Antropologia: teorici dello sviluppo e teorici della degenerazione

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ISC - Istituto di Studi sul Capitalismo
Antropologia: teorici dello sviluppo e teorici della degenerazione
STOCKING George W., edizione italiana a cura di Francesco MAIELLO, Razza, cultura e evoluzione. Saggi di storia
dell'antropologia. IL SAGGIATORE. MILANO. 1985 pag 421 8° introduzione di Francesco MAIELLO prefazione alla
seconda edizione prefazione alla prima edizione ringraziamenti note note sulle fonti nota alla bibliografia generale
bibliografia generale indice nomi; Collana La Cultura. George W. Stocking è professore al Department of Anthropology e
al Morris Fishbein Center for the Study of the History of Science and Medicine dell'università di Chicago. Prima edizione
americana 1968. ['Nel linguaggio del tardo XIX secolo, i «socialdarwinisti» ai quali Opler (*) associa Tylor (**),
esprimevano l'idea di selezione naturale con l'espressione «sopravvivenza del più adatto», e difatti Opler stesso parla
dell'evoluzionismo di Tylor come di una «dottrina della sopravvivenza del più adatto culturalmente». Per far ciò, tuttavia,
egli spinge tra le quinte ciò che lo stesso Tylor considerava chiaramente come il suo più importante contributo: la dottrina
della «sopravvivenza della cultura». Come ha mostrato Margaret Hodgen, la «dottrina delle sopravvivenze» costituì la
base stessa del metodo comparativo di Tylor (13). Una gran parte della sua riflessione fu, negli ultimi anni del '60,
dedicata alla sua elaborazione, e la sua presentazione è capitale per le tesi contenute in 'Primitive Culture'. In una
attenta considerazione del preteso «darwinismo culturale» di Tylor, il punto pertinente consiste nel semplice fatto che lo
strumento di lavoro primario di Tylor non dipendeva dalla «sopravvivenza del più adatto» bensì dalla sopravvivenza
dell''in'adatto - «processi, costumi, opinioni e così di seguito, che sono stati trascinati dalla forza dell'abitudine in uno
stato della società nuovo e differente da quello in cui essi originariamente risiedevano». Era su questa base che Tylor
distingueva fra una «legge o norma che un popolo poteva aver fatto da capo in qualche particolare stadio della sua
storia, in accordo con il sapere e le circostanze del periodo» e quella che «di fatto diviene corrente fra la gente perché
ereditata da uno stadio anteriore e solo più o meno modificata per poter essere compatibile con le nuove condizioni» quella basata sulla «reverente stupidità alla tradizione di età più antiche e più rozze» (14). Era questo il contesto tyloriano
per un'antropologia come «scienza del riformatore» - certamente molto diverso da quello tradizionale dell'uso
socialdarwinista delle selezione naturale atto a giustificare lo status quo. Per quanto poi riguarda la considerazione
generale del contesto intellettuale a Tylor precedente e contemporaneo, Opler non ha nulla da dire. Egli suggerisce ad
un certo punto che Tylor si sarebbe potuto difficilmente riferire alla sua dottrina come alla «teoria naturale dello sviluppo
della cultura» se non «fosse stato fortemente e consapevolmente influenzato dalle formulazioni di quell'altro illustre
evoluzionista, Charles Darwin». Benché sia perfettamente vero che il darwinismo era popolarmente indicato come la
teoria «dello sviluppo», l'inferenza di Opler sarebbe stata più saldamente fondata se Tylor avesse parlato di una «teoria
della 'selezione' naturale della civiltà». Poiché il fatto è che, per quanto la «teoria dello 'sviluppo' naturale della civiltà»
divenisse negli anni sessanta molto strettamente relata al darwinismo, le sue fonti erano altre. Dal momento che queste
sono state oggetto di una limitata ma non certo insignificante letteratura di secondo piano, qui sarà necessario
menzionarle solamente. La teoria dello sviluppo culturale aveva i suoi antecedenti negli autori dell'illuminismo francese e
scozzese. Esso fu attaccato da vari scrittori «degenerazionisti» nella prima parte del XIX secolo. Già negli anni verso la
metà del 1850, svariati anni, cioè, prima della 'Origin' di Darwin, ci sono testimonianze di una controversia molto viva fra i
sostenitori dell'ipotesi per la quale la civiltà era cresciuta in virtù di processi naturali partendo da uno stato analogo a
quello della selvatichezza, e coloro i quali ritenevano che i selvaggi erano degenerati da uno stato originale, superiore,
offerto da Dio e a partire dal quale la civiltà era emersa sotto una guida provvidenziale (15). Che sia stata questa la fonte
dell'evoluzionismo di Tylor e non Darwin può essere abbondantemente documentato dallo stesso lavoro di Tylor. E infatti
le ultime frasi del precedente paragrafo potrebbero trovare un ulteriore riferimento nelle pagine che vanno da 28 a 35 di
'Primitive Culture' nelle quali l'antropologo vittoriano fornisce gli elementi di una simile genealogia. Tylor rende
perfettamente esplicito il fatto di essere l'erede di Gibbon, De Brosse, Goguet e A. Comte e di avere come principale
antagonista l'arcivescovo Richard Whately la cui lettura 'On the Origin of Civilization' [Sulle origini della civiltà] del 1854
rappresentò un punto di riferimento per il dibattito successivo fra teorici dello sviluppo e teorici della degenerazione. Se si
esamina il contesto dei passaggi che Opler ha citato come prova del «darwinismo culturale» di Tylor, si noterà senza
sorpresa che nella maggior parte dei casi essi si trovano sempre in sezioni che trattano della polemica antidegenerazionista e che argomentano come la degenerazione sia stata solo un fenomeno locale nell'ambito di un
processo generale e ascendente di sviluppo. Così, la frase che suggerisce il fatto che le arti utili non spariscono «senza
essere rimpiazzate da qualche invenzione migliore» citata da Opler in corsivo come un adattamento della teoria della
selezione naturale, capita di fatto all'interno di un paragrafo che si riferisce esplicitamente alla ipotesi della
degenerazione. In più, questo paragrafo si conclude con l'opinione che «il corso dello sviluppo della civiltà inferiore è stato
nel complesso in avanti, anche se occasionalmente e localmente ostacolato dai prodotti di influenze degradanti e
devastanti» (16). Ciò non vuol dire che il lavoro di Tylor non fosse toccato dall'insieme di cambiamenti rivoluzionari che
ebbero luogo nelle scienze sociali intorno al 1860, ma il passo citato da Opler al fine di collegare Tylor con Darwin
suggerisce di fatto che la dottrina della selezione naturale non era per Tylor la più importante delle sue tesi" (pag 148149-150)] [(*) Morris Opler, 'Cause, Process, and Dynamics in the Evolutionism of E.B. Tylor, 'Southwestern Journal of
Anthropology', XX, 1964; (**) E.B. Tylor, autore di 'Primitive Culture: Researches into the Devolpment of Mythology,
Philosophy, Religion, Art and Custom', Boston, 1874; (13) M. Opler, cit, p.133-34; M. Hodgen,'The Doctrine of Survivals',
London, 1936; (14) I, p. 15, capp, III e IV; II, p. 406, (...); (15) M. Opler, art. cit., p. 132; cfr. M. Hodgen,'The Doctrine of
Survivals', London, 1936, pp. 9-35; (16) E.B. Taylor, 'Primitive Culture', cit, I., pp,. 28-35; 'Researches', cit, (ed. del
1865), pp. pp. 364-65] [ISC Newsletter N° 77] ISCNS77TEC [Visit the 'News' of the website: www.iscstudyofcapitalism.org]
http://www.isc-studyofcapitalism.org/jmla
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