MOUSE ON MARS – Idiology
L’idiota logica della grottescnologia
Gli stereotipi sono un immenso inganno, servono soltanto a semplificare la visione del mondo, ci
danno l’impressione di aver incasellato ogni cosa. Lo stereotipo è molto pericoloso, è una malattia
che può indebolire in maniera irreversibile la nostra intelligenza. Gli stereotipi invadono in forma
parassitaria ogni ambiente: la musica non ne è immune.
Se per caso parliamo di musica elettronica tedesca, subito si focalizzano alcuni concetti stereotipati:
suoni freddi, rigorosi, marziali, metronomici. La memoria va alle robotiche composizioni forgiate
da uomini-macchina. Kraftwerk, gli artefici dell’ingegneria sintetica di Dusseldorf. Ma ora,
facciamo uno sforzo, disintossichiamoci dallo stereotipo (seppur bello e fascinoso) e andiamo al di
là della prima percezione rigida e semplificata. Esiste una nuova musica tedesca che incarna una
possibile evoluzione del suono elettronico. Deutscher funk. E’ un approccio alla tecnologia
bizzarro, caotico, inesatto. E’ la filosofia del grottesco applicata al computer ed ai moderni moduli
sonori. L’aggettivo grottesco sta ad indicare ciò che è ridicolo per stranezza, bizzarria, deformità o
goffaggine, è qualcosa che per capriccio non aderisce alla realtà codificata. Gli studiosi d’arte e gli
esteti tedeschi nel ‘700 furono molto sensibili al sublime, al pittoresco, a tutto quello che emergeva
come archeologia di un passato idealizzato. Il neoclassicismo teorizzava le nuove forme del bello:
l’opera del genio doveva essere talvolta inaccurata ed avere un aspetto irregolare, rude e selvaggio.
Il primitivo appariva ed appare seducente. I nuovi esteti della manipolazione di archeologie e reperti
musicali rimangono stupiti ed affascinati dai suoni deteriorati che escono dai circuiti digitali, come
se si trovassero di fronte alle rovine dell’antichità. E’ una rinnovata passione per ciò che di
grottesco si produce nell’interfacciarsi di entità organiche ed artificiali, è il romantico amore/liebe
per le disfunzioni e gli inceppamenti delle macchine, è la costante ricerca del paradosso del
calcolatore che va in fumo, che sballa e sbiella. Può il silicio deperire?
Due persone, due organismi, due esseri che vivono insieme arrivano a condividere sensazioni,
bisogni e persino malattie. Il computer si è ammalato/innamorato della inesattezza degli umani. Il
computer è entrato così tanto in simbiosi con l’uomo da assecondare i suoi capricci, i suoi errori,
l’intelligenza artificiale si può permettere il lusso di elaborare ogni idiozia che passa per la mente
del suo programmatore. L’approssimazione unisce.
Fabrizio Tavernelli