crisi di finanza e crisi di fiducia - Scienze Politiche

CRISI DI FINANZA E CRISI DI FIDUCIA:
Il ruolo delle Banche Centrali
Università Roma Tre
AA 2016/2017
a cura di Claudio Picozza
1
La moneta come merce
“ Il patto tra gli uomini , suggellato dalla moneta , è la
base dell’economia.
Ecco perché quando il denaro diventa merce, il mondo
entra in crisi”
Giorgio Ruffolo :liquidità e felicità (art. L’Espresso)
2
L’economia di Totò
Cameriere: mi avevate detto : domani vi pago
Totò: e lo confermo : domani vi pago
Cameriere : Ma domani è oggi
Totò: Giovanotto non scherziamo : oggi è oggi e domani è domani
3
March Bloch e la teoria del debito perenne
Il capitalismo è l’unico regima economico in cui i debiti
non si pagano mai.
“ritardare i pagamenti o i rimborsi e far accavallare
perpetuamente gli uni sugli altri : questo sembra essere
, in definitiva , il grande segreto del regime capitalistico
moderno, la cui definizione più esatta potrebbe essere:
un regime che morirebbe di una chiusura simultanea di
tutti i conti.”
4
Le onde e ……
5
…la crisi
John Kennet Galbrait : con la crisi gli sciocchi sono privati del loro denaro
e gli incolpevoli lavoratori del loro lavoro
6
Il capitalismo fra Marx e Schumpeter
Lo sviluppo capitalistico è alimentato
dalla immaginazione degli
imprenditori e la fiducia dei
risparmiatori
Il capitale, cioè la proprietà
privata dei moderni mezzi di
produzione, è appropriazione di
lavoro umano non pagato
7
Voltaire: la moneta e l’avvicinamento tra i popoli
L’uso della moneta come fiducia reciproca che supera le identità e le
credenze
8
Circuito reale e finanziario
Beni e servizi
Consumi famiglie
Imprese di produzione
Salari, profitti e rendite
Fattori della produzione (capitale e lavoro)
Circuiti reali
Circuiti monetari
Fonte:Prof Munari -Economia del
Sistema finanziario -Univ. di Parma
9
Saldi finanziari e necessità degli operatori
FAMIGLIE
IMPRESE
PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
settore
rappresentativo delle
unità in surplus
rappresentano il
settore delle unità in
deficit
accumulano reddito e
ricchezza in quantità
superiore rispetto alle
proprie necessità di
spesa e investimento
spendono e investono
una quantità di
risorse superiore a
quelle effettivamente
a propria disposizione
hanno l’esigenza di
impiegare
profittevolmente
risorse inutilizzate
PA: necessitano di
reperire le risorse
necessarie al
soddisfacimento del
proprio fabbisogno
IMPRESE:
necessitano di
reperire le risorse
necessarie al
finanziamento
dell’attività d’impresa
10
Le regole e i mercati
La trasformazione della moneta da mezzo di
regolamento in merce
La potenza
l’instabilità
l’euforia
le bolle speculative
l’inflazione finanziaria
11
La moneta come merce
“La moneta non nasce come merce di scambio ma come
istituzione: per regolare , per dare leggi alla spontanea
reciprocità degli umani . La sua trasformazione in merce è una
forzatura delle sue funzioni originarie e mette anche in
questione la stessa idea della moneta come espressione di
scambio” (Giorgio Ruffolo art Espresso cit)
Se la moneta diventa merce quale è dunque il suo prezzo? In che
modo possiamo fissare il valore di questa merce fittizia?
Secondo Keynes gli uomini ad un certo punto della loro storia
non avrebbero più scambiato merci e denaro ma le loro
reciproche incertezze e le reciproche visioni del mondo , la loro
reciproca incoscienza su ciò che ci riserverà il futuro.
Il prezzo di questa incertezza è la nostra nozione del rischio e di
come noi desideriamo mettere il futuro al servizio del presente.
12
La potenza
Ricchezza finanziaria mondiale delle famiglie a fine 2015
ha superato i 250.000 miliardi di dollari .
Il PIL mondiale è di circa 72.000 miliardi
Quindi la ricchezza finanziaria è 3,5 volte il prodotto
Secondo le stime di Credit Suisse la ricchezza globale
delle famiglie nei prossimi cinque anni potrà addirittura
raggiungere i 369.000 miliardi di dollari
La diseguaglianza della ricchezza è aumentata proprio
dal 2008 quando è scoppiata la crisi internazionale
Solo in Italia la ricchezza finanziaria delle famiglie è pari
4117 miliardi di euro (2,5 volte il prodotto di un anno1,85 volte il debito pubblico)
13
L’instabilità e
la perdita di fiducia
nella moneta
14
GLI EFFETTI SUL CAMBIO E SULL’INFLAZIONE DELLE CRISI
MONETARIE : ALCUNI ESEMPI
La Germania nel 1921-1923
La Crisi Argentina degli anni 80
La Russia e la Corea alla fine degli anni 90
La svalutazione della lira del 1992
15
IL CAMBIO LIRA MARCO 1921 -1923
1 lira=2,57 marchi
1 lira = 6.750.000 marchi
16
CAMBIO LIRA –PESO ARGENTINO 1971 -1982
SVAL. 389.000 %
Gen 1971 1Peso= 155,70 lire
6,42 pesos per 1000 lire
Dic 1982 1 Peso = 0,040 lire
25.000 pesos per 1000 lire
17
CAMBIO EURO- RUBLO 1999-2012
18
CAMBIO WONG COREANO-DOLLARO USA
1971 -2012
19
CAMBIO LIRA MARCO 1992-1998
min :749,28 (11/03/1992)
max :1274,75(17/03/1995)
var% 70,13%
20
L’euforia e l’abbandono delle regole
L’inflazione finanziaria e l’inflazione
economica
21
I DATI DELLA CRISI
22
PREVISIONI MACROECONOMICHE
2008 - 2010
(FMI, aprile 2009 e luglio 2009 e OCSE, giugno2009)
USA
J
Euro
Area
D
F
UK
I
PIL
2008
1.1
1.1
-0.7
-0.7
0.8
0.5
1.3
1.0
0.3
0.3
0.7
0.7
-1.0
-1.0
PIL
2009
-2.8,
- 2.6
-2.8
-6.2,
-6.0
-6.8
-4.2,
-4.8
-4.8
-5.6,
-6.2
-6.1
-3.0,
-3.0
-3.0
-4.1,
-4.2
-4.3
-4.5,
-5.1
-5.5
PIL
2010
0.5,
0.8
0.9
1.7,
1.7
0.7
-0.4,
-0.3
0.0
-1.0,
-0.6
0.2
0.4,
0.4
0.2
-0.4,
0.2
0.0
-0.4,
-0.1
0.4
23
Ogni punto di PIL mondiale vale 550 miliardi di dollari
La crisi comporta nel triennio 2008-2010 un costo di circa 8 punti di PIL,
quindi circa 4400 miliardi di dollari
La ricchezza netta americana (attività finanziarie + immobili al netto
dei debiti) è diminuita di 11 trilioni di dollari, pari a quasi il 70% del PIL
americano
La ricchezza finanziaria creata nell’arco di tredici anni è stata
cancellata dalla caduta dei corsi finanziari
Il conto delle perdite nel settore bancario e finanziario è stimato in circa 4
trilioni di dollari (20 volte la prima stima del FMI di settembre 2007)
24
RICCHEZZA FINANZIARIA NETTA FAMIGLIE
(in % del PIL)
1995 2004 2007 2008
USA
222
239
257
186
UK
196
167
181
148
129
133
109
180
198
176
AREA EURO
ITALIA
168
25
INTERPRETAZIONE DELLA CRISI E
DEI FENOMENI CHE HANNO
CARATTERIZZATO GLI ULTIMI ANNI
26
Nuove tecnologie dell’informazione e
delle comunicazioni
27
Arresto del declino della produttività degli Stati
Uniti a partire dalla seconda metà degli anni 90
28
Grazie alle nuove tecnologie e all’aumento della
produttività della “New Economy” i consumi delle
famiglie USA sono sensibilmente aumentati
29
L’aumento della spesa è avvenuto a scapito del
risparmio con tassi di incremento
dell’indebitamento netto tendenzialmente
crescente
30
L’incremento dell’indebitamento delle famiglie
americane è stato concomitante all’incremento
dei corsi azionari e quindi con incremento della
ricchezza
31
L’aumento della domanda di beni e servizi
negli USA ha prodotto una sensibile crescita
delle importazioni statunitensi soprattutto
dai paesi emergenti (Cina, India, Brasile)
32
A seguito di un tendenziale aumento
dell’inflazione americana si è registrato un
ritorno alla politica monetaria restrittiva,
fin dagli inizi del 2000
33
La restrizione monetaria ha prodotto
lo sgonfiamento della bolla azionaria
sui titoli legati alla New Economy
34
Il timore di possibili effetti deflazionistici
(già sperimentati in precedenza in
Giappone) ha spinto la FED ad
abbandonare la linea della restrizione
monetaria
35
I tassi di interesse sono stati progressivamente ridotti,
la politica fiscale e’ stata espansiva.
CRESCITA DELLA LIQUIDITA’
36
Ritorno al consumo delle famiglie con riduzione
della propensione al risparmio ed accentuazione
del deficit di bilancia dei pagamenti USA
37
L’aumento del deficit di bilancio USA ha favorito il surplus dei
paesi emergenti e del Giappone, con conseguente forte
aumento delle riserve ufficiali di tali paesi.
Il surplus si e’ verificato anche nei paesi
produttori di petrolio per l’aumento registrato
nei prezzi
38
Fra il 2004 ed il 2007, l’aumento della liquidità
internazionale derivante dagli squilibri crescenti
di bilancia USA e dal mantenimento di bassi
tassi di interesse ha favorito gli impieghi sui
titoli a reddito fisso statunitensi con riduzione
della volatilità nei mercati finanziari
39
La riduzione della volatilità ha ridotto progressivamente
la naturale avversione al rischio ed ha spinto gli
operatori finanziari verso forme di impiego con più
marcato rapporto rischio/rendimento.
E’ cresciuta di conseguenza l’offerta di prodotti
finanziari strutturati
40
In un contesto dei prezzi delle abitazioni
crescenti cui ha corrisposto un sensibile
incremento dell’indebitamento per accensione di
nuovi mutui, è stata favorita l’innovazione
finanziaria
41
La crescita continua della domanda globale ha iniziato
verso la fine del 2007 a produrre spinte inflazionistiche,
cui ha fatto seguito da parte delle autorità monetarie
un graduale aumento dei tassi di interesse, anche al
fine di contrastare la crescita nei prezzi del petrolio e
delle materie prime
42
All’aumento dei tassi di interesse ha fatto seguito
un progressivo e deciso sgonfiamento della bolla
immobiliare, che a sua volta si è riflessa (prima in
modo graduale, poi in modo più deciso) sui corsi
dei prodotti strutturati emessi in particolare a
fronte dei mutui subprime, quelli cioè a maggior
rischio di insolvenza
43
Nel caso dei mutui subprime i crediti venivano
suddivisi in piccole quote e rivenduti insieme ai
mutui più meritevoli.
L’operazione poteva essere compiuta molteplici
volte, sicché i pacchetti misti diventavano
totalmente opachi
44
ABS impieghi
USD 9,7 TRN
Mutui 80%
Carte Credito 4%
Auto 2%
Altre 14%
EUR 1,3 TRN
Mutui 79%
Carte 2%
Auto 3%
Altre 16%
45
La discesa dei titoli legati ai mutui
subprime contrattati su mercati non
regolamentati (OTC) ha evidenziato
notevoli criticità connesse al modello
46
Il trasferimento virtuale del rischio si è accompagnato
all’incertezza ed alla incapacità di una valutazione reale
dei titoli per l’assenza di mercati secondari.
Si è preso atto che il rating attribuito
all’emittente può differire in modo sensibile
in relazione allo strumento di debito
47
GLI EFFETTI SONO STATI DEVASTANTI
Nell’estate del 2007 si è innescata una grave crisi finanziaria
che inizialmente partita dal settore bancario si è
progressivamente spostata verso l’economia reale
Date le strettissime interconnessioni fra mercati ed
intermediari finanziari dell’intero pianeta, la crisi è
rapidamente divenuta mondiale
48
Una volta esplosa la crisi, i mercati finanziari e
creditizi si sono paralizzati, per l’incertezza di tutti
sulle reali condizioni di salute di tutti gli altri
intermediari
49
50
Le prospettive della economia mondiale
per il 2016
Il FMI e la Banca Mondiale hanno stimato per il 2016 una
crescita deludente ed incostante, di poco superiore a quanto
registrato per il 2015.
Secondo Christine Lagarde (Direttore Generale del FMI) anche le
prospettive a medio termine dell’economia globale si sono
indebolite, poiché la crescita potenziale è ostacolata da una bassa
produttività, dall’invecchiamento della popolazione e dalle
conseguenze della crescita finanziaria.
17/10/2016
51
Le prospettive della economia mondiale per
il 2016 (2)
Il debito elevato, i bassi investimenti e la debolezza del sistema
bancario continuano a pesare sulle economia avanzate, mentre le
economie dei paesi emergenti, visto il loro indebitamento estero,
devono fare i conti con i previsti aumenti dei tassi negli USA, con
l’apprezzamento del dollaro, con le prospettive della economia
cinese e soprattutto, per i paesi produttori di materie prime, con la
caduta del prezzo del petrolio e del gas naturale.
17/10/2016
52
La crisi ed il soccorso
degli Stati
e delle Banche Centrali
53
I signori della moneta
Janet Louise
Yellen
Mario Draghi
Haruhiko
Kuroda
54
Zhou Xiaochuan
55
Quale ruolo delle BANCHE CENTRALI?
• Scenari futuri :Inflazione o deflazione ?
• Politiche restrittive o espansive?
• Denaro a basso costo sempre e comunque , pur di
non cadere in depressione ?
• Cosa ha insegnato il caso del Giappone ?
• Come comportarsi con un crescente debito degli Stati
per far fronte alle crisi?
• In altre parole……………..
56
Is there life after debt?
“Fare previsioni è molto difficile, specialmente quando riguardano il futuro”
Niels Bohr, Premio Nobel per la fisica
57
Il Debito Pubblico in Europa, America, Giappone
Paesi dell'euro
Germania
Francia
Italia
Spagna
Paesi Bassi
Belgio
Austria
Grecia
Finlandia
Portogallo
Irlanda
Lettonia
Lituania
Slovacchia
Lussemburgo
Slovenia
Cipro
Estonia
Malta
PIL in MLD di Euro
% PIL sul totale Unione monetaria
Debito pubblico in MLD di euro
5
74.9
95.6
132.3
99.3
68.2
106.7
84.2
178.6
59.3
130.2
107.5
40.6
40.7
47.1
23.8
52.5
74.3
5.7
71.4
9,549
100
86.8
2,184
8
Totale paesi euro
Stati Uniti
d'America
Giappone
Mondo
10,072
100
UNIONE EUROPEA
13,958
2,132
1,614
1,041
663
401
329
178
205
173
189
24
36
76
49
37
17
20
Rapporto debito /pil in %
22.9
21.3
22.4
10.8
4.7
4.5
2.9
3.3
1.3
2.4
2.1
0.1
0.2
0.4
0.1
0.3
0.2
0.0
0.1
28.9
21.2
16.0
10.3
6.6
4.0
3.3
1.8
2.0
1.7
1.9
0.2
0.4
0.8
0.5
0.4
0.2
0.2
0.1
2,916
% debito paesi sul totale
Unione Monetaria
2,038
2,136
1,034
452
427
277
317
122
226
203
10
15
40
11
30
19
2
14,398
15,089
3,803
9,371
104.8
246.4
12,118
86.8
64,345
La risposta delle Banche Centrali:
“whatever it takes”
59
Il ritorno a nuove regole (1)
Maggiore regolamentazione
Maggiore trasparenza
Minore complessità nei prodotti finanziari
Riduzione della leva finanziaria
Riduzione della componente mutui in ABS
Riforma delle agenzie di rating: indipendenza,
superamento del conflitto di interesse, chiarezza
delle metodologia applicate
60
… nuove regole (2)
Incremento del capitale di vigilanza richiesto per
le cartolarizzazioni
Miglioramento dei sistemi di risk management
Aumento della trasparenza soprattutto per gli
strumenti a più alto rischio
Standard contabili in linea con il contesto di
mercato
61
La politica della FED
• Obiettivi di mantenimento della stabilità dei prezzi e di sviluppo
economico
• Ampliamento della base monetaria in linea con gli obiettivi di crescita
economica e di riduzione del tasso di disoccupazione.
• Acquisto di titoli di stato americani e mantenimento del basso costo
del denaro
62
Il denaro a basso costo e
la trappola della liquidità
63
La FED
In America la FED, dopo molti rinvii e dopo un lunghissimo periodo di
stasi, ha iniziato a dicembre scorso la politica del rialzo dei tassi di
interesse.
Per il 2016 , dopo una previsione di quattro interventi che avrebbero
portato il tasso dei FF oltrel1% a fine anno,l’ipotesi più accreditata è
ora quella che la FED potrà limitare la propria azione a soli due
interventi, mantenendo in tal modo i tassi non oltre lo 0,5%.
17/10/2016
64
La FED (2)
Da questo punto di vista, come ha rilevato la Lagarde, nei prossimi mesi la
FED deve cercare un difficile equilibrio tra due opposte tendenze:
normalizzare la dinamica dei tassi di interesse e minimizzare il rischio di
interruzione dei mercati.
Non mancano coloro che pensano ad un radicale ripensamento con un
ritorno all’indietro delle decisioni già assunte o al ripristino di un nuovo QE
anche se di portata limitata.Queste ipotesi, pur valide da un punto di vista
teorico, non sembrano particolarmente perseguibili in concreto a meno di
gravissime conseguenze di carattere geopolitico o di pressioni esasperate
sui mercati finanziari.
17/10/2016
65
BCE E SEBC
Il Sistema europeo di banche centrali (SEBC) è composto dalla
Banca centrale europea (BCE) e dalle banche centrali nazionali
degli Stati membri dell’Unione europea (Art. 107 del Trattato di
Maastricht).
Le Banche Centrali Nazionali aderenti all’UE ma non all’UME non
partecipano alle decisioni riguardanti la politica monetaria comune.
Le attività del SEBC sono svolte ai sensi del Trattato istitutivo
della Comunità europea (Trattato) e dello Statuto del Sistema
europeo di banche centrali e della Banca centrale europea
(Statuto del SEBC).
Il SEBC non ha personalità giuridica ed è governato dagli organi
decisionali della BCE: il Consiglio Direttivo ed il Comitato
Esecutivo ed il Consiglio Generale.
66
La situazione attuale
• Stati membri dell’Unione europea che utilizzano l’euro (18):
• Austria ,Belgio ,Cipro ,Estonia ,Finlandia,Francia,
Germania, Grecia ,Irlanda,Italia ,Lettonia ,
Lussemburgo,Malta, Paesi Bassi ,Portogallo, Slovacchia
,Slovenia ,Spagna
• Stati membri dell’Unione europea che non utilizzano
l’euro (10):
• Bulgaria, Croazia, Danimarca, Lituania, Polonia, Regno
Unito, Repubblica Ceca, Romania, Svezia e Ungheria.
67
Compiti del SEBC
TRATTATO DI MAASTRICHT
POLITICA MONETARIA
ARTICOLO 105
I compiti fondamentali da assolvere tramite il SEBC sono i seguenti:
definire e attuare la politica monetaria della Comunità;
svolgere le operazioni su cambi in linea con le disposizioni dell’articolo 111;
detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta estera degli Stati membri;
promuovere il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento
Inoltre:
il SEBC contribuisce ad una buona conduzione delle politiche perseguite dalle
competenti autorità (nazionali) per quanto riguarda la vigilanza prudenziale degli
enti creditizi e la stabilità del sistema finanziario.
68
Obiettivo del Sistema Europeo di Banche Centrali
MANTENIMENTO DELLA STABILITA’
DEI PREZZI (ART. 105))
Inoltre, e in misura compatibile
SOSTIENE LE POLITICHE ECONOMICHE GENERALI
DELLA COMUNITA’ (ART. 2)
69
Obiettivo del Sistema Europeo di Banche Centrali
Definizione quantitativa dell’obiettivo di stabilità dei prezzi
Crescita nei 12 mesi dell’indice armonizzato dei prezzi al
consumo (IAPC) inferiore al 2%
Obiettivo di medio periodo
70
LA BASE MONETARIA
Per comprendere il funzionamento della politica monetaria, occorre tenere
conto che l’Eurosistema gode di una posizione di monopolio rispetto
all’offerta della base monetaria (circolante e depositi presso la Banca
Centrale), ossia la moneta nella forma più liquida in quanto:
(a) emette le banconote;
(b) attraverso l’imposizione della riserva obbligatoria crea una
domanda addizionale di moneta di base monetaria.
L’Eurosistema può inoltre influenzare il costo/opportunità di detenere base
monetaria attraverso la manovra dei tassi d’interesse a breve termine.
71
L’obiettivo di crescita di M3
ΔM = ΔYR + ΔP - ΔV
Equazione quantitativa della moneta
ΔYR = 2%
Variazione del PIL reale (crescita potenziale)
ΔV = -0,5
Variazione della velocità di circolazione
ΔP = 2%
Variazione del prezzi (obiettivo)
ΔM = 4,5%
72
73
La politica del cambio
TRATTATO DI MAASTRICHT
ARTICOLO 111
Il Consiglio, deliberando all’unanimità, nell’intento di pervenire ad un
consenso coerente con l’obbiettivo della stabilità dei prezzi, può concludere
accordi formali su un sistema di tassi di cambio dell’ECU nei confronti delle
valute non comunitarie.
Il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata, nell’intento di pervenire
ad un consenso coerente con l’obiettivo della stabilità dei prezzi, può
adottare, adeguare o abbandonare i tassi centrali dell’ECU all’interno del
sistema dei tassi di cambio.
In mancanza di un sistema di tassi di cambio rispetto ad una o più valute
non comunitarie il Consiglio, deliberando a maggioranza qualificata, può
formulare gli orientamenti generali di politica del cambio nei confronti di
dette valute.
74
La politica della BCE
• Stabilità dei prezzi nel rispetto del proprio statuto
• Basso costo del denaro
• Lotta alla deflazione con strumenti anche non convenzionali: acquisto
di ABS, Covered Bond, operazioni di TLTRO, possibile acquisto di titoli
di stato, operazioni SMP e OMT
• Vigilanza unica bancaria
75
La BCE
In Europa, malgrado la accomodante politica monetaria,
perseguita ormai da mesi da parte della BCE, il
consistente deprezzamento dell’Euro e la permanenza di
tassi negativi sulla parte a breve della curva dei
rendimenti, l’economia dell’Eurozona resta debole e
l’inflazione non dà segni di ripresa.
Siamo ancora piuttosto lontani dagli obiettivi che la BCE
si era proposta al momento dell’avvio del suo QE.
17/10/2016
76
La BCE (2)
A fine 2015 la misura degli interventi è stata ampliata con riferimento
alle scadenze. Nell'attesa riunione del 10 marzo 2016, la BCE ha
rafforzato le azioni di politica monetaria. Il tasso dell'MRO è passato da
0,05% a 0%. Il tasso del deposit facility da -0.30% a -0.40%. Il tasso del
marginal lending da 0.30% a 0.25%. Sono state annunciate nuove
operazioni di TLTRO a 4 anni che, in funzione del ritmo di crescita dei
finanziamenti al settore privato che le banche dimostreranno, potranno
garantire funding al tasso del deposit facility; la nuova operazione
partirà da giugno 2016. Il ritmo mensile del QE è stato ampliato da 60 a
80 miliardi. E' stato altresì ampliato l'ambito dei titoli acquistabili nel
QE, prevedendo anche le emissioni di corporate non finanziari
17/10/2016
77
La BCE (3)
La decisione del Governing Council, non è stata unanime
ma dimostra una forte volontà di agire partendo dalla
considerazione che le prospettive di crescita dell'Europa si
sono in genere indebolite e che dunque le condizioni sulla
base delle quali prendere una decisione di intervento siano
cambiate rispetto a quanto espresso a dicembre dello
scorso anno.
17/10/2016
78
La BCE (4)
L’obiettivo primario della Bce resta dunque quello di far ripartire il
credito.
Le cosiddette Tltro sono legate alla concessione di prestiti alle famiglie
e alle imprese. La liquidità quadriennale avrà inizialmente un costo
zero per le banche, ma se, dopo due anni, esse potranno provare di
avere aumentato gli impieghi rispetto a un valore di riferimento
calcolato sui dati al 31 gennaio scorso, il tasso diventerà negativo fino
ad eguagliare quello sui depositi, ora pari a -0,40%, nel caso di una
crescita degli impieghi superiore al 2,5%.
Un’iniziativa estrema, con cui di fatto la Bce si porrà nella posizione di
pagare gli istituti perché diano ossigeno all’economia reale.
17/10/2016
79
La BCE (5)
Sul piano dei debiti degli Stati i Ministri dell’ECOFIN hanno
espresso di recente un consenso unanime sul fatto che il Patto di
Stabilità è attualmente complicato, poco trasparente e poco flessibile
mentre l’economia cambia, entra in recessione, rischia la deflazione
con un impatto sulla valutazione degli squilibri fiscali. Gli effetti
delle possibili modifiche, fondate essenzialmente nella revisione del
saldo tra PIL effettivo e PIL potenziale (output gap) e che dovranno
essere esaminate sotto molti aspetti tecnici, mostreranno i loro
benefici a distanza di tempo, ma già oggi la volontà di affrontare il
tema si muove nella giusta direzione.
17/10/2016
80
La BCE (6)
E’ di questi giorni la riaperta della questione del
debito della Grecia.
Il FMI lo vuole ridurre prima di concedere nuovi
prestiti.La UE ed in particolare la Germania, come noto,
non vogliono ridurre il debito ma allungare solo i
termini delle scadenze e ridurre gli interessi.
La BCE si sta impegnado per evitare che le differenti
posizioni assumano i contorni di quanto abbiamo
vissuto drammaticamente lo scorso anno con l’idea di
un ritorno della ipotesi Grexit.
17/10/2016
81
La BCE (7)
La discussione sui limiti alla esposizione dei titoli sovrani da parte delle
banche è stata per il momento rinviata. Restano il timore della Germania che
l’eccessiva presenza dei titoli dei paesi ad elevato debito pubblico possano
indebolire oltre misura i patrimoni bancari. L’osservazione non è certamente da
sottovalutare, ma è fuori di dubbio che la sua applicazione in questa fase della
economia aggraverebbe la già difficile situazione europea vanificando buona
parte delle forti misure che la BCE ha messo in campo per combattere la
deflazione.
Sono già in discussione una serie di proposte come quella di prevedere per le
banche sottoposte alla vigilanza unica la possibilità di detenere predeterminate
quote di titoli sovrani di tutti gli stati europei (una sorta di eurobond sintetico),
ma una nuova regolamentazione dovrà avvenire in modo graduale e come
detto dal Vice Presidente della BCE, Vitor Constancio “senza creare tensioni
sui mercati”.
17/10/2016
82
La BCE (8)
In questo contesto è di questi giorni l’ipotesi che la BCE, dopo
l’ampliamento della gamma dei titoli acquistabili per QE e dopo i
prestiti a tasso negativo alle banche per il finanziamento alla
economia, possa ricorrere anche alla “politica dell’elicottero”.
Una misura estrema che vedrebbe la BCE come soggetto nel
contempo di politica monetaria e fiscale.
Due possibili alternative :
a)soldi direttamente ai cittadini,
b) fondi agli Stati che possono disporre liberamente della
somma trasferita.
17/10/2016
83
Le decisioni della BCE
• Il Consiglio Direttivo della BCE ad inizio Giugno 2014 è intervenuto per allentare ulteriormente
le condizioni monetarie e sostenere l'erogazione del credito. Per la prima volta il tasso di
interesse applicato sui depositi delle banche presso l'Eurosistema è diventato negativo, per
incentivare la circolazione della liquidità e contrastare l'apprezzamento del cambio.
• Nella riunione del 4 settembre, sulla base della consueta analisi economica e monetaria il
Consiglio Direttivo ha deciso di ridurre il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento
principali dell’Eurosistema di 10 punti base, allo 0,05 per cento, e quello sulle operazioni di
rifinanziamento marginale di 10 punti base, allo 0,30 per cento.
• Il tasso sui depositi presso la banca centrale è stato ridotto di 10 punti base, al - 0,20 per cento.
84
Le decisioni della BCE (2)
• Il Consiglio Direttivo ha inoltre deciso di dare inizio all’acquisto di attività del settore privato
non finanziario. L’Eurosistema acquisterà un ampio portafoglio di titoli, semplici e trasparenti,
emessi a seguito della cartolarizzazione di crediti verso il settore privato non finanziario
dell’area dell’euro, nell’ambito di un programma di acquisto di attività cartolarizzate ossia ABS
(asset-backed securities)
• In parallelo l’Eurosistema acquisterà anche un vasto portafoglio di titoli garantiti, denominati
in euro ed emessi da IFM domiciliate nell’area dell’euro nel quadro di un nuovo Programma per
l’acquisto di obbligazioni garantite (CoveredBond Purchase Programme, CBPP3).Gli interventi
nell’ambito di questi programmi avranno inizio il prossimo ottobre
85
Le decisioni della BCE (3)
• Le misure appena decise, unitamente alle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo
termine , avranno un impatto notevole sul bilancio dell’Eurosistema.
• Queste decisioni andranno a rafforzare la serie di misure di politica monetaria adottate negli
ultimi mesi. In particolare, sosterranno le indicazioni prospettiche (forward guidance) del
Consiglio direttivo sui tassi di interesse di riferimento della BCE e rispecchiano l’esistenza di
differenze, significative e crescenti, tra le principali economie avanzate in termini di ciclo di
politica monetaria.
• Gli interventi che sono stati decisi miglioreranno ulteriormente il funzionamento del
meccanismo
• di trasmissione della politica monetaria e sosterranno l’offerta di credito all’economia in
generale.
86
Tltro (Targeted long term refinancing operation)
Il 18 settembre 2014 si è aperta la nuova fase della politica monetaria della
Banca centrale europea con la introduzione delle Tltro (Targeted long term
refinancing operation) che fornirà liquidità alle banche con l'obiettivo di
favorire la concessione del credito alle aziende non finanziarie.
La Tltro è un'operazione di rifinanziamento non troppo lontana, nella sua
struttura di base, dalle altre compiute regolarmente dall'Eurotower. Le
aziende di credito consegnano in pegno titoli finanziari, chiamati collaterali e
individuati dalla stessa banca centrale, per ottenere in prestito denaro, sotto
forma di depositi presso la Bce.
Su questo denaro viene pagato un interesse che, nelle operazioni ordinarie
corrisponde al tasso di rifinanziamento. Le Tltro si distinguono dalle aste
settimanali per diversi aspetti. La durata, innanzitutto: le banche potranno
mantenere la liquidità fino a settembre 2018, anche se avranno la facoltà di
restituirla dopo 24 mesi da ciascuna operazione. Per questo motivo sono
definite operazioni long term, a lungo termine. L'interesse pagato dalle
aziende di credito sarà inoltre leggermente più alto: al tasso di
rifinanziamento sarà aggiunto uno spread di 0,10 punti percentuali.
Fonte di Riccardo Sorrentino con un articolo di Alessandro Merli - Il Sole 24
Ore - leggi su http://24o.it/x4rozp
87
La prima TLTRO
La prima TLTRO del 18 settembre 2014 è andata sotto le aspettative:la
richiesta di finanziamenti avanzata da 255 banche dell’eurosistema si è
fermata a 86,2 MLD contro una previsione di oltre 130 MLD.
I motivi di questa richiesta minore delle aspettative sono riconducibili a :
-domanda debole da parte delle imprese
-attese dei risultati dello stress test
-rischio di pagare un tasso negativo alla BCE in caso di mancata erogazione
del credito alle imprese
-attese sui nuovi programmi di cartolarizzazione da parte della BCE
E’ comunque ancora troppo presto per valutare l’efficacia di questo
strumento: le aste sono complessivamente 8 , scaglionate fino al 2016 per
un totale di 1000 MLD . La BCE favorirà le banche che hanno aumentato il
credito .
88
La BOJ
La politica del Premier nipponico e della BOJ restano
orientate a favorire lo sviluppo dell’economia con il
mantenimento del basso costo del denaro, di una elevata
base monetaria e l’acquisto di titoli del debito pubblico
previsto ancora in crescita. La crisi della economia Cinese
potrà influenzare ancora di più questo orientamento.
17/10/2016
89
La Banca Centrale Cinese
Le autorità cinesi, dal canto loro, stanno già da tempo operando per
favorire la crescita dei consumi interni.
L’inasprimento dei controlli valutari e finanziari, la determinazione a
portare lo Yuan nel paniere delle valute del FMI per accrescerne il
peso nelle valute di riserva ed i ripetuti interventi della PBOC sui
mercati finanziari hanno l’obiettivo di fondo di preservare la stabilità
finanziaria messa a dura prova da fattori interni e dal disastro del
sistema bancario ombra.
Il processo appare apprezzabile ma i risultati non saranno raggiunti in
tempi brevi.
Le azioni della Banca Centrale potranno risentire di influssi
momentanei, con azioni non sempre valutate dai mercati coerenti tra
loro.
17/10/2016
90
La Banca Centrale Cinese (2)
Anche nel caso della PBOC il focus degli investitori sembra sempre
orientarsi non più tanto ai timori relativi alla crescita economica o ai
fattori valutari quanto piuttosto alla coerenza ed alla efficacia delle
politiche governative e di intervento sui mercati.
Da questo punto di vista l’azione delle autorità cinesi potrà
generare ancora nei prossimi mesi visioni contrastanti che si
rifletteranno inevitabilmente sull’andamento dei mercati.
17/10/2016
91
La Banca Centrale Cinese (3)
La Cina, in vista dell’importante appuntamento di ottobre
prossimo, quando lo Yuan entrerà ufficialmente nel paniere delle
valute del FMI, proseguirà nella sua azione di controllo del
mercato interno e quello valutario, non escludendo la possibilità,
salvo l’apprezzamento del Dollaro Usa, di ricorrere ad ulteriori
svalutazioni per favorire la convertibilità della moneta.
Particolare attenzione verrà portata nei riguardi del mercato del
credito al fine di ridurre drasticamente il fenomeno dei mercati
paralleli.
17/10/2016
92
I Paesi Emergenti
Le vicende geopolitiche, le prospettive dell’economia cinese, la forte riduzione
dei prezzi del petrolio e delle materie prime in genere rappresentano elementi di
freno per le economie dei paesi emergenti che potranno soffrire più di altri gli
effetti di questa situazione.
Il rialzo dei tassi dei tassi di interesse negli USA e il prevedibile rafforzamento
del dollaro potranno pesare in modo rilevante sulla posizione dei debiti pubblici
e privati di questi paesi, senza considerare, peraltro, gli effetti della fuga dei
capitali dalle loro economie.
Ovviamente ogni paese si trova in condizioni diverse ed una valutazione va
pertanto fatta esaminando i singoli paesi. Una visione d’insieme ci porta a
concludere che potranno essere privilegiati gli investimenti nei paesi orientati al
consumo interno, alla esportazione di beni e servizi e con basso livello di
indebitamento verso l’estero.
17/10/2016
93
Le incognite sui mercati (sintesi)
1)Aste titoli di Stato in Europa emissioni 2016 a €820 miliardi
2)Banche, Bail In
3)Brexit
4)Grexit
5)Elezioni Politiche in Europa : Rexit?
6)Cina: soft /hard lending
7)Federal Reserve: decisione o rinvio rialzo dei tassi USA
8)La guerra delle valute
17/10/2016
94
La questione del tasso di cambio
• Resta ancora irrisolta la questione del giusto rapporto di cambio dell’Euro sui
mercati internazionali .
• Nel corso del 2013 si è assistito ad un generalizzato rialzo del cambio dell’Euro
che è proseguito anche nel 2014.
• I motivi di questo rafforzamento vanno ricondotti in primo luogo alla politica
espansiva della Fed e della BOJ che con le loro politiche fortemente espansive
hanno di fatto prodotto ,nella guerra delle valute ,un naturale indebolimento
delle rispettive monete.
95
Cambio Euro /Dollaro 1999/2014
96
Brevi riflessioni sulle prospettive
dell’EURO:
Europa Tedesca,
Germania Europea
o... Germania Tedesca?
“Fare previsioni è molto difficile, specialmente quando riguardano il futuro”
Niels Bohr, Premio Nobel per la fisica
97
Come se ne esce?
98
I DATI DELL’EURO
Oggi sono in circolazione:
14 miliardi di banconote e 97 miliardi di monete
Per un totale di 887 miliardi di Euro
L’Euro è utilizzato nel 20% degli scambi commerciali
internazionali
Pesa per il 20% sulle riserve valutarie mondiali
E’ utilizzato da 332 milioni di persone in 23 paesi
Fa risparmiare fino a 25 miliardi di euro all’anno in
termini di minori costi per transazioni finanziarie e cambi
99
L’EUROPA, L’EURO ED IL CALABRONE
100
Alcune ipotesi per il futuro dell’EURO nel presupposto di
una rigorosa politica di bilancio e del perseguimento di
bilanci pubblici sostanzialmente in equilibrio .
1)Adeguamento del tasso di cambio agli obiettivi di sviluppo
2) Ulteriore riduzione dei tasso di rifinanziamento principale
3) Incremento delle operazioni di rifinanziamento da parte della
BCE a più lunga scadenza, con forte penalizzazione per le banche
che ritornano i fondi alla stessa BCE
4) Sostegno della BCE ai titoli pubblici sotto attacco della
speculazione internazionale
5) Poteri alla BCE per l’utilizzo del fondo salva stati, ovvero
radicale semplificazione dell’utilizzo del fondo
6) Introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie a livello
comunitario
7) Rafforzamento della Bei e finanziamento delle principali
infrastrutture comunitarie per la emissione di project bond
8)Costituzione di un fondo per la emissione di bond europei per
debiti che eccedano il 60% dei debiti nazionali, con copertura da
parte dei bilanci nazionali
101
Intervista al Governatore Visco
(Il Messaggero 1° dic 2013)
• Domanda: c’è ancora il rischio che la costruzione dell’Euro
finisca in frantumi?
• Visco: nell’autunno del 2011 la possibilità di una rottura
dell’unione monetaria fu concreta .Oggi è un pericolo al
quale in buona parte sono state date risposte , ma il
rischio non è svanito. Tutto sarebbe più facile con più
unione: per dirla con Padoa Schioppa , un euro senza Stato
genera problemi di ordine politico,economico,sociale e
culturale. Problemi che potrebbero però essere risolti con
una maggiore integrazione. Purtroppo il processo resta
incompleto e le voci di dissenso sono tanto più frequenti
quanto più gli effetti della crisi si fanno sentire.
102
Intervista al Governatore Visco
(Il Messaggero 1° dic 2013) segue
 Domanda: a ciò non è certamente estraneo il comportamento dei tedeschi.
Eppure anche loro avrebbero non poco da perdere da uno sgretolamento
dell’Euro.
 Visco: Credo che si rendano perfettamente conto che il modello di crescita
guidata dalle esportazioni non vale per sempre. Ci vuole simmetria
nell’aggiustamento. Ma non possiamo aspettarci che siano loro a risolvere i
nostri problemi. In Italia è mancata una percezione netta dei rischi che
abbiamo corso e che si stanno ancora correndo, sicchè non si è arrivati a
dire : cambiamo il modello. I tedeschi hanno compreso e si sono mossi in
quella direzione,raccogliendo i frutti. Anche
da loro vi è
consapevolezza,però, che bisogna andare avanti,rendendo più efficienti i
servizi,accrescendo gli investimenti,anche in capitale umano.
103
Gli economisti e lo stato dell’Euro
Analisi e Riflessioni a cura del Prof. Piero Bini
Università Roma Tre
104
Gli orientamenti degli economisti
Gli orientamenti critici possono essere classificati in quattro grandi categorie:
• a) le carenze di una costruzione istituzionale europea e dell’euro che non riesce a
risolvere le contraddizioni scaturenti da un’area valutaria ancora priva di unità politica;
• b) la compresenza all’interno dell’eurozona sia di diversificate forme di capitalismo
ritenute non facilmente conciliabili tra loro;
• c) le contraddizioni intrinseche imputabili al sistema capitalistico ad economia di
mercato in quanto tale, e che spiegherebbero il peggioramento delle condizioni di vita
dei lavoratori e delle classi sociali meno abbienti;
• d) il malgoverno che si registra, non causalmente, nei paesi maggiormente in crisi.
105
Le carenze di una costruzione istituzionale
europea e dell’euro
• Il primo gruppo di pensiero vede la crisi come
conseguenza delle colpe e delle omissioni del disegno
istituzionale europeo. Secondo gli economisti che
denunciano queste carenze, le fragilità della finanza
pubblica e dell’economia reale registrate dai paesi europei
maggiormente in sofferenza sono il risultato del modo
errato in cui sono state applicate le regole dell’Unione
monetaria, ritenuta la principale responsabile dei
crescenti squilibri tra questi paesi in difficoltà e quelli forti
del Centro-nord Europa
106
Le carenze di una costruzione istituzionale
europea e dell’euro (2)
Tuttavia, gli economisti che hanno concentrato l’attenzione sui
difetti di costruzione dell’Euro, ritengono anche che essi possano
essere emendati efficacemente a patto che si perseguano queste
due linee di riforma:
• a – una politica monetaria maggiormente espansiva, insieme
all’attribuzione alla BCE del ruolo di prestatore di ultima
istanza;
• b – una politica di maggiore integrazione fiscale tra i paesi
dell’eurozona, sia per mutualizzare una parte del complessivo
debito pubblico dei paesi aderenti all’Euro, che per finanziare
progetti di investimenti infrastrutturali a scala europea. A tal
proposito si prospetta l’emissione di specifici titoli di debito
pubblico europeo come gli Eurobond e gli Europroject.
107
Le carenze di una costruzione istituzionale europea e
dell’euro (3)
Questi economisti, si differenziano tuttavia tra loro per
le diverse accentuazioni date a queste due linee di
riforma:
• 3.1: Gli economisti dell’economia sociale di mercato.
• 3.2: Gli economisti “keynesiani”.
108
Gli economisti dell’economia sociale di mercato
• Sostengono pienamente l’economia libera di mercato quale e il ruolo
centrale dell’imprenditorialità privata quale garanzia di innovazioni e
crescita economica. Al tempo stesso però ritengono che sia
necessario rafforzare la cornice regolamentare del sistema
economico: per correggere le istituzioni del welfare in senso meno
burocratico e più solidaristico; per riportare le disuguaglianze del
reddito verso parametri accettabili; per estendere la concorrenza
anche in quei settori in cui non è sufficientemente praticata.
109
Gli economisti “keynesiani” (1)
• Secondo questi economisti, la crisi dei paesi deboli è da
attribuire soprattutto alla logica sbagliata della costruzione
dell’Euro. Sono stati la moneta unica, che non consente gli
aggiustamenti del cambio, e il libero movimento dei
capitali, ad aver determinato il progressivo squilibrio dei
conti con l’estero all’interno dell’Eurozona.
• L’innescarsi di questo processo cumulativo e divergente,
senza possibilità di controlli e correzioni interne, impedisce
l’adozione di politiche economiche efficaci da parte dei paesi
in deficit, e sta trasformando l’area economica europea in un
campo di vincitori e vinti.
110
Gli economisti “keynesiani” (2)
 Da questo tipo di analisi discende come conseguenza che i paesi in
surplus dovrebbero effettuare politiche pubbliche espansive della
domanda aggregata, favorire al proprio interno una dinamica salariale
superiore a quella della produttività del lavoro, e possibilmente
acconsentire anche a trasferimenti di risorse a favore dei paesi in
deficit, come peraltro accade tra le regioni di uno stato federale. Si
tratta in sostanza di provvedimenti compensativi e di misure espansive
della domanda aggregata dei paesi che presentano saldi attivi delle loro
partite correnti della bilancia dei pagamenti, in modo da sostenere la
domanda di importazioni rivolta ai paesi in deficit
 Il significato ultimo di queste proposte è che se le politiche espansive di
natura keynesiana non sono praticabili nei paesi dalla fragile finanza
pubblica, esse diventano invece possibili grazie ad una politica
economica di dimensioni europee.
 Keynes, uscito dalla porta delle politiche economiche dei paesi “fragili”,
può rientrare dalla finestra di una politica economica europea
riformata.
111
Le “varietà del capitalismo”
• La questione della varietà del capitalismo
è
all’attenzione di alcuni autori i quali sostengono
l’esistenza di un capitalismo del Sud Europa (o
mediterraneo), di cui fanno parte l’Italia, la Spagna, le
regioni meridionali della Francia, il Portogallo, la
Grecia, aventi caratteristiche e prospettive
significativamente diverse da quelle espresse dal c.d.
capitalismo renano (o continentale) che è in essere
nei paesi del centro-nord d’Europa.
112
Le “varietà del capitalismo” (2)
• Questo paradigma alimenta l’idea dell’esistenza di una
dinamica dualistica tra regioni pur facenti parte di una stessa
area geo-politica . E’ un dualismo che si manifesta con la
concentrazione di attività ad alto valore aggiunto in certe
regioni (il “centro”), di contro alla loro scarsa diffusione in altre
regioni dell’area (la “periferia” o la “semiperiferia”).
• Il criterio di questa suddivisione è fornito dalla posizione che i
paesi occupano rispettivamente nella “catena internazionale
del valore”: nei paesi “centro” sono localizzati in maggior
misura quei processi produttivi in grado di “comandare” una
più ampia quota del surplus totale. Nel determinare la salita o
la discesa di un paese nella “catena internazionale del valore”
concorrono vari fattori, tra cui la sua configurazione
istituzionale più o meno adeguata, oppure anche la ristrettezza
o meno degli interessi perseguiti dalla sua classe dirigente.
113
Le “varietà del capitalismo” (3)
• In sostanza secondo questi economisti i risultati
deludenti fin qui conseguiti non sono il frutto della
incompletezza e degli errori commessi nell’attuare il
suddetto processo di rinnovamento istituzionale , ma
sia principalmente il risultato della non conformità
delle riforme intraprese alle caratteristiche strutturali
di quelle di altri paesi dell’Europa del “centro”.
114
Le “varietà del capitalismo” (4)
• questa interpretazione alimenta l’idea dell’Eurozona come area
valutaria anomala.
• nell’attualità dell’UME, la Germania si trova a ricoprire due ruoli in
conflitto tra loro. La sua vocazione verso il modello di capitalismo
renano spiega la sua avversione all’inflazione, la moderazione
salariale insieme con l’elevata produttività del sistema produttivo, la
capacità di esercitare un efficiente controllo della spesa pubblica
senza però che ciò impedisca di realizzare un elevato livello di
welfare. In virtù di questi suoi fondamentali, la Germania ha nel
tempo accresciuto la sua solidità economico-finanziaria rispetto ai
paesi del Sud Europa, conseguendo un ruolo di riferimento per tutti i
paesi dell’Eurozona.
• Tuttavia, proprio in quanto sistema economico maggiormente
efficiente, la Germania, sotto l’egida della moneta unica, ha anche
incrementato la sua posizione di creditore netto rispetto ai paesi del
sud d’Europa.
115
Le “varietà del capitalismo” (5)
• Alcuni economisti appartenenti a questa area di pensiero (De
Cecco e Maronta ) osservano che, sull’esempio di quanto
storicamente avvenuto prima con la Gran Bretagna e poi con gli
USA, un paese riesce a svolgere il ruolo di leader del sistema
economico e politico di un’area vasta, se, al di là degli aspetti
militari o diplomatici, riesce a favorire anche la crescita degli altri
paesi dell’area di cui è centro, vale a dire importando più che
esportando, creando liquidità, non riducendola, tollerando
l’inflazione quanto meno su ritmi moderati, non combattendola
come punto prioritario d’impegno. Questa contraddizione di un
paese “centrale” dal punto di vista economico che tuttavia non
riconosce la necessità di rendere compatibile il proprio modello
di sviluppo con quello dei paesi “semiperiferici”, porterà
inevitabilmente alla messa in discussione della sua stessa
centralità, sia economica che politica.
116
Le contraddizioni intrinseche
al sistema capitalistico
Gli economisti che si rifanno a questa corrente di
pensiero ritengono la crisi dell’Euro imputabili a
“colpe” di più antica data,
le cui relative
argomentazioni rilevano non soltanto la natura
profondamente instabile dell’economia, ma anche i
motivi di irrazionalità delle relazioni economiche nel
capitalismo ad economia di mercato, insieme al
contenuto di classe e di potere che sosterrebbe la
logica intrinseca di questo regime.
117
Le contraddizioni intrinseche
al sistema capitalistico(2)
La filosofia di questi studiosi d è appunto quella di far
risalire gli attuali squilibri dell’Eurozona (siano essi la
disoccupazione o la recessione, l’aumento delle
disuguaglianze distributive o il persistente squilibrio
delle partite correnti delle bilance dei pagamenti, gli
elevati spread o l’aumento dei debiti pubblici, etc.) alle
espressioni contraddittorie e non sanabili del
capitalismo in quanto tale.
118
Le contraddizioni intrinseche
al sistema capitalistico (3)
• In altri termini, il pensiero economico di cui ora parliamo tende a
ricondurre le anomalie e le debolezze istituzionali, gli squilibri economici,
gli errori di applicazione, i meccanismi andati fuori controllo presenti
nell’UME, ad una causa più profonda, vale a dire il modo in cui il
capitalismo dell’Eurozona cerca di riorganizzare i rapporti di produzione al
proprio interno, al fine di riaffermare a livello sociale la priorità delle
proprie esigenze di riproduzione. E’, in breve, un orientamento economico
che torna ad attingere ad un’idea antagonista del processo economico.
• Questo punto di vista esprime un’angolazione fortemente critica del
processo di integrazione economica europea in quanto ravvisano in
esso“uno strumento di dominio e sopraffazione, anziché di cooperazione e
integrazione”
119
Le contraddizioni intrinseche
al sistema capitalistico (4)
• Alla luce di queste interpretazioni, l’Unione monetaria è
vista come un’alleanza tra le élite dominanti dei paesi
“forti” del centro-nord, e quelle dei paesi “deboli” del
centro-sud, le quali ultime avrebbero accettato di far
propria la disciplina recessiva imposta dalle prime, al fine
di farla valere nei confronti delle classi subalterne dei loro
paesi. Da queste interpretazioni emerge come l’UME sia
considerata una grande operazione di ristrutturazione del
capitalismo dell’Eurozona al fine di acquisire un nuovo
assetto competitivo nei confronti del resto del mondo,
ma senza nel contempo che venga compromessa la sua
posizione di comando sulla società europea.
120
Il malgoverno dei paesi
maggiormente in crisi.
Gli economisti di questo gruppo condividono l’idea di
una situazione andata fuori controllo, considerandola
quale momento di arrivo di una lunga sequenza di errori
ed omissioni delle classi dirigenti fin dagli anni SettantaOttanta: dalla sottovalutazione del problema costituito
dalla qualità e dalla dinamica quantitativa della spesa
pubblica, alla incapacità di elaborare politiche industriali
lungimiranti; dalla insufficiente azione di contrasto
all’evasione e alla corruzione, alle difficoltà non
superate, come nel caso dell’Italia,nel portare a
soluzione il problema del dualismo nord/sud.
121
Gli economisti e l’idea dell’austerità.
Un nome, tanti significati (*)
L’austerità “stupida”
L’austerità della “conflittualità”
L’austerità “espansiva”
L’austerità del “buon governo”
L’austerità “obbligata”.
*( Prof Piero Bini . Univ Roma Tre: legge di stabilità 2014 e crisi
dell’euro nel dibattito fra gli economisti )
122
L’austerità “stupida”
• Questa qualificazione negativa deriva dall’analisi
degli economisti keynesiani. In un periodo di crisi
recessiva come l’attuale, il tentativo di sanare gli
squilibri della finanza pubblica con la
diminuzione della spesa pubblica e l’aumento
della pressione fiscale, innesca il circolo vizioso
della deflazione cumulativa, rendendo ancor più
difficile il processo di risanamento
123
L’austerità della “conflittualità”
• L’analisi appena detta della deflazione cumulativa è condivisa
nei suoi essenziali aspetti tecnici anche dagli autori del
paradigma della conflittualità . L’austerità è cioè
autodistruttiva. Sennonché essi ritengono che questo
risultato, piuttosto che la conseguenza della incomprensione
del processo economico, debba interpretarsi come
l’espressione di una controffensiva del capitalismo impegnato
a riappropriarsi degli spazi decisionali persi a seguito del
compromesso tra regolazione sociale ed economia di mercato
attuato principalmente negli anni ’60 e ’70 del Novecento. Un
compromesso che aveva realizzato uno spostamento
consistente verso l’accumulazione pubblica del capitale,
facendo quasi presagire il superamento del medesimo
ordinamento capitalistico.
124
L’austerità “espansiva”
Si basa su una serie di proposizioni teoriche e di
osservazioni empiriche secondo le quali un’operazione di
consolidamento fiscale, se condotta con sistematicità e
trasparenza, e se accompagnata da politiche collaterali di
liberalizzazione del mercato dei beni e del lavoro,
determina il rovesciamento positivo delle aspettative degli
operatori. Cosicché un taglio significativo della spesa
pubblica (al contrario dell’aumento delle tasse) può creare
un contesto di migliori prospettive economiche future e, da
qui, un aumento della spesa privata sia in beni di consumo
che di investimento.
125
L’austerità del “buon governo”.
• Di per sé, questo approccio non condivide l’impostazione dell’austerità
espansiva: da politiche deflazionistiche non possiamo aspettarci la
crescita. Non condivide però neppure l’approccio keynesiano dato che
nelle attuali un aumento della spesa pubblica, sebbene si rifletta
nell’aumento di qualche componente della domanda, non determina
necessariamente un aumento del reddito.
• La formula del “buon governo” confida invece in altri tipi di politiche
pubbliche: 1) la rimodulazione del bilancio pubblico in senso
produttivistico: meno spese correnti, maggiori spese di investimento; 2) la
riforma della pubblica amministrazione per aumentarne l’efficienza e
diminuirne il costo, e la riforma dei mercati e delle professioni per
conseguire un più alto livello di concorrenzialità; 3) la dismissione di parti
del patrimonio pubblico, da cui ci si attende non solo risorse per diminuire
il debito pubblico senza dover ricorrere a maggiori imposte o a minori
spese, ma anche l’emergere di effetti ricchezza positivi e l’aumento
generale della competitività
126
L’austerità “obbligata”
• È innescata dalla diminuzione del potenziale di crescita da parte di un paese
che per lungo tempo non svolge le necessarie riforme
• Si inizia osservando che gli uomini politici si caratterizzano sovente per una
spiccata propensione al rinvio delle riforme “vere” perché esse presentano
un elevato costo politico in termini di perdita di consensi elettorali
• Si prosegue constatando che il metodo del rinvio produce a lungo andare il
declino della capacità competitiva del paese dove questa pratica è assurta a
norma di routine politica, compromettendo, in parallelo, la credibilità di
questo stesso paese nell’ambito internazionale.
• Dal combinato disposto di questi elementi negativi, si rende infine conto del
maturare di una situazione di emergenza finanziaria (come quella
sperimentata in Italia), per affrontare la quale al paese in discussione
rimane soltanto la disponibilità di strumenti di intervento di impatto
immediato, come lo sono l’aumento della pressione fiscale ed il taglio
indiscriminato della spesa pubblica:soltanto provvedimenti di austerità
• In questa prospettiva l’austerità è sì una politica autodistruttiva, ma, una
volta che non si è saputo evitarne le condizioni costitutive, diventa in un
certo senso uno sbocco obbligato
127
La vigilanza unica bancaria
Obiettivo: garantire la sicurezza e solidità degli enti
creditizi e stabilità del sistema finanziario, ma anche la
tutela dei depositanti e il funzionamento del mercato
interno
Migliorare la qualità delle informazioni disponibili sulla
situazione delle banche
Intraprendere le necessarie azioni correttive:aumento
degli accantonamenti,ricapitalizzazioni,cessione di
asset,emissioni azionarie,mancata distribuzione degli
utili.
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I vantaggi della vigilanza
unica
Con al vigilanza unica viene unificato il sistema
ispettivo
I dati saranno più omogenei
La gestione unitaria del sistema bancario a
livello europeo tenderà a prevenire le possibili
crisi limitando gli eventuali casi di sfiducia
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La triplice rivoluzione della vigilanza della BCE
• Solo con l’unione bancaria possiamo dire che c’è una unione monetaria , Dopo il
periodo di una sola moneta e la finanza separata si ritorna alla integrazione
monetaria.
• L’unione bancaria migliorerà la qualità del credito: se il sistema bancario è ben
vigilato anche il credito ne potrà beneficiare.
• L’integrazione bancaria favorisce anche l’integrazione degli investitori nei capitali
bancari.
(Giacomo Vagiago: il sole 24 ore 24 ott 2014)
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La gestione delle crisi bancarie
Dal gennaio 2015 sarà attivo il Meccanismo unico di risoluzione delle crisi
Dal 2016 l’istituto del BAIL- IN : le crisi saranno a carico, nell’ordine, degli azionisti,
degli obbligazionisti junior, obbligazionisti senior, correntisti oltre i 100.000 euro
fino all’8% delle passività.
Successivamente interverrà il Fondo unico di risoluzione delle crisi con una
dotazione di 55 milardi di euro
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La vigilanza unica bancaria
Nei 18 paesi dell’eurozona gli istituti da esaminare
sono quelli con con totale dell’attivo >di 30 milardi
euro ovvero che abbiano un attivo> del 20% del PIL del
paese di residenza ovvero rappresentino le prime 3
banche del paese
Complessivamente gli istituti da esaminare sono 128 e
coprono l’85% del credito bancario
Di questi :24 risiedono in Germania, 16 in Spagna, 15
in Italia e 13 in Francia.
L’analisi della BCE sui bilanci delle banche è iniziato a
novembre del 2013 e si è conclusa a fine ottobre
2014. Dal 4 novembre è iniziata la piena assunzione
delle competenze di vigilanza da parte della BCE
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32
34
L’Europa sta solo riposando !!
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Speranza e paura
La crisi dell’Euro
dipende dal fatto che l’abbiamo concepito
pensando a misure successive che poi non sono state realizzate.
Era ovvio che la moneta comune fosse solo un primo passo verso
l’integrazione piena ,economica e politica.
Che
non
è
ancora
arrivata
ed
alla speranza è
subentrata la paura
(Romano Prodi: intervista a LIMES nov 2014)
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IN CONCLUSIONE:
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LEGGI E TEOREMI PER GLI
INVESTIMENTI FINANZIARI
NEVER CATCH A
FALLING KNIFE
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LEGGI E TEOREMI PER GLI
INVESTIMENTI FINANZIARI
Se una posizione può andare male,lo farà
Anche se una posizione non può andare
male,lo farà lo stesso
Dopo che una posizione è andata di
male in peggio,il ciclo si ripeterà
Nessuna posizione va così male
che non possa andare peggio
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RACCOMANDAZIONE FINALE
FIRST,DON’T PANIC
BUT IF YOU PANIC BE FIRST
Fonte:tacchino anonimo sfuggito al giorno del
ringraziamento
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