Herbert Marcuse ( L’uomo a una dimensione e con una Breve Storia della Scuola di Francoforte ) Ricerca e Relazione di Mario Passero BIOGRAFIA Herbert Marcuse nacque nel 1898, da famiglia benestante, come figlio di un fabbricante di tessuti ebra ico originario di Pommern presso Berlino. Nel 1916, dopo la maturità abbreviata (per via della guerra), fu chiamato alle armi nella Reichswehr per la Prima Guerra Mondiale. Nel 1917 diventa membro della SPD, nel 1918 è eletto nel consiglio di soldati di Berlin -Reinickendorf. Nel 1918 Marcuse inizia gli studi di Germanistica e storia della letteratura tedesca contemporanea come materie principali, tenendo filosofia ed economia come secondarie, inizialmente per quattro semestri all'Università di Berlino, poi qua ttro semestri a Friburgo. Avendo assistito alla tragica conclusione della sollevazione Spartachista (vedi: Lega Spartachista), che fu soppressa dalle forze della Repubblica di Weimar, dopo l'assassinio di Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, Marcuse abbandona la SPD nel 1919. Nel 1922 consegue il dottorato a Berlino con una tesi sul romanzo d'artista tedesco (deutscher Künstlerroman). Nel 1929 inizia a lavorare alla sua abilitazione sotto Martin Heidegger a Friburgo, ma non essendogli possibile completare il suo lavoro sotto il regime Nazista, alla fine del 1932 approda all'Istituto per la Ricerca Sociale (Institut für Sozialforschung) a Francoforte. Marcuse fugge nel 1933 via Zurigo a Ginevra, dove si trova una sussidiaria dell'Istituto, prima di emigrare de finitivamente negli Stati Uniti nel 1934, dove ottenne la cittadinanza nel 1940. La cosiddetta "Frankfurter Schule" (Scuola di Francoforte), formata da Marcuse, Max Horkheimer e Theodor Adorno, nasce negli anni seguenti a New York, dove Marcuse viene ri -assunto dall'Istituto per la Ricerca Sociale, che pure si era trasferito a New York. La situazione economica dell'Istituto lo porta ad accettare una nuova posizione nel 1942 a Washington pre sso l'Office of Strategic Services (OSS, precursore della CIA) durante la Seconda Guerra Mondiale, fino al 1951, analizzando le informazioni riguardo alla Germania. H. Marcuse, L’uomo a una dimensione Negli anni 1951 - 1954 lavora agli Russian Institutes della Columbia University (New York) e a Harvard, occupandosi di studi riguardo il Marxismo Sovietico. Nel 1954 consegue la sua prima posizione di professore alla Brandeis University in filosofia e scienze politiche. Nel 1965 Marcuse diventa professore in Politologia alla University of San Diego in California. Negli Stati Uniti comparvero le sue due opere principali: Triebstruktur und Gesellschaft 1955 (dt. 1965) e Der eindime nsionale Mensch 1964 (dt. 1967). Entrambe sono annoverate tra le opere più importanti della teoria critica (Kritische Theorie) e sono tra le opere centrali del movimento studentesco degli anni sessanta in tutto il mondo, e principalmente negli USA e Germania. Negli anni 1968 e 1969 si reca per alcuni mesi in Europa, tenendo lezioni e discussioni con studenti a Berlino, Parigi, Londra e Roma. Con l'inizio del movimento studentesco Marcus e diventa uno dei suoi pri ncipali interpreti, definendosi Marxista, socialista e Hegeliano. Le sue crit iche al capitalismo (specialmente la sua interpretazione di Marx e Freud " Eros e civiltà" pubblicato nel 1955) risuonarono con le preoccupazioni del movimento. Nel 1979 Marcuse muore per le conseguenze di un'emorragia cerebrale durante una visita in Germania a Starnberg, curato nei suoi ultimi giorni da Jürgen Habermas, importante esponente della seconda generazione della Scuola di Francoforte. OPERE PRINCIPALI Ragione e rivoluzione (1941) Eros e civiltà (1955) Marxismo sovietico (1958) L'uomo a una dimensione (1964) La tolleranza repressiva (1965) La fine dell'utopia (1967) Saggio sulla liberazione (1969) La dimensione estetica (1978) PENSIERO Tra i pensatori legati alla scuola di Francoforte, chi più utilizzò le riflessioni di Freud sulla civiltà fu Herbert Marcuse (1898 -1979). Nell'intero arco evolutivo dell'opera di Marcuse occorre anzitutto ricordare la sua ottima e vastissima prepara zione di germanista, e il lavoro monumentale pubblicato a 24 anni come dissertazione di dottorato, Il Romanzo dell'artista nella letteratura tedesca (Der Deutsche Künstlerro man), che in quasi cinqu ecento pagine ripercorre questo genere letterario 2 H. Marcuse, L’uomo a una dimensione dall'epoca romantica, a fine Settecento, a Thomas Mann ; un'opera in cui è visibile l'influenza heg eliana, anche attraverso l'interpretazione di Giörgy Lukàcs. A Friburgo, dove si era laureato, tornò nel 1929 per studiare con Husserl e Heidegger, il risultato di questo per iodo è L'ontologia di Hegel e la fondazione di una teoria della storicità , pubblicato nel 1932. Nello stesso anno, per tensioni con Heidegger, che si stava sempre più avvicinando al movimento nazionalsocialista, Marcuse lasciò Friburgo e divenne membro dell'Istituto di Francoforte ma poco dopo, con l'avvento del regime nazista, dovette abbandonare la Germania ed emigrare negli Stati Uniti. Qui per vari anni, sino al 1950, fu impegnato a lavorare per il Dipartimento di Stato americano, dal 1951 al 1954 fu a nche incaricato di svolgere una ricerca sull'Unione Sovietica conclusa con la pubblicazione di Marxismo sovietico (1958). Nel frattempo, Marcuse aveva già pubblicato in inglese un nuovo studio su Hegel, Ragione e Rivoluzione (1941), e ne 1951 era diventato professore alla Brandeis University. Inizia allora la pubblicazione delle sue opere più note, Eros e civiltà. Un'indagine filosofica in Freud (1955), e L'uomo a una dimensione. Studi sull'ideologia della società industriale avanzata (1964), che diventeranno testi canonici durante gli anni della contestazione studentesca negli Stati Uniti e in Eu ropa. Nominato professore all'università di San Diego, in California, nel 1965, contri buì alle lotte e alle discussioni nate nel movimento degli studenti con altri scritti, quali la Critica della pura tolleranza (1965), un'intervista dal titolo La fine dell'utopia (1967), e il Saggio sulla liberazione (1969). Tra gli anni Trenta e i Quaranta - dopo che Marcuse divenne membro, nel '32, dell'"Istituto per la ricerca sociale" di Horkheimer e Adorno pubblicò sulla "Zei tschrift für Sozialforschung" una serie di pregevoli saggi in cui rielaborava alcune categorie fondamentali del marxismo ( come ad es. il lavoro) sotto una angolazione esi stenziale heideggeriana, e andav a anche rivedendo, alla luce di questa filosofia politica, concetti fondamentali della tradizione filosofica e ideologica occ identale, dall'edoni smo antico al liberalismo moderno. Su Hegel tornerà poi nel 1941, con Ragione e rivoluzione, un'opera in cui tu tto il pensiero hegeliano vie ne interpretato in chiave "negativa", vale a dire in opposizione alle dittature nazifasciste che stavano devastando l'Europa. Poi l'incontro con la metapsicologia di Fre ud. Quel che Hegel aveva rappre sentato per Marcuse sul pia no più rigorosamente teoretico, rimanendo per lui un mo dello filosofico permanente, un inegu agliato culmine del pensiero speculativo e della comprensione dialettica de lla logica, della storia e dell'estetica, divenne, a partire dagli anni Cinquanta, per il nostro filosofo, Freud sul piano dei meccanismi psicologico-sociali e della genesi istintuale profonda della civiltà. Risultato di questo nuovo grande influsso è Eros e civiltà, del 1955, un'opera veramente rivoluzionaria, forse il capolavoro di Marcuse, in cui 3 H. Marcuse, L’uomo a una dimensione per la prima volta egli formula una proposta positiva, di società "liberata" dai meccanismi della repressione sociale che Freud considerava inevitabili per la costruzione di una civiltà, e quindi ormai irreversibili: l'impegno di Marcuse sta qui tu tto nel dimostrare, al contrario, che la rinuncia degli istinti non sarebbe affatto indispensabile per la vita familiare, per il lavoro, per le istituzioni fondamentali della vita associata. A testimoniare poi quanto fosse critica la sua fedeltà al marxism o sta Il marxismo sovietico, del 1958, in cui il filo sofo svolge una linea di pensiero sottile, difficile, ma nitida e trasparente: dimostrare come il comunismo sovietico può essere criticato a partire dallo stesso marxismo, e come, facendo leva su quanto rimaneva di quest'ultimo nell'ideologia e nella società sovietica, si poteva compiere una sorta di "rivoluzione interna" al cosiddet to "sociali smo reale". Un'ipotesi purtroppo fuori dalla storia e dalla concretezza, ma sugg estiva e significativa degli orie ntamenti ideologici e politici di un uomo che potremmo chiamare il "padre di tutti i dissensi" antiautoritari, il filosofo che non ha mai smesso di contestare, a Ovest come a Est, i regimi che si autodefinivano "democrazie" - in tutti i sensi possibili - e dicevano ispirarsi alla tolleranza (una tolleranza a cui egli aggiunse polemicamente l'aggettivo di "repressiva"). La prima fase dell'attività filosofica di Marcuse è caratterizzata dall'influenza congiunta sul suo pensiero da Heidegger e Marx. Ai suoi occhi Essere e tempo aveva mostrato la radicale storicità dell'esistenza umana e posto il problema della sua autentici tà in termini di decisione, ossia di prassi. Tale progetto, tuttavia, era fallito perché non aveva identificato la decisione con la rivoluz ione, in quanto atto mirante a rende re universale l'autenticità, e quindi non aveva riconosciuto il vero agente di questo processo storico nel proletariato. Qui diventava allora necessario rifarsi al marxismo, che tuttavia (e in questo Marcuse si mostrava in sintonia con Lukàcs) doveva abbandonare la tesi della priorità della struttura e la pretesa di applicare la dialettica anche alla natura, e non soltanto alla storia. I materiali per la c ostruzione di una nuova an tropologia storica erano forniti a Marcuse soprattutto dai Manoscritti del 1844 di Marx, nei quali il lavoro non alienato era presentato come il mezzo con cui l'uomo realizza la propria essenza. Il lavoro era per Marcuse, in questa fase, diversamente da quanto pensavano i francofortesi, lo speci fico modo di essere dell'esistenza umana nel mondo. Nel saggio pubblicato sulla rivista dell'Istituto, intitolata Sul carattere affermativo della cultura (1937), egli sosteneva che il tratto specifico della cultura borghese consiste nel fare dello spirito del mondo autonomo di valori, superiore e separato dai bisogni e dai pia ceri materiali, realizzabile senza dover intaccare in alcun modo la realtà esistente. In tal modo la felicità è tenuta lontano dalla realtà quotidiana e riposta nell'ascetismo e nella liberazione dal piano sensibile, inclusa la sessuali tà, dipende dal fatto che la so cietà deve disciplinare e tenere a freno masse 4 H. Marcuse, L’uomo a una dimensione insoddisfatte, pote nzialmente eversive. La mancanza di felicità, è dunque, soltanto il risultato di un'organizzazione sociale irrazionale. In un altro saggio, pubblicato sulla stessa rivista nel 1938, intitolato Per la critica dell'edonismo , Marcuse insiste sul tema della felicità person ale e ne sottolinea l'incom patibilità con il lavoro, come testimonia l'esistenza stessa del proletariato: nella con dizione storica attuale la felicità è irraggiungibile, ma questa società non è eterna. L' edonismo tradizionale, per esempio quello epicureo, con la sua rivendicazione del piacere, contiene un'istanza critica contro di essa, ma privilegiando il punto di vi sta dell'individuo isolato, non è in grado di tradursi in un progetto di trasformazione dei materiali di esistenza (il tema dell'epicureismo e della sua ricerca della felicità in dividuale, è bene ricordarlo, era già stato trattato da Marx nella sua dissertazione dot torale). Questo obbiettivo può essere raggiunto soltanto attraverso la prassi , fondata su una te oria critica che mette il luce, anche attraverso l'immaginazi one e l'utopia, l'i -nadeguatezza della realtà esistente rispetto alla razionalità. Giunto negli Stati Uniti, Marcuse si trova a dover compiere nei confronti di Hegel un'operazione analoga a quella compiuta da Lukàcs nell'Unione Sovietica: si tratta di liberare Hegel dalla taccia di capostipite del nazismo e dell'irrazi onalismo. A questo Marcuse provvede con l'opera Ragione e Rivoluzione, che già nel titolo mette in rilievo il carattere rivoluzionario, non conservatore, della ragi one hegeliana, la quale, contrariamente al positivismo, non si adagia mai nel culto del fatt o compiuto ma contiene sempre una spinta critica e negativa. Per essa, infatti, i singoli fenomeni storici pos sono essere compresi solo in quanto facenti parte di una totalità e dal punto di vista della loro trasformazione che ne conserva le contradd izioni su questo punto, come sulla valutazione positiva del lavoro, appare chiara la continuità tra Hegel e Marx. Marcuse, tuttavia condivide con Horkheimer e Adorn o un certo pessimismo sulle con nessioni tra progresso tecnologico ed emancipazione umana e, quindi, sul socialismo come sviluppo e, insieme dissoluzione del capitalismo. La realtà sovietica, come egli cerca di documentare in Marxismo sovietico, sembra anzi mostrare che al mut amento dei rapporti di produzione e all'incremento dei processi produt tivi è corrisposto il ve nir meno della c oscienza rivoluzionaria e l'instaurarsi di una morale repressiva. Da questo punto vista, il socialismo reale non è altro che un'espressione accanto al capi talismo, dei caratteri repressivi della società industriale avanzata. Per comprendere i caratteri di questa repressione , Marcuse ritiene necessario, in Eros e civiltà, riconsiderare la teoria freudiana del costituirsi della civiltà, in polemica con i neofreudiani, in particolare con Fromm, e con la loro terapia delle nevr osi in termini di adattamento alla società esistente. Per Freud, la civiltà inizia quando l'uma nità per sopravvivere, rinuncia al soddisfacimento immediato delle proprie pulsioni e sostituisce 5 H. Marcuse, L’uomo a una dimensione al principio di piacere il principio di realtà. La civiltà comp orta, dunque, necessariamente il differimento dei piaceri e la repressione degli istinti: la società impone una modificazione nella struttura degli istinti stessi, in quanto non ha i mezzi sufficienti per mantenere in vita i suoi membri se non imponendo ad essi il lavoro e dirottando le loro energie dall'attività sessuale per farle convergere sul lavoro. La domanda di Marcuse è se tale repressione sia un fatto costitutivo e ineliminabile della civiltà umana oppure sia un fenomeno storico e, quindi, rinnovabile. Secondo Marcuse, la scarsità di beni necessari a soddisfare i bisogni umani non è un fatto natu rale, ma la conseguenza di una specifica organizzazione sociale della scarsità ossia di una distribuzione iniqua di essa o dei beni destinati so ddisfare i bisogni umani. In al tri termini, Freud ha scambiato per società tout court quello che è un determinato assetto sociale, fondato su un dominio imposto agli individui prima con la violenza pura e poi, in forma più sottile ed efficace, con l'amministrazione t otale della società. In tal modo, alla repressione connessa all'instaurarsi del principio di realtà, necessario alla sopravvivenza dell'umanità, viene ad aggiun gersi una repressione addiziona le , fondata su un diverso princip io, il principio di prestazione. Questa repressione è connessa alle restrizioni imposte dal dominio sociale e alla stratificazione della società secondo le prestazioni, ossia il lavoro fornito da vari i ndividui all'apparato complessi vo della società. I canali di produzione della repres sione addizionale sono indicati da Marcuse nella struttura familiare patriarcale e monogamica, nella canalizzazione della sessualità in direzione della genitalità e soprattutto della divisione gerarchica del lavo ro e nell'amministrazione collettiva dell'esistenza privata. In questa situazione la so cietà tende a essere totalitaria, ossia a rendere impossibile ogni opposizione. Di fatto, l'apparato produttivo ha raggiunto un tale livello di sviluppo, da rendere disponibili le risorse necessarie per un mutame nto qualitativo dei bisogni umani, ma la società totalitaria crea bisogni falsi e artificiali allo scopo di impedire la liberazione degli individui dal dominio attraverso il soddisfacimento completo dei bisogni vitali. Proprio confrontandola alle potenzialità non repressive che essa contiene, la società contemporanea può essere criticata e si può aprire lo spazio per la fantasia, la quale conserva tracce dell'impulso al piacere: grazie ad essa, diventa possibile immaginare, sulla scorta di suggestioni desun te da Schiller come da Fourier, una società utopica non repressiva, nella quale l'eros è liberato e meno energie istintuali sono investite nel lavoro che finisce così per diventare lavoro a ttraente e trasformarsi in gioco. Nell'opera successiva, L'uomo a una dimensione, Marcuse nutre minori speranze in una possibilità di liberazione, perché la società industriale avanzata appare totalit aria, unidimensionale. Nella stessa tecnologia, egli riconosce uno strumento per istituire nuove forme di controllo e di coesione sociale, piacevoli e quindi più efficaci. Questo vuol dire che è 6 H. Marcuse, L’uomo a una dimensione proprio l'innalzamento del tenore di vita, dovuto ai progressi tecnici raggiunti nella società opulenta, a diventare veicolo di repressione: esso, infatti, genera il bisogno ossessivo di produrre e consumare lo spr eco e ottunde la capacità di re sistenza e di opposizione al sistema. In questa situazione, trova sp azio quella che Marcuse chiama desublimazione e tolleranza repressiva: gr azie all'estensione in massa di valori culturali, che vengono appiattiti sull'ordine sociale esistente, si verifica anche una concessione di libertà apparenti che non ledono gli interessi dominanti e, anzi, garantiscono rafforzano la pe rsistenza della repressione. Nelle democrazie moderne, infatti, la tolle ranza secondo Marcuse coincide con il permissivismo, perché viene concesso sulla base dell'assunto che nessuno è in posses so della verità e che pertanto il soggetto delle sce lte deve essere la collettività, che si suppone sia composta di individui c apaci di scegliere. In realtà, la società come amministrazione totale dell'es istenza degli individui, produce esattamente l'effetto cont rario, ossia un generale conformismo. Anche il pensiero corrispondente a questa situazione è una unidimensionale, mo dellato sulla realtà esistente e incapace di opposizione e critica. Questa è l'imputazio ne che Marcuse muove ad alcune delle tendenze più significative della filosofia del Novecento, dal pragmatismo al neopositivismo alla filo sofia analitica. In esso, secon do Marcuse, la verità di una te oria è riposta nella constatazione empirica dei fatti o nel successo conseguito praticamente con essa o nella sua conformità alle regole del linguaggio comune. Ciò significa che la ragione e il linguaggio non appaiono più capa -ci di trascendere i fatti e la realtà esistente. Il compito della filosofia consiste, invece, nell'opporre un grande rifiuto alla società esistente, tenendo in piedi la possibilità di alternative e mantenendosi fedeli al contenuto un iversale dei concetti: i conce tti di bellezza o di libertà, infatti, racchiudono anche tutta la bellezza e tutta la libertà che non si sono ancora realizzate. Grazie a questa impostazione diventa allora possibile comprendere le cose alla luce delle loro potenzialità e anticipazioni. I n questa direzione, Marcuse assegna una funzione fondamentale all'immaginazione, la quale è indipendente dai dati di fatto ed è capace di vedere un oggetto anche se non è presente l'immaginazione al potere di venterà parola d'ordine della rivolta degli studenti. Più che alla classe lavoratrice nel suo complesso, la quale appare sempre più integrata nel sistema, di cui tende a co ndividere i valori, Marcuse guarda appunto agli studenti e a gruppi marginali come i negri, i guerriglieri del terzo mondo, gli ema rginati e il sottoproletariato delle città, come a potenziali soggetti rivoluzionari: al tempo stesso, tutt avia, egli riconosce la loro impo tenza se non si alleano con altre forze di opposizione organizz ate all'interno della so cietà. Nell'esperienza storic a di questi nuovi mov imenti di protesta e di rivolta, di cui almeno in un primo momento giustifica la violenza verso il sistema, in quanto mossa dalla vera 7 H. Marcuse, L’uomo a una dimensione intolleranza ossia dal telos della verità. Marcuse vede annunciarsi la fine dell'utopia e la liber azione di ogni forma di repressione finora esistita . La diagnosi della soci età tecnologica avanzata che Marcuse ha tracciato ne L'uomo a una dimensione è impeccabile. Qui la prospettiva si rovescia : tutti gli spazi alternativi, tutte le forme di opposizione , tutte le dimensioni "altre" da quella della tecnologia al servizio dei consumi e del potere capitalistico (come anche della dittatura terroristica sovietica) sarebbero conquistati dal dominio a pparentemente "democratico" dell a società industriale avanzata: l'uomo, la società e la cultura sarebbero ridotti all'unica dimensione tecnologico -consumistica, che condiziona nel profondo bisogni e desideri umani, pre -costituendoli. Una società, quindi, senza vera opposizione e senza libertà, come suona già l'iniz io dell'opera : " Una confortevole levigata, ragionevole, democratica non -libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno d el progresso tecnico". L'av versione ad una tecnologia che conterrebbe in sé già incorporata un'ideologia del dominio è di chiara matrice heidegg eriana e prosegue, da sinistra, la condanna che Hei -degger pronunciò contro la tecnica, in cui vide l'estremo consumarsi del nichilismo moderno. Nulla sfugge a questa non -libertà, tutte le classi, co mpresa la classe operaia, sono ormai pienamente integrate nel "sistema"; solo fu ori del sistema, si potrebbe an cora trovare qualche potenziale rivoluzi onario, "al di sotto della base popolare con servatrice", tra gli emarginati, " il sostrato dei reietti e degli stranieri, degli sfruttati e dei perseguitati di a ltre razze e di altri colori, dei disoccupati e degli inabili", e - così termina L'uomo a una dimensione , con una citazione di Walter Benjamin - " è solo per merito dei disperati che ci è data la speranza". Il vero paradosso è che pro prio quest'opera, che preclude così drasticamente ogni pos sibilità di cambiamento e di op posizione, divenne il vademecum dei rivoluzionari del '68. Certo, una simile diagnosi mette sotto accusa in modo implacabile, su llo stesso piano, capitalismo e comunis mo, e, alla radice di ambedue, la stessa struttura tecnologica avanzata, scatena di per sé una spontanea reazione ad un "sistema" così soffocante. I contestatori trovarono quindi in questo libro il più fedele rispecchiamento della loro rabbia e i motivi de lla loro rivolta. Ma la plumbea a tmosfera attribuita alla società tecnologica, descritta così efficacemente ne L'uomo a una dimensione, apparve essere dipinta a tinte troppo fo sche, e svanì ben presto: quell'analisi non poteva reggere né ad esami più rigor osi né alla prova dei fatti. Fu lo stesso Marc use ad accorgersene nelle opere successive (so-prattutto nel Saggio sulla l iberazione del 1969) allorché manifestò nuova fiducia nell'utopia di una società liberata. Una frase significativa, su cui grava chiar amente il peso delle tante obiezioni rivoltegli, esprime un nuovo modo di concepire la società tecnologica, ed è rivelatrice di un grande m utamento di prospettive: "E' ancora il caso di sottolineare che non sono la tecnologia, né la tecnica, né la macchina gli strumenti della repressione, ma la presenza in essi dei 8 H. Marcuse, L’uomo a una dimensione padroni che ne determinano il numero, la durata, la forza, il posto nella vita, e il bisogno di esse? E' ancora il caso di ripetere che la scienza e la tecnologia sono grandi veicoli di liberazio ne, e che è sol tanto il loro uso e il loro condizionamento nella società repressiva che fa di esse il veicolo della dominazione? ". Marcuse, come si è detto, si può definire solo in modo molto generico un pensatore "marxista". I suoi tratti più originali e d efficaci stanno, a mio avviso, nell'aver scorto nella liberazione dell'eros da non confondere con la "liberazione sessuale", da lui vista come un altro condizionamento str umentale della società re pressiva - il futuro di una società più aperta e lib era. Una liberazione dell'eros come liberazione delle energie creative pr ofonde dell'uomo, della libido come fonte di un ethos di uomini liberi e solidali tra loro; un eros da intendere come radice estetica, come possibile fonte di un mondo più "bello", meno d eturpato dall'aggressività, dalla vi olenza, dalla distruzione della natura e dell'ambiente, dalla guerra, dall'odio razziale e di classe. Marcuse sostenne in tutte le sue opere che l'arte e l' estetica - nella duplice radice semantica di quest'ultima nella "sensualità" e nella "bellezza" - rappresentano l'opposizione al dominio e al principio di realtà repressivo; l'arte, la fantasia e l'immaginazione sono opposte alla schiavitù della r epressione e possono diventare la forma di una società più autentica, bel la e libera. Non a caso l'ultima opera di Marcuse, il suo "t estamento spirituale ", ha per titolo, nell'edizione inglese e italiana, The A esthetic Dimension , La dimensione estetica , e nell'edizi one tedesca Die Permanenz der Kunst , la "permanenza dell'ar te", intesa come dimensione insopprimibile e fondamentale della convivenza sociale. Fino a quella be llissima espressione che compare nelle sue ultime opere: "la società come opera d'arte". Un'"utopia", senza dubbio. Ma le u topie muovono la storia. E il vec chio Marcuse forse ha ancora qualcosa da dire alla civiltà del Du emila, che si preannuncia ogni giorno più dominata da uno sviluppo tecnologico sempre più accelerato e vertiginoso, che invad e tutti gli ambiti della vita u mana. L'arte e l'estetica, la belle zza in tutte le sue for me e la creatività umana potranno essere - anche se non nella misura dell'utopia marcusiana - un qualche antidoto? Una delle più grandi intuizioni marcusiane fu questa: di fronte al fallimento n ovecentesco delle previsioni di Marx, e gli apportò notevoli modifiche teor iche alla dottrina originaria, suggerendo, ad esempio, che se è vero che nel Novecento lo scontro di classe sembra essere sfumato nel mondo occide ntale, è altrettanto vero che tale scon tro non si è dileguato, ma si è semp licemente spostato su un nu ovo fronte: la nuova lotta è combattuta tra Paesi capitalisti del mondo occidentale e Paesi sfruttati del "terzo mondo", con l'inevitabile conseguenza che anc he gli operai del mondo occiden tale finiscono per essere sfruttatori de l "terzo mondo", in quanto anch'essi siedono al banche tto dei capitalisti, pur accontentandosi delle sole briciole. Breve storia della Scuola di Francoforte 9 H. Marcuse, L’uomo a una dimensione e dell'Istituto per la Ricerca Sociale 1923. Nell'anno della grande crisi tedes ca, con scioper i e tentativi di sovversione s ia da destra che da sinistra, Felix Weil, un giovane studente agiato con simpatie marxiste, avvia la realizzazione a Francoforte di un ambizioso progetto: la formazione di un istituto stabile che dopo non poche incertezze si decise di chiamare semplicemente "Institut für Sozialforschung" (Istituto per la ricer ca sociale). T ale istituto, nelle intenzioni di Weil, avrebbe dovuto studiar e "le complesse connessioni sociali" che "richiedono la cooper azione intellettuale nel l avoro di ricer ca". Dopo aver pensato a L ukàcs e Karl Kors ch (di cui erano appena stati pubblicati rispettivamente Storia e cos cienza di classe e Marxismo e filosofìa), a dirigerlo viene chiamato Kar l Grünberg, professore di legge e scienze politiche dell'universi tà di Vienna, trasferitosi a Francoforte e impropriamente d ef inito il padre dell'"austro -marxismo". L'apertura ufficiale dell'Istituto avviene il 3 febbr aio nella sede provvisoria dei locali di un museo di scienze natur ali. 1924. II 22 giugno viene inaug urato il nuovo edificio. Nel suo discorso d'apertur a Grünber g indica come obiettivo dell'Istituto quello di rompere con la tradizione acc ademica tedesca capace di produrre solo dei "mandarini" fedeli allo status quo e lontani dalla pr atica. Su altri punti centr ali, però, Gr ünberg non incontr a peròil consens o di Horkheimer e degli altri giovani membri dell'Istituto. La fondazione dell'Istituto costituisce un evento epocale nella storia della cultur a tedesca: per la prima volta nell' università tedesca diviene possibile insegnare e studiar e il marxismo e la storia del movimento operaio; diventa finanche possibile laur earsi su questi temi. 1929. Dimissioni di Grünberg per motivi di salute. Candidati naturali alla successione er ano gli economisti Fr iedr ich Pollo ck e Henryk Grossmann. M ax Horkheimer non er a ancora or dinario. 1930. Horkheimer pubblica "Gli inizi della filosofìa borghes e della storia", uno studio su M achiavelli, Hobbes, e Vico. Con questo lavoro, gr azie ad accordi interni con Pollock (compromesso p oliticamente per la sua partecipazione attiva ai Consigli operai di Monaco), Weil e all'appoggio di Paul Tillich, cons egue la docenza e assume la direzione dell'Istituto. 1931. Il 24 gennaio 1931 Horkheimer pronuncia la sua prolusione in occasione dell'as sunzione della cattedra di filosofia sociale e della dir ezione dell'Istituto, intitolata "La posizione attuale della filosofia sociale e i compiti di un Istituto per la Ricerca Sociale", nella quale Horkheimer individua in Hegel una filosofia sociale in nu ce, indifferente per ò nei confronti della felicità e della virtù degli uomini s ingoli. Nella prolusione c'è anche un accenno favorevole a Essere e tempo di Heidegger, definita "l'unica opera filosofica moderna che non trasfigur a la realtà". Horkheimer però non condivide il pessimis mo di questa "filosofia dell'esistenza dell'uomo singolo". In questo stesso anno anche Adorno ottiene la liber a docenza pr esso l'università di Fr ancoforte gr azie al saggio Kierkeg aard. Costruzione dell'estetico. 1932. Herbert M ar cus e, già assistente di Heidegger a Fribur go, fautore di un marxismo integr ato dall'analitica esistenziale di Essere e tempo, entra a far parte dell'Istituto grazie all'intercessione di Leo Löwenthal (che aveva già favor ito l'ingresso del freudiano Erich F romm), il quale vince le perplessità mostrate da 10 H. Marcuse, L’uomo a una dimensione Horkheimer. Questi intanto nega l'accesso a un giovane filosofo -compositore, collabor atore della Zeitschrift für Sozialfor schung (diretta da Löwenthal), il quale si firma con un doppio nome per metà italiano , Theodor Wies engrund Adorno, a causa della filosof ia "inte rpr etativa" che egli condivide con Walter Benjamin, già autore dell'Origine del dramma barocco tedesco. 1933. Il 30 gennaio il presidente Hindenbur g nomina Hitler cancellier e del Reich. Lo stesso gior no l'abitazione di Hor kheimer e Pollock viene occupata dalle SA. Il 13 mar zo l'Istituto viene perquisito e chiuso per aver "promosso attività antistatali" dalla polizia; successivamente i locali vengono occupati dall'Associazione studentesca n azionalsocialista. La grande biblioteca viene sequestr ata, ma i fondi erano stati accortamente trasfer iti in Olanda già dal 1931. Il 13 aprile Ho rkheimer assieme a Paul Ti llich, Hugo Sinzheimer, Karl Mannheim viene espulso dall'università di Francoforte. La maggio r parte dei membr i dell'Institut si tr asf eris ce all'estero e la direzione provvis oria a Ginevra. 1934. Primo viaggio di Horkheimer negli Stati Uniti. Nicholas Murr ay Butler, rettore della Columbia University offre all'Institut di associarsi all'università mettendo a disposizione uno dei suoi edifici al 429 della 117ma West Street. Cosi l'Institut rivol uzionario e mar xista sbarca nel cuor e del capitalismo. Marcuse arr iva a New York a l uglio, Löwenthal in agosto, Pollock in settembr e. Fromm er a già stato neg li Stati Uniti in occasione di un ciclo di conferenze presso l'Istituto di ps icanalisi dell'università di Chicago. Gr azie all'opera di mediazione di John Maynard Keynes Adorno riesce inta nto a iscriversi come advanced student al M erton College di Oxfor d (e state 1934), co ntinuando però a viver e a B erlino. Continua inoltr e la s erie di contatti epistolari tr a Horkheimer e Adorno, rialla cciati da Horkheimer stesso nell'ottobr e del '34 e miranti a riconquistar e la geni alità del secondo. Essi continuer anno fino a l trasferimento di Adorno a New York, nel f ebbr aio 1938. In s intesi, fra il '34 e il '35 prosegue il processo di collabor azione iniziato negli anni '30 a Francoforte, fra il "materialista della teoria soci ale" Horkheimer e il "materialista ermeneuta" Adorno. 1935. Nel '35 pr endono il via, nell'Istituto, quattro progr ammi di ricerca, prevalentemente incentrati sui rapporti fra autorità e famiglia e che avr ebbero dovuto completare le Studien über Autorität und Familie, ma che non conobbero il loro grado di multidisciplinar ietà e di integr azione. Infatti, la ricerca sull'atteggiamento vers o l'autorità delle studentesse del Sarah Lawrence College a New York, dir etta da Fromm, si protr asse a lungo e fu alla fine abbandonata; per le altr e, decisivo fu il contrib uto di Paul F. Lazarsfeld, un ebreo viennese con simpatie mar xiste, insegnante di matematica poi convertito alla ps icologia, che, giunto negli Usa nel '33 per un progetto di ricer ca, ormai impossibilitato a rientrar e nell'Austria fascista, proseguì là i su oi studi e l'ins egnamento, ricostituendo il Centr o di r icerche di psicologia economica. L'incontro con Horkheimer avvenne proprio nell'ambito della ricerca sull'autorità e fu l'occasione per il nascere di una stretta collaborazione e di aiuto r eciproco, ch e si protrasse f ino agli anni quaranta. 1936. Walter Benjamin pubblica il s aggio su L'oper a d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, un'opera miliare nella storia dell'estetica d'avanguardia. 1937. Max Horkheimer pubblica il saggio "Teoria t radizionale e teor ia critica", il manifesto programmatico della nuova fase dell'Institut. Horkheimer 11 H. Marcuse, L’uomo a una dimensione accentua la n ecessità del momento pratico -s ociale implicato in ogni teoria: il puro pensiero non r icava da se stesso finalità pratiche, ma deve comprender l e come r isultanti della totalità sociale: "Rispetto al ruolo dell'esperienza c'è una differenza tra la teor ia tr adizionale e quella critica. I punti di vista che quest'ultima r icava come fini dell'attività umana dall'analisi stor ica, sopr attutto l'idea di un'organizzazione sociale razionale... sono immanenti al lavoro umano". Il superamento della teoria tradizionale è dunque il r ifiuto di separ are la descrizione della realtà dalla sua critica: "Pensare l'oggetto della teoria come separato da ess a falsa il q uadro e conduce al quietismo o conformismo". 1938. Theodor Wiesengrund Adorno lascia Oxford, dove aveva sperato di ottener e il dottorato con un lavoro su Die phänomenologischen Antinomien Prolegomena zur dialektischen Logik con Gilbert Ryle, per emigr a r e negli Stati Uniti ed entrar e a f ar parte dell'Istituto. Erich Fromm, invece, dopo una lunga serie di polemiche, lo abbandona. Si accentuano gli scontr i nel gruppo sul giudizio da dar e sulla Unione Sovi etica e i pr ocessi staliniani. 1940. Il 26 settembr e, bloccato sul confine fr anco -spagnolo, Walter Benjamin si suicida col veleno. 1941. M arcuse, Kircheimer e Neumann entrano al servizio di un settor e specifico del controspionaggio americano (l'OSS, Office of Str ategic Services), il servizio di intelligen ce sulle attività strategiche. M arcuse pubblica Ragione e rivoluzione: Hegel e il sorger e della teoria sociale. I l pensiero hegeliano, interpretato come "trionfo della filosofia", segna anche l'abdicazione di questa, la fine della pur a teor ia s enza che que sto implichi la fine del pensiero critico: dopo H egel il "compito della r agione", scrive M arcus e nell'Introduzione, "s i trasferisce ai campi della teor ia sociologica e della prassi sociale". La fine della filosofia pura, della teoria tr adizionale, segna il sorger e della teoria cr itica della società. 1944. In una versione ciclostilata delle edizioni dell'Institute of Social Research es cono i Philosophische Fragmente, ovvero la prima versione di quella che più tardi s arà intitolata Dialektik der Aufklärung, la pietra miliare della nuova versione della teoria critica. 1947. Adorno e Horkheimer pubblicano presso l'editor e Querido di Amsterdam la versione definitiva della Dialettica dell'I lluminismo. Esce anche Eclisse della r agione di Horkheimer pr esso la Col umbia University Pr ess. 1949. Il 13 luglio con l'appoggio dei comandi delle truppe alleate fu ricreata per Horkheimer la cattedra che er a stata abolita nel 1933. Questa fu la pr emessa per il ritorno dell'Istituto, della sua biblioteca e dei fondi a Fr anc oforte anche se molti membri, primo fra tutti Horkheimer, accettarono di far ritorno in Germania solo a cond izione di poter cons ervare la doppia cittadinanza. 1950. Adorno vicedir ettore. Cinque anni dopo diventa condirettore allo stesso grado di Hor kheime r. L'Istituto r iprese a lavor are in un edificio provvisorio adiacente alla vecchia sede che era stata distrutta da un bombardamento. L'anno successivo vi ene inaugurata la nuova sede. 1951. Es cono le celeberrime meditazioni sulla vita offes a di Adorno, ovv ero i Minima Moralia. 1955. Mar cuse pubblica Eros e civiltà. 1964. Appar e, ancor a di Marcuse, L'uomo a una dimensione. 1966. Adorno porta a termine la Dialettica negativa. Il 22 maggio lo Sds organizza all'università di Fr ancoforte il "Congresso sul Vie tnam". E' il primo 12 H. Marcuse, L’uomo a una dimensione atto pubblico dell'opposizione extraparlamentare ma anche l'inizio della rottur a tra gli studenti e il loro padr e spirituale Adorno. 1967. Nel luglio M arcuse, ormai su posizioni apertamente polemiche rispetto agli altri r appresentanti d ella Scuola appar e in pubblico accanto a Rudy Duts chke sulla tribuna della Fr eie Universität di Berlino. 1968. Habermas formula una teoria cr itica dell'epistemologia in Conoscenza e interesse. 1969. II 31 gennaio gli studenti occupano i locali dell'Istit uto a Fr ancoforte e Adorno è costretto a interrompere il corso Einleitung in dialektis ches Denken. Successivamente, temendo un'occupazione, chiama la polizia, che arr esta 76 studenti, fra cui Hans -Jürgen Krahl. Haber mas rivolge al movimento la cr itica poi ritrattata di "azionismo irrazionalista e di fascismo di sinistra". Il 6 agosto durante le f erie in Svizzer a Adorno muor e per un infarto. La sua morte assume il significato di una cesura radicale: i giovani abbandonano definitivamente Francoforte. 1971. Anche Habermas las cia Francoforte per assumer e la car ica di direttor e dell'Istituto M ax Planck di Starnberg. Dirigerà una r icerca plur iennale sulle condizioni di vita nel mondo tecnico -scientifico. Congedandos i da Horkheimer afferma che in f uturo spetterà s empre più alle s cienze sociali il compito di formare giur isti, economisti e ins egnanti. E' una pr esa di distanza non solo dalla Scuola di Francoforte, ma anche dal ruolo istituzionale della filosofia stessa. 1973. Morte di M ax Horkheimer. 1979. Morte di Herbert Marcus e. 1981. Habermas pubblica la Teoria dell'agire comunicativo e torna a insegn are a Francoforte. E' la svolta della teoria critica in direzione del linguaggio e dell'inter so ggettività, in un r innovato confronto interdisciplinar e con le scienze umane. 1993. Axel Honneth succede a Habermas sulla cattedra di filosofia a Francoforte. Con la pubblicazione di Kampf um Anerkennung. Zur moralis chen Grammatik sozialer Konflikte la ter za generazione di teorici cr itici riscopr e Hegel come chiave di volt a per la comprensione dei conflitti sociali della tarda modernità. Bibliogr afia (scelta) Albrecht, Clemens - Behrmann, Günther C. - Bock, Michael - Homann, Harald - Tenbruck, Friedrich H., Die intellektuelle Gründung der Bundesrepublik. Eine Wi rkungsgeschichte der Frankfurter Schule, Campus Verlag, Frankfurt a. M. 2000 Demirovic, Alex: Der nonkonformistis che I ntellektuelle. Die Entwicklung der Kritischen Theor ie zur Frankfurter Schule. Suhrkamp, Fr ankfurt a. M. 2000 Früchtl, Josef - Calloni, M arina (a cur a di), Geist gegen den Zeitgeist. Erinnern an Adorno, Suhrkamp, Fr ankfurt a. M. 1991 Jay, Martin: The Dialectical Imagination. A History of the Frankfurt School and the Institute of Social R esear ch, 1923 -1950. Little, Brown & Co., Boston/Toronto 1973 [trad. it. L'immaginazione dialettica. Stor ia della Scuola di Francoforte e dell'Istituto per le ricerche sociali 1923 - 1950, Einaudi, Torino 1979] Wiggershaus, Rolf : Die Fr ankfurter Schule. Ges chichte. Theoretische Entwicklung. Politische Bedeutung. Carl Hanser Verlag, München -Wien 1986 13 H. Marcuse, L’uomo a una dimensione [trad. it. L a Scuola di Francoforte. Storia. Sviluppo teorico. Significato politico. Bollati Boringhieri, Torino 1992] (A cur a di Alessandro Bellan e Alessandr a Gr ompi) L’UOMO A UNA DIMENSIONE "Una confortevole, levigata, ragi onevole, democr atica non libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno di progresso tecnico". Con questa fr ase significativa inizia la lucida analisi di Herber t Marcus e della società nella quale viviamo, in per enne bilico tra la pace e la guerr a: la società industriale avanzata diventa più ricca, più grande e migliore mano a mano che aumenta il pericolo. La struttura della dif esa rende la vita più facile ad un numero crescente di persone ed estende il dominio dell’uomo sulla natura; in queste c ircostanze, i nostri mezzi di comunicazione di massa tr ovano poche difficoltà nel vender e interessi particolar i c ome s e fossero quelli di tutti gli uomini r agionevoli. I bisogni politici della s ocietà diventano bisogni ed aspir azioni individuali, la loro soddisfazione f avor isce lo sviluppo degli affari e del bene comune, ed entr ambi appaiono come la per sonificazione stessa della ragione. D’altro canto, la sua produttività tende a distrugger e il libero s viluppo di facoltà e bisogni umani, la sua pace è mantenuta da una costante minaccia di guerra, la sua cres cita si fonda sulla repr essione delle possibilità più ver e per r ender e pacifica la lotta per l’esistenza. Le capacità intellettuali e materiali della società contempor anea sono smisuratamente più grandi di quanto siano mai state, e ciò significa che la portata del dominio della società sull’individuo è smisuratamente più grande di quanto sia mai stata. Il modo vigente di organizzare una società è posto quindi a confronto con altri modi possibili, che si r itiene offrano miglior i opportunità per alleviare la lotta dell’uomo per l’esistenza: una specifica pr atica stor ica è posta a confronto con le sue alternative storiche. Il fatto che la grande maggioranza della popolazione accetta ed è s pinta ad accettare la società presente non rende questa meno irrazionale e meno riprovevole. Gli uomini devono trovare la via che porta dalla fals a coscienza alla coscienza autentica, dall’interess e immediato al loro interesse reale. È possibile far questo solamente s e si av verte il bisogno di mutar e modo di vita, di negare il positivo e di rif iutar lo. È prec is amente questo bisogno che la società costituita si adoper a a repr imere, nella misura in cui essa è capace di "distribuir e dei beni" su scala sempr e più ampia e di us are la conquista scientifica della natura per la conquista scientifica dell’uomo. Nella società industriale avanzata, l’apparato tecnico di produzione e di distribuzione funziona non come la somma di semplici strumenti, che possono essere isolati dai loro ef fetti sociali e politici, ma piuttosto come un sistema che determina a prior i il prodotto dell’apparato produttivo, tendente quindi a diventare totalitario in quanto determina non soltanto le occupazioni, le abilità e gli atteggiamenti socialmente r ichiest i, ma anche i bisogni e le aspir azioni individu ali. In tale modo esso dissolve l’opposizione tr a esistenza pr ivata ed esistenza pubblica, tr a i bisogni individuali e quelli sociali. Di fronte ai tr atti totalitari di questa società, la nozione tradizionale della "neutr alità" della tecnologia non può più es sere sostenuta. La tecnologia come tale non può esser e isolata dall’uso cui è adibita; la società tecnologica è un 14 H. Marcuse, L’uomo a una dimensione sistema di dominio che prende ad oper are sin dal momento in cui le tecniche sono concepite ed elaborate. L’analisi di M arcus e è centrata su tendenze che operano nelle società contemporanee più sviluppate, all’interno ed all’esterno delle quali vi sono larghe zone nelle quali queste ancora non pr evalgono. Il Sessantotto e L’uomo a una dimensio ne Il '68 fu l'anno della contestazione in tutto il mondo e al riguardo un importante ruolo fu svolto dagli studenti. La ribellione giovanile che ebbe origine negli USA per poi dilagare nell'Eur opa occidentale e in alcuni paesi dell'est eur opeo fu l'ef fet to di una crisi che s i era andata preparando negli anni precedenti il 1968. L'intervento dell'URSS in Cecoslovacchia con il crollo del mito dell'Unione Sovietica, guida del socialismo reale, l'aspro conflitto tra l'URSS e Cina, la guerra USA nel Vietnam, l e dubbie prospettive di uno sviluppo indefinito anche delle economie più ricche, i movimenti di liberazione dell'Africa nera, le lotte contro i regimi dittatoriali dell'America latina furono altrettanti detonatori della protesta giovanile, e nella particol are situazione italiana, la disoccupazione gi ovanile, la burocratizzazione del sistema universit ario, l'affermazione di un potere studentesco. In Italia e all'estero l'irrequietezza degli studenti, il rigetto dell'ordine costituito, lo smarrimento intellet tuale assunsero una carica che può esser e definita di carattere rivoluzionario e la loro contestazione, attr aver so vari stadi, diventò globale. Essa cominciava nell'ambito della scuola: le condizioni arr etrate in cui si svolgevano, in molti nostri atenei, la vita universitar ia e la ricer ca s cientifica, la rigidità della or ganizzazione degli studi poco aderente alle esigenze di una società in sviluppo, le sempre auspicate ma sempre rinviate riforme degli studi, avevano offerto più di un motivo alla protesta studentesca. La prima bandier a della contestazione fu la denuncia dell'autoritarismo; molti ragazzi contestavano un certo modo di es ercitare l'autor ità in modo sbrigativo, perentorio, assoluto che corrispondeva a modelli culturali ormai respinti, si diffondeva l'utopia dell'uguaglianza assoluta di una s ocietà in cui nessuno avrebbe comandato: l'orizzonte della contestazione si allar gava, le vibrazioni del mov imento studentesco entr avano in sintonia con atre vibr azioni in Italia e fuori, m aturava la sollevaz ione sindacale in una lunga vigilia dell'autunno caldo. Il mov imento studentesco diventava un movimento di estrema sinistra, infiammato dalle speranze di rivoluzione. Dalla scuola la contestazione s i er a es tesa all'intera s ocietà, una società da cui tutto discendeva, non solo la scuola stessa, vecchia, co rrotta, inutile, ma tutto quanto di male esisteva nel mondo, secondo la mentalità di ogni rivoluzionario che attribuisce all'ordinamento vigente ogni ingiustizia dell'Universo. Si voleva, quindi, trasformare il mondo del futuro, cambiar e il s istema nel suo insieme. La realtà studentesca italiana, partita dalla prima occupazione di Pisa l'8 febbraio 1967 visse momenti di duri scontri con la polizia come la famosa "batt aglia" di Valle Giulia a Roma, primo magg io tra gli studenti e for ze dell'ordine. Gli studenti, che non si limitavano più a s emplici rivendicazioni sugli esami, accusati di pigr izia, di volere esami più facili per essere promossi senza fatica, es igevano ormai obiettivi più impo rtanti e tentarono di coinvolger e le fabbriche e i sindacati ma questi non si lasciarono coinvolger e e così lo Stato 15 H. Marcuse, L’uomo a una dimensione vinse e gli st udenti ottennero ben poco. La s cuola r imase quella che era, eppur e come ci dice Fr ancesco Alberoni, che viss e appieno questi anni, "con il '68 l'italiano ha sc operto a fondo i suoi diritti, il gusto della libertà, ha perso la riverenza verso le tradizioni oppressive, ha rotto col passato per poter evolver e". Il '68 è stato visto quindi come un momento positivo, un passo importante per lo sviluppo degli italiani, una pr esa di coscienza delle proprie potenzialità, ma c'è anche chi ha v oluto porre l'accento, come Piero Ottone, giornalista dal cui articolo abbiamo tratto rifer imento, sulla frustrazione della s confitta che potrebbe essere una de lle reaz ioni del nascente terrorismo che insanguinò il nostro paes e negli anni che seguirono il '68. Questi moti sessantottini non furono né improvvisati né tant omeno nacquero spontanei, ma come ogni movimento ebbero una base ideologica. Tale base fu fornita dalla "Scuola di Francoforte" e soprattutto dai testi di H. Mar cuse (Eros e Civiltà, ed ito nel 1955 e "L'Uomo a una dimensione", edito nel 1964). La scuola di Fr ancoforte, formatasi a partire dal 1922 pr esso il celebre "Istituto per la ricer ca sociale", sul pi ano filosofico è sostanzialmente una teor ia critica della società presente alla luce dell'ideale rivoluzionario di un'umanità futura, libera e dis alienata. Essa intende porsi come pensiero cr itico e negativo nei confronti dell'es iste nte, teso a smascher arn e le contraddizioni profonde e nascoste mediante un modello utopico in grado di fornir e un'incitazione rivoluzionaria per un suo mutamento radic ale. M arcuse, uno dei maggiori esponenti della scuola di Francoforte polemizza, appunto, contr o la società repressiva in difes a dell'i ndividuo e della sua felicità, e con le sue opere fomenta quindi e dà la base r azi onale, filosofica al movimento del '68. Già in "Eros e Civiltà" Mar cuse r itiene che la società di clas se si sia sviluppata r eprimendo gli istinti e la r icerca del piacere degli uomini impedendo agli uomini la liber a soddisfazione dei suoi bisogni, de lle sue pas sioni. L'istintività, il piacere sono stati asserviti da ciò che lui chiama "principio della prestazione" cioè la direttiva di impiegare tutte le e nergie psico-fisiche dell'individuo per scopi produttivi e lavor ativi. Ma la civiltà della prest azione non può far tacer e del tutto gli impulsi primordiali verso il piacere, la cui memoria è cons ervata dall'inconscio e dalle sue fantasie. Inoltre Marcuse r itiene che tale pr incipio di prestazione abbia creato "le pr econd izioni storiche per la sua stessa abolizione" poiché lo sviluppo tecnologico e l'automatismo hanno p osto le premesse per una diminuzione radicale della qua ntità di energia investita nel lavor o, a tutto vantaggio dell'eros e di un lavoro quale attività liber a e cre atrice. L'Utopia di M arcus e è, in sostanza, il desider io di un paradiso ricr eato in base alla conquista della civiltà. Nell'Uomo a una dimensione M ar cuse r iprende e r adicalizza i vari motivi di critica della società tecnologica avanzata. L'uomo a una sola dimensione è l'individuo alienato della società attuale, è colui per il quale la r agione è identificata con la realtà. Per lui non c'è più distacco tra ciò che è e ciò che deve essere , per cui al di fuori del sistema in cui vive non ci sono altr i possibili modi di esser e. Il sistema tecnologico ha, infatti, la capacità di f ar appar ire razionale ciò che è irrazionale e di stordir e l'individuo in un fr enetico universo cosmico in cui poss a mimetizzarsi. Il sistema s i ammanta di forme pluralistiche e democr atiche che però sono puramente illusorie per ché le d ecisioni in r ealtà sono s empre nelle mani di pochi. "Una confortevole, levigata, ragionevole, democr atica non libertà – egli afferma - 16 H. Marcuse, L’uomo a una dimensione prevale nella civi ltà industriale avanzata segno di progresso tecnico"; la stessa toller anza di cui si vanta tale società è repressiva perché è valida soltanto riguar do a ciò che non mette in d is cussione il sistema stesso. Tuttavia la società tecnologica non ries ce ad imbav agliar e tutti i problemi e soprattutto la contraddizione di fondo che la costitu is ce, quella tr a il potenziale possesso dei mezzi atti a soddisf are i bisogni umani e l'indirizzo conservatore di una politica che nega a taluni gruppi l'app agamento dei bisogni pr imari e stordisce il resto della popolazione con l'appag amento dei bisogni fittizi. Tale situazione fa sì che il soggetto rivoluzionario non s ia più quello individuato dal marxis mo classico, cioè la classe oper aia, in quanto questa si è completamente integr ata nel sistema, bensì quello rappresentato dai gruppi es clusi dalla benestante società, quello che Marcuse in un passo chiave del suo libro des crive come: "il sostrato dei r eietti e degli stranieri, degli sfrutt ati e dei perseguitat i di altre razze e di altri color i, dei disoccupati e degli inabili. Essi permangono al di fuori del processo democr atico, la loro pr esenza prova quanto sia immediato e reale il bisogno di porre fine a condizioni e istituzioni intollerabili. Per ciò la loro opposizione è rivoluzionaria anche se non lo è la loro coscienza. Per ciò la loro opposizione colpisce il sistema dal di fuori e quindi non è sviata dal s istema; è una forza elementar e che viola la regola del gioco e così facendo mostra che è un gioco tr uc cato". Questi gruppi possono incarnare il Gr ande Rifiuto, l'opposizione totale al sistema e porre le bas i per la traduzione dell'utopia in r ealtà, anche se le capacità economiche e tecniche degli Stati sono abbastanza ampie da permettere aggiustamenti e co ncessioni a favor e dei sott oproletari e le loro forze armate sono abbastanza addestrate ed equipaggiate per far fronte alle s ituazioni di emergenza. Tuttavia lo spettro è di nuovo presente dentro e fuor i i confini delle società avanzate. In uno scritto del 1967 Marcus e ha parlato di una fine dell'utopia, alludendo al f atto che esistes sero le precond izioni mater iali e tecniche, i "luoghi" dove le utopie potessero finalmente abba ndonare i "non luoghi" dell'astr azione e concr etizzarsi nella r ealtà; tuttavia, d obbiamo ribadirlo, ciò er a soltanto una possibilità e per questa possibilità, per il gr ande r ifiuto, molti hanno dato e danno la loro vita. Parlando dell'"Uomo a una dimensione" il sociologo Luciano Gallino afferma che "esso anticipa i ter mini delle questi oni odierne e ciò lo fa appar ire moderno. Esso può sembrar e un libro scomodo, irritante, poiché non privo dell'arroganza di chi pr esume di possedere un intelletto dalle capacità diagnos tiche quasi infallibili, come d'altronde appaiono la maggior parte dell e opere della scuola di Francoforte. Ma è anche un libro che obbliga a riflettere su ciò che dobbiamo decider e e far e, qui e ora al fine di trasfor mare noi stessi e la s ocietà in cui viviamo, in direzione di un'esistenza che non sia come l'attua le, il r egn o di un'abile e preveggente applicazione di mezzi efficienti per scopi presi alla cieca, ma un'esistenza in cui la r agione oggettiva, con la sua capacità di individuar e l'essenza della r ealtà sugger isca i nostri scopi e le correlative azioni, stabilendo e interior izzando nuovi rapporti con società fino ad ora sottopr ivilegiate che non sono più disposte ad accettare l'attuale disuguaglianza dei pr ivilegi, prima che sia la storia, se non domani, ma forse domani l'altro, a tr asformare brutalmente noi in strumenti dei suoi scopi più ciechi". BIBLIOGRAFIA RECENTE 17 H. Marcuse, L’uomo a una dimensione BIBLIOGRAFIA ITALIANA Raffaele Landani, Politica come movimento. Il pensiero di Herbert Marcuse , Il Mulino, Bologna, 2005 Jürgen Habermas, Profili politico-filosofici. Heidegger, Gehlen, Jaspers, Bl och, Adorno, Lowith, Arendt, Beniamin, Scholem, Gadamer, Horkheimer, Marcuse , Guerini e Associati, 2000 Leonardo Casini, Arte, sensualità e liberazione nel pensiero di Herbert Marcuse, Carocci, 1999 M. Teresa Pansera, L'uomo e i sentieri della tecnica. Heidegger, Gehlen, Marcuse, Armando, Roma, 1998 E. Arrigoni ( a cura di), "L'uomo a una dimensione" di Marcuse e l'alienazione dell'individuo nella s ocietà contemporanea secondo gli autori della Scuola di Franc oforte, Paravia, Torino, 1990 Hauke Brunkhorst - Gertrud Koch, Marcuse, Massari, 1989 G. Palombella, Ragione e immaginazione. Herbert Marcuse 1928 -1955, De Donato, Bari, 1982 Leonardo Casini, Marcuse maestro del '68 , Il Poligono, Roma, 1981 Paul A. Robinson, La sinistra freudiana. Wilhelm R eich, Géza Ròheim, Herbert Marcuse, Astrolabio, Roma, 1970 Scritti Marcuse, Herbert: negazioni (Boston: Beacon Press, 1968). Marcuse, Herbert: R agione e r ivoluzione (New York: Oxford University Press, 1941; r istampato Boston: Beacon Press, 1960). Marcuse, Herbert: Eros e civiltà (Boston: Beacon Press, 1955). Marcuse, Herbert: mar xismo sovietico (New York: Columbia Univer sity Press 1958, seconda edizione 1988). Marcuse, Herbert: One Dimensional M an (Boston, Beacon Pr ess, 1964; seconda edizione, 1 991). Marcuse, Herbert: un s aggio su Liber azione (Boston, Beacon Pr ess, 1969). 18 H. Marcuse, L’uomo a una dimensione Marcuse, Herbert: Controrivoluzione e rivolta (Boston, Beacon Press, 1972). Marcuse, Herbert: studi in f ilosofia cr itica (B oston: Beacon Press, 1973). Marcuse, Herbert: la dimensione estetica (Bos ton: Beacon Press, 1978). Riferimenti e Approfondimenti Alford, Fred C.: La scienza e la r ivincita della natur a: Mar cuse e Habermas (Gainesville, University of Flor ida Press, 1985). John Bokina e Timothy J. Lukes, editori, Marcuse: nuove prospettive (La wrence, Kansas University of Kansas Pr ess, 1994). Institut Sozialfors chung lontano: Kritik und im Werk von Utopie Herbert Marcuse (Frankf urt: Suhrkamp, 1992). Kellner, Douglas: Herbert Marcuse e la crisi del mar xismo (Lond ra e Berkeley: Macmillan e University of Califor nia Press, 1984). Lukes, J . Timothy: La fuga in Inter iorità: una mostra e la critica della teoria di Herbert Mar cuse di Estetica liber ative (Cranbury, NJ , Londr a e Toronto: Associated University Presses, 19 86). Robert Pippin, et al, editori, Marcuse. La teoria critica e la promessa di Utopia (South Hadley, Mass.: Bergin e Gar vey, 1988). SITOLOGIA http://it.wikipedia.or g/wiki/Herber t_Mar cus e#Biogr afia http://www.histor y.ucsb.edu/faculty/mar cus e/herbert.htm http://it.wikipedia.or g/ wiki/Herbert_Mar cus e#Opere_principali http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=M arcuse.html http://www.filosof ico.net/mar cuse.htm http://www.uta.edu/huma/illuminations/kell12.htm e http://it.wikipedia.or g/wiki/Herbert_Mar cus e#L.27 uomo_a_una_dimension http://www.filosof ico.net/onedimensionman1.htm http://www.uta.edu/huma/illuminations/kell13.htm http://www.swif .uniba.it/lei/r assegna//980715a.htm 19 H. Marcuse, L’uomo a una dimensione http://www.swif .uniba.it/lei/r assegna/marcuse.htm http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=3084 http://www.gianfr ancobertagni.it/materi ali/filosofiacritica/bedeschi2.htm http://venus.unive.it/cortella/crtheor y/histor y/history.html 20