Comunicazione Interculturale Anno Accademico 2016 - 2017 Prof. Gaia Moretti Breve storia della Cultura 6 Nuovo concetto di cultura: l’antropologia evoluzionistica Primitive culture (1873) di E.B. Tylor. La cultura non designa più soltanto le attività specificamente intellettuali, ma comprende anche tutte le abitudini e le capacità acquisite e trasmesse socialmente. Perciò, ovunque esista o sia esistita una società umana con propri modi di vita, esiste cultura. Inizio della concezione contemporanea di cultura, che comincia ad essere un grande contenitore per elementi dell’individuo, dell’esistenza sociale, delle abitudini mondane, eliminando lentamente quella distinzione tra materiale ed intellettuale che riconduceva ad un asse bene - male, ricco - povero, positivo - negativo. Primitive Culture « La cultura, o civiltà, intesa nel suo ampio senso etnografico, è quell’insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo come membro di una società. » Primitive Culture Cultura è quindi: • soggetto storico dell'evoluzione umana • particolare patrimonio collettivo di un gruppo umano. Il termine civiltà indica il processo di evoluzione culturale dell’umanità, un processo che va dal semplice (inizio della vita sulla terra) al complesso. Quando parla di scenari più locali e ristretti, come quelli di una tribù o di un popolo, Tylor usa il termine cultura. Civiltà: dover essere Cultura: essere in modo collettivo Primitive Culture • L'opposto di cultura è la natura. La natura è universale perché è la base dell'uguaglianza di tutti gli uomini, che hanno lo stesso patrimonio genetico e lo stesso destino biologico (nascitacrescita-morte). • La natura è universale mentre la cultura è particolare. Tylor enfatizza il ruolo dei costumi e delle abitudini nella sua definizione di cultura, rispetto alla definizione illuminista di insieme di conoscenze (artistiche, filosofiche, giuridiche): l'arte, la morale, sono universali, i costumi sono particolari e locali per definizione. • La cultura non si trasmette per via genetica, non è ereditaria e tale per nascita (come per il patrimonio biologico), ma viene appresa dagli individui nel corso della loro vita, soprattutto nelle prime fasi. Questa acquisizione è inconsapevole e si basa sull'interazione sociale, sull'imitazione e l'inferenza: l’antropologia chiama questo processo inculturazione. • La cultura è infine un insieme complesso. Tutti quegli elementi citati da Tylor – costume, arte, morale, credenze ecc. – non sono slegati gli uni dagli altri ma costituiscono una totalità organizzata tale per cui la cultura è un tutto diverso dalla somma delle parti che la compongono. • Tylor sarà una delle basi di Emile Durkheim per definire la cultura come fatto sociale. …E nacque la sociologia • Il termine viene da Auguste Comte, che lo usa per la prima volta nella lezione n. 47 del suo Cours de philosophie positive (1830-1842). socius, societas + logos “la scienza che studia la società, i fatti sociali” si affermerà nel XIX - XX secolo • Rivoluzione industriale • Nascita dello Stato moderno vengono messi in discussione i fondamenti stessi della società: i suoi ordinamenti non sono più stabili, i suoi assetti non possono più essere dati per scontati, cambiano i rapporti tra gruppi sociali e individui e diventano mobili i punti di riferimento e i criteri che guidano i comportamenti. Cultura e psicanalisi ontogenesi - filogenesi —> sviluppo psichico individuale e sviluppo culturale della specie • lo sviluppo culturale della specie umana è un processo unidirezionale, che muove da una situazione traumatica corrispondente a quella dell'infanzia. Così la ricerca dell'origine della cultura viene a coincidere con la ricerca delle sue basi psichiche, universalmente presenti in ogni individuo e in qualsiasi forma di organizzazione sociale. • Freud, Totem e Tabù (1912-1913): tentativo di determinare le ‟concordanze tra la vita psichica dei primitivi e dei nevrotici", e quindi di individuare il meccanismo di repressione degli impulsi sessuali nel quale dev'essere riconosciuta la condizione del sorgere della cultura umana. • Secondo Freud, all'origine della cultura si trova una situazione traumatica corrispondente a quella che genera la nevrosi: il parricidio originario, che mette fine al monopolio sessuale delle donne da parte del padre tiranno (Gea, Cronos e i loro figli) e suscita nei figli che l'hanno ucciso un rimorso collettivo e quindi il senso di colpa per il delitto compiuto, si presenta come la premessa necessaria del divieto dell'incesto, attraverso il quale si costituisce un'organizzazione sociale fondata sulla repressione degli impulsi sessuali e sulla regolamentazione dei modi di soddisfarli. Il primo esempio cioè di valore condiviso, con annessa sanzione in caso di infrazione della regola corrispondente. • Passaggio dall'orda primitiva - pre-tabù, situazione naturale - a un'organizzazione sociale in cui il tabù dell'incesto presiede ai rapporti tra i membri del gruppo. Cultura e società • Emile Durkheim (1858 - 1917): il padre della sociologia • Non usa quasi mai il termine cultura • Il centro dei suoi studi è la società, fondata su un insieme di segni e simboli che sono necessari per tenerla insieme e per permettere la partecipazione sociale ai singoli individui. I suoi colleghi e successori cominciano a dare vere e proprie definizioni di cultura; • Nella prospettiva di Weber cultura e civiltà sono due processi paralleli. La cultura contiene le manifestazioni creative e i valori di ogni società, è dinamica e in movimento. La società coincide con il progresso tecnico-scientifico. Il metodo delle scienze storico-sociali (1922): la cultura “è una sezione finita dell’infinità priva di senso del divenire del mondo, alla quale è attribuito senso e significato dal punto di vista dell’uomo”. Cultura e società Spengler, Il Tramonto dell’Occidente (1918): storia come storia di culture superiori appartenenti alla stessa specie biologica, e quindi sottoposte alle leggi di sviluppo e di decadenza proprie di tale specie. Come tutti gli organismi vegetali o animali, anche le culture percorrono un loro ciclo vitale predeterminato, e muoiono quando questo si conclude, cioè quando il loro complesso di possibilità si sia esaurito. La differenza di patrimonio biologico che le caratterizza fa sì che ogni cultura dia vita a un proprio mondo simbolico, del tutto eterogeneo rispetto a quello delle altre culture. L’Occidente tramonta perché la cultura faustinea (tendente al disordine) si estingue: la stampa e il denaro la soffocano. Spartiacque: le due guerre • Prima guerra mondiale: guerra di Nazioni • Seconda guerra mondiale: genocidi, guerra di Ideologie Relativismo culturale A.L. Kroeber e C. Kluckhohn (1952): la cultura ha il suo sistema portante in un sistema di valori specifico, che può essere ricostruito sulla base delle regole che presiedono al comportamento concreto dei membri di una società e delle sanzioni (interne alla società o alla comunità: formali o informali) che colpiscono i comportamenti devianti. La cultura plasma anche la personalità degli individui che ne fanno parte: a ogni cultura corrisponde un tipo particolare di personalità, definito come personalità fondamentale, rispetto alla quale le personalità dei singoli individui rappresentano semplici variazioni. Il riconoscimento della pluralità delle cultura si connette al relativismo culturale: una concezione filosofica fondata sul postulato dell’eguaglianza assiologica delle varie culture. E’ l’inizio dell’affermazione dell’antropologia culturale come scienza, che cerca di tracciare dei confini il più universali possibili, e di mappare la totalità dei gruppi umani e culturali esistenti sulla Terra Gli anni 60 • La classe dirigente pensa i giovani come una generazione apatica, senza interessi e senza necessità • Nuova dimensione sociale e cambiamento radicale nelle classi sociali • Si richiede una revisione dell'assetto strutturale e culturale della società • La politica inizia a far parte del bagaglio culturale giovanile come reazione a una situazione presente non gradita • Simultaneità e mondialità dei fenomeni di rivolta studentesca: il 1968 Gli eroi Gli anni 70 • Dopo la rivoluzione (anche violenta) arriva l’innovazione. • La scuola è la prima istituzione ad esserne investita (o almeno ci si prova) Don Milani: Lettera ad una professoressa Movimento di Cooperazione Educativa - casa editrice La Nuova Italia • Emergono i temi de • la funzione sociale dell’educazione • il rapporto studio-lavoro • la comunicazione creativa • il territorio come struttura formativa e laboratorio di acculturazione La cultura dominante è quella politica 1 Gli anni 70 Gli anni di piombo 2 Cultura e antropologia moderna Geertz,The interpretation of cultures (1973): la cultura come ‘ragnatela di significati’ in cui ogni individuo è sospeso e dalla quale dipende la sua visione del mondo. Set di forme simboliche …denota un modello di significati trasmesso storicamente, significati incarnati in simboli, un sistema di concezioni ereditate espresse in forme simboliche per mezzo delle quali gli uomini comunicano, perpetuano e sviluppano la loro conoscenza e i loro atteggiamenti verso la vita. Scopo dell’antropologo è quello di fare emergere i significati e le interpretazioni locali, sviluppando una interpretazione di interpretazioni La cultura è un ‘testo agito’ E’ una storia non solo dell’umanità e non solo delle singole comunità, scritta attraverso i comportamenti e i simboli di riferimento, continuamente agita dagli uomini e dunque in continuo mutamento. Gli anni ’90 1 U. Hannerz, Cultural complexity (1992): ’flussi culturali’ locali e globali che strutturano ‘habitat di significati’. La cultura non può essere qualcosa di rigido, precostituito e immutabile, ma anzi si sviluppa e si modifica nell’incontro e nello scambio tra gli individui che fanno parte della stessa cultura e tra culture diverse, in scenari regionali e globali sempre più interconnessi. MIGRAZIONI I flussi culturali creano habitat che a loro volta sono dinamici, possono modificarsi nel tempo e nello spazio, e si modificano proprio perché abitati attivamente. Gli anni ’90 2 Edgar Schein: il “padre” della nozione di cultura aziendale. set di dimensioni di base insieme di risposte alle domande fondamentali di una data società, sia per quanto riguarda la sua integrazione interna (i rapporti tra gli esseri sociali, le Istituzioni etc.) sia per quanto riguarda l’integrazione con i sistemi esterni (l’interazione con l’ambiente; il rapporto con la religione; il linguaggio; etc.). Tre livelli di cultura aziendale: gli artefatti (le strutture visibili) i valori dichiarati (le strategie, gli obiettivi, la filosofia) gli assunti taciti condivisi (le ragioni storiche del successo). Università di Macerata, Dipartimento di Economia e Diritto La cultura organizzativa Gli anni ’90 3 Elementi costituenti della cultura organizzativa - metafora ELEMENTI VISIBILI Manifestazioni osservabili Valori dichiarati Linguaggio scritto e parlato (slogan, acronimi, metafore, logo), simboli, storie, miti, riti, cerimonie, arredamento, abbigliamento, disposizione parcheggi Carta dei valori Valori praticati Valori (etici e non ) ELEMENTI COSTITUENTI Convinzioni, valori, idee, principi che orientano il comportamento, modi di pensare, opinioni, conoscenze; credo dell’azienda Assunti di base Convinzione = ferma certezza acquisita superando i dubbi (Niccolini F., 2008, par. 2.2) Corso di Organizzazione Aziendale a.a. 2013-2014, I sem Prof. Federico Niccolini Sociologia contemporanea tutto ciò che deve la sua creazione alla azione cosciente e tendenzialmente libera dell’uomo, cioè il patrimonio intellettuale e materiale, relativamente stabile e condiviso, proprio dei membri di una determinata collettività e costituito da norme, valori, definizioni, linguaggi, simboli, segni, modelli di comportamento, oggetti materiali. (Cesareo, 2000) Il riassunto del Novecento cultura come Educazione continua ad essere nel mondo