Validazione di un metodo per la determinazione della

Validazione di un metodo per la
determinazione della collosità su riso
C. Simonelli1, M. Cormegna1, F. Marinone Albini2,
M. Radicchi3
Ente Nazionale Risi - Laboratorio Chimico Merceologico – Centro Ricerche sul Riso
Strada per Ceretto 4, 27030 Castello D’Agogna (PV); Tel. +39038425601; Fax +39038498673;
e-mail: [email protected]
2
Università degli Studi di Pavia - Dipartimento di Chimica (sez. Organica)
Viale Taramelli 10 – 27100 Pavia
3
Auditor, consulente e formatore per l’accreditamento; Tel. +39 3382418061
e-mail [email protected]
1
Sommario
La collosità del riso cotto è una proprietà merceologica fondamentale per descrivere le diverse varietà di riso dal punto di vista organolettico. Unitamente alla consistenza costituisce quelle che sono
definite texture del riso, ovvero le proprietà di struttura che forniscono, con dati numerici oggettivi,
una quantificazione delle forze in gioco nel processo di masticazione del riso cotto.
La determinazione della collosità viene effettuata attraverso l’analizzatore di struttura TA.XT plus
(Stable Micro Systems) applicando una metodologia analitica interna, sviluppata e validata dal Laboratorio Chimico Merceologico dell’Ente Nazionale Risi
Sono state sottoposte allo studio di validazione (in condizioni di ripetibilità stretta e intermedia) sei
tipologie di riso italiano, al fine di ricoprire il range di collosità più ampio possibile.
Parole chiave: riso, collosità, TA.XT plus, struttura, validazione
Abstract
Stickiness is an important merceological property for the varietal characterization of rice. Together
with hardness represents what is called texture of rice providing, with objective numerical data, a
quantification of the force that is involved in the process of chewing of cooked rice. Stickiness on
cooked rice is determined by the texture analyzer TA.XT plus (Stable Micro System) according to an
internal method of analysis validated by the Chemical Merceological Laboratory of E.N.R.
Six Italian rice varieties were analyzed for the validation study (in condition of repeatability or
intermediate precision) in order to cover the largest possible range of stickiness.
Key words: rice, stickiness, TA.XT plus, texture, validation
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La Rivista di Scienza dell’Alimentazione, numero 1,
gennaio-aprile
2014, ANNO 43
Introduzione
Analisi di struttura: la collosità
In Italia, ad oggi, esistono oltre 180 diverse varietà di riso iscritte nel “Registro nazionale delle
varietà di specie agrarie” [nel 2014 ne sono state
iscritte 12 (GU n.35 del 12/2/14)]. Ognuna di queste singole varietà deve differire dalle altre per
caratteristiche agronomiche e merceologiche.
Tra le consuete analisi chimico-merceologiche che caratterizzano le diverse varietà di riso
vi sono le biometrie (ovvero la lunghezza e la
larghezza del granello) e la forma (il rapporto
tra lunghezza e larghezza) determinate attraverso l’applicazione della Norma UNI EN ISO
11746:2012 e l’ausilio di un micrometro o di un
analizzatore di immagini. La conoscenza di queste informazioni permette la classificazione delle
varietà in tondo, medio, lungo A e lungo B con
l’applicazione del Regolamento CE n. 1234/2007.
Strategica è la conoscenza dl contenuto di
amilosio (componente lineare dell’amido), determinato attraverso la Norma UNI EN ISO
6647-1:2008, che prevede l’utilizzo di uno spettrofotometro UV-VIS. Il valore permette di suddividere le varietà in alto, medio e basso amilosio e di definirne l’utilizzo finale (per risotti,
minestre, insalate, per parboilizzazione, …).
Il comportamento in cottura viene quantificato attraverso la determinazione del tempo di
gelatinizzazione secondo la Norma UNI ISO
14864:2004, che può essere correlato con il tempo
di cottura (Simonelli et al., 2013).
Di fondamentale importanza sono inoltre le
cosiddette analisi di texture, ovvero di struttura,
che implicano la determinazione dei parametri
consistenza e collosità su riso cotto. L’analisi viene effettuata tramite l’ausilio di una macchina
dinamometrica, ovvero analizzatore di struttura
(TA.XT plus – SMS). La consistenza viene determinata attraverso l’applicazione della Norma
UNI EN ISO 11747:2012, mentre per la collosità non vi è a disposizione un metodo normato,
ma il LCM applica un metodo interno costruito
prendendo come riferimento iniziale il metodo
descritto da Mossman, (Mossman et al, 1983) la
cui validazione verrà di seguito illustrata.
La collosità viene determinata tramite l’ausilio dello strumento analizzatore di struttura
TA.XT plus (SMS) in compressione/trazione. Il
campione di riso cotto viene collocato tra due
piastre avvicinate cui è applicata una forza di
schiacciamento; quindi vengono staccate e ne
viene misurato il lavoro.
È possibile un parallelo tra le analisi di texture
e le forze in gioco nel processo di masticazione.
Si assume che l’adesione alle labbra sia una
misura della collosità del riso; essa è correlata
anche con il cosiddetto toothpull, il lavoro necessario per riuscire a staccare le mascelle fra di
loro, durante la masticazione (trazione in bocca), e il toothpack, la quantità di prodotto che riempie gli spazi fra le corone dentarie e lì rimane
al termine della masticazione (denti impastati).
È stato inoltre notato che risi che presentano
elevata collosità presentano anche elevata coesività della massa (Meullenet, 1998).
La collosità presenta inoltre un accordo con
il carattere sensoriale: adesività, definito attraverso un panel test come “lavoro necessario con
la lingua per staccare un prodotto incollato al
palato e ai denti” (ERSAF, 2011).
I valori di collosità delle diverse varietà di
riso cotto presentano una significativa correlazione inversa con il contenuto di amilosio apparente. I campioni di riso con un contenuto
di amilosio apparente intermedio-alto (20-25%
e > 25%), dopo la cottura mostrano una bassa
collosità, mentre quelli con contenuto basso (<
20%) presentano un granello cotto con un’elevata collosità.
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Processo di validazione di un metodo
di analisi
Studio di fattibilità
Lo studio di fattibilità di un nuovo metodo
analitico, passa attraverso a diverse fasi. Il
Laboratorio Chimico Merceologico applica da
parecchio tempo la determinazione analitica
della collosità, con metodo non validato, ma
Validazione di un metodo per la determinazione......
C. Simonelli, M. Cormegna, F. Marinone Albini, M. Radicchi
consolidato nel tempo (Mossman, 1983 e Mazzini, 1988) la cui messa a punto aveva implicato
un notevole lavoro di ricerca bibliografica, di
identificazione della tecnica strumentale (ai
tempi veniva utilizzato il Food Tester della
ditta Instron, modificato con celle ad hoc, non
esistendo apparecchiature specifiche), di individuazione delle corrette modalità di preparazione del campione (cottura a vapore, stessa
tempistica di cottura per tutte le varietà, raffreddamento preliminare all’analisi) e di lettura analitica, nonché una fase finale di stesura
del metodo per la sua applicazione.
Materiali e metodi
Validazione (o convalida) del metodo
La validazione del metodo per la determinazione della collosità sul riso cotto, seguirà le
modalità riportate nel documento UNICHIM
179/0, andando a valutare tutti i parametri di
pertinenza.
Riesame della validazione del metodo
L’attività di riesame della validazione viene
effettuata periodicamente dal Laboratorio, tenendo conto di evidenze specifiche quali: i dati
delle attività di Assicurazione Qualità, le non
conformità, i tempi di analisi, le difficoltà e/o
instabilità riscontrate in alcune fasi del metodo.
Scopo dello studio
Lo scopo dello studio è quello di presentare i
risultati della validazione del metodo interno
per la determinazione della collosità del riso
cotto, messo a punto dal Laboratorio Chimico
Merceologico dell’Ente Nazionale Risi, attualmente l’unico laboratorio in Italia ad effettuare
tale determinazione analitica (accreditata Accredia).
La validazione sarà effettuata sia in condizioni di ripetibilità stretta che intermedia,
prendendo in considerazione i diversi parametri: specificità, taratura e riferibilità, accuratezza, precisione, limiti di rivelabilità, campo di
applicazione, robustezza.
Scelta delle varietà e campionamento
Sono state prese in esame diverse varietà di
riso; per effettuare la scelta si è utilizzato l’archivio di dati analitici storici (dagli anni ’80 ad
oggi) esistenti presso il Laboratorio Chimico
Merceologico dell’Ente Nazionale Risi. È stato
possibile andare ad estrapolare alcune varietà
di riso che possiedono valori di collosità diversi
tra di loro. Le varietà su cui si è deciso di effettuare lo studio sono le seguenti: Carnaroli (lungo A); Baldo (lungo A); Balilla (tondo); Gladio
(lungo B). Sono stati poi introdotti come estremi
della scala di collosità un riso sottoposto a trattamento di parboilizzazione (poco colloso, che
costituisce il limite inferiore della scala) e una
varietà waxy (molto collosa, che costituisce il
limite superiore della scala di collosità).
Reagenti e apparecchiature
L’analisi della collosità viene condotta tramite
analizzatore di struttura TA.XT plus (Stable Micro Systems).
L’acqua distillata viene prodotta dal Laboratorio tramite un sistema di purificazione
dell’acqua Elix 10 (Millipore).
Metodologia analitica
Per la preparazione del campione analitico si
applica un metodo interno sviluppato e validato
dal laboratorio. 8 g di riso lavorato vengono additivati a 12 ml di acqua distillata e cotti a vapore
per 20 minuti, più altri 10 minuti a fonte di calore
spenta. Si lascia raffreddare a temperatura ambiente e le porzioni analitiche (costituite da 2 g di
riso cotto l’una), vengono collocate sulla piastra
inferiore (fissa) dello strumento. Il pistone viene
avvicinato al campione di riso cotto con velocità
costante (0.5 cm/min); la forza di compressione
aumenta fino ad arrivare a 640 g e la discesa del
pistone si blocca per 10 secondi. Il riso cotto inizia
a deformarsi e ad allargarsi sul piatto inferiore,
mentre la tensione diminuisce. Il pistone inizia
quindi a salire e viene registrata la forza opposta
dal campione di riso cotto al distaccamento delle
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La Rivista di Scienza dell’Alimentazione, numero 1,
due superfici. La collosità rappresenta il lavoro
(espresso in g.cm) necessario per separare base e
pistone. Il risultato analitico è dato dalla media
di 8 determinazioni.
Per ogni varietà l’analisi è ripetuta per n = 10 volte.
Risultati e Discussione
Parametri di validazione
I parametri di validazione presi in analisi nel
presente studio, vengono di seguito elencati, descritti e trattati.
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Taratura e riferibilità
Lo strumento analizzatore di struttura TA.XT
plus (SMS) viene sottoposto a taratura periodica per i tre parametri: forza, distanza e velocità
tramite l’applicazione di una procedura interna
(PO18). Per tutte e tre le tarature la riferibilità è
garantita dall’utilizzo di campioni di riferimento
tarati LAT o equivalenti.
Viene inoltre effettuata una verifica del buon
funzionamento dello strumento all’uso, tramite
l’utilizzo di una massa tarata (da 2 kg) al fine di
verificare la corretta lettura della cella di carico
da 5 kg.
Specificità
La specificità è un parametro che viene usualmente valutato nell’ambito delle analisi di tipo
chimico. La collosità del riso cotto è un’analisi
in cui sono in gioco parametri fisici, ma si ritiene comunque opportuno fare una riflessione al
fine di valutare se realmente il procedimento
scelto possiede l’abilità di misurare soltanto
quanto di pertinenza.
Robustezza
Sono state individuate 7 variabili critiche
che potrebbero influire nella determinazione
della collosità; si applica quindi l’approccio
di Plackett-Burman (nella variante di Youden-Steiner) per calcolare l’effetto globale sui
risultati dovuto alle variazioni imposte, conducendo solo 8 prove.
Tabella 1 – Disegno sperimentale a 7 fattori (Youden-Steiner)
La specificità riguarda l’abilità di un procedimento di misurare soltanto ciò che si vuol misurare. Il metodo è stato strutturato solo per apprezzare la collosità, sia nella scelta della sonda,
che nelle modalità analitiche che nell’elaborazione dei dati attraverso la “macro” del programma
di acquisizione.
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Il dato di riferimento è relativo alla varietà
Balilla che presenta una collosità media pari a
2,33 g.cm e uno scarto tipo di ripetibilità pari
a 0,17 (n = 10).
Dove i fattori implicati nel procedimento
analitico sono i seguenti:
A/a: umidità del campione (A = 13±1%; a =
Validazione di un metodo per la determinazione......
C. Simonelli, M. Cormegna, F. Marinone Albini, M. Radicchi
fuori dall’intervallo stabilito)
B/b: operatore (B = operatore 1; b = operatore
2)
C/c: cella di carico (C = cella da 5 kg; c = cella
da 1 kg)
D/d: modalità termine cottura (D = 10’ spegnendo il bagno; d = 10’ aprendo il bagno)
E/e: tempistica di raffreddamento (E = 1 ora;
e = 3 ore)
F/f: condizioni ambientali di raffreddamento
(F = 18°C; f = 30°C)
G/g: preparazione porzione riso cotto (G =
manipolato; g = non manipolato)
Dall’elaborazione dei risultati si possono
trarre due conclusioni.
(1) Si sottopongono a confronto con il test
del t di Student i risultati ottenuti dallo studio
di robustezza e il dato analitico iniziale, come
segue:
Il metodo, così come è stato applicato, non risulta essere robusto neanche rispetto al parametro ripetibilità.
Si calcolano ora i valori degli effetti
(Tabella 2) per stabilire quale, o quali dei fattori siano
responsabili della mancata robustezza perché
statisticamente significativi. Si procede quindi al
calcolo del fattore
che permette di calcolare
il valore di
limite.
È possibile notare che tutti gli effetti rispondono al requisito sopra riportato, ovvero sono tutti
maggiori del valore di 0.29; sono quindi tutti statisticamente significativi, come del resto chiaramente visualizzato dal Grafico 1.
Il parametro che influenza maggiormente il
valore della collosità del campione, è la manipolazione dello stesso in fase analitica, operazione
che deve essere assolutamente evitata.
Altro fattore significativo è legato all’umidità
Il metodo, così come è stato applicato, non risulta essere robusto, rispetto al parametro esattezza.
(2) Si effettua ora il confronto tra varianze, tramite il test di Fisher:
del campione. Si ritiene non sia corretto sottoporre il campione a condizionamento o lo si altererebbe; si preferisce effettuare la collosità indicando anche il valore dell’umidità (secondo la
Tabella 2 – valori degli effetti
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Grafico 1 – Diagramma di Pareto (fattori vs ) – robustezza I
Norma ISO 712) del campione stesso.
Rilevante è il fattore operatore, pertanto diventa fondamentale lo studio di ripetibilità intermedia (fattore operatore), per comprenderne
l’entità.
Per quanto riguarda il fattore tempistica di
raffreddamento, si impone di effettuare la determinazione dopo almeno 3 ore dal termine della
cottura (dopo 1 ora i campioni non sono ancora
infatti del tutto raffreddati).
Anche la temperatura del laboratorio, ovvero del
locale dove avviene il raffreddamento, gioca un
ruolo importante sulla variabilità del risultato; per
tale motivo si impone una temperatura del locale
da 20 a 25°C, ottenibile tramite un condizionatore.
Significativo è anche il valore nominale della
cella di carico utilizzata nella determinazione
analitica, si fissa così il valore di 5 kg.
Per quanto riguarda le modalità di raffreddamento, ovvero di spegnimento del bagno, si impone di cessare semplicemente il riscaldamento
senza aprire il coperchio del bagno.
Lo studio di robustezza viene ripetuto con le
modalità sopra fissate e indagando ulteriori 4
fattori (su utilizza di nuovo il modello di Youden-Steiner, introducendo 3 fattori fittizi).
Dove, i fattori implicati nel procedimento analitico sono i seguenti:
A/a: massa iniziale di riso (A = 7.9 g; a = 8.1 g)
B/b: volume di acqua (B = 11 ml; b = 13 ml)
Tabella 3 – Disegno sperimentale a 7 fattori (Youden-Steiner)
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C. Simonelli, M. Cormegna, F. Marinone Albini, M. Radicchi
C/c: tempistica di raffreddamento (C = 3.5 ore;
c = 6 ore)
D/d: massa di riso cotto per analisi (D = 1.9 g; d
= 2.1 g)
E/e; F/f; G/g: fattori fittizi.
Si valuta la robustezza come segue:
(1) Si sottopongono a confronto con il test del
t di Student i risultati ottenuti dallo studio di robustezza e il dato analitico iniziale, come segue:
responsabili della mancata robustezza perché
statisticamente significativi. Si procede quindi al
calcolo del fattore
che permette di calcolare
il valore di
limite.
È possibile notare che gli effetti presi in considerazione in questa seconda valutazione della
robustezza, rispondono al requisito sopra riportato, ovvero sono tutti maggiori del valore di
0.29; sono quindi di nuovo statisticamente signi-
Il metodo è ora robusto rispetto al parametro
esattezza.
Si effettua ora il confronto tra varianze, tramite
il test di Fisher:
ficativi (eccetto, ovviamente, quelli fittizi), come
anche chiaramente visualizzato dal Grafico 2.
Al fine di rendere il metodo robusto, alla luce
di questa seconda parte di studio, viene effettua-
Il metodo, così come è stato applicato, non risulta essere robusto rispetto al parametro ripetibilità.
Si calcolano ora i valori degli effetti (Tabella
4) per stabilire quale, o quali dei fattori siano
ta la stima degli intervalli di non significatività
per i fattori rilevanti.
Quando è dimostrato che un fattore possiede
un effetto significativo sul dato analitico, è au-
Tabella 4 – valori degli effetti
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Grafico 2 – Diagramma di Pareto (fattori vs ) – robustezza II
spicabile determinare in che intervallo il livello
del fattore si deve trovare per controllare ed eliminare l’effetto stesso. Questo livello può essere
stimato con la seguente espressione:
Sulla base dei risultati ottenuti con il doppio
studio di robustezza, è possibile intraprendere
la valutazione dell’accuratezza in condizioni di
ripetibilità stretta e intermedia.
Dove X(0), X(1) e X(-1) sono i reali valori per il fattore X ai livelli (0), (1) e (-1). È di seguito riportata
la Tabella 5 con la quantificazione degli opportuni intervalli per singolo fattore.
Accuratezza
La valutazione dell’accuratezza comprende sia
la trattazione della precisione (stretta e intermedia) che dell’esattezza. Non si hanno a disposi-
Tabella 5 – calcolo degli intervalli per i fattori critici
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C. Simonelli, M. Cormegna, F. Marinone Albini, M. Radicchi
zione campioni di riso a collosità nota, pertanto non sarà possibile effettuare la valutazione
dell’esattezza del metodo.
Si è proceduto alla verifica delle prestazioni
del metodo, valutando se l’obiettivo prefissato
(σr = 0.5) è stato raggiunto, attraverso l’applicazione del seguente criterio:
Precisione (in condizioni di ripetibilità stretta)
Con precisione si intende il grado di accordo
fra risultati indipendenti ottenuti con un procedimento di analisi in condizioni ben specificate
(ISO 5725-1).
Lo studio è stato effettuato sui 6 campioni
aventi collosità diverse tra di loro. Ogni varietà
è stata analizzata per n=10 volte in dieci giornate diverse. In tal modo sia il processo preparativo che quello analitico forniscono risultati
indipendenti.
Le analisi sono state condotte in condizioni di
ripetibilità stretta, ovvero: stesso metodo, stesso
laboratorio, stesso operatore, stessa apparecchiatura in un breve intervallo di tempo.
Il laboratorio si è prefissato, preliminarmente
alla conduzione dello studio, l’obiettivo dell’ottenimento di uno scarto tipo massimo σr = 0.5 [Nota 1].
I dati sono stati sottoposti a trattamento statistico mediante test di normalità (Shapiro-Wilk)
e dei dati anomali (Huber) e sono riportati in
Tabella 6.
dove: A = 0.548 e B = 1.454 (parametri statistici
desunti da apposite tabelle).
Il criterio di accettabilità non è soddisfatto per
le varietà Gladio, Carnaroli, Balilla e Baldo in
quanto il rapporto risulta essere inferiore ad A,
ovvero il laboratorio lavora con delle prestazioni
migliori rispetto a quelle prefissate.
[Nota 1]
Il valore σr = 0.5 è stato desunto da un precedente stu-
dio di validazione condotto con un metodo analogo al presente, ma non robusto. Il campo di applicazione studiato era da 1.15 a 6.39; non comprendeva il livello di collosità
relativo al parboiled e al riso waxy, che non erano pertanto
stati valutati per la verifica delle prestazioni del metodo.
Tabella 6 – collosità in condizioni di ripetibilità stretta
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Tabella 7 – studio delle equazioni che spiegano l’andamento di sr
Attraverso i dati sperimentali ottenuti, si è
proceduto ad effettuare lo studio dell’andamento dello scarto tipo in funzione della collosità. Al
fine di valutare qual è la curva di regressione che
approssima meglio i dati sperimentali ottenuti,
si prende in considerazione il parametro varianza dei residui per le equazioni: retta passante per
l’origine (f = I); retta (f = II); equazione logaritmica (f = III). L’elaborazione dei risultati è riportata
in Tabella 7.
L’equazione che fornisce il minor valore della
varianza dei residui è f = II, ovvero l’equazione
lineare, pertanto l’equazione che spiegherà l’andamento dello scarto tipo dei residui (in condizioni di ripetibilità stretta) nel campo di misura
del metodo è la seguente:
Lo studio è stato effettuato su 4 campioni già
sottoposti allo studio di ripetibilità stretta (Gladio, Carnaroli, Balilla e Baldo), aventi collosità
diverse tra di loro. Ogni varietà è stata analizzata da ciascun operatore (g=3) per n=3 volte in
tre giornate diverse.
Le analisi sono state condotte in condizioni di
ripetibilità intermedia (fattore: operatore), ovvero: stesso metodo, stesso laboratorio, diverso
operatore (A, B, C), stessa apparecchiatura in
un breve intervallo di tempo.
I dati analitici sperimentali di ciascun operatore, sono stati sottoposti a verifica delle prestazioni tramite:
• il test F (Fischer), confronto degli scarti tipo:
prendendo come riferimento il valore dello
Attraverso la verifica dell’omogeneità delle
varianze (secondo Bartlett), è stato verificato che
relativa all’equazione lineare sopra riportata, è significativamente la varianza minore,
quindi è possibile asserire che l’equazione lineare è quella che approssima meglio l’andamento
dello scarto tipo di ripetibilità stretta.
scarto tipo di ripetibilità stretta dell’equazione (11);
• il test t (di Student), confronto delle medie:
prendendo come riferimento i valori medi di
collosità delle varietà analizzate nell’ambito
dello studio di ripetibilità stretta (Tabella 6).
In entrambi i casi emergono delle discrepanze
che sottolineano quanto quest’analisi sia ancora
Precisione (in condizioni di ripetibilità intermedia)
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C. Simonelli, M. Cormegna, F. Marinone Albini, M. Radicchi
Grafico 3 – rappresentazione grafica dei dati di collosità – ripetibilità stretta vs intermedia
legata al fattore operatore e che quindi è essenziale tenerne conto nella trattazione statistica
(soprattutto nella stima dell’incertezza di misura
del dato analitico finale).
In Grafico 3 vengono riportati i dati relativi
ai valori di collosità nello studio di ripetibilità intermedia, a confronto con quelli ricavati
dallo studio di ripetibilità stretta. L’ampiezza
dei segnali rappresenta lo scarto tipo ricavato
nelle differenti condizioni.
Si dovrebbe procedere alle consuete verifiche di normalità ed eventuale anomalia, all’interno di ogni gruppo di prove, tuttavia si ha
che n = 3 e tali verifiche sono poco significative
e non vengono pertanto effettuate.
Dai dati raccolti in tutti i livelli specificati
(ovvero per diversa tipologia di riso), vengono calcolate le stime della media e degli scarti
tipo di ripetibilità intermedia (fattore: operatore). Al fine di valutare la coerenza dei dati,
si sono presi in considerazione due approcci:
la tecnica grafica sulla coerenza (test di Mandel – h e k) e i test sui valori numerici anomali
(Cochran, varianza minima, Grubbs).
h di Mandel:
operatore A: risultati più bassi su tutti i livelli
Gladio e Carnaroli, operatore
B, supera le linee di criticità
(dati non scartati per esiguità
numerica);
k di Mandel:
Gladio operatore B, dato tra le
linee di criticità;
Cochran:
le varianze dei gruppi di prove sono sempre omogenee;
non sono rilevate varianze
anomale;
Varianza minima: per il Gladio le varianze
non sono omogenee (dati
non scartati per esiguità numerica)
Grubbs:
nessun dato da eliminare.
Si è proceduto al calcolo dei parametri statistici
in condizioni di ripetibilità intermedia, riportati
in Tabella 8.
Attraverso il valore della varianza delle medie
(dei diversi operatori) e dell’applicazione del
test F, con la seguente espressione:
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Tabella 8 – collosità in condizioni di ripetibilità intermedia
Si è verificata l’esistenza e il calcolo dell’effetto: fattore operatore. Tale criterio risulta soddisfatto per le varietà: Gladio, Carnaroli e Balilla
(fattore operatore significativo), non lo è invece
per il Baldo (fattore operatore non significativo).
Attraverso i dati sperimentali ottenuti, si è
proceduto ad effettuare lo studio dell’andamento dello scarto tipo [stretto (sr) e intermedio
(sI(O)), trovato in condizioni di ripetibilità intermedia] in funzione della collosità. Prima di procedere allo studio della curva di regressione che
approssima meglio i dati sperimentali ottenuti,
si valuta il caso in cui lo scarto tipo non varia
sensibilmente con la collosità. In entrambi i casi
il criterio:
risulta essere soddisfatto, è pertanto possibile
calcolare le medie quadratiche pesate degli scarti
tipo attraverso la seguente formula:
Nell’intervallo indagato, il valore dello scarto
tipo di ripetibilità stretta calcolato come media
quadratica pesata, è costante e pari a
Analogamente si procederà al calcolo di
, come
media quadratica pesata, che, nell’intervallo indagato, risulta essere costante e pari a
Limiti di rivelabilità
Questo parametro viene stimato solo per quei
procedimenti impiegati nella determinazione di
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Validazione di un metodo per la determinazione......
C. Simonelli, M. Cormegna, F. Marinone Albini, M. Radicchi
impurezze. Non è applicabile nella determinazione della collosità dei grani di riso cotti.
valida viene invece definita al punto 3.8.5 della
Norma ISO 9000:2005 come “conferma, sostenuta
da evidenze oggettive (p.to 3.8.1) che i requisiti (p.to
3.1.2) relativi ad un utilizzo o ad una applicazione
specifici previsti sono stati soddisfatti”. Da entrambe le definizioni risulta evidente l’importanza di
prendere in carico tutte le “aspettative e/o requisiti” che abbracciano aspetti cogenti, tecnici, ma
anche temporali ed economici e, più in generale
riguardano risorse che avranno un peso rilevante nella futura applicazione del metodo di prova.
Campo di applicazione
Il campo di applicazione viene desunto dai valori di collosità dei campioni di riso analizzati
nello studio di ripetibilità stretta.
In base ai risultati riportati in Tabella 6 si deve
tenere presente che la variabilità della collosità
come , deve essere compresa nel campo di applicazione del metodo e il limite inferiore di tale
campo deve essere uguale o superiore al limite
di rilevabilità, ovvero:
Come riportato in Tabella 6, si può desumere
che per il riso parboiled, a più bassa collosità
(0,06 g.cm), il valore di scarto tipo di ripetibilità
è pari a 0,02. Il criterio è rispettato e il parboiled
costituisce il limite di rilevabilità del metodo.
Conclusioni
Il lavoro di validazione qui illustrato, comprende tutti i parametri attualmente necessari al fine
di validare un metodo analitico, ovvero: la riferibilità, la taratura, la specificità, l’accuratezza, i
limiti di rivelabilità, il campo di applicazione e
la robustezza. Rimane esclusa la stima dell’incertezza di misura.
Per la stima dell’incertezza (tramite approccio metrologico) si rimanda ad una trattazione a
parte più approfondita che tenga conto dei dati
ricavati in condizioni di ripetibilità intermedia.
A tale scopo, le analisi saranno condotte da più
operatori, comprendendo anche le varietà waxy
e parboiled.
Parlare di validazione (o convalida) significa
riferirsi anche alle terminologie specifiche riportate da normative di riferimento, quali la UNI
EN ISO 17025:2005, in cui viene riportato che la
convalida è “la conferma attraverso esame e l’apporto di evidenza oggettiva che i requisiti particolari
per l’utilizzazione prevista sono soddisfatti”. La con-
Ringraziamenti
Si ringrazia la Dr.ssa Odorici Elisa che ha lavorato attivamente per l’ottenimento dei risultati
analitici.
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