Esame di stato a.s. 2008/2009 Lorenzo Coniglione classe 5°M tesina LIBERTÀ E POTERE Motivazioni Ho deciso di esplorare questo tema, il rapporto tra la libertà umana e il potere, e, di conseguenza, il rapporto tra l'azione dell'individuo e la struttura della società, nel pensiero di Marcuse per interesse personale. Penso che un'adeguata comprensione, o per lo meno un adeguato tentativo, della società in cui viviamo sia il presupposto fondamentale per decidere come agire o come non agire. Come autore di riferimento ho usato Herbert Marcuse e il suo testo fondamentale, “L'uomo ad una dimensione”, scritto nel 1964 e pubblicato nel 1967 in Europa, perchè penso che compia un'analisi molto completa e perchè cerca delle soluzioni, riconoscendo la profonda ingiustizia del sistema di potere e la necessità di un cambiamento su vasta scala. Ho anche fatto riferimento ad un altro caposaldo del pensiero Marcusiano: “Eros e civiltà”, sopratutto per quello che riguarda il concetto di “principio di prestazione”. Le teorie di Marcuse hanno avuto una profonda influenza in tutta Europa per un arco di tempo pluridecennale, ovvero nel periodo che va dalla metà degli anni sessanta all'inizio degli anni ottanta, ovvero quando diversi gruppi portarono avanti, in molteplici forme e con molte contraddizioni, un tentativo di rinnovamento strutturale che investisse non solo i rapporti politici ed economici (democrazia diretta, autogestione, liberazione del e dal lavoro) ma anche i rapporti tra gli equilibri, per la costruzione, fondamentalmente, di una società più libera, in cui venissero a meno le forme di dominio. Come finirono quei tentativi lo sappiamo, ma secondo me, non si può relegarli a pura e semplice utopia e paccotaglia ideologica. Il rapporto tra libertà e potere in Marcuse Herbert Marcuse (1898-1979) è stato uno dei più importanti autori della così detta Scuola di Francoforte, ovvero l'indirizzo di pensiero nato all'interno dell'Istituto di Studi Sociali di Francoforte negli anni venti, e successivamente all'avvento del nazismo migrato negli USA ed in Inghilterra, dove i suoi esponenti continuarono, tra diverse avversità, il loro lavoro. Questi teorici erano tutti di estrazione marxista, ma per loro venne coniata la nuova definizione di “Teoria critica”, in quanto nei loro scritti si palesa un superamento del marxismo ortodosso, rilevato il suo parziale anacronismo, e una forte critica dei sistemi politici, primo tra tutti quello sovietico, nati dall'applicazione delle teorie di Marx. Il testo più importante scritto da Marcuse è “L'uomo ad una dimensione”, scritto nel 1964. In questo testo Marcuse procede con una serrata critica della società occidentale individuando in essa un fortissimo portato repressivo ed una falsa libertà. Principale elemento della repressione all'interno della società è il tentativo da parte del potere di soffocare l'immaginazione dell'individuo, ovvero la sua capacità di trascendere l'esistente per immaginarne uno migliore. Inutile dire che se le possibilità stesse di immaginare un mondo migliore vengono eliminate, diviene impossibile tentare di realizzare un mondo diverso da quello attuale. La critica alla moderna società occidentale Marcuse chiama la società occidentale contemporanea “Società Industriale Avanzata”. Società industriale in quanto è basata sulla presenza dell'industria, ovvero della capacità di produrre in massa beni di consumo, avanzata perchè è un'evoluzione della società industriale ottocentesca, in quanto alla produzione di massa si è coniugata la società di massa. Per società di massa si intende una società atomizzata, in cui l'individuo ha perso un punto di vista sulla società generale e il suo orizzonte di comprensione della realtà è molto ristretto. Il punto di forza di questa società sta nella sua organizzazione tecnica, ovvero nell'organizzazione perfettamente razionale di tutta la natura. Il suo scopo è il dominio totale della natura, intesa come realtà non ancora razionalizzata e sfruttabile economicamente, compresa la “natura umana”. In questo contesto si determina una vera e propria “paralisi della critica” in quanto la critica è privata dei suoi tradizionali strumenti razionali, se la società è razionale, contestarla significa porsi in modo irrazionale, di comprensione e trascendenza. Diviene anche impossibile proporre alternative, in quanto esse verrebbero immediatamente giudicate come irrazionali. Ma la razionalità è realmente razionale? A giudicare dalle enormi contraddizioni, come il divario economico tra aree geografiche, interne alla società la risposta è no, se si ritiene razionale una più equa ridistribuzione delle risorse. Ma in una società del genere la razionalità politica, ovvero la volontà di chi detiene il potere, e la razionalità tecnica, ovvero l'insieme degli strumenti per realizzare questa volontà, si trovano a coincidere automaticamente perchè nella visione marcusiana il potere scientifico non è affatto neutrale perchè totalmente soggetto a meccanismo politicieconomici che permettono il suo perpetuarsi. Un esempio illuminante in tal senso è la ricerca sulle arme di distruzione di massa: razionalmente non è desiderabile creare delle armi che mettono a repentaglio la sopravvivenza stessa della specie umana e dell'intero ecosistema, ma, essendo legati a doppio filo, il sistema scientifico continuerà a progettare e a creare armi sempre più potenti, quindi sempre più irrazionali, con i mezzi a lui più propri, ovvero la ricerca scientifica e l'organizzazione scientifica della produzione, per il sistema politico, che garantisce al sistema scientifico l'esistenza tramite i fondi economici per la ricerca stessa. In questa società è avvenuta una vera e propria colonizzazione dell'inconscio, ad opera dei mass-media, parte fondamentale nel sistema unidimensionale, che fa si che i bisogni politici, ovvero di chi detiene il controllo del sistema, ed i bisogni individuali, ovvero di chi il sistema lo subisce, si trovino a coincidere perchè è possibile controllare i desideri dei singoli individui. Tutto questo fa si che l'uomo venga reificato dall'apparato tecnico-politico, divenga un puro strumento per il raggiungimento di un fine che lo travalica, ovvero il progresso, concepito come espansione del dominio. Si arriva al punto in cui la posizione sociale dell'individuo è giustificata razionalmente e quindi l'esistenza dell'ingiustizia sociale si auto-giustifica con la propria stessa esistenza. La democrazia come totalitarismo Con le teorie di Marcuse viene coniato il termine di democrazia totalitaria, ovvero di una democrazia del tutto apparente, che nasconde in realtà l'impossibilità reale di una scelta da parte del singolo. La democrazia occidentale, secondo Marcuse, non lascia la libertà di scegliere che tipo di vita si vuole, perchè tutto è già pianificato e la scelta dell'individuo si riduce ad una scelta tra diversi beni di consumo, intesi anche come stili di vita accettati dal sistema perchè innocui. Ma come si è giunti a questo punto? Che fine hanno fatto le contraddizioni della società ottocentesca, come lo scontro tra classi? Marcuse risponde che queste contraddizioni sono state inglobate e comprese dal sistema stesso. Con la diffusione dei beni di consumo, ed il miglioramento generale delle condizioni di vita all'interno della classe operaia (definizione che già all'epoca di Marcuse comincia a perdere di senso, tanto più che a breve si comincerà a parlare di proletariato intellettuale) è stata sedata la conflittualità tra le classi ma non sono state eliminate le strutture ed i meccanismi che portavano a questa conflittualità, ovvero lo sfruttamento dell'uomo. In questo contesto perde anche di senso lo scontro tra le forze politiche istituzionali, in quanto esse si riconoscono, fondamentalmente, all'interno del sistema vigente. L'uomo, è diventato, infine, un uomo ad una dimensione, in quanto sia il suo essere sociale, status sociale, ruolo, etc, che i suoi desideri individuali, sono determinati razionalmente dalla società. La critica all'URSS Quindi quale è l'alternativa alla Società Industriale Avanzata? Forse l'alternativa è il sistema sovietico dell'URSS? No, sicuramente no, questa è la risposta che da Marcuse: l'URSS ha, sostanzialmente, tradito la rivoluzione e la guida del paese non è in mano al proletariato ma alla burocrazia del partito. Inoltre, anche se in modo differente, si ripropongono le strutture del dominio della società industriale avanzata. In questo contesto appare strano che molti, che sicuramente conoscevano le teorie di Marcuse e si riconoscevano in parte di esse, si fecero abbagliare dal miraggio della rivoluzione culturale fatta dal maoismo in Cina, e che altro non fu che un modo per eliminare la dissidenza interna al partito stesso. E quindi? Il Grande Rifiuto In questa situazione cosa si può fare? Rassegnarsi? No, una speranza vi è ancora, ed è la speranza data dai marginali, dagli esclusi, dagli emarginati, da chi si accorge e subisce dell'ingiustizia di questo sistema. Perchè “È solo a favore dei disperati che ci è data la speranza”, come ebbe da dire Walter Benjamin (citato nell'ultima pagina de L'uomo ad Una dimensione). La possibilità di un avvenire diverso non è nelle riforme, che saranno sempre interne al sistema, ma è in chi ha applica il Grande Rifiuto, ovvero in chi rifiuta la Società Industriale Avanzata, la rigetta, mostra le contraddizioni e le enormi ingiustizie di cui essa è portatrice. È un capovolgimento del paradigma marxista, in quanto il soggetto rivoluzionario non è più il proletariato, oramai cooptato dal sistema sociale, ma è il sottoproletariato, che con la sua stessa esistenza di miseria e di dolore dimostra l'ingiustizia della Società Industriale Avanzata. Il sottoproletariato dimostra che il gioco è truccato. La sua esistenza e la sua capacità di azione sono rivoluzionarie di per sé, anche se non accompagnate da una coscienza rivoluzionaria esplicita. Ma possono dei gesti, dettati dalla disperazione, cambiare il sistema? No, e per questo Marcuse individua la necessità di collegare le istanze portate avanti dagli esclusi, che nell'occidente sono la minoranza, con quelle portate avanti dalle forze residuali del movimento operaio, all'epoca ancora particolarmente forte in Italia e Francia. Nei decenni successivi, però, i movimenti operai perderanno la loro forza rivoluzionaria e verranno inglobati dal sistema economico-politico, contrariamente a quanto Marcuse immaginava. Il Grande Rifiuto segna anche la morta dell'utopia: l'utopia diviene realizzabile, perde il suo carattere utopico. Diviene realizzabile perchè c'è chi ne avrebbe vantaggi immediati, diviene realizzabile perchè vi sono le capacità tecniche. L'immaginazione L'immaginazione, nel discorso di Marcuse, è la capacità dell'umo di trascendere l'esistente e di immaginare una realtà diversa e di metterla in pratica. È contro l'immaginazione che si scagliano gli apparati di repressione, che è il potenziale di liberazione nel negativo, ovvero il potenziale di liberazione dato dalla capacità di negare il reale, di rifiutarlo perchè considerato non desiderabile. Per liberarsi è fondamentale la capacità di immaginare e di creare. Al potere vi deve essere l'immaginazione, come recitava un mai abbastanza ben compreso slogan dell'insurrezione parigina del maggio 68. La liberazione dell'Eros Un altro punto su cui si sofferma Marcuse, non ne “L'uomo ad una dimensione” ma in “Eros e Civiltà” è la modalità con cui le forze creative dell'uomo vengono cooptate dal sistema di produzione. Secondo Marcuse la creatività ed il piacere sono stati asserviti alle necessità di produrre beni di consumo e non. Creatività e piacere tendono così a scomparire perchè assorbiti nell'universo razionale, non solo della Società Industriale Avanzata ma di qualsiasi società che necessiti produzione di massa. In questo discorso si ricollega a Marx che individua l'alienazione dell'operaio nella perdità delle capacità creative che determina l'alienazione del produttore nei confronti del prodotto. Per Marcuse, quindi l'istintività creativa ed il piacere vengono sottomessi al principio di prestazione. Per principio di prestazione si intende il dirigere tutte le energie verso la necessità di produrre beni. L'uomo per liberarsi deve non solo eliminare lo sfruttamento, operazione politico-sociale, ma anche liberare le proprie energie creative, operazione prettamente individuale. Per fare questo è necessario abolire il principio di prestazione stesso, abolibile, o perlomeno riducibile, con la crescente automazione dei lavori più gravosi e meccanici. Ovviamente questa automazione si deve accompagnare ad una presa di coscienza altrimenti non farà altro che rafforzare la tecnocrazia al potere. Con Marcuse vi è il definitivo riconoscimento del ruolo dell'arte e dell'estetica nel percorso di emancipazione umana, dove per emancipazione umana non intendiamo solo la liberazione del singolo individuo ma di una collettività umana. Ne “L'uomo a una dimensione” Marcuse riflette criticamente su quanto scrisse un decennio prima in “Eros e Civiltà”: la tecnologia e la scienza appaiono come non più utilizzabili per la liberazione umana e la liberazione della sessualità umana non ha fatto altro che rafforzare l'ordine costituito, tramite la desublimazione repressiva. L'unica speranza è il Grande Rifiuto. L'influsso italiana dell'opera di Marcuse nell'elaborazione dell'autonomia Rileggendo i documenti politici prodotti dall'autonomia operaia, sia di quella di ispirazione negriana che quella libertaria, appare evidente il profondo influsso che l'opera marcusiana ha avuto nell'elaborazione teorica e nelle pratiche. Durante tutto il corso degli anni settanta è apparso sempre più evidente il distacco tra l'area extraparlamentare di estrema sinistra e gli apparati del partito e sindacati, visti sempre più come organici al sistema di potere capitalistico. Questo distacco esploderà con la contestazione a Lama alla Sapienza a Roma nel febbraio del 1977 e con gli scontri tra il servizio d'ordine di PCI e CGIL e gli autonomi all'università di Torino pochi giorni dopo. Inoltre con la nascita dei “Circoli del proletariato giovanile”, avvenuta nella seconda metà degli anni settanta nelle maggiori città settentrionali, si cerca di coinvolgere sempre di più gli esclusi e gli emarginati, spesso accolti all'interno delle università occupate, rappresentati dai figli dei migranti meridionali che non vengono assorbiti all'interno del sistema di produzione perchè rappresentano un surplus di forze produttive durante un periodi di crisi e ristrutturazioni aziendali. Inoltre gli appartenenti all'ala più creativa del movimento italiano, generalmente chiamati “indiani metropolitani”, pongono sempre di più l'accento sugli aspetti creativi del fare politica e la necessità di liberare il tempo libero, percepito sempre più come tempo del consumo obbligatorio. L'area dell'autonomia, sopratutto quella di ispirazione più libertaria e meno ortodossa, è stata forse l'unica forza sociale che ha tentato di calare le teorie di Marcuse nella storia. Conclusioni L'elaborazione di Marcuse è di grandissimo interesse sia dal punto di vista prettamente intellettuale che da quello politico. Conoscere e riflettere sull'opera di Marcuse fornisce degli strumenti che secondo me sono molto adeguati alla comprensione del nostro presente, che è la Società Industriale Avanzate. Conoscere il mondo in cui ci muoviamo è necessario per potere orientare il proprio agire in base a quello che riteniamo desiderabile per noi stessi. Presenta comunque un grosso punto critico dal momento che è un'analisi con tendenze che si potrebbero definire totalizzanti: tenta di inglobare in essa il totale di tutta la realtà, di leggerla attraverso la propria lente. Ma è possibile avere una comprensione assoluta della realtà sociale? Secondo me no. Ma questo non deve scoraggiare l'individuo nel suo tentativo di comprendere l'universo in cui si muove e di cambiarlo per raggiungere qualcosa di più desiderabile, più in armonia con la propria etica. Perchè qua di etica e non di morale si tratta: conoscere il mondo, orientarsi in esso, criticarlo, creare qualcosa d'altro, non porta ad una salvezza data dall'adesione a valori universali, e spesso trascendenti, come quelli della morale ma porta ad una diversa esistenza che noi stessi ci creiamo, insieme agli altri. Bibliografia Su Marcuse: Herbert Marcuse, L'uomo ad una dimensione, Einaudi, Torino 1999 Herbert Marcuse, Eros e civiltà, Einaudi, Torino 1999 Sul movimento degli anni settanta: diversi documenti senza fonte contenuti in: Autori Vari, ...Ma l'amor mio non muore, DeriveApprodi, Roma 2003 Diego Giachetti, In Attesa di una storia: episodi del '77 a Torino, in Collegamenti Wobbly – Per una teoria critica libertaria, n° 8, nuova serie luglio-dicembre 2005