emette le banconote; (b) attraverso l’imposizione della riserva obbligatoria crea una domanda addizionale di moneta di base monetaria. L’Eurosistema può inoltre influenzare il costo/opportunità di detenere base monetaria attraverso la manovra dei tassi d’interesse a breve termine. 71 L’obiettivo di crescita di M3 ΔM = ΔYR + ΔP - ΔV Equazione quantitativa della moneta ΔYR = 2% Variazione del PIL reale (crescita potenziale) ΔV = -0,5 Variazione della velocità di circolazione ΔP = 2% Variazione del prezzi (obiettivo) ΔM = 4,5% 72 73 La politica del cambio TRATTATO DI MAASTRICHT ARTICOLO 111 Il Consiglio, deliberando all’unanimità, nell’intento di pervenire ad un consenso coerente con l’obbiettivo della stabilità dei prezzi, può concludere accordi formali su un sistema di tassi di cambio dell’ECU nei confronti delle valute non comunitarie. Il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata, nell’intento di pervenire ad un consenso coerente con l’obiettivo della stabilità dei prezzi, può adottare, adeguare o abbandonare i tassi centrali dell’ECU all’interno del sistema dei tassi di cambio. In mancanza di un sistema di tassi di cambio rispetto ad una o più valute non comunitarie il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata, può formulare gli orientamenti generali di politica del cambio nei confronti di dette valute. 74 La politica della BCE • Stabilità dei prezzi nel rispetto del proprio statuto • Basso costo del denaro • Lotta alla deflazione con strumenti anche non convenzionali: acquisto di ABS, Covered Bond, operazioni di TLTRO, possibile acquisto di titoli di stato, operazioni SMP e OMT • Vigilanza unica bancaria 75 La BCE In Europa, malgrado la accomodante politica monetaria, perseguita ormai da mesi da parte della BCE, il consistente deprezzamento dell’Euro e la permanenza di tassi negativi sulla parte a breve della curva dei rendimenti, l’economia dell’Eurozona resta debole e l’inflazione non dà segni di ripresa. Siamo ancora piuttosto lontani dagli obiettivi che la BCE si era proposta al momento dell’avvio del suo QE. 17/10/2016 76 La BCE (2) A fine 2015 la misura degli interventi è stata ampliata con riferimento alle scadenze. Nell'attesa riunione del 10 marzo 2016, la BCE ha rafforzato le azioni di politica monetaria. Il tasso dell'MRO è passato da 0,05% a 0%. Il tasso del deposit facility da -0.30% a -0.40%. Il tasso del marginal lending da 0.30% a 0.25%. Sono state annunciate nuove operazioni di TLTRO a 4 anni che, in funzione del ritmo di crescita dei finanziamenti al settore privato che le banche dimostreranno, potranno garantire funding al tasso del deposit facility; la nuova operazione partirà da giugno 2016. Il ritmo mensile del QE è stato ampliato da 60 a 80 miliardi. E' stato altresì ampliato l'ambito dei titoli acquistabili nel QE, prevedendo anche le emissioni di corporate non finanziari 17/10/2016 77 La BCE (3) La decisione del Governing Council, non è stata unanime ma dimostra una forte volontà di agire partendo dalla considerazione che le prospettive di crescita dell'Europa si sono in genere indebolite e che dunque le condizioni sulla base delle quali prendere una decisione di intervento siano cambiate rispetto a quanto espresso a dicembre dello scorso anno. 17/10/2016 78 La BCE (4) L’obiettivo primario della Bce resta dunque quello di far ripartire il credito. Le cosiddette Tltro sono legate alla concessione di prestiti alle famiglie e alle imprese. La liquidità quadriennale avrà inizialmente un costo zero per le banche, ma se, dopo due anni, esse potranno provare di avere aumentato gli impieghi rispetto a un valore di riferimento calcolato sui dati al 31 gennaio scorso, il tasso diventerà negativo fino ad eguagliare quello sui depositi, ora pari a -0,40%, nel caso di una crescita degli impieghi superiore al 2,5%. Un’iniziativa estrema, con cui di fatto la Bce si porrà nella posizione di pagare gli istituti perché diano ossigeno all’economia reale. 17/10/2016 79 La BCE (5) Sul piano dei debiti degli Stati i Ministri dell’ECOFIN hanno espresso di recente un consenso unanime sul fatto che il Patto di Stabilità è attualmente complicato, poco trasparente e poco flessibile mentre l’economia cambia, entra in recessione, rischia la deflazione con un impatto sulla valutazione degli squilibri fiscali. Gli effetti delle possibili modifiche, fondate essenzialmente nella revisione del saldo tra PIL effettivo e PIL potenziale (output gap) e che dovranno essere esaminate sotto molti aspetti tecnici, mostreranno i loro benefici a distanza di tempo, ma già oggi la volontà di affrontare il tema si muove nella giusta direzione. 17/10/2016 80 La BCE (6) E’ di questi giorni la riaperta della questione del debito della Grecia. Il FMI lo vuole ridurre prima di concedere nuovi prestiti.La UE ed in particolare la Germania, come noto, non vogliono ridurre il debito ma allungare solo i termini delle scadenze e ridurre gli interessi. La BCE si sta impegnado per evitare che le differenti posizioni assumano i contorni di quanto abbiamo vissuto drammaticamente lo scorso anno con l’idea di un ritorno della ipotesi Grexit. 17/10/2016 81 La BCE (7) La discussione sui limiti alla esposizione dei titoli sovrani da parte delle banche è stata per il momento rinviata. Restano il timore della Germania che l’eccessiva presenza dei titoli dei paesi ad elevato debito pubblico possano indebolire oltre misura i patrimoni bancari. L’osservazione non è certamente da sottovalutare, ma è fuori di dubbio che la sua applicazione in questa fase della economia aggraverebbe la già difficile situazione europea vanificando buona parte delle forti misure che la BCE ha messo in campo per combattere la deflazione. Sono già in discussione una serie di proposte come quella di prevedere per le banche sottoposte alla vigilanza unica la possibilità di detenere predeterminate quote di titoli sovrani di tutti gli stati europei (una sorta di eurobond sintetico), ma una nuova regolamentazione dovrà avvenire in modo graduale e come detto dal Vice Presidente della BCE, Vitor Constancio “senza creare tensioni sui mercati”. 17/10/2016 82 La BCE (8) In questo contesto è di questi giorni l’ipotesi che la BCE, dopo l’ampliamento della gamma dei titoli acquistabili per QE e dopo i prestiti a tasso negativo alle banche per il finanziamento alla economia, possa ricorrere anche alla “politica dell’elicottero”. Una misura estrema che vedrebbe la BCE come soggetto nel contempo di politica monetaria e fiscale. Due possibili alternative : a)soldi direttamente ai cittadini, b) fondi agli Stati che possono disporre liberamente della somma trasferita. 17/10/2016 83 Le decisioni della BCE • Il Consiglio Direttivo della BCE ad inizio Giugno 2014 è intervenuto per allentare ulteriormente le condizioni monetarie e sostenere l'erogazione del credito. Per la prima volta il tasso di interesse applicato sui depositi delle banche presso l'Eurosistema è diventato negativo, per incentivare la circolazione della liquidità e contrastare l'apprezzamento del cambio. • Nella riunione del 4 settembre, sulla base della consueta analisi economica e monetaria il Consiglio Direttivo ha deciso di ridurre il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali dell’Eurosistema di 10 punti base, allo 0,05 per cento, e quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale di 10 punti base, allo 0,30 per cento. • Il tasso sui depositi presso la banca centrale è stato ridotto di 10 punti base, al - 0,20 per cento. 84 Le decisioni della BCE (2) • Il Consiglio Direttivo ha inoltre deciso di dare inizio all’acquisto di attività del settore privato non finanziario. L’Eurosistema acquisterà un ampio portafoglio di titoli, semplici e trasparenti, emessi a seguito della cartolarizzazione di crediti verso il settore privato non finanziario dell’area dell’euro, nell’ambito di un programma di acquisto di attività cartolarizzate ossia ABS (asset-backed securities) • In parallelo l’Eurosistema acquisterà anche un vasto portafoglio di titoli garantiti, denominati in euro ed emessi da IFM domiciliate nell’area dell’euro nel quadro di un nuovo Programma per l’acquisto di obbligazioni garantite (CoveredBond Purchase Programme, CBPP3).Gli interventi nell’ambito di questi programmi avranno inizio il prossimo ottobre 85 Le decisioni della BCE (3) • Le misure appena decise, unitamente alle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine , avranno un impatto notevole sul bilancio dell’Eurosistema. • Queste decisioni andranno a rafforzare la serie di misure di politica monetaria adottate negli ultimi mesi. In particolare, sosterranno le indicazioni prospettiche (forward guidance) del Consiglio direttivo sui tassi di interesse di riferimento della BCE e rispecchiano l’esistenza di differenze, significative e crescenti, tra le principali economie avanzate in termini di ciclo di politica monetaria. • Gli interventi che sono stati decisi miglioreranno ulteriormente il funzionamento del meccanismo • di trasmissione della politica monetaria e sosterranno l’offerta di credito all’economia in generale. 86 Tltro (Targeted long term refinancing operation) Il 18 settembre 2014 si è aperta la nuova fase della politica monetaria della Banca centrale europea con la introduzione delle Tltro (Targeted long term refinancing operation) che fornirà liquidità alle banche con l'obiettivo di favorire la concessione del credito alle aziende non finanziarie. La Tltro è un'operazione di rifinanziamento non troppo lontana, nella sua struttura di base, dalle altre compiute regolarmente dall'Eurotower. Le aziende di credito consegnano in pegno titoli finanziari, chiamati collaterali e individuati dalla stessa banca centrale, per ottenere in prestito denaro, sotto forma di depositi presso la Bce. Su questo denaro viene pagato un interesse che, nelle operazioni ordinarie corrisponde al tasso di rifinanziamento. Le Tltro si distinguono dalle aste settimanali per diversi aspetti. La durata, innanzitutto: le banche potranno mantenere la liquidità fino a settembre 2018, anche se avranno la facoltà di restituirla dopo 24 mesi da ciascuna operazione. Per questo motivo sono definite operazioni long term, a lungo termine. L'interesse pagato dalle aziende di credito sarà inoltre leggermente più alto: al tasso di rifinanziamento sarà aggiunto uno spread di 0,10 punti percentuali. Fonte di Riccardo Sorrentino con un articolo di Alessandro Merli - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/x4rozp 87 La prima TLTRO La prima TLTRO del 18 settembre 2014 è andata sotto le aspettative:la richiesta di finanziamenti avanzata da 255 banche dell’eurosistema si è fermata a 86,2 MLD contro una previsione di oltre 130 MLD. I motivi di questa richiesta minore delle aspettative sono riconducibili a : -domanda debole da parte delle imprese -attese dei risultati dello stress test -rischio di pagare un tasso negativo alla BCE in caso di mancata erogazione del credito alle imprese -attese sui nuovi programmi di cartolarizzazione da parte della BCE E’ comunque ancora troppo presto per valutare l’efficacia di questo strumento: le aste sono complessivamente 8 , scaglionate fino al 2016 per un totale di 1000 MLD . La BCE favorirà le banche che hanno aumentato il credito . 88 La BOJ La politica del Premier nipponico e della BOJ restano orientate a favorire lo sviluppo dell’economia con il mantenimento del basso costo del denaro, di una elevata base monetaria e l’acquisto di titoli del debito pubblico previsto ancora in crescita. La crisi della economia Cinese potrà influenzare ancora di più questo orientamento. 17/10/2016 89 La Banca Centrale Cinese Le autorità cinesi, dal canto loro, stanno già da tempo operando per favorire la crescita dei consumi interni. L’inasprimento dei controlli valutari e finanziari, la determinazione a portare lo Yuan nel paniere delle valute del FMI per accrescerne il peso nelle valute di riserva ed i ripetuti interventi della PBOC sui mercati finanziari hanno l’obiettivo di fondo di preservare la stabilità finanziaria messa a dura prova da fattori interni e dal disastro del sistema bancario ombra. Il processo appare apprezzabile ma i risultati non saranno raggiunti in tempi brevi. Le azioni della Banca Centrale potranno risentire di influssi momentanei, con azioni non sempre valutate dai mercati coerenti tra loro. 17/10/2016 90 La Banca Centrale Cinese (2) Anche nel caso della PBOC il focus degli investitori sembra sempre orientarsi non più tanto ai timori relativi alla crescita economica o ai fattori valutari quanto piuttosto alla coerenza ed alla efficacia delle politiche governative e di intervento sui mercati. Da questo punto di vista l’azione delle autorità cinesi potrà generare ancora nei prossimi mesi visioni contrastanti che si rifletteranno inevitabilmente sull’andamento dei mercati. 17/10/2016 91 La Banca Centrale Cinese (3) La Cina, in vista dell’importante appuntamento di ottobre prossimo, quando lo Yuan entrerà ufficialmente nel paniere delle valute del FMI, proseguirà nella sua azione di controllo del mercato interno e quello valutario, non escludendo la possibilità, salvo l’apprezzamento del Dollaro Usa, di ricorrere ad ulteriori svalutazioni per favorire la convertibilità della moneta. Particolare attenzione verrà portata nei riguardi del mercato del credito al fine di ridurre drasticamente il fenomeno dei mercati paralleli. 17/10/2016 92 I Paesi Emergenti Le vicende geopolitiche, le prospettive dell’economia cinese, la forte riduzione dei prezzi del petrolio e delle materie prime in genere rappresentano elementi di freno per le economie dei paesi emergenti che potranno soffrire più di altri gli effetti di questa situazione. Il rialzo dei tassi dei tassi di interesse negli USA e il prevedibile rafforzamento del dollaro potranno pesare in modo rilevante sulla posizione dei debiti pubblici e privati di questi paesi, senza considerare, peraltro, gli effetti della fuga dei capitali dalle loro economie. Ovviamente ogni paese si trova in condizioni diverse ed una valutazione va pertanto fatta esaminando i singoli paesi. Una visione d’insieme ci porta a concludere che potranno essere privilegiati gli investimenti nei paesi orientati al consumo interno, alla esportazione di beni e servizi e con basso livello di indebitamento verso l’estero. 17/10/2016 93 Le incognite sui mercati (sintesi) 1)Aste titoli di Stato in Europa emissioni 2016 a €820 miliardi 2)Banche, Bail In 3)Brexit 4)Grexit 5)Elezioni Politiche in Europa : Rexit? 6)Cina: soft /hard lending 7)Federal Reserve: decisione o rinvio rialzo dei tassi USA 8)La guerra delle valute 17/10/2016 94 La questione del tasso di cambio • Resta ancora irrisolta la questione del giusto rapporto di cambio dell’Euro sui mercati internazionali . • Nel corso del 2013 si è assistito ad un generalizzato rialzo del cambio dell’Euro che è proseguito anche nel 2014. • I motivi di questo rafforzamento vanno ricondotti in primo luogo alla politica espansiva della Fed e della BOJ che con le loro politiche fortemente espansive hanno di fatto prodotto ,nella guerra delle valute ,un naturale indebolimento delle rispettive monete. 95 Cambio Euro /Dollaro 1999/2014 96 Brevi riflessioni sulle prospettive dell’EURO: Europa Tedesca, Germania Europea o... Germania Tedesca? “Fare previsioni è molto difficile, specialmente quando riguardano il futuro” Niels Bohr, Premio Nobel per la fisica 97 Come se ne esce? 98 I DATI DELL’EURO Oggi sono in circolazione: 14 miliardi di banconote e 97 miliardi di monete Per un totale di 887 miliardi di Euro L’Euro è utilizzato nel 20% degli scambi commerciali internazionali Pesa per il 20% sulle riserve valutarie mondiali E’ utilizzato da 332 milioni di persone in 23 paesi Fa risparmiare fino a 25 miliardi di euro all’anno in termini di minori costi per transazioni finanziarie e cambi 99 L’EUROPA, L’EURO ED IL CALABRONE 100 Alcune ipotesi per il futuro dell’EURO nel presupposto di una rigorosa politica di bilancio e del perseguimento di bilanci pubblici sostanzialmente in equilibrio . 1)Adeguamento del tasso di cambio agli obiettivi di sviluppo 2) Ulteriore riduzione dei tasso di rifinanziamento principale 3) Incremento delle operazioni di rifinanziamento da parte della BCE a più lunga scadenza, con forte penalizzazione per le banche che ritornano i fondi alla stessa BCE 4) Sostegno della BCE ai titoli pubblici sotto attacco della speculazione internazionale 5) Poteri alla BCE per l’utilizzo del fondo salva stati, ovvero radicale semplificazione dell’utilizzo del fondo 6) Introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie a livello comunitario 7) Rafforzamento della Bei e finanziamento delle principali infrastrutture comunitarie per la emissione di project bond 8)Costituzione di un fondo per la emissione di bond europei per debiti che eccedano il 60% dei debiti nazionali, con copertura da parte dei bilanci nazionali 101 Intervista al Governatore Visco (Il Messaggero 1° dic 2013) • Domanda: c’è ancora il rischio che la costruzione dell’Euro finisca in frantumi? • Visco: nell’autunno del 2011 la possibilità di una rottura dell’unione monetaria fu concreta .Oggi è un pericolo al quale in buona parte sono state date risposte , ma il rischio non è svanito. Tutto sarebbe più facile con più unione: per dirla con Padoa Schioppa , un euro senza Stato genera problemi di ordine politico,economico,sociale e culturale. Problemi che potrebbero però essere risolti con una maggiore integrazione. Purtroppo il processo resta incompleto e le voci di dissenso sono tanto più frequenti quanto più gli effetti della crisi si fanno sentire. 102 Intervista al Governatore Visco (Il Messaggero 1° dic 2013) segue Domanda: a ciò non è certamente estraneo il comportamento dei tedeschi. Eppure anche loro avrebbero non poco da perdere da uno sgretolamento dell’Euro. Visco: Credo che si rendano perfettamente conto che il modello di crescita guidata dalle esportazioni non vale per sempre. Ci vuole simmetria nell’aggiustamento. Ma non possiamo aspettarci che siano loro a risolvere i nostri problemi. In Italia è mancata una percezione netta dei rischi che abbiamo corso e che si stanno ancora correndo, sicchè non si è arrivati a dire : cambiamo il modello. I tedeschi hanno compreso e si sono mossi in quella direzione,raccogliendo i frutti. Anche da loro vi è consapevolezza,però, che bisogna andare avanti,rendendo più efficienti i servizi,accrescendo gli investimenti,anche in capitale umano. 103 Gli economisti e lo stato dell’Euro Analisi e Riflessioni a cura del Prof. Piero Bini Università Roma Tre 104 Gli orientamenti degli economisti Gli orientamenti critici possono essere classificati in quattro grandi categorie: • a) le carenze di una costruzione istituzionale europea e dell’euro che non riesce a risolvere le contraddizioni scaturenti da un’area valutaria ancora priva di unità politica; • b) la compresenza all’interno dell’eurozona sia di diversificate forme di capitalismo ritenute non facilmente conciliabili tra loro; • c) le contraddizioni intrinseche imputabili al sistema capitalistico ad economia di mercato in quanto tale, e che spiegherebbero il peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori e delle classi sociali meno abbienti; • d) il malgoverno che si registra, non causalmente, nei paesi maggiormente in crisi. 105 Le carenze di una costruzione istituzionale europea e dell’euro • Il primo gruppo di pensiero vede la crisi come conseguenza delle colpe e delle omissioni del disegno istituzionale europeo. Secondo gli economisti che denunciano queste carenze, le fragilità della finanza pubblica e dell’economia reale registrate dai paesi europei maggiormente in sofferenza sono il risultato del modo errato in cui sono state applicate le regole dell’Unione monetaria, ritenuta la principale responsabile dei crescenti squilibri tra questi paesi in difficoltà e quelli forti del Centro-nord Europa 106 Le carenze di una costruzione istituzionale europea e dell’euro (2) Tuttavia, gli economisti che hanno concentrato l’attenzione sui difetti di costruzione dell’Euro, ritengono anche che essi possano essere emendati efficacemente a patto che si perseguano queste due linee di riforma: • a – una politica monetaria maggiormente espansiva, insieme all’attribuzione alla BCE del ruolo di prestatore di ultima istanza; • b – una politica di maggiore integrazione fiscale tra i paesi dell’eurozona, sia per mutualizzare una parte del complessivo debito pubblico dei paesi aderenti all’Euro, che per finanziare progetti di investimenti infrastrutturali a scala europea. A tal proposito si prospetta l’emissione di specifici titoli di debito pubblico europeo come gli Eurobond e gli Europroject. 107 Le carenze di una costruzione istituzionale europea e dell’euro (3) Questi economisti, si differenziano tuttavia tra loro per le diverse accentuazioni date a queste due linee di riforma: • 3.1: Gli economisti dell’economia sociale di mercato. • 3.2: Gli economisti “keynesiani”. 108 Gli economisti dell’economia sociale di mercato • Sostengono pienamente l’economia libera di mercato quale e il ruolo centrale dell’imprenditorialità privata quale garanzia di innovazioni e crescita economica. Al tempo stesso però ritengono che sia necessario rafforzare la cornice regolamentare del sistema economico: per correggere le istituzioni del welfare in senso meno burocratico e più solidaristico; per riportare le disuguaglianze del reddito verso parametri accettabili; per estendere la concorrenza anche in quei settori in cui non è sufficientemente praticata. 109 Gli economisti “keynesiani” (1) • Secondo questi economisti, la crisi dei paesi deboli è da attribuire soprattutto alla logica sbagliata della costruzione dell’Euro. Sono stati la moneta unica, che non consente gli aggiustamenti del cambio, e il libero movimento dei capitali, ad aver determinato il progressivo squilibrio dei conti con l’estero all’interno dell’Eurozona. • L’innescarsi di questo processo cumulativo e divergente, senza possibilità di controlli e correzioni interne, impedisce l’adozione di politiche economiche efficaci da parte dei paesi in deficit, e sta trasformando l’area economica europea in un campo di vincitori e vinti. 110 Gli economisti “keynesiani” (2) Da questo tipo di analisi discende come conseguenza che i paesi in surplus dovrebbero effettuare politiche pubbliche espansive della domanda aggregata, favorire al proprio interno una dinamica salariale superiore a quella della produttività del lavoro, e possibilmente acconsentire anche a trasferimenti di risorse a favore dei paesi in deficit, come peraltro accade tra le regioni di uno stato federale. Si tratta in sostanza di provvedimenti compensativi e di misure espansive della domanda aggregata dei paesi che presentano saldi attivi delle loro partite correnti della bilancia dei pagamenti, in modo da sostenere la domanda di importazioni rivolta ai paesi in deficit Il significato ultimo di queste proposte è che se le politiche espansive di natura keynesiana non sono praticabili nei paesi dalla fragile finanza pubblica, esse diventano invece possibili grazie ad una politica economica di dimensioni europee. Keynes, uscito dalla porta delle politiche economiche dei paesi “fragili”, può rientrare dalla finestra di una politica economica europea riformata. 111 Le “varietà del capitalismo” • La questione della varietà del capitalismo è all’attenzione di alcuni autori i quali sostengono l’esistenza di un capitalismo del Sud Europa (o mediterraneo), di cui fanno parte l’Italia, la Spagna, le regioni meridionali della Francia, il Portogallo, la Grecia, aventi caratteristiche e prospettive significativamente diverse da quelle espresse dal c.d. capitalismo renano (o continentale) che è in essere nei paesi del centro-nord d’Europa. 112 Le “varietà del capitalismo” (2) • Questo paradigma alimenta l’idea dell’esistenza di una dinamica dualistica tra regioni pur facenti parte di una stessa area geo-politica . E’ un dualismo che si manifesta con la concentrazione di attività ad alto valore aggiunto in certe regioni (il “centro”), di contro alla loro scarsa diffusione in altre regioni dell’area (la “periferia” o la “semiperiferia”). • Il criterio di questa suddivisione è fornito dalla posizione che i paesi occupano rispettivamente nella “catena internazionale del valore”: nei paesi “centro” sono localizzati in maggior misura quei processi produttivi in grado di “comandare” una più ampia quota del surplus totale. Nel determinare la salita o la discesa di un paese nella “catena internazionale del valore” concorrono vari fattori, tra cui la sua configurazione istituzionale più o meno adeguata, oppure anche la ristrettezza o meno degli interessi perseguiti dalla sua classe dirigente. 113 Le “varietà del capitalismo” (3) • In sostanza secondo questi economisti i risultati deludenti fin qui conseguiti non sono il frutto della incompletezza e degli errori commessi nell’attuare il suddetto processo di rinnovamento istituzionale , ma sia principalmente il risultato della non conformità delle riforme intraprese alle caratteristiche strutturali di quelle di altri paesi dell’Europa del “centro”. 114 Le “varietà del capitalismo” (4) • questa interpretazione alimenta l’idea dell’Eurozona come area valutaria anomala. • nell’attualità dell’UME, la Germania si trova a ricoprire due ruoli in conflitto tra loro. La sua vocazione verso il modello di capitalismo renano spiega la sua avversione all’inflazione, la moderazione salariale insieme con l’elevata produttività del sistema produttivo, la capacità di esercitare un efficiente controllo della spesa pubblica senza però che ciò impedisca di realizzare un elevato livello di welfare. In virtù di questi suoi fondamentali, la Germania ha nel tempo accresciuto la sua solidità economico-finanziaria rispetto ai paesi del Sud Europa, conseguendo un ruolo di riferimento per tutti i paesi dell’Eurozona. • Tuttavia, proprio in quanto sistema economico maggiormente efficiente, la Germania, sotto l’egida della moneta unica, ha anche incrementato la sua posizione di creditore netto rispetto ai paesi del sud d’Europa. 115 Le “varietà del capitalismo” (5) • Alcuni economisti appartenenti a questa area di pensiero (De Cecco e Maronta ) osservano che, sull’esempio di quanto storicamente avvenuto prima con la Gran Bretagna e poi con gli USA, un paese riesce a svolgere il ruolo di leader del sistema economico e politico di un’area vasta, se, al di là degli aspetti militari o diplomatici, riesce a favorire anche la crescita degli altri paesi dell’area di cui è centro, vale a dire importando più che esportando, creando liquidità, non riducendola, tollerando l’inflazione quanto meno su ritmi moderati, non combattendola come punto prioritario d’impegno. Questa contraddizione di un paese “centrale” dal punto di vista economico che tuttavia non riconosce la necessità di rendere compatibile il proprio modello di sviluppo con quello dei paesi “semiperiferici”, porterà inevitabilmente alla messa in discussione della sua stessa centralità, sia economica che politica. 116 Le contraddizioni intrinseche al sistema capitalistico Gli economisti che si rifanno a questa corrente di pensiero ritengono la crisi dell’Euro imputabili a “colpe” di più antica data, le cui relative argomentazioni rilevano non soltanto la natura profondamente instabile dell’economia, ma anche i motivi di irrazionalità delle relazioni economiche nel capitalismo ad economia di mercato, insieme al contenuto di classe e di potere che sosterrebbe la logica intrinseca di questo regime. 117 Le contraddizioni intrinseche al sistema capitalistico(2) La filosofia di questi studiosi d è appunto quella di far risalire gli attuali squilibri dell’Eurozona (siano essi la disoccupazione o la recessione, l’aumento delle disuguaglianze distributive o il persistente squilibrio delle partite correnti delle bilance dei pagamenti, gli elevati spread o l’aumento dei debiti pubblici, etc.) alle espressioni contraddittorie e non sanabili del capitalismo in quanto tale. 118 Le contraddizioni intrinseche al sistema capitalistico (3) • In altri termini, il pensiero economico di cui ora parliamo tende a ricondurre le anomalie e le debolezze istituzionali, gli squilibri economici, gli errori di applicazione, i meccanismi andati fuori controllo presenti nell’UME, ad una causa più profonda, vale a dire il modo in cui il capitalismo dell’Eurozona cerca di riorganizzare i rapporti di produzione al proprio interno, al fine di riaffermare a livello sociale la priorità delle proprie esigenze di riproduzione. E’, in breve, un orientamento economico che torna ad attingere ad un’idea antagonista del processo economico. • Questo punto di vista esprime un’angolazione fortemente critica del processo di integrazione economica europea in quanto ravvisano in esso“uno strumento di dominio e sopraffazione, anziché di cooperazione e integrazione” 119 Le contraddizioni intrinseche al sistema capitalistico (4) • Alla luce di queste interpretazioni, l’Unione monetaria è vista come un’alleanza tra le élite dominanti dei paesi “forti” del centro-nord, e quelle dei paesi “deboli” del centro-sud, le quali ultime avrebbero accettato di far propria la disciplina recessiva imposta dalle prime, al fine di farla valere nei confronti delle classi subalterne dei loro paesi. Da queste interpretazioni emerge come l’UME sia considerata una grande operazione di ristrutturazione del capitalismo dell’Eurozona al fine di acquisire un nuovo assetto competitivo nei confronti del resto del mondo, ma senza nel contempo che venga compromessa la sua posizione di comando sulla società europea. 120 Il malgoverno dei paesi maggiormente in crisi. Gli economisti di questo gruppo condividono l’idea di una situazione andata fuori controllo, considerandola quale momento di arrivo di una lunga sequenza di errori ed omissioni delle classi dirigenti fin dagli anni SettantaOttanta: dalla sottovalutazione del problema costituito dalla qualità e dalla dinamica quantitativa della spesa pubblica, alla incapacità di elaborare politiche industriali lungimiranti; dalla insufficiente azione di contrasto all’evasione e alla corruzione, alle difficoltà non superate, come nel caso dell’Italia,nel portare a soluzione il problema del dualismo nord/sud. 121 Gli economisti e l’idea dell’austerità. Un nome, tanti significati (*) L’austerità “stupida” L’austerità della “conflittualità” L’austerità “espansiva” L’austerità del “buon governo” L’austerità “obbligata”. *( Prof Piero Bini . Univ Roma Tre: legge di stabilità 2014 e crisi dell’euro nel dibattito fra gli economisti ) 122 L’austerità “stupida” • Questa qualificazione negativa deriva dall’analisi degli economisti keynesiani. In un periodo di crisi recessiva come l’attuale, il tentativo di sanare gli squilibri della finanza pubblica con la diminuzione della spesa pubblica e l’aumento della pressione fiscale, innesca il circolo vizioso della deflazione cumulativa, rendendo ancor più difficile il processo di risanamento 123 L’austerità della “conflittualità” • L’analisi appena detta della deflazione cumulativa è condivisa nei suoi essenziali aspetti tecnici anche dagli autori del paradigma della conflittualità . L’austerità è cioè autodistruttiva. Sennonché essi ritengono che questo risultato, piuttosto che la conseguenza della incomprensione del processo economico, debba interpretarsi come l’espressione di una controffensiva del capitalismo impegnato a riappropriarsi degli spazi decisionali persi a seguito del compromesso tra regolazione sociale ed economia di mercato attuato principalmente negli anni ’60 e ’70 del Novecento. Un compromesso che aveva realizzato uno spostamento consistente verso l’accumulazione pubblica del capitale, facendo quasi presagire il superamento del medesimo ordinamento capitalistico. 124 L’austerità “espansiva” Si basa su una serie di proposizioni teoriche e di osservazioni empiriche secondo le quali un’operazione di consolidamento fiscale, se condotta con sistematicità e trasparenza, e se accompagnata da politiche collaterali di liberalizzazione del mercato dei beni e del lavoro, determina il rovesciamento positivo delle aspettative degli operatori. Cosicché un taglio significativo della spesa pubblica (al contrario dell’aumento delle tasse) può creare un contesto di migliori prospettive economiche future e, da qui, un aumento della spesa privata sia in beni di consumo che di investimento. 125 L’austerità del “buon governo”. • Di per sé, questo approccio non condivide l’impostazione dell’austerità espansiva: da politiche deflazionistiche non possiamo aspettarci la crescita. Non condivide però neppure l’approccio keynesiano dato che nelle attuali un aumento della spesa pubblica, sebbene si rifletta nell’aumento di qualche componente della domanda, non determina necessariamente un aumento del reddito. • La formula del “buon governo” confida invece in altri tipi di politiche pubbliche: 1) la rimodulazione del bilancio pubblico in senso produttivistico: meno spese correnti, maggiori spese di investimento; 2) la riforma della pubblica amministrazione per aumentarne l’efficienza e diminuirne il costo, e la riforma dei mercati e delle professioni per conseguire un più alto livello di concorrenzialità; 3) la dismissione di parti del patrimonio pubblico, da cui ci si attende non solo risorse per diminuire il debito pubblico senza dover ricorrere a maggiori imposte o a minori spese, ma anche l’emergere di effetti ricchezza positivi e l’aumento generale della competitività 126 L’austerità “obbligata” • È innescata dalla diminuzione del potenziale di crescita da parte di un paese che per lungo tempo non svolge le necessarie riforme • Si inizia osservando che gli uomini politici si caratterizzano sovente per una spiccata propensione al rinvio delle riforme “vere” perché esse presentano un elevato costo politico in termini di perdita di consensi elettorali • Si prosegue constatando che il metodo del rinvio produce a lungo andare il declino della capacità competitiva del paese dove questa pratica è assurta a norma di routine politica, compromettendo, in parallelo, la credibilità di questo stesso paese nell’ambito internazionale. • Dal combinato disposto di questi elementi negativi, si rende infine conto del maturare di una situazione di emergenza finanziaria (come quella sperimentata in Italia), per affrontare la quale al paese in discussione rimane soltanto la disponibilità di strumenti di intervento di impatto immediato, come lo sono l’aumento della pressione fiscale ed il taglio indiscriminato della spesa pubblica:soltanto provvedimenti di austerità • In questa prospettiva l’austerità è sì una politica autodistruttiva, ma, una volta che non si è saputo evitarne le condizioni costitutive, diventa in un certo senso uno sbocco obbligato 127 La vigilanza unica bancaria Obiettivo: garantire la sicurezza e solidità degli enti creditizi e stabilità del sistema finanziario, ma anche la tutela dei depositanti e il funzionamento del mercato interno Migliorare la qualità delle informazioni disponibili sulla situazione delle banche Intraprendere le necessarie azioni correttive:aumento degli accantonamenti,ricapitalizzazioni,cessione di asset,emissioni azionarie,mancata distribuzione degli utili. 128 I vantaggi della vigilanza unica Con al vigilanza unica viene unificato il sistema ispettivo I dati saranno più omogenei La gestione unitaria del sistema bancario a livello europeo tenderà a prevenire le possibili crisi limitando gli eventuali casi di sfiducia 1 La triplice rivoluzione della vigilanza della BCE • Solo con l’unione bancaria possiamo dire che c’è una unione monetaria , Dopo il periodo di una sola moneta e la finanza separata si ritorna alla integrazione monetaria. • L’unione bancaria migliorerà la qualità del credito: se il sistema bancario è ben vigilato anche il credito ne potrà beneficiare. • L’integrazione bancaria favorisce anche l’integrazione degli investitori nei capitali bancari. (Giacomo Vagiago: il sole 24 ore 24 ott 2014) 130 La gestione delle crisi bancarie Dal gennaio 2015 sarà attivo il Meccanismo unico di risoluzione delle crisi Dal 2016 l’istituto del BAIL- IN : le crisi saranno a carico, nell’ordine, degli azionisti, degli obbligazionisti junior, obbligazionisti senior, correntisti oltre i 100.000 euro fino all’8% delle passività. Successivamente interverrà il Fondo unico di risoluzione delle crisi con una dotazione di 55 milardi di euro 131 La vigilanza unica bancaria Nei 18 paesi dell’eurozona gli istituti da esaminare sono quelli con con totale dell’attivo >di 30 milardi euro ovvero che abbiano un attivo> del 20% del PIL del paese di residenza ovvero rappresentino le prime 3 banche del paese Complessivamente gli istituti da esaminare sono 128 e coprono l’85% del credito bancario Di questi :24 risiedono in Germania, 16 in Spagna, 15 in Italia e 13 in Francia. L’analisi della BCE sui bilanci delle banche è iniziato a novembre del 2013 e si è conclusa a fine ottobre 2014. Dal 4 novembre è iniziata la piena assunzione delle competenze di vigilanza da parte della BCE 132 32 34 L’Europa sta solo riposando !! 135 Speranza e paura La crisi dell’Euro dipende dal fatto che l’abbiamo concepito pensando a misure successive che poi non sono state realizzate. Era ovvio che la moneta comune fosse solo un primo passo verso l’integrazione piena ,economica e politica. Che non è ancora arrivata ed alla speranza è subentrata la paura (Romano Prodi: intervista a LIMES nov 2014) 136 IN CONCLUSIONE: 137 LEGGI E TEOREMI PER GLI INVESTIMENTI FINANZIARI NEVER CATCH A FALLING KNIFE 138 LEGGI E TEOREMI PER GLI INVESTIMENTI FINANZIARI Se una posizione può andare male,lo farà Anche se una posizione non può andare male,lo farà lo stesso Dopo che una posizione è andata di male in peggio,il ciclo si ripeterà Nessuna posizione va così male che non possa andare peggio 139 RACCOMANDAZIONE FINALE FIRST,DON’T PANIC BUT IF YOU PANIC BE FIRST Fonte:tacchino anonimo sfuggito al giorno del ringraziamento 140