CAPITOLO PRIMO LA COMPRENSIONE DELLA SOCIETÀ La struttura della teoria sociologica. I teorici sociali espongono i loro assunti o ipotesi in modo sistematico (preciso, meticoloso) e trattano in maniera estremamente articolata la capacità delle teorie di spiegare in modo logico e coerente la vita sociale. Essi offrono nuovi contributi alla visione del comportamento e del funzionamento della società. La sistematicità con la quale la teoria sociologica espone le proprie idee permette di riferire innumerevoli eventi, apparentemente molto differenti tra loro, a principi generali che ne pongono in luce le somiglianze. Non si può dire, in generale, che le teorie sociologiche siano del tipo deduttivo (tradizionale), ma è pur vero che per alcuni aspetti dell'interazione sociale tra gli individui si deve ricorrere all'analisi deduttiva. Gran parte delle teorie sociologiche sono, in realtà, inclassificabili: la teoria sociologica contemporanea è composta da un gruppo di prospettive che hanno assai poco in comune, eccezion fatta per il loro approccio generale e formalizzante, e per il loro interesse a comprendere il comportamento umano. Ognuna di queste prospettive, quindi, getta luce su un aspetto differente della società umana. Teoria e conoscenza: l'esempio della istruzione. Nelle moderne società industriali un numero sempre maggiore di persone opera nell'ambito dell'istruzione e una porzione rilevante del reddito nazionale è riservata a tale settore. Nell'analizzare il contenuto sociologico del fenomeno istruzione sorgono imme-diatamente due quesiti: 1) Perchè dedichiamo tanto tempo all'istruzione e perchè il sistema educativo nei paesi industrializzati è così importante rispetto al passato? 2) Nell'ambito della nostra scuola e della nostra classe, perchè alcuni degli studenti che conosciamo riescono bene e continuano nella scuola superiore, e poi al college e all'università; mentre gli altri si ritirano appena è concesso dalle istituzioni? Per il primo quesito ci sono differenti spiegazioni. Una di queste si trova nella natura stessa, nelle richieste e nel sistema economico di una società più ampia. Le società industriali sono meritocratiche ed impersonali. Al giorno d'oggi sono necessarie capacità tecniche in molti lavori e la maggior parte degli individui lavora per conto proprio anzichè rimanere a lavorare all'interno della famiglia d'origine. Una società moderna richiede capacità reali e complesse e la scuola aiuta ad abituare i bambini ad un ambiente impersonale. Nello stesso tempo, un titolo di studio costituisce senza dubbio una risorsa in più nella continua lotta dell'individuo per assicurarsi un buon livello di vita. Inoltre il grande rilievo dato all'istruzione conviene a coloro che hanno qualifiche e capacità tali da poter aiutare in questo campo i loro figli. Queste ultime due spiegazioni, che includono intuizioni assai differenti, prendono le mosse da due delle maggiori prospettive di analisi sociologiche: il "funzionalismo" e la "teoria del conflitto". La prima delle due posizioni accentua la funzione dell'istruzione nel venire incontro ai vari bisogni societari e il suo contributo ad altre istituzioni ed attività sociali. Questo tipo di spiegazione costituisce una parte importante della teoria sociale "funzionalista". Al contrario, la seconda posizione sottolinea come l'istruzione sia utilizzata strumentalmente nella lotta tra gruppi sociali in competizione e quanto contribuisca a mantenere la posizione relativa dell'uno rispetto all'altro (status quo). La "teoria del conflitto" utilizza tale approccio per analizzare molti altri aspetti del mondo reale e per fornire spunti interpretativi molto diversi da quelli del funzionalismo. 1 Per quanto riguarda il secondo quesito, anche qui ci troviamo di fronte a differenti spiegazioni possibili, ma tutte mettono in rilievo l'esperienza quotidiana dello studente. Secondo una di queste spiegazioni, la decisione di uno studente di continuare o lasciare la scuola e il grado di obbedienza e di impegno che egli raggiunge dipendono, fondamentalmente, dalle prospettive che ha. Comunque, è pure possibile rilevare come il successo o il fallimento scolastico emergano, piuttosto, in modo cruciale dal rapporto tra studenti ed insegnanti, da come gli uni "laggano" i comportamenti degli e le affermazioni degli altri, e da come si comportino in base a tale interpretazione. Da ciò risultano influenzati sia i rapporti generali, che le carriere scolastiche degli studenti. Infine, si può studiare come in genere gli individui interpretino aspetti del comportamento altrui e come gli studenti percepiscano questioni e discorsi particolari fino nei minimi dettagli. Qui, l'enfasi è tutta sul fatto che le affermazioni di un insegnante o gli appunti su un testo non posseggono un significato univoco, condiviso ed evidente, anche se così si tende a supporre. L'apparente "errore" di un alunno su di un testo può non derivare da ignoranza o stupidità: bisogna cioè osservare come l'insegnante "concepisca" le domande e in che maniera le risposte dell'alunno si adattino agli assunti e ai preconcetti dell'insegnante (range di tolleranza). Ogni approccio getta luce su esperienze e comportamenti che possiamo riassumere in "successi" o "fallimenti" e ognuno sottolinea che essi non sono semplicemente il risultato di una dote prestabilita, quale l'"intelligenza". Inoltre, vediamo applicare qui differenti prospettive teoriche quali la "teoria dello scambio", l'"interazionismo simbolico" e l'"etnometodologia". Il nostro primo enunciato pone in rilievo il modo razionale in cui l'indi-viduo valuta cosa otterrà probabilmente in cambio dei propri sforzi, e la "teoria dello scambio" analizza una vasta gamma di fenomeni sociali in termini di scambi e scelte. Il nostro secondo tipo di spiegazione si incentra sui dettagli della interazione umana e di come essa venga determinata dalla percezione individuale dei simboli e dal significato che si attribuisce alle cose, proprio come vedremo fare agli "interazionisti simbolici" nell'analizzare situazioni diverse. La terza spiegazione, infine, riserva una particolare attenzione al funzionamento dei meccanismi del discorso e della comprensione, tratti che denotano, l'"etnometodologia". In sintesi, ciò che fornisce essenzialmente la teoria sociologica, è una gamma di modi diversi, ma complementari, di guardare alle nostre esperienze quotidiane. Tutti sono utili, ma nessuno ci fornisce tutte le risposte: ogni teoria sociologica spiega alcuni aspetti della nostra realtà fornendo alcune risposte, mentre per ottenerne altre dovremo cercare altrove. CAPITOLO SECONDO IL FUNZIONALISMO Introduzione. L'origine del funzionalismo è dovuta a T.Parsons e R.Merton. K.Davis, nel suo discorso del 1959, sostenne che qualsiasi analisi che non fosse funzionalista non era un'analisi sociologica. Affermò che la sociologia comporta: 1) L'esame del ruolo (funzione) che un'istituzione o un certo tipo di comportamento, gioca all'interno della società e le sue relazioni con altre caratteristiche del sociale. 2) La spiegazione di tutto ciò in termini essenzialmente "sociali". Questa, a giudizio di Davis, è anche la natura essenziale dell'analisi funzionalista. Tale prospettiva è spesso definita "struttural-funzionalismo" per l'accento che pone sui requisiti funzionali, o "bisogni", di un sistema sociale, che devono combinarsi se il sistema è destinato a sopravvivere e sulle corrispondenti strutture che soddisfano questi "bisogni". Secondo questa visione, i sistemi sociali hanno la tendenza ad adempiere a determinati compiti che risultano necessari alla loro 2 sopravvivenza, e l'analisi sociologica, perciò, comporta una ricerca delle strutture sociali che svolgono tali compiti, o rispondono ai "bisogni" del sistema. Definizione di funzionalismo. Tecnicamente: l'analisi di fenomeni culturali e sociali nei termini delle funzioni che essi svolgono in un sistema socio-culturale. Nel funzionalismo la società è concepita come un insieme di parti interconnesse, nel quale nessuna parte può essere compresa se isolata dalle altre. Un qualsiasi muta mento in una delle parti è considerato causa di un certo grado di squilibrio che produce, a sua volta, ulteriori cambiamenti in altre parti del sistema e addirittura una riorganizzazione del sistema stesso. Lo sviluppo del funzionalismo è basato sul modello del sistema stesso. Lo sviluppo del funzionalismo è basato sul sistema organico che troviamo nelle scienze biologiche ("A Modern Dictionary of Sociology",1969). Tutte le parti di un sistema sociale sono interrelate e basta pensare ad un fattore di disturbo in una di esse per rendersi conto della loro interdipendenza. Possono esistere differenti fattori di disturbo e ciascuno di essi può portare ad un certo grado di squilibrio, spesso fino a portare ad un collasso temporaneo del sistema. Nell'analizzare il sistema sociale secondo queste linee, i funzionalisti sottolineano tre elementi: 1) La generale interrelazione tra le parti del sistema. 2) L'esistenza di uno stato "normale" delle cose, o stato di equilibrio. 3) La maniera in cui tutte le parti del sistema si riorganizzano per riportare una situazione perturbata alla normalità. Una delle affermazioni più importanti del funzionalismo è quella secondo la quale esiste sempre una tendenza volta a ristabilire l'equilibrio. Analizzando il modo in cui il sistema instaura e mantiene il proprio equilibrio, i funzionalisti tendono ad utilizzare, come concetti centrali, valori alta mente condivisi o standard generalmente accettati. L'enfasi posta sui valori è la seconda caratteristica fondamentale del funzionalismo. Tutto questo è in diretto contrasto con l'altra maggiore teoria macrosociologica, la teoria del conflitto. Mentre il funzionalismo mette in rilievo l'unità presente nella società e ciò che i suoi membri condividono, i teorici del conflitto accentuano le divisioni interne alla società e le lotte che sorgono dalla ricerca, da parte degli individui, dei loro interessi personali. Radici intellettuali. I più illustri predecessori del funzionalismo moderno sono i sociologi A.Comte (1789-1857), considerato il fondatore della sociologia, enunciò il principio base del funzionalismo riguardo alla interdipendenza del sistema sociale; H.Spencer (1820-1903), che deve essere menzionato per la sua concezione della differenziazione; V.Pareto (1848-1923), che elaborò il suo sistema teorico su un modello psicochimico caratterizzato dalla interdipendenza delle parti e dai movimenti di aggiustamento; E.Durkheim (1858-1917), che mise in rilievo il concetto di integrazione, o solidarietà, che ispirò poi le analisi di A.Radcliffe-Brown(1881-1955) e B.Malinowski (1884-1942). TALCOTT PARSONS I sistemi di azione parsonsiani. Il concetto di sistema sta al centro di ogni aspetto della teoria parsonsiana. La sua teoria generale dell'azione, in cui si offre una visione globale di come le società siano strutturate e articolate tra loro, include quattro sistemi: 1) Il sistema culturale. L'unità base di analisi è il "significato" o "sistema simbolico". A questo livello Parsons propone il concetto di valore condiviso. Quando, ad esempio, i valori societari vengono 3