Stereotipi e pregiudizi di BM Mazzara - Libro più web

Stereotipi e pregiudizi di B. M. Mazzara
All’interno dell’Unione Europea vivono
tanti popoli diversi, i quali nei secoli hanno
elaborato, relativamente ai loro “vicini”,
tutta una serie di luoghi comuni, che possono costituire un ostacolo alla conoscenza e alla convivenza.
Leggi il brano, scritto da un professore di
Psicologia sociale dell’Università La Sapienza di Roma, poi esegui gli esercizi.
Nel significato che a noi interessa, lo stereotipo è un insieme coerente e abbastanza rigido
di credenze che un gruppo condivide rispetto a
un gruppo-bersaglio percepito come omogeneo;
esso diventa spesso la base del pregiudizio, inteso
come la tendenza a pensare e agire in modo sfavorevole nei confronti di un gruppo.
Nella nostra società incontriamo facilmente pregiudizi e stereotipi legati al genere, che tendono a
penalizzare e discriminare le donne rispetto agli uomini, e quelli etnico-razziali diretti contro le minoranze, diffusi anche in Italia nei confronti degli immigrati dal Terzo Mondo o dall’Est europeo. Gli stereotipi
si presentano anche in un’altra espressione del pregiudizio etnico, che potrebbe diventare rilevante
soprattutto in relazione ai processi di integrazione europea in atto: è il tema dei cosiddetti caratteri
nazionali.
L’idea di base è che i diversi gruppi nazionali siano omogenei dal punto di vista del modo di pensare,
delle attitudini e dei comportamenti, tanto da poter parlare di uno specifico carattere tipico di quella
nazione, il quale sarebbe il risultato non solo di una cultura comune, ma anche della larga diffusione di
determinati tratti psicologici. Ne derivano “descrizioni” delle singole nazionalità che sono tra i “migliori”
esempi di stereotipi: un insieme di credenze, spesso – anche se non sempre – negative, circa le caratteristiche degli appartenenti a una determinata nazione, tali da orientare le aspettative e i giudizi nei loro
confronti. I caratteri nazionali sono patrimonio del senso comune, soprattutto in versioni ipersemplificate e rozze, argomento frequente di ironia e barzellette.
I contenuti di tali stereotipi sono noti: i tedeschi rigidi e ostinati, conformisti e deferenti verso l’autorità,
amanti dell’ordine e dell’efficienza, sensibili alle ragioni del collettivo più che a quelle dell’individuo; gli
inglesi riservati e controllati, formali, dotati di senso pratico e di humour ma privi di calore umano, attenti
alle regole; gli italiani fantasiosi e simpatici, orientati alla comunità particolare (soprattutto la famiglia) più
che al collettivo sociale, incostanti e superficiali, spontanei e sinceri, preoccupati più delle apparenze che
della sostanza; i francesi insofferenti all’autorità, narcisisti e arroganti, dotati di senso estetico, interessati
alla speculazione teorica più che all’esperienza, liberi nell’espressione delle emozioni […]
Il caso dei caratteri nazionali permette di chiarire il concetto di nocciolo di verità di pregiudizi e stereotipi. Infatti, se è un errore rapportarsi a una persona di un’altra nazionalità senza tener conto delle
sue specifiche caratteristiche di individuo e attribuendogli invece quelle che si ritengono tipiche del suo
gruppo nazionale, spesso c’è davvero un’alta probabilità di ritrovare nel nostro interlocutore almeno
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alcuni dei tratti tipici del suo carattere nazionale. In assenza di altre informazioni, questo stereotipo può
funzionare come strumento di previsione e di guida nell’azione.
Trovandoci per la prima volta a contatto con un inglese, eviteremo probabilmente situazioni imbarazzanti se non gli faremo domande sulle sue faccende personali, come magari il nostro carattere italiano ci
spingerebbe a fare; dall’incontro con un tedesco, ci si può ragionevolmente aspettare di vedergli attribuire grande importanza all’ordine e alla disciplina; con un francese, potremmo davvero trovarci davanti a
espressioni di deciso orgoglio nazionale. Tutto ciò perché i contenuti degli stereotipi nazionali non sono
del tutto arbitrari, né creati ad arte dagli avversari e dagli stranieri, ma esprimono delle tendenze che
sono in una certa misura reali, risultato di complesse sedimentazioni di tipo storico e culturale.
Il confine tra lo stereotipo come utile strumento di previsione e controllo della realtà e lo stereotipo
come distorsione della conoscenza e ostacolo ai rapporti con gli altri sta nell’esasperazione di due caratteristiche tipiche dello stereotipo stesso, la generalizzazione e la rigidità. Per generalizzazione si intende il
processo per cui le caratteristiche attribuite al gruppo sono considerate distribuite in modo omogeneo
all’interno del gruppo stesso e dunque applicabili anche al singolo membro; per rigidità la credenza che
l’insieme delle suddette caratteristiche costituisca qualcosa di compatto, stabile nel tempo e nello spazio,
organico: spesso si spiegano i caratteri nazionali in modo più o meno esplicito con presunte peculiarità
biologiche (la “razza”, il “ceppo”) e si ritiene che derivino da una specifica dotazione ereditaria, perciò si
tende a considerarli comuni a tutto il gruppo e immodificabili.
Il cuore della questione sta nel concetto di probabilità: possiamo infatti dire che esiste una notevole probabilità che un individuo possieda caratteristiche tipiche del gruppo di cui fa parte; e che è abbastanza
probabile che queste caratteristiche prese tutte insieme formino una particolare configurazione chiamata carattere nazionale; inoltre possiamo aspettarci che tale configurazione rimanga abbastanza stabile nel
tempo. Non è giusto, però, ritenere che quelle caratteristiche si trasferiscano automaticamente a tutti gli
individui del gruppo; e soprattutto non è giusto che le aspettative, le quali pure ci possono essere utili in
assenza di altre informazioni, siano mantenute inalterate anche quando queste altre informazioni invece
ci sono, vale a dire quando abbiamo avuto la possibilità di conoscere più approfonditamente il singolo
individuo e la sua personalità.
Come in ogni situazione fondata sul concetto di probabilità, se nel complesso è più facile trovare un
inglese freddo e un italiano espansivo, sarà sempre possibile trovare, sia pure con minore frequenza,
qualche italiano che sia più freddo di un inglese e viceversa!
(da B.M. Mazzara, Stereotipi e pregiudizi, Il Mulino, Bologna 1997)
Esercizi
• Sottolinea nel testo con colori diversi le definizioni di “stereotipo” e “pregiudizio”.
• Che cosa sono i caratteri nazionali? Da che cosa derivano? Come e perché i caratteri nazionali
possono essere utili?
• Quando lo stereotipo dei caratteri nazionali diventa un ostacolo ai rapporti con gli “altri”?
• Spiega con le tue parole che cosa significa che bisogna considerare i caratteri nazionali legati al
concetto di probabilità.
• In base alla tua esperienza e alle tue conoscenze, le caratteristiche dei caratteri nazionali citate nel
testo sono reali ed esatte?
• Ti sembra di corrispondere al carattere nazionale italiano?
• Racconta una delle tante barzellette costruite proprio sul confronto tra diversi caratteri nazionali
europei.
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