G - LA FILOSOFIA CONTEMPORANEA L’OTTOCENTO In maniera per molti versi inevitabilmente schematica possiamo suddividere la storia della cultura europea del XIX secolo in tre periodi: il Romanticismo, collocabile tra fine del XVIII secolo e i primi decenni dell’Ottocento; il Positivismo che caratterizza l’atmosfera culturale dei decenni centrale del secolo; la crisi di fine secolo e la cultura della crisi che caratterizza l’ultimo periodo del secolo per protrarsi nei primi decenni del secolo successivo. Benché sia possibile, come vedremo, riconoscere alcune linee costanti che hanno caratterizzato l’intero secolo, le tre fasi enunciate sopra delineano sicuramente diverse mentalità e visione del mondo tipiche che si sono affermate e hanno improntato di sé quei diversi contesti storici e le cui connotazioni sono riscontrabili al di là delle differenze e delle stesse contrapposizioni tra i singoli autori. Romanticismo: fine _____- inizio ____ Positivismo: _____________________ Crisi di fine secolo: _______________ Mentalità e ______________________ 1.L’OTTOCENTO: IL ROMANTICISMO 1.L’OTTOCENTO: ROMANTICISMO 1.1.Sturm und Drang e circolo di Jena: la formazione del Romanticismo 1.2 Il nuovo modo di intendere la ragione 1.3 La concezione della vita come inquietudine, aspirazione 1.4 La concezione dalla storia 1.5 Dal criticismo kantiano all’idealismo IL STURM UND DRANG E CIRCOLO DI JENA: LA FORMAZIONE DEL ROMANTICISMO 1.1 _________________________________________________ Il Romanticismo nasce in Germania sul finire del XVIII secolo, e si sviluppa per opera soprattutto del circolo formatosi, a Jena, intorno ai fratelli Wilhelm e Friedrich Schlegel e alla rivista da loro fondata, «Athenaeum» (che però ebbe solo due anni di vita, dal 1798 al 1800). A Jena fin dal 1796 gli Schlegel avevano conosciuto prima Fichte, che in quella università insegnava filosofia e di cui subirono l'influsso filosofico, tanto da attribuirgli la paternità ideale dello stesso movimento romantico, e di lì a poco il suo successore, Schelling, il cui pensiero sembrò costituire, a un certo punto, la più compiuta incarnazione filosofica delle nuove idee. Lo stesso Hegel, amico negli anni giovanili di Hölderlin (anch’egli, benché non ufficialmente, partecipe dell’atmosfera del circolo di Jena) e di Schelling, ebbe modo di conoscere le dottrine estetiche e filosofiche del cenacolo degli Schlegel, che in seguito criticherà aspramente, pur essendo inevitabilmente influenzato dal generale clima romantico. Nel 1801, alla morte di Novalis, giovane poeta d’avanguardia legato al circolo, il gruppo di Jena si sciolse. Il Romanticismo però, da quello che allora era un paese periferico, si diffuse in Europa, conquistò Parigi, avviò dibattiti talora molto intensi e suscitò ammiratori e imitatori. Tra questi, in Francia, Chateaubriand e Il circolo di __________________: - i fratelli _____________________ - ____________________________ - Schelling - _____________________________ - _____________________________ - _____________________________ La diffusione in ________________: _________________________________ 2 in Italia: _________________________ Madame de Staël (il cui saggio Sulla Germania, del 1813, è generalmente considerato il manifesto del Romanticismo europeo)e, in Italia, Berchet, Manzoni e Leopardi (il quale si ispirò al Romanticismo talora contro le sue stesse intenzioni). Il Romanticismo, tra l'altro, non era nato dal nulla. In Germania, già dagli anni '60 del XVIII secolo vari poeti, scrittori e autori di teatro avevano dato vita a un vivace movimento che più tardi prenderà il nome di Sturm und Drang (letteralmente «tempesta e impeto», dal titolo di una dramma di Maximilian Klinger del 1776) e che espresse vigorose istanze di rinnovamento intellettuale e artistico. In vari testi programmatici, cui collaborarono personalità del calibro di Goethe e Schiller, vennero enunciati alcuni significativi principi sia estetici che filosofici: l'arte, e la vita in genere, devono affrancarsi da principi e canoni prestabiliti; il sentimento e la spontaneità vanno contrapposti agli artifici della civiltà; la passione, la forza, lo spirito di rivolta - o, appunto, la «tempesta» e l'«impeto» - possono e devono sovvertire ordini non più attendibili e valorizzare l'identità più autentica e profonda dell'individuo; l'arte e la riflessione devono guardare oltre i confini tradizionali, spingendosi in territori inesplorati - anche di tipo trascendente (alcuni sostenitori del movimento coltivano credenze in vario modo metafisiche o mistico-religiose). Il Romanticismo come “atmosfera culturale”in cui circola una comune forma mentis può essere ben definito dall’esame del nuovo modo di intendere la ragione e della nuova concezione della vita. _______________________________ Lo ________________________ impeto- ___________________ per: _________________________________ I ________________ COMUNI A - IL NUOVO MODO INTENDERE LA RAGIONE 1.2 _____________________________________________________ DI Il rifiuto della ragione empiristico- ____ ___________________dell'Illuminismo Forse l’elemento che meglio contraddistingue il Romanticismo è la vivace polemica anti-intellettualistica, combattuta contro l’intellettualismo illuminista. L’intera filosofia kantiana, massima espressione dell’età illuministica, rivendicava l’assoluto privilegiamento dell’intelletto (facoltà del finito) a discapito della ragione (facoltà dell’infinito), nella convinzione che la conoscenza umana, per essere legittima, non poteva mai assumere carattere infinito. I Romantici stravolgono l’insegnamento kantiano, convinti che attingere l’infinito sia azione legittima: ne consegue inevitabilmente che, essendo legittimo l’uso sia dell’intelletto sia della ragione, si preferirà la ragione, in grado di mettere l’uomo in contatto con l’infinito. Tuttavia, se buona parte dei Romantici (Hegel in primis) si schiererà a favore della ragione intesa come facoltà dell’infinito e contro l’intelletto inteso come facoltà del finito, un’altra grande fetta di intellettuali dell’epoca si lascerà troppo prendere dalla foga contro l’intelletto e finirà per polemizzare contro le facoltà razionali in generale (compresa la ragione): ora, è evidente che se ci si allontana dall’intelletto ma si resta fedeli alla ragione si può pur sempre elaborare un sistema filosofico, e non a caso Hegel, acerrimo nemico dell’intelletto, darà vita alla più grande elaborazione filosofica razionale mai esistita. Se però, accanto all’intelletto, si respinge anche la ragione, si esce dalla sfera filosofica e si sfocia in ambiti mistici. Se l’idealismo, nel complesso, tendeva a travolgere l’intelletto nella sua polemica ma riconosceva la validità della ragione, i romantici, per lo più, si scaglieranno sia contro l’intelletto sia contro la ragione, decretando, paradossalmente, l’impossibilità di una filosofia romantica: ecco perché il più grande filosofo dell’età romantica, Hegel, sarà nemico del Romanticismo. Della triade idealista, i due più strettamente romantici sono proprio Fichte e Schelling, il cui pensiero giunge a staccarsi completamente dalle facoltà razionali, mentre il meno romantico (Hegel) è quello che resta più razionale. In ogni caso, per essere più precisi e aderenti al movimento nella sua globalità si Kant (__________________________): ___________________ conoscenza del ________________ (esperienza) legittima ___________________ conoscenza del ________________ (____________ __________) __________________ Romantici: ______________: legittimità ragione elaborazione ______________________ letterati: inadeguati sia ______________ sia ____________________ no ____ ________________________ La triade idealista: _________________ ___________________________ 3 Critiche _________________________: può dire che i romantici, pur nella varietà delle loro posizioni, sono tutti d'accordo nel respingere la ragione illuministica. Infatti il Romanticismo nasce proprio con il ripudio di quel tipo di ragione della quale l'Illuminismo aveva fatto la propria bandiera e il proprio strumento interpretativo del mondo. Già incriminata del "bagno di sangue" della Rivoluzione francese e del militarismo napoleonico, la ragione dei philosophes viene anche ritenuta incapace di comprendere la realtà profonda dell'uomo, dell'universo e di Dio. Di conseguenza, messa da parte la ragione prevalentemente empiristicoscientifica dell'Illuminismo e del criticismo, che aveva sbarrato le porte alla metafisica, i romantici cercano altre vie di accesso alla realtà. A questo proposito, le strade percorse, pur all'interno del comune denominatore antiilluministico, sono molteplici. 1- ______________________________ _________________________________ 2- ______________________________ _________________________________ Rifiuto _____________________________ RICERCA ______________________________________________________ : 1 - sentimenti, ____________________ = _____________________________ espressa dall’________________________ 2 - ________________ precede e ________________ il _____________________________________ 3 - _____________________ forma di sapere ________________ capace di ________________ Tutto nelle parti, l'Assoluto nel relativo 4 - __________________________________________________________________________________________________________ Alcuni, soprattutto poeti e artisti, individuano nel sentimento l'organo più funzionale per rapportarsi alla vita e per penetrare nell'essenza più riposta dell'universo. Sentimento che nutrito e potenziato di "riflessione" e di filosofia appare come un'ebbrezza indefinita di emozioni, in cui palpita la vita stessa al di là delle strettoie della ragione, che nei suoi confronti scade a pallido riflesso: “Il pensiero è soltanto un sogno del sentimento”(Novalis). I sentimenti, le emozioni sono, per i romantici, più della ragione l’espressione dell’autentica realtà interiore del soggetto che si esprime non nell’arida capacità di analisi bensì nell’immaginazione che è una libera espressione della personalità. L'intellettuale romantico è tendenzialmente orientato a privilegiare il propria universo soggettivo. Tale privilegiamento si rivelerà assai fruttuoso sul piano cognitivo. Il romantico è portato infatti ad esaminare in modo sottile e approfondito il proprio essere personale. L'analisi dei lati anche più sfuggenti e ambigui dell'identità individuale viene coltivata con vivissima passione e con risultati spesso innovatori e suggestivi. Correlativamente, le figure della coscienza e dell'io - dell'io che si interroga nella sua determinatezza e, insieme, nel suo rapporto coll'alterità e coll'assoluto - divengono i poli centrali di una riflessione che è entrata irreversibilmente a far parte della sensibilità moderna. Tra l'altro, è anche in rapporto a questi interessi che nel pensiero ottocentesco si svilupperà da un lato una filosofia dell'esistenza come entità irriducibile, da studiare juxta sua principia (Kierkegaard, Schopenhauer, in parte Feuerbach), dall'altro una filosofia (quella hegeliana) impegnata in un'intensa indagine sulla coscienza e la soggettività e insieme decisa a cogliere il senso più autentico di tali figure attraversa il loro inserimento in processi più ampi e oggettivi (la cultura). Nell’esaltare il sentimento il Romanticismo ha comunque dato un contributo essenziale al moderno concetto di personalità vista come sede di conflitti emotivi, processi e dinamiche interne. L'esaltazione del sentimento procede parallelamente al culto dell'arte, vista come "sapienza del mondo" e "porta aurorale" della conoscenza, ossia come ciò che precede e anticipa il discorso logico e nello stesso tempo lo completa, giungendo là dove questo non può arrivare e configurandosi come ciò da cui nasce e a cui finisce sempre per ritornare la filosofia (secondo una concezione che nel Novecento sarà ripresa da Martin Heidegger, che infatti attribuirà grande 1 - _____________ e _______________ Il contributo al moderno _____________ _____________________________ la centralità della _________________e dell’___________ A –irriducibilità della ______________ (________________________________ _______________________________) B –cultura __________________ (_________________________) ________________________________ 4 importanza ai poeti, soprattutto romantici). All'artista, e in particolare al poeta, si conferiscono così doti quasi sovrumane e profetiche, che fanno di lui un "esploratore dell'invisibile", con poteri di intuizione superiori a quelli degli uomini comuni e della ragione logica. Così, ad esempio, Novalis afferma che: “Soltanto un artista può indovinare il senso della vita.”, oppure Schlegel che: ”Il filosofo poeta, il poeta filosofo, è un profeta”. Questo concetto dell'arte come intuizione meta-filosofica in grado di attingere le profondità originarie della vita e di possedere l'infinito trova la sua più nota concettualizzazione in Schelling, che nell'arte individua l'organo tramite cui avviene la rivelazione dell'Assoluto a se medesimo. In molti autori il privilegiamento dell'arte comporta anche una preminenza del modello estetico, poiché l'arte, che rappresenta il fulcro di tutte le esperienze romantiche, finisce per configurarsi come il modello ermeneutico per eccellenza, ossia come la principale chiave di lettura della realtà, che infatti viene interpretata alla luce delle note qualificanti dell'attività artistica: creatività, libertà, organicità, consapevolezza-inconsapevolezza ecc. Pertanto, quando Schelling arriva a dire che l'universo è nient'altro che un'immensa opera d'arte generata da quel «poeta cosmico» che è l'Assoluto (di cui il poeta umano è il riflesso), non fa che portare alla sua massima espressione metafisica un pensiero che circolava fin dall'inizio tra i romantici, i quali scoprono nell'arte gli attributi stessi di Dio: l'infinità e la creatività. Ripudiati il principio di imitazione e le regole classicistiche, l'estetica romantica si configura così, nel modo più esplicito e impegnato, come un'estetica della creazione, poiché se all'uomo morale si riconosce ancora la necessità di un limite, di un ostacolo, al poeta è attribuita una libertà sconfinata e all'arte una spontaneità assoluta, che ne fa un'attività in perenne divenire, ossia dotata di inesauribile dinamicità creativa. Questa valorizzazione dell'arte creativa implica il primato del linguaggio non solo poetico, ma anche musicale, visto come "parola magica" in cui si concretizza l'essenza stessa dell'arte. La musica diviene la "regina delle arti'; anzi l'arte romantica per eccellenza, poiché, immergendo l'ascoltatore in un flusso indeterminato di emozioni e di immagini, gli fa vivere l'esperienza stessa dell'infinito. Così, ad esempio, Arthur Schopenhauer, individua nella musica l'autorivelazione della volontà di vivere, che costituisce l'essenza segreta di tutte le cose, oppure Giacomo Leopardi afferma che alla musica, «per mar delizioso, arcano / erra lo spirito umano» (Sopra il ritratto di una bella donna, vv. 43-44, in Canti). Accanto all'arte e strettamente intrecciata con essa, un'altra esperienza decisiva per i romantici è la religione («artista può essere solo chi ha una sua religione, un'intuizione originale dell'infinito», afferma Schlegel), vista anch'essa come via d'accesso privilegiata al reale e come forma di sapere immediato, che, andando oltre i confini della ragione illuministico-kantiana, riesce a cogliere il Tutto nelle parti, l'Assoluto nel relativo, il Necessario nel contingente, l'Unità nella molteplicità, l'Eterno nel tempo ecc. Tuttavia, mentre alcuni romantici, in virtù della loro interpretazione panteistica dell'infinito, si sono mantenuti nell'ambito di una religiosità metaconfessionale, altri si sono avvicinati alle religioni positive. Infatti la polemica contro l'"astratta" e "impersonale" divinità dell'Illuminismo, unita al rifiuto di identificare l'uomo con Dio, ossia con lo Spirito idealisticamente inteso, ha condotto alcuni romantici non solo ad accentuare il momento religioso delle loro teorie, ma anche a riavvicinarsi alle fedi storiche, dando luogo a una serie di "conversioni" alle religioni tradizionali. Tipico, in questo senso, il caso di Friedrich von Schlegel, che aderisce al cattolicesimo, preferendolo al protestantesimo, anche in virtù del suo apparato esteriore (sfarzo cerimoniale, liturgia ecc.) e del suo bagaglio storico-tradizionalistico. La teoria del primato conoscitivo dell'arte o della fede, pur essendo la più Schlegel: _________________________ _______________________________ Schelling: arte = __________________ _______________________________ L’interpretazione _________________ con le categorie __________________ Schelling: Assoluto = ______________ _______________________________ L’estetica ________________________ _____________________________ Musica come _____________________ _____________________________ ___________________: _____________ _________________________________ _________________________________ 2 soluzioni: A –panteismo religiosità _________ _________________________ B –no Dio __________________ + no _________________ del mondo (Hegel) adesione ________________ _________________ (vedi F. Schlegel) _________________________________ 5 caratteristica del movimento romantico, non è l'unica, poiché nel Romanticismo, inteso come epoca culturale, troviamo anche filosofi che, pur condividendo le critiche all'intelletto illuministico, ritengono che solo un rinnovato esercizio della ragione abbia la possibilità di fornire quelle spiegazioni dell'essere e dell'assoluto cercate invano attraverso l'intuizione estetica e il rapimento mistico. Tale è il caso di Hegel che giunge a prendere una drastica posizione polemica contro le varie filosofie del sentimento e della fede, affermando che solo mediante la logica e la ragione, e non attraverso le nebulosità del pensiero poetico o mistico, risulta possibile un discorso fondato sull'infinito. Rifacendosi alla distinzione kantiana tra intelletto e ragione, Hegel tende ad addossare al primo tutti i difetti che i romantici avevano attribuito alla scienza "analitica" ed empiristica dell'Illuminismo, e ad assegnare alla seconda, intesa alla maniera "dialettica", tutte le prerogative che i poeti avevano ascritto all'arte o alla fede, ossia: la virtù di andare oltre la superficie del reale e di coglierne le strutture profonde; l'idoneità a captare l'infinito e l'assoluto; l'attitudine a pensare in modo sintetico e organico, ossia a spiegare le parti in relazione al tutto; la predisposizione ad afferrare la dimensione processuale, cioè storica, della realtà. Dato tutto questo, non sorprende che per molti esponenti della nuova cultura romantica, il sapere, la conoscenza non sono più, come avevano sostenuto tanti illuministi, appannaggio esclusivo della scienza. Ai loro occhi la scienza non spiega il senso delle cose, può dar conto delle singole parti ma non del Tutto, dell’Infinito. In effetti la messa in discussione della ragione empiristicoscientifica consente ai romantici l’accentuazione dell’esistenza di un infinito, di un Assoluto che l’uomo vuole cogliere. Contrariamente a Kant, che aveva costruito una filosofia del finito e aveva fatto valere in ogni campo il principio del limite, i romantici cercano ovunque, dal campo dell'arte a quello dell'amore, l'oltre- limite, ovvero ciò che rifugge dai contorni definiti e si sottrae alle leggi dell'ordine e della misura. Pertanto l'anticlassicismo dei romantici, prima di essere un fatto letterario e un criterio estetico, costituisce una tendenza generale della loro sensibilità e del loro spirito. Infatti "l'ebbrezza dell'infinito" colora di sè tutte le esperienze dei romantici, che sono, in genere, anime assetate di assoluto, bramose di trascendere le barriere del finito e di andare oltre lo spazio, il tempo, il dolore, la caducità, la morte ecc. Tutto questo fa sì che i romantici tendano, da un lato, a infinitizzare determinate esperienze umane, ad esempio la poesia o l'amore, e, dall'altro, ad avvertire fortemente la presenza dell'infinito nel finito. In ogni caso, l'infinito si qualifica come il protagonista principale dell'universo culturale romantico. Tutti d'accordo nell'assegnare un ruolo primario all'infinito, i romantici si differenziano invece per il diverso modo di intenderlo e di concepirne i rapporti con il finito (l'uomo, la natura, la storia ecc.). Il modello più caratteristico e maggiormente seguito dai poeti e dai filosofi tedeschi è quello panteistico (che si trova nel primo Fichte come nei Frammenti del primo Schlegel, nel primo Schelling, in Hölderlin come in Hegel ecc.). Infatti il sentimento dell'immedesimazione tra infinito e finito è così forte da far sì che i romantici, almeno all'inizio, tendano a concepire il finito come la realizzazione vivente dell'infinito, sia esso inteso alla maniera di un panteismo naturalistico di stampo spinoziano-goethiano, che identifica l'infinito con il ciclo eterno della natura, oppure di un panteismo idealistico, che identifica l'infinito con lo Spirito, ossia con l'umanità stessa, e che fa della natura un momento della sua realizzazione. Sebbene prevalente, il modello panteistico non è tuttavia l'unico, poichè accanto a esso troviamo anche un'altra concezione dei rapporti tra finito e infinito, in virtù della quale l'infinito viene in qualche modo a distinguersi dal finito, pur manifestandosi o rivelandosi in esso. In questo caso il finito (l'uomo e il mondo) non appare più come la realtà stessa dell'infinito, ma come la sua manifestazione più o meno adeguata. Pertanto, se il primo modello, sostenendo l'identità tra finito e infinito, è una forma di immanentismo e di panteismo, il secondo modello, Hegel: no _________________ e _________ no intelletto: ___________________ e ________________________ si ____________________ capace di _________________________________ _________________________________ LA RICERCA DELL’__________________ Kant (________________________): l’uomo può conoscere solo __________ romantici: l’uomo tende all’__________ ricerca dell’_______________________ = __________________________ + criterio ________________ a –assolutizzare ___________________ b –ricercare ______________________ _______________________________ Rapporti _____________ -___________ A - _________________________: finito ________________________ dell’infinito 1 –infinito = ___________________ 2 - ______ = _________________ ( storia___________________) B - ___________________________: 6 finito = ________________________ affermando la distinzione tra finito e infinito, è una forma di trascendentismo e di teismo, che ammette la trascendenza dell'infinito rispetto al finito e considera l'infinito stesso come un Dio che è al di là delle sue manifestazioni mondane. Ovviamente, mentre il panteismo si accompagna a una religiosità cosmica, diversa dalle fedi positive, il trascendentismo suole accompagnarsi, per lo più, all'accettazione di qualche religione storica, come succede nel secondo Schlegel, in cui teismo e cristianesimo vanno di pari passo e si concretizzano nell'adesione alla Chiesa cattolica. Nel Romanticismo tedesco i vari autori manifestano la tendenza a passare dal modello panteistico a quello trascendentistico. dell’infinito ma non lo ______________ religiosità _______________________ da _________________________ a __________________________ B - LA CONCEZIONE DELLA VITA COME INQUIETUDINE, ASPIRAZIONE 1.3 _____________________________________________________ Un altro dei motivi ricorrenti della cultura romantica, presente nei poeti e nei filosofi, è la concezione della vita come inquietudine, aspirazione, brama, sforzo incessante. I romantici ritengono infatti che l'uomo sia in preda a un "demone dell'infinito", il quale fa sì che egli insofferente di ogni limite e mai pago della realtà così com'è — risulti in uno stato di irrequietezza e di tensione perenne, che lo porta a voler sempre trascendere gli orizzonti del finito. È in questo contesto che nascono le così frequenti dichiarazioni romantiche sull'«estraneità» dell'uomo rispetto al mondo. Come scriveva Novalis, l'essere umano è solo un «esule» su questa terra: la sua «patria» è altrove. Un “`altrove”, oltretutto, assai lontano e forse solo ideale e utopico - proprio nel senso letterale di “situato in nessun luogo”(u-topos). In effetti il romantico, se da un dato si sente straniero in questo mondo, dall'altro nutre solo raramente una fede positiva in un ”altro”mondo. Egli è anzi convinto di avere irreversibilmente perduto la propria «casa», e il modo per tornarvi. Di qui l'intima malinconia, anzi spesso l'intima tragicità di un certo tipo di uomo romantico: che soffre tanto più acutamente la sua finitudine in quanto sente dentro di sé un incoercibile slancio verso l'infinità e, insieme, avverte che tale slancio non solo non ha un obiettivo determinato e attendibile, ma si scontra con un ostacolo (appunto la finitudine) mai completamente superabile. Ed ecco che, almeno per un certo tipo di romantico, l'espressione psico-esistenziale più caratteristica dell'uomo è l'«aspirare» (sehnen), il «tendere» (streben): l'essere umano “aspira”(nel senso soprattutto retrospettivo della nostalgia per qualcosa che si è perduto) perché si coglie orfano e mancante di qualcosa; e “tende” (tende in avanti, prospetticamente) perché intuisce che oltre la sua determinatezza si danno principi e valori probabilmente non raggiungibili, epperò degni di essere perseguiti. Questo spiega perché l’aspirare tenda spesso a capovolgersi nel sentimento della noia, ossia del vuoto o della nullità delle cose e delle esperienze umane. La situazione esistenziale implicita in questo aspirare, in questa nostalgia dell’Assoluto, si accompagna a due tonalità psichiche e a due atteggiamenti ben precisi: l'ironia e il titanismo. L’ironia consiste nella "superiore" coscienza del fatto che ogni realtà finita, e quindi ogni impresa umana, grande o piccola, è nulla di fronte all'infinito. Come tale, l'ironia è una conseguenza diretta del principio romantico secondo cui l'infinito può avere innumerevoli manifestazioni, senza che nessuna gli sia veramente essenziale: essa, infatti, consiste nel non prendere "sul serio" le manifestazioni particolari dell'infinito (la natura, le opere, l'io) e nel rifiutarsi di considerarle come cosa salda, in quanto non sono altro che espressioni provvisorie. “La filosofia scioglie ogni cosa, relativizza l'universo. Come il sistema copernicano, essa scardina i punti fissi e rende sospeso nel vuoto ciò che prima Aspirazione _______________ ______________________________ _________________________________ + no fede__________________________ + ________________________________ = ____________________ e ___________ ATTEGGIAMENTI ___________________ ________________________________ __ - ______________________ La coscienza che nessuna ____________ ________ dell’__________________ lo esaurisce 7 posava sul solido. Essa insegna la relatività di tutti i motivi e di tutte le qualità” (Novalis). Se l'ironia palesa una sorta di filosofico humour, derivante dalla coscienza dei limiti del finito in quanto tale, il titanismo esprime invece un atteggiamento di sfida e di ribellione, proprio di chi si propone di combattere, pur sapendo che alla fine risulterà perdente e incapace di superare le barriere del finito. Tant’è vero che il titanismo, talora, mette capo al suicidio, visto come atto di sfida estrema verso il destino. In questa prospettiva, possiamo citare Le ultime lettere di Jacopo Ortis di Foscolo: vi si trova il tema dell’esilio politico ed esistenziale al tempo stesso. Il protagonista, Jacopo Ortis, aspira all’Assoluto ma è relegato a realtà piuttosto modeste, sicchè opta per la rivolta e si toglie la vita. Il titanismo è detto anche "prometeismo" perché i romantici lo personificano nel mitico titano greco Prometeo, il quale, avendo rotto l'ordine fatale del mondo per donare agli uomini il fuoco, viene condannato da Zeus ad avere perennemente il fegato divorato da un'aquila. Mettendo tra parentesi i possibili significati umanistico-illuministici del mito, i romantici tendono a vedere in Prometeo il simbolo della ribellione in quanto tale. L'anelito verso l'infinito, che è proprio dell'anima romantica, genera anche due altri atteggiamenti tipici del movimento: la tendenza all'evasione e l'amore per l'eccezionale. Infatti i romantici, mal sopportando il finito e disprezzando tutto ciò che è abitudinario e mediocre, aspirano a evadere dal quotidiano e a vivere esperienze fuori della norma, capaci di generare emozioni intense e travolgenti. Da ciò la predilezione romantica per tutto ciò che è meraviglioso, atipico, irregolare, lontano, misterioso, magico, fiabesco, primitivo, notturno, lugubre, spettrale ecc., ossia per tutto ciò che, essendo al di là del comune, può offrire sensazioni diverse e sconosciute. ___ - __________________________ la _______________ Prometeo: illuminismo = _________________ romantici = _____________________ ___ - _________________________ _________________________________ ATTEGGIAMENTI ESISTENZIALI LEGATI ALLA VITA COME ASPIRAZIONE E INQUIETUDINE 1 - ___________________________ 2 - ______________________________________ 3- _______________________________________________________: a - __________________________________________ b - _____________________________ 1 ______________ 2 _______________ c - ___________________________________ d - _____________________________________ 4 - ______________________________________________________ Espressione di questo desiderio di fuga e di eccezionalità è l'evasione in mondi remoti nel tempo e nello spazio, che si concretizza ad esempio nel culto dell'Ellade, nella riscoperta del Medioevo e nell'esotismo. Da Hölderlin, che dipinge «il paradiso sereno» della Grecia, a Novalis, che vagheggia il Medioevo cristiano e tedesco, da Chateaubriand, che descrive le verdi foreste dell'America, a Byron, che canta l'azzurro d el Mediterraneo, da Humboldt, che va alla scoperta del misterioso popolo dei Baschi di Spagna, ai fratelli Schlegel, che studiano il sanscrito e attirano l'attenzione sulla cultura dell'India e dell'Oriente, i romantici vanno costantemente alla ricerca di mondi "diversi'; capaci di eccitare la fantasia e di offrire una via di fuga dal presente e dall'abituale. Ma la fuga più significativa dei romantici è quella verso i mondi del sogno e dell'arte, ossia nello spazio senza limite dell'immaginazione che, come abbiamo visto, costituisce la più libera espressione della personalità. Soprattutto nel mondo anglosassone l’evasione in mondi artificiali si concretizza anche nell’utilizzò, che in seguito caratterizzerà parte delle avanguardie artistiche europee, di sostanze stupefacenti inteso a dilatare i confini dell’immaginazione. Così, ad esempio l’uso dell’oppio impronta di sè, la vita e l’opera di Coleridge o De Quincey che nel 1821 pubblica “Le confessioni di un mangiatore di oppio”. a - ________________________________ ________________________________ b - _____________________________ 1 ______________________________ 2 ________________________________ 8 Collegata al motivo dell'evasione è la figura romantica del "viandante. Differenziandosi dal "viaggiare" cosmopolitico e pratico-interessato degli illuministi, curiosi dei costumi dei popoli stranieri e delle loro istituzioni politiche, l"'errare" romantico assume infatti la fisionomia di un vagare inquieto e morboso verso un "non so che" di irraggiungibile e di inevitabilmente illusorio. Un altro tema caratteristico del Romanticismo tedesco, che costituisce l'argomento di importanti espressioni artistiche è quello dell'armonia perduta, che scaturisce dal diffuso convincimento, di lontana ascendenza rousseauiana, secondo cui la civiltà e l'intelletto avrebbero sradicato l'uomo da una situazione di primitiva spontaneità e simbiosi con la natura - nella quale corpo e spirito non erano in lotta e la ragione non si opponeva all'istinto - rendendolo schiavo della società e delle sue convenzioni alienanti. In altre parole, in un'età non ben precisata (posta talora alle origini della storia, oppure in una determinata epoca, ad esempio quella della Grecia classica) l'uomo si sarebbe allontanato da una situazione originaria di contatto con la natura, separandosi così dal fondamento ontologico del suo essere e rendendosi infelice e "inautentico"; e quindi desideroso di ricomporre la scissione uomo-mondo e di ricongiungersi con la madre-natura. La nota antitesi schilleriana tra «poesia ingenua» e «poesia sentimentale» rappresenta proprio una concretizzazione estetica della dottrina dell'armonia originaria. La poesia ingenua, infatti, è per Schiller propria degli artisti antichi, che "erano" natura, mentre la poesia sentimentale è propria degli artisti moderni, per i quali la natura è solo oggetto di ricordo, di riflessione e di aspirazione sentimentale. Questa teoria implica che la storia del mondo proceda da un'armonia perduta a un'armonia ritrovata, secondo uno schema triadico comprendente un'armonia iniziale, una scissione intermedia e la ricostruzione futura di un'armonia basata sul recupero del passato. Tale posizione, che anticipa in parte gli schemi della dialettica hegeliana, comporta una concezione della storia come regresso e insieme progresso, anche se l'accento batte più sul futuro che sul passato. La nostalgica mitizzazione del "passato felice", infatti, non esclude che lo sguardo romantico finisca anch'esso per essere rivolto verso ciò che sarà, piuttosto che verso ciò che è stato In questa prospettiva si comprende meglio in che senso Hölderlin chiami la sua epoca tempo di povertà; essa corrisponde infatti al momento culminante della scissione, in cui gli dei sono scomparsi e il giorno è tramontato (allusione alla perdita di un autentico rapporto con la natura, con Dio, con l'essere, con il principio ecc.). Ma il poeta, diversamente dagli altri uomini, ormai avvolti nell'oblio dell'autentico e dell'originario, continua a vegliare, aspettando, «nella mezzanotte del mondo», le prime luci dell'alba, preludio di un nuovo splendente meriggio, in cui si compiranno il recupero dell'originario e il ritorno del divino. Anche l'esaltazione romantica dell'amore discende soprattutto dalla preferenza accordata al sentimento e dalla ricerca di un'evasione dal grigiore del quotidiano. Infatti l'amore appare ai romantici come il sentimento più forte e come l'estasi suprema, ovvero come la vita della vita stessa. L'amore costituisce un altro dei temi prediletti del Romanticismo tedesco, su cui si sono soffermati poeti e filosofi: da F. Schlegel a Fichte, da Hölderlin a Schleiermacher, da Novalis ad Hegel ecc. La prima caratteristica dell'amore romanticamente inteso è la globalità, ovvero il suo porsi come ricerca di sintesi tra anima e corpo, spirito e istinto, sentimento e sensualità. Infatti nella Lucinde, in cui l'amore romantico trova una delle manifestazioni più radicali, e anche più espressive, Friedrich von Schlegel afferma l'unità inscindibile dei due elementi dell'amore, uomo e donna, contrapponendo all'idea neoplatonico-cristiana della sessualità come "vergogna" l'idea greca della sessualità come innocenza e gioco naturale. Nello stesso tempo Schlegel vagheggia l'idea di una donna nuova e superiore, c - ______________________________ illuminismo = ____________________ romantico = _____________________ ___- __________________________ Storia = 1 ______________________________ 2 ______________________________ 3 _____________________________ Schiller: poesia _____________________ ctr _________________________________ sguardo verso __________________ ________________________: ________ ________________________________ _____ - _________________________ Sentimento + ________________ esaltazione __________ A - ______________________: ricerca di ______________________________ Platone/ ______________________: sessualità = __________________ ctr Grecia antica: sessualità = __________________ 9 che, abbandonati i falsi pudori ed emancipata dal paradigma matrimoniale il nuovo modello di _______________ = tradizionale, sul modello della greca Diotima esaltata nel Simposio platonico, sia _____________________ capace di amare con la pienezza del proprio essere, senza altri freni alla passione all'infuori della sua «fedeltà interiore». Tant'è che Giulio, rivolgendosi a Lucinde, le dice: “Attraverso tutti gli scalini dell'umanità tu vai con me dalla sensualità più sfrenata alla più spirituale spiritualità, e solo in te io vidi vera superbia e vera femminile umiltà». Ovviamente a questo tipo di donna viene riconosciuta parità politica da _____________________ a di diritti nella vita come nella cultura. E in questo senso il Romanticismo — che fu rappresentato da donne come Karoline Michaelis Schlegel, Bettina Brentano, ______________________ Dorotea Veit, ecc. e, a livello europeo, da Madame de Staël — si configura come una tappa importante della rivendicazione moderna della dignità femminile. concezione amore: da ______________ Nel Romanticismo tedesco, tuttavia, così come in ambito politico si assiste al passaggio da una fase individualistico-liberaleggiante a una statalistico- a ______________________ conservatrice , allo stesso modo, per ciò che riguarda la concezione dell'amore, si passa da una fase estetizzante a una moraleggiante. Infatti, mentre nella Lucinde e negli altri scritti romantici l'amore, non senza un evidente influssi di Rousseau, viene esaltato come strumento di emancipazione femminile e di libera scelta, al di sopra e al di là di tutte le convenzioni sociali, in un secondo tempo esso viene ricondotto a elemento di conservazione delle strutture della tradizione. Ad esempio Hegel, rispecchiando posizioni che si trovano anche nell'ultimo Schlegel, nei Lineamenti di filosofia del diritto del 1821 afferma che «il destino della fanciulla sta, essenzialmente, soltanto nel matrimonio» e che l'amore è un momento «soggettivo», che esige di essere inquadrato e disciplinato nelle istituzioni giuridiche e «oggettive» della società. La seconda caratteristica dell'amore romantico risiede nella ricerca dell'unità B - _________________________ = assoluta degli amanti, ossia della completa fusione delle anime e dei corpi, in ________________________________ modo tale che «ciò che è due possa diventare uno». Presente nei poeti e negli artisti in generale, quest'aspetto dell'idealizzazione romantica dell'amore è stato espresso da anche da Hegel. Negli scritti giovanili, ad esempio, il «vero» amore viene identificato con la «vera unificazione», che supera ogni molteplicità e antitesi, armonizzando il diverso e l'opposto. E nelle opere della maturità, ad esempio nelle Lezioni di estetica, Hegel scrive: “L'amore è identificazione del soggetto con un'altra persona [...] il sentimento per cui due esseri non esistono che in un'unità perfetta e pongono in questa identità tutta la loro anima e il mondo intero. [...] Questa rinuncia a se stesso per identificarsi con un altro, quest'abbandono nel quale il soggetto ritrova tuttavia la pienezza del suo essere, C –i significati ___________________ costituisce il carattere infinito dell'amore”. La terza caratteristica dell'amore romantico è la sua tendenza a caricarsi di significati simbolici e metafisici. I romantici, infatti, pensano che l'amore, pur rivolgendosi a cose e a creature finite, scorga in esse manifestazioni o cifre dell'assoluto, sia inteso panteisticamente nella forma dell'Uno-Tutto, sia interpretato trascendentisticamente nella forma di un Dio creatore. Nell'amplesso degli innamorati, espressione del misterioso fondersi di due creature diverse, essi vedono il mistero stesso della vita e il simbolo dell'universale armonia, ovvero della congiunzione uomo-natura, finito-infinito ecc... Il maggior teorico di questa concezione è Schleiermacher, che difendendo l'amico F. Schlegel dai fulmini del clero protestante, a motivo delle tesi «audaci» sostenute nella Lucinde, così scrive: «Nell'anima degli amanti dev'esservi la divinità, che essi nel loro amplesso realmente sentono di stringere tra le loro braccia e che poi sempre invocano. Nell'amore non ammetto nessuna voluttà senza questo entusiasmo e senza l'elemento mistico che ne deriva». Tutto ciò significa che nell'amore l'assoluto, più che cercato, è almeno in parte già trovato e posseduto. Tant'è che Giacinto, il protagonista dei Discepoli di Sais di Novalis, partito alla ricerca della misteriosa divinità Isis, finisce per trovare, sotto il velo della dea, Fiorellin di rosa, cioè la fanciulla amata, che egli aveva lasciato per muovere alla ricerca della dea sconosciuta. E Fichte rifacendosi al cri10 stianesimo afferma: “Non è un'audace metafora, ma la pura verità quel che dice lo stesso Giovanni: "Chi rimane nell'amore, rimane in Dio e Dio in lui”. 1.4 LA CONCEZIONE DALLA STORIA 1.4 _____________________________________________________ Dalla Rivoluzione ______________: Una delle ragioni della profonda sensibilità dei romantici nei confronti della non __________________ istituzioni dimensione storica è stata certo l'esperienza dei grandiosi eventi verificatisi in anni ancora recentissimi: la Rivoluzione francese ha dato una nuova la forza del ______________/progresso consapevolezza della non eternità delle istituzioni e dei valori umani, ed anche (su un piano più generale) dell'esistenza e della centralità di una forza - la forza del divenire - che tutto trasforma e modifica. Da questo punto di vista la storia è Protagonista /motore / soggetto della per l'uomo una delle manifestazioni più tangibili e coinvolgenti del dinamismo _________: che anima tutto il reale. Già quest'ultima osservazione aiuta a comprendere, almeno una ragione illuministi: forze ________________ + dell'apertura intellettuale dei romantici nei confronti del divenire storico. Ma c'è di più: un di più che ha a che fare coll'interpretazione romantica della forza _________________________________ promotrice di tale divenire. Per gli illuministi le pulsioni e i motori della storia sono in larga misura irrazionali: per questo la storia appare così spesso il teatro di romantici: vicende barbare e assurde; quanto alla loro fede nel progresso, essa si fonda non tanto sulla credenza in qualche principio assoluto quanto sull'impegno pratico forza __________________________: degli uomini Per i romantici, invece, la forza animante il divenire storico è una forza razionale-provvidenziale. Sia essa inscritta nella dinamica stessa degli a - ______________________________ eventi mondani (come lo spirito del mondo di Hegel), o abbia magari un'esplicita (________) fisionomia ultraterrena (ad esempio, Manzoni ne I promessi sposi ), tale forza svolge una funzione precisa: organizza e orienta le vicende umane, conduce gli b - ______________________________ uomini (quasi sempre a loro insaputa) lungo un ben determinato itinerario, regola (__________________) insomma la storia secondo una prospettiva di tipo teleologico. Ciò che per gli illuministi era al massimo un'ipotesi problematica (si può attribuire con- per cui cettualmente un senso e un ritmo alla storia?), in molti romantici diventa spesso una certezza: la storia ha - ha ontologicamente - un senso e una logica. Dietro 1 - la storia ha un ____________, numerose formulazioni di tale assunto si coglie talvolta una matrice più o meno dissimulatamente metafisico-religiosa: la forza che anima la storia è un principio spirituale di ascendenza divina, un principio per più versi analogo a quello che 2 –ogni fatto si inserisce in __________ anima la natura. Su questi presupposti fioriranno le interpretazioni ________ è ____________________ provvidenzialistiche. Per i romantici la storia non solo ha un senso (finalistico), ma è anche piena di senso. In effetti nessun fenomeno storico, nella misura in cui adempie a una precisa funzione entro un disegno più ampio, o nella misura in cui contiene una scintilla del Principio-guida della storia, può essere mera assurdità o insensatezza (come, lo si è detto, accadeva per gli illuministi): ognuno di essi ha, invece, un suo senso, una sua dignità. Di qui la grande apertura intellettuale con cui molti romantici hanno coltivato gli studi storici; di qui, più specificamente, la loro tendenza a esplorare anche epoche e vicende che le indagini illuministiche avevano di solito trascurato (o severamente criticato). Così, ad esempio, la storiografia romantica ha saputo riesaminare con nuova simpatia una civiltà come quella medioevale; così, più in generale, essa è risalita ai momenti anche più 3 - ________________ ha una direzione aurorali, primitivi della storia dell'umanità, cercando di cogliere di tali momenti i _________________________ legato possibili valori positivi. Un'ultima osservazione. Per i romantici la forza animatrice della storia non opera all’arricchimento delle ______________ solo secondo un determinato fine: opera anche secondo una linea ininterrotta, secondo un processo di accrescimento il cui disegno è tutto potenzialmente tracciato nei semi di partenza. Così come l'adulto è in larga misura già `scritto' nel bambino, allo stesso modo la storia `adulta' è in larga misura già preannunciata 11 nelle proprie fasi aurorali. Una continuità, è da aggiungere, che non esclude il pur graduale mutamento dei fenomeni storico-mondani, la loro pur graduale trasformazione nel senso di un sempre crescente arricchimento e maturazione. E questa è appunto l'interpretazione romantica della storia: un grandioso processo in grado di dispiegarsi in modo unitario ma senza perdere la coscienza delle componenti distinte che lo costituiscono, e in grado di approdare a determinati traguardi senza cancellare la memoria della stazione di partenza e delle tappe intermedie; ovvero, per usare concetti assai frequenti nel pensiero romantico-idealistico, in grado di pervenire all'universale passando attraverso i particolari - o, addirittura, di cogliere il primo nei secondi. 1.5 Dal criticismo kantiano all’idealismo DAL CRITICISMO ALL’IDEALISMO L'origine dell'idealismo Il dibattito sulla “cosa in sé” Dalla cosa in sé all’Assoluto Hegel, Fichte e Schelling KANTIANO L'ORIGINE DELL'IDEALISMO La filosofia critica di Kant rappresenta una svolta nella storia della filosofia e può essere considerata da differenti punti di vista: il culmine dell'illuministica fiducia nella ragione umana; la definizione della filosofia non come metafisica, ma come riflessione sulla conoscenza; l'origine dell'idealismo speculativo. Infatti i sistemi di Fichte, Schelling e Hegel trassero elementi essenziali dal complesso e ampio dibattito che si aprì dopo la pubblicazione della Critica della ragion pura. Tra i punti nodali sui quali i filosofi del periodo hanno discusso vi sono: l'esistenza della cosa in sé, la filosofia come sistema, i limiti della conoscenza. L'apprezzamento per la "rivoluzione copernicana" kantiana, significativamente associata dai contemporanei, per la sua portata sconvolgente, alla Rivoluzione Tre letture della filosofia di __________: 1 –esaltazione ____________________ ___________________ 2 - filosofia = no __________________ ma _____________________________ 3 - origine dell'idealismo KANT AL’ORIGINE DELL’_________________________________ Criticità di _____________ ___________________: a - _____________________________ b - _____________________________ c - ______________________________________________ da superare per poter: 1 –giustificare _____________________________________________________________________________ 2 –ricomporre ______________________________________________________________________________ 3 –garantire organicità _______________________________________________________________________ nodi del dibattito: 1 - _________________________________________ 2 - ______________________________________________ 3 - ________________________________________________________ francese, si affiancava alla convinzione che nel pensiero di Kant continuassero a sussistere una serie di dualismi (tra sensibilità e intelletto, ragione teoretica e Kant al’origine dell’_________________ pratica, fenomeno e noumeno), la cui necessaria risoluzione richiedeva una revisione dell'impostazione kantiana. Grandi nomi del Romanticismo come Schiller o Goethe richiamarono l'attenzione sull'ampiezza dell'esperienza, assai più articolata di come l'aveva descritta il pensatore di Konigsberg, e sulla necessità di ricomporre le diverse dimensioni della natura umana. I romantici sostenevano inoltre una maggiore 12 organicità dei rapporti tra l'uomo e la natura e tra l'uomo e la sua storia. Il richiamo dei letterati a una rappresentazione della natura umana coerente con la umana complessità si affiancò alle perplessità sollevate dai filosofi sulla descrizione kantiana dello spirito umano, che veniva ridotto a un insieme disorganico di elementi eterogenei, per effetto di un'analisi inadeguata dei rapporti tra le facoltà di conoscenza, volontà e sentimento. Tra l'altro, in Kant la superiorità della ragione pratica, capace di aprirsi alla cosa in sé, su quella teoretica, limitata ai fenomeni, sembrava semplicemente affermata, non dimostrata. IL DIBATTITO SULLA “COSA IN SÉ” Kant: l’esistenza della _____________ Dal punto di vista filosofico al centro del dibattito vi è la funzione attribuita da A –piano cognitivo Kant alla «cosa in sé», nel processo conoscitivo. Si è visto che Kant ha limitato la conoscenza dell'uomo ai fenomeni; essi sono, per Kant, le cose come ci appaiono l’uomo conosce i ____________ attraverso le forme a priori della nostra sensibilità, cioè spazio e tempo. Kant usa e non il _______________________ o poi il termine «noumeno» o «cosa in sé» per designare il non-fenomeno. Molti critici hanno sostenuto che il riferimento alla cosa in sé è incompatibile con ___________________________ la prospettiva del criticismo: se l'essenza del criticismo consiste nel riconoscere nei fenomeni i limiti insuperabili della conoscenza umana, com'è possibile Critiche alla ____________________ affermare l'esistenza di cose in sé? Certo, le cose in sé sono «pensabili»: ma inferire la loro esistenza dalla pensabilità significa utilizzare quel procedimento 1 –inferire ______________________ che Kant stesso ha rifiutato quando ha confutato la prova ontologica dell'esistenza dalla __________________________ di Dio. Inoltre, Kant ha posto la cosa in sé alla base di tutta la nostra conoscenza dei è inammissibile (vedi critiche ________ fenomeni, considerandola causa delle impressioni sensibili. Anche questa tesi risulta contraddittoria rispetto ai principi del criticismo, perché si fonda ______________________________ ) sull'applicazione della categoria intellettuale di causalità a un noumeno, ossia a qualcosa che è al di fuori dell'esperienza. Lo stesso Kant ha dichiarato che tale 2 –considerarla causa _____________ applicazione è illegittima, limitando l'uso delle categorie intellettuali ai dati _____________ applica il concetto a dell'esperienza. Tuttavia la negazione della cosa in sé apre la strada allo scetticismo, cioè al qualcosa al di la ___________________ dubbio che tra le nostre rappresentazioni soggettive e gli oggetti esterni non vi sia alcun rapporto. Infatti, la nostra conoscenza è conoscenza di meri fenomeni. E se allora: le cose in sé non possono essere poste alla base dei fenomeni, la nostra a –la cosa in sé non _______________ conoscenza rischia di ridursi alla conoscenza di apparenze, di immagini prive di ogni aggancio con la realtà. I due corni del dilemma emerso nel dibattito sulla cosa in sé possono essere così la nostra conoscenza è conoscenza di riepilogati:o la cosa in sé non è causa delle nostre rappresentazioni: allora si ha un _______________: _________________ esito scettico; o la cosa in sé è causa delle nostre rappresentazioni: allora si ricade nel dogmatismo; esso consiste nel far dipendere tutta la nostra conoscenza da un b –la cosa in sé __________________ ente che è indipendente dalle nostre facoltà conoscitive. Il rapporto tra fenomeni e noumeni sembra poi problematico sotto il profilo la nostra conoscenza dipende da un ____ pratico. Kant stesso ha riconosciuto l'esistenza di un «abisso» incolmabile tra il ____ inconoscibile: ________________ mondo fenomenico e il mondo noumenico: il primo è retto dalla necessità, il secondo è retto dalla legge della libertà, cioè dalla legge morale. Questo abisso si B –piano ____________________ traduce in una drammatica scissione per l'uomo, perché egli appartiene al mondo Scissione tra: fenomenico in virtù della sua sensibilità e appartiene al mondo noumenico in virtù della ragion pura pratica. mondo _______________: Anche Kant ha tentato di superare il dualismo tra fenomeni e noumeni e di ricomporre l'unità dell'uomo con la natura e con se stesso nella Critica della necessità _______ meccaniche facoltà di giudizio, sostenendo la possibilità di una considerazione estetica e mondo _______________: finalistica della natura. Tuttavia, Kant continua ad attribuire a questa considerazione un valore conoscitivo subordinato rispetto al meccanicismo. I ___________ leggi _____________ seguaci di Kant avvertono invece l'esigenza di risolvere in maniera più radicale il dualismo di fenomeno e noumeno e il dualismo di necessità e libertà dell'uomo. Il finalismo ragionevole speranza 13 Si ritiene che questi dualismi possano essere risolti solo individuando un unico La ricerca di un ___________________ fondamento, da cui derivare tutte le parti della filosofia e le facoltà dello spirito ______ per superare i _______________ umano. DALLA COSA IN SÈ ALL’ASSOLUTO Con l'intenzione di eliminare ambiguità e incongruenze del pensiero kantiano, gli idealisti accolgono le tesi scettiche sulla cosa in sé e giungono a negarne l'esistenza, sostenendo che la realtà (in quanto fenomenica) è riconducibile al pensiero, e concludono che il pensiero non rispecchia l'essere ma è l'essere stesso. La ricerca di un ___________________ Il risultato di tale operazione rende la ragione (o coscienza) l'unico principio della ______ nell’____ e non nel __________ conoscenza: non soltanto della sua forma, funzione già attribuita da Kant alle strutture a priori dell'intelletto, ma anche della sua materia, ovvero delle cose e degli eventi che si presentano nell'esperienza stessa. In questo passaggio si determina la posizione dell'idealismo, che elabora una radicalizzazione della gnoseologia kantiana: lo spirito è autore della realtà naturale, in quanto, eliminata la cosa in sé, l'unica realtà ammissibile risulta quella presente allo spirito. I filosofi idealisti (Fichte, Schelling, Hegel) interpretano la natura in modo assai diverso, ma il denominatore comune è l'idea che essa non sia una realtà oggettiva del tutto indipendente dalla coscienza al modo in cui in Cartesio il pensiero è sostanza diversa dalla materia. La natura è parte della polarità soggetto-oggetto, essa esiste in questa tensione dinamica con lo Spirito. Non può essere intesa senza il rapporto con la coscienza. Per approssimarsi a questo difficile concetto della natura — forse il più lontano dalla coscienza comune tra le tesi elaborate dall'idealismo — si ricordi che questa visione è costruita su un fondamento kantiano, per cui il mondo delle cose che noi osserviamo (l'oggettività) è frutto dell'applicazione di leggi a priori. Infatti se abbiamo esperienza del mondo è perché nel soggetto esistono strutture fondamentali del conoscere che del mondo non sono lo specchio passivo bensì l'attività legislatrice. La filosofia si pone ora il problema di come questo soggetto "crei" il mondo: si tratta di capire non come sia il mondo ma quali siano le operazioni fondamentali attraverso le quali il soggetto lo costituisce. Gli idealisti sono andati oltre Kant in quanto hanno sostenuto che lo stesso oggetto, che per il criticismo è in sé del tutto indipendente dalla coscienza (cosa in sé), non può essere concepito senza il rapporto di opposizione al soggetto, né il soggetto senza il rapporto di opposizione al fenomeno. Entrambi possono essere compresi all'interno dello sviluppo della totalità del mondo che gli idealisti indicano come l'Assoluto. Eliminare la cosa in sé significa cogliere il pensiero nella sua massima apertura, rivolto alla totalità, perché il pensiero non è una cosa fra le cose, ma è l'ambito entro cui le cose si costituiscono, diventano per così dire visibili. In tal modo l'idealismo prende le distanze dal senso comune, secondo cui le cose esistono fuori di noi indipendentemente dal pensiero, e afferma che le cose esistono solo all'interno del pensiero, nel senso che solo alla luce del pensiero le cose si rivelano, appaiono. Questo concetto è espresso con l'affermazione che il pensiero “pone”1 la realtà. Non a caso, l'idealismo tedesco di fine Settecento può essere definito come il progressivo tentativo di eliminare la cosa in sè kantiana per giungere a 1 Nel linguaggio filosofico del tempo, era detta "posizione" l'atto con cui il soggetto afferma l'esistenza empirica di una cosa. Il verbo "porre", quindi, non va preso nel senso letterale. In senso più generale, il porre è qualcosa che si fa ogni volta che la coscienza ha una rappresentazione. Avere una rappresentazione (di un triangolo, di un tavolo ecc.) vuol dire infatti "porla" davanti a me, distinguendola da me. Anche quando rifletto su me stesso, sul mio corpo o sui miei stati d'animo, devo "porli" davanti a me, distinti da me che osservo. 14 identificare l'oggetto con il soggetto, con un intento tipicamente monistico : l'obiettivo ultimo, infatti, è trovare un principio che possa spiegare tutto quanto, superando così la sfilza di dualismi irrisolti, di cui abbiamo detto, lasciati in eredità da Kant (primo fra tutti quello soggetto/oggetto) riconducendoli, come tutto il resto, ad un unico principio. Finchè ritengo, sulle orme di Kant, che vi siano due princìpi della realtà (soggetto e oggetto) e due della conoscenza (forma e contenuto) radicalmente separati, tale L’IDEALISMO: LA ____________________________________ DELLA GNOSEOLOGIA DI _______________ Per Kant: _________________ (intelletto) + ________________(natura) conoscenza: il soggetto ________________, dà forma a una materia esterna che non _____________ dal soggetto inconoscibilità ___________________ Eliminare la ___________________ per superare ______________kantiani (_____________________________________________) Per idealisti: unico __________________: il soggetto, lo spirito, la ragione = l’_________________ 1 –la natura è parte della polarità _________________, non può essere intesa senza il rapporto con la _____________ Le cose non esistono _______________________ dal pensiero perché il pensiero è l’ambito _____________________ _________, diventano “__________________________” No separazione _______________________________come in Cartesio 2 – Se il soggetto “_________________________”in quanto suo prodotto il mondo diventa ___________________________ Se è possibile una _____________________ perfetta, totale allora è possibile _____________________________ Soggetto (ragione, ________) ______________________ = principio che __________ nei singoli uomini, ma non si riduce a essi = riformulazione della figura ______ ma ____________________________ problema: ________________________________________________________ il principio viene identificato da: Fichte nell’______; da Schelling ________________________; da Hegel ______________________ ammissione comporterà che la mia conoscenza sia finita (privilegiamento dell'intelletto) perchè vi sarà pur sempre qualcosa fuori di me che non potrò mai del tutto riassorbire nella mia testa: se conoscere significa, per così dire, introdurre l'oggetto dentro di sè, inquadrarlo, per Kant possiamo solo conoscere ciò che abbiamo messo noi, con le leggi del nostro pensiero, nel mondo, con l'inevitabile conseguenza che di ciò che non ho messo io nel mondo non potrò avere conoscenza certa. Ne consegue che sarà possibile solo un conoscenza finita e l'intelletto sarà lo strumento più adatto. Se però ammetto che tutto deriva dal soggetto, come fa l'idealismo, ovvero se ammetto che il soggetto non si limita a organizzare con le forme del materiale che riceve dall'esterno, allora il mondo che vedo è un prodotto del soggetto e, proprio in quanto sono io stesso a produrlo, potrò conoscerlo perfettamente, totalmente, assolutamente, senza limite alcuno, con la conseguenza che la ragione (non l'intelletto) diviene lo strumento gnoseologico più adatto. La perfetta conoscibilità del mondo rende realizzabile l'aspirazione, tratto comune ai maggiori rappresentanti dell'idealismo tedesco, alla costruzione di un sistema della filosofia, cioè di un insieme organizzato di concetti, posti in relazione coerente gli uni con gli altri e volti alla comprensione della realtà nella sua totalità sul fondamento di un principio ordinatore. 15 Proponendo in vario modo il superamento della cosa in sé, cioè di una dimensione altra, esterna al pensiero, gli idealisti pongono l'io, lo spirito, il pensiero come principio e fondamento di un sapere che coglie la realtà nella sua pienezza. Il pensiero, lo spirito, di cui parlano gli idealisti non è il pensiero del singolo individuo, poiché il soggetto, o ragione, o spirito (termini usati spesso in senso equivalente), cui gli idealisti attribuiscono la creatività, è quello trascendentale, ossia un principio che si attua e vive nei singoli uomini, ma non si riduce a essi, perché non ne ha i limiti e la caducità. Tale principio infinito è una riformulazione della figura di Dio, che tuttavia si fa immanente all'umanità, precisando al tempo stesso il senso dell'infinito dei romantici. Da ciò deriva che la realtà naturale, "creata" dal soggetto, è sperimentata dagli individui concreti come esterna e indipendente rispetto alla loro coscienza. L'idealismo considera quindi tanto il soggetto quanto l'oggetto come manifestazioni di un principio superiore, reali entrambi ma solo nel loro rapporto. Il problema degli idealisti diventa dunque quello di trovare la via per determinare questo principio superiore, in grado di spiegare razionalmente la diversa forma di realtà del soggetto e delle immagini fenomeniche. Su queste basi finora esposte si confronterà la triade degli idealisti, costituita da Fichte (1762 -1814), Schelling (1775- 1854) e Hegel (1770–1831). Essi si succedono in tempi molto ravvicinati, cosicchè la parabola discendente dei primi due è molto rapida, poichè di volta in volta il nuovo arrivato oscura la fama del suo predecessore. E così il periodo culminante della riflessione di Fichte si colloca negli ultimissimi anni del Settecento, quando sarà surclassato dall'appena venticinquenne Schelling, il cui predominio si estenderà fino al 1807 e non oltre: a questo punto entrerà in gioco Hegel. Dopo la fatidica data del 1800, quando ormai il suo astro è declinato, l'esito del pensiero di Fichte prende una coloritura teologico-religiosa. La triade ____________________: ___________________________ ___________________________ ___________________________ HEGEL, FICHTE E SCHELLING Nel gennaio 1801 Hegel arrivò a Jena, città di grande fermento intellettuale, già dal 1798 luogo di incontro dei primi circoli romantici. Jena è anche il luogo di nascita dell'idealismo: vi insegnano prima Fichte e poi Schelling. Friedrich Schlegel aveva parlato di «fare filosofia insieme»: concentrato di legami personali, rapporti di amicizia e grandi rotture, Jena fu una fucina di novità e stimoli intellettuali che Hegel definirà un «vortice letterario». A Jena Hegel elabora la sua posizione dapprima differenziandosi in la Differenza dei sistemi filosofici di Fichte e di Schelling da Fichte e, in seguito, con la Fenomenologia dello spirito, pubblicata nel 1807 e che chiude il periodo di Jena, anche da Schelling. Hegel ritiene in la Differenza dei sistemi filosofici di Fichte e di Schelling, l’idealismo di Fichte eccessivamente soggettivo. Ma l'idealismo, nel suo significato originario, mette in discussione l'esistenza autonoma dell'oggetto e, in ultima istanza, tende a dire che soggetto e oggetto sono la stessa cosa, ossia che vi è identità tra i due: e questo vale per tutti e tre i grandi idealisti (Hegel, Schelling e Fichte), accomunati dalla critica a Kant per l'aver mantenuto divisioni nella realtà (oggetto/soggetto, essere/dover essere, noumeno/fenomeno, ecc) e per non essere stato in grado di trovare un unico principio . Però in Fichte, che identificava il principio nell’Io che ponendo se stesso pone il non-Io (o natura)2, l'oggetto esiste nella misura in cui è posto dal soggetto, il quale riveste così un 2 Hegel: il periodo di ______________ (1801-__________) Legami _________________ e rotture ____________________ 1 –le critiche a ____________________ (vedi Differenza ___________________ ________________________________) Idealismo = ______________ tra _____ ___________________________ ma in Fichte _____________________ + importante ____________________ La frase «l'lo pone il Non-Io», in base a quanto detto nella nota precedente può essere tradotta così: "Se c'è l'lo, allora c'è anche il Non-lo"; oppure: "se alla coscienza si presenta l'lo, allora nello stesso tempo si presenta anche qualcosa che non è l'lo". Infatti, nel momento stesso in cui l'lo riconosce ("pone") se stesso, riconosce ("pone") anche la presenza di qualcosa di diverso da lui, di qualcosa di altro da sé. In altri termini ancora: per il semplice fatto che c'è ("è posto") un soggetto, ci dev'essere un oggetto "posto" dal soggetto. 16 ruolo più importante rispetto all'oggetto stesso. Se l'aspetto centrale dell'idealismo risiede nell'identità assoluta tra soggetto e oggetto, allora è evidente che Hegel preferisca Schelling e la sua Filosofia dell'identità, per la quale l'intera realtà è riconducibile ad un unico principio che non è nè natura nè spirito, nè oggetto nè soggetto, bensì sta a monte di ogni frantumazione. L'errore del fichtisimo, in questo simile al kantismo, è stato, secondo Hegel, di affidare a un semplice io il ruolo decisivo di orizzonte trascendentale: il luogo in cui pensiero ed essere, aspetti soggettivi e aspetti oggettivi dell'esperienza diventano correlativi, trasparenti e capaci di esibire solidalmente le proprie ragioni. Leggendo la Differenza dei sistemi filosofici di Fichte e di Schelling con il senno di poi, ci si accorge che l'adesione hegeliana alla filosofia di Schelling è più apparente che reale: certo lo preferisce a Fichte, però Hegel sta già imboccando una strada nuova rispetto a quella di Schelling. Anche per lui, come per Schelling, ' il vero è l'intero ' ( Fenomenologia dello spirito ), ovvero la verità più profonda la si trova nel superamento delle differenze, con l'idea di un Assoluto che non è nè oggetto nè soggetto, però per Hegel occorre che all'interno dell'Assoluto, ovvero all'interno della realtà unitaria, le differenze non vadano perse (come è in Schelling), ma debbano invece essere mantenute e riconosciute. Se gli Illuministi sbagliano a concepire la realtà astrattamente3 come un agglomerato di parti indipendenti le une dalle altre, allo stesso modo sbaglia l'organicismo di Schelling a concepire la realtà come un tutto in cui non si distinguono le parti : Hegel respinge nettamente la concezione astratta degli Illuministi e vede la realtà in chiave concreta, convinto che ogni parte si spieghi solo facendo riferimento al tutto, così come in un albero ogni singola parte (le foglie, le radici, i rami, ecc) esiste e ha una sua funzione solo se si fa riferimento al tutto, cioè all'albero stesso; tuttavia nella concezione concreta cui Hegel fa riferimento le parti, anche se inserite nel tutto, non perdono il loro significato autonomo (come avviene in Schelling). In altri termini, Hegel ci chiede di capire ogni parte in funzione del tutto, ma ciò non toglie che le singole parti continuino ad esistere nel tutto, differenti fra loro : per tornare all'immagine dell'albero, le singole parti si spiegano solo facendo riferimento al tutto, ma il tutto si spiega come unione delle singoli parti che restano distinte le une dalle altre . Così l'astrattismo illuminista, che vede il proprio baluardo conoscitivo nell'intelletto come capacità di distinguere le parti, sbaglia allo stesso modo dell'organicismo schellinghiano, che nel tutto non coglie parti differenti: sbagliano gli Illuministi a vedere nell'albero solo le singole parti, sbaglia Schelling a vedere l'albero senza le singole parti. Bisogna dunque saper cogliere le parti nel tutto. Ecco dunque che a distinguere Hegel da Schelling è la convinzione che si debba, sì, cogliere il tutto, ma anche le parti nel tutto, poichè il tutto è veramente tale nella misura in cui deriva dai rapporti che legano le singole parti . Intendere, come fa Schelling, l’assoluto come unità indifferenziata, cioè come assenza di determinazioni implica, per Hegel, ammettere che non vi è alcun sapere dell'Assoluto, poichè finisce per identificarsi con il nulla. Definito come «la notte in cui tutte le vacche sono nere», l'Assoluto schellinghiano è un'unità omogenea in cui non si scorgono le differenze e le opposizioni della realtà e dell'esperienza, di cui è quindi incapace di dar conto. Hegel critica la visione di Schelling, contestando oltre l'indifferenziazione dell'Assoluto anche l'intuitività della sua apprensione. Sempre nella Fenomenologia, Hegel spiega che se è legittimo, e anzi necessario, l'uso dell'intelletto e della ragione, è invece vietato l'uso dell'intuizione, ovvero la pretesa di cogliere per intuizione artistica (come ha fatto Schelling) il principio unitario: Schelling arriva immediatamente (con un colpo di pistola, dice Hegel) 3 Per Hegel una concezione della realtà è astratta se concepisce le cose separatamente le une dalle altre ed è concreta se pone le cose in relazione reciproca. 17 Fichte = ___________________ Si affida al ________________ 2 –critiche a ___________________: (vedi ___________________________ ________________________________) A - _____________________________ ________________________________ Assoluto = né __________________ né __________________________ ma in Schelling ____________________ vanno perse illuministi realtà =_______________ _________________________________ Schelling ______________________ ________________________________ Hegel _________________________ _________________________________ Assoluto = unità ___________________ (come in ___________________) Assoluto ________________________ 2 - ______________________________ _____________________________ all'Assoluto come punto di partenza del ragionamento, e da lì deriva in qualche maniera le varie differenze che ci sono nella realtà. Il percorso che fa Hegel è opposto ed esula dalla pretesa di cogliere l'Assoluto immediatamente. Tale percorso è così articolato: analizzare con l'intelletto le differenze della realtà; identificate tali differenze, cogliere le relazioni che le mettono in collegamento le une alle altre; costruire con tali relazioni la totalità, vedendo come cose diverse e anche opposte si richiamano ad un unico principio In questo modo si può arrivare all'Assoluto (come punto d'arrivo e non di partenza)in moda tale che si colgono in esso ancora le singole parti. Queste sono, in sostanza, le critiche che Hegel muove a Schelling nella prefazione alla Fenomenologia dello spirito . 18 L’__________________ si conosce non ______________________ ma si arriva attraverso: 1- analisi _________________________ 2 –messa in relazione delle __________ 3- costruzione ____________________