I Disturbi Deliranti
Il delirio è un sintomo “aspecifico” che può essere
presente in un’ampia gamma di disturbi, in
associazione ad altri sintomi. Nel caso dei disturbi
deliranti esso rappresenta la caratteristica “specifica”
del disturbo, ne costituisce l’asse portante e assume
un ruolo “primitivo” nei confronti di qualunque altra
manifestazione associata. È interessante notare come,
negli ultimi 150 anni della storia della psichiatria,
l’esistenza di una entità diagnostico-nosografica
con queste caratteristiche sia sempre stata
riconosciuta da tutti i clinici.
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Ciò significa che l’esistenza di una “malattia delirante”
(unicamente delirante) emerge nettamente
dall’osservazione clinica al punto da suggerire che
essa rappresenti una delle entità diagnostiche più
“forti” delle attuali classificazioni nosografiche.
Si usa, non senza ragione, inquadrare la storia della
nosografia psichiatrica in un periodo
“prekraepeliniano” e “postkraepeliniano”
ed è interessante vedere in questa prospettiva
l’evoluzione del concetto di “malattia delirante”.
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In era pre-kraepeliniana, dai primi dell’Ottocento fino
alla fine del secolo viene da più Autori identificato un
disturbo denominato di volta in volta
“paranoia” (Heinroth,1918; Kahlbaum, 1863; Griesinger,
1868; Kraft-Ebing,1869) o “monomania” (Esquirol, 1838;
Snell, 1865) caratterizzato essenzialmente dalla
presenza di un delirio, dalla “consistenza logica” di
quest’ultimo e da una conservazione della “vita mentale
nella sua globalità” e “dell’intelletto”.
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Kraepelin dopo aver più volte ridefinito il concetto di
paranoia nelle successive edizioni del trattato,
nell’ottava edizione ne precisa i confini come “sviluppo
cronico” di un sistema delirante persistente senza
alterazioni della mente. Viene anche introdotta la
denominazione di “parafrenia” per le forme deliranti
croniche, ad insorgenza tardiva e a contenuto
“fantastico”. In ogni caso, la paranoia viene considerata
come un disturbo estremamente raro.
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Bleuler, pur sostenendo correttamente che «la
maggior parte dei casi chiamati paranoia da Autori
precedenti fanno parte della Schizofrenia Paranoide»
riconosce l’esistenza di «sistemi deliranti senza
sintomi schizofrenici chiamati paranoia» dove «non vi
è evidenza di malattia al di fuori del delirio e non vi è
deterioramento».
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In era post-kraepeliniana la “paranoia” come entità
nosografica indipendente dalla schizofrenia viene
formalizzata in modo più preciso (Kruger, 1917) come
un sistema delirante a costruzione e sviluppo logico che
non va al di fuori della “possibilità” senza alterazione
della personalità e dove pensiero, volontà e
comportamento possono rimanere chiari e logici «come
quelli di una persona sana».
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Le scuole psichiatriche di lingua francese postkraepeliniane accettano il concetto diagnosticonosografico sia della “paranoia” che della “parafrenia”
che vengono inserite nel gruppo delle “psicosi
deliranti croniche” con la denominazione,
rispettivamente, di psicosi deliranti sistematizzate
(paranoia) e di psicosi fantastiche (parafrenia)
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È interessante a questo proposito seguire l’evoluzione
del concetto di “malattia delirante” attraverso le
successive edizioni dei DSM. Dal DSM-I (1952) al DSMIII-R (1987) si osserva una progressiva evoluzione della
terminologia utilizzata per caratterizzare questo gruppo
di disturbi. Dalle “Reazioni Paranoidi” (DSM-I e II) si è
passati ai “Disturbi Paranoidi” (DSM-III) fino ai Disturbi
Deliranti (Paranoidi) del DSM-III-R, preludio alla attuale
definizione sindromica del DSM-IV dove è scomparso
definitivamente il termine“paranoide”.
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È tuttavia solo nelle due edizioni più recenti (DSM III-R e
DSM IV) che sotto il termine Disturbi Deliranti vengono
inquadrati, con i criteri diagnostici “storici” della
psicopatologia europea, questi particolari disturbi
dove il sintomo “delirio” si identifica con il “disturbo
delirante”. Analogo processo di semplificazione si osserva
nel passaggio dall’ICD-9 (1979) all’ICD-10 (1992).
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Le classificazioni contemporanee hanno confermato e
“ratificato” l’identificazione di un quadro clinico
(disturbo o sindrome) indipendente da altri disturbi
psichiatrici e caratterizzato da:
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1. presenza di un delirio cronico con i caratteri della “non
bizzarria” (plausibilità, comprensibilità, derivabilità);
2. scarsità o comunque marginalità delle allucinazioni;
3. assenza di psicopatologia se non collegata in via
secondaria al delirio. In particolare assenza dei sintomi
caratteristici della Schizofrenia (disorganizzazione del
pensiero, sintomi negativi, disturbi dell’affettività);
4. relativa integrità delle capacità di funzionamento
psicosociale.
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Questo gruppo sindromico viene identificato sotto la
dizione Disturbi Deliranti, comprensiva di ogni altra
terminologia usata in precedenza per quadri clinici
con le medesime caratteristiche fenomenologiche.
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Epidemiologia
Esiste un unico studio sistematico (Kendler 1982)
durato dal 1912 al 1970 condotto sui registri
psichiatrici e sulle ospedalizzazioni, dal quale emerge
un’incidenza annua oscillante tra
0,7 e 3 casi su
100.000 abitanti, con una prevalenza oscillante tra lo
0,02 e lo 0,1% (circa 10 volte inferiore a quello della
schizofrenia).
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E’ concorde opinione di tutti gli osservatori che
l’incidenza/prevalenza rilevata epidemiologicamente sia
nettamente inferiore a quella reale data l’improbabilità
che i pazienti affetti da Disturbo Delirante entrino
spontaneamente in contato con i Servizi Psichiatrici.
D’altra parte, la normalità delle funzioni psichiche al di
fuori del delirio e la scarsa compromissione del
comportamento fanno sì che il ricovero o la prima
osservazione psichiatrica avvengano solo nei casi in cui
si siano verificate gravi anomalie comportamentali
spesso coincidenti con atti antisociali.
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Il range dell’età di insorgenza dei Disturbi Deliranti dagli
studi epidemiologici appare estremamente ampio (18-80
anni) ma l’intervallo di età dove si osserva la massima
incidenza è compreso tra i 35 e i 45 anni. Viene
saltuariamente riportato nella letteratura che per quanto
riguarda l’incidenza del Disturbo Delirante non vi è
differenza significativa tra i due sessi.
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Quadro clinico
Si è visto come, nei Disturbi Deliranti vi sia una
identificazione sindromica del sintomo delirio. In
quest’ambito il delirio assume alcune specifiche
caratteristiche che riguardano:
1. Le tematiche (contenuti) principali
2. Il livello di strutturazione
3. La fissità tematica
4. Il livello di pervasività comportamentale
5. Il vissuto emozionale
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Le tematiche
Il DSM-IV prevede cinque tematiche principali:
-
erotomania,
grandiosità,
gelosia,
persecuzione,
trasformazione corporea.
In realtà, nel Disturbo Delirante il delirio può avere
qualsiasi contenuto, pur nell’ambito di una gradualità di
incidenza per le varie tematiche principali.
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Più che per i suoi contenuti, infatti il delirio si caratterizza
per la sua dominanza sindromica, per i suoi caratteri
formali e per la sua pervasività comportamentale in
rapporto all’integrità delle funzioni mentali al di fuori del
vissuto delirante. In questo contesto va valutata la “non
bizzarria” del contenuto delirante, intesa come
plausibilità, derivabilità, comprensibilità considerata sia
dal DSM-IV che dall’ICD-10 come una caratteristica
specifica del delirio nel Disturbo Delirante.
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Livello di strutturazione
Il livello di organizzazione formale di un delirio è dato
essenzialmente dall’ordine logico, dalla precisione e dalla
intensità descrittiva con la quale il delirio viene
comunicato. La convinzione delirante è esposta con nitida
chiarezza, è riferita con precisione e ricchezza di
particolari descrittivi, connessi tra di loro in modo
sostanzialmente logico e coerente.
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Spesso il delirio assume la configurazione di un sistema
delirante ad alto livello di strutturazione formale dove si
riscontra una multiformalità complessa di temi deliranti
caratterizzati da una coerenza intrinseca dei vari
elementi che costituiscono il sistema.
L’organizzazione formale del delirio nel Disturbo
Delirante è sovrapponibile a quella delle certezze
soggettive non deliranti riscontrabili in molti soggetti
considerati come normali. In entrambi i casi è rispettata
la logica deduttiva e interpretativa collegata a
determinate premesse (convinzioni).
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La fissità tematica
Una delle caratteristiche più specifiche del delirio nel
Disturbo Delirante è la sua fissità tematica, tematica,
vale a dire la tendenza a non modificare sostanzialmente
i suoi contenuti in tutto il decorso del disturbo.
Naturalmente una tematica delirante fondamentale (ad
es.di gelosia) può arricchirsi di altri temi ad essa
correlati in modo logico (ad es. la persecuzione), può
complicarsi con nuove interpretazioni, nuovi dettagli
pseudoesplicativi, può espandersi fino ad assumere la
configurazione del sistema delirante ma resta
praticamente immutata dal punto di vista dei suoi
contenuti iniziali di base.
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Il Livello di Pervasività
Comportamentale
Nel Disturbo Delirante il delirio fa parte integrante della
struttura della personalità, governa la visione del mondo e
il giudizio di realtà, controlla la programmazione e la
finalizzazione dei comportamenti in modo analogo a
quanto avviene in ogni persona a seguito delle normali
convinzioni non deliranti. Dato che il carattere
psicopatologico fondamentale del delirio è
l’incorreggibilità della “falsa convinzione” ne consegue
che anche i comportamenti che sono correlati a tale
convinzione non sono modificabili né con l’evidenza né
con l’esperienza.
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Nel Disturbo Delirante non vi sono alterazioni
psicopatologiche significative al di fuori del delirio. Ne
consegue che, nonostante la pervasività dell’idea
delirante, il comportamento non è mai disorganizzato e
può apparire praticamente normale fino a quando non
vengono innescate da stimoli interni o esterni le
tematiche deliranti. In quest’ultimo caso possono fare la
loro comparsa anomalie comportamentalinon spiegabili e
non comprensibili.
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Il vissuto emozionale
Il vissuto emozionale del delirio è sempre pieno, adeguato
e sintonico rispetto ai contenuti. Il tipo di vissuto
emozionale può di conseguenza mutare in rapporto al tipo
di delirio (persecuzione, gelosia, erotomania, ecc.) e in
rapporto alle reazioni emotive secondarie che esso può
indurre. Ad esempio, un delirio di persecuzione può
innescare vissuti aggressivi in via primaria e depressivi in
via secondaria, un delirio erotico eccitamento in via
primaria e ostilità in via secondaria e così via.
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Alterazioni percettive
Vi è concordanza nel ritenere che, nel Disturbo Delirante
le allucinazioni sono un fenomeno relativamente raro. Nel
caso che esse siano presenti sono sempre logicamente
collegate alla tematica principale del delirio. Per quanto
riguarda l’area sensoriale interessata, le allucinazioni
visive e uditive sono molto rare mentre possono essere più
frequenti le allucinazioni olfattive e gustative in stretto
rapporto con il tema delirante. Ad esempio, in un delirio
persecutorio con temi dominanti di veneficio, il paziente
può essere convinto che gli alimenti o l’acqua hanno
assunto un sapore particolare, che alcune persone
emanano un “odore strano” e così via.
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Se sono presenti allucinazioni uditive (voci) esse non
hanno mai i caratteri di voci dialoganti, commentanti o
controllanti il comportamento, che sono tipiche invece
della schizofrenia.
Si tratta piuttosto della “voce” di una persona specifica
che fa parte del sistema delirante. Ad esempio, in un
delirio di gelosia si può sentire la voce dell’amante del
proprio partner e così via.
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Ideazione
Si usa descrivere l’ideazione del paziente nel Disturbo
Delirante come “formalmente non alterata”. In effetti se
con questa definizione si intende la mancanza di
disorganizzazione dei nessi logici del discorso essa trova
una conferma nel quadro clinico del disturbo.
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Ma un’ indagine semeiologica più approfondita rivela, in
varia misura, ridondanza, prolissità, concretismo,
tangenzialità e rigidità associativa. Soprattutto quando il
delirio assume i suoi caratteri più invasivi e totalizzanti il
discorso del paziente tende ad assumere un carattere
sempre più ridondante e stereotipato, rigido nella sua
fissità tematica, ripetitivo nella comunicazione dei temi e
dei sottotemi del delirio, poco modificabile nel suo
decorso programmato.
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Quando vengono toccati nel corso del colloquio i
contenuti deliranti il discorso, soprattutto se il contenuto
è di persecuzione o di gelosia, tende ad essere elusivo o
evasivo con caratteri formali di tipo “tangenziale”.
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Comportamento
Le alterazioni comportamentali sono sempre e comunque
secondarie al delirio. Di conseguenza il comportamento
può variare ampiamente in rapporto all’intensità delle
emozioni che esso innesca e soprattutto alle reazioni che
esso suscita nelle situazioni interattive. Giocano anche
nelle manifestazioni comportamentali la struttura della
personalità e i tratti temperamentali di base.
Nel Disturbo Delirante il comportamento può così oscillare
tra la posizione del controllo comportamentale totale e
quella del doppio binario.
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Nella condizione di controllo comportamentale totale
tutte le azioni sono governate dalla convinzione delirante,
piani, progetti e programmi vengono messi a punto in
funzione di essa, le interazioni sociali e i rapporti personali
ne sono costantemente influenzati.
Va sottolineato come tutte le sequenze comportamentali
abbiano, in questo contesto, una precisa logica interna ed
una perfetta comprensibilità in rapporto alla presenza
delirante. Ogni azione si caratterizza infatti per la certezza
soggettiva della sua adeguatezza, per non correggibilità né
di fronte ad argomentazioni di tipo logico né di fronte
all’evidenza e per l’impossibilità di raggiungere un
risultato.
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In questi casi la manifestazione comportamentale critica
e imprevista è parte inscindibile di una programmazione
delirante dove la “segretezza del piano” è considerata una
condizione essenziale del suo successo. È il caso di alcuni
comportamenti antisociali a connotazione aggressiva
governata da delirio sistematizzato.
Quasi sempre, infatti, le manifestazioni di aggressività
aperta nel paziente delirante sono una conseguenza della
non condivisione della convinzione delirante da parte
degli altri, dei loro atteggiamenti di opposizione, di rifiuto
o di esclusione e, più in generale, della consapevolezza
del paziente di essere “solo contro tutti”.
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Dove invece il contesto o il microcontesto sociale in cui è
inserito il paziente sembra almeno formalmente
“condividere” le convinzioni deliranti o comunque
accettarle come una espressione di eccentricità o di
stranezza caratteriale è assai meno probabile che si
manifestino comportamenti di tipo aggressivo o
antisociale.
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La seconda manifestazione comportamentale specifica del
Disturbo Delirante è quella della doppia realtà (“doppio
binario”).
In questa condizione, più frequente nei casi ad inizio
tardivo, universo delirante e universo concreto sembrano
esistere in modo staccato ed indipendente.
Il delirio è presente con le sue piene caratteristiche
formali di tipo “cognitivo-ideativo” ma sembra essere
“devitalizzato” per quanto riguarda la sua carica
emozionale. In particolare non sembra influenzare se non
in minima parte il comportamento quotidiano, i rapporti
interpersonali, le capacità di adattamento e di
funzionamento ai vari livelli contestuali.
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È relativamente più frequente che questa condizione si
associ a contenuti deliranti di tipo “fantastico” ma può
essere riscontrata e anche associata ad altri contenuti o ad
altri sottotipi di Disturbo Delirante. Inoltre è oggi di
frequente riscontro in alcuni stadi evolutivi di pazienti in
trattamento farmacologico.
In corso di farmacoterapia spesso si osserva come la fase
di risoluzione sia preceduta da un periodo in cui il delirio
perde la sua invasività comportamentale, si svuota della
carica emozionale e affettiva e, pur continuando ad essere
presente, interferisce solo in modo marginale e secondario
alla normale attività.
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Forme cliniche
Sia il DSM-IV che l’ICD-10 identificano alcuni “sottotipi”
del Disturbo Delirante sulla base del contenuto del delirio.
In particolare, il DSM-IV descrive la seguente “tipologia”:
–
–
–
–
–
–
–
Tipo
Tipo
Tipo
Tipo
Tipo
Tipo
Tipo
Erotomanico
di Grandiosità
di Gelosia
di Persecuzione
Somatico
Misto
Non Specificato.
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Questa “tipologia”, certamente utile a fini statistici e
classificatori, in realtà è penalizzante nei confronti della
varietà dei quadri sintomatologici che si riscontrano nella
clinica, in quanto non tiene conto degli aspetti
temperamentali e personologici dei soggetti. I “contenuti”
dei deliri non sono infatti un fenomeno casuale ma sono
strettamente correlati all’organizzazione cognitiva ed
emozionale della personalità.
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Tipologie
- 1 Deliri rivendicativi
In questa “forma clinica” (Délires de revendication della
Scuola Francese) vengono collocati quei casi
caratterizzati dalla convinzione delirante di essere in
possesso di un’unica verità non accettata e ostacolata
dal mondo ma che deve essere fatta trionfare ad ogni
costo.
Vengono distinti in:
1.  Querulomani
2.  Inventori
3.  Missionari
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I querulomani sono i più frequenti in questo gruppo.
La convinzione
è quella del torto ingiustamente subito in
conseguenza delle proprie idee, delle proprie certezze o
delle proprie condotte di vita.
Il comportamento
è in genere quello di una lunga serie di battaglie legali,
impostate con motivazioni inconsistenti e comunque di minima
rilevanza, di ricorsi alle autorità di polizia o alla magistratura, di
petizioni alle “massime autorità dello Stato”. Progressivamente,
la ripetuta frustrazione di questo comportamento aumenta il
livello di ostilità fino alla possibile comparsa di comportamenti
impulsivi con conseguenze di tipo legale.
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Gli inventori oggi sono relativamente rari.
La convinzione
è quella di aver effettuato una scoperta o un’invenzione
non riconosciuta da nessuno e boicottata da tutti.
Il comportamento
è costituito da una serie di atti finalizzati al
pubblico riconoscimento del prodotto del proprio ingegno
e all’attestazione legale della propria priorità, ma al tempo
stesso al mantenimento del segreto per evitare che esso
venga copiato, rubato o attribuito ad altri. Il fallimento di
questi obiettivi induce progressivamente vissuti e comportamenti
di tipo persecutorio.
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I missionari sono un gruppo con caratteri particolari.
La convinzione
è quella della verità assoluta e della “unicità” di un sistema
religioso, ideologico e filosofico.
Il comportamento
è finalizzato in modo insistente, combattivo e pervicace
al trionfo di questa verità. Manca, in questo delirio,
il carattere “autocentrico”. Se questo delirio “idealistico” si
sviluppa in contesti sociali favorevoli e se il soggetto è dotato
di particolare carisma personale la diagnosi differenziale
di primo livello con una condizione di “normalità”
può essere difficile.
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- 2 Deliri espansivi
Comprendono quei casi dove vi sia la convinzione
delirante di avere doti, investiture, poteri o privilegi
superiori a quelli di chiunque altro tali da rendere il
paziente in qualche modo unico o comunque
distinguibile per caratteristiche positive particolari
rispetto alla massa indifferenziata degli altri.
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Gli erotomani sono più frequenti nel genere femminile.
La convinzione è quella di essere amati e desiderati con
particolare intensità da una persona di sesso opposto
generalmente di rango o posizione sociale più elevata di quella
del paziente, reale o immaginaria, che in genere si dichiara per
prima.
Il comportamento è caratterizzato spesso da tentativi di
comunicazione (lettere, telefonate, tentativi di contatto) con
l’oggetto amato lasciando relativamente integre altre aree
comportamentali. Quando dalla fase di innamoramento si passa
alla fase della delusione e del rancore possono manifestarsi
comportamenti di tipo ostile, aggressivo o persecutorio sempre
comunque settorialmente centrati sulla persona oggetto del
deliri.
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I genealogici sono oggi piuttosto rari.
La convinzione è quella di avere rapporti di consanguineità più o
meno stretta con persone di particolare rango o di particolare
importanza a livello economico o sociale. Ciò spesso si
accompagna alla negazione dei propri reali rapporti di
consanguineità.
Il comportamento è spesso settorialmente centrato sulla ricerca
della dimostrazione e delle prove della supposta consanguineità.
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I mistici
la convinzione è di avere un rapporto privilegiato
con entità trascendenti e/o di una investitura di poteri
particolari da parte di esse. Molto spesso è concomitante
la convinzione di una comunicazione non verbale con tali entità.
Il comportamento nella gran parte dei casi si limita
ad una accentuazione ripetitiva di normali pratiche religiose o di
culto. Qualche volta questa accentuazione può assumere un
carattere ossessionante ed interferire cone altre attività. In casi
più rari può assumere caratteri missionari ed il comportamento
può essere finalizzato alla “conversione dei miscredenti” e alla
“convinzione degli agnostici”.
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- 3 Deliri interpretativi
Caratteristica comune dei deliri interpretativi è quella di
un’attribuzione generalizzata di un significato di
autoriferimento sulla base della convinzione di essere
oggetto di ostilità, di inganno e di danneggiamento da
parte di altre persone.
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I perseguitati sono i più frequenti.
La convinzione
è quella del danno programmato sistematico e diffuso nei
loro confronti. Fonte dell’ostilità o del danneggiamento
possono essere singole persone, gruppi o associazioni. Il
tema del “complotto” domina frequentemente il quadro
clinico. Le interpretazioni deliranti sono costanti.
Il comportamento,
La chiusura e la diffidenza nei rapporti sociali, la comparsa
di reazioni ostili apparentemente immotivate, la messa
in atto di procedure di difesa e di controllo a volte
particolarmente complesse ed elaborate ne sono la
manifestazione più frequente.Possibili atti improvvisi di tipo
antisociale con consequenze legali.
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I gelosi hanno alcuni caratteri in comune con i perseguitati
ma si differenziano per
la convinzione centrata e fissata sul tradimento da parte del
proprio partner sessuale. Anche in questo caso le
interpretazioni deliranti dominano il quadro clinico e vengono
considerate come prove indiscutibili della convinzione
delirante.
Il comportamento quasi sempre è normale o quasi normale in
tutte le aree di funzionamento eccetto che nell’area dei
rapporti con il partner. A questo livello usualmente si sviluppa
una serie interminabile di contestazioni, di accuse, di minacce
che giungono spesso alle manifestazioni aperte di aggressività
verbale e fisica. In conseguenza di ciò la rottura del rapporto
è un’evenienza relativamente frequente.
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I tratti temperamentali e di personalità nei deliri
interpretativi sono rappresentati dalla tendenza di base alla
diffidenza e alla sospettosità, dalla necessità quasi
“compulsiva” di trovare una spiegazione logica e comprensibile
per tutto, dal rifiuto costante del margine di indeterminatezza
che caratterizza molte azioni umane, da una certa “inerzia”
e “rigidità” sia nei processi ideativi che emozionali. Spesso
a questi tratti sottende una profonda insicurezza.
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- 4 Deliri somatici
Si caratterizzano per la convinzione “monotematica” di
una trasformazione o di una alterazione peggiorativa del
proprio corpo o della propria immagine fisica. Rientrano
in questo gruppo alcune condizioni deliranti di tipo
“contropolare” come la negazione di una alterazione
somatica reale.
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I dismorfofobici sono relativamente frequenti. La
dismorfofobia, quando è presente coscienza di malattia, è
inserita diagnosticamente tra i Disturbi Somatoformi (DSM-IV) o
nell’ambito dei disturbi dello spettro ossessivo. Quando vi è
invece
la convinzione delirante di una alterazione somatica rientra in
questo gruppo. Si tratta sempre di alterazioni parziali e settoriali
(volto, parti del volto, arti o parti di arti, ecc.)percepite come
menomanti gravemente l’aspetto o il funzionamento corporeo.
Il comportamento è in genere compromesso in modo settoriale
attraverso una lunga e ripetitiva ricerca di interventi estetici o,
più spesso, chirurgici per correggere la supposta anomalia.
Evitamento sociale e chiusura ai rapporti interpersonali sono un
frequente correlato comportamentale.
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Gli ipocondriaci sono il secondo gruppo più importante
dei deliri somatici. Anche in questo caso quando l’ipocondria
assume i caratteri del delirio l’inquadramento diagnostico
esce dal gruppo dei Disturbi Somatoformi per entrare in quello
dei Disturbi Deliranti.
La convinzione delirante è quella di essere affetto da una
malattia fisica ingenere di notevole gravità indiagnosticata o
indiagnosticabile.
Le alterazioni del comportamento anche in questo caso
sono settoriali e centrate sulla richiesta e sull’effettuazione
di una serie ripetitiva ed infinita di accertamenti medici.
Può comparire un atteggiamento di passività e di rinuncia,
anche come conseguenza di una crescente sfiducia ed ostilità
per il “fallimento della Medicina”.
8 Novembre 2012
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Diagnosi
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Decorso
Quasi sempre l’inizio è lento e progressivo, con una
possibilità di induzione di una critica parziale al suo
insorgere e con una sua iniziale variabile intensità.
Successivamente esso tende a diventare sempre più
invasivo fino a coinvolgere globalmente la personalità del
paziente. Usualmente il decorso viene definito come
“cronico”.
In realtà esso può presentare tre tipi di decorso:
- episodico,
- intermittente,
- stabile.
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Il decorso episodico
è caratterizzato da un unico episodio nel corso della vita.
La durata è variabile ma comunque mai inferiore ai tre
mesi. Nel corso dell’episodio sono presenti tutte le
caratteristiche sindromiche del Disturbo Delirante. Spesso
esso può rappresentare uno sviluppo rispettoad un
precedente Disturbo di Personalità, innescato da una
particolare sequenza di eventi stressanti.
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Il decorso intermittente
si manifesta con una serie di episodi con le caratteristiche
diagnostiche del Disturbo Delirante ma con tendenza alla
remissione spontanea. Dopo ogni episodio il paziente può
presentare una remissione della sintomatologia delirante
attuale con una critica, tuttavia, solo parziale relativa
all’episodio precedente. L’innesco dell’episodio successivo
può essere favorito da particolari circostanze stressanti
ma in genere esso è apparentemente indipendente da ogni
evento esistenziale.
8 Novembre 2012
Corso AS Provincia - Dr. Gadaldi
Il decorso stabile
è quello più frequente. L’insorgenza in genere è più
lenta e progressiva rispetto alle condizioni precedenti
ma nel suo decorso successivo è di tipo cronico senza
tendenza alla remissione spontanea. I temi deliranti
te n d on o p r og r e s s i v a m e n te a d a r r i c c h i r s i e a
complicarsi fino ad assumere la configurazione di un
sistema delirante ramificato e complesso. In queste
condizioni, anche a seguito delle interazioni sociali
negative che la condizione delirante comporta, è
relativamente frequente la comparsa di sintomi
depressivi.
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Terapia
La terapia dei Disturbi Deliranti è uno dei compiti più
difficili che si trovi ad affrontare lo psichiatra. La
stabilità strutturale del delirio, la sua completa
integrazione con la personalità, la sua assoluta “non
correggibilità”, la sua coerenza interna soprattutto
nell’ambito del sistema delirante fanno sì che vi sia
costantemente un rifiuto per ogni intervento
terapeutico. Esso può essere accettato nell’ambito di
un profondo rapporto di fiducia con il medico curante
quasi sempre col patto implicito che la terapia venga
effettuatanon per il delirio (nei confronti del quale non
c’è ovviamentecoscienza di malattia) ma per il
controllo sintomatologicodi manifestazioni associate
fonte di sofferenza per lui (ansia, depressione)
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