H. Marcuse, L`uomo a una dimensione Herbert Marcuse ( L`uomo a

Herbert Marcuse
( L’uomo a una dimensione e con una Breve
Storia della Scuola di Francoforte )
Ricerca e Relazione di Mario Passero
BIOGRAFIA
Herbert Marcuse nacque nel 1898, da famiglia benestante, come figlio
di un fabbricante di tessuti ebra ico originario di Pommern presso Berlino.
Nel 1916, dopo la maturità abbreviata (per via della guerra), fu
chiamato alle armi nella Reichswehr per la Prima Guerra Mondiale.
Nel 1917 diventa membro della SPD, nel 1918 è eletto nel consiglio di
soldati di Berlin -Reinickendorf.
Nel 1918 Marcuse inizia gli studi di Germanistica e storia della
letteratura tedesca contemporanea come materie principali, tenendo
filosofia ed economia come secondarie, inizialmente per quattro semestri
all'Università di Berlino, poi qua ttro semestri a Friburgo. Avendo assistito
alla tragica conclusione della sollevazione Spartachista (vedi: Lega
Spartachista), che fu soppressa dalle forze della Repubblica di Weimar,
dopo l'assassinio di Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, Marcuse
abbandona la SPD nel 1919.
Nel 1922 consegue il dottorato a Berlino con una tesi sul romanzo
d'artista tedesco (deutscher Künstlerroman).
Nel 1929 inizia a lavorare alla sua abilitazione sotto Martin Heidegger a
Friburgo, ma non essendogli possibile completare il suo lavoro sotto il
regime Nazista, alla fine del 1932 approda all'Istituto per la Ricerca Sociale
(Institut für Sozialforschung) a Francoforte.
Marcuse fugge nel 1933 via Zurigo a Ginevra, dove si trova una
sussidiaria dell'Istituto, prima di emigrare de finitivamente negli Stati Uniti
nel 1934, dove ottenne la cittadinanza nel 1940.
La cosiddetta "Frankfurter Schule" (Scuola di Francoforte), formata da
Marcuse, Max Horkheimer e Theodor Adorno, nasce negli anni seguenti a
New York, dove Marcuse viene ri -assunto dall'Istituto per la Ricerca
Sociale, che pure si era trasferito a New York. La situazione economica
dell'Istituto lo porta ad accettare una nuova posizione nel 1942 a
Washington pre sso l'Office of Strategic Services (OSS, precursore della
CIA) durante la Seconda Guerra Mondiale, fino al 1951, analizzando le
informazioni riguardo alla Germania.
H. Marcuse, L’uomo a una dimensione
Negli anni 1951 - 1954 lavora agli Russian Institutes della Columbia
University (New York) e a Harvard, occupandosi di studi riguardo il
Marxismo Sovietico. Nel 1954 consegue la sua prima posizione di
professore alla Brandeis University in filosofia e scienze politiche.
Nel 1965 Marcuse diventa professore in Politologia alla University of
San Diego in California.
Negli Stati Uniti comparvero le sue due opere principali: Triebstruktur
und Gesellschaft 1955 (dt. 1965) e Der eindime nsionale Mensch 1964 (dt.
1967). Entrambe sono annoverate tra le opere più importanti della teoria
critica (Kritische Theorie) e sono tra le opere centrali del movimento
studentesco degli anni sessanta in tutto il mondo, e principalmente negli
USA e Germania.
Negli anni 1968 e 1969 si reca per alcuni mesi in Europa, tenendo
lezioni e discussioni con studenti a Berlino, Parigi, Londra e Roma. Con
l'inizio del movimento studentesco Marcus e diventa uno dei suoi pri ncipali
interpreti, definendosi Marxista, socialista e Hegeliano. Le sue crit iche al
capitalismo (specialmente la sua interpretazione di Marx e Freud " Eros e
civiltà" pubblicato nel 1955) risuonarono con le preoccupazioni del
movimento.
Nel 1979 Marcuse muore per le conseguenze di un'emorragia cerebrale
durante una visita in Germania a Starnberg, curato nei suoi ultimi giorni da
Jürgen Habermas, importante esponente della seconda generazione della
Scuola di Francoforte.
OPERE PRINCIPALI
Ragione e rivoluzione (1941)
Eros e civiltà (1955)
Marxismo sovietico (1958)
L'uomo a una dimensione (1964)
La tolleranza repressiva (1965)
La fine dell'utopia (1967)
Saggio sulla liberazione (1969)
La dimensione estetica (1978)
PENSIERO
Tra i pensatori legati alla scuola di Francoforte, chi più utilizzò le
riflessioni di Freud sulla civiltà fu Herbert Marcuse (1898 -1979).
Nell'intero arco evolutivo dell'opera di Marcuse occorre anzitutto ricordare
la sua ottima e vastissima prepara zione di germanista, e il lavoro
monumentale pubblicato a 24 anni come dissertazione di dottorato, Il
Romanzo dell'artista nella letteratura tedesca (Der Deutsche Künstlerro man),
che in quasi cinqu ecento pagine ripercorre questo genere letterario
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H. Marcuse, L’uomo a una dimensione
dall'epoca romantica, a fine Settecento, a Thomas Mann ; un'opera in cui è
visibile l'influenza heg eliana, anche attraverso l'interpretazione di Giörgy
Lukàcs.
A Friburgo, dove si era laureato, tornò nel 1929 per studiare con
Husserl e Heidegger, il risultato di questo per iodo è L'ontologia di Hegel e la
fondazione di una teoria della storicità , pubblicato nel 1932. Nello stesso
anno, per tensioni con Heidegger, che si stava sempre più avvicinando al
movimento nazionalsocialista, Marcuse lasciò Friburgo e divenne membro
dell'Istituto di Francoforte ma poco dopo, con l'avvento del regime nazista,
dovette abbandonare la Germania ed emigrare negli Stati Uniti. Qui per
vari anni, sino al 1950, fu impegnato a lavorare per il Dipartimento di Stato
americano, dal 1951 al 1954 fu a nche incaricato di svolgere una ricerca
sull'Unione Sovietica conclusa con la pubblicazione di Marxismo sovietico
(1958). Nel frattempo, Marcuse aveva già pubblicato in inglese un nuovo
studio su Hegel, Ragione e Rivoluzione (1941), e ne 1951 era diventato
professore alla Brandeis University. Inizia allora la pubblicazione delle sue
opere più note, Eros e civiltà. Un'indagine filosofica in Freud (1955), e
L'uomo a una dimensione.
Studi sull'ideologia della società industriale avanzata (1964), che
diventeranno testi canonici durante gli anni della contestazione studentesca
negli Stati Uniti e in Eu ropa. Nominato professore all'università di San
Diego, in California, nel 1965, contri buì alle lotte e alle discussioni nate
nel movimento degli studenti con altri scritti, quali la Critica della pura
tolleranza (1965), un'intervista dal titolo La fine dell'utopia (1967), e il Saggio
sulla liberazione (1969).
Tra gli anni Trenta e i Quaranta - dopo che Marcuse divenne membro,
nel '32, dell'"Istituto per la ricerca sociale" di Horkheimer e Adorno pubblicò sulla "Zei tschrift für Sozialforschung" una serie di pregevoli saggi
in cui rielaborava alcune categorie fondamentali del marxismo ( come ad es.
il lavoro) sotto una angolazione esi stenziale heideggeriana, e andav a anche
rivedendo, alla luce di questa filosofia politica, concetti fondamentali della
tradizione filosofica e ideologica occ identale, dall'edoni smo antico al
liberalismo moderno. Su Hegel tornerà poi nel 1941, con Ragione e
rivoluzione, un'opera in cui tu tto il pensiero hegeliano vie ne interpretato in
chiave "negativa", vale a dire in opposizione alle dittature nazifasciste che
stavano devastando l'Europa. Poi l'incontro con la metapsicologia di Fre ud.
Quel che Hegel aveva rappre sentato per Marcuse sul pia no più
rigorosamente teoretico, rimanendo per lui un mo dello filosofico
permanente, un inegu agliato culmine del pensiero speculativo e della
comprensione dialettica de lla logica, della storia e dell'estetica, divenne, a
partire dagli anni Cinquanta, per il nostro filosofo, Freud sul piano dei
meccanismi psicologico-sociali e della genesi istintuale profonda della
civiltà.
Risultato di questo nuovo grande influsso è Eros e civiltà, del 1955,
un'opera veramente rivoluzionaria, forse il capolavoro di Marcuse, in cui
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H. Marcuse, L’uomo a una dimensione
per la prima volta egli formula una proposta positiva, di società "liberata"
dai meccanismi della repressione sociale che Freud considerava inevitabili
per la costruzione di una civiltà, e quindi ormai irreversibili: l'impegno di
Marcuse sta qui tu tto nel dimostrare, al contrario, che la rinuncia degli
istinti non sarebbe affatto indispensabile per la vita familiare, per il lavoro,
per le istituzioni fondamentali della vita associata. A testimoniare poi
quanto fosse critica la sua fedeltà al marxism o sta Il marxismo sovietico, del
1958, in cui il filo sofo svolge una linea di pensiero sottile, difficile, ma
nitida e trasparente: dimostrare come il comunismo sovietico può essere
criticato a partire dallo stesso marxismo, e come, facendo leva su quanto
rimaneva di quest'ultimo nell'ideologia e nella società sovietica, si poteva
compiere una sorta di "rivoluzione interna" al cosiddet to "sociali smo reale".
Un'ipotesi purtroppo fuori dalla storia e dalla concretezza, ma sugg estiva e
significativa degli orie ntamenti ideologici e politici di un uomo che
potremmo chiamare il "padre di tutti i dissensi" antiautoritari, il filosofo
che non ha mai smesso di contestare, a Ovest come a Est, i regimi che si
autodefinivano "democrazie" - in tutti i sensi possibili - e dicevano
ispirarsi alla tolleranza (una tolleranza a cui egli aggiunse polemicamente
l'aggettivo di "repressiva").
La prima fase dell'attività filosofica di Marcuse è caratterizzata
dall'influenza congiunta sul suo pensiero da Heidegger e Marx. Ai suoi
occhi Essere e tempo aveva mostrato la radicale storicità dell'esistenza umana
e posto il problema della sua autentici tà in termini di decisione, ossia di
prassi. Tale progetto, tuttavia, era fallito perché non aveva identificato la
decisione con la rivoluz ione, in quanto atto mirante a rende re universale
l'autenticità, e quindi non aveva riconosciuto il vero agente di questo
processo storico nel proletariato. Qui diventava allora necessario rifarsi al
marxismo, che tuttavia (e in questo Marcuse si mostrava in sintonia con
Lukàcs) doveva abbandonare la tesi della priorità della struttura e la
pretesa di applicare la dialettica anche alla natura, e non soltanto alla storia.
I materiali per la c ostruzione di una nuova an tropologia storica erano
forniti a Marcuse soprattutto dai Manoscritti del 1844 di Marx, nei quali il
lavoro non alienato era presentato come il mezzo con cui l'uomo realizza la
propria essenza.
Il lavoro era per Marcuse, in questa fase, diversamente da quanto
pensavano i francofortesi, lo speci fico modo di essere dell'esistenza umana
nel mondo. Nel saggio pubblicato sulla rivista dell'Istituto, intitolata Sul
carattere affermativo della cultura (1937), egli sosteneva che il tratto specifico
della cultura borghese consiste nel fare dello spirito del mondo autonomo
di valori, superiore e separato dai bisogni e dai pia ceri materiali,
realizzabile senza dover intaccare in alcun modo la realtà esistente. In tal
modo la felicità è tenuta lontano dalla realtà quotidiana e riposta
nell'ascetismo e nella liberazione dal piano sensibile, inclusa la sessuali tà,
dipende dal fatto che la so cietà deve disciplinare e tenere a freno masse
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H. Marcuse, L’uomo a una dimensione
insoddisfatte, pote nzialmente eversive. La mancanza di felicità, è dunque,
soltanto il risultato di un'organizzazione sociale irrazionale.
In un altro saggio, pubblicato sulla stessa rivista nel 1938, intitolato
Per la critica dell'edonismo , Marcuse insiste sul tema della felicità person ale e
ne sottolinea l'incom patibilità con il lavoro, come testimonia l'esistenza
stessa del proletariato: nella con dizione storica attuale la felicità è
irraggiungibile, ma questa società non è eterna.
L' edonismo tradizionale, per esempio quello epicureo, con la sua
rivendicazione del piacere, contiene un'istanza critica contro di essa, ma
privilegiando il punto di vi sta dell'individuo isolato, non è in grado di
tradursi in un progetto di trasformazione dei materiali di esistenza (il tema
dell'epicureismo e della sua ricerca della felicità in dividuale, è bene
ricordarlo, era già stato trattato da Marx nella sua dissertazione dot torale).
Questo obbiettivo può essere raggiunto soltanto attraverso la prassi ,
fondata su una te oria critica che mette il luce, anche attraverso
l'immaginazi one e l'utopia, l'i -nadeguatezza della realtà esistente rispetto
alla razionalità.
Giunto negli Stati Uniti, Marcuse si trova a dover compiere nei
confronti di Hegel un'operazione analoga a quella compiuta da Lukàcs
nell'Unione Sovietica: si tratta di liberare Hegel dalla taccia di capostipite
del nazismo e dell'irrazi onalismo. A questo Marcuse provvede con l'opera
Ragione e Rivoluzione, che già nel titolo mette in rilievo il carattere
rivoluzionario, non conservatore, della ragi one hegeliana, la quale,
contrariamente al positivismo, non si adagia mai nel culto del fatt o
compiuto ma contiene sempre una spinta critica e negativa. Per essa, infatti,
i singoli fenomeni storici pos sono essere compresi solo in quanto facenti
parte di una totalità e dal punto di vista della loro trasformazione che ne
conserva le contradd izioni su questo punto, come sulla valutazione positiva
del lavoro, appare chiara la continuità tra Hegel e Marx.
Marcuse, tuttavia condivide con Horkheimer e Adorn o un certo
pessimismo sulle con nessioni tra progresso tecnologico ed emancipazione
umana e, quindi, sul socialismo come sviluppo e, insieme dissoluzione del
capitalismo. La realtà sovietica, come egli cerca di documentare in
Marxismo sovietico, sembra anzi mostrare che al mut amento dei rapporti di
produzione e all'incremento dei processi produt tivi è corrisposto il ve nir
meno della c oscienza rivoluzionaria e l'instaurarsi di una morale repressiva.
Da questo punto vista, il socialismo reale non è altro che un'espressione
accanto al capi talismo, dei caratteri repressivi della società industriale
avanzata.
Per comprendere i caratteri di questa repressione , Marcuse ritiene
necessario, in Eros e civiltà, riconsiderare la teoria freudiana del costituirsi
della civiltà, in polemica con i neofreudiani, in particolare con Fromm, e
con la loro terapia delle nevr osi in termini di adattamento alla società
esistente. Per Freud, la civiltà inizia quando l'uma nità per sopravvivere,
rinuncia al soddisfacimento immediato delle proprie pulsioni e sostituisce
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H. Marcuse, L’uomo a una dimensione
al principio di piacere il principio di realtà. La civiltà comp orta, dunque,
necessariamente il differimento dei piaceri e la repressione degli istinti: la
società impone una modificazione nella struttura degli istinti stessi, in
quanto non ha i mezzi sufficienti per mantenere in vita i suoi membri se
non imponendo ad essi il lavoro e dirottando le loro energie dall'attività
sessuale per farle convergere sul lavoro.
La domanda di Marcuse è se tale repressione sia un fatto costitutivo e
ineliminabile della civiltà umana oppure sia un fenomeno storico e, quindi,
rinnovabile. Secondo Marcuse, la scarsità di beni necessari a soddisfare i
bisogni umani non è un fatto natu rale, ma la conseguenza di una specifica
organizzazione sociale della scarsità ossia di una distribuzione iniqua di
essa o dei beni destinati so ddisfare i bisogni umani. In al tri termini, Freud
ha scambiato per società tout court quello che è un determinato assetto
sociale, fondato su un dominio imposto agli individui prima con la violenza
pura e poi, in forma più sottile ed efficace, con l'amministrazione t otale
della società.
In tal modo, alla repressione connessa all'instaurarsi del principio di
realtà, necessario alla sopravvivenza dell'umanità, viene ad aggiun gersi una
repressione addiziona le , fondata su un diverso princip io, il principio di
prestazione. Questa repressione è connessa alle restrizioni imposte dal
dominio sociale e alla stratificazione della società secondo le prestazioni,
ossia il lavoro fornito da vari i ndividui all'apparato complessi vo della
società. I canali di produzione della repres sione addizionale sono indicati
da Marcuse nella struttura familiare patriarcale e monogamica, nella
canalizzazione della sessualità in direzione della genitalità e soprattutto
della divisione gerarchica del lavo ro e nell'amministrazione collettiva
dell'esistenza privata. In questa situazione la so cietà tende a essere
totalitaria, ossia a rendere impossibile ogni opposizione.
Di fatto, l'apparato produttivo ha raggiunto un tale livello di sviluppo,
da rendere disponibili le risorse necessarie per un mutame nto qualitativo
dei bisogni umani, ma la società totalitaria crea bisogni falsi e artificiali
allo scopo di impedire la liberazione degli individui dal dominio attraverso
il soddisfacimento completo dei bisogni vitali. Proprio confrontandola alle
potenzialità non repressive che essa contiene, la società contemporanea
può essere criticata e si può aprire lo spazio per la fantasia, la quale
conserva tracce dell'impulso al piacere: grazie ad essa, diventa possibile
immaginare, sulla scorta di suggestioni desun te da Schiller come da Fourier,
una società utopica non repressiva, nella quale l'eros è liberato e meno
energie istintuali sono investite nel lavoro che finisce così per diventare
lavoro a ttraente e trasformarsi in gioco.
Nell'opera successiva, L'uomo a una dimensione, Marcuse nutre minori
speranze in una possibilità di liberazione, perché la società industriale
avanzata appare totalit aria, unidimensionale. Nella stessa tecnologia, egli
riconosce uno strumento per istituire nuove forme di controllo e di
coesione sociale, piacevoli e quindi più efficaci. Questo vuol dire che è
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H. Marcuse, L’uomo a una dimensione
proprio l'innalzamento del tenore di vita, dovuto ai progressi tecnici
raggiunti nella società opulenta, a diventare veicolo di repressione: esso,
infatti, genera il bisogno ossessivo di produrre e consumare lo spr eco e
ottunde la capacità di re sistenza e di opposizione al sistema. In questa
situazione, trova sp azio quella che Marcuse chiama desublimazione e
tolleranza repressiva: gr azie all'estensione in massa di valori culturali, che
vengono appiattiti sull'ordine sociale esistente, si verifica anche una
concessione di libertà apparenti che non ledono gli interessi dominanti e,
anzi, garantiscono rafforzano la pe rsistenza della repressione.
Nelle democrazie moderne, infatti, la tolle ranza secondo Marcuse
coincide con il permissivismo, perché viene concesso sulla base
dell'assunto che nessuno è in posses so della verità e che pertanto il
soggetto delle sce lte deve essere la collettività, che si suppone sia
composta di individui c apaci di scegliere. In realtà, la società come
amministrazione totale dell'es istenza degli individui, produce esattamente
l'effetto cont rario, ossia un generale conformismo.
Anche il pensiero corrispondente a questa situazione è una
unidimensionale, mo dellato sulla realtà esistente e incapace di opposizione
e critica. Questa è l'imputazio ne che Marcuse muove ad alcune delle
tendenze più significative della filosofia del Novecento, dal pragmatismo al
neopositivismo alla filo sofia analitica. In esso, secon do Marcuse, la verità
di una te oria è riposta nella constatazione empirica dei fatti o nel successo
conseguito praticamente con essa o nella sua conformità alle regole del
linguaggio comune. Ciò significa che la ragione e il linguaggio non
appaiono più capa -ci di trascendere i fatti e la realtà esistente. Il compito
della filosofia consiste, invece, nell'opporre un grande rifiuto alla società
esistente, tenendo in piedi la possibilità di alternative e mantenendosi
fedeli al contenuto un iversale dei concetti: i conce tti di bellezza o di libertà,
infatti, racchiudono anche tutta la bellezza e tutta la libertà che non si
sono ancora realizzate.
Grazie a questa impostazione diventa allora possibile comprendere le
cose alla luce delle loro potenzialità e anticipazioni. I n questa direzione,
Marcuse assegna una funzione fondamentale all'immaginazione, la quale è
indipendente dai dati di fatto ed è capace di vedere un oggetto anche se
non è presente l'immaginazione al potere di venterà parola d'ordine della
rivolta degli studenti.
Più che alla classe lavoratrice nel suo complesso, la quale appare
sempre più integrata nel sistema, di cui tende a co ndividere i valori,
Marcuse guarda appunto agli studenti e a gruppi marginali come i negri, i
guerriglieri del terzo mondo, gli ema rginati e il sottoproletariato delle città,
come a potenziali soggetti rivoluzionari: al tempo stesso, tutt avia, egli
riconosce la loro impo tenza se non si alleano con altre forze di
opposizione organizz ate all'interno della so cietà. Nell'esperienza storic a di
questi nuovi mov imenti di protesta e di rivolta, di cui almeno in un primo
momento giustifica la violenza verso il sistema, in quanto mossa dalla vera
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H. Marcuse, L’uomo a una dimensione
intolleranza ossia dal telos della verità. Marcuse vede annunciarsi la fine
dell'utopia e la liber azione di ogni forma di repressione finora esistita .
La diagnosi della soci età tecnologica avanzata che Marcuse ha tracciato
ne L'uomo a una dimensione è impeccabile. Qui la prospettiva si rovescia :
tutti gli spazi alternativi, tutte le forme di opposizione , tutte le dimensioni
"altre" da quella della tecnologia al servizio dei consumi e del potere
capitalistico (come anche della dittatura terroristica sovietica) sarebbero
conquistati dal dominio a pparentemente "democratico" dell a società industriale avanzata: l'uomo, la società e la cultura sarebbero ridotti all'unica
dimensione tecnologico -consumistica, che condiziona nel profondo bisogni
e desideri umani, pre -costituendoli. Una società, quindi, senza vera
opposizione e senza libertà, come suona già l'iniz io dell'opera : " Una
confortevole levigata, ragionevole, democratica non -libertà prevale nella
civiltà industriale avanzata, segno d el progresso tecnico". L'av versione ad
una tecnologia che conterrebbe in sé già incorporata un'ideologia del
dominio è di chiara matrice heidegg eriana e prosegue, da sinistra, la
condanna che Hei -degger pronunciò contro la tecnica, in cui vide l'estremo
consumarsi del nichilismo moderno. Nulla sfugge a questa non -libertà,
tutte le classi, co mpresa la classe operaia, sono ormai pienamente integrate
nel "sistema"; solo fu ori del sistema, si potrebbe an cora trovare qualche
potenziale rivoluzi onario, "al di sotto della base popolare con servatrice",
tra gli emarginati, " il sostrato dei reietti e degli stranieri, degli sfruttati e
dei perseguitati di a ltre razze e di altri colori, dei disoccupati e degli
inabili", e - così termina L'uomo a una dimensione , con una citazione di
Walter Benjamin - " è solo per merito dei disperati che ci è data la
speranza".
Il vero paradosso è che pro prio quest'opera, che preclude così
drasticamente ogni pos sibilità di cambiamento e di op posizione, divenne il
vademecum dei rivoluzionari del '68. Certo, una simile diagnosi mette sotto
accusa in modo implacabile, su llo stesso piano, capitalismo e comunis mo, e,
alla radice di ambedue, la stessa struttura tecnologica avanzata, scatena di
per sé una spontanea reazione ad un "sistema" così soffocante. I
contestatori trovarono quindi in questo libro il più fedele rispecchiamento
della loro rabbia e i motivi de lla loro rivolta. Ma la plumbea a tmosfera
attribuita alla società tecnologica, descritta così efficacemente ne L'uomo a
una dimensione, apparve essere dipinta a tinte troppo fo sche, e svanì ben
presto: quell'analisi non poteva reggere né ad esami più rigor osi né alla
prova dei fatti. Fu lo stesso Marc use ad accorgersene nelle opere successive
(so-prattutto nel Saggio sulla l iberazione del 1969) allorché manifestò
nuova fiducia nell'utopia di una società liberata.
Una frase significativa, su cui grava chiar amente il peso delle tante
obiezioni rivoltegli, esprime un nuovo modo di concepire la società
tecnologica, ed è rivelatrice di un grande m utamento di prospettive: "E'
ancora il caso di sottolineare che non sono la tecnologia, né la tecnica, né
la macchina gli strumenti della repressione, ma la presenza in essi dei
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H. Marcuse, L’uomo a una dimensione
padroni che ne determinano il numero, la durata, la forza, il posto nella
vita, e il bisogno di esse? E' ancora il caso di ripetere che la scienza e la
tecnologia sono grandi veicoli di liberazio ne, e che è sol tanto il loro uso e
il loro condizionamento nella società repressiva che fa di esse il veicolo
della dominazione? ". Marcuse, come si è detto, si può definire solo in
modo molto generico un pensatore "marxista". I suoi tratti più originali e d
efficaci stanno, a mio avviso, nell'aver scorto nella liberazione dell'eros da non confondere con la "liberazione sessuale", da lui vista come un altro
condizionamento str umentale della società re pressiva - il futuro di una
società più aperta e lib era. Una liberazione dell'eros come liberazione delle
energie creative pr ofonde dell'uomo, della libido come fonte di un ethos di
uomini liberi e solidali tra loro; un eros da intendere come radice estetica,
come possibile fonte di un mondo più "bello", meno d eturpato
dall'aggressività, dalla vi olenza, dalla distruzione della natura e
dell'ambiente, dalla guerra, dall'odio razziale e di classe. Marcuse sostenne
in tutte le sue opere che l'arte e l' estetica - nella duplice radice semantica
di quest'ultima nella "sensualità" e nella "bellezza" - rappresentano
l'opposizione al dominio e al principio di realtà repressivo; l'arte, la
fantasia e l'immaginazione sono opposte alla schiavitù della r epressione e
possono diventare la forma di una società più autentica, bel la e libera. Non
a caso l'ultima opera di Marcuse, il suo "t estamento spirituale ", ha per
titolo, nell'edizione inglese e italiana, The A esthetic Dimension , La
dimensione estetica , e nell'edizi one tedesca Die Permanenz der Kunst , la
"permanenza dell'ar te", intesa come dimensione insopprimibile e
fondamentale della convivenza sociale. Fino a quella be llissima espressione
che compare nelle sue ultime opere: "la società come opera d'arte".
Un'"utopia", senza dubbio. Ma le u topie muovono la storia. E il vec chio
Marcuse forse ha ancora qualcosa da dire alla civiltà del Du emila, che si
preannuncia ogni giorno più dominata da uno sviluppo tecnologico sempre
più accelerato e vertiginoso, che invad e tutti gli ambiti della vita u mana.
L'arte e l'estetica, la belle zza in tutte le sue for me e la creatività umana
potranno essere - anche se non nella misura dell'utopia marcusiana - un
qualche antidoto? Una delle più grandi intuizioni marcusiane fu questa: di
fronte al fallimento n ovecentesco delle previsioni di Marx, e gli apportò
notevoli modifiche teor iche alla dottrina originaria, suggerendo, ad
esempio, che se è vero che nel Novecento lo scontro di classe sembra
essere sfumato nel mondo occide ntale, è altrettanto vero che tale scon tro
non si è dileguato, ma si è semp licemente spostato su un nu ovo fronte: la
nuova lotta è combattuta tra Paesi capitalisti del mondo occidentale e Paesi
sfruttati del "terzo mondo", con l'inevitabile conseguenza che anc he gli
operai del mondo occiden tale finiscono per essere sfruttatori de l "terzo
mondo", in quanto anch'essi siedono al banche tto dei capitalisti, pur
accontentandosi delle sole briciole.
Breve storia della Scuola di Francoforte
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H. Marcuse, L’uomo a una dimensione
e dell'Istituto per la Ricerca Sociale
1923. Nell'anno della grande crisi tedes ca, con scioper i e tentativi di
sovversione s ia da destra che da sinistra, Felix Weil, un giovane studente agiato
con simpatie marxiste, avvia la realizzazione a Francoforte di un ambizioso
progetto: la formazione di un istituto stabile che dopo non poche incertezze si
decise di chiamare semplicemente "Institut für Sozialforschung" (Istituto per la
ricer ca sociale). T ale istituto, nelle intenzioni di Weil, avrebbe dovuto studiar e
"le complesse connessioni sociali" che "richiedono la cooper azione intellettuale
nel l avoro di ricer ca". Dopo aver pensato a L ukàcs e Karl Kors ch (di cui erano
appena stati pubblicati rispettivamente Storia e cos cienza di classe e Marxismo e
filosofìa), a dirigerlo viene chiamato Kar l Grünberg, professore di legge e
scienze politiche dell'universi tà di Vienna, trasferitosi a Francoforte e
impropriamente d ef inito il padre dell'"austro -marxismo". L'apertura ufficiale
dell'Istituto avviene il 3 febbr aio nella sede provvisoria dei locali di un museo di
scienze natur ali.
1924. II 22 giugno viene inaug urato il nuovo edificio. Nel suo discorso
d'apertur a Grünber g indica come obiettivo dell'Istituto quello di rompere con la
tradizione acc ademica tedesca capace di produrre solo dei "mandarini" fedeli allo
status quo e lontani dalla pr atica. Su altri punti centr ali, però, Gr ünberg non
incontr a peròil consens o di Horkheimer e degli altri giovani membri dell'Istituto.
La fondazione dell'Istituto costituisce un evento epocale nella storia della
cultur a tedesca: per la prima volta nell' università tedesca diviene possibile
insegnare e studiar e il marxismo e la storia del movimento operaio; diventa
finanche possibile laur earsi su questi temi.
1929. Dimissioni di Grünberg per motivi di salute. Candidati naturali alla
successione er ano gli economisti Fr iedr ich Pollo ck e Henryk Grossmann. M ax
Horkheimer non er a ancora or dinario.
1930. Horkheimer pubblica "Gli inizi della filosofìa borghes e della storia",
uno studio su M achiavelli, Hobbes, e Vico. Con questo lavoro, gr azie ad accordi
interni con Pollock (compromesso p oliticamente per la sua partecipazione attiva
ai Consigli operai di Monaco), Weil e all'appoggio di Paul Tillich, cons egue la
docenza e assume la direzione dell'Istituto.
1931. Il 24 gennaio 1931 Horkheimer pronuncia la sua prolusione in
occasione dell'as sunzione della cattedra di filosofia sociale e della dir ezione
dell'Istituto, intitolata "La posizione attuale della filosofia sociale e i compiti di
un Istituto per la Ricerca Sociale", nella quale Horkheimer individua in Hegel
una filosofia sociale in nu ce, indifferente per ò nei confronti della felicità e della
virtù degli uomini s ingoli. Nella prolusione c'è anche un accenno favorevole a
Essere e tempo di Heidegger, definita "l'unica opera filosofica moderna che non
trasfigur a la realtà". Horkheimer però non condivide il pessimis mo di questa
"filosofia dell'esistenza dell'uomo singolo". In questo stesso anno anche Adorno
ottiene la liber a docenza pr esso l'università di Fr ancoforte gr azie al saggio
Kierkeg aard. Costruzione dell'estetico.
1932. Herbert M ar cus e, già assistente di Heidegger a Fribur go, fautore di un
marxismo integr ato dall'analitica esistenziale di Essere e tempo, entra a far parte
dell'Istituto grazie all'intercessione di Leo Löwenthal (che aveva già favor ito
l'ingresso del freudiano Erich F romm), il quale vince le perplessità mostrate da
10
H. Marcuse, L’uomo a una dimensione
Horkheimer. Questi intanto nega l'accesso a un giovane filosofo -compositore,
collabor atore della Zeitschrift für Sozialfor schung (diretta da Löwenthal), il
quale si firma con un doppio nome per metà italiano , Theodor Wies engrund Adorno, a causa della filosof ia "inte rpr etativa" che egli condivide con Walter
Benjamin, già autore dell'Origine del dramma barocco tedesco.
1933. Il 30 gennaio il presidente Hindenbur g nomina Hitler cancellier e del
Reich. Lo stesso gior no l'abitazione di Hor kheimer e Pollock viene occupata
dalle SA. Il 13 mar zo l'Istituto viene perquisito e chiuso per aver "promosso
attività antistatali" dalla polizia; successivamente i locali vengono occupati
dall'Associazione studentesca n azionalsocialista. La grande biblioteca viene
sequestr ata, ma i fondi erano stati accortamente trasfer iti in Olanda già dal 1931.
Il 13 aprile Ho rkheimer assieme a Paul Ti llich, Hugo Sinzheimer, Karl Mannheim
viene espulso dall'università di Francoforte. La maggio r parte dei membr i
dell'Institut si tr asf eris ce all'estero e la direzione provvis oria a Ginevra.
1934. Primo viaggio di Horkheimer negli Stati Uniti. Nicholas Murr ay Butler,
rettore della Columbia University offre all'Institut di associarsi all'università
mettendo a disposizione uno dei suoi edifici al 429 della 117ma West Street.
Cosi l'Institut rivol uzionario e mar xista sbarca nel cuor e del capitalismo.
Marcuse arr iva a New York a l uglio, Löwenthal in agosto, Pollock in settembr e.
Fromm er a già stato neg li Stati Uniti in occasione di un ciclo di conferenze
presso l'Istituto di ps icanalisi dell'università di Chicago. Gr azie all'opera di
mediazione di John Maynard Keynes Adorno riesce inta nto a iscriversi come
advanced student al M erton College di Oxfor d (e state 1934), co ntinuando però a
viver e a B erlino. Continua inoltr e la s erie di contatti epistolari tr a Horkheimer e
Adorno, rialla cciati da Horkheimer stesso nell'ottobr e del '34 e miranti a
riconquistar e la geni alità del secondo. Essi continuer anno fino a l trasferimento
di Adorno a New York, nel f ebbr aio 1938. In s intesi, fra il '34 e il '35 prosegue il
processo di collabor azione iniziato negli anni '30 a Francoforte, fra il
"materialista della teoria soci ale" Horkheimer e il "materialista ermeneuta"
Adorno.
1935. Nel '35 pr endono il via, nell'Istituto, quattro progr ammi di ricerca,
prevalentemente incentrati sui rapporti fra autorità e famiglia e che avr ebbero
dovuto completare le Studien über Autorität und Familie, ma che non conobbero
il loro grado di multidisciplinar ietà e di integr azione. Infatti, la ricerca
sull'atteggiamento vers o l'autorità delle studentesse del Sarah Lawrence College a
New York, dir etta da Fromm, si protr asse a lungo e fu alla fine abbandonata; per
le altr e, decisivo fu il contrib uto di Paul F. Lazarsfeld, un ebreo viennese con
simpatie mar xiste, insegnante di matematica poi convertito alla ps icologia, che,
giunto negli Usa nel '33 per un progetto di ricer ca, ormai impossibilitato a
rientrar e nell'Austria fascista, proseguì là i su oi studi e l'ins egnamento,
ricostituendo il Centr o di r icerche di psicologia economica. L'incontro con
Horkheimer avvenne proprio nell'ambito della ricerca sull'autorità e fu
l'occasione per il nascere di una stretta collaborazione e di aiuto r eciproco, ch e
si protrasse f ino agli anni quaranta.
1936. Walter Benjamin pubblica il s aggio su L'oper a d'arte nell'epoca della
sua riproducibilità tecnica, un'opera miliare nella storia dell'estetica
d'avanguardia.
1937. Max Horkheimer pubblica il saggio "Teoria t radizionale e teor ia
critica", il manifesto programmatico della nuova fase dell'Institut. Horkheimer
11
H. Marcuse, L’uomo a una dimensione
accentua la n ecessità del momento pratico -s ociale implicato in ogni teoria: il
puro pensiero non r icava da se stesso finalità pratiche, ma deve comprender l e
come r isultanti della totalità sociale: "Rispetto al ruolo dell'esperienza c'è una
differenza tra la teor ia tr adizionale e quella critica. I punti di vista che
quest'ultima r icava come fini dell'attività umana dall'analisi stor ica, sopr attutto
l'idea di un'organizzazione sociale razionale... sono immanenti al lavoro umano".
Il superamento della teoria tradizionale è dunque il r ifiuto di separ are la
descrizione della realtà dalla sua critica: "Pensare l'oggetto della teoria come
separato da ess a falsa il q uadro e conduce al quietismo o conformismo".
1938. Theodor Wiesengrund Adorno lascia Oxford, dove aveva sperato di
ottener e il dottorato con un lavoro su Die phänomenologischen Antinomien Prolegomena zur dialektischen Logik con Gilbert Ryle, per emigr a r e negli Stati
Uniti ed entrar e a f ar parte dell'Istituto. Erich Fromm, invece, dopo una lunga
serie di polemiche, lo abbandona. Si accentuano gli scontr i nel gruppo sul
giudizio da dar e sulla Unione Sovi etica e i pr ocessi staliniani.
1940. Il 26 settembr e, bloccato sul confine fr anco -spagnolo, Walter
Benjamin si suicida col veleno.
1941. M arcuse, Kircheimer e Neumann entrano al servizio di un settor e
specifico del controspionaggio americano (l'OSS, Office of Str ategic Services), il
servizio di intelligen ce sulle attività strategiche. M arcuse pubblica Ragione e
rivoluzione: Hegel e il sorger e della teoria sociale. I l pensiero hegeliano,
interpretato come "trionfo della filosofia", segna anche l'abdicazione di questa,
la fine della pur a teor ia s enza che que sto implichi la fine del pensiero critico:
dopo H egel il "compito della r agione", scrive M arcus e nell'Introduzione, "s i
trasferisce ai campi della teor ia sociologica e della prassi sociale". La fine della
filosofia pura, della teoria tr adizionale, segna il sorger e della teoria cr itica della
società.
1944. In una versione ciclostilata delle edizioni dell'Institute of Social
Research es cono i Philosophische Fragmente, ovvero la prima versione di quella
che più tardi s arà intitolata Dialektik der Aufklärung, la pietra miliare della
nuova versione della teoria critica.
1947. Adorno e Horkheimer pubblicano presso l'editor e Querido di
Amsterdam la versione definitiva della Dialettica dell'I lluminismo. Esce anche
Eclisse della r agione di Horkheimer pr esso la Col umbia University Pr ess.
1949. Il 13 luglio con l'appoggio dei comandi delle truppe alleate fu ricreata
per Horkheimer la cattedra che er a stata abolita nel 1933. Questa fu la pr emessa
per il ritorno dell'Istituto, della sua biblioteca e dei fondi a Fr anc oforte anche se
molti membri, primo fra tutti Horkheimer, accettarono di far ritorno in
Germania solo a cond izione di poter cons ervare la doppia cittadinanza.
1950. Adorno vicedir ettore. Cinque anni dopo diventa condirettore allo
stesso grado di Hor kheime r. L'Istituto r iprese a lavor are in un edificio
provvisorio adiacente alla vecchia sede che era stata distrutta da un
bombardamento. L'anno successivo vi ene inaugurata la nuova sede.
1951. Es cono le celeberrime meditazioni sulla vita offes a di Adorno, ovv ero
i Minima Moralia.
1955. Mar cuse pubblica Eros e civiltà.
1964. Appar e, ancor a di Marcuse, L'uomo a una dimensione.
1966. Adorno porta a termine la Dialettica negativa. Il 22 maggio lo Sds
organizza all'università di Fr ancoforte il "Congresso sul Vie tnam". E' il primo
12
H. Marcuse, L’uomo a una dimensione
atto pubblico dell'opposizione extraparlamentare ma anche l'inizio della rottur a
tra gli studenti e il loro padr e spirituale Adorno.
1967. Nel luglio M arcuse, ormai su posizioni apertamente polemiche rispetto
agli altri r appresentanti d ella Scuola appar e in pubblico accanto a Rudy Duts chke
sulla tribuna della Fr eie Universität di Berlino.
1968. Habermas formula una teoria cr itica dell'epistemologia in Conoscenza
e interesse.
1969. II 31 gennaio gli studenti occupano i locali dell'Istit uto a Fr ancoforte
e Adorno è costretto a interrompere il corso Einleitung in dialektis ches Denken.
Successivamente, temendo un'occupazione, chiama la polizia, che arr esta 76
studenti, fra cui Hans -Jürgen Krahl. Haber mas rivolge al movimento la cr itica
poi ritrattata di "azionismo irrazionalista e di fascismo di sinistra". Il 6 agosto
durante le f erie in Svizzer a Adorno muor e per un infarto. La sua morte assume il
significato di una cesura radicale: i giovani abbandonano definitivamente
Francoforte.
1971. Anche Habermas las cia Francoforte per assumer e la car ica di direttor e
dell'Istituto M ax Planck di Starnberg. Dirigerà una r icerca plur iennale sulle
condizioni di vita nel mondo tecnico -scientifico. Congedandos i da Horkheimer
afferma che in f uturo spetterà s empre più alle s cienze sociali il compito di
formare giur isti, economisti e ins egnanti. E' una pr esa di distanza non solo dalla
Scuola di Francoforte, ma anche dal ruolo istituzionale della filosofia stessa.
1973. Morte di M ax Horkheimer.
1979. Morte di Herbert Marcus e.
1981. Habermas pubblica la Teoria dell'agire comunicativo e torna a
insegn are a Francoforte. E' la svolta della teoria critica in direzione del
linguaggio e dell'inter so ggettività, in un r innovato confronto interdisciplinar e
con le scienze umane.
1993. Axel Honneth succede a Habermas sulla cattedra di filosofia a
Francoforte. Con la pubblicazione di Kampf um Anerkennung. Zur moralis chen
Grammatik sozialer Konflikte la ter za generazione di teorici cr itici riscopr e
Hegel come chiave di volt a per la comprensione dei conflitti sociali della tarda
modernità.
Bibliogr afia (scelta)
Albrecht, Clemens - Behrmann, Günther C. - Bock, Michael - Homann,
Harald - Tenbruck, Friedrich H., Die intellektuelle Gründung der
Bundesrepublik. Eine Wi rkungsgeschichte der Frankfurter Schule, Campus
Verlag, Frankfurt a. M. 2000
Demirovic, Alex: Der nonkonformistis che I ntellektuelle. Die Entwicklung
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Früchtl, Josef - Calloni, M arina (a cur a di), Geist gegen den Zeitgeist. Erinnern an Adorno, Suhrkamp, Fr ankfurt a. M. 1991
Jay, Martin: The Dialectical Imagination. A History of the Frankfurt School
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Boston/Toronto 1973 [trad. it. L'immaginazione dialettica. Stor ia della Scuola di
Francoforte e dell'Istituto per le ricerche sociali 1923 - 1950, Einaudi, Torino
1979]
Wiggershaus, Rolf : Die Fr ankfurter Schule. Ges chichte. Theoretische
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13
H. Marcuse, L’uomo a una dimensione
[trad. it. L a Scuola di Francoforte. Storia. Sviluppo teorico. Significato politico.
Bollati Boringhieri, Torino 1992]
(A cur a di Alessandro Bellan e Alessandr a Gr ompi)
L’UOMO A UNA DIMENSIONE
"Una confortevole, levigata, ragi onevole, democr atica non libertà prevale
nella civiltà industriale avanzata, segno di progresso tecnico". Con questa fr ase
significativa inizia la lucida analisi di Herber t Marcus e della società nella quale
viviamo, in per enne bilico tra la pace e la guerr a: la società industriale avanzata
diventa più ricca, più grande e migliore mano a mano che aumenta il pericolo.
La struttura della dif esa rende la vita più facile ad un numero crescente di
persone ed estende il dominio dell’uomo sulla natura; in queste c ircostanze, i
nostri mezzi di comunicazione di massa tr ovano poche difficoltà nel vender e
interessi particolar i c ome s e fossero quelli di tutti gli uomini r agionevoli. I
bisogni politici della s ocietà diventano bisogni ed aspir azioni individuali, la loro
soddisfazione f avor isce lo sviluppo degli affari e del bene comune, ed entr ambi
appaiono come la per sonificazione stessa della ragione. D’altro canto, la sua
produttività tende a distrugger e il libero s viluppo di facoltà e bisogni umani, la
sua pace è mantenuta da una costante minaccia di guerra, la sua cres cita si fonda
sulla repr essione delle possibilità più ver e per r ender e pacifica la lotta per
l’esistenza.
Le capacità intellettuali e materiali della società contempor anea sono
smisuratamente più grandi di quanto siano mai state, e ciò significa che la
portata del dominio della società sull’individuo è smisuratamente più grande di
quanto sia mai stata. Il modo vigente di organizzare una società è posto quindi a
confronto con altri modi possibili, che si r itiene offrano miglior i opportunità per
alleviare la lotta dell’uomo per l’esistenza: una specifica pr atica stor ica è posta a
confronto con le sue alternative storiche.
Il fatto che la grande maggioranza della popolazione accetta ed è s pinta ad
accettare la società presente non rende questa meno irrazionale e meno
riprovevole. Gli uomini devono trovare la via che porta dalla fals a coscienza alla
coscienza autentica, dall’interess e immediato al loro interesse reale. È possibile
far questo solamente s e si av verte il bisogno di mutar e modo di vita, di negare il
positivo e di rif iutar lo. È prec is amente questo bisogno che la società costituita si
adoper a a repr imere, nella misura in cui essa è capace di "distribuir e dei beni" su
scala sempr e più ampia e di us are la conquista scientifica della natura per la
conquista scientifica dell’uomo.
Nella società industriale avanzata, l’apparato tecnico di produzione e di
distribuzione funziona non come la somma di semplici strumenti, che possono
essere isolati dai loro ef fetti sociali e politici, ma piuttosto come un sistema che
determina a prior i il prodotto dell’apparato produttivo, tendente quindi a
diventare totalitario in quanto determina non soltanto le occupazioni, le abilità e
gli atteggiamenti socialmente r ichiest i, ma anche i bisogni e le aspir azioni
individu ali. In tale modo esso dissolve l’opposizione tr a esistenza pr ivata ed
esistenza pubblica, tr a i bisogni individuali e quelli sociali.
Di fronte ai tr atti totalitari di questa società, la nozione tradizionale della
"neutr alità" della tecnologia non può più es sere sostenuta. La tecnologia come
tale non può esser e isolata dall’uso cui è adibita; la società tecnologica è un
14
H. Marcuse, L’uomo a una dimensione
sistema di dominio che prende ad oper are sin dal momento in cui le tecniche
sono concepite ed elaborate. L’analisi di M arcus e è centrata su tendenze che
operano nelle società contemporanee più sviluppate, all’interno ed all’esterno
delle quali vi sono larghe zone nelle quali queste ancora non pr evalgono.
Il Sessantotto e L’uomo a una dimensio ne
Il '68 fu l'anno della contestazione in tutto il mondo e al riguardo un
importante ruolo fu svolto dagli studenti. La ribellione giovanile che ebbe
origine negli USA per poi dilagare nell'Eur opa occidentale e in alcuni paesi
dell'est eur opeo fu l'ef fet to di una crisi che s i era andata preparando negli anni
precedenti il 1968. L'intervento dell'URSS in Cecoslovacchia con il crollo del
mito dell'Unione Sovietica, guida del socialismo reale, l'aspro conflitto tra
l'URSS e Cina, la guerra USA nel Vietnam, l e dubbie prospettive di uno sviluppo
indefinito anche delle economie più ricche, i movimenti di liberazione dell'Africa
nera, le lotte contro i regimi dittatoriali dell'America latina furono altrettanti
detonatori della protesta giovanile, e nella particol are situazione italiana, la
disoccupazione gi ovanile, la burocratizzazione del sistema universit ario,
l'affermazione di un potere studentesco.
In Italia e all'estero l'irrequietezza degli studenti, il rigetto dell'ordine
costituito, lo smarrimento intellet tuale assunsero una carica che può esser e
definita di carattere rivoluzionario e la loro contestazione, attr aver so vari stadi,
diventò globale.
Essa cominciava nell'ambito della scuola: le condizioni arr etrate in cui si
svolgevano, in molti nostri atenei, la vita universitar ia e la ricer ca s cientifica, la
rigidità della or ganizzazione degli studi poco aderente alle esigenze di una
società in sviluppo, le sempre auspicate ma sempre rinviate riforme degli studi,
avevano offerto più di un motivo alla protesta studentesca.
La prima bandier a della contestazione fu la denuncia dell'autoritarismo;
molti ragazzi contestavano un certo modo di es ercitare l'autor ità in modo
sbrigativo, perentorio, assoluto che corrispondeva a modelli culturali ormai
respinti, si diffondeva l'utopia dell'uguaglianza assoluta di una s ocietà in cui
nessuno avrebbe comandato: l'orizzonte della contestazione si allar gava, le
vibrazioni del mov imento studentesco entr avano in sintonia con atre vibr azioni
in Italia e fuori, m aturava la sollevaz ione sindacale in una lunga vigilia
dell'autunno caldo. Il mov imento studentesco diventava un movimento di
estrema sinistra, infiammato dalle speranze di rivoluzione. Dalla scuola la
contestazione s i er a es tesa all'intera s ocietà, una società da cui tutto discendeva,
non solo la scuola stessa, vecchia, co rrotta, inutile, ma tutto quanto di male
esisteva nel mondo, secondo la mentalità di ogni rivoluzionario che attribuisce
all'ordinamento vigente ogni ingiustizia dell'Universo. Si voleva, quindi,
trasformare il mondo del futuro, cambiar e il s istema nel suo insieme.
La realtà studentesca italiana, partita dalla prima occupazione di Pisa l'8
febbraio 1967 visse momenti di duri scontri con la polizia come la famosa
"batt aglia" di Valle Giulia a Roma, primo magg io tra gli studenti e for ze
dell'ordine. Gli studenti, che non si limitavano più a s emplici rivendicazioni
sugli esami, accusati di pigr izia, di volere esami più facili per essere promossi
senza fatica, es igevano ormai obiettivi più impo rtanti e tentarono di coinvolger e
le fabbriche e i sindacati ma questi non si lasciarono coinvolger e e così lo Stato
15
H. Marcuse, L’uomo a una dimensione
vinse e gli st udenti ottennero ben poco. La s cuola r imase quella che era, eppur e
come ci dice Fr ancesco Alberoni, che viss e appieno questi anni, "con il '68
l'italiano ha sc operto a fondo i suoi diritti, il gusto della libertà, ha perso la
riverenza verso le tradizioni oppressive, ha rotto col passato per poter evolver e".
Il '68 è stato visto quindi come un momento positivo, un passo importante per
lo sviluppo degli italiani, una pr esa di coscienza delle proprie potenzialità, ma
c'è anche chi ha v oluto porre l'accento, come Piero Ottone, giornalista dal cui
articolo abbiamo tratto rifer imento, sulla frustrazione della s confitta che
potrebbe essere una de lle reaz ioni del nascente terrorismo che insanguinò il
nostro paes e negli anni che seguirono il '68. Questi moti sessantottini non
furono né improvvisati né tant omeno nacquero spontanei, ma come ogni
movimento ebbero una base ideologica. Tale base fu fornita dalla "Scuola di
Francoforte" e soprattutto dai testi di H. Mar cuse (Eros e Civiltà, ed ito nel 1955
e "L'Uomo a una dimensione", edito nel 1964).
La scuola di Fr ancoforte, formatasi a partire dal 1922 pr esso il celebre
"Istituto per la ricer ca sociale", sul pi ano filosofico è sostanzialmente una teor ia
critica della società presente alla luce dell'ideale rivoluzionario di un'umanità
futura, libera e dis alienata. Essa intende porsi come pensiero cr itico e negativo
nei confronti dell'es iste nte, teso a smascher arn e le contraddizioni profonde e
nascoste mediante un modello utopico in grado di fornir e un'incitazione
rivoluzionaria per un suo mutamento radic ale. M arcuse, uno dei maggiori
esponenti della scuola di Francoforte polemizza, appunto, contr o la società
repressiva in difes a dell'i ndividuo e della sua felicità, e con le sue opere fomenta
quindi e dà la base r azi onale, filosofica al movimento del '68. Già in "Eros e
Civiltà" Mar cuse r itiene che la società di clas se si sia sviluppata r eprimendo gli
istinti e la r icerca del piacere degli uomini impedendo agli uomini la liber a
soddisfazione dei suoi bisogni, de lle sue pas sioni. L'istintività, il piacere sono
stati asserviti da ciò che lui chiama "principio della prestazione" cioè la direttiva
di impiegare tutte le e nergie psico-fisiche dell'individuo per scopi produttivi e
lavor ativi. Ma la civiltà della prest azione non può far tacer e del tutto gli impulsi
primordiali verso il piacere, la cui memoria è cons ervata dall'inconscio e dalle
sue fantasie. Inoltre Marcuse r itiene che tale pr incipio di prestazione abbia
creato "le pr econd izioni storiche per la sua stessa abolizione" poiché lo sviluppo
tecnologico e l'automatismo hanno p osto le premesse per una diminuzione
radicale della qua ntità di energia investita nel lavor o, a tutto vantaggio dell'eros
e di un lavoro quale attività liber a e cre atrice. L'Utopia di M arcus e è, in sostanza,
il desider io di un paradiso ricr eato in base alla conquista della civiltà. Nell'Uomo
a una dimensione M ar cuse r iprende e r adicalizza i vari motivi di critica della
società tecnologica avanzata.
L'uomo a una sola dimensione è l'individuo alienato della società attuale, è
colui per il quale la r agione è identificata con la realtà. Per lui non c'è più
distacco tra ciò che è e ciò che deve essere , per cui al di fuori del sistema in cui
vive non ci sono altr i possibili modi di esser e. Il sistema tecnologico ha, infatti,
la capacità di f ar appar ire razionale ciò che è irrazionale e di stordir e l'individuo
in un fr enetico universo cosmico in cui poss a mimetizzarsi. Il sistema s i
ammanta di forme pluralistiche e democr atiche che però sono puramente
illusorie per ché le d ecisioni in r ealtà sono s empre nelle mani di pochi. "Una
confortevole, levigata, ragionevole, democr atica non libertà – egli afferma -
16
H. Marcuse, L’uomo a una dimensione
prevale nella civi ltà industriale avanzata segno di progresso tecnico"; la stessa
toller anza di cui si vanta tale società è repressiva perché è valida soltanto
riguar do a ciò che non mette in d is cussione il sistema stesso. Tuttavia la società
tecnologica non ries ce ad imbav agliar e tutti i problemi e soprattutto la
contraddizione di fondo che la costitu is ce, quella tr a il potenziale possesso dei
mezzi atti a soddisf are i bisogni umani e l'indirizzo conservatore di una politica
che nega a taluni gruppi l'app agamento dei bisogni pr imari e stordisce il resto
della popolazione con l'appag amento dei bisogni fittizi. Tale situazione fa sì che
il soggetto rivoluzionario non s ia più quello individuato dal marxis mo classico,
cioè la classe oper aia, in quanto questa si è completamente integr ata nel sistema,
bensì quello rappresentato dai gruppi es clusi dalla benestante società, quello che
Marcuse in un passo chiave del suo libro des crive come: "il sostrato dei r eietti e
degli stranieri, degli sfrutt ati e dei perseguitat i di altre razze e di altri color i, dei
disoccupati e degli inabili. Essi permangono al di fuori del processo democr atico,
la loro pr esenza prova quanto sia immediato e reale il bisogno di porre fine a
condizioni e istituzioni intollerabili. Per ciò la loro opposizione è rivoluzionaria
anche se non lo è la loro coscienza. Per ciò la loro opposizione colpisce il
sistema dal di fuori e quindi non è sviata dal s istema; è una forza elementar e che
viola la regola del gioco e così facendo mostra che è un gioco tr uc cato". Questi
gruppi possono incarnare il Gr ande Rifiuto, l'opposizione totale al sistema e
porre le bas i per la traduzione dell'utopia in r ealtà, anche se le capacità
economiche e tecniche degli Stati sono abbastanza ampie da permettere
aggiustamenti e co ncessioni a favor e dei sott oproletari e le loro forze armate
sono abbastanza addestrate ed equipaggiate per far fronte alle s ituazioni di
emergenza. Tuttavia lo spettro è di nuovo presente dentro e fuor i i confini delle
società avanzate. In uno scritto del 1967 Marcus e ha parlato di una fine
dell'utopia, alludendo al f atto che esistes sero le precond izioni mater iali e
tecniche, i "luoghi" dove le utopie potessero finalmente abba ndonare i "non
luoghi" dell'astr azione e concr etizzarsi nella r ealtà; tuttavia, d obbiamo ribadirlo,
ciò er a soltanto una possibilità e per questa possibilità, per il gr ande r ifiuto,
molti hanno dato e danno la loro vita.
Parlando dell'"Uomo a una dimensione" il sociologo Luciano Gallino afferma
che "esso anticipa i ter mini delle questi oni odierne e ciò lo fa appar ire moderno.
Esso può sembrar e un libro scomodo, irritante, poiché non privo dell'arroganza
di chi pr esume di possedere un intelletto dalle capacità diagnos tiche quasi
infallibili, come d'altronde appaiono la maggior parte dell e opere della scuola di
Francoforte. Ma è anche un libro che obbliga a riflettere su ciò che dobbiamo
decider e e far e, qui e ora al fine di trasfor mare noi stessi e la s ocietà in cui
viviamo, in direzione di un'esistenza che non sia come l'attua le, il r egn o di
un'abile e preveggente applicazione di mezzi efficienti per scopi presi alla cieca,
ma un'esistenza in cui la r agione oggettiva, con la sua capacità di individuar e
l'essenza della r ealtà sugger isca i nostri scopi e le correlative azioni, stabilendo e
interior izzando nuovi rapporti con società fino ad ora sottopr ivilegiate che non
sono più disposte ad accettare l'attuale disuguaglianza dei pr ivilegi, prima che sia
la storia, se non domani, ma forse domani l'altro, a tr asformare brutalmente noi
in strumenti dei suoi scopi più ciechi".
BIBLIOGRAFIA RECENTE
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