Il funzionalismo critico di Merton

Il funzionalismo
Qual è la concezione di fondo?
L’idea di base del funzionalismo è che la società è un sistema funzionale, paragonabile a un organismo:
ogni società è un’unità dinamica che per adattarsi all’ambiente e per sopravvivere deve soddisfare
determinati bisogni, come sfruttare le risorse disponibili, mantenersi unita, tramandare modelli culturali,
ecc. Ciò implica un’organizzazione adeguata, ovvero la società deve essere costituita da molteplici
strutture, organizzate e interdipendenti, ognuna con un compito specifico per rispondere a specifiche
esigenze. Il funzionalismo classico si dice anche struttural-funzionalismo: le varie istituzioni (economiche,
politiche, educative, religiose) svolgono ciascuna un dato compito, utile alla sopravvivenza della società
(ogni istituzione ha una specifica funzione). C’è interdipendenza funzionale tra le istituzioni: ognuna è
collegata alle altre e tutte insieme fanno funzionare la società.
Per i funzionalisti la società è simile a un organismo vivente: attraverso complessi meccanismi di
regolazione mantiene la sua stabilità, ovvero tende a conservare il proprio stato normale. Ogni volta che
interviene una perturbazione (squilibrio) il sistema risponde in modo da ripristinare l’equilibrio (principio
dell’equilibrio). Le teorie funzionaliste tendono a dare un giudizio positivo della società e ad avere di essa
una visione ottimistica: la società è vista come un sistema in grado di soddisfare i suoi bisogni e di
autoregolarsi.
Se la società è un sistema funzionale, allora la società andrà studiata attraverso un’analisi funzionale:
dinnanzi a un fenomeno sociale o a un’istituzione, il sociologo si chiederà «a che cosa serve, quale compito
svolge nella realtà sociale».
Quali sono le origini storico-culturali
Le radici del funzionalismo si ritrovano in Comte (esprit d’ensemble: per capire la società non bisogna
fermarsi ai dettagli, ai singoli fenomeni, ma bisogna guardare al sistema nel suo complesso) e soprattutto in
Durkheim, il quale nella sua opera Le regole del metodo sociologico sostiene che studiare la società vuol
dire analizzare le istituzioni e che per capire un’istituzione bisogna capire i compiti che svolge in rapporto ai
bisogni generali dell’organismo sociale.
Il funzionalismo di Parsons
Il modello AGIL
Parsons (1902-1979) ha sintetizzato l’organizzazione funzionale dei sistemi sociali nel noto modello AGIL. Il
presupposto del modello AGIL è che ogni società deve rispondere a 4 «imperativi funzionali» (4 problemi
fondamentali) per sopravvivere e mantenersi nel suo stato normale (di equilibrio). I 4 imperativi funzionali
sono: Adattamento (Adaptive), Raggiungimento dei fini (Goal attainment), Integrazione (Integrative),
Mantenimento dei modelli latenti (Latent pattern maintenance). Vediamoli nel dettaglio. 1) La funzione
adattiva risponde al problema di ricavare dall’ambiente sufficienti risorse e di distribuirle nel sistema. A
svolgere questo compito provvedono le istituzioni economiche. 2) La funzione del raggiungimento dei fini
risponde al problema di raggiungere fini specifici. Per farlo occorre un potere che prende decisioni e
mobilita la società. Questa funzione è svolta dalle istituzioni politiche. 3) La funzione dell’integrazione
risponde al bisogno di tenere uniti i membri della società. La funzione è svolta dalle istituzioni giuridiche, le
quali controllano che si rispettino le regole e sanzionano i comportamenti devianti. 4) La funzione di
mantenere i modelli latenti risponde al bisogno di far sì che i singoli individui conoscano le regole, siano
motivati a rispettarle e ne condividano il valore. La funzione è svolta dalle istituzioni educative, religiose e
famigliari.
La teoria dell’agire sociale
Secondo la teoria dell’agire sociale di Parsons, le persone si comportano secondo le regole sociali perché
sono esseri razionali che decidono che cosa fare coerentemente con le mete che si prefiggono. Siccome è la
società che insegna a ciascuno quali mete prefiggersi e quali strategie (mezzi) seguire per raggiungere le
mete, l’individuo finisce per conformarsi al sistema sociale. Per es. l’alunno si preoccupa del successo
scolastico (meta), in quanto nella società in cui vive riuscire è importante (lo si impara durante la
socializzazione) e per riuscire deve seguire le lezioni, studiare, lasciarsi interrogare (standard normativi).
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Non tutti seguono le regole, ma per Parsons la devianza è un fenomeno marginale (i meccanismi del
sistema sono in grado di tenere sotto controllo il fenomeno deviante e ristabilire l’equilibrio).
Il funzionalismo critico di Merton
Robert King Merton (1910-2003) è stato uno dei primi allievi di Parsons alla Harvard University. La sua
teoria della società è meno ottimistica di quella di Parsons. Sebbene condivida la concezione organicistica
della società e il principio metodologico dell’analisi funzionale, Merton rigetta l’idea, implicita nelle teorie
di Parsons, che le istituzioni siano necessarie e buone, così come sono. Merton è il principale esponente del
funzionalismo critico. La sua teoria introduce alcune nozioni nuove nei principi del funzionalismo.
Le alternative funzionali
Una stessa esigenza della società può essere soddisfatta attraverso istituzioni diverse. Per es. il controllo
sociale, oltre che all’istituzione giudiziaria, può essere compito anche delle istituzioni educative. Quindi le
istituzioni non sono insostituibili.
Le disfunzioni
Le istituzioni portano benefici, ma a volte anche danni. Per es. la burocrazia facilita molte attività, tuttavia
la fedeltà eccessiva alle regole porta a volte a compiere assurdità con conseguenze negative per la vita dei
singoli e della società.
La relatività dei significati funzionali
Non si può dire in assoluto se un’istituzione (o un evento sociale) è funzionale o disfunzionale, dipende dai
punti di vista.
Le funzioni latenti
Un’istituzione apparentemente buona può nascondere una funzione riprovevole, come pure sotto
un’istituzione a prima vista negativa possono trovarsi funzioni positive.
L’agire sociale
A differenza di quanto sostiene Parsons, per Merton l’individuo non ha un ruolo passivo, non è solo un
essere razionale che apprende dal sistema sociale come orientare le proprie azioni, anzi in alcuni casi
contribuisce anche attivamente alla costruzione della realtà sociale (innovazione).
Merton individua diverse tipologie degli adattamenti individuali alle richieste della società.
1) Il conformista fa proprie sia le mete, sia i mezzi istituzionali per raggiungerle proposti dalla società. 2)
L’innovatore trova vie alternative socialmente accettabili per arrivare alle mete indicate dalla società. 3)
L’atteggiamento ritualistico è proprio di chi, sebbene abbia rinunciato alle mete sociali, continua a fare le
cose che si fanno per raggiungerle (per es. persone che sanno che non faranno mai carriera e
ciononostante nei rapporti sociali usano quelle accortezze che servono a far carriera). 4) Quello
rinunciatario è l’atteggiamento tipico di chi (baroboni, alcolisti, tossicodipendente) ha deciso di lasciar
perdere sia le mete che i mezzi proposti dalla società. 5) Nella ribellione l’atteggiamento è ambivalente, c’è
una combinazione di rifiuto e accettazione delle mete e dei mezzi proposti dalla società.
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