Il Monopolio 2a parte. Monopolio naturale e Discriminazione dei prezzi Mario Sportelli Dipartimento di Matematica Università degli Studi di Bari Via E. Orabona, 4 I-70125 Bari (Italy) (Tel.: +39 (0)99 7720 626; fax: +39 (0)99 7763 295) E-mail: [email protected] URL: http://www.dm.uniba.it/~msportelli 1 Monopolio naturale. Se il monopolio è inefficiente nel senso di Pareto, il governo potrebbe regolamentare il mercato, imponendo l’applicazione di un prezzo socialmente efficiente (pc = MC). Definizione 1: Un mercato monopolistico configura una situazione di monopolio naturale quando l’applicazione di un prezzo socialmente efficiente genera una perdita per l’impresa. Un monopolio naturale è caratterizzato da una produzione che richiede elevati costi fissi e bassi costi marginali. L’incidenza dei costi fissi è tale che il costo unitario (costo medio) della produzione socialmente efficiente è inferiore al prezzo che garantisce l’efficienza allocativa. L’imposizione di un tale prezzo, pertanto, genererebbe una perdita per l’impresa. 2 Monopolio naturale e regolamentazione. Per accertare l’esistenza di un monopolio naturale occorre che sia verificata la seguente: R( yc ) < C ( yc ) ⇔ pc < AC ( yc ) Regolamentazione – I settori produttivi che configurano situazioni di monopolio naturale sono generalmente di interesse pubblico. E’ per questo che tali settori sono regolamentati dallo Stato. Imposizione del prezzo pc : In questi casi, la produzione può essere gestita da un’impresa pubblica e le perdite compensate dal governo. Imposizione del prezzo p’ = AC : Il prezzo p’ è un prezzo regolamentato che assicura all’impresa profitti nulli. Poiché pm > p’ > pc , si dice che la scelta di p’ è una soluzione di second best. pm ⇒ Π > 0 pc ⇒ Π < 0 p '⇒ Π =0 3 La discriminazione dei prezzi. Osservazione 1: Il monopolista produce un output socialmente inefficiente, perché la produzione di unità addizionali oltre ym determinerebbe una riduzione del prezzo di tutte le unità prodotte. Di conseguenza, il suo margine di profitto diminuirebbe. Se il monopolista ha la possibilità di vendere la produzione oltre ym a prezzi più bassi, senza alterare il prezzo delle unità fino a ym , allora il suo profitto potrebbe crescere ulteriormente. Quando tale possibilità esiste, si dice che il monopolista applica una discriminazione dei prezzi. Osservazione 2: la discriminazione può accrescere o ridurre il benessere dei consumatori. 4 La discriminazione dei prezzi. • Discriminare i prezzi significa vendere unità dello stesso bene a prezzi diversi a diversi consumatori. • La discriminazione è una strategia di vendita percorribile quando p > MC. • L’unica difficoltà che l’impresa incontra nell’attuare la discriminazione consiste nel selezionare i consumatori. Quando l’elemento discriminante è esogeno (età, categoria di appartenenza) la selezione è semplice. Quando l’elemento discriminante è endogeno, la selezione dei consumatori è più complicata, perché l’impresa deve strutturare i prezzi in modo che i consumatori si auto-selezionino. 5 Forme di discriminazione dei prezzi. Convenzionalmente si distinguono tre forme di discriminazione. 1. 2. 3. Discriminazione di primo grado (o perfetta): Questa forma di discriminazione si ha quando l’impresa vende ciascuna unità del bene a prezzi diversi ai diversi consumatori, ciascuno dei quali paga il prezzo massimo che è disposto a pagare. Discriminazione di secondo grado (o determinazione non lineare del prezzo): Questa forma di discriminazione si ha quando diverse quantità di bene sono vendute a prezzi diversi ai diversi consumatori, ma chi acquista la stessa quantità paga lo stesso prezzo (prezzi all’ingrosso). Sempre a questa forma di discriminazione appartiene il caso in cui il prezzo non dipende dalla quantità acquistata, ma piuttosto dalla scelta che gli stessi consumatori effettuano autoselezionandosi (tariffa a due stadi). Discriminazione di terzo grado: Questa forma di discriminazione è applicata quando i consumatori sono selezionabili a priori in diverse categorie. In questo caso, l’impresa vende il bene a prezzi diversi alle diverse categorie di consumatori, ma consumatori appartenenti alla stessa categoria pagano lo stesso prezzo. 6 Modellare la discriminazione dei prezzi. Ipotesi: 1) Costo marginale di produzione costante = c. Costi fissi nulli. 2) Uno o due consumatori rappresentativi con funzioni di utilità ui ( x) + y (i = 1, 2) tale che ui (0) = 0 . 3) Massima disponibilità a pagare per la quantità x del bene = ri (x). In altri termini, ri (x) è la soluzione dell’uguaglianza ui (0) + = y ui ( x) − ri ( x) + y ⇒ ui ( x= ) ri ( x) 4) Disponibilità marginale a pagare per una unità di x = pri ( x) = ui′( x) . 7 Modellare la discriminazione dei prezzi. 5) Quando i consumatori sono due, assumeremo: a) disponibilità totale a pagare tale che u1 ( x) < u2 ( x) ∀x b) disponibilità marginale a pagare tale che u1′( x) < u2′ ( x) ∀x Diremo, pertanto, che l’agente 2 è il consumatore con domanda elevata, mentre 1 è il consumatore con basso livello di domanda. 8 La discriminazione di primo grado. La pratica del prezzo “prendere o lasciare”: Il consumatore può scegliere di acquistare la quantità y*, oppure rinunciare al consumo. L’impresa deve scegliere una combinazione prezzo-quantità (p, y*) che le assicuri il massimo profitto subordinatamente al vincolo di partecipazione u(y*) ≥ r(y*) del consumatore. Formalmente il problema del monopolista è il seguente: = max Π max ( r ( y* ) − C ( y* ) ) ( pr , y ) sub u ( y* ) ≥ r ( y* ) dove r(y*) è la disponibilità totale a pagare del consumatore per la quantità y*. Il vincolo di partecipazione implica che il consumatore deve realizzare un surplus netto non negativo acquistando y*. Il monopolista applica il prezzo più alto senza indurre il consumatore a rinunciare al consumo. Pertanto, il vincolo risulterà soddisfatto quando u(y*) = r(y*), ossia quando il surplus netto del consumatore è nullo. Inserendo questa condizione nella funzione profitto, segue che: max ( u( y * ) − C ( y * ) ) ⇒ u′( y * ) = MC ( y * ) 9 La discriminazione di primo grado. Osservazione 3: Il prezzo “prendere o lasciare” genera un equilibrio in cui u’(y*) = MC(y*). Ciò implica che l’equilibrio è pareto-efficiente, ma poiché u(y*) = r(y*), il monopolista si è appropriato dell’intero surplus del consumatore. Il surplus sociale è, quindi, solo del monopolista. Un’altra forma di discriminazione di primo grado assume che il consumatore paghi il proprio prezzo di riserva per l’acquisto delle singole unità di bene. Dal punto di vista del monopolista, pertanto, sarà conveniente produrre tutte le unità vendibili a un prezzo non inferiore al costo marginale. Questa assunzione implica che la funzione di domanda si identifica con il ricavo marginale e, pertanto, il ricavo totale risulterà dalla somma dei prezzi percepiti per le singole unità. Anche in questo caso, il surplus sociale è solo del monopolista. n R = ∑ p r ( yi ) i =1 che, nel continuo, diviene yn R = ∫ pr (τ )dτ 0 10 La discriminazione di secondo grado. In questa forma di discriminazione il monopolista fronteggia due vincoli: i. il vincolo di partecipazione – ciascun consumatore deve realizzare un surplus netto non negativo per essere indotto ad acquistare il bene; ii. il vincolo di incentivazione – ciascun consumatore deve preferire la propria scelta a quella degli altri consumatori. Consideriamo due soli consumatori: il primo con disponibilità totale e marginale a pagare inferiori a quelle del secondo consumatore. Questa proprietà è nota come “single crossing property” ed implica che per ogni coppia di curve d’indifferenza degli agenti (u1 , u2 ) , tali curve possono intersecarsi tutt’al più una sola volta. Il problema del monopolista consiste nello scegliere una funzione nonlineare p(x) tale che, se il consumatore i acquista xi , la sua spesa ri(xi) = p(xi)xi sia massima. 11 La discriminazione di secondo grado. Se la spesa dei consumatori è massima, il ricavo del monopolista è massimo e, quindi, dato il costo, anche il profitto è massimo. Pertanto, sia per il monopolista che per i consumatori, ciò che è rilevante è la combinazione (ri , xi). Formalmente, i vincoli fronteggiati dal monopolista sono: u1 ( x1 ) − r1 ≥ 0 vincoli di partecipazione u2 ( x2 ) − r2 ≥ 0 u1 ( x1 ) − r1 ≥ u1 ( x2 ) − r2 vincoli di incentivazione o auto-selezione u2 ( x2 ) − r2 ≥ u2 ( x1 ) − r1 Il piano di produzione (x1, x2) è perseguibile se esso è volontariamente scelto dai consumatori. Ciò equivale a dire che ogni consumatore deve preferire la propria scelta a quella dell’altro. 12 La discriminazione di secondo grado. Riscriviamo i vincoli precedenti in maniera più funzionale alla soluzione del problema del monopolista: r1 ≤ u1 ( x1 ) (1.1) r1 ≤ u1 ( x1 ) − u1 ( x2 ) + r2 (1.2) e r2 ≤ u2 ( x2 ) (2.1) r2 ≤ u2 ( x2 ) − u2 ( x1 ) + r1 (2.2) Il monopolista deve scegliere (r1, r2) più grande possibile. Ciò implica che solo una disuguaglianza per ciascuna coppia potrà essere soddisfatta come uguaglianza. Le ipotesi u2 > u1 e u2′ > u1′ sono sufficienti per determinare quali disuguaglianze saranno soddisfatte come uguaglianze. 13 La discriminazione di secondo grado. Accertato quali disuguaglianze sono soddisfatte come uguaglianze, la funzione di profitto del monopolista diviene: Π= [ r1 − cx1 ] + [ r2 − cx2 ]= [u1 ( x1 ) − cx1 ] + [u2 ( x2 ) − u2 ( x1 ) + u1 ( x1 ) − cx2 ] Dalla condizione del primo ordine per il massimo deduciamo(*): u1′( x1 ) = c + [u2′ ( x1 ) − u1′( x1 ) ] > c u2′ ( x2 ) = c Ciò implica che il consumatore 1 a bassa domanda ha un valore marginale del bene che eccede il costo marginale e, quindi, consuma meno della quantità efficiente. Il secondo consumatore, invece, consuma una quantità efficiente. (*) La condizione del secondo ordine è sicuramente soddisfatta, perché le utilità marginali sono decrescenti. 14 La discriminazione di secondo grado. Osservazione 4 – Se la “single crossing property” fosse non soddisfatta, il consumatore 1 consumerebbe più della quantità efficiente. Questo potrebbe accadere, ma il risultato sarebbe alquanto singolare. Il risultato relativo al consumatore 2 è molto generale. Se, per assurdo, il consumatore 2 pagasse un prezzo maggiore del costo marginale, il monopolista avrebbe convenienza a ridurre il prezzo, inducendo l’agente a consumare di più. Finché il prezzo eccede il costo marginale, il monopolista ottiene profitti positivi per ogni unità addizionale venduta. Questa politica non altera i profitti che il monopolista ottiene da ogni altro consumatore del tipo 1. Quest’ultimo massimizza il suo consumo ad un livello basso. 15 La discriminazione di terzo grado. Questa forma di discriminazione è applicata quando l’elemento discriminante è endogeno, ossia quando i consumatori sono a priori selezionabili in diverse categorie (studenti, anziani, enti, ecc.). Con la discriminazione di terzo grado, il monopolista vende la propria produzione a prezzi diversi alle diverse categorie di consumatori. Nell’ipotesi che le categorie di consumatori siano solo due, il problema di massimizzazione del profitto è il seguente: max = ( Π R1 ( y1 ) + R2 ( y2 ) − C (Y ) ) y1 , y2 dove Y = y1 + y2. Risolvendo, otteniamo: ∂C ∂Y ∂Π = MR − = 0 1 ∂y ∂Y ∂y1 1 ∂C ∂Y ∂Π = − = MR2 0 ∂y2 ∂Y ∂y2 16 La discriminazione di terzo grado. Y ∂Y ∂C Essendo ∂= = 1 e = MC unico, segue che ∂y1 ∂y2 ∂Y MR = MR = MC 1 2 Con la discriminazione di terzo grado, la massimizzazione del profitto richiede che l’impresa venda a ciascuna categoria di consumatori una quantità tale da uguagliare i ricavi marginali al costo marginale di produzione. Riscrivendo i ricavi marginali in termini di elasticità, risulta: 1 1 p1 1 − p 1 = − 2 ε ε 1 2 da cui deduciamo che p1 > p2 ⇒ ε1 < ε 2 ossia, che la categoria di consumatori con domanda meno elastica paga il prezzo più alto. 17 La discriminazione di terzo grado. Se il monopolista non è in grado di selezionare a priori i consumatori, pur essendo plausibile che più categorie di consumatori esistano, allora il prezzo applicato a una categoria di consumatori può influenzare la domanda delle altre categorie di consumatori. Ciò implica che y1 e y2 devono essere considerati come beni sostituti. Pertanto, il profitto del monopolista diviene: = Π p1 ( y1 , y2 ) y1 + p2 ( y1 , y2 ) y2 − C (Y ) Derivando e manipolando il risultato, otteniamo: p1 1 − p2 1 − 1 ∂p2 y2 = MC + ε1 ∂y1 1 ∂p1 y = MC + ε 2 ∂y2 1 Nell’ipotesi che le funzioni di utilità degli agenti siano quasi lineari, l’ effetto incrociato dei prezzi è simmetrico e, quindi, ∂p1 ∂y2 = ∂p2 ∂y1 . Essendo queste derivate positive, deduciamo facilmente che, anche in questo caso, | ε2| > | ε1| implica p1 > p2 . 18