ǤͳʹͲͳͶ Il Lario in rete per le pari opportunità: dagli stereotipi ad una cultura rispettosa delle donne e di ogni diversità. Immagine tratta da “Campagna pubblicitaria per le Pari Opportunità: Svendi il mio corpo? Tieniti i tuoi prodotti” realizzata in occasione del “2007 – Anno europeo delle Pari Opportunità per tutti” dalla Città di Torino sul tema del contrasto alla pubblicità che usa in modo strumentale e spesso oltraggioso l’immagine femminile. Si presenta la prima di 4 informative che saranno realizzate all’interno del progetto: “Il Lario in rete per le pari opportunità: dagli stereotipi ad una cultura rispettosa delle donne e di ogni diversità” allo scopo di promuovere la diffusione della cultura di parità e il superamento degli stereotipi di genere utilizzati dai nostri mass media. A tal fine si intende favorire un approccio più critico delle persone nei confronti di una comunicazione, soprattutto in ambito pubblicitario, fortemente connotata da pregiudizi sessisti. Sviluppando maggiore consapevolezza su questi temi, si auspica che possa essere più facilmente individuata e contrastata quella comunicazione che propone modelli femminili umilianti e oltraggiosi per le donne, con l’idea che essere donna significhi necessariamente essere o comportarsi in un certo modo. Stereotipi di genere Cosa sono Lo stereotipo di genere è una falsa rappresentazione delle persone, che in base al genere di appartenenza sono definite con caratteristiche predeterminate, immutabili nel tempo, indifferenti alla realtà. Lo stereotipo si basa, quindi, su pregiudizi che classificano le persone in categorie ben distinte con connotati e comportamenti ben definiti a seconda dell’appartenenza all’uno o all’altro sesso. Ad esempio non è un caso se la maggior parte di noi associa un ingegnere o uno chef a un uomo, mentre secondo le nostre mappe mentali l’insegnante di scuola materna è una donna. Donne e uomini si ritrovano così ingabbiati in una serie di cliché che ne condizionano azioni e scelte, con forti conseguenze individuali e per l’intera società. Si sa, infatti, quanto incide per le donne la scelta di un percorso scolastico tradizionalmente femminile, come quello per parrucchiera, estetista e segretaria o un’istruzione professionale a indirizzo umanistico o psicopedagogico, che spesso determina la segregazione in alcuni settori professionali, influisce negativamente sull’inclusione sociale e sulla carriera ed ha pesanti ricadute dal punto di vista remunerativo. Alcuni degli stereotipi più diffusi nell’immaginario collettivo affermano: che le donne x x x x x x x x x Non sono aggressive, sono tranquille Sono riconoscenti e affettuose Sono l’angelo del focolare Si occupano dei/lle figli/e e degli altri Curano sempre l’aspetto Non si percepiscono come leader Amano di più l’arte e la letteratura e meno le scienze Sanno adattarsi alle situazioni Non amano far carriera che gli uomini x x x x x x x x x Sono intraprendenti e aggressivi Hanno una personalità forte Amano praticare sport pericolosi Sono più razionali e logici (delle donne) Sono sicuri e sanno imporsi Amano il loro lavoro Nascondono i sentimenti Si sentono superiori alle donne Non sono portati per i lavori di cura della casa e delle persone All’interno del progetto è stata realizzata una mappatura che ha permesso di analizzare un buon numero di riviste, quotidiani e siti di informazione online, ed ha evidenziato la presenza di pubblicità che confermano la maggior parte degli stereotipi più diffusi e l’abuso di pregiudizi sessisti, senza tener conto di quanto la società invece è cambiata. Per pregiudizi sessisti intendiamo quelli che propongono un modello di società, ormai superato, che relega la donna a certi ruoli, marginali, e comunque diversi da quelli, più importanti, riservati agli uomini. Si può dire che la pubblicità non rappresenta i progressi e i forti mutamenti che le donne hanno avuto in questi anni: oggi le donne sono più scolarizzate degli uomini, fanno spesso lavori una volta considerati maschili, occupano posizioni apicali nelle organizzazioni, sono imprenditrici, spesso condividono i lavori di cura con i loro partner e non sono così ossessionate dalla cura della casa come le pubblicità dei prodotti commerciali per la pulizia vogliono far apparire. La cartolina realizzata nell’ambito del progetto come “pubblicità alternativa”, di seguito riproposta, mette in evidenza alcune rappresentazioni di immagini stereotipate usate frequentemente dai mass media (donne come oggetto sessuale, donne che lavorano ma devono contemporaneamente occuparsi dei figli, donne curate, sempre perfette anche nelle attività domestiche), proponendo un confronto con immagini non stereotipate e più vicine alla realtà Come affermava Simone de Beauvoir ne “Il secondo sesso” del 1949 “donna non si nasce, si diventa” e, quindi, tutte quelle rappresentazioni con cui la società descrive e interpreta i due sessi, altro non sono che un sistema ben costruito per favorire e giustificare un modello di società basato su una visione dualistica che incasella tutto in due categorie sessuali. L’evento si inserisce fra le attività previste dal progetto “Il Lario in rete per le pari opportunità: dagli stereotipi ad una cultura rispettosa delle donne e di ogni diversità” Progetto realizzato nell’ambito dell’iniziativa regionale “Progettare la Parità in Lombardia - 2014”