Dipartimento Cardiotoracico S.O.C. di Cardiologia Direttore: dott. Alessandro Proclemer ABLAZIONE TRANSCATETERE A RADIOFREQUENZA nella FIBRILLAZIONE ATRIALE Prospetto informativo Il seguente prospetto informativo ha lo scopo di fornire al paziente tutte le informazioni utili a prendere una decisione consapevole in merito all’intervento previsto. Si raccomanda di leggerlo con attenzione e di porre al medico tutte le domande ritenute opportune prima dell’intervento. La Fibrillazione atriale la fibrillazione atriale (FA) è un’anomalia del battito cardiaco in cui l’attività elettrica nelle camere superiori (atri) del cuore diventa molto veloce ed irregolare, provocandone la contrazione rapida e inefficiente. Le conseguenze principali di questa aritmia sono che: il paziente avverte una sensazione di battito cardiaco molesto; il flusso di sangue all’organismo può essere ridotto e che, poiché il sangue non fluisce in maniera normale, esiste il rischio che si formino coaguli all’interno degli atri con il rischio, qualora si distaccassero e raggiungessero il circolo, di embolia polmonare o ictus cerebrale/attacco ischemica transitorio. È un’aritmia abbastanza comune, la cui incidenza aumenta con l’età (2,3% della popolazione sopra i 40 anni e 6% sopra i 65 anni negli USA). L’ablazione Transcatetere L’ablazione (trans catetere) rappresenta una procedura di elettrofisiologia interventistica che può curare i pazienti affetti da FA perlopiù refrattaria ai farmaci. Lo scopo della procedura è il ripristino del normale ritmo sinusale, per alleviare i sintomi che l’aritmia determina e abolire/ridurre il rischio di trombosi atriale e insufficienza cardiaca e, di conseguenza, la mortalità. L’ablazione transcatetere consiste nell’erogazione, all’interno delle camere cardiache, di energia a radiofrequenza (RF) per eliminare le fonti e i circuiti che innescano e mantengono la FA. La tecnica eseguita nel nostro centro prevede l’erogazione di RF per isolare elettricamente le vene polmonari (le zone da cui nascono la maggior parte degli impulsi che innescano la FA). In una percentuale minore di casi viene anche creata una linea di lesione in atrio sinistro per interrompere i circuiti che mantengono la FA. Nei casi in cui sia anche presente flutter atriale, viene eseguita anche l’ablazione di questa aritmia tramite erogazione di radiofrequenza in atrio destro. La percentuale di successo della procedura, inteso come scomparsa o riduzione significativa degli episodi di FA, è di circa 65-70% a 1 anno, che aumenta fino a 80-90% con l’uso di farmaci antiaritmici. Il successo è maggiore nelle forme parossistiche (intermittenti) che in quelle persistenti. I dati su osservazioni cliniche a lungo termine allo stato attuale risultano insufficienti. Terapia prima dell’ablazione Per ridurre il rischio di trombi in atrio sinistro, che nel corso della procedura potrebbero dare embolie, il paziente dovrà assumere terapia anticoagulante orale efficace (INR tra 2 e 3) per almeno un mese prima dell’ablazione. L’eventuale trombosi atriale sinistra viene esclusa attraverso un ecocardiogramma trans esofageo, la cui effettuazione viene considerata da caso a caso. L’anticoagulante orale va sospeso circa 72 ore prima dell’ablazione. Procedura ablativa La procedura viene eseguita da 1 o 2 medici cardiologi e 2 infermieri specializzati. Un medico anestesista può essere presente in sala durante la procedura, per controllare i parametri vitali del paziente e somministrare farmaci sedativi ed analgesici nei momenti dolorosi. In anestesia locale, vengono incannulate le vene femorali (all’inguine) e la vena giugulare (al collo). Attraverso le vene femorali viene eseguita la puntura del setto interatriale, per avere accesso all’atrio sinistro. Vengono posizionati in atrio destro e sinistro gli elettrocateteri necessari per l’ablazione e viene eseguita eventualmente l’angiografia (tramite iniezione di mezzo di contrasto) delle vene polmonari per determinarne decorso e dimensioni. Con gli elettrocateteri introdotti viene registrata l’attività elettrica dell’atrio e delle vene polmonari. In base ai segnali registrati, viene erogata energia a radiofrequenza in corrispondenza dell’origine delle vene polmonari allo scopo di isolarle elettricamente dall’atrio sinistro. L’introduzione, il posizionamento e la manipolazione degli elettrocateteri all’interno delle camere cardiache vengono eseguiti sotto la guida di raggi X. Al termine dell’erogazione viene di solito eseguita una stimolazione elettrica del cuore per verificare se le aritmie sono ancora inducibili dopo la procedura. Versione n.01 del 01/04/2010 Pagina 1 di 2 Dipartimento Cardiotoracico S.O.C. di Cardiologia Direttore: dott. Alessandro Proclemer Durata della procedura e del ricovero ospedaliero La procedura ha una durata variabile tra le 3 e le 6 ore. Il ricovero ospedaliero dura di solito da 4 a 10 giorni. Se non ci sono complicazioni, al termine della procedura i pazienti ritornano in reparto di Cardiologia, sono sottoposti a controllo continuo del battito cardiaco tramite telemetria, e cominciano a deambulare il mattino successivo. Esiste un rischio di ricorrenza dell’aritmia nei primi giorni, che si riduce nel primo mese. Il trattamento farmacologico viene continuato per almeno 3 mesi, e solo successivamente viene valutata l’opportunità della sospensione. Trattamenti alternativi L’alternativa terapeutica è rappresentata dalla continuazione dei farmaci antiaritmici o da ablazione intraoperatoria cardiochirurgica. Rischi e Complicanze L’ablazione transcatetere della FA può presentare le seguenti complicanze: Versamento pericardico (2-5%) (accumulo di liquido nel sacco che avvolge il cuore): può richiedere il drenaggio attraverso puntura percutanea e, più raramente, intervento chirurgico; Ictus cerebrale o attacco ischemico transitorio da embolia (1-2%); Complicanze della puntura vascolare femorale (1-2%): ematoma, pseudo aneurisma e fistola artero-venosa. In genere sono a risoluzione spontanea, ma raramente possono richiedere la correzione chirurgica; Restringimento (stenosi) delle vene polmonari (1-2%): spesso asintomatica, ma in alcuni casi può richiedere la dilatazione della vena stessa; Mortalità (0,1%); Altri, più rari: infezione, pneumotorace (aria nei cavi pleurici), emotorace (sangue nei cavi pleurici), paralisi del diaframma, danno alla valvola mitrale, fistola atrio-esofagea (che può essere mortale e che necessita di intervento chirurgico per la sua chiusura). La frequenza delle complicanze si confronta favorevolmente a quella delle complicanze della FA, e dell’uso di anticoagulante orale e di farmaci antiaritmici. Precauzioni durante la convalescenza Sono stato altresì messo al corrente: dei disturbi che eventualmente potranno insorgere durante e dopo l’indagine (dolore al petto, dolore nella sede di introduzione del catetere, sintomi correlati ad una possibile ipotensione arteriosa); della necessità di mantenere il decubito supino per almeno 18-24 ore; di proseguire con terapia anticoagulante e/o antiaritmica sin dalle prime ore dopo la procedura. Versione n.01 del 01/04/2010 Pagina 2 di 2